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Autore: CyberNeoAvatar    28/06/2023    2 recensioni
Nell'immensa regione di un mondo fantastico nota come Proéyld, o ‘ Landa dell'Origine’ per via dei miti ad essa correlata, esiste un particolare potere chiamato Foundation, il quale prende le sue abilità basandosi su luoghi ed elementi di luoghi. Dopo la morte del sovrano di questa terra, però, i possessori di tale potere hanno preso a sparire uno dopo l'altro; questo fatto si intreccia con il viaggio di Evret, un giovane personaggio che sembra sapere chi ne è la possibile causa, e il cui passato sembrerebbe nascondere qualcosa legato all'accaduto...
Così verrà sancito l'inizio di un viaggio che porterà Evret e i suoi alleati attraverso la regione alla ricerca della verità sulla natura delle sparizioni, una verità che nasconde ben più di quanto possano immaginare.
Avvertenze:
Questa è una storia originale che viene consigliato immaginare come una versione scritta di un manga o di un anime per com'è sviluppata. I suoi contenuti sono stati sviluppati senza copiare nulla, di conseguenza ogni possibile somiglianza/uguaglianza tra questa e altre opere è solo frutto di coincidenze. Ogni eventuale disegno inserito al suo interno servirà soltanto per aiutare l'immaginazione, anche se non dovesse essere in qualche modo perfetto.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 5 – La Piana dei Pilastri.

 

Con il sopraggiungere del suo svenimento, gli artigli e tentacoli della Foundation di Derow presero a spezzasi in frammenti che si dissolsero nell’aria, mentre il Sign sul dorso della sua mano, tornato brillante per qualche istante, si spegneva nuovamente a partire dalle estremità delle proprie venature fino al loro centro.

« Grooooo...».

La sconfitta del guerriero della foresta portò i due Leokàmi che avevano seguito la parte dello scontro nella radura ad assumere un atteggiamento più impaurito. Quando videro lo sguardo di Ev andare alla loro direzione, questi lanciarono un verso ben più rumoroso e pieno di timore, nel gettarsi via da dove erano venuti.

Una volta che se ne furono andati, Ev si piegò immediatamente su un ginocchio, ansimando.

« Anf...» sbuffò lui, guardandosi distrattamente le Rocciasezioni della Foundation: non l’aveva avuto, il tempo di notarlo... ma erano così pieni dei graffi infertigli da Derow, graffi così profondi, che era incredibile che fossero ancora pezzi unici... dopotutto, non più tardi di qualche istante fa, era già riuscito a sfondare parte della loro robustissima roccia.

Ma non poteva stare fermo lì, e lo sapeva. Si risollevò sul ginocchio, e tenutosi una mano sulla spalla ferita procedette più in fretta possibile al di là della radura, lasciando solo Derow sul posto, con un pensiero preciso in mente.

‟ Sein... Cabel...”.

Quei due Leokàmi sembravano rimasti spaventati dalla vista della sua vittoria, ma stava a significare che se ne sarebbero andati insieme ai loro? Se non era così, potevano aver già attaccato i suoi amici... qualcosa che doveva impedire a tutti i costi...

Uscì dal tratto di foresta in cui l’incontro l’aveva trascinato, e tornò così alla ̔ fossa’ in cui erano rimasti intrappolati dalle bestie.

« Ev!».

Appena arrivato, venne accolto dalla voce di Sein, che insieme a suo fratello Cabel si trovava proprio al di sopra della radura a conca, entrambi con le armi in pugno. Con suo grande sollievo, non vide alcuna traccia dei Leokàmi che l’avevano circondata.

« Ehi, amici!» sorrise Ev, sollevato, mentre questi gli andavano incontro.« Siete tutti interi?».

« Beh, sì.» si toccò i capelli Sein.« Poco fa quei Leokàmi hanno ruggito come matti e si sono dispersi ai quattro venti. A quel punto siamo usciti da questa trappola usando l’albero abbattuto da Derow come ponte...».

« Dal momento che sei tornato, suppongo che il motivo del loro abbandono sia il fatto che tu abbia sconfitto quel pazzo di Derow.» suppose Cabel. Il suo sguardo si era posato sulla Foundation ̔ trasformata’ di Ev.

« Sì, è così.» annuì Ev seguendo il suo sguardo. Visto l’apparente pericolo sventato, non aveva più bisogno di tener attiva la sua Foundation. Frammentò anche la propria come era accaduto a quella del suo avversario battuto, ritirandola all’interno del Sign del suo braccio.« D’altro canto, sono io il più forte, AHAHAH... ahi, fa male ridere...».

« Ti ha conciato per le feste, eh?» osservò Sein, guardando la ferita sulla sua spalla – a cui si aggiungevano quella sulla schiena e le altre ricavate sul volto e in altri punti.« Sarebbe meglio darci un’occhiata...».

« Non voglio sembrare menefreghista a riguardo, ma dovrà tenersele tamponate come potrà, per il momento.» disse bruscamente Cabel, lanciando un’occhiataccia ai dintorni.« I Leokàmi se ne saranno anche andati, ma niente ci garantisce che passato lo spavento non tornino a cercarci, il che significa che dobbiamo raccattare in fretta le nostre cose e alzare i tacchi.».

« Accidenti, hai ragione tu, Cabel!» realizzò le sue parole Sein con apprensione.

« Vi aiuterò anch’io...» propose Ev, seppur con evidente stanchezza.

« No, conciato come sei conviene che ti riposi.» obiettò Cabel, mentre riponeva nel fodero sulla sua schiena la Misàchi.« Riprenditi dallo scontro, ci occupiamo io e Sein di recuperare tutto.».

« Ma-».

« Niente ̔ ma’, ci saresti solo d’intralcio.».

« Lascia fare a noi, dopotutto tu hai fatto abbastanza mettendo k.o. quello squilibrato.» gli rivolse un occhiolino Sein.

« Uff... ho capito...» sbuffò Ev, abbandonandosi a sedere sull’erba del terreno.

Così, mentre il ragazzo con la Foundation si occupava di tenersi con qualche pezzo della parte bassa della propria maglia le profonde ferite inflittegli, i due fratelli riuscirono a trovare il modo di far uscire anche la Salamandra-Lupo da trasporto dalla fossa, e raccolto tutto issarono Ev sopra la cavalcatura, dandogli anche un panno da premere meglio sulle ferite, presero con loro parte dei propri bagagli per non rallentare troppo la Salamandra – in quanto già carica sia del resto che di Ev stesso – e si affrettarono a mettere più distanza possibile tra loro e il luogo dell’agguato.

Forzarono la marcia per un bel po’ di tempo, ma stava di fatto che nonostante fosse ormai calato il buio riuscirono comunque ad attraversare le ultime fila di alberi e a proiettarsi all’esterno della pericolosa boscaglia, incolumi.

« Finalmente fuori.» sospirò sollevato Sein, guardando alle spalle l’oscura uscita della Foresta Fronderoccia.« Viste le premesse, spero di non rimettere più piede in quel posto...».

« Lamentati dopo, non possiamo stare fermi qui davanti.» cercò di guardare più lontano Cabel.« Il cielo stellato ci dà una mano... c’è ancora abbastanza visibilità qua fuori, e laggiù vedo un’altra scarpata simile a quella che abbiamo disceso per arrivare qui... Arriviamoci in fretta, laggiù dovremmo essere abbastanza lontani dalla foresta da non rischiare di vederci aggrediti da quelle bestie.». Quindi procedette con grandi passi nella direzione scelta, seguito altrettanto in fretta da Sein e della cavalcatura montata da Ev.

Infine, raggiunsero di nuovo la pietraia facente parte della montagna del canyon precedente. La fortuna li guidò ad una sorta di piccola caverna naturale nascosta nella roccia del sentiero raggiunto, che si prestava molto bene per accamparsi. Scaricarono quindi il loro carico, con Cabel che trasse dei rami facenti parte delle loro cose e li dispose in un punto.

« Siamo sicuri però che sia bene accendere il fuoco?» gli domandò Sein, un po’ incerto.« Sai, pensavo a chi ha preso in consegna Lira... finora abbiamo sempre cercato di evitare di accenderne proprio per non richiamare l’attenzione dei suoi rapitori...».

« Anche se lo vedono, non abbiamo molta scelta.» rispose il fratello.« La priorità qui è di occuparci delle nostre ferite, e non possiamo certo farlo al buio. Comunque, considerata la direzione in cui si sono diretti e dove teoricamente dovrebbe sbucare il labirinto naturale della montagna da cui dovremmo riprendere a seguire le tracce, l’angolazione della caverna dovrebbe renderci difficili da individuare...». Detto questo, con l’aiuto di un acciarino, diede fuoco ai rami, accendendo il falò.

« Uh...» gemette Ev nel scendere intanto dal dorso della Salamandra-Lupo. Non è che il panno che gli avevano passato poco prima di partire avesse fatto tutto sto gran lavorone nel tener tappati le ferite: aveva un bel po’ di rivoli di sangue che gli scendevano dalla spalla e dalla schiena.

« Ce la fai?» gli si avvicinò Sein.

« Sì... Sì, certo... è solo che ho perso un bel po’ sangue, niente di più...».

