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Autore: riccardoIII    09/07/2023    5 recensioni
Questa è la storia di Sirius Black, dei Malandrini, di una generazione cresciuta nella guerra e che ha fatto la guerra. Questa è la storia di un bambino che diventa uomo, passo dopo passo, scelta dopo scelta, fino ad arrivare a un momento della sua vita in cui tutto cambierà, per l'ennesima volta, quella più importante. Fino a giungere alla Chiave di Volta.
"-Sirius Black, è un piacere conoscerti-
-Io sono James, e non credo che i cognomi siano importanti, tantomeno tra amici; e dimentica pure tutte quelle manfrine. Non sono mica tuo nonno, io-
Sirius sghignazzò apertamente sedendosi di fronte a lui.
-E così, io e te saremmo amici?-
-Io e te, mio caro Sirius, saremo amici. Me lo sento che sei un tipo forte-"
Rating e avvertimenti sono relativi a scene di maltrattamento di minore e di guerra.
I personaggi appartengono a J. K. Rowling; scrivo senza scopo di lucro.
Genere: Angst, Generale, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Charlus Potter, Dorea Black, Famiglia Black, I Malandrini, Ordine della Fenice | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La Chiave di Volta - Other Voices'
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Prima, si erano feriti.
 
 
 
Caro Prongs,
 
mi dispiace, non sai quanto, di non essere ancora riuscito a passare. Da quando hanno ricoverato Moody qui è il delirio, puoi immaginarlo, ma non avrei mai creduto che McGrannitt riuscisse a tenere così in pugno la situazione. Silente è sparito di nuovo, vorrei proprio sapere dove si è cacciato stavolta, quindi è lei ora che guida il gruppo. E mi assegna un sacco di compiti come quando eravamo ancora a scuola.
 
A quanto dice Emmeline, comunque, la situazione è meno grave di quanto era parsa all’inizio. Moody dovrebbe cavarsela, comincio a pensare che sia immortale, ma avrà una bella cicatrice. Capirai, come se fosse una novità.
 
Ho provato a parlare con Wormtail chiaramente, qualche giorno fa. Sono mesi che è terrorizzato, e dopo le ultime notizie… Gli ho detto che può mollare se non se la sente, che non lo giudicheremo. Mi ha risposto che vuole rendersi utile, invece, e che insieme a noi ha meno paura. Avrei voluto abbracciarlo, e invece ho pensato a Moony che è sparito di nuovo e comincio a odiarlo un po’.
 
Non guardarmi male e non tirare fuori la storia dei Malandrini. Staresti impazzendo anche tu su questa questione se fossi qui, e te la prenderesti con lui com’è giusto che sia.
 
Voi come state? Non bene, immagino. Cercate di non lasciarvi andare, per favore. Impegnati a tenere in piedi tua moglie, gioca con Harry anche per me, e non stare lì a piangerti addosso. Non ti serve.
 
Capisco che sentirsi dare lezioni da me sia strano, ma è compito mio accertarmi che tu non faccia…
 
Si interruppe per ascoltare la commentatrice di Radio Strega Network, che prendeva la parola dopo un pezzo di Celestina Warbeck che Sirius si vergognava avesse suonato dentro casa sua.
 
-Eccoci tornati con le notizie del mattino, Jack! Hai buone nuove per noi?-
 
-Dipende, Phillyda, se ti accontenti del fatto che pare non sia morto nessuno stanotte. Il che di questi tempi è già un risultato, in effetti.
 
Non è ancora stata ritrovata Agnes Dearborne, la cui scomparsa è stata denunciata dalla dirigenza della Gringott di cui era dipendente. Dearborne è sparita insieme ai suoi figli, non sappiamo se sia un allontanamento volontario o meno, e la sua famiglia si rifiuta di rilasciare dichiarazioni in merito.
 
Secondo qualche indiscrezione, invece, il Ministero della Magia avrebbe messo le mani su un paio di Mangiamorte. Pare che il cambiamento ai vertici del governo abbia dato una scossa a questa guerra: dall’insediamento di Bagnold i risultati ottenuti sembrano essere significativamente positivi, con all’attivo una decina di arresti, una probabile retata nel covo di Voi-Sapete-Chi e un ammorbidimento del regime securitario messo in piedi dal suo predecessore Minchum-
 
-C’è anche stata una lunga lista di perdite in questi mesi, però-
 
-Bisogna pur sempre ricordare che siamo in guerra, Phillyda. Ma in fondo, a parte una serie di omicidi di uomini e donne delle istituzioni, cosa ha ottenuto Voi-Sapete-Chi? Di bruciare un paio di case? Sembrano lontani i tempi in cui disponeva di forze a sufficienza per dare l’assalto a intere città, o ai nostri simboli. Forse il Signore Oscuro sta facendo i conti con una diminuzione delle vocazioni alla sua causa?-
 
-Oh no, no no no…-, borbottò Sirius in risposta alle parole incaute del giornalista, -Vedrai se domani non ti ritrovi stecchito e noi a gestire una carneficina…-
 
Un Patronus che si addensava di fronte a lui lo distolse dalle sue elucubrazioni.
 
-Ci vediamo al solito posto- disse il leone con la voce di Moody, lasciandolo di stucco.
 
-Bene, è riuscito a sfuggire a Emmeline, quindi- ridacchiò, lasciando la lettera incompleta sul tavolo della cucina e spegnendo la radio con un colpo di bacchetta mentre usciva di casa.
 
 
 
-Non pensavo l’avessero già dimessa, signore- disse allegro, entrando al Quartier Generale; Moody, chino su una pila di pergamene, alzò il capo verso di lui e Sirius rimase pietrificato.
 
-Ha… Ehm… Le dona, il nuovo look-
 
L’Auror ridacchiò alla sua battuta e fece finta di non accorgersi che Sirius avesse difficoltà a distogliere lo sguardo dal suo naso. Che non c’era più, per la maggior parte.
 
