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Autore: riccardoIII    12/06/2023    5 recensioni
Questa è la storia di Sirius Black, dei Malandrini, di una generazione cresciuta nella guerra e che ha fatto la guerra. Questa è la storia di un bambino che diventa uomo, passo dopo passo, scelta dopo scelta, fino ad arrivare a un momento della sua vita in cui tutto cambierà, per l'ennesima volta, quella più importante. Fino a giungere alla Chiave di Volta.
"-Sirius Black, è un piacere conoscerti-
-Io sono James, e non credo che i cognomi siano importanti, tantomeno tra amici; e dimentica pure tutte quelle manfrine. Non sono mica tuo nonno, io-
Sirius sghignazzò apertamente sedendosi di fronte a lui.
-E così, io e te saremmo amici?-
-Io e te, mio caro Sirius, saremo amici. Me lo sento che sei un tipo forte-"
Rating e avvertimenti sono relativi a scene di maltrattamento di minore e di guerra.
I personaggi appartengono a J. K. Rowling; scrivo senza scopo di lucro.
Genere: Angst, Generale, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Charlus Potter, Dorea Black, Famiglia Black, I Malandrini, Ordine della Fenice | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La Chiave di Volta - Other Voices'
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Prima, era stato fiero di sé.
 
 

Quando Sirius rientrò a villa Potter la trovò silenziosa; come aveva immaginato Charlus si era addormentato sul divano, sotto una coperta leggera, con ancora indosso gli occhiali. Aveva tardato di parecchie ore sulle sue ottimistiche previsioni, dopotutto.
 
Gli si avvicinò il più silenziosamente possibile per non turbarlo, si accovacciò accanto alla sua testa facendo attenzione a non urtare nulla col braccio fasciato alla meglio e si prese un attimo per trovare il coraggio.
 
-Charlus, sono tornato, svegliati-
 
L’uomo aprì gli occhi immediatamente, lievemente confuso, ma poi sistemò le lenti sul naso, lo mise a fuoco e sorrise.
 
-Ehi, bentornato. Non son riuscito a reggere nemmeno fino alle dieci, scusami-
 
Sirius ridacchiò.
 
-È l’una di notte, in realtà. Ho fatto più tardi del previsto. Ascolta, sono venuto avanti per avvertirti, ma… Sta arrivando un po’ di gente. Tutto l’Ordine in effetti-
 
 Le sopracciglia dell’uomo si aggrottarono.
 
-Cosa… Cos’è successo? Sei ferito?!- esclamò, guardando il braccio immobilizzato e tirandosi a sedere.
 
-Non agitarti, stiamo tutti bene. Ma siamo stati attaccati, Charlus, ci hanno scoperti-
 
Lui lo guardò per qualche secondo, concentrato.
 
-I Mangiamorte sono venuti al quartier generale?-
 
-E Voldemort. Qualcuno ci ha traditi-
 
Sembrò che a Charlus occorresse qualche attimo per assorbire l’enormità della cosa, per accettare quella notizia. Ma si riprese in fretta.
 
-Aiutami a sedermi sulla poltrona. Milly-
 
Sirius spostò il plaid e porse il braccio sano all’Auror perché lui potesse appoggiarvisi; non si era ancora alzato in piedi quando l’elfo fece la sua comparsa.
 
-Mi dispiace disturbarti a quest’ora, ma c’è stata un’emergenza. Sta arrivando un po’ di gente, dovresti preparare qualche stanza nel caso fosse necessaria. E del tè, e liquore molto forte-
 
Milly spostò lo sguardo tra loro due e l’espressione interrogativa sparì subito dal suo viso quando si accorse del bendaggio di Sirius.
 
-Subito padron Charlus. Arrivano anche il signorino James e la signorina Lily?- pigolò con tono incerto; Sirius sorrise.
 
-Sì, Milly, arrivano anche loro. Sono venuto prima per avvertirvi-
 
L’elfo gli rispose con un cenno sicuro e scomparve.
 
-Stanno bene, sì?-
 
Sirius guardò Charlus negli occhi mentre si stabilizzava sulle proprie gambe.
 
-Stanno benissimo, Caradoc ha detto che il bambino non ha risentito di nulla. Stava sistemando il naso rotto di James quando sono venuto via, non volevamo piombare qui in venti senza prepararti-
 
L’Auror annuì e si lasciò guidare sulla poltrona lì accanto; Sirius provò a sistemargli la coperta sulle gambe ma lui lo guardò talmente male che ridacchiò e la posò sulla spalliera.
 