« Sarà bene occuparsi di quelle ̔ cicatrici di guerra’, allora.» disse Cabel.

« Giusto.» concordò Sein.« Avanti, togliti la maglia, che ci diamo un’occhiata.».

A quella richiesta Ev divenne paonazzo in volto, e con uno scatto inaspettato balzò indietro affermando:« T-TOGLIERMI LA MAGLIA?! NO, FACCIO DA SOLO, GRAZIE!».

« Eh?» piegò la testa Sein, sorpreso dal suo atteggiamento.

« I-Intendevo dire... coff coff...» voltò lo sguardo il ragazzo con la Foundation, tossendo per darsi un tono.« … mi... mi occupo io delle mie ferite... lasciate fare a me.».

« Da solo?» ripeté il fratello più giovane tra i due amici.« Anche per la schiena? Guarda che sarebbe più facile se ti dessimo una mano.».

« State tranquilli... s-sono stato solo per mesi e mi sono occupato di ferite magari non peggiori di queste, ma ugualmente gravi.» li rassicurò Ev, serrando un occhio con quell’insolito rossore sempre in volto.

« Uhm...» fece Cabel, dubbioso.« Ti ricordo che hai appena detto di aver perso un bel po’ di sangue... sei certo di non aver bisogno?».

« N-No... ce la posso fare...».

Cabel rimase pensieroso. Poi sentenziò:« Come preferisci.».

« Ma dai, Cabel, non puoi dire sul serio: è malmesso, e una mano lo aiuterebbe di più.» protestò Sein.

« Il ragazzo è sicuro di farcela da solo, lasciamolo fare. Non siamo mica le sue balie.» chiuse gli occhi lui.« E poi, anche noi dobbiamo dare un’occhiata un po’ più approfondita alle nostre, di ferite: anche se le abbiamo sistemate abbastanza bene mentre Derow aspettava Ev per iniziare a combattere, un controllo più accurato ai ricamini che quelle bestie ci hanno procurato non guasta di certo.».

« Effettivamente...» dovette convenire il fratello minore, guardandosi il fianco dove la bestia che aveva dovuto fronteggiare aveva scavato, la cui fasciatura si era parecchio insanguinata, segno del sangue della ferita che era tornato a fuoriuscire, forse per via della corsa fatta. Lanciò un ultimo sguardo a Ev e sospirò:« Va bene... allora occupiamoci ognuno del nostro.».

« Chiaramente...» riprese Cabel, tornando a guardare Ev.« … se avessi bisogno di qualcosa, non esitare a chiedere.».

« Grazie... Grazie a tutti e due.» li ringraziò quest’ultimo, girandosi a prendere la propria sacca da viaggio con una mano e sedendosi girato dall’altro lato, mentre i suoi amici prendevano a loro volta i propri medicamenti.

Phew, c’era mancato poco, si disse... già era un miracolo che Derow non avesse graffiato un po’ più in alto, sulla schiena, oppure... beh...

Alla luce del fuoco, ognuno prese a occuparsi delle proprie ferite. C’era però da notare che Ev tendeva a rimanere più in disparte nel farlo, rivolto più all’ombra che alla luce nel togliersi la parte superiore del poco che la componeva e nel curare i propri tagli.

« Ti occuperesti meglio delle ferite girandoti in direzione del falò.» gli si rivolse Sein mentre Cabel gli dava una mano con il fianco.

« M-Mi viene meglio così, grazie.» chiuse gli occhi Ev, girando di poco lo sguardo, un po’ imbarazzato.

« Eh... strano te.».

« Avevi già delle ferite sulla schiena?» domandò Cabel, socchiudendo le palpebre: non gli era sfuggita che avesse alcune bende avvolte all’altezza della vita, mezze tagliate dai sanguigni segni delle unghie di Derow.

« Gulp... ehm... più o meno...» girò in fretta lo sguardo lui, deglutendo, intanto si passava con le dita una sorta di polvere tirata fuori da un’ampolla sulla spalla. Bruciava un bel po’.« Ah!».

In quel momento, una fiasca gli arrivò a pochi centimetri di distanza.

« Eh?» mormorò Ev, gli occhi color perla fissi intenti a guardarla.

« Prendila.» lo esortò il fratello maggiore di Sein.« È più efficace di quella polvere che stai usando.».

« Cos’è?» gli chiese il giovane.

« Un unguento ricavato mischiando al tutto frammenti di chele di Kàgide. Accelera di molto la cicatrizzazione, e non ci mette molto a fare effetto.».

« Uh... ok...» mormorò Ev, afferrando infine il contenitore. Ne versò un po’ sulla ferita che stava appunto curando: il liquido era pieno di scagliette, sicuramente i frammenti delle chele, ma il bruciore era più contenuto.

« Tieniti pure le fiasca intera, se vuoi.» disse Cabel, anticipando la sua domanda sul fatto che stava utilizzando una medicina che poteva servire a loro.« Io e Cabel ne abbiamo un’altra per noi.».

« A-Ah... allora non mi resta che ringraziarvi ancora...» sorrise Ev, abbassando un poco le spalle con un gemito sommesso per cercare di passarsi lo stesso unguento anche sulle ferite sulla schiena.

« Comunque, come si procede?» domandò Sein al fratello.

« Intanto, riprendiamo le forze: anche in piena forma non possiamo comunque metterci a cercare tracce con così poca luce, non in un territorio che conosciamo così poco... sarebbe troppo rischioso. Dormiremo qui, ma non appena sarà giorno dovremo rintracciare l’uscita di quella montagna che non abbiamo potuto attraversare e rimetterci a seguire le tracce di quei balordi. Il tempo stringe, e Lira aspetta soltanto noi per poterla salvare.».

« Giusto... e certo non ci esimeremo dal far saltare i denti a quelle carogne che la tengono prigioniera.» strinse un pugno Sein.« Non vedo l’ora di mettergli le mani addosso.».

« Naturalmente, stabiliremo dei turni di guardia per la notte.» continuò Cabel, serio.« Voi mettetevi pure comodi e riposate... visto che sono quello che ha preso forse meno sberle dei tre, farò io il primo. Poi sveglierò te, Sein, per il secondo turno. Poi toccherà di nuovo a me.».

« E io? Non faccio il turno di guardia?» girò la testa Ev.

« Certo che no, ti lasceremo tranquillo per questa notte.» rispose con semplicità la guida più anziana.

« Ma io-».

« Aaaah, basta ribattere sempre, Ev!» esclamò di punto in bianco Sein.« Capiamo il tuo volerti rendere utile, ma sei mezzo distrutto e queste ore di riposo ti servono di più che a noiatri, perciò accetta cosa abbiamo stabilito e basta, intesi?».

« I...Intesi...» annuì piano il ragazzo con la Foundation, un po’ impressionato dalla sua decisione.

Finite le medicazioni, e dopo che Ev ebbe indossato un cambio d’abiti che teneva nella sacca da viaggio identico a quello che portava prima e che il trio ebbe consumato una modesta cena a base di carne secca e gallette, il gruppetto legò ad un paletto che piantarono nella roccia la Salamandra-Lupo per essere sicuri che non scappasse – anche se anch’ella pensava più a riprendersi dagli spaventi e dalle fatiche della giornata, standosene accucciata a terra – e dispose delle coperte sul duro suolo. Ev e Sein si infilarono nelle proprie, mentre Cabel si sedeva accanto al fuoco con la sua gigantesca Misàchi da combattimento. C’era da notare che Ev si era messo più distanziato dai giacigli degli altri due compagni, quasi fosse diffidente nei loro confronti.

Ben presto, sia Sein che Ev piombarono in un sonno profondo. Cabel, con i sensi all’erta, accarezzava l’acciaio della propria arma. I suoi occhi scuri scrutarono Ev, mentre egli pensava:‟ Ev... Devo ammettere che non mi sono ancora fatto un’idea chiara di questo ragazzo. Per certi versi somiglia a Sein, eppure ho la forte impressione che ci sia qualcosa di... quasi fuori posto nella sua persona. Magari sono solo suggestionato dal fatto che non abbia voluto che lo aiutassimo con le ferite, o che ogni tanto arrossisca per un nonnulla... o che abbia rimostranze a svelarci perché non voglia far scoprire il suo Sign alle autorità...”. Scosse il capo, ‟ In ogni caso, è fuori dubbio che ci voglia aiutare. Ha rischiato la sua vita combattendo Ev per toglierci dai guai ed è anche tornato indietro a sincerarsi che stessimo bene. Non è un mio familiare come Lira o Sein, perciò qualunque sia la cosa che mi ha colpito di lui, rispetterò il suo silenzio... almeno per il momento...”. Quindi, tornò a visionare i dintorni.

 

Intanto, nella Foresta Fronderoccia...

Le dita delle mani di Derow iniziarono a muoversi, e il selvaggio guerriero iniziò ad aprire di nuovo gli occhi.

« Aaaah...» gemette lui, battendo le palpebre al buio.

Mosse la testa ai lati: non si trovava nello stesso luogo dove Ev gli aveva sferrato l’attacco finale. Era in un altro punto della foresta, dove riflessi chiari che dovevano essere prodotti da una vicina fonte d’acqua rischiaravano parzialmente l’ambiente circostante.

