Non riusciva a muovere un muscolo, una specie di formicolio le si diffondeva lungo gli arti paralizzandola, si sentiva gelare e pesante come piombo. Qualcuno, o qualcosa, le era effettivamente salito sul petto, opprimendola con il suo peso. O forse era solo il residuo di un incubo.
Marlene aprì il muso e, respirando a fondo, si impose, in un unico scatto, di drizzarsi a sedere. Strizzando gli occhi per riuscire a scorgere qualcosa nell'oscurità, si scosse di dosso il torpore come fosse stata neve caduta su di lei durante la notte.
Una sorta di rimbalzo al suolo e si poté accorgere che il misterioso essere che l'aveva attaccata non era altri che l'innocente peluche a forma di pinguino che la sera prima aveva rubato dal negozio di souvenir. Era rimasto in bilico sopra di lei fino a un paio di secondi prima, ma ora era caduto giù ed era finito a pancia sotto. Non pareva più tanto minaccioso, adesso, ma si sa, il sonno della coscienza produce mostri. La lontra, ridendo della propria stupidità, discese con l'intento di recuperarlo.
Allungò dunque una zampa per afferrare una di quelle pinne sintetiche ricoperte di finto pelo che si erano rivelate essere così comode, morbide, confortevoli, perfette da stringere nel sonno.
Fu in quel momento che qualcosa di pesante le pestò la mano. Non riusciva a vedere, non riusciva a figurarsi cosa potesse essere. Inizialmente non sentì dolore, poi la sua mano venne schiacciata al suolo e lei poté udire i microscopici ossicini che scricchiolavano l'uno contro l'altro, incrociandosi.
Gemette, nell'istintivo strattone che diede nel ritrarre la mano. Un piccolo oggetto circolare le sbatté dunque nel muso, ma senza farle male, era come se qualcuno le avesse lanciato un pallone di gomma.
La lontra scattò completamente in piedi, adesso, e in un guizzo, ritrovando l'animalesco uso delle quattro zampe che da molto tempo aveva pressoché abbandonato per ergersi in piedi, andò all'entrata della tana e rimosse le foglie che la coprivano per lasciare filtrare la luce del primo mattino e poter vedere che cosa avesse così goffamente cercato di attaccarla.
Ma il sole non era ancora sorto del tutto, il cielo era in buona parte nero, con solo qualche residuo di stelle, e la luna era poco più di un miserabile spicchio, praticamente un'unghia.
Vide solo un'ombra. Le passò vicinissimo come un lampo e poi si tuffò dritta nella piscina. Gli spruzzi d'acqua investirono Marlene rendendole ancora più difficile scorgere l'intruso.
Ma superata la confusione del momento, poté vedere che, in basso, c'era ora qualcosa che galleggiava. Poi tentò di immergersi. Ma restò bloccato sulla superficie, era come se fosse troppo leggero e troppo affannato per raggiungere il fondo.
Marlene si aggrappò con le zampe superiori al bordo della piscina e buttò in giù la testa.
E la vide, finalmente, chiaramente. Restò attonita e immobile per pochi secondi senza poter credere ai propri occhi.
Era Hulagirl, la bambola di legno. Era lì che agitava i corti braccini impediti cercando di nuotare senza riuscirci, restando a galla, ma sempre ferma nello stesso punto, impossibilitata nella fuga. Un'immagine decisamente comica. O inquietante.
Marlene non capiva cosa diavolo ci facesse lì, ma vedere qualcuno in difficoltà non era comunque sopportabile per lei.
“Aspetta, ti aiuto io” si offrì.
Si calò nella piscina e, reggendosi con le mani, allungò la coda verso Hulagirl. La bambola gliela afferrò con le sue protuberanze che, seppur prive di dita, si piegarono comunque assecondando la forma della punta. Marlene fece forza sulle braccia e la trasse così in salvo.
La base che la bambola aveva al posto dei piedi fu la cosa più difficile da issare fuori, si era velocemente impregnata d'acqua ed era piuttosto pesante. Per qualche ragione, Marlene non la associò a quella specie di disco che poco prima le aveva pestato le dita. Eppure era palese. Per lei era scontato che anche l'altra fosse una vittima dell'ignoto intruso.
“Tutto bene?” le chiese premurosa quando furono di nuovo sulla terraferma “Cosa ci facevi qui?”