-Il tuo braccio?- domandò poi, sistemandosi la vestaglia da camera; a Sirius fece quasi tenerezza per quanto ci tenesse ad apparire ordinato e in forze di fronte ai suoi ospiti.
 
-Credo la spalla sia uscita, ho promesso a Emmeline che me l’avrebbe sistemata appena fosse arrivata qui. Ha detto che sarebbe stato parecchio doloroso e io non volevo rischiare di svenire prima di averti preparato a questo-
 
Si beccò un’occhiata caustica e si preparò a incassare una bella ramanzina ma fu salvato dal rumore della porta d’ingresso che si apriva.
 
-Siamo a casa!- gridò James, e appena mise piede nella stanza stretto a sua moglie Charlus si rilassò impercettibilmente. Entrambi si diressero a grandi passi verso di loro e abbracciarono l’uomo a turno mentre tutto il resto dell’Ordine della Fenice, ammaccato e preoccupato, entrava nel salone.
 
-Stiamo tutti bene, anche se non so come sia possibile- cercò di scherzare James, a cui Lily rifilò uno sguardo di ammonimento. Si teneva ancora il grembo con entrambe le mani e Sirius non poté evitare di stringerla anche lui, anche se solo per un attimo, per accertarsi ancora una volta che fosse tutta intera.
 
-Si può sapere perché sei uscita allo scoperto, tu?- finse di rimproverarla mentre la lasciava andare; lei gli sorrise con l’aria saputa, ma in fondo ai suoi occhi Sirius riconobbe i segni lasciati dalla paura.
 
-Perché mio marito stava facendo l’eroe, come al solito, e io non potevo certo restare a guardare. Qui c’è qualcuno che ha bisogno di entrambi i genitori, sai?-
 
-E anche del suo padrino, se fosse possibile- borbottò James strizzandogli l’occhio, allontanandosi da suo padre mentre era impegnato a salutare i nuovi arrivati uno a uno e dedicando a Sirius una stretta al braccio sano in cui mise un sacco di cose che non avevano avuto il tempo di dirsi.
 
-Non ero io quello che stava duellando contro Voldemort. O meglio, non prima di vedere che lo stavi facendo tu-
 
Prongs sbuffò.
 
-Guarda che Remus mi ha detto che ti eri ficcato nel mezzo della mischia per salvarci tutti, come tuo solito. Non potevi restarne fuori, per una volta?-
 
Sirius gli diede una piccola spallata e se ne pentì un istante dopo.
 
-Hai rischiato più tu restandone fuori che io là in mezzo. E poi ti ho portato Moody e il resto dei rinforzi, dovresti ringraziarmi. Ma dov’è Remus? E Peter?-
 
-Arriveranno a momenti, Emmeline gli ha raccomandato di stare disteso per un po’ prima di muoversi e Pete è rimasto con lui per non lasciarlo solo. C’erano ancora gli Auror, ed era arrivata la squadra di Caramell per i rilievi. Silente è corso al Ministero con Moody per parlare direttamente con la Bagnold, prima che si mettesse di traverso Crouch-
 
-Dobbiamo sistemare quella spalla, Sirius!- richiamò la sua attenzione Emmeline appena fu entrata, un mezzo ghigno birichino sul volto che lui non le aveva mai visto.
 
-Sembra quasi che tu sia contenta di farmi male, Vance- rispose mentre le si avvicinava, rassegnato; Dorcas, impegnata in una fitta conversazione con Charlus proprio lì accanto, gli lanciò uno sguardo strano quando la superò.
 
-Mi è sempre piaciuto risistemare le ossa- gli rispose la Guaritrice, facendo un cenno verso l’uscita della stanza.
 
 
 
Quando rientrarono in salone, dieci dolorosissimi minuti dopo, Sirius smise di massaggiarsi la spalla per abbracciare un Remus che pareva tornato come nuovo.
 
-Ehi, non mi è successo niente di che!- fece lui, imbarazzato; Sirius lo mollò solo per guardarlo male.
 
-Mi sei volato addosso da chissà dove, non sono riuscito a svegliarti e ti ho dovuto ficcare in un dannato armadio. Fa’ il bravo e lasciami essere contento-
 
Moony arrossì un po’.
 
