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Autore: GladiaDelmarre    15/07/2023    1 recensioni
Joel ed Ellie stanno compiendo un viaggio difficile, dove rischiano la vita quotidianamente, ma allo stesso tempo possono anche succedere cose sorprendentemente belle. Ogni capitolo rappresenta uno di questi momenti.
Se questa storia vi piace, fatemelo sapere!
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Queste piccole OS partono da un'iniziativa con la mia amica Martina, con 10 prompt+1 a Maggio e altri 6 a Giugno.
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Cenni di underage - linguaggio volgare - age gap - violenza tipica del canon
Genere: Avventura, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Altri, Ellie, Joel
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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- Questa storia fa parte della serie 'Not all those who wander are lost'
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Joel, oggi sono riuscita a prendere un paio di scoiattoli. Non sono capace di scuoiarli bene come fai tu, quindi se ci sarà qualche pelo nella zuppa ce la faremo andar bene lo stesso, giusto? Non mi piace uccidere gli scoiattoli, e nemmeno i conigli. Ma ho sempre fame, e la verdura in scatola non basta. E tu dovresti mangiare di più o non guarirai mai. Ho bisogno di te.

Faccio quello che devo. Controllo la neve per vedere se qualcuno è passato nei dintorni della casa. Cammino sempre sulle mie stesse impronte, così posso accorgermi se c’è stato qualcun altro. Callus è bravissimo, e non sono caduta nemmeno una volta. Sciolgo la neve e la faccio bollire per avere sempre acqua pulita. Non la mangio mai anche se ho sete, perché una volta mi hai detto che fa male. Metto le trappole, esco solo quando c’è luce e la visibilità è buona. 

Sto facendo tutto per bene, lo giuro.

 

Ellie è china sul fornelletto, e rimesta nel pentolino con il cucchiaio del suo set da campeggio con la bandiera americana sul dorso delle posate. Lo ha trovato Joel in un negozio di articoli sportivi, poco dopo aver lasciato Pittsburgh, e glielo ha regalato. Ellie lo adora. Non solo perché è utilissimo, ma anche perché nessuno le ha mai fatto un regalo prima, a parte il pupazzo del gattino azzurro che le avevano dato le suore dell’orfanatrofio quando era ancora bambina. E poi Joel ne ha uno quasi uguale al suo. Ellie lo pulisce sempre alla perfezione, quello e la gavetta che fa parte del set: ha tutta l’intenzione di farlo durare per sempre.

 

Si volta verso Joel, che dorme coperto dal sacco a pelo su un vecchio materasso mezzo ammuffito. Joel dorme quasi sempre. Ha la febbre, ed Ellie ha recuperato solo qualche compressa di aspirina, che però non gliel’ha ancora fatta passare. La ferita che ha sulla pancia non ha un bell’aspetto, e anche se l’ha lavata bene con acqua e bicarbonato e l’ha chiusa con dei punti, Ellie sa che probabilmente dovrebbe prendere degli antibiotici. Purtroppo in quello schifo di paese in cui si sono rifugiati non è ancora riuscita a trovarne. 

 

Domani troverò delle medicine che ti aiutino, Joel.  

Le case qui intorno sono state già ripulite, ma domani andrò più lontano, devo ancora devo guardare in un sacco di posti. 

Vedrai, andrà tutto bene.

 

Ellie gli carezza la fronte. È calda.

Lui grugnisce e muove la testa di lato con un piccolo scatto, scostandosi dalle sue dita. 

 

“Ma vaffanculo Joel, io ti carezzo e tu ti scosti. Sto cercando di essere gentile” mormora lei.

 

Si gira e si rivolge a Callus, che sonnecchia in piedi a qualche passo da loro.

“Sei un migliore amico di lui, Callus. Domani ti troverò delle mele. Usciremo di nuovo insieme e andremo a cercarle, ok?”.

Callus in risposta nitrisce piano, quasi solo uno sbuffo. È un suono dolce, morbido, che la conforta un po’. E dio solo sa quanto ne ha bisogno.