Non ottenne risposta, la vide tremare, sembrava che in qualche modo adesso riuscisse a sentire il freddo, ma era possibile, data la logica assenza di frigocettori nella sua pelle di legno?
“Lo hai visto?” le chiese ancora. Doveva averla urtata durante la fuga, facendola cadere in acqua, era questa l'unica, ovvia verità.
"Visto cosa? Chi?" replicò il feticcio. Sembrava confusa.
“Non sono riuscita a vederlo bene. Era nella mia tana, ha cercato di farmi del male, ma era talmente debole che non ha combinato niente”, spiegò la lontra.
Hulagirl dondolò la testa sulla molla del collo. "Io so solo che un attimo prima ero sdraiata tra le braccia del mio adorato Skipper e un secondo dopo stavo sguazzando nell'acqua."
Marlene si irrigidì al sentirla parlare del pinguino in termini tanto amorevoli. Sotto sotto, ciò che aveva detto le sembrava molto improbabile, ma la preoccupazione prese il sopravvento, impedendole di vedere l'ovvia soluzione.
“Oh, povera!” esclamò "Vuoi dire che non hai idea di come sia stato possibile?”
"Non ricordo. È come se mi avessero strappata fuori dal mio letto", il tono era pieno di apprensione "Come se avessero cercato di affogarmi apposta."
“Ma non ha tenuto conto del fatto che sei fatta di legno e che, naturalmente, non puoi affogare...”
"Ma sarei potuta andare alla deriva per chissà quanto tempo…"
In questa conversazione c'erano dei punti veramente oscuri. Ma non si poté approfondire a causa dell'arrivo improvviso della squadra dei pinguini. Skipper in testa, con i suoi sottoposti alle calcagna, scivolò rapidamente lungo il suolo e saltò immediatamente dopo, abbracciando la bambola.
"Hulagirl! Dove sei stata? Stai bene? Mi sono preoccupato tantissimo! Quando non ti ho più trovata accanto a me sapevo che doveva esserti successo qualcosa!" urlò.
“Sto bene, caro mio, Marlene mi ha salvato!” cinguettò lei.
Skipper si volse verso l'amica lontra rivolgendole un cenno di approvazione a dire il vero molto plateale.
"Grazie, Marlene, sei e sarai sempre un valido membro della squadra!" la lodò.
Marlene pose le zampe sui fianchi "Non sono un membro" precisò "E non ho fatto nulla di così eccezionale."
"No, tu non capisci!" Skipper sembrava veramente convinto "Io sarei morto se fosse successo qualcosa alla mia dolce piccola indifesa adorata Hulagirl" – aveva enfatizzato all'estremo la parola 'morto', ma mai quanto tutta la sequela di aggettivi zuccherosi riferiti alla bambola- "Tu sei un eroe e come tale meriti un riconoscimento!" -la stessa enfasi la mise anche nella parola 'eroe'-
"Ma dai..." si difese Marlene.
"Pinguino onorario!" continuò imperterrito Skipper.
Kowalski sgranò gli occhi, Rico restò a becco aperto.
"Oh!" fece Soldato schiacciandosi le guanciotte con le pinnette "Non puoi rifiutare un tale onore!"
“No, immagino di non potere” si imbarazzò Marlene, contenta nonostante le sembrasse tutto abbastanza esagerato. Ma le reazioni di Skipper erano sempre state molto sopra le righe.
Hulagirl improvvisamente le corse incontro e si lanciò tra le sue braccia. "Grazie grazie grazie" urlò con la sua voce soave.
"Degna moglie di suo marito." Kowalski annuì con vigore.
Skipper si rivolse a lui, stavolta in tono serio "Adesso dobbiamo pattugliare, voglio capire chi è questo bastardo vigliacco che ha avuto l'ardire di attaccare le nostre due ragazze"
"Sissignorsì signore" il secondo si portò la pinna destra alla fronte.
"Chiunque sia stato, non può essere andato troppo lontano. Rico!" continuò il capo "Tu puoi andare a perlustrare lungo il confine sud, nelle gabbie degli animali esotici, e assicurati che il cancello sul retro sia chiuso. Mentre Kowalski, tu puoi andare a nord, nella sezione africana, allerta gli animali più grossi, ma non spaventare i piccoli. E mi raccomando, non fare sapere niente a Julien, ché quello non farebbe altro che intralciarti... Io mi occuperò di andare a controllare sia sul lato est che sul lato ovest..."