-Devo aver battuto la testa quando Voldemort mi ha scaraventato via…- borbottò, grattandosi il capo. Peter rabbrividì.
 
-Ah, anche tu? C’è qualcuno qui dentro stanotte che non ha combattuto contro Voldemort?-
 
-Non pensavi certo che avrei lasciato Jame…-
 
-Padron Sirius cosa vuole bere, signore?-
 
Milly aveva provveduto a portare rinfreschi per tutti e lui avrebbe voluto ringraziarlo per l’ennesima volta in quella giornata infinita: un whisky era proprio quello che gli serviva per riprendersi dal ricordo della sofferenza che aveva dovuto sopportare per riavere indietro il suo braccio.
 
Cinque minuti dopo, mentre era ancora impegnato a parlottare con Peter in un angolo e Remus era stato costretto con suo grande scorno a prendere posto sul divano insieme alle tre donne incinte nella stanza, le fiamme nel grande camino divennero verdi e in un attimo ne sbucò Silente, seguito da Moody.
 
-Charlus, spero ci scuserai se abbiamo interrotto la tua convalescenza ma James e Sirius ci hanno assicurato che fossimo i benvenuti, visto che abbiamo perso la nostra base-
 
-E hanno anche detto che se non ti avessimo informato subito ci saresti venuto a cercare- concluse Moody battendo una pacca sulla spalla del suo amico, che ghignò in risposta.
 
-Mi conoscono fin troppo bene. Perdonatemi se non mi alzo per accogliervi, ma al momento mi riesce difficile-
 
Silente sorrise e riprese la parola, ritirandosi verso la parete di fronte al padrone di casa.
 
-Giusto, cerchiamo di concludere in fretta per non abusare troppo della tua ospitalità.
 
Dunque, possiamo ufficialmente affermare che l’esistenza dell’Ordine della Fenice sia stata scoperta. Non solo da Voldemort, ma anche dal Ministero della Magia. E questo implica alcuni cambiamenti sostanziali nello scenario.
 
Abbiamo parlato con Millicent Bagnold in maniera piuttosto diretta. Non è una stolta e l’ha dimostrato: non ha intenzione di perseguirci, nemmeno i suoi dipendenti, e ci coprirà con la stampa. Ha ringraziato tutti voi per il coraggio e le azioni da voi messe in atto per proteggere il Paese-
 
-Tuttavia non possiamo aspettarci da tutti la stessa comprensione: immagino che Crouch non sarà affatto felice quando scoprirà cosa è accaduto questa notte, e anche se formalmente non potrà prendersela con noi credo che non si fiderà più tanto sapendo che l’abbiamo scavalcato innumerevoli volte. E gli altri componenti dei Dipartimenti direttamente coinvolti nel nostro caso, non sappiamo come la prenderanno; non posso garantire che tutti i miei uomini accettino di buon grado la notizia di un esercito parallelo creato per fornirgli appoggio non richiesto- concluse Moody amaramente. Qualcuno tra gli astanti mormorò.
 
-Non abbiamo subito perdite, miracolosamente. La professoressa McGrannitt è stata portata al San Mungo, ma ci hanno assicurato che si riprenderà completamente. Altrettanto non si può dire per i Mangiamorte: nel cottage sono stati rinvenuti sette corpi senza vita, ma nessun prigioniero. Il primo e più importante obiettivo di Voldemort era quello di distruggere l’Ordine, o quantomeno di colpirci duramente. Invece siamo riusciti a uscirne fisicamente e numericamente indenni, il che è una grande vittoria-
 
Le parole di Silente erano parse quasi quelle di uno zio orgoglioso e la sua espressione soddisfatta strideva con quanto Sirius aveva udito provenire da quelle stesse labbra negli anni passati.
 
-Ora, le vite di molti di noi saranno stravolte da quello che è successo oggi, per ovvi motivi. Sarebbe stupido e miope dirvi che nulla da oggi in poi cambierà: conosce le nostre identità, quelle di tutti noi forse, e sa oggi più che mai quanto possiamo essere pericolosi visto che siamo ancora in piedi dopo un assalto in piena regola, programmato e organizzato probabilmente per settimane e che ha coinvolto la quasi totalità delle forze umane a disposizione di Voldemort. Sarà sua cura portare a termine il lavoro, il che comporterà venirci a cercare uno a uno. Le vostre vite e quelle dei vostri cari sono in pericolo più che mai, quindi tutti noi dobbiamo dotarci di misure di sicurezza migliori e una dose di prudenza maggiore d’ora in poi.
 
