Film > La Sirenetta
Segui la storia  |       
Autore: observer90    05/07/2023    0 recensioni
{La Sirenetta live action}
[Ariel / Eric]
Le vite di Ariel ed Eric si intrecciano come un filo sottile, ma indissolubile. Proprio come il loro amore, quello fra una sirena e un umano. Fra due spiriti affini.
Il titolo della storia è una unione fra la canzone di Ariel e quella di Eric.
Dal testo: "Un amore come il loro avrebbe portato un nuovo inizio, una pace duratura fra il Popolo del Mare e gli Umani. Ma era molto più di questo: era come se fossero sempre stati destinati a trovarsi, in un modo o nell'altro. Come se i loro cuori si fossero chiamati a vicenda per tanto tempo, pur ignorando ciò che sarebbe avvenuto in seguito.
Una sirena e un umano: tanto distanti i loro mondi quanto affini i loro spiriti. E di questo Ariel ringraziava segretamente il mare per averla condotta fino ad Eric."
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ariel, Eric
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

CAPITOLO 4

 

 

Una mattina Eric le propose di trascorrere un’intera giornata fuori dal castello, e Ariel accettò con un tale entusiasmo da rischiare di rovesciare il suo porridge a colazione.

- Dove vuoi andare? - le domandò lui, guardandola con un sorriso che lei ricambiò.

- Portami dove vuoi tu –

Eric ci pensò su, poi disse – Domani comincia la Festa del Raccolto, e in tutto il regno si iniziano i festeggiamenti addobbando le strade e allestendo un grande mercato. Ti andrebbe di vederli? -

- Non vedo l’ora! - esclamò Ariel eccitata, - In cosa consiste esattamente la Festa del Raccolto? -

- Si celebra l’abbondanza di cibo che arriva con la bella stagione -

- Parli di pesce, giusto? - domandò Ariel con una punta di timore.

- Ehm, sì – farfugliò Eric - Ma, ecco, se non vuoi andare… -

- No – lo rassicurò Ariel, per poi esclamare entusiasta - Voglio andarci. Voglio vedere i preparativi per la festa -

Quella notte Ariel non riuscì a dormire per l’eccitazione, e all’alba si trovava già in piedi, addosso il vestito azzurro che tanto amava insieme ai sandali che Eric le aveva regalato la prima volta che l’aveva portata al mercato.

Lui l’attendeva già all’ingresso, in testa il cappello che lei gli aveva scelto nella stessa occasione in cui avevano preso i sandali: il viso gli si illuminò quando la vide scendere velocemente le scale per venirgli incontro.

- La carrozza ci aspetta. Sei pronta? -

- Sì – gli prese la mano e si avviarono nel cortile.

 

~

 

C’era così tanto da vedere, che Ariel quasi si fece male al collo per quanto girava la testa nel tentativo di catturare ogni cosa con lo sguardo.

I colori erano abbaglianti, i profumi e i sapori inebrianti, ogni bancarella splendeva sotto il sole caldo del mattino, i ripiani colmi di enormi quantità di cibo e oggetti.

La Festa del Raccolto era un momento di grande celebrazione nel regno, e tutti gli abitanti dei villaggi vicini si adoperavano per abbellire le strade di luci e striscioni colorati.

Eric le indicava ogni cosa spiegandole nel dettaglio il suo utilizzo all’interno della Festa: a partire da mezz’ora prima dell’alba la gente usciva di casa e passeggiava per le vie del Mercato, acquistando cibo e decorazioni e prendendo parte alle danze che si svolgevano presso alcune bancarelle. La musica somigliava molto a quella che Ariel aveva udito la prima volta che era andata con Eric e, non appena giunsero in corrispondenza di una piccola orchestra lo prese per mano e lo condusse fino al centro della pista. I musicisti battevano i piedi per tenere il ritmo, invitando i ballerini a fare altrettanto.

Un passo avanti, due passi indietro. Ariel non smetteva di guardarsi i piedi, sentendo la musica entrare in lei e incoraggiando il suo corpo ad assecondarla.

Eric sembrava un po’ impacciato all’inizio, ma una volta che lei l’ebbe incoraggiato con lo sguardo si lasciò coinvolgere con un tale entusiasmo da farla scoppiare a ridere di felicità.

Le prendeva le mani e la faceva volteggiare, lei rideva e si sentiva leggera, come quando sott’acqua sguazzava libera con la sua coda.

