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Autore: Eevaa    18/06/2023    3 recensioni
Vegeta è pieno di scheletri nell'armadio. Anche se sono passati anni dalla sua vita da mercenario, gli incubi di quei giorni continuano a tormentarlo.
Oramai è abituato a quella catena attorno alla caviglia che lo tiene agganciato al passato.
Non si sarebbe mai immaginato, però, che quei fantasmi un giorno potessero assumere consistenze di realtà.
Lo sai e lo percepisci: questa volta non hai via di scampo. D'improvviso hai di nuovo sei anni e Freezer sta per portarti via tutto, tutto quello che hai, anche quello che credevi di non avere più.
[Post-Dragon Ball Super] [No Spoiler al manga]
Genere: Angst, Avventura, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Broly, Goku, Nappa, Radish, Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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Disclaimer:
Questa storia non è scritta a scopo di lucro.
I personaggi usati e tutto ciò che fa parte dell'universo di Dragon Ball sono di proprietà di Akira Toriyama© e Toei Animation©.
Non concedo, in nessuna circostanza, l'autorizzazione a ripubblicare questa storia altrove, anche se con i crediti all'originale.
L'immagine di copertina è stata realizzata da Giosuè Graci.


 


- GHOSTS -
/how can I move on/


CAPITOLO 6
Sadala



 
 
L'aria è tiepida, profuma di erbe aromatiche. Se sulla Terra dicono che non ci siano più le mezze stagioni, sul pianeta Sadala dicono sia primavera tutto l'anno. Chissà se era così sul pianeta Sadala dell'Universo Sette. Vegeta-Sei (ex pianeta Plant) aveva solo due stagioni.
Cammini col naso all'insù, ti guardi intorno, il vociare della gente nelle strade e nelle piazze ti abbraccia. A differenza di Vegeta-Sei, le metropoli sono tante - cinque, sparse su tutto il globo. La più grande, Ichi, è industrializzata, moderna. Ti ricorda Capitale, la città centrale di Vegeta-Sei, ma l'architettura è più spigolosa, dai colori del ferro e del bronzo, è attraversata da un grande fiume ed è ornata ovunque di piante verdi e profumate. Sono sui balconi, sui tetti, sulle finestre, per le strade, e danno un nonsoché di quello stile eco-friendly che ultimamente va di moda nelle grandi città terrestri.
Nella zona desertica dove abita Cabba, invece, hai potuto respirare più povertà. Non al pari di una baraccopoli terrestre, ma esattamente come i bassifondi di Capitale.
I Saiyan dell'Universo Sei non sono tutti i combattenti, i lavori sono diversificati, vivono d'industria, agricoltura e allevamento come sulla Terra. E, esattamente come sulla Terra, in alcune zone la criminalità è alle stelle, ed è a questo che servono i combattenti – che sono visti perlopiù come gli eroi dei fumetti che legge tuo figlio, sempre in lotta contro il crimine.
Le guardie vestono una divisa uguale a quella di Cabba, gli anziani portano vestiti tradizionali come mantelli e lunghe gonne in cuoio, ma la maggior parte delle persone segue una moda varia, dai colori sgargianti e tessuti leggeri.
Come ti aveva già anticipato Cabba, questi Saiyan sono molto diversi da voi. Più minuti - hai visto raramente uomini e donne di prestanza fisica, in giro per la metropoli - e più gentili. Sono tutti in grado però di spostarsi in volo. Le merci vengono trasportate tramite navicelle di piccole, medie e grandi dimensioni. Non ci sono infrastrutture o macchine, ma solo piattaforme per astronavi su qualche tetto e nei sobborghi. Come su Vegeta-Sei. Ti è impossibile non fare paragoni, specialmente quando senti odori che profumano d'infanzia, o ascolti qualche vecchietto parlare nella lingua antica - anche se qualche parola è leggermente diversa da come la ricordavi.
Le nuvole violette nascondo tre soli vicini, che illuminano le strade e ti scaldano le braccia. C'è musica, in giro. I giovani ragazzi sembrano danzare, mentre si rincorrono per i vicoli con delle grosse sacche pesanti. Non ci sono le accademie di lotta, ma come sulla Terra esistono le scuole. Nei mercati osservi verdura e frutta che conosci, accanto ad alimenti che invece non hai mai visto prima.

