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Autore: Scribbling_aloud    23/06/2023    1 recensioni
Siete anche voi dell'idea che un ragazzo come il nostro Harry Potter dopo: infanzia con gravi carenze di affetto e tutori abusivi, traumi pesanti in adolescenza con minacce di morte, perdite di affetti rilevanti nel corso della vita, non avrebbe mai potuto avere una vita troppo facile con una famiglia alla mulino bianco e soprattutto una mente equilibrata e serena?! Secondo me PTSD come se non ci fosse un domani. Questa è una trilogia molto poco magica che, in un crescendo, esplorerà la sua mente e la sua vita famigliare con i suoi mille problemi e difficoltà data da tormenti mai risolti, una popolarità cresciuta a dismisura che non lo fa vivere bene, fragili equilibri nelle sue relazioni che si frantumano. Partiamo diciannove anni dopo, esattamente dove ci ha lasciati la Rowling. Il Natale di quell'anno.
ATTENZIONE: comincia molto leggero, quasi frivolo, ma ci tengo a precisare che non è un testo per bambini. Da più o meno metà del primo libro e poi nel terzo, ci sono parecchi punti intensi, violenza e tratta temi delicati. Specie il terzo libro, dove ho raffinato un po' la mia scrittura quindi le immagini sono più vive.
E' una traduzione dall'inglese.
Genere: Drammatico, Hurt/Comfort, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione, Teddy/Victorie
Note: Traduzione | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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Capitolo 13 – Rivelazioni
 
Con la testa nel fuoco Harry stava chiamando Ted ma solo Andromeda aveva risposto. Ted aveva un turno al St. Mungo che doveva finire da lì a breve. Promise di fargli sapere che aveva chiamato.
‘Gli puoi dire che è urgente?’ Harry chiese prima di ritirare la testa.
Sunrise stava mangiando di gusto un budino nel suo seggiolone e Harry, che passeggiava su u e giù per la stanza, ogni tanto le rivolgeva delle fugaci occhiate. Poi, non riuscendo a contenere l’impulso, si sedette su una sedia di fronte a lei e, per la terza volta da quando Ginny se n’era andata, chiese ‘Amore mio, nel tuo sogno di che colore erano le mani dello zio George?’
Ma lei non rispose tutta presa dal suo budino. Harry prese uno strofinaccio verde dal piano cucina ‘Come questo?’ chiese mostrandoglielo.
Lei scosse la testa, concentrata a portarsi un cucchiaio mezzo pieno alle labbra.
‘Come quello?’ chiese indicando le tende gialle.
Sunrise le guardò appena e poi scosse di nuovo la testa ‘Come il mare.’ Cinguettò tuffandosi nuovamente nel budino.
Harry non sapeva cosa pensare. Era esattamente quella frase che aveva fatto scattare qualcosa quando a casa di George si stava parlando del suo incidente.
Era rimasto paralizzato nel sentirlo, ricordando Sunrise esclamare la stessa cosa quando raccontava il suo sogno, e non era stato capace di pensare a nient’altro per tutto il giorno. Quando Ginny aveva espresso il desiderio di andare a trovare Luna per parlare ancora un po’ del matrimonio, lui l’aveva incoraggiata nell’andare quel giorno per avere un po’ di tempo per riflettere.
Sfortunatamente, la riflessione non faceva altro che amplificare il senso di allarme non dandogli pace.
Non aveva condiviso la sua scoperta con Ginny, sicuro che avrebbe solamente minimizzato l’evento, ma Harry stava cominciando a essere seriamente preoccupato. Le coincidenze cominciavano a essere troppe.
Aveva bisogno di qualcuno di oggettivo per parlarne, qualcuno completamente privo di pregiudizi. E nella disperazione l’unica persona che gli venne in mente fu Ted.