-Ero certo che almeno da te non avrei ricevuto biasimo. E comunque, un pezzo di naso vale un Mangiamorte, no?-
 
Sirius si avvicinò, incerto, e Moody riprese a sfogliare pergamene.
 
-Beh, direi di sì. Vance ci aveva detto che sarebbe rimasto al San Mungo ancora per un po’-
 
-Non aveva senso rimanere ancora lì, sto bene, e non c’era alcun bisogno di sottrarre forze ministeriali per fare la guardia alla mia stanza. Ora, come vanno le cose qui? Leggo che hai continuato a fare il tuo lavoro-
 
-Sissignore, come sempre. Immagino lo sappia ma Silente non è rintracciabile, e la professoressa McGrannitt si è occupata di gestire i turni al posto suo con una certa efficienza-
 
-Ero sicuro che Minerva avrebbe fatto un ottimo lavoro. Ora, suppongo che tu voglia andare-
 
Sirius non aveva la più pallida idea di quello a cui si riferiva l’uomo.
 
-Andare? Dove andiamo? Pensavo volesse un report accurato dell’ultima settimana, pensavo mi avesse chiamato per questo-
 
Moody riemerse dal suo esame delle scartoffie e gli sorrise in quel suo modo raccapricciante; ora che aveva un buco in mezzo alla faccia la situazione era solo peggiorata.
 
-Sono due settimane che per servire l’Ordine rimandi la tua gita a Potterlandia, credevo fossi impaziente-
 
-Io… Certo che lo sono, signore, ma non pensavo…-
 
-Sei quello che ci mette più tempo e più impegno, in questa cosa. Hai bisogno anche tu di staccare, però, è mio dovere assicurarmi che tu lo faccia. Quindi, visto che io non posso ancora stare in piedi a lungo e che non sono ufficialmente ancora rientrato in servizio, ora andremo lì e ci fermeremo, diciamo, fino a dopo pranzo. Io mi aggiornerò grazie ai rapporti e farò un pisolino mentre voi fate quello che fate sempre-
 
Sirius scoprì che un enorme sorriso si era fatto largo sul suo viso; la faccia di Moody sembrava perfino meno terrificante, ora.
 
-Io… Grazie, signore-
 
 
 
Quando gli tolse la benda Sirius si ritrovò nella camera di Harry; ogni volta in cui lo portava lì il tragitto dal punto in cui si Materializzavano all’interno della casa dei suoi amici era diverso per lunghezza e direzione, e ogni volta veniva sbendato in una stanza differente.
 
-Ma non ho salito scale!- disse guardandosi intorno, sconvolto. Moody ghignò di nuovo.
 
-Magia, Black-
 
-Sei arrivato!- proruppe la voce di James, mentre il suo proprietario lo abbrancava alle spalle facendolo quasi cadere a terra.
 
-Anch’io sono felice di vederti, James- rispose ridacchiando e cercando di scrollarselo di dosso; si voltò e trovò, come sempre, Lily e Harry ad attendere pazientemente il loro turno di saluto un passo dietro a James.
 
-Finalmente! Ti sei fatto proprio desiderare, eh zio?-
 
-Pa-dy! Pa-dy! ‘copa!- esclamò il bimbo impaziente; Sirius abbracciò Lily con calore e poi si piegò sulle ginocchia per poterlo guardare dritto negli occhi.
 
-Ti è piaciuta la scopa, monello? Ma quanto sei diventato grande!-
 
Harry sporse le braccia e lui lo prese immediatamente, facendolo ridacchiare con una pernacchia.
 
-Come sta, signore?- chiese Lily rivolta all’Auror, pestando un piede a James perché smettesse di fissargli il naso mancante con insistenza. Sirius cercò di evitare che Harry vedesse Moody in viso e si spaventasse.
 
-Bene Evans, ti ringrazio. Ho ancora un po’ di stanchezza residua da gestire, quindi se per voi va bene ci fermeremo un po’ di più, oggi, così potrò riprendermi tra una Materializzazione e l’altra-
 
-Ma certo, signore. Prende un tè con noi? Ho preparato degli scones- disse James, che a ben vedere portava un grembiule a fiori sopra i vestiti babbani.
 
-Purtroppo devo rinunciare, ho ancora da seguire una dieta piuttosto restrittiva. Se ci fosse una stanza in cui poter lavorare comodi, però…-
 
-La accompagno nello studio, venga- fece Lily solerte, e i due sparirono giù per le scale. Sirius e James rimasero lì a scrutarsi, un po’ a disagio, per qualche istante, con le mezze parole di Harry a fare da sottofondo al loro silenzio.
 
-Mi dispiace di non essere potuto venire prima- cominciò infinse Sirius, abbassando lo sguardo sul bambino perché non riusciva più a reggere lo sguardo di Prongs. Era troppo pieno.
 
-Ho intenzione di dirti dove siamo, Sir. Ne ho parlato con Lily, e lei…-
 
-No!-
 
James fu ferito da quella risposta secca, era evidente. Sirius strinse di più Harry tra le braccia e lui si lamentò un po’.
 
-Ok, come vuoi. Pensavo solo… Potresti venire qui quando vuoi…-
 
Il suo tono era freddo, risentito. Sirius tornò a guardarlo negli occhi scavati e ci lesse il dolore del rifiuto, il suo viso teso dall’ansia e dalla stanchezza si era irrigidito.
 
-Ci stanno prendendo uno a uno, James. Quanto pensi ci metteranno ad arrivare a me? Non è proprio un segreto, che io e te siamo… Non posso saperlo, James, o glielo direi-
 
James face un passo indietro, oltraggiato.
 
-Tu non parleresti mai…-
 
-Di Fenwick abbiamo trovato una mano, un orecchio e una gamba! Certo che non parlerei, morire piuttosto che tradirvi e lo sai, ma se… Se non riuscissi a tacere… Non posso sapere dove sei, James, sarei una falla nel piano!-
 
-E allora Moody? Perché lui può?!-
 
Un moto di preoccupazione invase Sirius, insieme a qualcosa che somigliava allo sconforto.
 