Ti sembra di passeggiare in un ricordo sbiadito, inesatto, modificato.
Un'illusione marcata, che ti costringe a cercare punti cardinali intorno a te. Quando ti volti ti sembra di vedere un bambino dai capelli lunghi correre tra i vicoli insieme a tutti gli altri, per scappare da un ragazzone con i baffi che lo rimprovera per aver fatto troppo baccano in accademia.
Sbatti le palpebre. Loro sono lì. Ma sono più grandi, il bambino è cresciuto, il ragazzone è diventato un omone con gli stessi orribili baffi, ma senza i capelli. Ti guardano di rimando, e acchiappi al volo i loro pensieri, che sono come i tuoi. Si perdono anche loro con lo sguardo tra le punte dei grattacieli tagliati dalle nuvole, mentre Kakaroth blatera e bisticcia con Caulifla – che in questo momento vi sta illustrando con poca voglia e tanta noncuranza gli angoli più particolari della città.
Sei incredulo che Radish non abbia ancora perso tempo a fare lo stupido né con lei né con Kale, ma forse lo sta facendo solo perché – come te – non ha ancora capito se quelle due stiano insieme oppure no. Non osi nemmeno chiederlo a Kakaroth, in primis perché non te ne può fregare di meno, e in secondo luogo perché non lo capirebbe nemmeno con un disegno.
Radish era quello baldanzoso, quello che ci provava con tutte le persone che incontrava, quello che piaceva alla gente. Tu eri quello che non si lasciava sfiorare neanche con un dito e, se raramente ti infilavi in qualche bordello da ubriaco, uccidevi le persone con cui andavi a letto dopo l'amplesso. Quasi sempre. Perché eri un bastardo di prima categoria, mentre Radish era semplicemente un ragazzo stupido in cerca di qualcuno che gli regalasse gesti gentili e una notte in un letto caldo.
E ti sembra ancora più strano che, dopo due ore di vagabondaggio in quella città e dintorni, non abbia ancora sfracellato l'anima per andare in qualche bettola a bere qualcosa di schifoso.

«E là in fondo questa discesa c'è la grande piazza del palazzo reale, oltre che il parlamento della regione di Ichi». La voce annoiata di Caulifla ti strappa via dai rovi acuminati che sono i tuoi ricordi, ma ci impieghi qualche istante per comprendere.
«Parlamento?» domandi.
«Il Re Sadala VII è il sovrano vigente di tutto il pianeta, ma le cinque grandi regioni sono tutte presidiate dai parlamenti. Cinque presidenti in totale» spiega Kale.
Ti sorprende. Tuo padre e tutti i tuoi avi non avrebbero mai accettato di condividere il potere con altre persone, e forse è anche per questo che si è andata a creare la guerra civile che ha distrutto il pianeta Sadala e ha costretto i Saiyan a migrare su Plant.
«Vige una monarchia parlamentare, quindi?» si intromette Nappa, incuriosito.
«Più o meno. L'ultima parola spetta sempre al Re. Ma per la maggior parte delle cose delega le decisioni ai presidenti. Eccoci, ci siamo!» annuncia Caulifla, mentre attraversate sotto il ponte di un grattacielo alto con un buco al centro.
D'innanzi a voi si apre una lunga strada in discesa e, in fondo, una piazza immensa piena di alberi. Il palazzo reale è enorme, quasi più moderno rispetto al resto della città, ed è talmente grande che potrebbe esserci persino un'altra città lì dentro. È squadrato, sembra composto da tanti cubi disposti in ordine casuale uno sopra l'altro, ed è completamente differente da quello in cui vivevi su Vegeta-Sei.
«Questa struttura è stata costruita di recente, a malapena dieci anni fa, per poter ospitare anche la sede del parlamento. Il vecchio palazzo è diventato un museo, ed è situato a qualche isolato dalla piazza principale» illustra Kale, mentre camminate veloci lungo la discesa. Ci sono degli artisti di strada che suonano canzoni folkloristiche, alcuni pittori che fanno ritratti ai bambini. C'è un'atmosfera placida, a tratti quasi rilassante, che ti fa sentire accolto.
«Bene, direi che abbiamo finito di farvi da guide turistiche». Caulifla invece è tutto meno che accogliente, ma apprezzi il lato scontroso del suo carattere. «Chiamateci quando avete novità, noi intanto andiamo ad allenarci in vista dell'arrivo di quei figli di puttana. Mata ne!»
«Yo! Mata ne!» saluta cordiale Kakaroth – con l'unica parola in lingua Saiyan che abbia mai imparato a pronunciare bene - mentre gli altri riservano alle due ragazze solo un cenno del mento.
«Forte, quella Caulifla» si esprime poi Nappa.
Kakaroth mostra un sorriso entusiasta. «Eccome! Davvero, una bravissima combattente» cinguetta, e tu gli lanci un'occhiata divertita. «E anche Kale!» aggiunge, ammonendoti. Sicuro ricorda quando gli hai fatto notare che durante il Torneo si fosse soffermato un po' troppo palesemente sul fondoschiena di quell'affascinante signorina.