Capisco che non possiamo darci alla macchia in massa, che non potete lasciare i vostri lavori né potete pretendere che lo facciano le persone che vivono con voi, ma vi chiedo per la vostra stessa sicurezza di prestare attenzione ogni qualvolta siete fuori di casa, e di limitare la presenza in luoghi in cui potreste essere degli obiettivi. È il momento di essere cauti perché abbiamo perso il nostro più importante scudo: l’essere invisibili-
 
Silente concluse il discorso con il tono grave che Sirius si era aspettato da lui fin dall’inizio. La situazione, dopotutto, lo richiedeva più di quanto fosse mai successo prima.
 
-Non stiamo dimenticando qualcosa di importante?- domandò Juliet, che non aveva ancora lasciato la mano di suo marito da quando era riemersa dal vano sotto al lavello della cucina in cui si era barricata durante lo scontro. Sirius non si voltò a guardarla, però: rimase a fissare Silente e Moody, cercando di cogliere qualcosa, ma per le emozioni che i due lasciarono trasparire avrebbe potuto guardarsi le scarpe.
 
-Cosa, Juliet?- domandò il Preside. Lei non parve affatto convinta dal suo tono ingenuo.
 
-Ci hanno trovati. Hanno scoperto che esistiamo, e sapevano dove ci riuniamo, e sapevano che ci avrebbero trovati tutti lì stasera-
 
Nessuno fiatò per quella che parve un’eternità. Sirius era certo, più che certo che tutti loro stessero pensando a quello da quando un buco si era formato in un tetto sopra le loro teste.
 
-Alcuni di noi erano seguiti da mesi, ne eravamo certi. E avevamo lasciato molti indizi dietro le nostre spalle, sull’esistenza di un gruppo paramilitare ostile ai Mangiamorte. Senza contare coloro che abbiamo perso dopo settimane di torture-
 
Il tono di Moody era stato secco, descrittivo. Se non avesse visto il suo pugno sinistro contrarsi Sirius avrebbe potuto perfino credere a quelle parole.
 
-Vuole dire che qualcuno di noi se li è portati dietro senza volerlo, signore?- domandò Podmore, la testa ancora pesantemente fasciata. Moody parve soppesarlo prima di rispondere.
 
-Non penso sia successo ieri, no. L’imboscata era perfettamente pianificata, il che significa che erano pronti da settimane a venirci a prendere. No, suppongo che abbiano agito esattamente come abbiamo fatto noi con loro: alcuni di noi sono stati pedinati, forse per mesi, per incrociare i dati e scoprire dove ci incontravamo. Poi è bastato mettere una sentinella nei dintorni ogni giorno, e quando hanno cominciato a vederci arrivare hanno capito che era la volta buona-
 
Sirius non si azzardò a guardarsi intorno, ma aveva comunque il sentore che la sua non fosse l’unica faccia perplessa nella stanza.
 
-Ora, tutti noi dobbiamo diventare più cauti come diceva Silente. Sospendiamo la sorveglianza ai Mangiamorte, almeno fino alla prossima settimana, e nel frattempo limitate i vostri spostamenti al minimo indispensabile. Non offrite loro l’occasione di prendervi, e non usate mezzi di trasporto rintracciabili. Quando è possibile, non muovetevi da soli né allo scoperto. Se qualcuno fa domande su ciò che è accaduto oggi, perfino se è qualcuno che potrebbe legittimamente essere a conoscenza della notizia, siate evasivi e ricordate: qualunque tentativo da parte di chiunque di estorcervi informazioni non deve passare inosservato-
 
Sirius annuì e immaginò che lo stessero facendo anche gli altri perché Moody parve soddisfatto.
 
-Dotate le vostre abitazioni dei migliori incantesimi di protezione che conoscete. Se non vi sentite sicuri, chiedete aiuto ai vostri compagni per migliorarli. Organizzate un sistema di fuga rapida, una Passaporta verso un luogo sicuro per esempio. Fate in modo di passare inosservati, nascondetevi nella folla, siate persone comuni. Potrebbero non averci riconosciuti tutti, nel qual caso restare nell’anonimato potrebbe servire-
 
-Ma cosa faremo d’ora in poi, intendo oltre a guardarci le spalle? Non siamo arrivati fino a questo punto per nasconderci. Vogliamo tutti continuare a combattere, no?-
 
Silente sorrise all’indirizzo di Fabian che era parso quasi offeso dalle parole del suo capo.
 