-Ma non ragioni più?! Lui è il capo degli Auror, è addestrato e…-
 
-Ha rischiato di morire non più di dieci giorni fa, però!-
 
-E sono morti gli altri, e lui è ancora qui. Non parlerebbe nemmeno se lo scuoiassero vivo, e comunque sono piuttosto sicuro che abbia studiato un modo per suicidarsi senza armi. Ora non paragonarmi a Silente, o penserò che ti hanno drogato o che non sei tu-
 
James lo fissò con rabbia e si ficcò le mani nei capelli, cominciando a camminare a grandi passi per la cameretta. Sembrava mezzo disperato e mezzo pazzo, con quello strambo grembiule dai colori accesi che cozzava terribilmente con il suo aspetto devastato.
 
-Non ce la faccio più, Sirius. Non so più come si faccia a vivere. Non so sopravvivere, e tu lo sai! Non sono capace! Io sono fatto per stare fuori, per correre la mattina all’alba, per sguainare la bacchetta, sono fatto per volare e... Io non ce la faccio. So che devo farcela, so che mi sto comportando da ragazzino… Che dovrei essere forte per loro. Ma non ce la faccio più-
 
-Puoi crollare anche tu, ogni tanto, Prongs. Crolliamo tutti. L’importante è rialzarci-
 
James scosse il capo e il suo viso era talmente straziato, talmente devastato che Sirius si sentì dilaniare. Improvvisamente gli sembrava un vecchio, lì di fronte a lui con la testa tra le mani, le dita ficcate tra i capelli, gli occhi nemmeno asciutti e irati; la sua era un’angoscia che andava oltre le lacrime, che spaccava le ossa e scalpitava, distruggeva, annientava.
 
-Io sto aspettando di morire, Sirius! Sono chiuso qui dentro da mesi, a non far nulla, e aspetto che un pazzo venga a uccidere me, mia moglie e mio figlio perché gli va. Hai idea di cosa significhi essere condannato a morte, Sir? Ogni sera metto a letto Harry e non so se lo vedrò un’altra volta. Ogni notte faccio l’amore con Lily per non morire da solo. Questo… Tutto questo è una follia! Come cazzo ho fatto a decidere di fare un figlio ora?! Ho passato metà della mia vita a difendermi e attaccare, e ora cosa faccio?! Un figlio! Come ho potuto essere tanto idiota, Sirius?!-
 
Il volto del suo migliore amico era diventato quello di un cadavere durante la sua assenza, Sirius se ne rese conto di colpo quando James pronunciò quelle parole terribili; il sorriso che si era spento da tempo, e l’ansia che aveva divorato i suoi lineamenti e li aveva risputati fuori deformi e corrucciati, e il cinismo che non gli era mai appartenuto prima gli rendevano l’immagine di un uomo annientato. James aveva ventun anni e una ruga correva in mezzo alle sue sopracciglia, i suoi occhi erano stretti e segnati e le sue labbra serrate l’una contro l’altra come quelle di un vecchio mangiato dal rancore. E Sirius stava per disfarsi insieme a lui, perché era sempre stato così tra loro.
 
Ma toccava a lui stavolta restare in piedi e tenere insieme i pezzi.
 
-Tu non sei un idiota! Tu e Lily vi amate, cosa c’è di sbagliato nel diventare genitori? Non è colpa tua, James. Non è colpa di nessuno, se non di Voldemort. Nessuno avrebbe mai dovuto fare figli durante la guerra, allora?! Dimmi, James, se non ci fosse stata la profezia pensi che sarebbe andata così? No! Harry sarebbe cresciuto normalmente, in mezzo al pericolo, certo; tu e Lily avreste continuato a lottare, proprio come hanno fatto Dorea e Charlus per tutta la loro vita, e non mi sembra che tu sia venuto su male, però, o sbaglio?! Tu non stai aspettando di morire, James, tu ti stai distruggendo da solo. Lily sta diventando l’ombra di se stessa, ti guarda e si consuma, e questo non è giusto! Tu stai facendo il lavoro di Voldemort, ti stai annientando con le tue mani!-
 
Lo sguardo di Prongs era così furente e afflitto che Sirius si sentì impotente e cattivo, ma non doveva cedere. Doveva riportarlo alla ragione. Harry si muoveva nervoso tra le sue braccia, agitato dalle loro voci che si erano fatte un po’ troppo alte; gli carezzò la schiena, meccanicamente.
 
-Sono stanco, Sirius! Stanco di vivere da recluso! Stanco di non aver nulla da fare se non sfornare dolci! Stanco di non poter essere utile a nessuno! Stanco di vederti uscire da questa casa senza sapere se ci tornerai un’altra volta! Stanco di ignorare dove sia Remus, o di temere per Peter! Non è così che volevo morire, ok?! Non come un topo in trappola! Volevo lottare, tutta la vita, e godermela! Non farmi avvelenare dal terrore lentamente! Non metto piede fuori di casa da mesi, Sirius, mesi!-
 
-Pensi forse che tua moglie stia meglio di te?! Pensi che non si stia struggendo quanto te, perché vostro figlio rischia la vita e non ha mai visto un parco giochi?! Pensi che Lily sia felice di questa storia?! Tu glielo devi, James, a Lily e a Harry, e lo devi a me! Tu devi lottare, devi sopravvivere! Trova la forza di farti bastare questa vita, James, perché non sempre tutto va come vorremmo ma bisogna fare i conti con la realtà! Se tuo padre ti vedesse in questo stato ti prenderebbe a sberle!-
 
Parve sul serio che James avesse ricevuto un ceffone. I suoi occhi si snebbiarono e la furia si disperse, solo un attimo, per poi tornare peggiore di prima; si scagliò contro Sirius e quasi lo spinse contro il fasciatoio dietro di lui, come se volesse prenderlo a pugni. Lo fermò solo il fatto che reggesse tra le braccia suo figlio sull’orlo delle lacrime.
 
