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Autore: Scribbling_aloud    03/07/2023    1 recensioni
Siete anche voi dell'idea che un ragazzo come il nostro Harry Potter dopo: infanzia con gravi carenze di affetto e tutori abusivi, traumi pesanti in adolescenza con minacce di morte, perdite di affetti rilevanti nel corso della vita, non avrebbe mai potuto avere una vita troppo facile con una famiglia alla mulino bianco e soprattutto una mente equilibrata e serena?! Secondo me PTSD come se non ci fosse un domani. Questa è una trilogia molto poco magica che, in un crescendo, esplorerà la sua mente e la sua vita famigliare con i suoi mille problemi e difficoltà data da tormenti mai risolti, una popolarità cresciuta a dismisura che non lo fa vivere bene, fragili equilibri nelle sue relazioni che si frantumano. Partiamo diciannove anni dopo, esattamente dove ci ha lasciati la Rowling. Il Natale di quell'anno.
ATTENZIONE: comincia molto leggero, quasi frivolo, ma ci tengo a precisare che non è un testo per bambini. Da più o meno metà del primo libro e poi nel terzo, ci sono parecchi punti intensi, violenza e tratta temi delicati. Specie il terzo libro, dove ho raffinato un po' la mia scrittura quindi le immagini sono più vive.
E' una traduzione dall'inglese.
Genere: Drammatico, Hurt/Comfort, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione, Teddy/Victorie
Note: Traduzione | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
Capitoli:
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Capitolo 17 – La cattura
 
Il corridoio era lungo e buio. Si stavano muovendo con circospezione senza emettere un suono. Carola camminava di fianco a Harry, due altri Auror dietro di loro. Aveva scelto i migliori per accompagnarlo ma l’intera squadra attendeva lì fuori se si fosse rivelato necessario.
Ginny era partita due giorni prima e Harry ne era contento. Contento che fosse dall’altra parte del pianeta, lontana dal pericolo. James e Albus erano ad Hogwarts il posto più sicuro dove averli. Nessuno poteva toccarli lì. Come precauzione addizionale, però, ricordando quanto fosse stato facile per Sirius infiltrarsi nel castello e attirarlo fuori nel suo terzo anno, aveva chiesto e ottenuto da McGonagall il permesso di inviare una coppia di Auror in borghese perché venissero seguiti dappertutto. Ovviamente ne erano stati tenuti all’oscuro in modo che non si spaventassero.
Appena Ginny se n’era andata, era stato a prelevare Sunrise dall’asilo, aveva informato l’insegnante che l’avrebbero tenuta a casa per un po’ e l’aveva affidata esclusivamente a Molly e Arthur. Non l’aveva giustificato con spiegazioni particolari e loro avevano creduto che l’avesse fatto per fargli un piacere. Erano rimasti molto delusi dalla loro decisione di iscriverla ad un asilo e li pregavano costantemente di lasciargliela.
Senza che ne fossero al corrente, aveva coperto la casa e loro con tutti gli incantesimi di protezione che era riuscito a pensare.
Ancora non era sicuro di credere al cento per cento alla natura profetica di Sunrise, ma non voleva correre rischi inutili. Quella notte aveva cercato di approfondire ma Sunrise non era stata in grado di aiutarlo.
Harry basava tutte le sue speculazioni e fomentava tutte le sue speranze, sul fatto che lei aveva usato le parole “vuole farti male” e non “ti farà male”. Non era molto su cui lavorare ma non avendo nient’altro a cui aggrapparsi, aveva deciso di credere che la differenza fosse cruciale. Niente era ancora scritto e tutto poteva cambiare. Ed era pronto a combattere fino alla morte per non averlo scritto.
Aveva lavorato fino allo sfinimento, ma i suoi sforzi erano valsi a qualcosa. Il tipo degli Inferi era assediato senza esserne al corrente. I suoi secondi erano contati.
Sarebbe finita quel giorno.
Il corridoio terminava con una rampa di scale che scendeva, i muri perdevano l’intonaco, sporchi e coperti di graffiti. Era una fabbrica in disuso nel Nord del paese, un posto dimenticato, pericoloso, umido. Muschio cresceva negli angoli, immondizia e tracce di falò dappertutto.
La rampa di scale era stata abilmente nascosta ai babbani, e alla maggior parte delle persone magiche sarebbe comunque apparsa invisibile. Ma non agli occhi allenati degli Auror.
Vedendo quel posto era facile capire perché le sparizioni si erano praticamente ridotte a zero. La maggior parte delle persone che trovava rifugio tra quelle mura erano reietti della comunità babbana, persone di cui nessuno notava la sparizione, vagabondi, drogati, qualche criminale.