Non c'è nulla di male, Kakaroth. Guardare è lecito, anche se sei sposato”.
“Ma io non ho guardato proprio niente, era il Genio che la guardava!”

E io sono Biancanave”.
Guarda che si chiama BiancanEve”.
“Sì, guarda che devi andare a fare in culo, Kakaroth”.



«Radish? Ci sei? C'è qualche problema?» La voce di Nappa ti desta dai ricordi, e torni al punto di partenza.
Per uno come Radish, in effetti, è strano non fare commenti inappropriati. Ed è strano mentre si guarda intorno, spaesato, silenzioso, mentre di solito riempirebbe i silenzi di mille stronzate.
«Se c'è qualche problema?» grugnisce retorico. «Ma avete visto? Nessuno sta bevendo! Su Vegeta-Sei a quest'ora del pomeriggio erano tutti già con un Rokk in mano».
E ora lo riconosci. Sta dicendo ciò solo per alleviare e alleviarsi il senso di smarrimento di trovarsi in un posto così simile e così diverso da quello che ricordate, ma ci sta provando a suo modo. Come un cretino. Quasi provi sollievo e non riesci a trattenerti. Ridacchi sotto i baffi, sei costretto a tapparti la bocca con una mano e fingere qualche colpo di tosse pur di celarlo.
«E se fossero astemi?» rincara la dose Radish, dopo i sonori sbuffi degli altri due.
«Non esistono dei Saiyan astemi» grugnisce Nappa.
«Io lo sono!» trilla Kakaroth, con un'alzata di spalle. In effetti lui beve solo Saké, non regge niente di niente. Ricordi la volta che l'hai dovuto portare in spalla a farlo vomitare e poi dormire, dopo una festa alla Capsule Corporation.
Radish spalanca gli occhi e si esibisce in un verso disumano di disappunto. «Tu non sei mio fratello!» urla, puntandogli un dito contro. «E comunque... intanto che aspettiamo Chiappa, potremmo andare a infilarci in qualche bettola e vedere cosa offre questa brutta copia del nostro pianeta».
«Guarda che si chiama Cabba» puntualizza Kakaroth, e Radish sbuffa.
«Sì, guarda che devi andare a fare in culo, non-fratello».

Ti strozzi con la saliva. Realizzi che, nonostante siano passati tanti anni – almeno per te – ancora si vede che tu e Radish siete cresciuti insieme. Le dinamiche riaffiorano, i ricordi ti lambiscono, ti abbracciano ma pungono come una barba troppo ruvida, ma che profuma di infanzia, tempi lontani. Nottate sotto le stelle a bisticciare, a sfidarvi, a trascinare un bagaglio sempre più grosso di traumi dietro di voi. Lo ignoravate, andavate avanti, bisticciavate, vi sfidavate, così via via per anni e anni, lui stupido, tu bastardo, fino alla fine. Perché lo sai che in mezzo a tutta la merda che avete vissuto ci sono stati giorni di sole, e in questo momento desideri che anche lui se li ricordi.
«Mi sembra di avere visto una taverna orrenda poco lontano da qui» dici, forse non è neanche vero, ma in questo momento saresti disposto a berti pure uno schifo di Rokk. Tutto per un giorno di sole.
Radish si volta verso di te e si mette le mani sui fianchi. Temi che nemmeno abbia voglia di darti ascolto, invece si esibisce in un verso di compiacimento.
«Ah, finalmente qualcuno mi dà soddisfazioni. Andiamo!»
In fin dei conti è sempre bastato così poco.


