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Autore: KurryKaira    20/06/2023    0 recensioni
Il Team Rocket è ormai acqua passata e James e Jessie si rincontrano casualmente dopo tanto tempo. Ognuno ha la sua vita, lui appartiene a una famiglia ricca che detesta, lei è sola e vive come può. Ma rivedersi fa tornare in loro tutte le emozioni e i sentimenti che col tempo avevano lasciato andare. Fino a dove si spingerà, sta volta, il loro rapporto?
Nella fic i nomi sono originali: Jessie/Musashi, James/Kojiro, Miao/Nyasu, Jessiebelle/Rumika ecc.
Genere: Commedia, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James, Jessie, Meowth
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
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Chi l'avrebbe detto che si sarebbero rincontrati proprio a Biancavilla? La ricordavano benissimo la città natale di quel vecchio, tanto amato, nemico.
Le strade quel giorno erano particolarmente affollate, le auto rumorose, e le persone tra i marciapiedi a volte si urtavano per sbaglio coi loro bustoni della spesa, chiedendo poi umilmente scusa. Anche loro si urtarono, fu lei per essere più precisi, coi suoi bustoni di carta stretti al petto contenenti un po' di frutta e vasetti di cibo già pronto. Ma lei non chiese scusa, nervosa spronò l'altro a fare più attenzione, per poi zittirsi nel rendersi conto che gli abiti della persona contro cui aveva sbattuto erano molto diversi dai suoi. Aveva un jeans stretto alla moda e una magliettina sgargiante molto pregiata, era vestito casual ma quello che indossava doveva costare una barca di soldi. Deglutì lei, guardando sé stessa, vecchi pantaloncini ricavati da un jeans lungo, un toppino giallognolo e una giacchetta rosa che non ricordava nemmeno dove l'avesse arraffata, e la sua busta poi, cose da discount. Portò la mano ai capelli, forse la cosa che più amava di sé stessa e quel giorno erano in disordine anche quelli, legati velocemente con una matita e tutti scompigliati sul viso; nel tentativo di fare bella figura tentò di sfilarsi la matita e lasciarli volare via leggeri e morbidi sul viso ma il suo movimento venne interrotto dalla voce dell'uomo che non si era nemmeno degnata di guardare in faccia.
- Musashi?- Disse lui con una voce così meravigliata e piena d'affetto, sembrava cercasse di mantenere un groppo in gola, allora lei lo guardò. La busta cadde, e con essa i pomodori che fecero salsa. Lui rise di gusto chinandosi a raccoglierne il contenuto.
- Che fai?- Gli tirò uno schiaffetto sulla mano continuando a raccogliere lei:- Ti sporcherai tutto.-
- Che importa? Fatti aiutare!-
- Non vorrei ripagarti quella roba di lusso che indossi- con una punta di invidia non nascosta.
Lui la aiutò a sollevare il sacchetto ririempito, che ancora scolava sugo e la guardò severo. Lei si lasciò guardare e graffiò nervosa quel sacchetto con le sue lunghe unghie rosse, lo aprì appena nei lati.
- Mi hai riconosciuta subito eh?- Disse ripoggiando la spesa al petto, finendo di sporcarsi, e raggiungendo, seguita piano dal ragazzo, una panchina dove rilassarsi e poggiare quella roba umidiccia su qualcosa che non fosse il suo corpo.
- Non avrei dovuto?- Ridacchiò ancora lui timido non riuscendo però a toglierle mai gli occhi di dosso. Lei si sedette, lui rimase in piedi.
- Non lo so, a quanto pare ho un viso che si vede spesso qui a Kanto.-
- Lo avete solo tu e mia moglie- sempre sorridente portò le mani in tasca inarcando le spalle mentre la parola "moglie" pronunciata da quelle labbra faceva ancora ribollire entrambi.
Lei inspirò, e assumendo un'espressione molto più dolce lo invitò a sedersi dopo aver pulito la panchina con un tovagliolo.
- Sei felice, Kojiro?- Gli chiese col cuore in mano e lui alzò le spalle evitando la domanda.
