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Autore: stefy_81    19/07/2023    1 recensioni
"Era l’alba di un nuovo giorno quando tre piccole imbarcazioni raggiunsero la spiaggia dorata sotto il promontorio dove si trovava il giovane Reafly. Era un ragazzo di appena tredici anni, i capelli rossi incorniciavano un volto delicato sostenuto da penetranti occhi verdi e uno sguardo vivace di chi è in cerca di rivalsa."
Eragon e Saphira hanno lasciato Alagaesia per sempre come aveva predetto Angela. Nuove ed emozionanti avventure attendono il giovane caliere !
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Arya, Eragon, Murtagh | Coppie: Eragon/Arya
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Eragon strinse a sé il prezioso uovo che teneva in mano e, alzando la sua mano destra, fece sfavillare il suo gedwey-ignasia sulle tenebre che lo circondavano. Le creature fecero un solo passo indietro, ringhiando, ma intente a non cedere il campo.
Se nella foresta le loro intenzioni erano state solo quelle di osservarlo, attirate dalla sua magia, ora la situazione era completamente ribaltata. Invadendo il loro territorio Eragon si era trasformato ai loro occhi in un nemico, che stava sottraendo loro il prelibato cibo rubato con tanta fatica ai draghi.
Non sarebbe bastato mostrargli il suo potere per poterle mandare via, ora era una questione di sopravvivenza. Si sarebbero battute fino alla fine per difendere il loro onore e quello del loro branco. 

Avanzando nuovamente minacciose, le tre arpie entrarono nel tenue cono di luce, permettendo ad Eragon di poter vedere come erano fatte. 

Molto simili ai draghi, ma in miniatura, avevano un muso allungato, come quello di enorme lucertola, con due occhi piccoli e crudeli che si muovevano frenetici privi di palpebre e una potente fila di denti acuminati da cui fuoriusciva una sottile lingua che sembrava anche lei poter ferire. Le creature poggiavano sulle loro gambe posteriori, muscolose e robuste, mentre quelle anteriori, più corte e piccole, ma fornite di tre artigli ricurvi, erano pronte a ferire e dilaniare tutto quello che gli si paravano di fronte. La loro lunga coda a lancia, dava loro l'equilibrio, permettendogli di sbilanciare tutto il corpo in avanti, e trasformandosi in una perfetta macchina di morte.
Eragon allargò la sua mente, per sondare quella delle tre creature, come nella tecnica adottata dai draghi anche le tre arpie avevano legato le loro menti in una sola, formando così una formidabile barriera.
Saphira aiutami!
Sono qui Eragon gli rispose pronta Saphira, che unì così la sua mente a quella del suo cavaliere, ma in quel momento le creature attaccarono all'unisono, Eragon riuscì a schivare con uno scatto gli artigli di una, e fermare con la magia quelli la seconda, ma la terza riuscì a colpirlo alla coscia destra. Eragon vacillò appena, mantenendo intatta la sua presa sull'uovo, e facendo sibilare frustrate le bestie che si misero così a giragli intorno con rapidità.
La ferita alla coscia gli pulsava terribilmente, e poteva sentire il sangue caldo, colare giù lungo la gamba.
Eragon! Non puoi combattere così, ti distruggeranno!
Lo so, ma non posso lasciare l'uovo. Lasciarlo a terra sarebbe troppo rischioso. A meno che…
Cosa hai intenzione di fare?
Ora vedrai. Tieniti pronta Saphira.
Prima che potessero attaccarlo di nuovo, Eragon alzò in aria l'uovo. Il mantello che lo ricopriva scivolò sopra la superficie liscia, facendolo brillare alla tenue luce proveniente dal soffitto.
Le tre bestie guardarono l'uovo, pronte a scattare per afferrarlo dalle sue mani, ma Eragon pronunciò rapido alcune parole e una luce accecante esplose dalla sua mano, facendole stridere di dolore.
Quando la luce si dissolse l'uovo era sparito.