 
 


Non avete trovato del Rokk – e hai ringraziato il cielo, per questo – ma avete scoperto l'esistenza di una bevanda molto simile ma solo un poco meno schifosa. Si chiama Nigai, ha un colore rosso scuro, e dona la splendida sensazione di avere un mazzo di ortiche in bocca. Ovviamente Radish ne è andato subito matto.
Avete scoperto che i Saiyan dell'Universo Sei non sono astemi, ma bevono in quantità moderata proprio come i terrestri. Hai raggiunto la consapevolezza su che Vegeta-Sei ci fosse una tendenza all'alcolismo, forse per poter dimenticare di sottostare a un regime che sottostava a un impero.
Il vostro aperitivo – e hai dovuto spiegare a Nappa e Radish cosa significasse questo termine occidentalizzato terrestre – è perdurato per troppe ore. Come pronosticabile, Kakaroth è riuscito a dare sfoggio di quanto poco regge l'alcol.
Mentre stai in silenzio ad ascoltare gli altri ridacchiare, guardi fuori dalla finestra impolverata e scorgi i soli allineati che si immergono tra le cime dei palazzi. Kakaroth parla, parla, parla, Radish fa lo stesso. Loro si somigliano più di quanto tu abbia sempre pensato e, nelle loro diversità, vanno persino d'accordo. Ridono allo stesso modo, si entusiasmano allo stesso modo, sono idioti allo stesso modo. Similitudini che ti sei sempre rifiutato di vedere – il loro modo di grattarsi la nuca quando s'imbarazzano, o come pronunciano l'esclamazione “ehi!”, come chiudono gli occhi quando sorridono – e l'hai fatto solo per non ricordare. Ti sei aggrappato alle differenze, per non ricordare.
Kakaroth non è scaltro, non è intelligente allo stesso modo, non è così profondo – o almeno lo cela bene - non è impertinente e nemmeno pazzo tanto quanto Radish. Ciò ti è bastato per far finta che Radish non fosse mai esistito, per non fare paragoni, per costringerti a dimenticare i giorni di sole, per ingoiare il tuo senso di colpa e proseguire per la tua strada.
Ma ora che sono entrambi davanti a te, li vedi e sono proprio fratelli, anche se Kakaroth non ama l'alcol e non sa nemmeno cosa sia un bordello.

«Starete mai un secondo zitti? Mi state facendo salire l'emicrania» li rimprovera Nappa. Da un lato concordi, dall'altro ringrazi di non dover nuotare in un silenzio imbarazzante.
Radish sorseggia il suo terzo Nigai con impertinenza. «Oh, andiamo, sono stato zitto per ventun anni!»
Ogni cosa ti riporta inevitabilmente lì, nel tuo antro di colpe impolverate, anche se in questo momento Radish sembra riderci dentro.
«Non ricordo nulla dell'Inferno, ma sono certo che anche lì blateravi senza sosta» grugnisce Nappa, e cazzo se ha ragione! Vorresti sorriderne, invece ti bagni la bocca con il distillato di ortiche.
«Si vede che anche lì avevo cose intelligenti da di-»
«Eccovi qua!» la voce squillante di Cabba spezza il discorso, mentre lo vedete giungere di corsa fino al vostro tavolo. Si inchina di nuovo al tuo cospetto, vorresti davvero dirgli che non è il caso, ma lui attacca subito la pantomima. «Sono riuscito subito ad avere un'udienza privata con il Re, e ha detto che avrebbe davvero il piacere di invitarvi a una cena privata a palazzo per confrontarsi con voi in merito alla questione della minaccia di Freezer. È inoltre molto curioso di conoscerla, sensei, in quanto Re dei Saiyan superstiti dell'Universo Sette».
Schiudi le labbra per specificare che tu non sei un re, ma Nappa anticipa un problema meno serio ma più immediato.
«Fantastico, come cazzo ci presentiamo a corte con questo imbecille ubriaco!?» grugnisce. Kakaroth incrocia le braccia. «Non sono ubriaco!» sbuffa indignato, e nell'alzarsi quasi casca in avanti sul tavolo. Chiudi gli occhi e preghi le divinità che tutto questo sia solo un incubo, ma quando li riapri Kakaroth è ancora lì che sta cercando di tenersi dritto e non ci riesce.
«Quanto tempo abbiamo?» domandi a Cabba.
«Vi aspetta tra un'ora».
«Ok, abbiamo un'ora per uccidere questo demente».