Quando la musica finì e fu partito uno scroscio di applausi, Ariel andò verso Eric e si alzò sulle punte per baciargli la guancia.

- Grazie -

Lui sbatté le palpebre in un modo che a lei parve adorabile – Per cosa? -

- Per tutto – fece lei, avvolgendogli il busto con le braccia.

Eric la strinse a sua volta, - Sono io che devo ringraziarti – mormorò sui suoi capelli, - Riesci a farmi vedere le cose come le vedi tu -

- Come? -

- Piene di meraviglia -

Ariel sollevò lo sguardo sul suo viso, non sapeva cosa dire. Allungò la mano sulla sua nuca e lo attirò a sé per baciarlo.

 

~

 

- Quelle sono marionette – le spiegò Eric quando ripresero la via del Mercato e giunsero presso quella che pareva una minuscola casetta in miniatura con dentro delle figurine che riproducevano fattezze umane, - Pupazzi che si possono muovere con dei fili attaccati alle braccia, alle gambe e alla testa -

Ariel le osservò incantata: alcune marionette erano vestite con abiti riccamente decorati, nonostante le piccole dimensioni. Tra questi c’era, ad esempio, una fanciulla che indossava un abito color acquamarina e tempestato di perle; i capelli poi erano fili di paglia finemente intrecciati e decorati con minuscole conchiglie bianche.

Rimasero a guardare lo spettacolo che presentò al pubblico radunato lì intorno, tra cui molti bambini, una storia avente come protagonista una fata della laguna innamorata di un cavaliere alla ricerca del proprio destino.

Ariel osservò lo svolgersi della scena con la bocca e gli occhi spalancati: non si risparmiavano i colpi di scena e finì per appassionarsi alla storia d’amore tra il cavaliere e la fata.

- Cosa c’è? - bisbigliò ad Eric dopo un po’, che la stava guardando col sorriso sulle labbra.

- Niente, è solo… -

- Cosa? -

Lui non rispose, si limitò a sollevare le loro mani intrecciate e lasciarle un bacio sulle nocche.

Ariel si sentì il viso andare in fiamme, abbassò gli occhi e tornò poi a guardare lo spettacolo, che terminò poco dopo sotto gli applausi entusiasti dei presenti.

Alcuni metri più avanti c’era una bancarella con delle forme di pane decorate con colori sgargianti. Eric spiegò ad Ariel che in occasione della Festa del Raccolto si era solito accompagnare ogni pietanza di pesce con quel tipo di pane come segno di buon auspicio e abbondanza futura.

Acquistarono due piccole pagnotte e Ariel ne assaporò la consistenza fragrante e l’aroma delle spezie contenute nell’impasto. Chiuse gli occhi per lasciarsi travolgere dal sapore, - È buonissima! -

Continuarono il giro, tenendosi per mano e correndo dietro a tutte le bancarelle per riuscire a vedere tutto quello che li circondava. Eric si lasciava condurre, ridendo insieme a lei e rispondendo a tutte le sue domande.

Ariel si sentiva sul tetto del mondo lì insieme a lui, avvolta dal calore del suo sorriso e del suo sguardo così profondo e intenso da toglierle il fiato.

Arrivarono sotto una lunghissima via circondata ai lati da altre bancarelle, ma alle cui estremità in alto erano appese delle figure dai colori sgargianti, e che volteggiavano sopra le loro teste con grazia.

- Questi cosa sono? - domandò Ariel indicando in alto col dito.

Eric sollevò lo sguardo in direzione della sua mano alzata, - Si chiamano aquiloni. Sono fatti di carta, leggeri in modo che si possano far volare nel cielo -

- Oh – esclamò lei, trattenendo il fiato. Erano di tantissime forme e sfumature di colori anche molto diversi fra loro: scrutandole più attentamente, Ariel si rese conto che riproducevano soprattutto pesci. Il vento che soffiava dal mare li faceva muovere con grazia, come se fossero reali e stessero nuotando con le pinne che assecondavano la corrente.

- Sembra quasi di stare nell’oceano – si lasciò sfuggire, senza smettere di guardare in su - Galleggiano nell’aria come se fossimo sott’acqua -

- Sì, hai ragione – disse Eric affascinato, - Ti andrebbe di prenderne uno? -

Ariel distolse lo sguardo dagli aquiloni e lo rivolse a lui, - Possiamo? -

- Certo! Lo faremo volare sulla spiaggia – le prese la mano e guardò in alto insieme a lei – Quale ti piace di più? -

- Sono tutti bellissimi – commentò Ariel con una piccola risata, - Non saprei quale scegliere… - poi una sfumatura di colore verde e rosa molto familiare catturò la sua attenzione: un pesce con delle pinne lunghe e molto vistose.