Saphira poté sentire le energie di Eragon abbandonare rapidamente il suo corpo, poi nello stesso istante, una luce scoppiare a poche iarde da lei, per far ricadere sull'erba morbida un oggetto. Saphira si voltò all'erta con la coda alzata, per trovarsi di fronte all'uovo di drago tanto agognato dalle arpie. Poco lontano le altre tre dragonesse videro la scena e avvertita la presenza del loro nemico, si precipitarono senza nemmeno pensarci, ad avvertire subito Sigmar dell'accaduto.

Eragon respirava con affanno, barcollando sulle gambe si guardò intorno con aria guardinga.
Le bestie erano state più inferocite che mai adesso, alla ricerca con i loro occhi della loro preda, soffiarono a Eragon minacciose.
Ma adesso Eragon era pronto. Estratta rapidamente la spada dalla mano sinistra, si mise in posizione di difesa e attese.
Sei stato imprudente a non avvertirmi prima! lo rimproverò Saphira nella sua mente, preoccupata nel sentire l'ondata di dolore, da parte di Eragon, dove le arpie lo avevano ferito.
L'uovo sta bene? E' con te? chiese rapido Eragon
Si è qui.
Bene. Ed ora Saphira dovrai sostenermi, non posso farcela da solo. Trasportare l'uovo mi ha privato di molte energie.
La risposta di Saphira non arrivò mai all'orecchio di Eragon, perché le tre arpie attaccarono di nuovo, tutte insieme. Ma la sua presenza accanto alla sua mente bastò al cavaliere per capire che la dragonessa lo avrebbe sostenuto fino alla fine.
Scattando di lato per schivare un loro artiglio.

- Skolir! -  gridò e la grotta venne di nuovo illuminata dalla luce della magia, e uno scudo rotondo, circondato di ardenti fiamme blu, comparve dal nulla ricoprendo il suo avambraccio.
La perdita di energia per mantenere lo scudo era  molta, e di sua spontanea volontà Saphira intensificò il suo legame.
Con lo scudo Eragon riuscì a pararsi dai loro attacchi, e avvicinarsi a una di loro tanto da arrivare a ferirla al ventre, il sangue zampillò e la bestia si accasciò a terra, morente; le altre due arpie indietreggiarono subito, abbassando le loro difese, atterrite. Eragon ne approfittò per immobilizzarle.
- Letta - latrò.
Sentì le loro menti ormai prese dal panico, abbassare ogni difesa, Eragon non ebbe difficoltà a prenderne il controllo.

Un flusso improvviso di immagine travolse la mente del cavaliere come un fiume in piena, ed Eragon venne sommerso di i ricordi delle due arpie: la loro vita da cuccioli all'interno del branco, poi l'emarginazione dal gruppo, il vagabondaggio per terre desolate, sole e senza cibo, la fame che le attanagliava; loro così orgogliose e fiere, ridotte a cacciare piccoli ratti e insetti. Poi l'arrivo nella terra dei draghi, a loro interdetta da molto tempo ormai. La paura di essere sorprese in un territorio proibito. Poi la scoperta della uova, la decisione del loro furto, e lo scontro con i draghi. La fuga disperata dentro la boscaglia dove per i loro inseguitori sarebbe stato impossibile scovarli.
Un interrotto vagare nel sottobosco, aspettando il momento opportuno per poter uscire dalla valle inosservate. Il tempo che passava, poi le immagini delle uova rotte e dei piccoli che ne uscivano divorati all'istante riempirono di orrore gli occhi di Eragon. Nessun rimorso si poteva leggere nelle loro menti per il loro gesto afferrato, anzi Eragon poté sentire una certa soddisfazione nell'essersi procacciati del cibo prelibato in modo così facile. 

Saphira è terribile!
Davanti a lui le due creature si dimenavano dalla rabbia, per finire in un ululato di puro dolore, quando uscì infine dalle loro menti. 