Furono quei riflessi e la luce degli astri splendenti che gli permisero di scorgere intorno a sé le sagome dei suoi stessi Leokàmi. Dovevano essere stati loro a portarlo fin lì, dopo la sua sconfitta.

« U...Ugh...» strinse i denti Derow, nell’alzare una mano e aggrappandola alla criniera di tentacoli del Leokàmi più vicino per tirarsi un po’ su. Trasse un po’ d’aria, poi sussurrò.« Ah... sì... ho... perso...».

Socchiuse gli occhi rossastri. Le botte che aveva preso erano servite a qualcosa... si sentiva particolarmente lucido. Realizzando meglio che mai la situazione.

C’era voluta una batosta del genere per...?

« Pff...» accennò un leggero sorrisetto divertito Derow. Pensò:‟ Bel lavoro... Ev... Ma una sconfitta resta una sconfitta... il che vuol dire che dovrò per forza renderti in prima persona i miei ringraziamenti...”. Infine, guardò di lato, in direzione della fonte d’acqua che produceva i riflessi poc’anzi descritti...

 

Nel cuore della notte, in un accampamento di tende dalla struttura quadrata inferiore...

« BELNOS, BELNOS!» esclamò un tale dal vestito con coprispalle e coprifianchi corazzati agganciati alla maglia con degli allacci tali e quali a quelli dell’abito di Sein che gli si collegano ad una copertura a protezione della gola, oltre a possedere anche dei copriginocchia bianchi aventi un cerchio diviso a due metà al centro, introducendosi di colpo subito all’interno di una di queste.

L’occupante della tenda, un uomo barbuto dall’aspetto simile a quello di un vichingo, intento a riposare a torso nudo su un’amaca stanziata in fondo alla stessa, aprì piano uno degli occhi con un grugnito infastidito.

« Che diavolo c’è, Laio?» rispose roco questo, girandosi sull’amaca.« Non ti avevo detto di non rompermi le palle mentre dormo?».

« Sì, ma... è tornato Zaehr!» replicò agitato Laio.

L’udire quel nome fu sufficiente a svegliare del tutto Belnos, che si gettò giù dal giaciglio in tempo zero, dicendo:« ZAEHR?! Sei sicuro?! A quest’ora della notte?!».

« Certo, non ho mica le traveggole!> protestò Laio.« Lui e gli altri sono tornati ora con i nuovi prigionieri.».

« Corpo di mille Grifodermi...» imprecò Belnos, prendendo in fretta e furia i propri vestiti.« Aspettami lì, che ci andiamo insieme!».

« Sissignore.» alzò un braccio in maniera disciplinata Laio. In meno di cinque minuti, Belnos si trovò fuori con una giacca bianca con diverse strisce di metallo che gli si congiungevano allo stomaco e che aveva anche intorno alle maniche, e pantaloni come quelli di Laio. L’accampamento, tenuto illuminato da fiaccole su alti piedistalli metallici disposte in punti strategici, non era troppo grande, ma lo era abbastanza da ospitare le più di venti tende presenti.

All’ingresso dello stesso incontrò con altri cinque uomini. Anche loro avevano il medesimo abbigliamento dell’uomo venuto a chiamare Belnos, e avevano con sé alcune Salamandre-Lupo femmina da carico.

« Guarda un po’ se quello non è il vice di Zaehr...» lo notò uno dei cinque uomini.

« Vedo che siete tornati molto tardi.» disse Belnos con voce burbera.

« Un’idea di Zaehr, con l’accampamento a poche ore ha preferito continuare la marcia anche se era già notte.» gli rispose un altro.

« Non che ci siano davvero dei pericoli, con lui in nostra compagnia.» aggiunse un terzo.

« O chissà, magari ci sperava in qualche imprevisto.» osservò un quarto.« Mi pare che di recente si stesse un po’ annoiando...».

« Questi sono dettagli, dov’è ora?» li interrompe Belnos.

« Ha accompagnato chi ha il compito di portare i nostri Sign-dotati nel carro-cella.» soddisfò la sua curiosità uno di loro.« Lo conosci, vuole sempre verificare con i suoi occhi che i nostri ̔ ospiti’ ricevano un’adeguata sistemazione... ahahahah!».

« Le squadrette di Eief e Kile ci hanno portato un totale di altre tre persone... non troppo male, per i tempi attuali. C’è anche una ragazza, tra di loro...» spiegò un altro.

Infatti, in un altro punto dell’accampamento, due delle guardie dell’accampamento stavano spingendo con l’aiuto delle proprie lance le tre persone catturate all’interno di un grosso carro su cui vi erano sbarre d’acciaio a formare una gabbia metallica in cui vi erano già un’altra decina di prigionieri.

« Tutti dentro... così... BENE!» esclamò una di quelle guardie, nel chiudere di colpo dietro alle tre persone sequestrate la porta d’ingresso che dava alla cella, situata oltre una sorta di cella più piccola affiancata in cui poteva piazzarsi una guardia per controllare i prigionieri, mentre il suo collega la chiudeva frettolosamente con una catena.« Forza, tendete verso le sbarre le vostre sporche mani: vi liberiamo dalle funi, così ci risparmierete la fatica di nutrirvi...».

« Molto bene...» sussurrò una terza persona che era con loro, nell’osservarli recidere le funi con le lance.

Quell’uomo doveva avere la stessa stazza, se non più maggiore, di quella di Cabel. Indossava pantaloni con gli stessi copriginocchia che avevano gli altri – quelli di Laio, insomma – con coperture per le gambe facenti parte degli stivali con strisce a V chiare che scendevano verso il basso, presenti in un’unica striscia pure sulla parte finale di ciascuna calzatura prima dell’estremità tonda in punta. Le parti basse erano coperte da un pezzo di ferro, con a fianco altre due coperture per l’anca quasi triangolari. L’armatura sulla parte superiore era robusta e divisa in due parti con le stesse strisce a V chiare dei coprigambe, unite da una sorta di cintura all’altezza del petto, e un pezzo di ferro davanti ai pettorali. Anche lui aveva coprispalle robusti e scuri, dietro a cui si intravvedevano due punte ferree. Per lo più le braccia erano del tutto scoperte, eccezion fatta per due polsiere estese con i lati in rilievo connessi da una striscia ciascuno. La sua testa presentava ben pochi capelli, solo due strisce distribuite ai lati della testa, lasciandolo praticamente pelato. Due basette gli si allungavano in basso dalle orecchie. Ma era il suo viso la cosa più particolare...

Sia sulla fronte che all’altezza del naso presentava due e dalle sopracciglia lunghe e cespugliose aveva delle brutte macchie dai colori venefici. Anche dal collo presentava una macchia simile, accompagnata da una più piccola. Anche alcune piccole ferite scure facevano a loro volta capolino su quel volto così deturpato, vicino agli occhi o alle basette, rendendolo ancor più rovinato alla vista.

« Zaehr, eccoti!». Era appena sopraggiunto Belnos insieme a Laio.

« Belnos, sempre pronto ad accogliere il tuo capo, mmh?» piegò il collo Zaehr. Il suo sguardo era apparentemente calmo, ma i suoi occhi mantenevano un’aria dura e, per certi versi, malsana, cattiva.

« Beh, sì...» ammise goffamente il vice. Guardò il carro-cella.« Ne abbiamo accumulati abbastanza di prigionieri, per ora, non ti pare?».

« Sì, possono andar bene.» ammise Zaehr.« Chi di dovere sarà soddisfatto del nostro lavoro, quando glieli porteremo.».

« Ne sono certo anch’io. Quindi... non resta che aspettare che torni anche Rios.».

« Già, e una volta che ricevuti da lui gli altri portatori di Signs che gli emissari che è andato ad incontrare hanno detto di aver catturato ripartirò appena possibile per consegnarli insieme a quelli che abbiamo accumulato qui.».».

« Dovrebbe tornare per domani, in base ai calcoli.».

« Lo so bene, probabilmente ci raggiungerà prima del tramonto. Intanto, fai una cosa: tornatene a dormire, e quando si sarà fatto giorno dai subito disposizioni ai soliti uomini perché si tengano pronti alla partenza.».

« Sarà fatto, Zaehr.» disse con umiltà Belnos, e insieme all’altro tirapiedi, Laio, si congedò dal suo interlocutore.

‟ Stupido leccaculi...” pensò Zaehr, con uno sguardo quasi disgustato, incrociando le braccia.‟ Ogni volta che lo vedo mi chiedo come faccio a sopportare la sua presenza... è così patetico vederlo sforzarsi tanto per mettersi sempre in luce con me. Ma se non altro è bravo a dirigere gli altri scagnozzi, il che mi risparmia un sacco di noiosi compiti.”. Girò gli occhi altrove. ‟ In ogni caso, Eief e Kile hanno eseguito a dovere i loro compiti. Tutto sta a scoprire se con questo carico siamo riusciti a far centro...”.

In quel momento, la sua attenzione venne catturata dalla gabbia dei prigionieri. Superò le guardie intorno ad esso, e pronunciò con fare noncurante, affiancandosi alle sbarre del carro:« Che c’è, signorina?».