-Ma chi ti credi di essere, eh, per parlare di mio padre?! Chi ti dà il diritto di parlarmi così?!-
 
Sirius ghignò, strofinando ancora una mano contro la schiena di Harry per tranquillizzarlo, ma non si tirò indietro.
 
-Credi che non sappia quello che stai cercando di fare? Che non capisca che stai tentando di ferirmi per proteggere te stesso, James? Avanti, dimmi tutte le cattiverie che vuoi! Io non me ne andrò, però! Non puoi mandare via me! Io non credo di essere nessuno, so di essere tuo fratello!-
 
James si ritrasse da lui come se si fosse ustionato, facendo un paio di passi indietro e fissandosi le mani con sgomento.
 
-Eravamo dei ragazzini, James, quando mi hai detto quelle parole. Ricordi, vero?-
 
Sollevò lo sguardo su di lui, gli occhi di nuovo presenti a se stesso e l’ira scomparsa. Sirius gli si avvicinò, spostò sul braccio sinistro un Harry molto più tranquillo ora che nessuno urlava più e afferrò il suo amico per la spalla con la mano libera, riportando su di sé la sua attenzione.
 
-Non l’ho dimenticato, mai. Non me ne andrò mai, James. Qualunque cosa accada. Ma tu devi resistere, devi farlo per me, per Lily, per Harry, per Remus e Peter. Se tu crolli non ha più senso, lo capisci?-
 
James sembrava soverchiato da tutti quei sentimenti che gli si affollavano dentro, dalla fragilità e dalla vergogna.
 
-Ho bisogno di te, Sir, ne ho bisogno. Vedi, non sono lucido. Dico sciocchezze, sono nervoso, spavento mio figlio! Non ce la faccio più, è un anno che siamo qui e… Non so se resisterò. Se resisteremo ancora. Io lo so che devo farcela, ma mi sento un fallimento. Dovevamo combattere, non nasconderci!
 
-Respira, ok? Va bene, va bene essere stanchi. Verrò più spesso, ok? Convincerò Moody, in qualche modo, farò anche i suoi turni o mi inventerò qualcosa, e verrò più spesso. E se vuoi… Parlane con Lily, e verrò via. Verrò qui con voi se è quello che ti serve ma tu non devi mollare, Prongs. Lo stai facendo per Lily, e per lui. Per tuo figlio. Ce la devi fare. Tu dimmi come posso aiutarti e lo farò, ma tu non crollare-
 
James sgranò gli occhi lucidi, stupito da quelle parole più che da tutto il resto. Si fissarono, stavolta senza imbarazzo, straziati e stanchi e sfatti, e Sirius cercò di mettere in quello sguardo tutta la sincerità e la determinazione che sentiva dentro. E l’altro dovette coglierla perché scosse il capo facendo un passo indietro.
 
-Mi dispiace. Non dovevo, io… Scusami- disse infine James, la voce bassa per non fargli sentire che stava per rompersi.
 
-Non c’è niente che non vada, Prongs. Dicevo sul serio, sono disposto a…-
 
-Non dire sciocchezze, Sir, non ti costringerò a questo. Hai del lavoro da fare, tu che puoi, un lavoro che va fatto. E non ti farò passare un solo giorno così, ti voglio troppo bene per farlo-
 
-Dimentichi che ti voglio bene anch’io. Esattamente come tu vuoi proteggere me, io voglio proteggere te-
 
Lo sguardo di James tornò lucido e fermo mentre gli si avvicinava e lo abbracciava di nuovo, stavolta mettendoci dentro tutte le cose che non riusciva a dirgli e un po’ meno rabbia.
 
-Resta vivo abbastanza da prenderti cura di mio figlio, e prosegui il lavoro che abbiamo iniziato insieme tu che puoi ancora combattere- gli sussurrò. Sirius rispose all’abbraccio con forza.
 
-Troverò un modo per essere più presente. Te lo prometto-
 
Rimasero lì stretti ancora un attimo, Harry che cercava di divincolarsi tra i loro corpi.
 
-Pa-dy! ‘Copa, oa!- esclamò infine il bimbo con tono imperativo, facendoli scoppiare a ridere entrambi e cancellando le lacrime dai loro occhi.
 
-Giusto, Pulce, lo zio è qui per vedere che campione sei diventato! Andiamo dalla mamma, su!-
 
Si diressero giù per le scale, con Harry che gioiva per la sua piccola vittoria. Lily li accolse in soggiorno col sorriso di chi sapeva cosa fosse accaduto ma non si sarebbe intromessa.
 
-Allora, vediamo quanto sarà felice Paddy a rincorrerti per tutta la casa al posto mio?- scherzò, lasciando un bacio sulla punta del nasino di suo figlio e poi sollevandosi per posarne uno anche sulla guancia di Sirius.
 
-Grazie- gli bisbigliò all’orecchio, e lui capì.
 
 
 
Sirius riemerse dal vecchio baule di scuola che conservava nell’armadio con un gridolino esultante che lo fece essere contento di essere solo in casa; reggeva in mano un vecchio specchietto dalla cornice d’argento. Non riusciva a capacitarsi di essere stato tanto stupido da averlo dimenticato.
 
Erano tre giorni che, ogni volta in cui non era al lavoro per l’Ordine, pensava solo a un modo per poter essere più presente con James. Aveva letto libri sulla Materializzazione, studiato un modo per rendere la sua moto invisibile, cercato di capire se si potesse creare un collegamento tra quadri a distanza; si era ricordato di quando erano stati ancora studenti con l’obiettivo impossibile rubare una lettera dal dormitorio di Serpeverde, e Lily che suggeriva di trattare la questione come uno scherzo, e a quel punto era piombato nella rievocazione degli scherzi migliori e delle punizioni che si erano beccati. E poi era stato folgorato da una rivelazione: lo Specchio a Doppio Denso.
 