Il suo braccio si sollevò automaticamente in quella direzione, - Quello – mormorò stupita, - I suoi colori mi ricordano la mia coda -

 

~

 

Subito dopo aver acquistato l’aquilone, si diressero presso la spiaggia per farlo volare insieme agli altri. Eric le fece vedere come arrotolare il sottile filo di spago al polso per non farlo scappare via, e le mostrò come far librare l’aquilone in modo da assecondare il vento.

Si mise alle sue spalle e le posò delicatamente le mani lungo le braccia per guidarla; Ariel cercava di prestare attenzione alle sue parole, ma la distraeva il modo in cui il respiro di lui le accarezzava la nuca provocandole dei brividi sottili lungo la schiena.

- Ecco, così – mise le mani sui suoi polsi e la guidò fino a spingerla a sollevare l’aquilone in alto, sempre più su, - Asseconda il vento -

L’aquilone si librò fino a volteggiare leggero sopra le loro teste, le pinne di colore verde scuro con le sfumature rosa ondeggiavano mosse dal vento come se stessero sguazzando sott’acqua.

- Bellissimo – si lasciò sfuggire Ariel guardando a bocca aperta sopra di lei, - È come se riuscissi a vedere il vento -

Eric rise piano, - In un certo senso sì, è proprio così -

Attorno a loro altre persone fecero librare i propri aquiloni, e nel giro di poco tempo il pesce di Ariel ed Eric venne circondato da altre creature del mare dai colori sgargianti.

- Adesso sì che sembra di stare nell’oceano – commentò Ariel con un sorriso.

- Hai detto che il nostro aquilone ha i colori della tua coda -

- Sì. Verde scuro, con dei riflessi blu e viola. E vedi le pinne? Anche le mie avevano delle striature rosa verso la fine -

- Mi ricordano i petali di un fiore – fece Eric con un tono che sembrava malinconico.

Ariel inclinò il capo per guardarlo, - Tutto bene? -

Le labbra di Eric si curvarono in un piccolo sorriso, - Sì, è solo… Mi sta venendo in mente che… -

- Cosa? - fece Ariel incuriosita.

Eric abbassò lo sguardo su di lei, - Non ho mai avuto modo di vedere la tua coda. Intendo… vederla davvero -

- Ma mi hai vista quando mi sono trasformata -

- È vero – annuì Eric, - Ma con tutto quello che è successo non mi sono soffermato a guardarti per davvero -

- Oh – Ariel strinse le labbra, - Non ci avevo pensato, scusa -

- Non hai nulla di cui scusarti – Eric le accarezzò lo zigomo con le nocche – Ovviamente sono felice che tu sia umana, più che felice. Però, a volte, non riesco a non pensare a quanto poco ti abbia vista quando eri una sirena -

- Non… non avevo idea che la pensassi così -

Eric le lanciò un’occhiata mortificata – Spero di non averti offesa -

- No! - sorrise Ariel, - Non mi hai offeso, assolutamente no. È solo… - non riusciva a trovare le parole adatte ad esprimere come si sentiva al riguardo, - Sono solo sorpresa, credo. So che tu non hai mai creduto alle storie che si raccontano sul Popolo del Mare, ma… - si bloccò, lasciando poi che le parole fluissero libere dalla sua mente – Quando mi sono trasformata davanti a te, ho visto per un attimo l’espressione sul viso di tua madre e degli altri. Erano spaventati, ovviamente, e alcuni… - lasciò andare un sospiro tremulo – C’era perfino disgusto negli occhi di qualcuno di loro -

- Mi dispiace molto – mormorò Eric attirandola a sé, - Mi dispiace che sia successo -

- Però tu mi tenevi stretta – proseguì Ariel con voce rotta dall’emozione, - Mi hai vista per ciò che ero e mi hai tenuta stretta fra le tue braccia – gli rivolse un sorriso – Questo mi ha fatto pensare che tu non fossi spaventato da me -