Le sue parole erano rivolte ad una giovane fanciulla sui diciannove anni rannicchiata in quell’angolo della gabbia, tremante. I fluenti capelli di un rosso acceso le scorrevano sulla schiena, appoggiando sul lato destro del suo volto due ciocche lunghe e appuntite collegate ad una terza ben più grossa che si incurvava sul lato opposto verso una delle palpebre di un viso innocente, queste ultime ora chiuse in un’espressione spaventata nel tenere le braccia da prima legate abbracciate a sé stessa. Indossava una giacca verde scura che arrivava poco sotto l’anca, pressoché aperta se non per una coppia di lacci all’altezza dei seni di media misura che li tenevano collegati, con gli orli delle maniche cuciti in maniera da rimanere risvoltati e la parte sopra le spalle piegate dall’altra parte, mostrando i lati in rilievo. Anche in fondo alla stessa c’erano due parte rivoltate e cucite insieme per rimanere in quella posizione. Sotto portava una camicia abbottonata con il colletto a sezioni quadrate rivolto verso l’alto per coprirlo meglio, e una lunga gonna di tessuto bianco tenuta su da alcune fasce che si intravvedevano sotto la giacca. Due scarpette semplici di cuoio terminavano il suo look.

« Provi paura, eh?» dedusse Zaehr, osservando il suo rabbrividire.« Prima non sembravi terrorizzata a tal punto... Hai finalmente realizzato che non ci sono più possibilità di scappare?».

« Lasciala in pace, demonio!». Un altro degli uomini della gabbia era intervenuto, frapponendosi tra la ragazza e la figura dell’uomo.« Non le avete fatto abbastanza, portandola qui? Togliti di mezzo, oppure-».

« Chiudi il becco, verme.» replicò Zaehr, e senza alcun preavviso lo afferrò attraverso le sbarre della gabbia per l’abito e lo tirò contro il duro metallo.

« AGH!». La botta era stata tutt’altro che indolore.

« Non è con te che sto parlando... e qui dove sei non puoi permetterti di fare il gentiluomo.» sorrise lui, spingendolo di lato per la spalla. Gli altri prigionieri vicini lo afferrarono, chiedendogli delle sue condizioni, quindi tornò a rivolgersi alla ragazza:« Dicevamo? Ah già...» il suo tono si fece più compiaciuto, « Ti sei rassegnata, non è così? Rassegnata al fatto di essere alla mercé di Zaehr e dei suoi compari.».

« Io...» mormorò la ragazza. I suoi occhi azzurri si erano schiusi per assistere alla scena, e sembravano veramente impauriti. Schiuse piano le labbra.« … Io... potrei... potrei aver perso la speranza... sì...» scosse il capo, « Non... Non sono forte... e ho paura... ho così paura che... vorrei piangere...» serrò gli occhi:« Voglio tornare a casa... dai miei fratelli. Vorrei... essere forte come loro... ma ho paura... troppa paura...».

L’espressione gaia di Zaehr si spense. Sembrava aver perso d’un tratto quell’apparente interesse mostrato nel volerla tormentare. Poi si staccò dalle sbarre e le diede le spalle, allontanandosi da loro.

Una volta che ebbe troncato in quel modo la discussione, la sua attenzione si concentrò sull’uomo che l’aveva difesa di prima. Si avvicinò un po’ a lui, chiedendogli:« Stai... Stai bene?».

« Io sì... Non ti preoccupare, ragazza.» fece quello, scuotendosi mentre i suoi amici lo lasciavano andare.« Ma tu non avresti dovuto dargli la soddisfazione di sapere che hai paura. Anche se non lo ha dato a vedere quando se n’è andato, scommetto che quel bestione ne ha goduto un sacco.».

La ragazza si limitò a piegare la testa, sconsolata. Era una situazione così terribile... in balia di uomini violenti, e con il suo fato tutt’altro chiaro. Che le sarebbe successo? Cosa sarebbe accaduto a lei e a quei poveretti che erano nelle sue stesse condizioni? Sicuramente qualcosa di non buono... in cuor suo, sperò che almeno i suoi fratelli stessero bene.

‟ Cabel... Sein... datemi voi la forza...” pensò lei, con una lacrime agli occhi.

« Ehi, voi.» disse nel frattempo Zaehr alle guardie del carro-cella.« Fatemi un favore... vorrei che teneste d’occhio soprattutto la ragazza che c’è tra i portatori di Signs ingabbiati, se non vi dispiace.».

« Quella?» domandò la prima guardia, dandole un’occhiata veloce da lontano, « È solo una ragazzetta... perché dovremmo tener più d’occhio quella, quando ci sono un sacco di uomini forti intorno a lei che possono dar maggiori problemi?».

« Quelli non valgono nulla...» disse Zaehr.« Invece la ragazza ha più potenziale...».

« Eh? Non credo che...» iniziò a ribattere l’altra guardia. Per tutta risposta, Zaehr posò le braccia sulle loro spalle.

« Ragazzi, ragazzi, ragazzi...» sospirò il loro superiore, scuotendo il capo, « C’è una cosa che dovete sapere sulla vera forza... ed è che proviene dalla consapevolezza delle proprie possibilità e dell’accettazione propria condizione. Solo chi è conscio del suo stato davanti agli eventi è davvero in grado di trovare la forza per uscire dalle avversità...» socchiuse gli occhi « Ora, quella ragazzina ha ammesso apertamente di non essere una nullità, di aver paura... questo la rende più pericolosa di quegli altri pagliacci nella gabbia. Pertanto... fate come vi ho detto, se non volete che il peso di queste parole ve lo imprima nella carne.». Lasciò le loro spalle e si voltò per andarsene.

« Ma Zaehr-» cercò di replicare la seconda guardia, quando la prima lo tirò a sé avvisandolo:« Basta contraddirlo. Ricorda chi è lui... e che Foundation infernale possiede...». Infatti, mentre Zaehr cercava la strada della propria tenda, sul lato del bicipite del suo braccio destro rivolto verso il fianco destro, gli si poteva vedere lo stesso segno a mo’ di tatuaggio di venature verde scure esibito da Derow sulla sua mano sinistra e impresso anche sull’avambraccio sinistro di Ev... un Sign.

« Hai ragione...» mormorò l’altra guardia, disgustata.« Se solo gli va, può infliggerci torture indicibili con quella cosa. Pure Eief non voleva averci assolutamente nulla a che fare...».

« Nessuno sano di mente che lavori con Zaehr vorrebbe essere torturato dalla sua Foundation, mica solo Eief. E poi, in ogni caso, nessuno che si trova in questo accampamento può tenergli testa.».

« Tranne forse Akiow...».

« Non lo so... Akiow è davvero un tipo strano, non ho la più pallida idea di quali capacità realmente possieda, seppur sia innegabilmente fortissimo. Ma ho i miei dubbi in merito.» osservò la prima guardia.

« Uhm, già... chissà se i corpi senza vita di chi ha cercato questo posto e si è imbattuto in lui potrebbero darci un’idea chiara in merito.» si chiese la seconda guardia.

« Inutile pensarci troppo, torniamo invece a fare la guardia. Non vedo l’ora di finire il turno per farmi una bella dormita.» disse l’altra guardia, riprendendo la propria sorveglianza con il compare.

 

« Ci sei, Ev?».

« … zzz... eh?» batté le palpebre Ev, svegliandosi. Alzò la testa, grattandosela con un piccolo sbadiglio.« È già giorno?».

« Direi di sì, e da parecchio anche.» gli rispose Sein, proprio colui che l’aveva svegliato.« Accidenti, non credevo fossi un dormiglione... però è pure vero che ieri ne hai avuto di filo da torcere...».

« Uh? Quindi... NO, HO DORMITO DI NUOVO TROPPO?!» esclamò esterrefatto Ev. Ma il sole in alto era già di per sé una gran risposta a riguardo.

« Ebbene sì, ma non temere, Cabel è già andato avanti a cercare le tracce. Giusto per dare un po’ più di tempo a te per riprenderti.» lo rassicurò Sein.

« Uff... mi dispiace però.» sbuffò Ev, spostando via la coperta dalle caviglie.

« A me invece mi è piaciuta la tua reazione, vuol dire che le tue ferite sono già in condizioni ottime.» osservò la minore delle due guide.

Il ragazzo con la Foundation lo guardò un attimo, poi si tastò la spalla e la schiena. Ehi, era vero, si disse: ancora gli facevano male, ma era un dolore più che sopportabile. Riusciva a sentire sotto gli abiti che dovevano essersi già in parte cicatrizzate... e dopo una sola notte. Quell’unguento era veramente miracoloso.

« Fame?» gli chiese lui, allungandogli una galletta.

« Sì...» annuì Ev, prendendola e staccandone un morso.« Uhm... non dovremmo raggiungere Cabel?».

« Non preoccuparti, lui è il più assennato tra noi due, non farà mosse avventate da solo.» disse lui, sedendosi distrattamente.« Tornerà a momenti, vedrai: in base ai suoi calcoli l’uscita dal labirinto naturale era poco lontana da qui, come minimo avrà già ritrovato le tracce.».

« Aha...» mormorò lui, masticando. Ci fu un attimo di silenzio...

« Posso farti una domanda.» chiese ad un tratto Sein.