Normalmente sarebbe stato titubante nel rivelargli qualcosa del genere. Nonostante tutto era molto giovane, e non sembrava giusto rivolgersi a lui quando sorgevano dei problemi. Doveva essere il contrario. Harry voleva essere quella persona per Ted. Ma per qualche ragione sembrava che lui fosse l’unico ad avere sempre problemi e infine, senza nessun’altra opzione e nessuno a cui rivolgersi visto che Hermione non era lì, e nonostante la sua reticenza, era lui, con i suoi trentotto anni, l’unico a chiedere consigli.
Dopo avere fatto su e giù per la cucina un numero incalcolabile di volte e dopo aver posto a Sunrise la stessa domanda per la quarta volta, uno scoppiettio nel fuoco lo fece scattare sull’attenti.
Ted era nel camino, bianco come una nuvola, il suo maglione troppo largo cadeva morbido su due gambe magrissime.
Sunrise esclamò estasiata il suo nome allungando le braccia per essere presa in braccio.
Lui sorrise intenerito e dirigendosi verso di lei per ubbidire, disse a Harry ‘Ho pensato di fare un salto, la nonna ha detto che è…’
‘Sì, sì! E’ urgente’ Harry lo interruppe impaziente ma poi, ricordando le buone maniere, chiese ‘Vuoi qualcosa da bere?’
Ted, confuso da questo cambio repentino, esitò un momento prendendo Sunrise dal seggiolone ‘…Sì, per favore. Un bicchiere…’ ma Harry incapace di concentrarsi su nient’altro lo interruppe di nuovo ‘Ted, ho bisogno del tuo parere’
Ted lo guardò preoccupato ‘Ok’ disse prendendosi con la mano libera il bicchier d’acqua che stava per chiedere e sedendosi su una sedia.
‘Riguarda…’ Harry cominciò ma poi si fermò esitante guadando Sunrise. I bambini a quell’età sembravano non ascoltare mai ma era dei registratori ambulanti pronti a ripetere tutto al momento sbagliato. Aveva già imparato la sua lezione. Sunrise sapeva più parolacce di tutti loro messi insieme e se ne serviva nei momenti meno appropriati davanti a Ginny.
‘…mia figlia…’ concluse. Nessuna reazione da parte di Sunrise.
Ted si rilassò contro la sedia facendo un sospiro cupo ‘Sì, lo so… Ho immaginato che prima o poi te ne saresti accorto…’ disse carezzando distrattamente i ricci di Sunrise.
Harry ne rimase stupefatto ‘Lo sapevi di già? Perché non me l’hai detto? Come te ne sei accorto?’
Ted scrollò le spalle ‘Era abbastanza ovvio guardandolo dal di fuori ma aspettavo che te ne accorgessi tu’
Harry, senza parole, crollò sulla sedia di fronte a lui ‘Ma…’ balbettò incredulo ‘Ti ha raccontato dei sogni? Quando?’
Le sopracciglia di Ted si inarcarono ‘Quali sogni?’
Harry rimase in silenzio. Guardò Ted studiosamente ‘Di cosa stai parlando?’
Ted rimase in silenzio. Guardò Harry con ingenuità ‘Niente’ tubò sorridendo rassicurante ‘Quali sogni?’
Ma Harry non si lasciò ingannare così facilmente ‘Ci ritorniamo’ lo avvisò ma desideroso di tirar fuori la sua storia prima, raccontò tutto a Ted in agitazione.
Ted ascoltò attentamente, non interrompendo e sorseggiando la sua acqua.
Sunrise stava giocando con lo straccio verde solo ogni tanto ripetendo qualche parola a caso.
Quando Harry arrivò alla fine della storia sulle mani di George, Ted, come Ginny, sembrò tutto fuorché colpito.