Non tutti però, e lo stregone avrebbe dovuto prestare maggior attenzione alla scelta delle sue vittime.
Quel posto era frequentato da giovani che cercavano un’avventura, gruppi che amavano esplorare posti abbandonati per scattare foto o anche solo per il piacere di sentire l’adrenalina salire intrufolandosi in un posto proibito e pericoloso.
Alcune di quelle sparizioni erano state notificate e tramite ricerche Harry aveva identificato il posto.
Scesero parecchi gradini, l’oscurità che inghiottiva tutto rendendo necessario tastare i muri per non inciampare. Non osavano accendere le loro bacchette per timore di essere scoperti. Avevano solo un’opportunità, non potevano permettersi passi falsi.
Le scale portarono ad un altro lungo corridoio. Da un lato una porta era socchiusa e una flebile luce giallastra pulsava da dietro.
L’odore era forte e pungente. Il pavimento umido e scivoloso obbligandoli a camminare con circospezione per non fare rumore in tutte quelle pozzanghere. Alla fievole luce potevano vedere il riflesso dell’acqua e pozzanghere di un liquido più scuro che filtrava dalle porte chiuse su entrambi i lati del corridoio. Harry si abbassò toccando il pavimento con le dite per capire meglio. Era acqua mischiata a sangue. L’aria sapeva di chiuso e il grado di umidità era talmente elevato che, nonostante ancora inverno, si ritrovarono a sudare profusamente. Non era una coincidenza. Avrebbe reso accendere un fuoco molto difficile e quella era una delle poche cose di cui gli Inferi avevano paura.
Fece segno agli altri Auror di essere pronti, bacchette impugnate.
Il posto era saturo di magia nera, Harry la poteva percepire tutto attorno a loro, la poteva addirittura vedere; una lieve increspatura dell’aria giusto di fronte a lui. Non era facile da identificare ma agli occhi degli Auror era inconfondibile.
Si fermò, lo sguardo che saettava in tutte le direzioni cercando di capire cosa fosse e come passarci attraverso senza conseguenze. Non aveva molto tempo per rifletterci, ogni secondo poteva rivelare la loro presenza diminuendo le possibilità di successo.
Sicuramente sarebbe andato a neutralizzare ogni protezione o incantesimo per nascondere la loro presenza. Era un classico e non avevano pensato di proteggersi in nessun modo, non era mai un’opzione. Ma c’era dell’altro; sicuro un allarme di qualche tipo e nessuno di loro poteva illudersi su cosa nascondessero quelle porte chiuse, pronte a svegliarsi alla loro presenza, una presenza che sarebbe stata nota appena varcata quella barriera.
Qualcos’altro era nascosto ma Harry non riusciva a capire cosa. Era sicuro che con del tempo a sua disposizione per analizzarlo avrebbe potuto scoprirlo ed eliminarlo in pochi minuti. Ma non avevano quel lusso. Solo un cenno ai suoi compagni fu necessario, stavano tutti giungendo alla stessa conclusione. Avevano lavorato gomito a gomito con Harry per così tanto tempo che erano capaci di interpretare ogni seppur minimo segno che gli indirizzava. Erano stati allenati da lui, tutti abituati a prendere decisioni veloci, a mantenere la mente fredda davanti al pericolo ed essere pronti a rischiare il tutto per tutto.
Cominciarono a correre verso la porta alla fine del corridoio. Ognuno di loro passando la barriera si ritrovò completamente inzuppato d’acqua rendendo praticamente impossibile fare qualsiasi incantesimo di fuoco.
Grugniti e fruscii si scatenarono tutto intorno, provenienti dalle varie stanze e quando raggiunsero la luce, i cigolii delle porte che si aprivano si unirono agli altri suoni. Gli Auror che chiudevano la fila si girarono per affrontare quello che avanzava determinati a lasciare più tempo a Harry e Carola di fronte.
Harry diede un calcio alla porta per aprirla, la bacchetta pronta, urlando un avvertimento allo stregone all’interno.
L’uomo sobbalzò per la sorpresa e scattò dalla sedia arretrando verso il muro.
Era basso, smilzo con dei capelli biondo cenere che coprivano quasi del tutto i suoi occhi scuri. Prima che arrivassero era piegato sulla sua scrivania scribacchiando con la sua penna su delle pergamene.
La stanza era spoglia e tetra. I muri ingialliti e sporchi, un lungo tavolo massiccio ne prendeva la maggior parte. Adagiato sopra c’era un corpo nudo, pallido e rigido nella morte. Era già stato privato di braccia e gambe che erano ordinatamente poste su un fianco. Alcuni altri arti dondolavano da uncini che spuntavano da sotto i bordi del tavolo. Un secchio posizionato sotto raccoglieva il sangue che colava da un buco sotto il corpo del cadavere.