- Non lo ero – sentenziò Eric, - Non avrei mai potuto. Ti ho cercata a lungo, ovunque. Dal giorno in cui mi hai salvato sei rimasta impressa nella mia mente e nel mio cuore – le prese il viso tra le mani, Ariel riusciva a vedere le lacrime nei suoi occhi, – Io… io voglio che tu sappia che, anche se fossi tornata da me con la tua coda, trascinandoti fino alla costa con le tue sole forze, ti avrei presa tra le mie braccia e ti avrei tenuta con me. Non ha alcuna importanza se hai le pinne o i piedi, io ti amo per come sei tu, per il modo in cui mi fai sentire – una lacrima scese a rigargli la guancia, e Ariel la sfiorò col polpastrello accarezzandogli il resto del viso – Ti amo con tutto il cuore, Ariel -

- Ti amo anch’io, Eric. Ti amo più di quanto riesca a dirti adesso – lo attirò a sé e lo baciò. Cercò di fargli sentire dentro quel bacio tutto il sentimento che le bruciava nel cuore, che premeva dall’interno per riversarsi su di lui.

Una folata di vento tirò l’aquilone e Ariel sobbalzò, separandosi da Eric.

- Tranquilla, va tutto bene – le sorrise e continuò a tenerle le braccia per sostenerla mentre teneva l’aquilone, - Il vento a volte fa i capricci, l’importante è tenere una presa salda -

 

~

 

A partire da mezz’ora dopo il tramonto, la festa si spostava in prossimità dell’acqua. Le persone si riversavano a frotte sulla spiaggia, e si affaccendavano per accendere delle lanterne colorate da far volare nel cielo vicino al mare. Chi voleva accendere una lanterna aveva anche la possibilità di scrivere al suo interno un desiderio.

- Con l’abbondanza di cibo si pensa che sia più propizio esprimere un desiderio in quest’occasione – le disse Eric, comprando due lanterne di colore verde e azzurro.

Ariel ci pensò un po’ su prima di scrivere qualcosa in quella verde: il suo desiderio più grande si era avverato, era umana, viveva nel Mondo in Superficie ed era insieme ad Eric. Cos’altro avrebbe potuto desiderare, se aveva già tutto quello che aveva sempre voluto?

La voce di Eric le giunse in lontananza e sollevò lo sguardo verso il punto in cui l’aveva udita: stava aiutando un gruppo di bambini a far volare il loro aquilone. Al solo vederlo il suo cuore parve volerle esplodere nel petto.

Lui sollevò lo sguardo verso di lei e le sorrise. Lei ricambiò, e subito seppe cosa scrivere dentro la lanterna.

 

~

 

Era uno spettacolo mozzafiato, Ariel non avrebbe saputo descriverlo diversamente. La spiaggia era illuminata soltanto dalla gigantesca fila di lanterne che, essendo di colori diversi, gettavano forti bagliori sulla sabbia e sull’acqua. Persino la luna, in confronto a quell’immenso spettacolo di luci, sembrava aver perso la sua consueta centralità e le nuvole che ogni tanto le passavano davanti oscurandola contribuivano a rendere l’atmosfera più magica, carica di mistero e attesa.

Ariel si sentiva frastornata dalla bellezza che la circondava: sembrava che il suo corpo faticasse a contenere l’emozione che quella vista le suscitava. Scrutava affamata ogni dettaglio, ogni gioco di luce per poterne catturare l’essenza e custodirne così il ricordo nel suo cuore.

Allo scattare del conto alla rovescia, tutti si misero in piedi con le proprie lanterne accese e pronte per essere librate nel cielo.

- Ci siamo. Sei pronta? - le domandò Eric sovrastando il vociare delle persone.

- Sì! - esclamò Ariel al colmo dell’emozione.

La gente si mise ad urlare in coro, e Ariel ed Eric li imitarono.

- 5, 4, 3, 2… 1! -

Tutti lasciarono andare le proprie lanterne, che volteggiarono a mezz’aria fino a librarsi sempre più in alto, puntellando il cielo notturno come tante stelle dai colori sgargianti.

Sulla superficie dell’acqua si riversò il riflesso di tutte quelle luci colorate, e Ariel ne osservava affascinata il modo in cui quei bagliori riflessi ondeggiavano al ritmo della corrente.

- Sono bellissime, vero? - fece Eric sognante.

- Molto – asserì Ariel col cuore colmo della bellezza che si stagliava ai suoi occhi.