- Beh, te ne vai in giro tutto solo facendoti sporcare di salsa da una sconosciuta. O tua moglie è diventata più tollerante o sei scappato di nuovo. In ogni caso spero che entrambe le cose ti rendano un pelino più felice di com'eri in passato.-
- Di com'ero in passato con lei- specificò:- certo. Però purtroppo è la prima, Rumika è più tollerante già da qualche anno.-
La donna ridacchiò:- Il purtroppo doveva essere riferito alla seconda ipotesi, non alla prima- diede lui un pugnetto affettuoso tra i capelli.
- Una sconosciuta- ripeté lui guardando il cielo, era azzurro chiaro contornato da qualche nuvola bianca tipo Mareep, lei lo guardò non togliendosi di dosso quel sorriso:- E' quello che sono ormai.-
- Diamine- lui ora guardò le ginocchia:- la sconosciuta che più amo al mondo.-
Lei non rispose, sbatté appena i suoi occhioni azzurri e diede lui due colpetti sulla mano senza però avere il coraggio di stringerla.
Dopo pochi secondi di silenzio l'uomo mai cresciuto la guardò con occhi lucidi, per poi, ingoiando ancora una volta saliva, continuare:- Nyasu? Lo vedi più?-
- Ogni tanto. E' a Sinnoh al momento, taglia spaghetti.-
- Ahahah, lui è felice di sicuro allora!-
Gli occhi di lei si riempirono di gioia pensando all'ex compagno:- Sì. Quando vado a trovarlo parla molto spesso di te! Ti vuole un sacco di bene!-
- Beh- sfiatò lui come a sottolineare l'ovvio. - E tu invece?- Le chiese:- Tu sei felice?-
Lei nervosa guardò il suo sacchetto talmente bagnato che ormai si era completamente aperto:- Ti sembro felice?-
- Come va la tua vita senza il Team Rocket?-
- Non come la tua Kojiro- sottolineò anch'essa l'ovvio. Lui le sfiorò delicatamente la guancia per costringerla a guardarlo, lei sussultò.
- Te l'ho sempre detto che t'avrei aiutata ma tu non mi hai mai chiesto aiuto.-
- Non elemosino. Soprattutto non da te.-
- Mi odi ancora vero?-
- Come poche persone al mondo sanno odiare- sorrise forzatamente con sarcasmo togliendosi la mano di lui di dosso. Odiava anche dover sussultare ogni volta che lui la guardasse o toccasse appena, ricordava bene quanto questo un tempo fosse abitudine invece. Le sembrava di essere tornata agli inizi, quando si erano da poco diplomati all'accademia Team Rocket, anche all'epoca era il finimondo nel suo petto ogni volta che per sbaglio si sfioravano. Non riuscì a trattenere un sorriso ripensando alla prima volta che dovettero condividere insieme un letto.

- Oh, sarebbe questa catapecchia la casa che abbiamo affittato per questa notte?!- Sbuffò lei isterica, all'epoca era molto più nervosa, a rifletterci forse erano stati proprio i suoi compagni ad addolcirla col tempo.
- Beh...- cercò di migliore l'umore il ragazzo dagli occhi smeraldo:- vedi il lato positivo.-
- Cioè?- Lo incenerì con lo sguardo ma lui rimase sorridente e le rispose:- Dobbiamo starci solo una notte!-
Il gatto rise di gusto salendo sull'unico letto presente nella stanza. - Che fai?!- Gridò lei al pokémon:- C'è un solo letto! Ed è chiaro che sia mio!-
Nyasu:- E perché mai?!- Rispose scontroso:- Giochiamocelo a Golem, Ditto, Scyther. Ci stai Kojiro?!-
Kojiro:- Passo. Dormirò per terra- la sua dolcezza però meritò un colpo dietro la nuca. Era una mela lanciata dalla donna, subito dopo la raccolse lei, sgranocchiandola:- Sei patetico. Smettila di fare il buon samaritano e gioca anche tu. Non darmela sempre vinta!-
- Non te la do vinta!- Si innervosì:- E' che preferisco non intromettermi in questa stupidaggine. Per me la soluzione è ovvia!-
Musashi e Nyasu si guardarono stizziti, lei continuò:- ah sì, signorino, sentiamo!-
Lui distolse lo sguardo imbarazzato:- Lascia stare, mi daresti del pazzo.-
Nyasu:- Forse allora non è così ovvia!- Si mise in posizione pronto a giocare, Musashi lo ignorò continuando a stuzzicare il ragazzo pretendendo risposta:- Ci hai dato praticamente degli stupidi. Facci capire almeno il perché!-
Lui, che era sì dolce ma non ci metteva comunque molto a scoppiare come un Voltorb:- Il letto è grande!- Disse indicandolo:- Ci staremmo tranquillamente in tre!-
Nyasu lo guardò:- Mi sembra piccolo per tre persone.-
Kojiro e Musashi urlarono:- Ma tu sei un pokémon!-
Nyasu:- Ah già.-
Kojiro alzò le spalle:- Ma figurati. Sei femmina, la cosa ti farebbe andare fuori di testa, quindi per evitare litigi, dormo per terra. Voi due almeno dovreste dormire insieme.-
Musashi:- Vuoi evitare litigi ma ci dai degli stupidi e in più fai anche del sessismo, logico.-
Lui la guardò sbuffando:- Dimostrami che non ho ragione- sembrava volesse veramente attaccare briga in effetti, era sempre stato strano Kojiro.