Una scena di quel tipo avrebbe nauseato il più forte tra gli uomini, ma non aveva più di tanto effetto su Harry. Aveva già assistito a quello e a peggio durante il suo lavoro.
Fece una veloce valutazione di tutto quello che lo circondava e dello stregone. Per la sorpresa aveva lasciato la bacchetta sulla scrivania e ne era lontano.
Come stava per lanciare un incantesimo per immobilizzarlo, si ritrovò spinto rudemente nella stanza dall’Auror dietro di lui che era stato colpito da un Inferi alto più di due metri.
Nessuno perse l’equilibrio; con una capriola furono di nuove sulle loro gambe, ma quella distrazione era stata sufficiente per dare tempo allo stregone di lanciarsi sulla bacchetta.
Carola gli si gettò subito addosso con un incantesimo che venne facilmente parato.
Harry stava per aiutarla ma una visione orribile si presentò ai suoi occhi dalla porta della stanza.
Gli inferi erano disgustosi, la pelle putrida penzolava sui loro corpi rivelando muscoli corrotti. Erano tutti impossibilmente alti e le congiunture dei loro corpi erano segnate da punti di sutura neri.
Le loro bocche mezze aperte come se fossero in uno stato di stupore e gli occhi, quelli che ancora li avevano, erano velati da un cupo nulla.
Avanzavano costanti noncuranti degli sforzi dei due Auror e fu subito chiaro che erano fortemente svantaggiati in numero.
Un Auror stava cercando di evocare un fuoco senza successo e l’altro tentava degli incantesimi squarcianti che avevano ben poco effetto su quei corpi modificati magicamente.
Harry si rese conto della necessità di invocare aiuto e l’unico modo era un Patronus. Non era mai facile evocarne uno nelle situazioni di quel tipo ma non poteva permettersi di fallire. Scacciò via la realtà di quello che stava vivendo, cancellò gli Inferi dalla mente, il corpo mutilato sul tavolo, il pericoloso stregone dietro di lui che sparava incantesimo dopo incantesimo per poter scappare e si ritrovò seduto in salotto, Sunrise sulle ginocchia che gli mostrava il “fiore” che aveva appena disegnato, stava correndo con James nel bosco, volava sul Tamigi con Albus di notte ed era in cucina con Ginny, lavando i piatti mentre ridevano e scherzavano, i suoi occhi dorati, pieni di allegria e amore, su di lui.
La fenice spiegò le ali sopra le loro teste, la sua luce argentea li accecò per un momento nel buio della stanza.
Un terrificante ruggito si alzò dagli Inferi; sussultarono, piegandosi su loro stessi cercando goffamente di coprirsi facce e corpi dalla luce.
Harry era già trionfante, ma fu, sfortunatamente, un trionfo di breve durata. Sentendo la risata denigratoria dello stregone, vide la fenice collidere e sparire contro la barriera. Il buio calò e l’Inferi più vicino, di nuovo in piedi, cercò di colpirlo immediatamente.
Si abbassò giusto in tempo, ma si ritrovò con nessun’altra scelta che unirsi ai colleghi per carcare di neutralizzarli sperando che Carola non lasciasse scappare il mago.
Dopo quelle che sembravano ore ma non potevano essere più di pochi minuti di incantesimi sferrati con poco o nessun effetto, sentì Carola urlare il suo nome. Si girò giusto in tempo per vederla attaccata da un Inferi e lo stregone oscuro con un sogghignò puntarle contro la bacchetta.
Raccogliendo tutte le forze, diede un calcio all’Inferi che stava combattendo dritto nello stomaco. Fu solo spinto indietro di qualche centimetro ma quello era tutto ciò di cui aveva bisogno. Coprendo velocemente il breve spazio che lo separava dallo stregone, raccolse nuovamente tutte le forze e con un calcio alto colpì il polso dello stregone facendone volare via la bacchetta.
Un crack e un urlo lancinante gli annunciarono che il tipo non sarebbe stato in grado di usarla per un bel po’ di tempo. Per andare sul sicuro, prendendolo per il collo e agganciandogli le gambe per farlo cadere al suolo, gli pestò anche l’altro polso spaccandogli anche quello. Finì il tutto con un incantesimo per immobilizzarlo. Congelandolo in un urlo agonizzante.
La situazione era disperata, erano circondati cercando senza risultato di abbattere il gruppo di Inferi.