-Certo che no. Mentre le acque si calmeranno, alcuni di noi avranno il compito di muoversi per risolvere delle questioni che vanno affrontate nell’ombra. Ciascuno di voi momentaneamente riceverà istruzioni solamente via Patronus: non è il caso di tornare a incontrarci troppo presto e muoverci in massa, abbiamo appena avuto una dimostrazione di quanti danni può portare la troppa sicurezza. Meglio non fare piani a lungo termine in questo momento, dobbiamo prima capire quanto siamo esposti-
 
-A occhio e croce direi parecchio- disse Mundungus dall’angolo della stanza in cui si era rintanato, e qualcuno finì addirittura per ridacchiare a quella battuta.
 
 
 
Attesero che tutti fossero andati via per parlarne, quando ormai era l’alba e Milly aveva portato la colazione per quattro direttamente in salotto.
 
Avevano continuato a discutere per ore, dopo che Silente e Moody avevano dato loro le indicazioni generali su come agire, ricostruendo con dovizia di particolari gli accadimenti delle ore precedenti. Chi fossero i morti, chi avessero riconosciuto tra coloro che avevano affrontato, in quanti di preciso erano stati gli assalitori, chi e come si fosse trovato coinvolto nello scontro con Voldemort in persona. Charlus aveva insistito perché gli raccontassero esattamente cos’era accaduto e le voci si erano alternate per riferire ogni singolo punto di vista su come si fossero svolti gli eventi. Verso le quattro del mattino Milly aveva annunciato l’arrivo di Caradoc, direttamente dal San Mungo; quando era entrato nel salone, la divisa verde acido ben visibile sotto il mantello, aveva sorriso. “Minerva si è svegliata, sta bene” aveva detto e tutti erano scoppiati in un nuovo applauso e una bottiglia guidata dalla bacchetta di Charlus aveva riempito tazze e bicchieri di tutti gli astanti, per poi ficcarsi in mano a Caradoc che si era scolato metà del liquido rimasto in un sorso solo.
 
Sirius, che trovava particolarmente surreale mangiare uova e salsiccia sulle ginocchia nel salotto di Dorea dopo una notte insonne mentre attorno a loro era ancora pieno di residui di whisky come il mattino dopo una festa nella torre di Grifondoro, pensò che tutte quelle stranezze dessero parecchio bene il senso della precarietà della loro situazione attuale.
 
-Perché non hanno voluto parlare della spia?- domandò James, interrompendo le sue elucubrazioni; aveva completamente ignorato il contenuto del piatto che teneva con la mano sinistra e guardava fisso negli occhi suo padre come a volerlo inchiodare lì per dargli le risposte che cercava. L’uomo, che sembrava parecchio provato dalla nottata in bianco, non fece nulla per evitare l’argomento.
 
-Perché molto probabilmente c’è, una spia. E non farle capire di essere sospettata è il modo migliore per prenderla-
 
-E pensate davvero che funzionerà? Che ci sia qualcuno di così poco intelligente, dietro a questa storia, da cascarci?-
 
Sirius lanciò un’occhiata ammonitrice a James, che ricambiò con tanto d’occhi non cogliendone il vero significato.
 
-Cosa, tu pensi che potrebbe funzionare? Chi pensate che abbia infiltrato Voldemort, uno stupido?-
 
-Se diamo l’impressione di fidarci ciecamente di noi, le nostre stesse indagini passeranno inosservate. È ovvio che indagheremo, sì, James-, fece Charlus sorridendo stancamente all’espressione stupita di suo figlio,  -Ma resta ancora la remota possibilità che le cose siano andate davvero come ha suggerito Alastor-
 
-Oppure qualcuno di noi potrebbe essere stato costretto a parlare, vero?- intervenne Lily, conciliante; a differenza di suo marito doveva aver capito benissimo il messaggio di Sirius.
 
-Certo. Qualcuno di noi potrebbe essere sotto ricatto, o sorvegliato senza che lui stesso lo sappia. O potrebbero averlo rapito e sostituito con uno dei loro-
 
Il discorso di Charlus chiarì piuttosto bene che il piano di Sirius di non farlo preoccupare troppo e di coinvolgerlo il meno possibile nelle faccende dell’Ordine fino alla sua completa guarigione non stava funzionando benissimo.
 