Musashi si alterò:- Adesso non posso più! Se ti dicessi che va bene dormire insieme avresti comunque ragione tu perché dimostreresti che in quel letto ci stiamo tranquillamente in tre. Se ti dicessi di no avresti ragione tu perché "la femmina ha detto di no"!-
Kojiro puntualizzò continuando a fare il saccente:- No, con la seconda avrei ragione io. Con la prima avremmo ragione entrambi, stando in tre nel letto dimostrerei di avere ragione io, ma tu dimostreresti che io ho fatto dell'inutile sessismo.-
Quando si ritrovarono tutti e tre in quel letto Nyasu e Musashi si accorsero che forse Kojiro era più furbo di quanto pensassero.
E lei si accorse anche, solo in quel momento, che erano molto vicini e nello stesso letto. Lo guardò appena con la punta dell'occhio, era alla sua destra e il gatto era tra di loro, accovacciato felice un po' tra le braccia di uno un po' tra le braccia dell'altra.
Lui notò lo sguardo di lei:- Che c'è?- Le chiese ora a voce bassa con tono dolce. - Niente- rispose lei. - Sei imbarazzata?- - Tu lo sei?-
Si guardarono ma lui sembrava più tranquillo di lei, e questo lei lo odiava! Era cosciente di avere una cotta per lui, già dall'accademia, lei che con gli altri compagni era sempre stata così fredda! Che cosa mai le aveva fatto questo ragazzo?! Rischiava di far tornare in lei la voglia di innamorarsi ancora, come in passato! Però tutte le volte che le era capitato di innamorarsi aveva poi sofferto tantissimo. Però, sorrise guardandolo, ricordò anche quanto fosse bello l'amore.
- Perché sorridi?- Fece il finto tonto lui ma le parlava sempre con dolcezza, aveva una bella voce, pensò, per poi riflettere che tutto di quel ragazzo fosse bello. Strinse i pugni, odiava andare in brodo di giuggiole per un tipo che sembrava invece completamente indifferente a lei. Le sarebbe piaciuto pensare che la tattica del letto fosse stata fatta apposta da parte di lui per avere modo di dormire insieme, ma a guardarlo non sembrava affatto. Mentre pensava e pensava a mille cose colorando le guance dello stesso colore dei capelli sfiorò inconsciamente con l'indice il dorso della mano di lui che si limitò a guardarla sembrando sempre così indifferente alla cosa. Lo odiava! E lo amava da impazzire.
Lui invece stava semplicemente morendo dentro. Gli anni di ricca diplomazia lo avevano abituato a mostrarsi spesso calmo e razionale (per quella che secondo Kojiro era la razionalità almeno) ma la verità è che sì, voleva condividere il letto con lei dalla prima volta che l'aveva vista sulla terrazza di quell'accademia. Sorrideva soddisfatto di essere riuscito nel suo intento nonostante lei, ingenua, non si accorgesse del suo respiro affannoso che cercava di trattenersi, soprattutto quando lei gli sfiorò la mano. - Perché sorridi?- Le ripeté non avendo ricevuto risposta, con la voce visibilmente più eccitata, che lei, ingenua, non percepì. - Non è vero che sorrido.-
- Lo stai facendo, ti vedo.-
- Sarà una reazione nervosa.-
- Ti innervosisce la situazione? Perché ti imbarazza, quindi torniamo all'origine del discorso.-
- Non sono né nervosa né imbarazzata!- Disse però alzando la voce per poi rannicchiarsi dal lato opposto del letto scaraventandogli addosso il pokémon che continuava beatamente a dormire. Lui si tolse qualche pelo bianco e marroncino dalla bocca per poi sbuffare sconfitto, aveva sperato in qualcosa di diverso, ma anche vederle le spalle non era male come inizio, si addormentò col sorriso sperando di fare bei sogni.