‘Non capisco perché ti stai preoccupando così tanto…’ cominciò e alla cui parole Harry quasi lasciò uscire un sospiro di sollievo. Se anche Ted pensava che fosse solo la sua mente che lavorava troppo, doveva essere così. Meglio essere pazzo e immaginarsi cose che quello di cui aveva timore. Ma come fu pronto a sentirsi dire “Ci stai leggendo troppo/sei paranoico/tua figlia è assolutamente normale/smettila di essere così nevrotico” Ted continuò assolutamente rilassato ‘Probabilmente è veggente’
Harry ne fu preso così alla sprovvista che rimase costretto in una paralisi per un momento.
‘Scusa?’ riuscì solo a balbettare.
‘Probabilmente è veggente’ Ted ripeté con la massima calma e tranquillità, come se stesse semplicemente affermando che Sunrise era sveglia per la sua età o che aveva la tosse.
Vedendo l’espressione esterrefatta sul volto di Harry, chiese ‘Perché? Tu cosa pensavi?’
Harry, senza parole, spostò lo sguardo su sua figlia che stava canticchiando una canzoncina allegramente con un po’ di muco che le colava dal naso. Sembrava tutto fuorché una veggente.
Si alzò in piedi e con un fazzoletto le pulì il viso e la prese dalle braccia di Ted che stava ancora aspettando una risposta.
‘Immagino quello, ma speravo di sbagliarmi’ disse in agitazione alla fine.
‘Perché?’ Ted chiese perplesso.
‘Non è normale!’ Harry esclamò stupito dalla mancanza di comprensione di Ted ‘e spaventoso!’ aggiunse stringendosi contro Sunrise come a volerla proteggere da un male sconosciuto.
Ted rise ‘Non sono d’accordo. Non è né una cosa né l’altra’ disse alzandosi in piedi e prendendo del pane dalla cucina ‘Non ho ancora cenato. Ti scoccia?’ chiese.
Harry scosse la testa ancora confuso e con la bacchetta fece comparire del cibo sulla tavola per accompagnare il pane, impaziente di sapere cosa Ted avesse da dire sull’argomento.
Ted prese della marmellata di fragole e mentre la spalmava sul pane continuò ‘Succede alle volte, non è così strano’
‘Cosa sai sui veggenti?’
Ted si sedette masticando il suo sandwich meditabondo ‘Possono vedere il futuro in molti modi diversi. Alcuni entrano in trances, alcuni tramite i sogni, altri nelle sfere di cristallo…’ prese un altro morso mentre Harry pendeva dalle sue labbra ‘Di solito donne, raramente babbani’ un altro morso ‘Si tramanda. È ereditario’
‘Allora è impossibile!’ Harry esclamò trionfante ‘Ginny me l’avrebbe detto se avessero avuto un veggente in famiglia!’
Ted smise di mangiare e lo guardò inquisitorio, inarcando le sopracciglia come a suggerire una risposta ma, non vedendo nessuna luce dietro agli occhi di Harry, gli diede un aiutino ‘E la tua di famiglia?’
Harry spalancò la bocca dalla sorpresa. Era così abituato a considerare i Weasley la sua famiglia che tendeva a dimenticare che ne aveva anche una sua solo che nessuno era più in vita. Si mise a riflettere su questa straordinaria nuova nozione. Poteva venire dalla sua famiglia. Non sapeva assolutamente nulla di loro; poco sui suoi genitori, ancora meno di poco sui suoi nonni, niente di tutti gli altri. Qualche volte si era domandato se ci fosse qualche lontano parente ancora in vita connesso a lui, ma non aveva mai sentito la necessità di fare delle ricerche, i Weasley erano abbastanza.
Queste riflessioni, però, ebbero il potere di tranquillizzarlo. Per qualche ragione, il pensiero che questo tratto fosse qualcosa che veniva dalla sua famiglia lo faceva sembrare meno spaventoso e innaturale e più qualcosa di cui andare fiero, una connessione con la famiglia che non aveva mai conosciuto.