« Ah? Ehm, certo.» annuì in fretta Ev.

« Bene. Quando hai affrontato Derow l’altra volta, sono rimasto incuriosito da come hai respinto il suo ginocchio... Gli hai usato contro una luce verde chiaro... era sempre l’energia della Foundation?».

« Oh, sì, era quella.» ammise il giovane.« Durante i miei... allenamenti per controllare quanto più possibile la Foundation mi sono accorto che le linee verdi sulle dita trasmettono anche al palmo della mano molta energia, che può essere da lì liberata.».

« Oh-oh, interessante!».

« Però... non è tutta sta gran potenza, eheheh...» si toccò il mento Ev con un sorriso così così.« Quando viene liberata si disperde subito nell’aria... posso al massimo usarla per rallentare qualche colpo o per sbilanciare un corpo in equilibrio, come quello di Derow quando era su una gamba sola con il ginocchio sollevato.».

« Quindi è in questo modo che hai parato una ginocchiata del genere con la mano aperta... hai usato quell’energia per far rallentare l’attacco di Derow e poterla così bloccare...» comprese Sein.« Parola mia, la tua Foundation è sempre più intrigante.».

« Ti interessano proprio le Foundations.» osservò Ev.« Sembri attirato da ogni loro particolare...».

« È così strano? Dopotutto, una volta riportata a casa Lira, potremmo averne anche noi una in famiglia.» gli ricordò l’amico.

« A questo non avevo pensato.» sorrise il ragazzo.

« Allora, siete pronti?».

Proprio in quel momento, Cabel era spuntato da una piccola salita.

« Ah, Cabel!» si alzò subito Sein.« Trovate le tracce?».

« Ovvio.» disse serio lui.« Non passano certo molte persone da quella grotta, non c’era possibilità di sbagliarsi a riguardo. Proseguono verso un passo che sembra dirigersi al di là della catena montuosa... e se ci sbrighiamo li raggiungeremo anche noi.». Guardò Ev.« Ti senti a posto?».

« Sì, certo.» annuì Ev.« Credo di potermela fare anche a piedi.».

« Il che va bene, così potremo lasciare più bagagli possibili alla nostra Salamandra-Lupo. In marcia, dunque: Lira ci sta aspettando.».

In meno di cinque minuti, il gruppetto si rimise in cammino, diretto verso sud. Superarono la parte montuosa, aggirando le restanti montagne, fino a discenderla.

Dopo un tempo imprecisato occupato a seguire la scia dei carcerieri di Lira, dal duro terreno che componeva il suolo iniziarono a spuntare, sempre più numerosi, ciuffi di sterpaglie man mano che questo si faceva più pianeggiante. Allo stesso tempo, dei curiosi ammassi rocciosi si mostravano dal basso, la maggior parte simili per dimensioni e aspetto a pilastri naturali, altri semplicemente grandi come mura di edifici, disseminati per gran parte dell’area. Più lontano, un enorme picco svettava verso il vuoto di un precipizio che dava ad un altro paesaggio sottostante.

« Mmh...» fece Cabel, quando ebbe modo di sporgersi dal sentiero che sporgeva verso quel precipizio. Anche Ev ci si avvicinò, e che quando guardò di sotto notò uno dei fiumi della regione, e un’altra pianura anche più verdeggiante di quella c’era a Fìdi dall’altra parte della sua sponda.

« Questa dovrebbe essere la Piana dei Pilastri di cui abbiamo sentito parlare, vero, Cabel?» domandò Sein.

« Indubbiamente.» confermò Cabel.« Penso che da qui potremmo orientarci meglio, è un’area di cui i nostri colleghi ci parlavano a più riprese.».

« Meglio così. Comunque non mi pare di vedere le persone che stiamo seguendo, da quassù.» si attaccò a taglio la mano alla fronte Ev per cercare di vedere più lontano.

« Neanch’io... torniamo a seguire le tracce sul sentiero regolare.» si spostò da lì Cabel, tornando a seguire le impronte in compagnia di Ev, Sein e della loro Salamandra-Lupo.

Dopo un po’ arrivarono a breve distanza del picco avvistato un attimo fa. La strada era praticamente piatta ormai, non presentando più quasi nessuna pendenza.

Poi, mentre Cabel si piegava per studiare ancora le tracce con l’aiuto di Sein...

« Eh?» aguzzò lo sguardo Ev.

Sbagliava, o vicino ad una delle rocce della Piana vi era qualcuno?

« Cabel, Sein!» abbassò lo sguardo per chiamarli.

« Sì?» lo guardò Sein.

« Laggiù c’è...» indicò il ragazzo, quando si interruppe: non vi era più nessuno.« Ma...?».

« Che hai, Ev? Hai visto un fantasma per caso?» si rizzò con la schiena il ragazzo.

« No... non proprio un fantasma...» scosse piano il capo lui. « Ma... avrei giurato di aver visto invece qualcuno, più avanti...».

« Sarà la tensione, c’è da aspettarsi di veder arrivare qualcuno ad ogni passo, man mano che ci avviciniamo...» osservò Sein. Cabel, invece, mise una mano sull’impugnatura dell’arma sulla propria schiena.

« Dove hai detto che era di preciso, questo qualcuno?» domandò quest’ultimo. Sembrava nervoso.

« Laggiù, vicino a quelle rocce.» gli indicò di nuovo il punto da cui aveva notato la figura lui. Cabel si girò per andare a controllare.

Proprio allora un’ombra fuoriuscì veloce e silenziosa da dietro uno degli ammassi di roccia e arrivò in un istante sul gruppo, e fatti cadere lateralmente con un paio di spintoni in corsa sia Ev che Sein che si trovavano sulla sua strada balzò sulla Misàchi di Cabel, premendosi come una molla su di essa con le gambe e spingendolo in avanti in modo da far perdere l’equilibrio anche a lui.

« AH!» fecero Ev e Sein nell’impattare al suolo.

« Ugh!» esclamò Cabel, trascinato verso il basso anche dal peso della propria arma, ma prima che Cabel estraesse per intero il suo strumento da battaglia l’aggressore, tornato istantaneamente in posizione con una manovra acrobatica, lo raggiunse di nuovo, gli salì sulle spalle e si proiettò davanti a lui con una spinta verso il basso per sbilanciarlo un’altra volta, per poi atterrare sulle mani di fronte all’aggredito e colpirlo in piena faccia con due calci tirati in rapida successione grazie ad una rapida rotazione del busto.« OUCH!». I due colpi furono tanto devastanti che uno schizzo di sangue partì dal naso del fratello di Sein mentre questi si schiantò pesantemente lì di fianco.

« CABEL!» esclamò Sein, rialzandosi in fretta insieme ad Ev dopo quell’inaspettato assalto per soccorrere il fratello, quando però l’attaccante misterioso tornò dalle mani sui propri piedi vicino al corpo esanime del fratello, costringendo entrambi a non fare un altro passo.

Il nuovo arrivato che si era posto dinnanzi a loro era forse la persona più strana che avessero mai visto. Saltava subito all’occhio che il suo volto era mascherato: vi era infatti una maschera con varie linee, chiara, intorno alle fenditure per gli occhi... o meglio, per l’occhio, poiché mentre un occhio di un tenue verde chiaro era visibile, l’altro era coperto da una sorta di lente scura, che si allungava come una benda a circondare un elmo argenteo che gli copriva la testa. Quest’ultimo era formato da una parte frontale appuntita ai lati e al centro, con altre due sezioni a punta per lato parallele che si alzavano fino ad una fenditura da cui si vedevano spuntare capelli color mogano, in mezzo ai quali passava il tessuto che teneva la lente della benda. Quattro lunghe punte che potevano passare per ciocche di capelli scendevano in basso e lateralmente da quell’elmo, mentre dietro la schiena cinque anelli con una striscia in mezzo facenti parti di una catena terminante con una lama pendente di pugnale che gli fungeva quasi da coda di cavallo per com’era posizionata.

Per il resto, la sua struttura agile era coperta da una tuta scura integrale, con coprispalle e linee nere – queste affiancate ad altre bianche in una dicotomia nero-bianca – facenti parte di una corazza leggera con un simbolo composto da tre anelli, due laterali ed uno superiore a cui erano collegati – e con una cintura dall’allaccio dotato di due punte discendenti all’altezza del petto, dei coprigomiti e dei vambrace con due strisce nere continue tra di loro, una normale cintura gialla, dei copriginocchia neri con la circonferenza in rilievo, coprigambe con due linee a V ciascuna nere e degli stivali con una striscia a forma di T che li attraversava sopra i piedi, questi ultimi divisi da una linea ciascuno che arrivava ad un pezzo rotondo e una V nera disegnata sugli stessi.

« Ehi... tu...» ringhiò Sein, tirando fuori la lancia dall’alloggiamento sulla sua schiena.« Non so chi tu sia, né perché ci abbia aggrediti... ma stai lontano da mio fratello, se non vuoi che ti sforacchi come un colabrodo!».

Lo sconosciuto non rispose. Si limitò a squadrarli con l’iride verde totalmente inespressiva che si ritrovava, per poi muovere alcuni passi verso di loro... passi che si trasformarono in una corsa fulminea.