Avevano avuto una soluzione letteralmente in mano per tutto quel tempo, e non l’avevano considerata. Si erano dimenticati, presi com’erano da tutto il terrore e il dolore e il loro essere adulti, che erano stati ragazzi.
 
-James! James Potter!-
 
Ovviamente non rispose. Chissà dove l’aveva nascosto, dimenticato.
 
Sempre che non l’avesse lasciato a villa Potter, oppure…
 
-James! Andiamo, rispondi! Forza! JAMES!-
 
-Sirius?-
 
-Lily!-
 
-Ma cosa… Cosa diavolo…-
 
-Lo Specchio, Lily! Sono nello Specchio!-
 
Il volto della sua amica comparve sulla superficie riflettente, un po’ sconvolto. Sirius invece cominciò a ridere per la felicità.
 
-Mi ero dimenticata di questo! James!-
 
Sirius sentì il rumore di passi veloci e pesanti che si avvicinavano.
 
-Cosa? State bene? Che succede?!-
 
Lily sorrideva, ora; fece l’occhiolino a Sirius e poi lui si ritrovò a guardare il suo amico, ancora terribilmente ansioso.
 
-Ciao, Prongs. Ti sono mancato?-
 
Per un attimo James lo fissò con espressione stolida, poi sorrise e i suoi occhi si illuminarono.
 
-Non ci credo! Ce l’hai fatta, hai trovato il modo!-
 
-L’avevi trovato tu. Solo che ce n’eravamo dimenticati-
 
 
 
-… Era finito nel cassetto del comodino nel trasloco, non so nemmeno come. Se non fossi stata in camera per cambiare Harry non ti avremmo mai sentito- disse Lily, più allegra di quanto non fosse da parecchio. Sirius prese un sorso di tè guardando Harry che giocava con un pupazzo sul tappeto di fronte al camino. James, seduto al suo fianco sul divano, sghignazzava.
 
Non c’era mai stata tanta serenità in quella casa. Da quando si sentivano regolarmente allo Specchio, passando perfino ore a chiacchierare come se fossero insieme, i Potter sembravano molto meno tesi e molto più presenti a se stessi. Condividevano pranzi o cene a distanza, commentavano le notizie del Profeta, si scambiavano confidenze e sberleffi. Era quasi come prima.
 
-Non riesco ancora a credere che nessuno di noi ci abbia mai pensato prima. Un anno intero a patire e abbiamo sempre avuto la soluzione con noi, l’abbiamo addirittura usato per anni. Che stupidi-
 
-‘Tupido!- disse Harry, lanciando il suo pupazzo lontano e cominciando a ridere.
 
-Credo fareste bene a smettere di dire certe cose davanti a questo scricciolo, o Moony morirà di crepacuore- fece Sirius senza pensare mentre gli altri ridevano; solo dopo aver finito la frase si rese conto di quel che aveva detto e si irrigidì.
 
-Vi ricordate quando ci rimproverava di continuo? L’arpeggiatrice di Dulcimer, Sir!- continuò James, ridendo ancor più di prima; anche a lui scappò una risata, nonostante l’amarezza per il comportamento di Remus non fosse del tutto passata.
 
-Ha sempre cercato di…-
 
Un Patronus a forma di ariete prese forma accanto a Harry, spaventandolo così tanto che si ribaltò all’indietro e cominciò a piangere talmente forte da coprire quasi la voce di Gideon.
 
-Sono entrati al Ministero! Presto, tutti! Massima allerta!-
 
Sirius schizzò in piedi alla velocità a della luce, e con lui James; Lily aveva già preso Harry in braccio e cercava di calmarlo. Tutta l’ilarità era sparita in un lampo.
 
-Black, dobbiamo andare, ora!- gridò Moody dalla soglia, sorprendendo Sirius che cercava di prendere congedo da James e dal suo sguardo terrorizzato.
 
-Sì, certo. Vi chiamo appena sono a casa, state tranquilli. Andrà tutto bene, ok?-
 
-Tutto bene-, ripeté James, -Fa’ attenzione. Vai!-
 
Annuì, lanciò un’occhiata a Lily provando a rassicurarla con un mezzo sorriso poco convinto e poi si voltò cercando di ignorare le urla disperate di Harry, seguendo Moody in corridoio. Nonostante la fretta l’Auror non dimenticò di bendarlo e lo scortò fuori indicandogli la via con le sue parole, come sempre. Molto prima del solito lo afferrò per un braccio e lo costrinse nel limbo della Smaterializzazione; quando l’aria tornò a riempirgli i polmoni anche i suoi occhi funzionavano di nuovo. La benda era scomparsa, ed erano nel bagno pubblico che nascondeva l’ingresso per dipendenti.
 
-Bene, non c’è tempo per aspettare gli altri o fare piani. Dentro, ora, e vedi di non morire Black!-
 
-Sissignore- rispose serio, ficcandosi nel cubicolo accanto a quello dell’Auror; le porte erano spalancate, come se il Ministero stesse invitando tutti a raccolta in sua difesa. Mise in fretta i piedi nel water, tirò lo sciacquone e un attimo dopo si ritrovò a ruzzolare fuori da uno dei camini dell’Atrium del Ministero della Magia. Rimase a terra per qualche istante, il tempo di capire qualcosa dello scenario in cui era piombato, invece Moody si lanciò nella mischia senza pensarci un secondo.
 
Gli incantesimi volavano sopra la sua testa in grande quantità; una dozzina di gruppetti di duellanti si scontravano attorno alla fontana dei Magici Fratelli, e un grosso numero di incappucciati cercava di superare il blocco creato dagli uomini della Squadra Speciale Magica davanti agli ascensori. Volevano impedire che i Mangiamorte arrivassero nei vari Dipartimenti, soprattutto al piano della Ministra. Erano solo le otto di sera dopotutto, probabilmente Bagnold era ancora nell’edificio anche se la maggior parte dei dipendenti dovevano aver lasciato gli uffici da parecchio ormai.
 