Aveva lasciato istruzioni alla squadra fuori di raggiungerli dopo pochi minuti se non fossero emersi ma sfortunatamente, si rese conto in quel momento, pochi minuti era un tempo veramente troppo lungo.
Avevano ancora solo pochi secondi prima di incontrare una fine veramente spiacevole.
Nessun incantesimo sembrava avere più che un effetto momentaneo.
Nessun fuoco poteva essere evocato in quell’ambiente umido.
Nessuno a parte uno.
E Harry prese una decisione.
Urlò ai colleghi di stare pronti alla ritirata; aveva solo secondi per mettere in atto il suo piano.
Una nuova fenice spuntò dalla sua bacchetta, volando nella stanza. Gl Inferi sussultarono.
‘Seguitela’ Harry urlò mentre la fenice si dirigeva verso le scale.
Ne lanciò un’altra per dargli ancora un po’ di tempo. Evacuarono velocemente la stanza protetti da quegli uccelli luminescenti che perdevano velocemente forma, la magia nera così forte che vanificava la loro luce.
Stavano tutti per raggiungere le scale e Harry ne lanciò una terza.
Carola, prima di sparire, si guardò indietro sicura di trovare Harry ma quando si rese conto che non era così, visto che Harry era avanzato solo fino all’entrata di quella stanza infestata da Inferi, esitò. Lui, scorgendolo, le fece segno deciso di ritirata, un ordine che lei sapeva di non avere scelta ma seguire. Quando sparì, lui prese coraggio e fece l’unica cosa che gli era venuta in mente per distruggere tutti quei mostri.
Una risoluzione pericolosa che avrebbe potuto facilmente costargli la vita.
Gli ci volle un secondo per concentrarsi e mettere in atto quella difficile magia. Era magia nera, potente e difficile da domare.
Non la usava mai se poteva evitarlo ma quello non voleva dire che non ne fosse capace, semplicemente decideva di non farlo. Ma qualche volta il male poteva essere spazzato via unicamente usando lo stesso male.
Solo quando le bestie oscure e incontrollabili fatte di Fiendfyre scattarono dalla sua bacchetta pronte per attaccare la prima cosa che avrebbe incontrato le loro mandibole, i suoi occhi si posarono sulla figura pietrificata ancora raggomitolata sul pavimento. Titubò, un’esitazione che avrebbe potuto rivelarsi fatale in quel momento.
Attraverso quell’uomo molti babbani e persone magiche avevano perso la vita, tre dei suoi colleghi avevano perso la vita. Ripensò alla visita alle famiglie, il dolore infinito a cui aveva dovuto assistere, le minacce alla sua di famiglia… E indurendosi fu quasi sul punto di girarsi e lasciarlo al suo destino, ma in quel momento i loro sguardi si incrociarono, e Harry lesse lì la paura della morte che li univa tutti e maledicendosi per il suo eccesso di umanità e scartando un gigantesco serpente che si era scagliato contro di lui, si rifiondò nella stanza, rimosse l’incantesimo paralizzante, se lo caricò sulla spalla e corse verso le scale sapendo che un solo passo falso su quel pavimento scivoloso avrebbe voluto dire morte per entrambi.
Le bestie, che avevano già consumato gli urlanti Inferi, li tallonavano e Harry poteva sentire il calore rovente che gli aggrediva le caviglie mentre volava per l’uscita. L’uomo era pesante, ma non lo sentiva, così impetuosamente l’adrenalina gli pulsava nelle vene.
Il contorno di Carola era proiettato in cima alle scale, la sua faccia un secondo prima al buio, era ora illuminata, rivelando un orrore profondo, Harry ebbe abbastanza controllo su stesso per non girarsi preferendo semplicemente immaginare la scena che le si presentava.
La vista dell’uscita però, diede nuova energia al suo corpo quasi esausto permettendogli di correre sull’ultima rampa di scale. Carola saltando di lato, li fece passare. Lui fece cadere lo stregone sul pavimento, svenuto nel frattempo, su cui Carola lanciò prontamente una magia per legarlo lasciando libero Harry di evocare ogni singolo incantesimo a cui riuscì a pensare sulla porta, per sigillarla contro il potere distruttivo del Fiendfyre.
Incantesimo dopo incantesimo la porta sparì imprigionando quelle bestie selvatiche sottoterra destinate a spegnersi in quell’umida cantina.
L’intero macabro laboratorio distrutto, gli Inferi inghiottiti dalle fiamme.
Ce l’aveva fatta. Missione compiuta. Era vivo, la sua famiglia salva, L’uomo cattivo catturato.
Era finita.
   
 
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