 
 


Avete saggiamente deciso che infilarlo sotto una doccia fredda e dargli da bere dell'acqua potesse essere una soluzione più proficua che spedirlo nell'Aldilà – e ti sei domandato quante altre volte ancora dovrai sopportare lo strazio di fare da babysitter a Kakaroth.
Nel frattempo quella buona anima di Cabba vi ha procurato delle uniformi pulite, visto che avevate addosso quei vestiti sgualciti da giorni e stavate iniziando a puzzare di morte. Uniformi delle guardie Saiyan come quella di Cabba, anche se non siete affatto delle guardie.
Quando giungete all'ingresso del palazzo, ti sembra di entrare in un grandissimo centro commerciale. Non troppo sfarzoso ma moderno, ecologico, colmo di gente che viene e che va, persone vestite eleganti, ma anche addetti ai lavori, guardie in abiti tipici, qualche visitatore.
Ti senti piccolo tra queste mura altissime, ma continui a camminare col naso all'insù e nella testa nuove domande che si sgomitano. Cavalchi l'onda della curiosità e ti fai spiegare cosa ci sia dietro a tutte queste porte, ma smetti di ascoltare quando lo vedi, alla fine del lungo corridoio, in cima a una scalinata. Lo riconosci subito. Non perché è circondato da tre guardie e perché porta un lungo mantello blu elettrico sopra una veste nera elegantissima, ma per i suoi capelli. Nei libri di storia che hai studiato su Vegeta-Sei, la stirpe estinta dei Sadala era rappresentata in diversi ritratti, e tutti erano contraddistinti da lunghi capelli neri a forma di S raccolti in una coda bassa.
Evidente che anche in questo universo la genetica sia comune, e immediatamente ti domandi se ci siano dei Vegeta da qualche parte.
Di tutti quelli che sono al tuo fianco, lui guarda solo te. Ha due occhi grandi e il naso aquilino, e porta un orribile pizzetto sul mento che sulla Terra è passato di moda da vent'anni. Ti accorgi solo avvicinandosi che, sul pettorale sinistro della sua uniforme, c'è una spilla blu di cui ricordi bene il simbolo: un sole con all'interno una S rovesciata. Lo stemma dei Sadala.

Quando giungete al suo cospetto, il Re sembra serio, imperscrutabile. Quando Cabba si inginocchia a testa bassa di fronte a lui, ti ricordi che in questo universo tu non sei un Principe, non conti niente.
Ti inchini, percepisci qualcosa scricchiolare dentro di te, ma lo seppellisci dal momento in cui senti il verso strozzato di Kakaroth, vicino a te. Probabilmente perché Nappa gli ha appena tirato un calcio negli stinchi per farlo inginocchiare. Il rispetto, quel deficiente, non lo porta nemmeno per le divinità.
Ma, di tutta sorpresa, Re Sadala compie un gesto che mai ti saresti aspettato – e che tuo padre non avrebbe azzardato nemmeno se gli avessero tagliato le gambe: anch'egli si inchina. Al tuo cospetto. Sei in bilico tra il comprendere il perché di quella cortesia e non vederne invece il motivo. Nulla ti è dovuto, lì.
Le guardie al suo fianco sussultano, si piegano a te in modo scomposto, come se non se lo aspettassero nemmeno loro.
Poi Re Sadala si alza e ammorbidisce i tratti spigolosi del volto. Quando parla, la sua voce è fanciullesca, gentile, differente da come te la saresti aspettata.
«Benvenuto, Re Vegeta, Re dei Saiyan dell'Universo Sette. Alzatevi, non siete tenuto a inchinarvi a me».
Le sue parole ti carezzano l'orgoglio, ma tu sai che non è affatto giusto.
«Vi ringrazio, Altezza, ma non sono un Re. Non sono mai diventato Re del mio popolo» spieghi, calpesti dentro di te i cocci di qualcosa che si è rotto più di quarant'anni fa. «Il mio popolo, come ben saprete, non esiste più».
Re Sadala corruga lo sguardo e lo posa su Kakaroth, Nappa e Radish, ancora inginocchiati alle tue spalle.
«Vedo dietro di voi almeno tre Saiyan. Non sono anch'essi considerabili popolo?» chiede, ma non c'è accusa nelle sue parole, né fastidio. I suoi occhi sono gentili, persino le sue movenze sono galanti. Ripensi a tuo padre, pensi che sia ironico che in questo universo ci sia al potere una persona in perfetta contrapposizione a lui.
In merito a quanto ti ha chiesto, ti senti in combutta con te stesso. Sì, puoi considerarli senza dubbio il tuo popolo – loro come tutti i vostri figli – ma solo perché ti senti responsabile della loro incolumità. Vuoi e desideri che stiano bene, che non siano in pericolo.
«Non mi sento più nella posizione di considerarmi superiore a loro» riveli a denti stretti, è una confessione difficile. Con la coda dell'occhio vedi Radish sussultare.
«Noi Re non siamo superiori, o almeno nemmeno io mi sento tale» dice Sadala. Sembra molto sincero e in pace con se stesso. «Ma leader, forse? Condottieri? Responsabili?»