« COS...?» si sorprese Sein, vedendoselo arrivare di corsa tanto rapidamente. Questi appiattì una mano e cercò di colpire il fratello minore di Cabel con quella mano, che per fortuna il giovane evitò con uno scatto.« E va bene, te la sei cercata!». Strinse forte la propria lancia con una mano e la usò per sferrare un fendente obliquo che l’aggressore evitò senza sforzo, per poi rispondere con un calcio diretto verso il suo fianco destro, ma interruppe la mossa quando notò che la lancia nelle dita di Sein si era rivoltata e si stava spingendo verso la sua maschera. Questo lo spinse a usare il vanguarde sul braccio destro per pararsi da quel taglio potenzialmente mortale.

« SEI MIO!» fece Sein, tirandogli un pugno con la mano libera. L’uomo misterioso abbassò la testa e gli lanciò a sua volta un potente sinistro nella bocca dello stomaco che lo fece tremare tutto.« COUGH!». Immediatamente si ritrovò le ginocchia dell’aggressore intorno alla testa, e venne proiettato con una forza notevole a qualche metro più in là dal misterioso individuo appena posizionatosi sulle mani.« AH!». L’aggressore iniziò quindi ad effettuare alcune capriole verso Sein e con un impeto volante cercò di sfondargli lo stomaco con una ginocchiata che solo per un soffio evitò, lasciando che colpisse il suolo.

« HAAA!» gridò Sein, tirandogli un affondo della lancia mentre tornava in piedi. Questi afferrò con una facilità impressionante l’arma per l’asta e la trattenne per bloccare il colpo, e altrettanto facilmente trovò la via per spingere un pugno verso il suo volto.« OUCH!». La giovane guida barcollò, accusando l’attacco appena ricevuto, mentre l’avversario appiattiva di nuovo la mano e gli lanciava un colpo che, in apparenza, era inteso a sfondargli il cuore...

Ma quel colpo non arrivò mai al bersaglio, perché delle sezioni granitiche unite colpirono improvvisamente la sua testa corazzata tanto forte da spingerlo via come un fuscello.

Era stato Ev, che aveva evocato la propria Foundation e si era lanciato con un balzo potenziato dal potere della stessa sul nemico.

« Ohi...» si scosse Sein.« Grazie, Ev.».

« Scusami se ci ho messo tanto, ma è accaduto tutto così in fretta che non ho avuto il tempo di pensare a reagire.» disse Ev, con le Rocciasezioni della forma base della sua Foundation separate a fluttuare vicino ai propri bracciali. C’era da notare che tutti i graffi e gli altri danni che la mistica arma aveva riportato nel duello nella Foresta Fronderoccia non erano più presenti su di essa, apparendo intonsa come ogni volta che era stata sfoderata.

« Non c’è bisogno di scusarti... mi sa che mi hai appena salvato il culo.» replicò Sein.« Ma non è il caso di distrarsi, mi sa...» nel dirlo, serrò le dita sulla propria arma e la posizionò di fronte a sé.

Il nemico si era infatti già ripreso. L’occhio scoperto era ora puntato sulla Foundation di Ev, sembrando piuttosto interessato ad essa. Modificò la posizione del suo corpo, dunque, ponendo le braccia davanti a sé e divaricando le gambe.

‟ Arriva...” pensò Ev. E infatti l’individuo scattò... ad una velocità sorprendente, ancor di più di quella di prima.

« Quanto è...» esclamò Sein, gettandosi avanti e cercando di colpirlo con la lancia, non riuscendoci « … veloce?!». Apparve praticamente alle sue spalle, il pugno teso, ma Ev riuscì ad anticiparlo e a pararlo.

« UOOOOOOOOOOH!» gridò quest’ultimo, lanciando a sua volta un pugno potenziato verso il suo stomaco. L’aggressore si spostò e velocissimo arrivò alle sue spalle, ma Ev riuscì per un soffio ad anticipare il suo attacco, trattenendolo di nuovo con le Rocciasezioni.« Ora, Sein!».

« SUBITO!» esclamò Sein con un affondo rabbioso dell’arma, che però il nemico evitò tirandosi indietro. Quindi girò a velocità immensa intorno a Sein e cercò di calciare il suo collo.

« ALLE SPALLE!» lo avvisò Ev. Sein alzò d’istinto la lancia e la abbassò dietro alla testa, assorbendo il robusto calcio con l’asta dell’arma, mentre il nemico faceva una capriola all’indietro per allontanarsi.

« Come sei riuscito a vederlo da lì?» domandò Sein, sorpreso che con il suo corpo in mezzo e la velocità con cui l’aveva attaccato avesse anticipato l’attacco, rimettendosi in posizione.

« Non l’ho visto, ho avvertito il suo movimento.» gli rispose Ev.« È stata la mia Foundation.».

« La tua Foundation?».

« Sì, ma ora non abbiamo il tempo di parlarne.». Infatti il nemico si era fermato un attimo a studiarli, ma non c’era dubbio che sarebbe presto tornato alla carica.« Se non riesci a seguire i suoi movimenti, lo farò io per te. Fai attenzione a quello che ti dico.».

« Ok, amico.» annuì Sein.

Intanto il nemico era tornato alla ribalta. Sein cercò di attaccarlo ancora con la lancia, stavolta con multipli affondi, che però non riuscirono a colpirlo. Ev allora si allontanò con un balzo potenziato e ne usò un secondo per cercare di colpirlo mentre era impegnato a schivare, ma l’opponente si limitò ad abbassarsi e a respingere entrambi con un calcio ciascuno sufficiente ad allontanarli. Si proiettò quindi verso Sein, usando con un’unica mano una serie di colpi a mano piatta che lanciò in rapida successione, sotto le parole gridate il più velocemente possibile di Ev.« PUGNO DESTRO! SINISTRO! ANCORA IL DESTRO!».

« Ugh, ugh, UGH!» fece Sein nell’usare l’impugnatura della lancia per parare uno per uno quegli attacchi feroci. Intanto, Ev si avvicinò rapidamente al nemico e gli tirò un pugno potenziato dalle linee della sua Foundation, ma l’opponente lo evitò assestando un calcio al suo braccio. Questo diede il tempo a Sein a sua volta di allontanare l’opponente con uno dei propri, per poi lasciare che Ev gli si avvicinasse con un altro impeto potenziato dalla Foundation.

« UOOOOOH!» gridò ancora Ev, e il suo pugno potenziato stavolta colpì la parte alta dell’armatura del nemico con l’accompagnamento di un riverbero verde. Questo spalancò l’occhio, muovendo passi disordinati indietro con una crepa sulla corazza.

« PRENDI QUESTO!» esclamò Sein, lanciandosi con un attacco in diagonale con la lancia. Il nemico non rimase certo immobile a subirlo, così come non rimase a subire neanche il secondo colpo dato girando la stessa arma immediatamente dopo, quindi alzò i piedi.

« OCCHIO AI CALCI!» lo redarguì Ev, permettendo all’amico di parare i calci.« PUGNO DESTRO!».

« BASTA!» esclamò Sein, e con l’impugnatura della propria arma colpì con forza il braccio del nemico, costringendo a piegare una spalla, e approfittando di quel momento di anticipazione riuscì rapido come un serpente all’attacco a infliggergli una ferita in diagonale sul braccio, poi rigirare l’arma come suo solito e rigargli di striscio l’elmo metallico, facendogli anche saltare una delle punte di metallo dell’elmo mentre tentava di ritirarsi.

‟ È il mio turno!” pensò Ev, e di nuovo si gettò a capofitto nella mischia, portando indietro entrambi i pugni e facendo scintillare le linee verdi sulle sue dita « Duomaglio...» quindi scagliò i colpi contro lo stomaco del nemico « … TERRESTRE!». L’avversario lo notò subito si spostò ancora indietro, ma il guizzo dolorante inciso nella sua pupilla testimoniava che oltre a parte dell’armatura immediatamente sbriciolata doveva aver subito il colpo anche sulla propria pelle.

« Demoliamolo!» esclamò gasato Sein.

Il nemico, però, nel tirarsi indietro, afferrò le mani di Ev che aveva spinto avanti per attaccarlo, quindi si lasciò cadere indietro trascinando con sé anche il ragazzo.

« EH...?!» fece questi sorpreso, ma nel momento in cui toccò terra il misterioso avversario piegò le gambe e gli assestò dritto dritto nello stomaco una coppia di calci congiunti devastanti.« AAAAH!». In seguito all’impatto, Ev venne lanciato alle spalle del contendente, finendo nella polvere.

« EV! Brutto...!» digrignò i denti Sein nel lanciarsi istintivamente contro l’opponente. Questi, appena rialzatisi sfruttando lo stesso movimento usato per lanciare via il giovane con la Foundation, evitò il successivo attacco con la lancia e stampò una ginocchiata incredibilmente potente nell’addome che a momenti gli fece sputare fuori qualche organo.« URGH!». Poi, un furioso uppercut si abbatté sul suo mento, buttando a terra anche lui e facendolo sfortunatamente scontrare la sua scatola cranica con una delle rocce più piccole che spuntavano dal suolo, il che lo mise k.o.« OUCH!».