Guardò sua figlia che stava allungando il braccio sopra al tavolo per raggiungere il barattolo di marmellata e sentì un’ondata d’amore per quell’esserino ricciolo e lentigginoso e, visto che solitamente queste ondate tendevano a coincidere con la pratica di viziarla, prese un cucchiaino, lo intinse nella marmellata e glielo porse che tutta felice se lo infilò in bocca con un sorriso.
‘Se Ginny lo chiede, ha mangiato carote bollite, fagiolini e bastoncini di pesce’ disse a Ted.
‘Una dieta bilanciata’ Ted ribatté finendo il suo sandwich e prendendosi una mela ‘In questo caso dovresti farli sparire. Se trova il pasto intoccato sarà abbastanza ovvio che Sunrise non l’ha mangiato, non pensi?’
‘Molto saggio’ Harry rispose grato e, facendoli apparire sul tavolo con la bacchetta, lo esortò ‘Vai, per te’ spingendoli verso di lui.
‘Ho appena mangiato un sandwich con la marmellata e ora sto mangiando una mela!’
‘Mangiali!’ Harry ordinò severamente ‘Sono il tuo padrino e mi devi ubbidire!’
‘Hey!’ Ted ritorse ‘Sono il padrino di Sunny e ho il diritto di dire la mia sulla sua dieta allora!’
‘Solo quando non ci sono. Ora come ora, sono io il genitore responsabile. E il genitore responsabile vuole vedere la sua bambina felice. Sei felice, tesorino del papà?’ Le chiese con un tono più dolce dandole direttamene il barattolo di marmellata cosicché potesse servirsi con più facilità.
‘Sì, papà’ lei cinguettò approfittando ampiamente dell’opportunità.
‘Quindi pensi che sia una veggente?’ chiese a Ted che osservava la scena scettico. Ted si tirò il piatto contro e cominciò a mangiare le verdure lasciando i bastoncini di pesce per Harry ‘Se quello che dici è vero, potrebbe esserlo. Presta attenzione ai prossimi sogni e vedi cosa succede.’
Harry annuì mentre faceva sparire nella sua bocca i bastoncini di pesce e gli chiese come stava Victoire.
Era sorpreso che ancora non si fossero sposati o almeno che non andassero a vivere insieme; era già parecchi anni che erano una coppia e gli sembrava naturale che facessero quel passo. L’aveva imputato alla reticenza di Ted di lasciare Andromeda da sola ma quando fu interrogato sull’argomento, lui ammise che quella era solo una delle ragioni, rivelando a Harry che il suo salario era ancora troppo basso per permettergli di prendere casa insieme. Le abitazioni magiche erano costose anche fuori da Londra essendo poche e difficili da costruire per via della presenza babbana. Molte streghe stregoni solitamente acquistavano case babbane e le trasformavano come Hermione e Ron avevano fatto. Ma ci volevano molti soldi per la conversione visto che dovevano essere consultati esperti essendo gli incantesimi da operare numerosi e complessi e servivano permessi.
Ted non se lo poteva permettere, neanche aggiungendo il salario di Victoire. Quando Harry aveva scoperto questa difficoltà, gli aveva subito offerto Grimmauld Place, ma Ted aveva rifiutato asserendo che James e Albus ne avrebbero potuto avere bisogno in futuro. Harry aveva insistito; sembrava poco probabile che ne volessero fare qualcosa. Albus, l’unica volta che vi si era recato da bambino, ne era rimasto così terrificato che aveva rifiutato categoricamente di rimetterci piede anche quando cresciuto e anche James si era disgustato vedendo le teste degli elfi domestici attaccate ai muri.
Quindi, era intenzionato a comprare un appartamento a testa quando sarebbero stati abbastanza grandi. Stava cominciando già a tenere gli occhi aperti con Ginny per qualche buon affare per James. I soldi non erano mai stati un problema. Harry era già ricco di nascita e la situazione era solo che migliorata avanzando nella sua carriera. In più, dopo la nascita di Sunrise, sotto pressione dei media, lui e Ginny avevano rilasciato un’altra intervista posando per una foto di famiglia. Solo il cachet per quella era abbastanza per l’acquisto di un appartamento più che decente.