- Era da tanto tempo che non le vedevo -

Sotto lo sguardo interrogativo di Ariel, Eric si affrettò a spiegare – Negli ultimi anni in questo periodo mi ritrovavo sempre in mezzo a qualche traversata con la mia nave. Avevo dimenticato quanto questa festa fosse bella -

- Per quanto tempo stavi via? -

- Da due a cinque mesi. A volte anche di più -

Ariel provò ad immaginare Eric come la notte in cui l’aveva visto la prima volta: affacciato dal ponte della nave, col vento che gli sferzava in faccia scompigliandogli i capelli e gli occhi che scrutavano l’orizzonte con intenso desiderio.

- Ti mancava la tua casa quando eri via? -

- A volte – rispose Eric con un mezzo sorriso, - Ma non così tanto. Avresti dovuto vedermi la prima volta che sono partito, ero terrorizzato -

- Mi sembra difficile da credere, così spirito libero come sei – rise Ariel.

- Eppure è vero, avevo una paura tremenda. Anche se facevo finta di no. Ad un certo punto mi sono perfino confidato con Grimsby: gli dissi che volevo invertire la rotta, perché non ce la facevo più. Lui mi propose di resistere ancora per un paio di giorni e, se non avessi cambiato idea, mi promise che avrebbe detto al capitano di invertire la rotta – sorrise tra sé e sé – Il giorno seguente toccammo terra per la prima volta, io partii in esplorazione e fui talmente entusiasta da dimenticarmi della paura che avevo provato. È stata la mia prima vera avventura -

- Dovevi essere molto piccolo quando sei partito -

- Avevo quindici anni, quindi non così tanto –

- Era pur sempre la tua prima traversata, era normale per te avere paura. Perfino io ne ho avuta la prima volta che mi sono avventurata nel relitto di una nave -

- Sarà stato molto pericoloso nuotare in quelle direzioni -

- Lo è stato – Ariel si strinse nelle spalle – Ma lo rifarei altre mille volte -

Continuarono a scrutare il cielo, perdendosi in mezzo a tutti quei colori che volteggiavano in mezzo a loro.

- Guarda! Credo che quelle siano le nostre lanterne! -

- Sì, sembra anche a me! -

- Spero tanto che viaggino insieme – confessò Ariel piano, - E che non si separino mai -

Eric l’abbracciò da dietro, circondandole la vita con le braccia e poggiando la guancia sopra la sua testa.

- Che desiderio hai espresso? - chiese Ariel dopo un po’.

Eric ridacchiò, - Be’, di solito i desideri non si dicono ad alta voce -

- Davvero? E perché? -

- Veramente non saprei. Si pensa che dirlo ad alta voce equivalga a fare in modo che non si avveri -

- Mi sembra un po’ strano – fece Ariel scettica, - Quindi, questo significa che sulla terra nessuno parla mai dei propri desideri? -

- In realtà, molte persone tendono a tenerli per sé, come un segreto -

- Secondo me è sbagliato. Nessuno dovrebbe nascondere il proprio desiderio - si morse il labbro pensierosa, - Io non ho mai nascosto a mio padre di volerne sapere di più sugli umani, e nemmeno di voler salire in superficie -

- Immagino quanto sia stato difficile per te -

Il ricordo dell’espressione contrariata sul viso di suo padre rischiò di risucchiarla nel vortice di tristezza che la coglieva quando pensava a lui, - Molto, in verità. Ma alla fine sono contenta di com’è andata a finire. Sono qui insieme a te –

Eric le lasciò un bacio sulla tempia, scostandole i capelli dal viso – E stasera che desiderio hai espresso? -

Ariel gli rivolse un sorrisetto complice – Il desiderio non si dice ad alta voce -

Eric annuì ridendo, - Mi sembra giusto – la guardò a lungo, prima di dire - In realtà, il mio desiderio si è già avverato -

Sotto lo sguardo intenso di Eric, Ariel si sentì bruciare dall’interno, - Anche il mio – ammise - Infatti ho scritto questo – si chinò sulla sabbia e scrisse i loro nomi con l’indice, in modo ancora un po’ incerto circa la forma delle lettere.

Quando si girò in direzione di Eric, lo sguardo di lui vagava dalla scritta al suo viso.