Col passare dei giorni e delle settimane poi quegli incontri divennero sempre più frequenti, il dito che sfiorava una mano divenne un braccio attorno a un altro braccio, il broncio imbarazzato divenne una timida risata, e l'eccitazione riusciva a nascondersi sempre meno. Incontrarono la loro più grande ossessione, un maledetto topino giallo, che li portò più volte ad abbracciarsi per proteggersi a vicenda. Quegli abbracci, spesso dettati dalla paura, però naturalizzarono quelli dettati dall'affetto. E alla fine si ritrovarono spesso, nello stesso letto, a dormire abbracciati con qualche cicatrice sulle braccia ma un sorriso sincero sul volto. 
Peccato per quel maledetto orgoglio. Lui non perdeva occasione di poterla toccare sempre un po' di più, nei limiti dai lei consentiti (limiti di cui non si era mai parlato apertamente, chiaro) e sperava che prima o poi di limiti non ce ne sarebbero stati più. Agli inizi pensava che stava andando forte, senza accorgersi però che il caratteraccio non lo aveva solo lei; Kojiro sapeva essere più cattivo di Musashi e ogni volta che ne aveva l'occasione, soprattutto dopo che i suoi due compagni conobbero la sua terribile promessa sposa, non tentennava nel dire quanto amasse la libertà e quanto odiasse le relazioni. E di conseguenza, più passava il tempo, più la sensazione di "amore per Kojiro" nel cuore di Musashi veniva coperta da un geloraggio, geloraggio che col tempo, dopo frecciatine e litigi, divenne un attacco bora. Non era mai svanito probabilmente, quell'amore, ma tutto quel ghiaccio gli impediva di farsi sentire. Non importa, le piaceva abbracciarlo, la faceva sentire sicura, avrebbe trovato l'amore altrove. E in effetti lo cercò altrove tante e tante volte, senza rendersi conto di quanto lui ne fosse geloso, perché lo aveva sopravvalutato quella prima sera pensando che fosse più furbo; non lo era affatto. Andava in giro dicendo di non volere una relazione, ma poi pretendeva che lei aspettasse e rispettasse i suoi capricci, dannandosi pensando a quanto fosse partita bene la storia tra di loro e di quanto invece fosse sfumata nel nulla. E così sì, col passare dei giorni e delle settimane i loro incontri divennero sempre più frequenti, ma col passare dei mesi e degli anni quell'incontri frequenti divennero abitudine, e quante cose poi l'abitudine aveva lasciato morire. 


- Che hai da fare?- La riportò alla realtà.
- Portare a casa la spesa.-
- Hai qualcuno che ti aspetta a casa?-
- Il frigo- rispose cinica lei facendolo ridere di gusto. Ogni volta che gli occhi lucidi e felici di lui incrociavano quelli di lei sentiva un pezzo di quel ghiaccio sprofondare e questo la spaventava. 
- Se non hai impegni, visto che è il fine settimana, andiamo a trovare Nyasu?-
- Eh?! Quando?-
- Adesso! Prendiamo il primo treno!-
- Con quali soldi? Non guadagno tanto, sai?-
Kojiro alzò gli occhi al cielo, parlava con un multimiliardario. Le prese il polso e la costrinse a seguirla:- Dai, è stato un rintoccasana rivederti. Sarebbe bellissimo rivedere anche Nyasu!-
- Sei fuori di testa?!- Gli urlava non riuscendo al solito a ribellarsi, lui sapeva essere più testardo di lei. La busta della spesa rimase su quella panchina ad aspettarla.
Erano già nel treno quando lei gli chiese, scocciata:- Scusa, ma la tua signora? Sicuro sia cambiata così tanto da lasciarti in libera uscita con l'amante?-
Lui la guardò, sempre con quei maledetti occhi, voleva rispondere a tono, con qualche battuta ma la parola "amante" gli frantumò lo stomaco, quasi gli venne da vomitare nervoso e la sua espressione non trattenne il fastidio.