"Dovrei andare io a ovest" si risentì Soldato, interrompendolo.
Skipper sembrò sorpreso dall’interruzione, ma poi si volse con aria solenne verso il sottoposto. "Tu, giovane Soldato, avrai un compito ben più importante: dovrai proteggere Marlene e Hulagirl. Portale nella base e non perderle di vista."
Soldato non sembrava contento del compito affidatogli, ma ciascuno dei tre pinguini si portò la rispettiva pinna alla rispettiva fronte, dimostrando fedeltà assoluta al capo.
Anche Marlene si portò una zampa alla tempia, ma lo fece per un'altra ragione.
Non che non le piacesse Soldato, ma si chiedeva come mai le avrebbe intrattenute, a tazze di tè immaginario ed episodi dei Lunacorni?
Non passò molto tempo prima che la povera lontra venisse aggredita di nuovo.
Era in trappola.
Nessuno l'avrebbe vista né entrare né uscire, nessuno si sarebbe accorto dell'ombra che si sarebbe appostata di soppiatto alle sue spalle aspettando il momento migliore per colpirla, ma tutti quanti avrebbero sentito le sue urla disperate mentre la lama di un coltello appuntito e dannatamente tagliente lungo una ventina di centimetri le avrebbe trapassato le carni come fossero burro fuso.
L'eco dell'urlo straziante che lanciò Marlene quando venne attaccata fu talmente potente da strappare simultaneamente al sonno tutti e cinque gli occupanti dell'habitat dei pinguini.
Non si persero attimi preziosi a chiedersi che cosa fosse successo, con una capriola Skipper saltò immediatamente giù dal letto, seguito a ruota dai compagni.
"Presto, muoversi!" ordinò. Anche Rico, dimentico della propria temporanea sospensione, si precipitò fuori con loro.
Hulagirl rimase a fissare spaventata la coda degli uccelli che saltavano rapidamente fuori dal buco sul soffitto. Non si era nemmeno azzardata a dire una parola, la loro agitazione era più che evidente e non avrebbe fatto altro che rallentarli.
Ci teneva a non essere di peso, a non intralciare le loro missioni, aspirava a essere quella che si dice la brava mogliettina, la donnina di casa. Era come se fosse sposata con tutto il gruppo.
Fuori, alcuni altri animali avevano vinto le resistenze ed erano venuti a vedere che cosa fosse capitato.
"Aiuto" implorò di nuovo Marlene agitandosi da seduta in una pozza formata dal suo stesso sangue. Skipper la raggiunse per primo.
"Marlene! Che cosa è successo?" le chiese, senza vergognarsi di far sentire agli altri che si fosse veramente preoccupato.
"Skipper!" gridò la lontra affannosamente con lacrime agli angoli degli occhi "Grazie a Dio sei arrivato!" si aggrappò a lui in modo supplichevole "È terribile, è tornato! È sbucato dal nulla, non sono nemmeno riuscita a vederlo, di nuovo! Mi ha colpito qui, voleva uccidermi! Mi voleva uccidere! Ti rendi conto!" ripeteva urlando.
"Calma, adesso ci siamo noi" cercò di tranquillizzarla staccandosela gentilmente di dosso.
Kowalski spuntò alle spalle del superiore, lo superò, si inginocchiò e prese il più delicatamente possibile tra le pinne le zampa dilaniata di Marlene, iniziando subito a esaminarla. Era la zampa posteriore sinistra, Marlene non riusciva a rialzarsi.
"Ahi" strinse i denti quando se la sentì tirare, resistendo all'istinto di ritrarla "È grave? Riuscirò a camminare di nuovo?" piangeva.
"Non sembra rotta, non ha toccato l'osso, per fortuna" fece l'improvvisato dottore in tono professionale "Rico, sputa la cassetta del pronto soccorso che ti sei mangiato quando siamo andati a fare il controllo veterinario." richiese come distrattamente.
Rico sembrò arrossire un po', poi rigettò quello che gli era stato chiesto.
"Allora, dicci un po', dove è andato quel bastardo?" chiese Skipper, ora arrabbiato e impietosito, mentre Kowalski tirava fuori disinfettante e cerotti "Ti giuro che lo ammazzo con le mie pinne se lo prendo!"