Per queste ragioni, non aveva assolutamente nessun bisogno di Girmmauld place e, sicuro che anche Sirius avrebbe approvato, sarebbe stato contento di passarla legalmente a Ted, che sembrava l’unico a sentirsi a proprio agio tra quelle mura.
Nonostante Ted considerasse Harry come un fratello maggiore, Harry considerava Ted come uno dei suoi figli con annesso dovere di aiutarlo ma Ted non la pensava allo stesso modo ed era reticente nell’accettare soldi o regali costosi.
Dopo una piacevole chiacchierata, Ted fu pronto per andare. Sunrise gli stampò un bel bacio umidiccio al sapore di fragola sulla sua guancia liscia e lui entrò nel camino con della metropolvere nella mano. Solo in quel momento Harry si ricordò improvvisamente dell’inizio della loro conversazione.
‘Aspetta una momento!’ gridò prima che la polvere potesse scappargli dalla mano.
Ted lo guardò interrogativamente.
‘Lascia quella polvere e torna qui’ Harry gli ordinò severo indicandogli la sedia che aveva appena lasciato.
Un velo di comprensione calò sul volto di Ted e visto che sembrava intenzionato a una fuga veloce lasciando cadere la polvere, Harry lo guardò minaccioso.
‘Non ci pensare neanche’
Sunrise ripeté l’ingiunzione copiando la stessa espressione e lo stesso tono di Harry, il suo visetto minaccioso tutto macchiato di marmellata.
‘Siediti’ Harry gli ordinò (seguito dall’eco della voce di Sunrise) indicando insistentemente la sedia e Ted, riluttante, rimettendo a posto la polvere nel barattolo, ubbidì.
‘Allora???’ Harry sbottò visto che Ted non emetteva un suono ‘Cosa pensi che avrei dovuto notare su Sunrise?’
Sunrise si rizzò su sentendo il suo nome.
‘Harry, non so se…’ Ted disse tutto esitante evitandone lo sguardo.
‘Voglio sapere’ Harry replicò serio mentre Sunrise stava cercando di catturarne l’attenzione con una serie di “papà” uno dietro l’altro.
‘Ora no, amore. Fammi prima parlare con Ted’ Harry le disse severamente.
‘Devo fare la pipì’
Harry scattò subito sull’attenti; c’era sempre un lasso di tempo molto breve tra l’ammonimento e il disastro dato che Sunrise aveva smesso da poco l’utilizzo dei pannolini.
‘Non provare a filartela’ abbaiò nella direzione di Ted mentre si fiondava in bagno con Sunrise.
Quando di ritorno, il prima possibile, Harry fu sorpreso di trovare Ted ancora lì, avendo temuto una fuga.
Invece, era seduto compostamente sulla sua sedia, tamburellando le sue lunghe dita sul tavolo, lo sguardo languido fuori dalla finestra.
‘Ok’ disse mettendo una Sunrise con il viso pulito e la vescica vuota sul suo seggiolone ‘Ora lasci parlare papà e Teddy come una brava bambina, va bene?’ le disse prendendo dal cassetto un foglio e dei pastelli e mettendoglieli di fronte.
‘Sì, papà. Io sono una brava bambina. Faccio un fiore’ disse afferrando avidamente un pastello e attaccando il foglio con veemenza.
Harry si sedette di fronte a Ted che sembrava a disagio ‘Sto ascoltando’ disse tirandosi più vicino con la sedia.
Ted, ansioso, si passò una mano tra i capelli bianchi che con ogni tocco diventavano un po’ più lunghi ‘Pensavo che te ne fossi accorto da solo...’
‘Accorto di cosa?’ Harry sbottò piombando lentamente ma stabilmente in un inizio di irritazione.