-Ma come fa Silente a sapere di chi tra noi fidarsi? Cioè, come facciamo noi a fidarci dei nostri compagni?-
 
-Non possiamo fidarci. James, già finora c’era chi non si fidava degli altri, non come sei abituato a fidarti tu. Ecco perché le informazioni sono sempre state compartimentalizzate, e Silente non ci ha mai detto dove si caccia quando sparisce, e chi di noi fa parte degli Auror parla molto poco e solo se ha molto senso farlo. Pensi che il signor Doge abbia detto alle riunioni tutto ciò che viene a sapere negli uffici degli uomini più importanti del Paese, o che Alastor abbia mai rivelato tutti i piani del Ministero?-
 
Charlus aspettò una risposta che tardò ad arrivare, sistemandosi gli occhiali sul naso mentre prendeva un sorso di tè.
 
-C’è un motivo se la segretezza era la protezione più importante che avessimo, e lo è ancora oggi. Per questo è essenziale non incontrarsi per un po’: se qualcuno cercherà di scoprire qualcosa nel periodo in cui non ci vedremo sarà facile notarlo, e seguirlo e scoprire se nasconde qualcosa. E puoi scommetterci che, chiunque sia a portare informazioni a Voldemort o ai suoi scagnozzi, avrà bisogno di una nuova libbra di carne da dargli: ha consegnato l’Ordine ai Mangiamorte perché potessero distruggerlo, e invece l’Ordine è ancora in piedi e loro hanno rischiato di farsi catturare tutti; qualcuno potrebbe pensare che sia stato un piano ordito contro di loro, no? Con una bella esca così succulenta da far uscire allo scoperto lo stesso Signore Oscuro-
 
-Intendi… Che non si fideranno più? Che penseranno facesse il doppio gioco?-
 
Charlus diede un colpo di tosse parecchio forte che lo scosse come un fuscello al vento, tanto che buona parte del suo tè finì sul divano. Lily, seduta accanto a lui, si affrettò ad asciugare tutto con un colpo di bacchetta mentre con la mano sinistra batteva pacche gentili sulla spalla dell’uomo. Quando questi riuscì a calmarsi, qualche istante dopo, le rivolse uno sguardo grato.
 
-Sei troppo gentile con me, Lily. Comunque, Sir, esattamente quello che hai detto. Sono piuttosto pronto a scommettere la mia gamba sana che chiunque sia la spia passerà un tremendo quarto d’ora, nei prossimi giorni. E poi le verrà chiesta una prova della sua lealtà, dopo la punizione. Avrà bisogno di qualcosa da riferire, possibilmente qualcosa di importante-
 
-E noi, come dovremmo comportarci in tutto ciò?-
 
Charlus guardò suo figlio con occhi pieni di pena.
 
-Tenderei a suggerire di fidarci solo di noi quattro, in questo momento-
 
-Ma come possiamo dubitare dei nostri stessi compagni, di Frank, o Marlene! Di Rem e Pete!-
 
James aveva la stessa espressione stolida e dolorante di quando Lily gli aveva affatturato le palle. Suo padre non aveva smesso di fissarlo nemmeno per un istante, con intensità.
 
-Siete adulti, fate voi le vostre scelte. Ma fate attenzione, vi prego: ci sono le vostre vite, di mezzo. Ora, vi chiedo scusa, ma ho davvero bisogno di stendermi-
 
Sirius fu al suo fianco in un attimo, facendo cenno a James di restare seduto; ci misero dieci minuti ad arrivare in camera da letto, e quando gli ebbe sistemato le coperte sul petto Sirius era preoccupatissimo: Charlus aveva rantolato tutto il tempo.
 
-Per favore Sir, pensaci tu. James è troppo… Ingenuamente ottimista-
 
Lui annuì in fretta, senza quasi ascoltare quello che l’uomo aveva detto.
 
-Certo, non preoccuparti, ci penso io. Ma tu riposa, ora. Ti sei sforzato troppo stanotte, e hai parlato tanto. Devi riposare, adesso-
 
Charlus si lasciò sfilare gli occhiali senza ribattere dedicandogli un mezzo sorriso stanco.
 