Qualcuno uscì dal camino alle sue spalle finendogli addosso.
 
-Ti sembra il posto dove fermarti per un pisolino?!-
 
Sirius si voltò e un sorriso sorse naturalmente sulle sue labbra.
 
-Stavo aspettando te, così possiamo cominciare insieme, Rem. Pronto a dare battaglia?-
 
Remus gli sorrise; sembrava stanco e scavato, come sempre, ma un vecchio luccichio gli illuminava lo sguardo. Bastò quel breve scambio per far dimenticare almeno momentaneamente a Sirius che fosse arrabbiato con lui.
 
-Andiamo, allora?-
 
E così cominciò, un’altra volta, l’ennesima battaglia. Lui e Remus si lanciarono nella mischia insieme, e Sirius si sentì stranamente confortato nel non essere di nuovo solo. Cercarono di alleggerire gli Auror di una parte dei loro avversari abbattendoli a distanza, in modo da consentirgli di liberarsi più in fretta e poter correre in aiuto delle Forze Speciali. Lanciando un Impedimenta contro un Mangiamorte che stava per colpire Proudfoot con qualcosa di molto poco rassicurante Sirius pensò a Fenwick, a quanto gli aveva insegnato, e al fatto che non potesse essere lì a lottare con i suoi uomini perché qualcuno l’aveva fatto a pezzi.
 
Ignorò il richiamo dell’Auror e corse avanti in soccorso di qualcun altro che non aveva nome, con più furia e convinzione di prima; Remus lo seguiva, muovendosi con lui come se si stessero coordinando, con naturalezza. Alle loro spalle continuava ad arrivare gente, alcuni membri dell’Ordine li superarono lanciandosi nella mischia insieme ad Auror e Agenti rientrati in servizio, e perfino qualche dipendente ministeriale civile; McGrannitt, invece, gridò al loro indirizzo di tornare indietro.
 
-Potrebbero arrivarne altri, dobbiamo coprire i camini!- gli disse, e Sirius si diede dello stupido per non averci pensato.
 
-Ci sono i Tiratori Scelti fuori, non faranno avvicinare Mangiamorte agli ingressi!-, gridò Fabian, sbucando al fianco della professoressa e proteggendola con uno scudo ben fatto da un raggio giallo, -Se riuscite, voi due, salite sulla fontana e cercate di coprire la sala dall’alto! Sono in gamba, ci serve un vantaggio strategico più che un paio di duellanti in più-
 
Sirius e Remus si guardarono e annuirono con decisione, poi eseguirono l’ordine; Fabian li protesse in modo che non venissero colpiti mentre davano la scalata alle statue con mani e scarpe rese scivolose dall’acqua della fontana in cui si erano dovuti immergere.
 
Ma ce la fecero; mentre cercava di restare in equilibrio sulla groppa del centauro e prendeva la mira sugli incappucciati sotto di lui Sirius ridacchiò.
 
-Stai scherzando?! Ti pare il momento di ridere, questo?-
 
Non si voltò a guardare Remus, ma urlò sopra il frastuono della battaglia in modo che l’altro lo sentisse.
 
-Non avrei mai pensato di arrivare a lanciare incantesimi da sopra un cavallo, e tu?-
 
Sembrava che stavolta Voldemort avesse davvero schierato i suoi uomini migliori, perché Fabian aveva ragione: i duelli erano serrati e complessi, nessuno riusciva a sbarazzarsi facilmente del proprio avversario. Dal loro punto privilegiato e incredibilmente sicuro Sirius e Remus godevano di una visuale perfetta per capire come andassero le cose, una volta tanto; videro arrivare Dedalus, ed Emmeline che combatteva meglio della maggior parte dei presenti, e Sturgis. Juliet era rimasta indietro con McGrannitt, vicino ai camini per maggiore prudenza, ma Edgar non si stava risparmiando e affiancava Caradoc in un duello serrato contro tre Mangiamorte.
 
-Non capisco perché abbia attaccato con dei numeri così risicati!- gridò Remus al suo orecchio, dopo aver imprecato in maniera molto colorita perché il suo Incantesimo delle Pastoie aveva mancato il bersaglio.
 
-Intendi che ti sembrano pochi?!- domandò Sirius, ironico.
 
-Intendo che non sono molti più di noi, non più di una sessantina! Assalteresti il Ministero al completo con numeri così piccoli?-
 
Stavolta rifletté seriamente sulle parole dell’amico, continuando a lanciare Schiantesimi mirando ai cappucci neri; peccato che non riuscisse sempre a colpire l’obiettivo. In un lampo doloroso ricordò di quanto James fosse sembrato affascinato dai Tiratori Scelti, quando li aveva visti all’opera una vita prima, quanto fosse rimasto colpito dall’incredibile bravura che faceva sembrare facilissimo il loro lavoro. Chissà cos’avrebbe detto vedendoli in quel momento, lui e Remus, intenti a scimmiottarli con risultati poco edificanti.
 
-Credi che sia una trappola? Ma chi potrebbe essere il vero obiettivo? Chi c’è di più importante della Ministra?-
 
Remus rimase in silenzio per qualche istante e Sirius cercò di prendere la mira su un Mangiamorte basso e rapido che aveva mancato almeno cinque volte, con suo sommo scorno.
 
-Non pensi che… Lily e James…-
 
Il sangue si gelò nelle vene di Sirius e si voltò a guardarlo di scatto, improvvisamente dimentico della battaglia.
 