Lei lo guardò piena di attesa, il cuore che batteva forte e lo sfarfallio nello stomaco che non accennava ad affievolirsi, - Sto facendo un po’ di pratica, ultimamente. So che ancora non sono brava, ma mi impegnerò e … -

Non riuscì a terminare la frase perché si ritrovò le labbra di Eric premute sulle sue.

 

 

~

 

 

Si sentiva una goccia d’acqua in mezzo all’oceano in quel momento.

L’oceano in questione era nascosto nella sua tasca, sotto le sembianze della pietra azzurra incastonata nell’anello di sua nonna.

Non che avesse programmato quella gita appositamente per fare la proposta ad Ariel, ma in cuor suo aveva sperato che quella giornata così intensa gli avrebbe disteso i nervi infondendogli al contempo il coraggio necessario.

Perché Eric aveva paura, sì, e ne aveva moltissima.

Sapeva ovviamente che Ariel lo amava, ma una fastidiosa voce nella sua testa gli insinuava il dubbio che sentirlo parlare di matrimonio potesse sconvolgerla al punto da opporgli un rifiuto.

Si chiese se stava correndo troppo, se fosse troppo avventato e impulsivo.

Sua madre, in verità, appena due giorni prima gli aveva chiesto se le avesse già fatto la proposta, e non aveva fatto mistero del suo stupore quando Eric le aveva risposto di no.

- E cosa staresti aspettando? -

- Madre, non voglio essere troppo avventato. Temo di spaventarla o peggio… -

- Eric, la questione è molto semplice. Tu la ami? -

- Certo che la amo. Più di quanto riesca ad esprimere! -

- E lei ti ama. Lo vedo da come vi guardate. Chiunque riuscirebbe a vederlo – gli aveva accarezzato il viso e lo aveva guardato con fermezza – So che è spaventoso mettere a nudo i propri sentimenti. È un grosso rischio, ma è così che funziona in amore -

E con quelle parole che lo avevano lasciato più confuso che mai, sua madre gli aveva consegnato l’anello e lo aveva congedato suggerendogli di cogliere al più presto l’occasione giusta.

Adesso, Eric aveva paura. Paura di perderla.

Non perché lei non lo amasse, quanto per il fatto di non avere la minima idea di come avrebbe potuto reagire nel sentirgli fare la proposta.

Sapeva qualcosa sui riti matrimoniali del Popolo del Mare, sul suo libro c’era scritto che era consuetudine per gli sposi indossare delle coroncine d’alga e piantare insieme del corallo. Immaginò di fare altrettanto insieme ad Ariel, unendo il rito nuziale umano a quello del Popolo del Mare, magari sulla spiaggia e circondati da nient’altro che il rumore delle onde e il calore della sabbia…

- Eric – la voce di Ariel e il tocco delicato della sua mano sulla guancia lo ridestarono dal vortice dei suoi pensieri, - Stai bene? Sei molto silenzioso -

- Oh, ehm, sì – sperò di starle sorridendo in maniera rassicurante, malgrado avesse le viscere avvolte in una morsa dolorosa, - Sto bene -

Il modo in cui Ariel lo guardò gli fece sprofondare il cuore dritto nello stomaco, - Mi stai dicendo una bugia. Perché? -

- No! No, io… Ariel… - stava impazzendo, stava letteralmente impazzendo. E il fatto che lei fosse in grado di leggerlo come un libro aperto, non lo aiutava affatto.

Si sentiva oppresso, schiacciato dal peso dei sentimenti che provava; ma più di tutto si detestava in quel momento per l’incapacità totale di esprimersi.

- Mi dispiace, io vorrei dirti come mi sento – mormorò infine, gettando lo sguardo in basso. Avrebbe voluto che non lo vedesse così, doveva essere un momento importante per entrambi, avrebbe dovuto farla sentire desiderata e amata. Invece…

L’amore che provava per lei esercitava una forza così potente dentro di lui da tramortirlo, facendogli perdere il filo del discorso mentre dai meandri della sua testa riemergeva il terrore di perderla, ancora e ancora.

- Puoi farlo – Ariel si fermò di fronte a lui, gli mise una mano sul petto mentre con l’altra gli accarezzò il viso – Il cuore ti batte fortissimo – constatò con un certo allarme nella voce.

La risata di Eric somigliò ad un sonoro sbuffo in quel momento, ma non riuscì a dire nulla per stemperare la situazione.

- Respira – gli mormorò Ariel, posandogli stavolta entrambe le mani sul petto.