Nuovamente in sé Eragon si apprestò senza esitare a pronunciare una delle sette parole di morte.
Ma il colpo finale non arrivò. Nonostante fosse consapevole che una condanna a morte fosse una sentenza giusta, Eragon rimase fermo dinanzi ai due animali bloccati e inermi, incapaci ormai di difendersi, colpito improvvisamente dalla cruda verità.
Cosa c'è Eragon? Cos'è che non va? Domandò Saphira, che aveva percepito il suo sconcerto.
Non possono più farmi nulla ormai. Se le uccidessi ora, diventerei come loro.
Sono delle assassine Eragon, non puoi cambiare la loro natura. Uccidendole impedirai solo che facciano del male ad altri esseri viventi.
Quello che dici è vero Saphira, secondo i criteri umani il loro gesto meriterebbe la morte.
disse Eragon a denti stretti, Saphira lasciò sfuggire un ringhio di approvazione.
Ma è nostro diritto giudicare le loro azioni? Sono state spinte dalla fame. È stato il loro istinto a guidarle, un istinto che a noi appare crudele, ma che per loro rientra nella normalità. Come hai detto tu stessa è la loro natura. Aggiunse, infine, osservando la paura che ora traspariva dai loro occhi.
Perdonami Saphira, ma non posso farlo. C'è solo un'altra strada ed è quella di lasciare la decisione della loro sorte al consiglio dei draghi. Le disse Eragon.
Saphira rimase in silenzio per una serie di minuti, mentre la rabbia per ciò che aveva visto fare alle uova, scemava, stemperata dalla verità delle parole appena pronunciate dal suo cavaliere.
Il consiglio dei draghi li condannerebbe senza appello Eragon. disse soltanto, improvvisamente consapevole di quello che era giusto fare.
Ne sei certa Saphira? mormorò lui di rimando. La dragonessa prese un lungo respiro.
Si Piccolo mio, più che sicura.
E così, con sguardo serio e deciso, Eragon si rivolse alle due arpie, per parlargli un'ultima volta alle loro menti. Saphira era al suo fianco.
Potrei uccidervi all'istante, se solo lo volessi. Iniziò a parlargli con voce ferma e decisa. Eragon strinse con la magia sulle loro gole, quasi a soffocarle, e le bestie smisero di dimenarsi e stettero a sentirlo. Ma vi darò la possibilità di andarvene, se accetterete di non fare più ritorno in queste terre!
Comprendendo che gli stava venendo risparmiata la vita, una delle due arpie assentì, seguita subito dopo dall'altra, che sibilando furenti per la sconfitta appena subita, la imitò riluttante.
Poi fu un attimo. Eragon aveva appena rilasciò la magia sulla seconda arpia, quando questa gli si rivoltò improvvisamente contro. Eragon ebbe appena il tempo di alzare la spada, ma era stato troppo lento, e non poté far altro che osservare impotente l'artiglio della bestia calare inesorabilmente su di lui. Il corpo dell'altra arpia fece inaspettatamente da scudo, mentre l'artiglio andò a colpire fatalmente la gola dell'animale, che cadde a terra con un lamento.
Eragon!
Ripresosi rapidamente dalla velocità degli eventi, Eragon non esitò a rompere le barriere della magia, per usarla contro la creatura, che ora stava per attaccarlo di nuovo. Ma prima che potesse anche solo muovere un muscolo verso di lui, stramazzò a terra, morta.
Quando la grotta ritornò di nuovo silenziosa, Eragon rilasciò un sospiro. Una fitta alla gamba gli ricordò della ferita. Era profonda e bruciava terribilmente.
Stai bene? Sentì pronta la voce di Saphira.
Credo di sì. Le rispose lui solo dopo qualche secondo, osservando i corpi delle tre arpie che giacevano a terra, una di loro si mosse. Era l'arpia che aveva tentato di difenderlo dal suo compagno.
Eragon le si avvicinò piano, e gli si chinò accanto. Respirava ancora, ma le sue forze vitali erano molto deboli. Con un solo sguardo Eragon seppe che non c'era nulla che avrebbe potuto fare per lei ora; ma non avrebbe lasciato che soffrisse inutilmente, e raggiungendo il suo cuore con la propria mente, ne prese possesso e lo aiutò a fermarsi.
La creatura spirò e rimase immobile sul terreno.
Nessuno di noi è mai del tutto buono o del tutto cattivo.
No Eragon, ma l'errore di queste tre arpie poteva condannare la loro intera razza. Se è vero che sono state solo loro a rubare le uova, allora i draghi devono sapere la verità.
Se vorranno accettarla da me. Sigmar non ha molta simpatia nei miei confronti.
Lo dovranno fare, dopo aver visto l'uovo.
Le rispose subito Saphira
Ma Eragon alzò il volto per guardare l'apertura sul soffitto. Non aveva le energie sufficienti per potersi curare e uscire da lì insieme; quindi, strappò con una smorfia la manica della sua tunica, e improvvisando una fasciatura di fortuna, fermò la ferita alla gamba. Poi riportò la sua attenzione in alto.
Ce la puoi fare piccolo mio. lo incoraggiò allora Saphira.
Grazie.
le sorrise Eragon, dopodiché le parole nell'antica lingua affiorarono alle sue labbra, e il cavaliere sentì i propri piedi staccarsi dal terreno e con lo sguardo rivolto in alto, vide l'uscita farsi sempre più vicina.