- Oh, guarda un po'. Avevo dimenticato la tua repulsione nei miei confronti- disse cinica ma quel piccolo pezzo di ghiaccio sciolto si riformò all'istante.
- Quale repulsione?- Chiese lui sincero, visto che il voltastomaco non era assolutamente dovuto al disgusto ma tutto il contrario. La parola "amante" lo fece solo viaggiare con la fantasia, ricordandogli quanto la avesse tanto desiderata in passato, in tutti i sensi, e quanto poi aveva avuto? A parte quel giorno, quel giorno era stampato a fuoco nella sua memoria e nel suo petto. Ridacchiò pensando che forse era stampato a fuoco anche nei suoi pantaloni.
- Lo chiedi a me? Tu hai la faccia schifata. Scusa se è così terribile per te l'idea che io sia la tua amante.-
- Sei seria? Io non faccio che ripensare a quel giorno.-
Lei si colorò dello stesso colore della salsa rimasta su quella panchina di Biancavilla (salsa che adesso veniva beatamente leccata da un Pikachu che però s'aspettava un sapore più dolce e con sguardo contrariato guardò il padrone dagli scompigliati capelli neri che gli incitò di muoversi e di non leccare buste lasciate da sconosciuti, il Pikachu saltò sul cappello dell'allenatore e felici continuarono il loro viaggio).
Era cresciuta, in tanti sensi, lei ma ancora non riusciva a riconoscere il respiro affannato e gli occhi lucidi dell'altro. Imbarazzata guardò fuori la finestra fissando il paesaggio che veloce correva via, o meglio correvano via loro:- Spero che questo tu non lo dica anche a tua moglie.-
Kojiro sbuffò:- Sai che importa.-
Musashi lo guardò:- Non la ami? Non la ami nemmeno adesso?-
- Non l'amerò mai- rispose serio guardando avanti a sé, erano soli in quella cabina.
- E' triste questo- disse col cuore in mano, sfiorandogli la spalla:- eppure hai detto che è cambiata.-
- Non è cambiata, è un po' meno assillante. Comunque non sarà mai la donna che avrei voluto al fianco.-
Musashi si innervosì e lui ridacchiò:- Non per il suo aspetto fisico.-
- Non mi compri così. Sono molto meglio io di lei!-
- Lo penso anche io. In tutti i sensi.-
Musashi sorrise orgogliosa ma poi continuò- E' comunque triste, visto che è con lei che sei sposato. Speravo tu fossi felice.-
Kojiro non rispose, alzò le spalle, sorrise e disse:- Sono con la mia famiglia- lei non proseguì e lui concluse:- ed è per questo forse che tu mi odi.-

Facevano ancora parte del Team Rocket quando il padre e la madre di Kojiro, in viaggio di piacere a Kalos, lo incontrarono. Appena i loro sguardi si incrociarono, Kojiro, coraggiosamente, si nascose dietro Musashi usando Nyasu per coprirsi il volto, nella speranza che i genitori non lo riconoscessero.
- Oh quanto sei sciocco Kojiro, sei stato nel mio ventre 9 mesi, ti riconoscerei ovunque!-
- Non pensavamo di incontrarti qui, che piacevole sorpresa!-
Musashi e Nyasu ridacchiarono, lei si scostò arresa e Nyasu si liberò graffiando il ricco rampollo dritto in faccia.
- Giacché ci siamo ritrovati lascia che ti parli- disse il padre e il ragazzo rifiutandosi categoricamente tentò di fuggire, i suoi stessi compagni lo bloccarono.
Kojiro:- Lasciatemi andare!!- Disse loro arrabbiato.
Musashi lo minacciò:- Ascolta quello che ha da dirti! Magari vuole darti un po' di paghetta!- Sghignazzò.
- Dubito- sputò il ragazzo:- Penso voglia darmi il patrimonio in cambio del mio essere celibe.-
- Vai a parlagli- lo spintonò tra le braccia del padre tirando lui un ceffone sulla nuca.


" Chissà" pensò Musashi rimanendo in silenzio in quel vagone " se non fosse stato per la mia solita impulsività forse tu adesso saresti ancora con me e Nyasu", strinse i pugni alle ginocchia nude "pensare poi che la prima volta che scoprii di quella folle della tua promessa sposa feci lo stesso errore. Eppure ai tempi, ancora un po' speravo in un noi" lo guardò appena, timida " come abbiamo fatto a ridurci così?"