Apri la bocca, ma Kakaroth si alza in piedi senza permesso e ti affianca con un gran sorriso.
«Principe Vegeta. Principe. Non è così che ti piace definirti?» cinguetta, e non capisci se sia ancora ubriaco o meno. Non ti ha mai chiamato “Principe” in vita sua – se non per provocarti durante i vostri longaroni - e se iniziasse a farlo ora ti sentiresti solo in imbarazzo.
Balbetti qualcosa che vorrebbe apparire come un “stai zitto, idiota” ma ti esce solo un mugugno.
«Principe... interessante!» interviene di nuovo Sadala, genuinamente incuriosito.
«Una definizione oramai più per me stesso, piuttosto che per gli altri» specifichi subito. «Posso essere considerato forse leader, in alcune occasioni, ma… “responsabile” mi sembra il termine più calzante» concordi, e vedi Radish sussultare di nuovo. Anche Nappa sembra sorpreso dalle tue parole. Kakaroth invece continua a sorridere, perché oramai ti conosce fin troppo bene, sa che anche quando vuoi fare il gradasso in realtà è solo per intimidire i nemici o gli avversari in battaglia. «Ma se proprio vogliamo trovare appellativi formali, sì, preferirei “Principe” rispetto a “Re”».
Un automatismo ti porta a incrociare lo sguardo di Radish. Non sembra più sorpreso, capisci da come ricambia l'occhiata che anche lui ricorda. La ricorda come se fosse ieri, la notte dopo l'esplosione.


«Quindi... non abbiamo più una casa» sussurra Radish, mentre guardate il cielo troppo buio e senza stelle di quell'attracco portuale. Il vostro pianeta è esploso da poche ore.
«Non mi importa» menti. «Te l'ho detto: l'unico motivo per cui mi dispiaccio è che non avrò mai l'occasione di diventare re». Sei bravo a mentire.

«Ci sono ancora dei Saiyan in giro, tuo padre è morto, il Re sei tu».
Ti senti tutto tranne che re. Non hai più un popolo vero da governare, non hai più un castello, non avrai una stirpe. Non avrai una cerimonia di incoronazione, non avrai una folla ad attenderti al ritorno dalle tue missioni.

«No. Rimarrò per sempre Principe» ti impunti, anche se la tua voce trema. Te lo prometti.
«Qualunque cosa, la nostra devozione verso di te rimarrà la stessa. Sei il maggiore esponente di ciò che resta di noi. Re o Principe, ti rispetterò e combatterò per te fino alla morte».


Gli echi di quella conversazione ti scuotono dentro, ti annichiliscono. Avevate sei anni e avevate appena perso tutto. Eravate solo dei bambini, non conoscevate nulla dell'universo, dei pericoli del cosmo. Ancora non sapevate che dietro l'angolo vi attendesse un destino da schiavi, mercenari. Sangue, conquiste, distruzione, contrabbando, fallimenti, dolore, corse solo andata. Tu e Radish eravate solo dei bambini, ma è da quella notte che avete imparato a crescere in fretta.
Te lo ricordi come se fosse ieri, e anche lui. Dentro il vostro sguardo c'è l'intero universo, tutta l'ironia di trovarvi di nuovo insieme, dopo tutti quegli anni, su un pianeta specchio della vostra casa. Quella casa che avete rimpianto insieme in silenzio, per tutta la vostra vita.
«Siete umile, Principe Vegeta. Chiedo perdono se il mio pregiudizio verso la vostra dinastia mi ha portato a credere il contrario».
Re Sadala ti riporta sull'attenti. Distogli lo sguardo da Radish e ti senti come strappato a metà.
«Non avete niente da chiedere perdono, Sire. Non sono mai stato troppo umile, specialmente in passato. E... beh, la mia stirpe non aveva proprio nulla di umile» confessi.
“Umiltà” non è proprio la prima definizione che ti viene in mente, se dovessi descriverti a un colloquio di lavoro. Non che tu abbia mai dovuto affrontare un colloquio, sulla Terra. Sai solo come funziona per sentito dire.
«Mi piacerebbe parlare di questo» incalza Sadala, e anche tu sei molto curioso di saperne di più sulla storia di quel pianeta, le analogie le differenze che intercorrono nel vostro sistema, sulla dinastia Sadala e la dinastia Vegeta. «Che ne direste di seguirmi? Il banchetto è pronto».
Annuisci con formalità, poi insieme vi avviate oltre una porta ad arco in fondo al corridoio.