La tiepida luce del pomeriggio, filtrata dalle fronde degli alberi, accolse il suo ritorno in superficie.
Una volta fuori, incurante della stanchezza, riprese faticosamente la sua strada verso l'uscita.
Ogni passo era un'ondata di dolore, ma il pensiero di avvicinarsi a Saphira lo fece resistere, e andare avanti. Dopo un tempo che gli parve eterno, Eragon intravide infine una luce più forte proveniente dal fondo, e seppe che era arrivato. Spinto dal desiderio di rivedere la sua dragonessa, il cavaliere accelerò il passo più che poté, fino a quando la luce del sole non lo investì in pieno volto ed Eragon poté scorgere una sagoma zaffiro accucciata a terra.
Eragon le andò incontro correndo, per arrivare a pochi passi da lei e bloccarsi di colpo.
- Saphira! -
I loro sguardi si ritrovarono l'uno nell'altra un'altra volta, dopo tanto tempo. Il loro cuori esplosero di gioia, fino a quando Eragon non ruppe quel silenzio, e si gettò addosso al suo collo, stringendola a sé, accarezzando le squame e strofinando il suo viso sul muso della dragonessa. Rimasero fermi in quella posizione per minuti interi, mentre calde lacrime di gioia sgorgavano dai suoi occhi
- Mi sei mancata così tanto Saphira! - sussurrò piano.
Anche a me piccolo mio.
Scostandosi appena Eragon inclinò di poco la testa, poi incrociando i suoi grande occhi, Eragon di staccò del tutto.
Sono fiera di te Eragon, per il modo in cui ti sei comportato poco fa con le arpie.
Eragon scrollò le spalle.
Non è servito a salvarle.
Sono state loro a scegliere il destino loro destino non tu.
Eragon assentì debolmente, per dirigersi verso l'uovo, seguito da Saphira, che da dietro allungò il collo per osservarlo anche lei.
Sigmar è in grande debito con te ora Eragon, come tutti i draghi di questa valle.
Sai a chi appartiene?
Si Eragon, è l'ultimo uovo che la compagna di Sigmar aveva deposto prima di morir
e.
Eragon rimase a guardare l'uovo senza dire nient'altro. Poi salì sul dorso di Saphira adagio, senza una sella, strinse l'uovo con un braccio, e con l'altro si aggrappò a una delle squame alla base del suo collo.
Sono pronto dolcezza gli disse con gioia. Senti i muscoli della dragonesse gonfiarsi sotto di lui, il ventre vibrò di eccitazione, poi le ali si aprirono e Saphira spiccò un potente balzo per librarsi in aria con eleganza.
Giunsero in tempo alle rupi, per vedere un nutrito gruppo di draghi prepararsi per partire.
Appena scorsero Saphira, ruggiti di sorpresa accolsero il suo atterraggio.
Sigmar in mezzo a loro si fece vanti, e grande fu il suo stupore nel vedere Eragon sul suo dorso.
In qualche maniera quel ragazzo era riuscito a penetrare le loro barriere protettive, pensò irritato, e contro tutti i suoi presagi aveva stabilito il suo contatto con Saphira.
In un moto di orgoglio Sigmar si rifiutò di incrociare il suo sguardo, e ignorandolo apertamente si rivolse direttamente a Saphira
Flora, Serenity e Gea, mi hanno riferito che sei stata attacca, e di una luce che è esplosa. Cosa è successo? chiese con tono autorevole.
La risposta di Saphira arrivò fredda e velata di ostilità
Tutto a suo tempo Sigmar e non prima che il mio cavaliere possa scendere e riprendere fiato. Gli rispose sottolineando a tutti loro la presenza di Eragon.
Ignorando il grugnito proveniente da Sigmar, Saphira si voltò quindi verso Eragon.
Il cavaliere si lasciò scappare un sorriso, Saphira che non era mai stata tanto protettiva con lui come in quel momento, e questo pensiero li procurò un piacevole calore che lo fece sentire meglio.
Attenta a non tirare troppo la corda con lui Saphira, o rischi di farlo arrabbiare sul serio. La stuzzicò Eragon bonariamente.
Deve portarti più rispetto Eragon, o dovrà presto pentirsi per averti trattato in questo modo. Gli rispose Saphira più seria che mai, lasciandolo stupito.
Te ne sono grata, ma spero che non sarà necessario.
Anche io piccolo mio, ma nessuno deve più dubitare di noi due.
Abbassandosi sulle sue gambe posteriori e stendendo il collo lungo il terreno Saphira permise a Eragon di scendere comodamente da lei, sotto l'occhio curioso di tutti i draghi.
Il cavaliere fece una leggera smorfia quando poggiò a terra la gamba ferita, e le sue membra tremarono un poco, ma la presa sull'oggetto avvolto nel mantello rimase ferma.
Sigma, notò contrariato la reazione del cavaliere, e chiese con fastidio:
Cosa ha fatto l'umano alla gamba? e cosa è quello che porta con tanta cura?
Saphira si voltò verso di lui, furente.
Sigmar stava per replicare quando Eragon si fece inaspettatamente avanti, ponendosi tra lui e Saphira:
Saphira, lascia pure che si a io a rispondere. disse con voce deciso, ma senza essere scortese.
Sono stato ferito dagli artigli di una arpie, e che mi hanno attaccato dopo aver sottratto a loro questa. Disse mentre rivelava l'oggetto celato sotto il mantello.