Lui obbedì, inspirando profondamente e buttando fuori l’aria che di colpo gli sembrava rarefatta, nonostante avessero alle loro spalle il mare aperto.

- Qualunque cosa tu voglia dirmi – riprese Ariel tranquilla – Io sono qui per ascoltarti. Prenditi tutto il tempo che ti serve – gli poggiò la testa sul petto e gli avvolse il busto con le braccia – Io non vado da nessuna parte -

Il modo in cui lo strinse gli infuse un calore istantaneo, i muscoli incominciarono a distendersi e il respiro a regolarizzarsi. Perfino il suo cuore riprese a battere normalmente.

Ariel gli accarezzava la schiena con movimenti circolari, - Va meglio? -

- Molto – rispose Eric, poggiando la guancia fra i suoi capelli e inspirando forte il suo profumo, - Grazie -

- Le mie sorelle mi ripetevano spesso che, quando non sai cosa dire, può aiutarti cominciare con ciò che è davvero importante per te. Un po’ come l’oceano, che è formato da tante minuscole gocce, eppure ciascuna di loro riesce a farsi strada da sola -

- Non è male pensarla in questo modo – commentò Eric, sentendo finalmente un sorriso di sincero sollievo affiorargli alle labbra.

- Goccia dopo goccia, lo ripeteva sempre mia madre – continuò Ariel, - E a loro volta le mie sorelle lo hanno sempre detto a me -

Goccia dopo goccia.

Rimasero in quella posizione a lungo, stretti l’uno all’altra, ascoltando i propri battiti che arrivarono a sincronizzarsi allo stesso modo dei loro respiri.

Nel silenzio rotto solo dal rumore delle onde e del vento che soffiava intorno a loro, Eric si mise a riflettere: cos’era importante che Ariel sapesse da lui? Non si trattava del matrimonio, ma aveva a che fare con un pensiero che era stato una costante per lui. Specialmente nei giorni immediatamente successivi alla battaglia con Ursula, quando aveva lottato con tutte le sue forze per non crollare nella disperazione più totale alla prospettiva di non rivedere mai più Ariel.

Goccia dopo goccia.

Trasse un gran respiro e incominciò a parlare con voce sottile, - C’è una cosa che non ti ho mai detto finora -

- Dimmi – lo incoraggiò Ariel guardandolo in viso.

- Quando lei mi ha stregato, avevo come… la sensazione che ci fosse qualcosa di sbagliato. Come se una nebbia fitta mi avesse avvolto la mente, impedendomi di pensare. Più cercavo di capire cosa non andava, più mi sentivo confuso. Poi, ad un certo punto, mi sei venuta in mente tu. Durante la festa ho chiesto a Grimsby dove fossi, e quando ho saputo che avevi lasciato il castello… mi sono sentivo vuoto. Il punto è che… lei ha provato a cancellarti dalla mia testa, ma non ci è riuscita, Ariel. Perché tu mi hai lasciato un segno dentro, così profondo che nemmeno la sua magia ha potuto scalfirlo -

- Oh, Eric – gli occhi di Ariel erano trasparenti per le lacrime sotto la luce della luna, sbucata in quell’istante da una fitta coltre di nuvole.

- E adesso – la voce tornò a tremargli, ma doveva farsi forza – Adesso che tu sei qui, con me, non riesco a smettere di pensare a come sarà il mio futuro. E quando ci penso, vedo solo te – si mise una mano in tasca, rabbrividì quando le dita entrarono in contatto col metallo freddo dell’anello.

Col cuore che sembrava volergli sgusciare via dal petto, Eric tirò fuori l’anello e glielo mostrò; sussultò nel sentirla trattenere il fiato – Questo era destinato a te -

Ariel sollevò lo sguardo dall’anello per posarlo sul suo viso, gli occhi erano lucidi e trasparenti, così grandi che gli sembrò di sprofondarvi dentro. Il mento le tremava, le labbra erano curve in quello che lui pregò con tutto il cuore essere un sorriso…

- Ariel – si accorse di aver trattenuto il fiato fino a quel momento, e sentiva dolore in ogni parte del corpo.

Chiediglielo.

La sentì deglutire, o era stato lui? Non lo sapeva più, non sapeva più dove finiva lui e incominciava lei. Ariel gli era entrata dentro, come l’edera aveva messo le radici ricoprendo ogni parte di lui.