 

Stava andando tutto così bene. Sei venuto con me Joel, non mi hai mollato a Tommy. Hai scelto di stare con me. È vero, non avevamo trovato le Fireflies all’Università, ma eravamo sulla strada giusta. Eravamo insieme. 

E ora invece siamo qui, in questo garage gelido, ed io sono spaventata a morte. Ho bisogno che tu ti riprenda. Non ce la posso fare da sola.

 

Ti prenderei a schiaffi, se servisse a qualcosa. 

Vorrei prendere a schiaffi la tua stupida faccia da affascinante uomo di mezza età. Sei bello anche ora che stai male e dormi quasi tutto il tempo. Mi piace il tuo naso, e mi piace la tua bocca. Era morbida quando l’ho baciata. Adesso hai le labbra screpolate. Vorrei riuscire a farti bere di più, ma non riesco quasi mai a svegliarti. E se non ti svegliassi mai più? E se un giorno tornassi qui e ti trovassi morto? Cosa farei? Come potrei andare avanti?

 

Cristo, ti ammazzo io se muori. Non ti azzardare.

 

Ellie torna a mescolare la zuppa. È quasi pronto. 

 

“Ti devi svegliare, Joel” lo scuote piano.

Lui non risponde.

Lo scuote ancora, delicatamente. 

 

Scherza, quando dice che lo prenderebbe a schiaffi. In realtà è terrorizzata dal pensiero di fargli male o di poter peggiorare le sue condizioni. Le ci è voluto tutto il coraggio che aveva per trattare la ferita. Joel l’aveva guardata fissa, con le sopracciglia aggrottate e senza parlare, mentre prima lei gli aveva lavato la ferita, e poi quando con le pinzette gli aveva tolto un milione di schegge dalla carne aperta e pulsante. Aveva stretto gli occhi solo quando Ellie aveva ricucito i bordi slabbrati della ferita. A lei erano tremate le mani, ma aveva respirato a fondo e si era costretta a lavorare più in fretta e accuratamente possibile, cercando di non fargli male. Almeno non più male di quanto già ne avesse. Aveva fatto del suo meglio, considerando le scarse conoscenze che aveva. Ora doveva solo trovare degli antibiotici. 

Lo avrebbe salvato, a tutti i costi.

 

Ellie gli tira su la testa per fargli scendere una sorsata di zuppa tra le labbra semi aperte. Riesce a fargli sorbire una mezza porzione, perfino con qualche pezzo di carne, che ha tagliato in pezzi piccolissimi. Glieli da tutti. Al cibo per se stessa penserà più tardi, che Joel ne ha più bisogno di lei.

 

Per un attimo lui sembra tornare cosciente. La guarda con un’intensità che la spaventa, e lei vorrebbe dirgli qualche sciocchezza per alleggerire la tensione che sente crescergli dentro. Joel la guarda senza parlare. Ha gli occhi tristi, buoni, sofferenti. Ellie vorrebbe dirgli qualcosa di sciocco. E poi vorrebbe baciarlo ancora. Abbracciarlo. Dirgli che andrà tutto bene. Vorrebbe consolarlo, guarirlo, dargli un pezzo della sua pancia per salvarlo. Se lo strapperebbe da dosso per lui, ma non sa come fare. Lui le stringe una mano grande e callosa intorno alle sue, molto più minute e delicate. Stanno così qualche minuto, in silenzio. 

 

Lui lascia lentamente la presa. Si è addormentato di nuovo.

 

Ellie lo guarda ancora.

 

Andrà tutto bene Joel, vedrai.

Domani andrà meglio. Domani troverò gli antibiotici. Domani caccerò ancora, e porterò a casa tanto cibo buono. Tu mangerai e starai meglio. Vedrai. 

Ti salverai. Ti salverò.

Staremo di nuovo insieme.

 

Staremo insieme per sempre.

   
 
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