 
 


Impieghi il tempo dell'antipasto per inquadrare definitivamente Sadala VII come un brav'uomo. Ha carisma, una buona parlantina, sembra essere rispettato ma non temuto. Sa di quel che parla, è intelligente, ponderato, raffinato. Comprendi dalle sue parole quanto il suo sistema politico di monarchia parlamentare funzioni a livello tecnico, ma è consapevole di alcune falle sul livello sociale. Quando vi narra dei suoi obiettivi futuri per risolverle, cogli persino il suo sincero rammarico.
I suoi modi di fare cortesi e modesti vi accolgono come un abbraccio molto stretto, e non puoi fare a meno di realizzare quanto invece tuo padre fosse tiranno in confronto, quanto avreste avuto da imparare dai Saiyan dell'Universo Sei. Ma sai che Re Vegeta III non avrebbe mai accettato un sistema del genere e, se il pianeta fosse rimasto intatto, sai anche che saresti cresciuto sotto la pessima influenza di tuo padre. Saresti stato un Re addirittura peggiore di lui.
Quando Sadala vi racconta della grande guerra civile, lo fa senza giudizio. Narra i fatti come lo farebbe uno storico, lo ammiri per questo. Soprattutto quando parla della dinastia dei Vegeta, sembra farlo con estremo rispetto – un rispetto che non sarebbe affatto dovuto – e anche un pizzico di dispiacere. Cogli del rammarico, specialmente quando parla dei vani tentativi dei suoi avi di collaborare con la dinastia Vegeta.
E, mentre sgomiti Kakaroth per invitarlo ad avere più contegno mentre si strafoga di pietanze saporite, apprendi anche che la dinastia Vegeta si è estinta oramai da parecchie decadi. La tua speranza di vederne uno si infrange, anche se Re Sadala ammette che probabilmente qualche nipote di qualche figlio illegittimo potrebbe essere ancora in circolazione - magari in città minori - ma sicuramente ignaro delle sue origini o sotto mentite spoglie per non dare nell'occhio.
Quando lascia spazio a te per parlare della vostra storia, più volte l'imbarazzo ti morde le caviglie, specialmente quando racconti delle efferatezze da voi compiute in passato. Lui sembra cogliere il tuo disagio, ma non ti giudica. Giudica invece Freezer, ed è proprio su quest'argomento che lo vedi cambiare atteggiamento.
Si infervora, riconosci l'indole Saiyan, si mostra combattivo e pronto a mettere a disposizione tutte le sue risorse belliche per far fronte alla nuova minaccia. Cogli il suo orgoglio, la vena combattiva tipica della vostra razza, gli porti rispetto. Nonostante la sua estrema gentilezza e l'indole poco incline alla violenza, comprende cosa voglia dire combattere, prepararsi a un'imminente battaglia.