E così, per colpa di Musashi, Kojiro si ritrovò a parlare con il padre, seduti su una panca di una piccola parrocchia abbandonata mentre la madre rimase all'esterno coi due compagni malviventi.
- Che vuoi dirmi papà?- Non aveva mai il coraggio di guardarlo in faccia.
- Lo sai che voglio dirti. Io e tua madre non ci saremo per sempre.-
- State morendo?!- Chiese nel panico, poi ricordò lo stesso scherzo che lo ingannò ( e nemmeno tanto) la prima volta:- Non sarà di nuovo uno scherzo?!-
- Non stiamo morendo- diede anche lui un colpetto, elegante, sulla nuca:- Dicevo solo l'ovvio, non ci saremo per sempre, né noi, né tu.-
- Quindi?- Sbuffò.
- Ti abbiamo lasciato giocare abbastanza, ma dove vuoi andare così?- Indicò lui la R sul suo petto. Stettero un po' di tempo lì dentro a parlare, tanto che all'esterno l'imbarazzo era palpabile.
- E così fate parte del Team Rocket.-
- Mmm... sssì, noo?- Balbettavano i due cercando, scambiandosi sguardi, di capire cosa Kojiro avrebbe preferito che dicessero.
- Spero almeno stiate facendo bella figura lì dentro.-
- O questo assolutamente no- rispose sincero il pokémon e Musashi guardò altrove.
- Ah bene- disse la donna aprendo un ombrello per pararsi dal sole. - Volete venire qui sotto anche voi?- Propose con gentilezza ma i due di tutta risposta si allontanarono da lei ancora un po' e Kojiro uscì da quella parrocchia con lo sguardo basso.
- Allora, amore mio?- Chiese la madre.
- Lasciate almeno che parli con i miei compagni- rispose lui serio come non lo avevano mai visto, e il cuore di Musashi e Nyasu ebbe un battito in meno.


- Io non ti odio per quello- rispose dopo un po' la donna in quel treno.
- Ho lasciato il Team Rocket!- Esplose lui:- Ho lasciato voi, e tutte quelle promesse!- Prese le mani tra le sue, sfiorandole involontariamente le cosce, ancora una volta lei sussultò. Com'era strano, a volte il tempo sembra girare al contrario, l'abitudine si era di nuovo trasformata in imbarazzo.
- Credimi, non ti odio per quello. Lasciare il Team Rocket ha fatto bene a tutti noi! Abbiamo molto più successo ora.-
- Ah sì?- Rispose lui guardandola dalla testa ai piedi, non sembrava una donna di successo, lei tirò lui un ceffone ben assestato.
- E perché mi odi?- Chiese allora lui dolorante.
- Io non ti odio- cambiò allora lei frase, nella speranza di non dover più affrontare il discorso. - Anzi, sai cosa odio?-
- Dimmi.-
- L'avermi invitata al tuo matrimonio.-
Kojiro sorrise:- Pensa un po', di tutta questa storia invece, quella è l'unica cosa che rifarei.-
Lei lo guardò con le guance rosse portando le braccia conserte e stringendo le gambe.
Kojiro:- Il giorno più bello della mia vita, se non fosse che mi sposavo.-
Musashi:- Spero il tuo fosse volutamente sarcasmo.-
Poi però lasciò scivolare il viso sulla spalla di lui, il viaggio per Sinnoh era lungo, era meglio mettersi comodi. L'imbarazzo era tanto, eppure un tempo lo avrebbe fatto con tutta tranquillità; lui la lasciò così, le strinse la mano fino a quando lei, come una bambina, non si addormentò quasi sul petto di lui. " Arceus, maledizione!" Pensò alla giusta divinità visto che erano diretti verso Sinnoh " perché sei ancora così bella?!" Ora che lei dormiva poteva lasciarsi andare in quel pianto che aveva trattenuto per tutto il tempo, cercava solo di limitare i singhiozzi per evitare che la svegliassero. Strinse la sua mano ancora più forte e lasciò il viso nascondersi nei capelli di lei, bagnandoli appena di lacrime.
Ore dopo, il controllore, svegliò entrambi, erano arrivati a Sinnoh. 
  
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