Ted si bloccò non riuscendo a trovare le parole giuste, i suoi capelli che gli erano già arrivati alle spalle riflettendo i guizzi di luce delle fiamme.
‘Ti ricordi cosa ti ha detto la maestra di Sunrise riguardo i suoi pianti?’
‘Certo. Ne hai capito la ragione?’ Harry chiese immediatamente interessato, la sua irritazione che spariva in un secondo.
‘Penso di sì’ Ted ammise esitante.
‘Perché quindi?’
Ted smise di parlare, il suo sguardo vagò brevemente sul pavimento ma poi si fissò su di lui ‘Perché eri giù di morale’ disse tutto d’un fiato.
Harry pensò di aver capito male ‘Scusa? Cosa vuoi dire?’
‘Quando sei giù, tipo molto giù, lo è anche lei’
Harry fece un sorrisetto forzato ‘Stai scherzando, vero?’ disse scuotendo appena la testa e incrociando le braccia sul petto appoggiandosi allo schienale.
Ted scosse la testa, i suoi lunghi e lisci capelli che si muovevano con leggerezza attorno al suo viso ‘E non penso che sia solo tristezza. Penso che siano tutte le emozioni forti.’
Harry ridacchiò, socchiudendo gli occhi, l’irritazione che si faceva largo ‘Ted è ridicolo! Come può saltarti in mente una cosa del genere! È impossibile!’
Ma mentre diceva questa frase, una subdola voce nella sua testa si faceva avanti, sussurrando.
Sai bene che non è impossibile.
La zittì velocemente con un guizzo di terrore, il suo viso si incupì considerevolmente.
Ted lo fissò un momento ma poi chiese ‘Quando sei andato a prenderla quel giorno, la maestra ha affermato che ha pianto tutto il pomeriggio, giusto?’
Harry mosse appena la testa in assenso fulminando minacciosamente Ted.
‘Cos’hai fatto quel pomeriggio?’
‘Sicuramente non stavo piagnucolando nel mio ufficio’ lui sogghignò innervosito.
‘Harry, lei piange perché è l’unico modo in cui un bambino può esprimere la tristezza. Cosa stavi facendo? Pensaci!’ chiese infervorato.
Harry sbuffò. Si ricordava benissimo cosa stesse facendo, stava visitando le famiglie dei suoi colleghi deceduti e la pesantezza provata quel pomeriggio era ancora con lui ma mantenne il suo acido silenzio non volendolo ammettere. Era solo una coincidenza. Non provava nulla.
Ma Ted abituato a dover leggere la mente di Harry quando si parlava di argomenti delicati, non aveva bisogno di una risposta ed era in grado di dedurre tutto solo dall’aurea cupa che lo circondava.
‘E la maestra ha detto che è cominciato da due settimane?’
Harry era a quel punto rigido come un tronco e non stava neanche più annuendo ma Ted già proseguiva con un’altra domanda, alzandosi nell’impeto ‘E l’attacco al mago oscuro era stato più o meno due settimane prima, giusto?’
‘Ted, non vuol dire…’ borbottò cupamente ma Ted lo interruppe camminando verso la cucina e, appoggiandocisi contro perso nei suoi pensieri, sparò un’altra domanda ‘E quando era da me e ha cominciato a piagnucolare tu stavi “leggendo”, giusto?’
Harry, i suoi occhi fissi su Ted, cominciò a sentire sopra all’irritazione, anche disagio ma Ted, che non stava più aspettando delle risposte e seguiva solo il filo dei suoi pensieri, continuò ‘E quella sera che eravamo qui a cena e tu eri incazzato, no? E Sunny stava facendo i capricci. Quando tu sei uscito, lei ha continuato a farli per una decina di minuti e poi si è calmata. Cos’è successo quando eri fuori?’
I suoi capelli cominciarono ad arricciarsi con ogni domanda diventando molto simili a quelli di Harry e Sunrise ma di un bianco purissimo.