« HAAA!» gridò Ev, sprigionando un’ondata di luce verde per potenziare il seguente salto che lo portò con un pugno contro il nemico, il quale si spostò di alcuni passi per schivarlo. Sia Ev che lo sconosciuto si rimisero in posizione di combattimento.

Con Sein e Cabel fuori uso, ora era da solo a combattere... e chiunque fosse il nemico, era velocissimo. Sembrava quasi di affrontare di nuovo Derow, e come in quella battaglia doveva tornare ad affidarsi di nuovo alla propria abilità di rilevare i movimenti, se voleva avere la meglio.

Il nuovo avversario spalancò l’occhio e si lanciò contro Ev, iniziando con una moderata scarica di pugni agili e potenti. Ev predisse le mosse con accuratezza in maniera da contenerle con la Foundation, e con un movimento lanciò un calcio verso un possibile spiraglio, solo per venir bloccato dal vambrace sinistro dell’avversario. Seguì con un pugno potenziato, che venne anche stavolta evitato con prontezza da uno spostamento laterale dell’avversario, che in seguito tornò ad appoggiarsi sulle mani e gli rigirò un altro paio di potenti calci.

« UGH!» fece Ev, parandoli entrambi con entrambe le serie di Rocciasezioni unite, venendo però spostato abbastanza brutalmente dall’intensità dell’attacco. L’avversario balzò di nuovo sui piedi, e si girò subito per tornare in azione.

‟ Un pugno!” pensò Ev, spostando la testa per evitarlo, quando la mano del nemico appena usata si aprì all’istante e gli afferrò metà volto, tirandolo a sé « ...EH?!» e successivamente lanciandogli una testata in piena fronte che con l’aiuto dell’acciaio dell’elmo ebbe un effetto doppio sul giovane.« AH!». Sentì un rivolo di sangue scorrergli dalla fronte, mentre l’opponente alzava una mano appiattita, ma senza perder tempo Ev lanciò alla cieca un uppercut potenziato che il nemico evitò appena. Alzò poi una gamba che prontamente il ragazzo con la Foundation parò con i suoi scudi rocciosi, ma il colpo venne premuto tanto forte sui bordi delle Rocciasezioni da abbassare quelle protezioni e permettergli di far avanzare un altro pugno in direzione del ragazzo.

« HA!» fece Ev, respingendo con forza il suo pugno con l’altra serie di Rocciasezioni e cercando dunque di colpirlo con un pugno all’armatura. Con un movimento incredibile l’opponente si tolse da quella posizione, spostandosi velocemente tramite capriole, correndo in seguito nuovamente incontro ad Ev e saltandogli addosso con un doppio calcio teso. Il ragazzo ricorse a tutte e due le serie di Rocciasezioni unite per contenere il colpo, che lo spinse un po’ indietro, ma nel farlo l’avversario aveva piegato le ginocchia e le punte dei piedi per piegarsi in avanti e saltare di nuovo verso di lui, cadendo al contrario e tirandogli contemporaneamente un rapido ma efficace colpo di taglio alla nuca.« AUCH!». Poi cadde al suolo sulle mani e si lanciò più lontano, piazzandosi nuovamente nella sua posizione di guardia.

‟ Che... botta...” pensò dolorante Ev, ponendosi di fronte al nemico.‟ Le ultime mosse... quella mano che mi ha afferrato il volto... e quel salto... Sta cercando di mettermi all’angolo spacciando alcune delle sue mosse per semplici attacchi, quando in realtà li usa in maniera diversa da quella che sembra all’ultimo istante. Pur non conoscendo sicuramente la mia capacità di prevedere gli attacchi... ha trovato un modo efficace per contrastarla.”. Se continuava in quel modo, sarebbe stata questione di tempo prima che l’avversario prevalesse...

Solo una cosa poteva ribaltare la situazione in maniera decisiva: usare la modalità più offensiva della sua Foundation, quella con cui aveva già avuto la meglio su Derow.

Tuttavia, c’era qualcosa a frenare questa decisione, a prima vista facile da prendere: finora l’avversario non aveva usato niente che facesse supporre che lui stesse sfruttando a sua volta una Foundation. Sì, la sua velocità era incredibilmente simile a quella del già sconfitto Derow, eppure a parte quello non vi era stata nessuna manifestazione esterna di una Foundation. Non vi erano artigli, dettagli strani nella sua persona se non un normale vestito con armatura – a giudicare da come aveva potuto incrinarlo e frantumarlo – niente che facesse pensare a qualche particolare potere derivante da un Sign.

Se non aveva una Foundation, usare la propria al massimo avrebbe potuto avere conseguenze letali per quell’uomo. E voleva evitarlo... anche se era un nemico...

L’avversario intanto tornò all’attacco, lanciandogli un pugno contro le Rocciasezioni, spostandosi su di essa e poi muovendo il collo per muovere la catena dietro di sé perché la lama di pugnale a cui era attaccata oscillasse velocemente contro Ev. Questi lo evitò per un soffio, ma al contempo un pugno raggiunse la spalla del giovane. Proprio quella che si era da poco cicatrizzata.« UGH...!».

No... doveva tirar fuori la sua massima potenza. Era una questione di vita e di morte... per Sein, per Cabel, e anche per ciò che stava guidando il suo cammino...

Grida di agonia echeggiarono tutt’intorno...

I suoi occhi si spalancarono ancor di più, chiudendosi per un istante. No, non ce la faceva... non contro qualcuno senza poteri... come...

Quei dubbi quasi non lo fecero accorgere del pugno che stava per arrivargli addosso. Accidenti, aveva abbassato la guardia!

Il pugno in arrivo però venne bloccato ad un centimetro dagli occhi di Ev, in quanto un braccio possente circondò l’ascella dello sconosciuto mentre un secondo avvolse il suo arto superiore sinistro e il suo torso insieme, tirandolo indietro a forza. Sia Ev rimase sorpreso.

Cabel era tornato. Era riuscito ad approfittare della totale attenzione dell’avversario per l’unico combattente ancora in piedi per bloccarlo da dietro.

« Questa volta... tocca a me prenderti di sorpresa.» disse Cabel, con il naso ancora sanguinante, alzandolo un po’ di più. Il nemico cercò di divincolarsi dalla stretta menando calci e agitandosi, ma in risposta il fratello di Sein si limitò ad intensificare la stretta.

« Cabel...» sussurrò Ev.

« NON STARE LI’ IMPALATO!» ruggì Cabel.« APROFITTANE PER METTERLO AL TAPPETO CON UN DUOMAGLIO TERRESTRE!».

« Ah, sì, giusto!» acconsentì il ragazzo. Piegò dunque le braccia, iniziando a far brillare di nuovo maggiormente le linee

Il nemico riconobbe subito l’esecuzione della mossa a cui prima era scampato, e cercò di assestare delle testate all’indietro al suo aggressore.

« Tsk...» chiuse un occhio Cabel, sentendo il metallo dell’elmo premere su di lui, ma non accennando a indebolire la stretta. Anche se non era facile, trattenerlo... quel tipo era incredibilmente forte...

« Eccomi!» spalancò gli occhi Ev, che con scintille elettriche avanzò i pugni, « Duomaglio... TERRESTREEEE!» pugni che sprofondarono in pieno in ciò che restava della sua corazza e nel suo stomaco.

La parte di corazza si spaccò del tutto, e l’occhio visibile dell’uomo mascherato si sbarrò in un nanosecondo, con lui che rimase impietrito per alcuni momenti... Infine, si afflosciò tra le braccia di Cabel.

« Anf...» sospirò Ev. Finalmente avevano concluso... sperando di non aver provocato senza volerlo provocato danni eccessivi al suo avversario.« Fatto...».

« Ungh...» fece Cabel, piegando un po’ una gamba. Poi disse:« Un colpo... incredibile. L’ho sentito anch’io da qua dietro...».

« Ma non l’avrei mandato a segno così facilmente, se non mi avessi dato una mano tu. Ti ringrazio, Cabel...».

« Mmh.» chiuse gli occhi lui, mollando l’avversario appena messo k.o. Il suo corpo si distese al suolo...

… e la sua mano si appoggiò al suolo per frenare la caduta.

« Ma...?!» esclamò allora Ev, quando improvvisamente l’individuo mascherato si ruotò sulle braccia per l’ennesima volta e lanciò dei calci intorno a sé, colpendo Ev ed allontanandolo, mentre Cabel riuscì ad evitarlo per riflesso incondizionato, poi l’individuo tornò in piedi e si distanziò da loro con diversi saltelli.

« AHI!» fece al contempo Ev, colpito al braccio. Fissò quindi incredulo l’avversario.« Co... Come fa ad essere ancora in piedi?! Eppure l’ho preso in pieno con il Duomaglio!».

« A quanto pare è più resistente di quanto credessimo.» disse il fratello di Sein, estraendo deciso la Misàchi sulla schiena e tenendola davanti a sé in orizzontale.

Il loro nemico rimase a fissarli uno per uno. Il suo ginocchio destro e il suo busto tremavano parecchio... anche se era ancora in grado di battersi, di certo doveva aver subito dei danni molto pesanti dall’ultima mossa ricevuta.

‟ Forse possiamo metterlo al tappeto per davvero, adesso...” fu il pensiero di Ev a quella vista.