-Che intendi?-
 
-Sir, non sono stupido. Li hanno sepolti vivi da qualche parte da più di un anno per un motivo, mi pare evidente che…-
 
-Non ci sono uomini del Ministero di guardia, Silente e Moody non si sarebbero mai fidati di… Di… Rem, noi non ci fidiamo del Ministero!-
 
-Cosa stai dicendo?-
 
-Pensaci! Siamo tutti bloccati qui, barricati, e dietro la Squadra Speciale Magica ci sono almeno una decina di camini dei dirigenti connessi alle loro case! Se uno di loro fosse un infiltrato di Voldemort…-
 
-Potrebbero passare dal camino e raggiungere la Ministra indisturbati! Sbrigati, dobbiamo avvertire qualcuno!-
 
Si lanciarono giù dalla statua, incuranti dell’acqua che li bagnò fino alle ginocchia e delle monetine per il San Mungo che schizzarono fuori con essa ricadendo rumorosamente sul pavimento di marmo, e cominciarono a correre per la sala in cerca di Moody o di qualcun altro che avesse un briciolo di potere in quella situazione, schivando maledizioni e fatture e pattinando sul marmo in maniera molto poco controllata.
 
-Gideon!- sentì gridare, e raggiunse Remus che si fermava in scivolata davanti all’Auror appena emerso vincitore dal suo duello.
 
-Cosa succede?- chiese l’uomo, gli occhi che percorrevano già tutta l’enorme stanza in cerca della preda successiva.
 
-Gideon, la Ministra, com’è protetta?-
 
Improvvisamente l’attenzione dell’uomo fu tutta per Remus.
 
-Che intendi?-
 
-Se tutti noi siamo qui, e tutti gli Auror e le Forze Speciali sono qui, e i Tiratori Scelti sono fuori, chi c’è con la Ministra?-
 
-Ci sono due Agenti a ogni piano in corrispondenza degli ascensori, e la Ministra è difesa anche dal suo gabinetto, suppongo. E comunque non possono passare, finché il blocco agli ascensori regge…-
 
-I camini, Gideon, e gli infiltrati! Se passano dai camini, se qualcuno li fa passare, non troveranno ostacoli! Un paio di Agenti non basteranno!-
 
L’Auror li fissò con intensità, a turno, poi gridò: -Merda!-
 
Sirius riuscì a parare il colpo diretto verso di loro e prese a duellare col Mangiamorte che aveva provato a colpirli. Dietro di lui sentì Gideon chiamare a raccolta il fratello e Dorcas, e non poté impedirsi di voltarsi a guardarla e assicurarsi che stesse bene, pagando la sua momentanea disattenzione con un Incantesimo Tagliuzzante che lo prese di striscio sulla guancia. Riportò l’attenzione sul suo avversario ma Remus era già intervenuto in suo soccorso; insieme lo sconfissero in fretta, difendendo poi Gideon mentre spiegava la situazione ai suoi due colleghi.
 
-Dobbiamo avvertire il capo…- cominciò Fabian agitato, continuando a tenere la bacchetta pronta in mano nel caso gli scudi di Sirius e Remus avessero ceduto.
 
-Dobbiamo andare al primo livello, subito! Potrebbero arrivare alla Ministra dall’interno! Non abbiamo tempo!-
 
Nessuno dei due discusse oltre l’ordine; Dorcas lanciò solo un minuscolo sguardo a Sirius prima di seguire i fratelli attraverso la stanza, diretti di corsa verso il nucleo sempre più ristretto di uomini e donne vestiti di verde che difendevano gli ascensori dall’assalto di un manipolo di Mangiamorte.
 
-Non ce la faranno mai a passare da soli!- disse Sirius, e non ebbe bisogno di attendere la risposta di Remus per sapere che era al suo fianco mentre si muovevano alle loro calcagna tra i vari scontri; furono trascinati da un paio di incappucciati in un duello serrato nell’angolo più a destra della sala d’ingresso, vicino alla postazione del Guardiamago che giaceva a terra, morto. Riuscirono a uscirne quasi indenni, a parte un paio di graffi, e si lanciarono sulle tracce dei tre Auror che avevano raggiunto il loro obiettivo e stavano cercando di far cadere i Mangiamorte ai cancelli uno a uno, stringendoli in una specie di morsa tra loro e gli Agenti ancora in piedi.
 
-Voi! Dove andate tutti!- urlò Moody, emergendo dalla loro sinistra mentre si difendeva mirabilmente da un attacco combinato di tre avversari. Un attimo dopo tutti e tre gli incappucciati erano a terra, colti di sorpresa dall’agguato alle spalle di Remus e Sirius.
 
-Signore, stanno cercando di superare i Mangiamorte che hanno attaccato le Forze Speciali per raggiungere la Ministra e proteggerla dagli ingressi interni-
 
Parve che Moody non avesse bisogno di altre spiegazioni oltre alla scarna descrizione di Sirius; si lanciò all’inseguimento dei suoi uomini senza dire una parola e Sirius e Remus gli andarono dietro, proteggendo la sua corsa. Tutti loro sapevano che un duellante come Moody avrebbe fatto la differenza, se ci fosse stato da dare battaglia tra i corridoi del Ministero. Doveva passare, più di chiunque altro.
 
-Alastor!- gridò Rufus Scrimgeour quando gli passarono avanti, ma lo ignorarono; Sirius seguì l’esempio di Moody e prese a mirare ai Mangiamorte alle spalle quando erano ancora lontani, riuscendo incredibilmente a colpirne un paio in corsa. Remus si beccò una fattura che lo fece cadere a terra, ma si rialzò subito e continuò a correre zoppicando. Quando infine raggiunsero Fabian, Gideon e Dorcas furono superiori di numero e gli Agenti Speciali crearono un varco nel pugno di Mangiamorte ancora in piedi, separandoli in due gruppi e accerchiandoli in modo che non potessero scappare.
 
-Andate! Restiamo noi, qui!- disse Sirius a voce alta, indicando a Dorcas le porte degli ascensori. I quattro Auror salirono sul primo rapidamente e lo fecero partire mentre Sirius e Remus si schieravano lì davanti, le bacchette spianate, per evitare che qualche fuoriuscito dal conflitto raggiungesse l’ascensore rimasto scoperto.
 