"Ho detto che non l'ho visto!" Marlene non si rese conto di tremare violentemente finché Kowalski non le disse di star ferma perché non riusciva a fasciarle la zampa "Ho solo sentito che mi saltava addosso. È stato velocissimo ed è scappato subito. Ho paura che sia ancora nei paraggi" anfanava, il sangue pulsava nelle sue vene e velocemente le scorreva giù per la ferita. Era decisamente terrorizzata.
"Allora possiamo ancora prenderlo" ne dedusse il comandante "L'ultima volta è sparito, adesso...”
"Guarda qua, Skipper!” Soldato indicava un punto in cui c'era il peluche di pinguino che era finito a terra poco distante. Anche quello era squarciato, l'ovatta contenuta era in buona parte venuta fuori ed era sporca di sangue, era come se l'aggressore vi avesse ripulito sopra la propria arma.
"Soldato, questo non ha importanza." lo rimproverò Skipper, ma poi si avvicinò accorgendosi che non stava indicando quello scempio, aveva notato qualcosa a pochi centimetri da lì.
"Un'impronta" constatò. Un'impronta circolare, come un disco.
"Kowalski, analisi" disse sperando che ne capisse più di lui.
"Non saprei dire a quale animale appartenga" lo deluse il secondo, analizzandola con una lente di ingrandimento "Come forma ricorda quella di un elefante, o di un rinoceronte, se non fosse fin troppo piccola"
"Un mini-elefante!" suppose Soldato "Un cucciolo!"
"Negativo, anche appena nati sono molto grossi, pesano almeno novanta chili e quindi la circonferenza del loro piede non può assolutamente essere così ridotta. E poi si dovrebbero vedere le dita, qui invece sembra tutto molto... piatto" aggiunse.
"Okay, abbiamo capito che cosa non è. Adesso dimmi che cos'è." si intromise Skipper, che perdeva la pazienza quando Kowalski eccedeva in informazioni irrilevanti.
"Beh, se devo essere sincero, non ne ho la minima idea" concluse lui.
E non lo avrebbero scoperto quella sera, perché quella fu l'unica traccia che riuscirono a trovare. Non aveva nemmeno un profumo particolare che potesse indirizzarli, non c'era nessuna usta da seguire e nessuna pista da percorrere.
"Un aspirante omicida si aggira tra di noi" dichiarò Skipper gravemente ad alta voce per farsi sentire da tutto lo zoo "Non sappiamo chi sia, non sappiamo cosa voglia, ma ha già provato in due distinte occasioni a combinare un danno. Sappiamo solo che è armato. Dovete stare tutti molto attenti, restate calmi e tornate nelle vostre tane, non uscite per nessunissima ragione finché non sarà sorto il sole e ci sarà abbastanza luce da impedire al nostro uomo di nascondersi. Non credo che colpirà di nuovo stanotte, ma adesso ispezioneremo una per una tutte le case per assicurarci che siano sicure" e iniziò a organizzare le squadre.
Nessuno obbiettò, la sua autorità era riconosciuta tacitamente da tutti, tutti si fidavano di lui, ma la paura che qualcuno potesse sul serio attaccarli fisicamente come era già riuscito a fare con Marlene, che tra loro era la più vicina ai pinguini, li faceva temere.
"A proposito, ma che ci facevi con quel peluche? Pensavo che odiassi queste cose!" chiese alla fine Soldato a Marlene, facendosi udire involontariamente dalle orecchie dei compagni.
"Ma a proposito di che? Non andare fuori tema!" fece la lontra imbarazzata dissimulando con le mani, poi cercò di inginocchiarsi afferrando Skipper per le pinne e puntandogli contro le palle degli occhi "Per favore, per favorissimo, non lasciatemi qui da sola, sono sicura che quello vorrà tornare a finire il lavoro, non voglio diventare la sua preda! Oh, vi prego! Vi prego!"
"Ma stai scherzando? È ovvio che non ti lasciamo da sola!" fece lui in tono semi offeso.
Gli occhi ambrati di Marlene brillarono.
Skipper si volse "Chi si offre volontario per restare nel luogo del delitto e fare compagnia alla nostra povera amica spaventata?" gridò.