L’avversario continuò a squadrarli... finché il suo sguardo andò altrove, e inaspettatamente si lanciò nella direzione che stava guardando, alla sua destra.

« Cosa?» si sorprese Cabel.

« ASPETTA!» gli corse dietro Ev, seguito da Cabel. Certo che era un bel deja vu... proprio come Derow, anche lui si era dato alla fuga, ad un certo punto, anche se nel suo caso era solo un espediente per poterlo attaccare a sorpresa dagli alberi.

Purtroppo, l’avversario misterioso rimaneva più veloce nonostante i danni subiti, e li staccò con agilità lungo la Piana dei Pilastri. Superò varie formazioni rocciose sporgenti dal sottosuolo, finché non si dileguò dietro ad una delle più grosse. I suoi due inseguitori girarono la formazione come aveva fatto lui, e...

« Che... dov’è finito?» si chiese Ev, guardandosi intorno. Era deserto lì dietro... niente alberi su salire o nient’altro dietro cui nascondersi.« È sparito?!».

« No, non è sparito.» disse Cabel, osservando un cumulo di sterpaglie poco lontano.« Guarda un po’ qui.».

C’era un passaggio molto profondo a terra, una specie di pozzo che sprofondava sempre più in basso, grande a sufficienza perché ci si potesse entrare una persona. Era davvero molto profondo, da quanto poteva vedere.

« Wow... aveva la via di fuga pronta!» esclamò Ev.« Dici che è naturale?».

« Ne dubito. Guarda la forma dell’apertura, è troppo ben squadrata per esserlo.» gli fece notare Cabel a quella domanda spontanea, e in effetti le pareti formavano un perfetto quadrato nel suolo.« Normalmente suppongo ci sarebbe dovuto essere questo coperchio, ma l’amico non deve aver fatto in tempo a piazzarcelo sopra...». Nel dire questo, diede un calcio alle sterpaglie vicine, rivelando sotto di esso un grosso coperchio dello stesso colore del terreno.« Sì, è decisamente artificiale: una sua piccola precauzione per ogni evenienza.».

« Che facciamo, dici che dovremmo seguirlo là sotto?» domandò Ev.

« No... non ne vale la pena.» scosse il capo Cabel, rinfoderando la Misàchi,« Le pareti di questo passaggio mi sembrano troppo ripide. Suppongo che quel tipo strano fosse allenato per scivolarci dentro, ma noi rischiamo di romperci l’osso del collo. Accontentiamoci di averlo scacciato, per ora, e torniamo indietro a vedere come sta mio fratello: non mi sembrava affatto morto quando sono rinvenuto, ma non mi sentirò tranquillo senza averlo prima controllato.».

« D’accordo...» annuì Ev, disattivando la propria Foundation.« Anche perché non vorrei che ci stesse attirando in una trappola.» aggiunse, sempre memore della battaglia con Derow con cui già questa aveva avuto grosse affinità.

I due compagni tornarono da Sein e dalla loro Salamandra-Lupo, la quale durante la lotta si era spostata solo di poco dal punto in cui l’aveva lasciata durante lo scontro. Quando furono sul posto, Cabel esaminò il suo fratellino, sentenziando:« No, è solo svenuto, per fortuna. Gli Stoinos non l’hanno guidato verso l’Altra Parte.».

« Che sollievo...» sospirò il ragazzo con la Foundation. Cabel, alzandosi, lo guardò con aria cupa.

« Una cosa, Ev. Hai dato il massimo in questo scontro?» gli domandò.

« Perché me lo chiedi?» gli disse Ev, curioso.

« Rispondi, per favore.» insistette Cabel.

« Beh, certo.» annuì Ev.« Cioè... quasi. Diciamo che...».

« Uff... lo supponevo.». Scosse il capo con quello sbuffo.« La tua Foundation non aveva la stessa forma di quando eri tornato dal tuo duello nella Foresta Fronderoccia.».

« La forma?» ripeté il ragazzo.« È vero, è perch-?».

Di colpo però le mani di Cabel si strinsero sulle sue spalle, troncando la sua frase.

« PERCHÉ?!» iniziò a reagire il fratello maggiore di Sein, dando sfogo ad una grande rabbia che doveva aver sentito crescere fino a pochi istanti fa, prima di decidere di lasciarla uscire.« PERCHÉ non hai usato la tua forza al massimo?! Ho visto di cos’era capace Derow, e per averlo sconfitto vuol dire che nascondi una potenza formidabile!».

« Perché...?» cominciò a rispondere Ev.

« Ma no!». Le sue mani si serrarono più forti sulle sue spalle, quasi stritolandogliele. La ferita della sua spalla pulsò.« NO, meglio contenersi, diamine! Meglio tenere tutto dentro!» la sua espressione, con la sua cicatrice e la rabbia che esternava, facevano paura.« Ti rendi CONTO che quell’individuo avrebbe potuto UCCIDERE Sein, me e anche te?».

« Lui... non aveva-».

« … una Foundation?! No, neanche a me è sembrato.» ringhiò Cabel.« Ma dal poco che ho visto quando sono rinvenuto, e da come si era evoluta la situazione e da dovunque traesse la sua forza, quell’uomo non era affatto un principiante, e ci avrebbe AMMAZZATI se ti avesse battuto! Avevi già rischiato molto contro Derow non adottando subito questo tuo potenziale nascosto, ma adesso...» inveì per un attimo, fissandolo ancor più negli occhi, « Maledizione, non hai pensato alla vita di chi ti sta vicino?! Ev, contenersi è inutile, se c’è in ballo la sopravvivenza di coloro che ti stanno intorno! Se dovesse ripresentarsi una situazione del genere, non usandola al cento per cento potresti condannarci tutti, È CHIARO O NO?!».

« Non...». Cabel sussultò un momento: Ev aveva abbassato lo sguardo, facendosi piccolo piccolo. Sembrava così indifeso, ora... e tremava, tanto è vero che si teneva un braccio per cercare di contenere il tremore.« Non... posso... Non ce la faccio... ad usarla al massimo... contro chi almeno non abbia... un’altra Foundation... per difendersi...» alzò piano una delle iridi grigio perla, divenuta lucida, piena di rammarico e spavento, mentre le sue parole divennero un flebile sussurro, « Non voglio... rischiare che uccida... qualcun altro...» le parole gli si attenuarono tanto quasi da spegnersi, nel pronunciare le ultime parole « Non ... di nuovo...».

̔ Di nuovo’?

Fu da quelle parole e dal suo occhio così irrequieto che il fratello maggiore di Sein comprese: Ev aveva paura... paura della propria Foundation, delle sue capacità che nascondeva... e non solo per ciò che potevano provocare a chi non avesse un’altra Foundation che potesse almeno tenerle testa... ma per via di qualcosa che doveva essere già stato provocato a danno di qualcun altro, con esiti evidentemente mortali.

E poi... la sua voce... C’era qualcosa che non andava, in quella voce. Vi era qualcosa di diverso dal solito, di molto diverso. Aveva sentito in essa dei toni familiari... come quelli di...

« Coff coff...» tossicchiò Ev. Poi disse:« Ti chiedo scusa... davvero.». Prese le mani a Cabel e glielo spostò piano di lato. Questi non oppose resistenza, mollando la presa. Il ragazzo si inginocchiò verso Sein, dicendo più deciso:« Sarà bene farlo rinvenire...».

« Ev... tu...» sussurrò piano tra sé Cabel, senza altre parole. Un dubbio molto forte si insinuò nella sua mente. E se quello che pensava era collegato alla paura che esprimeva verso la propria Foundation nel modo che supponeva, allora il fardello che portava era qualcosa che non poteva proprio giudicare così a cuor leggero.

 

-Nota dell’Autore-

Eeeeeeebbene sì, sono tornato!

come ̔ chi sei’? Ah beh, in effetti sono così in ritardo, mi avrete dimenticato :P E invece...

SONO TORNATO, GENTE!

E, come tradizione vuole dopo un periodo di sparizione, qualche piccola info.

Allora, dopo lunga meditazione inizio dicendo che non so per quanto questa fanfiction durerà né se effettivamente la finirò, a volte c’ho il vezzo e a volte no, e in più ultimamente sono parecchio impegnato. Però certo ce la metterò tutta per non tentennare di nuovo per mesi e mesi com’è già accaduto.

Ah, e per chi invece mi segue dall’altra sezione, quella Yu-Gi-Oh! … il mio progetto di una nuova FF, in caso non riuscissi a continuare questa o comunque per motivo X decidessi di sospenderla, si è rivitalizzato, MA ancora necessita almeno di arrivare a fine Agosto per avere la conferma definitiva della sua uscita. Diciamo che come una FENICE a volte non risorge dal FUOCO delle sue ceneri subito, anche questo richiede il suo tempo. Dopotutto, nemmeno i RE si eleggono subito, a volte, tantomeno questa fanfiction ipotetica, visto che anche lì ho avuto dei tentennamenti mostruosi – nemmeno mi fossi ritirato su un’ISOLA a meditare. Ma sicuramente non vi sto dando indizi, no no.

Anyway, vi ringrazio davvero per la pazienza, se mi avete aspettato... ci sentiamo alla prossima. O, come diceva un amico... see you!

  
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