Durò ancora parecchio, e finì così improvvisamente che non ebbero nemmeno il tempo di accorgersene. Sirius e Remus avevano ripreso a combattere quando i pochi Agenti ancora in piedi si erano schierati di nuovo al loro posto, rendendo inutile che restassero lì di guardia. I focolai dei combattimenti non erano diminuiti in numero, ma i contendenti sì; molti corpi erano a terra morti o privi di sensi, alcuni legati come salami e altri semplicemente abbandonati, e molti ancora cadevano. Lampi e scoppi, urla e imprecazioni riempivano l’aria, illuminandola a giorno. Sirius aveva sempre pensato che l’Atrium fosse gigantesco prima di aver visto la battaglia infuriarvi: sembrava non ci fosse spazio per tutti i duelli in corso, come se quella enorme stanza non potesse contenere tutta quella violenza.
 
Ci fu uno scoppio, mentre Sirius parava un incantesimo ostile venuto dalla sua sinistra che lo distrasse dalle sue elucubrazioni; tutto l’edificio tremò come per un terremoto, l’acqua straripò dalla fontana e invase il pavimento istoriato, i cancelli degli ascensori dietro di loro si ruppero e quasi tutti i presenti caddero a terra come dopo un atterraggio da Passaporta malfatto. Mentre Sirius si guardava intorno cercando di capire cosa fosse appena accaduto gli incappucciati scomparvero, come se non fossero mai stati lì.
 
Sirius si abbandonò a terra, esausto, reggendosi la testa da cui perdeva sangue. Remus fu immediatamente al suo fianco.
 
-Stai bene? Cosa ti ha colpito?-
 
-Non ne ho idea, penso mi abbia fracassato la testa però. Tu?-
 
-Niente di rotto, solo un paio di botte-
 
-Com’è che ne esci sempre meglio di me non lo so- scherzò lui, e Moony ridacchiò.
 
-Dai, vieni, cerchiamo qualcuno che possa visitarti prima che vengano a chiederci cosa ci facciamo qui-
 
-Dubito che ci faranno domande- borbottò Sirius, ma si lasciò aiutare ad alzarsi. Attorno a loro la sorpresa per la fine improvvisa dello scontro era evaporata e chi era ancora sufficientemente sano da reggersi sulle gambe si occupava di chi era rimasto ferito, o si accertava delle condizioni di chi era a terra.
 
Un sonoro sferragliare fece aumentare il mal di testa di Sirius e lo costrinse a voltarsi; l’ascensore arrivò e ne uscirono Silente, Moody e Millicent Bagnold in persona. Sembravano terribilmente scossi.
 
-Felici di vederla tutta intera, Ministra- scherzò Sirius reggendosi la testa, e Remus gli pestò un piede. Nessuno dei tre rise, però, e Bagnold, che Sirius incontrava di persona per la prima volta, parve incapace di aprire bocca.
 
-Black, vieni con me-
 
Il tono di Moody era stato duro come non mai; Sirius sentì un brivido corrergli dietro la schiena mentre fissava il viso sfigurato contratto in una maschera di rigidità.
 
-Cosa succede?- domandò, il panico ben udibile nella voce; Remus fece un passo avanti, continuando a reggerlo per il braccio.
 
-Vieni con me e basta- ripeté l’uomo, restando nell’ascensore mentre Silente ne scortava fuori la Ministra con espressione grave. Sirius si risolse a obbedire e raggiunse l’Auror che attendeva con la mano già sulla pulsantiera. Remus non lo lasciò e Moody non fece obiezioni.
 
La salita fino al primo livello fu lunga, e lui ebbe tempo di intuire cosa avrebbe trovato quando l’ascensore si sarebbe fermato. Gli tremavano le gambe mentre seguiva Alastor Moody lungo il corridoio degli uffici del personale di supporto della Ministra, e ringraziò che Remus fosse ancora lì a reggerlo quando raggiunsero una specie di atrio che fungeva da anticamera e intravide a terra un corpo dietro un’enorme scrivania di mogano lasciata in subbuglio.
 
Il corpo di Dorcas Meadowes, perfetto come sempre, immobile e composto perfino nella morte. Aveva gli occhi aperti, i suoi bellissimi occhi azzurri freddi come il ghiaccio, e sembrava fissare Sirius con la stessa superbia con cui l’aveva guardato nei giorni precedenti alla loro relazione. Remus rafforzò la presa sul suo braccio, ma non ce n’era bisogno. Avrebbe voluto dirgli che stava bene, che sapeva già cos’era accaduto, che se l’aspettava. Che non sarebbe caduto di fronte a quello scempio.
 
Invece non riusciva a parlare. Non riusciva a distogliere lo sguardo dalle mani che aveva baciato, e i capelli che aveva accarezzato, e le labbra che l’avevano deriso. Non poteva smettere di fissarla, e di ricordare.
 
Gli ci volle tutta la sua forza di volontà per sollevare lo sguardo e spostarlo un po’ più in là, di fronte alla porta che Dorcas aveva difeso. Che Gideon e Fabian avevano difeso, fino alla morte.
 
I corpi dei due fratelli erano vicini, come spesso era accaduto quando erano stati ancora vivi, e a differenza di quello di Dorcas portavano i segni della battaglia che lì si era consumata. Sangue era sparso in pozze sotto di loro, e ferite profonde erano aperte sui loro toraci.
 
-Io ero dentro, con la Ministra. Loro… Gideon e Fabian hanno combattuto da eroi, soli contro cinque Mangiamorte. Dorcas ha tentato di affrontare Voldemort, di darci tempo. Mi dispiace, Black-
 
Un dolore sordo, diverso da qualsiasi altro avesse provato prima, invase il suo petto.
 


 
   
 
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