"Cosa?!" fu il suo turno di offendersi "Io non ho assolutissimamente intenzione di rimanere qui stanotte!"
"Ti lascio Rico, vuoi?" continuò Skipper indifferente.
"No, non voglio Rico!" alzò la voce, poi la abbassò addolcendola "Senza offesa, Rico."
Il nominato blaterò qualcosa che sarebbe potuto essere un "Non fa niente".
"Perché non posso venire io da voi?" supplicò.
"Ma da noi, siamo già in cinque!" si difese Skipper.
"E allora??"
"E allora, cosa credi che siamo, un albergo per i senzatetto?"
"Ti sto chiedendo un favore da amica" si giocò quella carta "Da un'amica terrorizzata e zoppa"
"Non abbiamo una branda in più."
"Ohoh, ma per la tua lolita l'hai fabbricata subito, però!"
Gli occhi di Skipper si sgranarono. Kowalski tappò troppo tardi le orecchie di Soldato. Rico si accigliò.
Marlene si chiuse la bocca con le mani, sconvolta lei stessa per quello che aveva detto.
"Come ti permetti?" scandì Skipper lentamente, la rabbia che saliva, avrebbe stretto i denti se ce li avesse avuti "Stai parlando di mia moglie! E noi ti abbiamo aiutata! Quella zampa non si è medicata da sola! Cosa pretendi ancora?"
"Scusa, non intendevo insultarla, è che questa zampa mi duole e sono solo nervosa..." balbettò cercando di correre ai ripari.
"Non ci vieni!" esplose lui "Se qualcuno vuole rimanere con te stanotte lo può fare per conto suo! Io non darò più ordini a nessuno! Per me puoi pure startene sola abbracciata al tuo spaventoso pinguino di pezza squarciato!"
Detto ciò, scivolò via senza aspettare il resto della sua squadra.
Marlene rimase a occhi sgranati a fissare il punto in cui era sparito.
“Ops. Mi sa che l’ho offeso.” sussurrò.
Hulagirl vide Skipper tornare nella tana e comprese immediatamente quanto fosse furioso.
"Tesoro" disse "Tutto a posto? Che cosa ti è preso?"
"Guai" esplose lui in tono amaro "Sono sempre costretto a risolvere i guai di tutti quelli che stanno in questo stupido, maledetto zoo. Nessuno qui sa badare a se stesso, chiedono il mio aiuto per ogni sciocchezza e nemmeno ringraziano, pretendono, pretendono e basta!" si lasciò cadere sulla branda accanto a lei, esausto per la sua stessa invettiva.
"Anche stavolta si trattava di una sciocchezza?" domandò lei cauta.
Sospirò "No. Stavolta era grave."
"Chi è finito nei guai?"
"Marlene" rispose "Qualcuno l'ha attaccata nella sua tana. Di nuovo."
"Santo cielo!" saltò su la bambola, sinceramente scandalizzata "È così simpatica! Chi potrebbe mai farle del male?"
Skipper si strinse nelle spalle "Devo scoprirlo per forza io?"
"Ma scusa, lei è tua amica, o sbaglio?"
"Sì..."
"Era smarrita, spaventata e priva di difese, quando ti ha chiesto di aiutarla, giusto?"
"Giusto..."
"Non intendeva abusare della tua gentilezza, voleva solo aver salva la vita, non è così?"
"Immagino di sì..."
"E allora perché diavolo non dovresti scoprirlo tu?" concluse la bambola con uno sbadiglio, annoiata come se cercasse di fare entrare in testa un concetto molto semplice in quella sua zucca vuota.
Skipper si compiacque alquanto della saggezza della propria sposa, che glielo aveva fatto capire senza farlo sentire un idiota. Gli aveva spiegato quello che doveva fare.
Skipper abbracciò la bambola con foga.
“Quanto ti amo, bimba.” sussurrò.
E mentre la teneva stretta, il coltello che Hulagirl aveva nascosto dopo l’aggressione di Marlene brillava alla luce della luna, completamente ripulito, all’interno dell’habitat dei lemuri.
Hulagirl ghignò, sicura che non sarebbe mai stata sospettata. Skipper era troppo innamorato di lei per considerare anche solo lontanamente la sua colpevolezza.
Era stato in questo modo che aveva allontanato una potenziale rivale.