-Sei tu quello che non deve preoccuparsi, Sir-
 
 
 
Si era preoccupato, invece, e aveva fatto bene. Da quella notte il declino era stato lento ma costante: Charlus aveva dormito per dodici ore filate, e il sibilo che aveva emesso a ogni respiro aveva ossessionato Sirius più di ogni altra cosa, perfino nel sonno. Il mattino dopo non era riuscito ad alzarsi dal letto, la tosse l’aveva scosso senza tregua e Caradoc, venuto a visitarlo come di consueto, aveva suggerito il ricovero una volta che il suo paziente era caduto addormentato. Sirius e James, che dal mattino precedente avevano lasciato la stanza solo per andare in bagno, avevano detto di no.
 
“Non posso garantirvi che l’assistenza domiciliare sia sufficiente. Se dovesse avere una crisi, e io non fossi qui… Non è detto che la supererebbe da solo” aveva detto il Guaritore. Sirius aveva visto James deglutire ma il suo volto era rimasto risoluto. Aveva chiesto se avessero la certezza che ce l’avrebbe fatta in ospedale, e Caradoc aveva scosso la testa.
 
“Resta qui, allora. Non voleva morire lì dentro”
 
Caradoc gli aveva spiegato che, nonostante non ci fossero state manifestazioni esterne, il batterio aveva causato dei microdanni ai polmoni che ne rendevano difficile l’espansione e la conseguente assunzione della giusta quantità di ossigeno con la respirazione; questo spiegava la letargia e la debolezza, e stava portando a uno scompenso cardiaco.
 
James e Lily erano rimasti lì con loro per tutto il tempo, ed egoisticamente Sirius ne era stato felice. Sia perché era molto più tranquillo sapendoli dove erano più al sicuro, sotto il suo controllo, ma anche perché non era stato sicuro di farcela da solo. Di accorgersi, a un’ora qualunque del giorno o della notte, che suo padre aveva semplicemente smesso di respirare e riuscire a restare in piedi.
 
Remus e Peter erano andati e venuti a tutte le ore, portando doni e soprattutto conforto. Remus aveva cercato di distrarli raccontandogli del suo incarico al Ministero, del fatto che stava in qualche modo facendo progressi col ragazzino che voleva fuggire da Grayback; una mattina era perfino arrivato con la fantastica notizia che Elijah si era svegliato al San Mungo. Peter, invece, era sembrato costantemente spaventato dall’eventualità che lui o James potessero scoppiare, così aveva passato in silenzio tutto il tempo, guardandoli in preda all’ansia. Sirius aveva immaginato di conoscere il motivo di quel comportamento: il suo, di padre, era guarito da quella stessa malattia. Doveva essersi sentito allo stesso tempo incredibilmente grato e incredibilmente in colpa, vedendo cosa aveva fatto il Vaiolo a Charlus.
 
In una delle poche occasioni in cui era stato cosciente ed erano stati soli, Charlus aveva fatto promettere a Sirius che se il nuovo Potter fosse stato un maschio avrebbe convinto Lily e James a non chiamarlo come lui.
 
“Questo mondo ha bisogno di una tregua dai Charlus Potter” aveva tossicchiato, cercando di sorridere; Sirius non era scoppiato in lacrime per miracolo e gli aveva ricordato che non spettava a lui scegliere il nome, non era figlio suo. “Oh, ma lui ti ascolterà. Ti ascolta sempre. Non voglio che nasca con il peso della mia vita sulle spalle, figliolo. Deve poter essere quello che vuole”. Era crollato addormentato per lo sforzo prima che Sirius riuscisse a giurargli che avrebbe fatto come voleva.
 
L’agonia era durata dodici giorni. Poi, finalmente, un mattino alle sette il sibilo si era spento.
 
 
 
Il funerale fu triste, non disperato. Lui e James erano pronti, questa volta, ed era in un qualche modo normale che le cose fossero andate così: Charlus si era ammalato, come succedeva costantemente a milioni di persone in ogni parte del mondo, ed era morto in maniera naturale. Era stato stranamente di conforto, che se ne fosse andato per una cosa banale come il Vaiolo di Drago.
 
Non che non stesse soffrendo, pensò Sirius guardando la bara di cedro con sopra il mantello dell’alta uniforme degli Auror di fronte a lui, mentre il vento fresco del primo giorno di maggio gli accarezzava il viso e James al suo fianco era più simile a suo padre di quanto fosse mai stato prima, dritto e fiero e duro; stavano tutti soffrendo, ovviamente. Avevano perso il loro papà.
 