Harry a quel punto non si sentiva più molto sicuro, quella sera era effettivamente furioso, ma poi aveva incontrato il ragazzo e la stranezza dell’incontro lo aveva calmato. Tutto combaciava in modo sorprendente ma, testardo, aveva creato una barriera e non voleva riconoscere la veridicità delle parole di Ted.
Fece un goffo mezzo sorriso scuotendo la testa ‘Non è possibile Ted. Sta solo recependo l’umore che c’è in casa’
‘No’ lui disse risoluto ‘Sta recependo il tuo di umore’
Harry sobbalzò sprofondando sempre più nella rigidità e nell’irritazione. Si massaggiò il collo cercando di combattere il senso di fastidio. Questa storia di recepire stati d’animo non era nuova per lui e gli portava alla mente cupi e spaventosi momenti della sua vita in cui era lui che incanalava emozioni forti da un’altra persona e il parallelismo non era piacevole.
Ted, percependo le onde di ostinazione emesse da Harry, si mosse verso Sunrise, la prese in braccio e prendendo tutte le cose che stava usando per disegnare, la portò in salotto. La fece sedere sul tavolino basso con i suoi pastelli e il foglio ‘Sunny, ti lascio qui solo un momento da sola, sono nell’altra stanza con il papà, va bene? Chiudo la porta, ma non ti devi spaventare, siamo lì, va bene?’
Sunrise annuì energeticamente prendendo subito uno dei suoi pastelli impaziente di ricominciare il suo disegno.
Harry si era alzato e stava seguendo curiosamente questo scambio dalla cucina. Ted chiuse la porta dietro a Sunrise e poi facendo segno a Harry di spostarsi chiuse la anche dietro di loro.
Harry fece una smorfia ‘E ora? Mi vuoi fare il lavaggio del cervello? Ti avviso, hai solo cinque minuti. Questo è il lasso di tempo che Sunrise riesce a stare da sola’ borbottò sedendosi in una fitta di ribellione.
Ted gli sorrise e scrollò le spalle, poi prese il suo bicchiere d’acqua offrendone anche uno ad Harry.
‘Com’è andata in Diagon Alley? Avete preso l’orologio? Me lo fai vedere?’
Harry prese il bicchiere sospettoso ma non avvertendo trappole in una domanda così sconnessa alla questione precedente, azzardò una risposta e andò a recuperarlo per mostrarglielo. Ted gli fece i complimenti raccontando colloquialmente che era stato lì il giorno prima con Victoire.
I problemi incontrati da Harry quando si recava in Diagon Alley erano gli stessi che incontrava anche lei. Era fermata ogni pochi passi da uomini che le rivolgevano dichiarazioni esclamando l’impossibile per catturare la sua attenzione.
A conoscenza della cosa, Harry ridacchiò ‘Com’è andata?’
Ted fece un mezzo sorriso ‘Niente di nuovo. Le solite dichiarazioni assurde. Il vincitore rimane sempre Ron comunque’
‘Per quello che ha detto a Victoire a Natale?’ Harry chiese improvvisamente curioso ricordando l’accenno fatto da Victoire l’ultima volta che si erano visti.
‘In realtà, quello che ti ha detto era solo parte di quello che è successo’ Ted ammise, un sorrisetto che gli si espandeva sul volto nonostante cercasse di reprimerlo. Maliziosamente avvicinò la sua sedia a quella di Harry e piegandosi verso di lui bisbigliò cospiratorio nel suo orecchio.
Harry quasi si soffocò con l’acqua che stava bevendo, e tossendo si lasciò andare ad una risata così intensa che gli portò le lacrime agli occhi.
Ted, sorridendo serenamente, si alzò e andò ad aprire entrambe le porte della cucina e del salotto.
Sunrise non stava più disegnando scossa da una pura risata piena di allegria.
   
 
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