 

La vista dell'uovo lasciò tutti senza parole per alcuni secondi. Poi Sigmar fece due passi in avanti, avvicinandosi a Eragon, e piegando il collo andò a toccare con il muso l'uovo che il cavaliere teneva in mano. Le labbra arricciate di Sigmar sfiorarono la superficie liscia dell'uovo, il suo respiro caldo investì Eragon che rimase immobile sul posto senza indietreggire; dietro di lui sentì Saphira farsi più vicina non fidandosi ancora delle intenzioni del drago argentato.
Credo che tu sappia già cosa esso sia. Vero? chiese Sigmar con tono velato da profonda emozione. La sua non era stata una domanda ma Eragon annuì lo stesso con la testa. Sigmar assentì a sua volta.
Non andare oltre Sigmar. Tuonò una voce nelle menti di tutti, mentre tra i ranghi dei draghi emergeva una anziana dragonessa bruna. Le sue vecchie squame erano state testimoni di molte albe, e un silenzio reverenziale calò tra gli latri draghi, mentre si affiancava con sicurezza a Sigmar.
Senza alcuna traccia di arroganza, rivolse ad Eragon e Saphira il suo sguardo profondo.
Eragon rimase colpito nel vedere Saphira ricambiarlo con un sordo mormorio.
È palese agli occhi di tutti che il giovane umano è riuscito a superare la sua prova Sigmar. Non c'è alcun motivo per continuare a dubitare di lui. Metti da parte i tuoi timori, e lascia che racconti cosa è accaduto, e come è arrivato a trovare il luogo deve le arpie tenevano l'uovo. Forse saremo in grado di conoscere quale è stata la sorte del resto della nostra cova.
Le parole della dragonessa trovarono il consenso di tutti i draghi, e Sigmar non poté fare atro che annuire.
Eragon, è questo il tuo nome? Ti prego parla pure. Ti ascoltiamo.

  
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