- Eric – la sua voce era ridotta ad un sussurro appena udibile, e sembrava assurdo in quel momento in ricordo del modo in cui lei l’aveva salvato con il suo Canto, forte e chiaro in mezzo al buio dal quale era riemerso dopo il naufragio, - Mi stai chiedendo di sposarti? -

Anche adesso, si rese conto, gli sembrava di sprofondare. Ma doveva riemergere, doveva farlo.

Prese un grande respiro, poi tutto d’un fiato – Non devi darmi una risposta subito. Ti capisco se hai bisogno di tempo, posso aspettare e voglio che tu sappia qualunque sia la tua risposta i miei sentimenti per te non cambieranno. Io ti amo e ti amerò sempre … -

Poté fermarsi solamente quando lei gli premette la bocca sulla propria; si rese conto che i polmoni gli bruciavano come ogni volta che era riemerso dall’acqua dopo esserci rimasto a lungo, col cuore che gli pompava forte nelle orecchie.

Quando Ariel si staccò da lui, le loro labbra produssero uno schiocco così forte da echeggiare nell’aria notturna. I loro nasi si toccavano.

- Come... – boccheggiò – Cosa significa? -

Il sorriso fece capolino sul volto di Ariel come la falce di luna in una notte nuvolosa, - Parlavi così velocemente che sei diventato tutto rosso -

- D-davvero? - biascicò Eric, sbattendo le palpebre più volte.

- Davvero – Ariel gli teneva il viso fra le mani, - Non ho bisogno di tempo per riflettere, perché la mia risposta è sì -

- Sì? -

- Sì – sussurrò Ariel, una lacrima le rigò il viso rapida – Sì, io voglio sposarti -

- Vuoi sposarmi? -

- Sì! -

Eric scoppiò a ridere con naturalezza, e Ariel lo imitò: le lacrime, prima intrise di tensione, adesso gli accarezzavano il viso tradendo gioia e sollievo. La spiaggia si riempì delle loro risate per un tempo indefinito, poi pian piano entrambi scivolarono nel silenzio. Un silenzio rassicurante, privo di incertezza o imbarazzo. Un silenzio di contemplazione.

Eric aveva vissuto quel momento così tante volte nella sua testa nelle ultime ore, al punto da aver creato gli scenari più assurdi e complessi; ma mai avrebbe potuto immaginare che sarebbero finiti a ridere insieme in quel modo.

Ariel si sporse lentamente verso di lui e gli accarezzò le guance, scacciando via le lacrime. Lui fece altrettanto, strofinandole delicatamente gli zigomi e poggiando la fronte contro quella di lei. Entrambi capirono immediatamente di starsi scambiando un bacio diverso dai soliti: c’era tenerezza nel modo in cui Eric le sfiorava il viso, c’era passione nel modo in cui Ariel si aggrappava alla sua camicia con le dita. C’era, forse, anche una sottile disperazione nel modo in cui le loro bocche si cercavano, come se stessero rivivendo il momento in cui si erano ricongiunti per la prima volta dopo tutte le cose che erano accadute. Come per dirsi: qualunque cosa accada, io ci sarò, sarò al tuo fianco, per sempre.

Si separarono lentamente, Eric tenne lo sguardo ancorato a quello di Ariel.

- Posso? - le chiese prendendole la mano sinistra e accennando all’anello.

Ariel annuì in fretta, e nel giro di qualche secondo la pietra azzurra le avvolgeva l’anulare come una luminosa goccia proveniente dal blu dell’oceano.

- Era questo che hai scritto nella tua lanterna? - esordì Ariel con un sorriso.

Eric la guardò stupito, per poi lasciare un bacio su quel sorriso che tanto amava - Sì -

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nota Autrice: Probabilmente il capitolo più difficile che abbia mai scritto. Grazie per essere arrivati fin qui! Pochi capitoli ci separano dalla fine di questa storia, ma volevo far presente a chi sta leggendo che in questi giorni ho apportato delle consistenti modifiche ai primi 3 capitoli: c’erano delle cose che non mi convincevano e quindi le ho eliminate. Chi è interessato può leggerli, ma premetto che della storia così come l’avevo programmata fin dall’inizio non è cambiato nulla. Solo, procedendo avanti nella scrittura ho cominciato ad ingranare come volevo io, e sono riuscita a dare a questa storia la voce che sento giusta per lei. Arrivederci al prossimo capitolo!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > La Sirenetta / Vai alla pagina dell'autore: observer90