Il magone gli ostruì la gola e gli impedì di respirare per un lungo istante.
 
“Ah, Sir. È stato bello, quando mi hai chiamato papà”.
 
Il cerimoniere del Ministero finì di cianciare cose che nessuno aveva udito e per un secondo tutto rimase immobile, come in attesa. Non avevano parlato di un intervento da parte loro, di certo Sirius non aveva intenzione di aprire bocca in quel momento e a quanto pareva anche James non aveva parole da dire. Gli fece un cenno del capo e tutti e tre fecero un passo avanti mentre la bara sprofondava nella terra, accanto al luogo dove avevano sepolto Dorea. Lily, James e Sirius lasciarono cadere tre mazzettini di mughetto sul freddo legno prima che venisse ricoperto dalla terra.
 
Poi ci furono le condoglianze, e Sirius non riuscì a evitare di sovrapporre ciò che stava accadendo in quel momento a quanto era accaduto al funerale di Dorea, e un enorme senso di nostalgia e tiepido dolore lo invase senza che potesse fare nulla per arrestarlo.
 
I suoi genitori erano morti. Era solo.
 
Lo avevano voluto molto più di quanto lo avessero desiderato Orion e Walburga, avevano lottato per lui, se n’erano innamorati e l’avevano cresciuto e accudito. L’avevano reso un uomo, anche se lui si sentiva ancora un ragazzo che necessitava di un posto al quale tornare, di una mano pronta ad aiutarlo, di una parola di conforto dopo una giornata difficile. Ora era un adulto, presto sarebbe stato lui quello al quale chiedere consigli, e lui non sapeva ancora nulla della vita. Non aveva mai chiesto a Charlus come si capisca di essersi innamorati, come si faccia a sopportare le responsabilità, come si viva sapendo che la propria felicità dipende totalmente, completamente da qualcuno che non sei tu. Ma aveva dimenticato di fargli anche le domande più stupide, tipo come si organizzi un viaggio all’estero o cosa mangino gli Ippogrifi, o come funzioni la Confederazione Magica Internazionale.
 
Eppure non sentiva di aver sprecato tempo. Ogni momento vissuto con Charlus aveva avuto un suo senso intrinseco, non avevano buttato nemmeno un istante. Avrebbe solo voluto averne ancora, anche solo un po’, per potergli parlare e per poterlo interrogare e per poterlo chiamare papà.
 
Avrebbero avuto bisogno di più tempo. Non avrebbero sprecato nemmeno quello, avrebbero riso e scherzato e gli avrebbe insegnato altre lezioni importanti; l’avrebbe reso un uomo migliore. Ma non ne avevano più, e lui avrebbe dovuto accontentarsi di quello che era. Di chi Charlus e Dorea l’avevano fatto diventare.
 
Mentre stringeva la mano di Moody, che pareva più provato di quando era stato dimesso dall’ospedale dopo il ritrovamento del corpo di Shaklebolt, Sirius sotto tutto quel dolore si sentì orgoglioso di se stesso. Dopotutto era venuto fuori dai suoi genitori.
 
 
 
Note:
Mi scuso per il ritardo, purtroppo essendo in viaggio non sono riuscita a pubblicare ieri. Risponderò alle recensioni appena possibile, e ringrazio tutti voi per aver letto anche questo capitolo.
Non è stato facile dire addio a Charlus, anzi. So che molti di voi temevano questo momento, e spero di avergli reso giustizia.
La morte di Charlus risponde al canon: come ha dichiarato Rowling, il padre di James muore di morte naturale (proprio di Vaiolo) tra il matrimonio e la nascita di Harry.
Ci tenevo, almeno in questo, a rispettare la storia che l'autrice ha immaginato.
L'epidemia di Vaiolo è iniziata in questa storia molto prima che nella realtà scoppiasse la pandemia da Covid. Posso immaginare che qualcuno di voi possa aver colto delle similitudini tra le due malattie, e spero con tutto il cuore di non avervi causato del dolore. Non avevo alcuna intenzione di sovrapporle, ovviamente, ma essendo entrambe respiratorie potrei avervi suggestionati e me ne scuso.
Vi ringrazio ancora, a mercoledì.




 
   
 
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