«Siamo venuti qui per proteggervi, nom-nom, sei sicuro di volere mettere a rischio queste persone?» domanda Kakaroth, mentre mastica l'ultima fetta di torta e sputacchia briciole sul tavolo. Anche se vorresti vederlo strozzarsi per la sua maleducazione, non puoi che concordare.
«Grazie per la sua preoccupazione, Son Goku» risponde Re Sadala, sempre fin troppo educato. «So che in pochi su questo pianeta possono eguagliare la vostra forza combattiva, ma sarà utile mettere a disposizione tutte le risorse. Siamo di indole pacifica, ma questo non significa che non possiamo lottare per difenderci. Stileremo un piano dettagliato domani in mattinata, ho convocato anche i cinque parlamentari. Adesso non è il caso di tediarvi oltre, oramai è notte e sicuramente sarete stanchi».
Solo quando dice ciò, ti rendi conto di essere esausto. Non dormi sonni tranquilli da giorni, oramai, e dubiti anche che potrai cadere sereno tra le braccia di Morfeo, stanotte, anche se sei pieno come un uovo di ottimo cibo e vino pregiato. Sei grato che almeno Radish e Nappa si siano dati un contegno col bere e che, al contrario di Kakaroth, siano in grado di tenere un certo decoro di fronte a importanti personalità.
Tuttavia, dopo aver ringraziato il Re per la cena squisita, questi richiama la vostra attenzione mentre vi accingete a uscire dalla grande sala dei ricevimenti.
«Mi sono dimenticato di informarvi che mi sono preso la libertà di prepararvi delle stanze qui, a palazzo, negli alloggi dedicati agli ospiti, sicché possiate usufruire anche di tutti i nostri servizi. Basterà chiedere al nostro personale».
Freni il tuo celere camminare e ti volti con tanto d'occhi. «Sire, non è il cas-»
«Sì che lo è» ti interrompe, più serio, mentre vieni travolto da Cabba che ti si attacca all'avambraccio con insistenza.
«Sensei, è considerata maleducazione, qui, rifiutare un invito del Re!» ti sussurra nell'orecchio, con gesti plateali di avvertimento. Kakaroth nel frattempo ti si attacca all'altro braccio e hai la tentazione di Ki-blastare entrambi nell'orbita planetaria.
«In effetti, Vegeta, Cabba ha ragione. E poi t'immagini che ricca colazione ci sarà?!» mormora entusiasta, ma Nappa lo afferra per un orecchio e te lo stacca di dosso.
«Ma sei citrullo o cosa?!»
Non lo ringrazierai mai abbastanza per questo.
Vorresti sotterrarti per il teatrino tragicomico, ma Re Sadala sembra avere anche un ottimo senso dell'umorismo e tanta pazienza. Quasi non ti sembra vero che un Re dei Saiyan possa avere questa personalità.
«Allora vi ringrazio, Altezza» dici, con il lieve inchino del capo.
Qualcosa ti dice che questo soggiorno sul pianeta Sadala sarà più piacevole del previsto e, date le premesse, è un vero miracolo.



 
 


Gli alloggi sono prevedibilmente comodi, dotati di ogni comfort – sauna e vasca riscaldata compresa – oltre che di privacy. Il fatto di avere una stanza privata e di non dover sentire il russare di Kakaroth per la prima volta dopo settimane è la pace dei sensi.
Il letto è enorme, fin troppo morbido, le lenzuola profumano di fresco, di agrumi che non riesci e definire. Le grandi vetrate donano una vista splendida sulla città buia.
Eppure, nonostante la doccia calda, il coma post prandiale e i fumi del vino, fatichi a pendere sonno. Le tue palpebre sono pesanti, ti scoppia la testa, ma sei così stanco da non dormire. Dai la colpa al caldo, ma quando fai scorrere una delle grandi vetrate per accedere al balcone, ti accorgi che la temperatura esterna non è così differente da quella della stanza. Respiri aria pulita, ti appoggi alla balaustra e passi le dita su una delle piante a foglia larga, ci giochicchi, ti maledici per non riuscire a frenare i tuoi pensieri neanche quando tutto il resto della città dorme.
Tutto il resto della città... tranne qualcuno. Ti accorgi di un flebile Ki appena sopra di te a cui non avevi fatto caso, troppo impegnato a rimuginare sulla tua perenne insonnia, quindi ti volti di scatto.
Lo vedi lì, appollaiato sul tetto spiovente, alla ricerca di una Luna che qui non esiste, alla ricerca di costellazioni che brillano solo nei vostri ricordi più remoti.
Quando incrocia il tuo sguardo, ti sembra quasi di poterle rivedere di nuovo.



 
Continua...

Riferimenti:
-Tutte le descrizioni del pianeta Sadala (geografia, architettura, sistema politico, geologia) sono tutte inventate. Stessa cosa per quanto riguarda la dinastia Sadala e la simbologia legata. La guerra civile di cui parlo, invece, è canonica. 
-Quando parlo di "Capitale" e del pianeta Vegeta, faccio riferimento a tutto ciò che ho scritto nella mia storia "HAKAI". Anche qui quasi niente di canonico.
-Il trafiletto in corsivo di Radish e Vegeta da piccoli è preso sia dall'inizio di "Mercenari", sia da un ricordo presente in "Across the universe".

ANGOLO DI EEVAA GRACE:
Ehilà, gente!
Benvenuti sul pianeta Sadala! Che dite, vi piace? Ci andreste in vacanze? :D per quanto riguarda il Re, invece, vi aspettavate un tipo del genere o avreste immaginato qualcuno di più cattivo?
Beh, ora dal finale si capisce che qualcuno qui sta per avere un bel confronto con qualcun altro, finalmente. Porterà a qualcosa di buono, o a creare ancora più distanza?
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto :) 
Un abbraccio,
Grace
  
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