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Autore: berettha    26/07/2023    2 recensioni
BARTYLUS, Barty Crouch jr x Regulus Black.
||La vita di Regulus dai primi anni ad Hogwarts, sino alla presa del Marchio Nero ed oltre ancora.||
Dal testo: Portami a casa Sirius, cambiami i vestiti, sistemami i capelli dietro alle orecchie, fammi sentire il tuo tocco sulla pelle, asciugami i capelli e lascia che io posi la testa sulle tue gambe.
Raccontami di Hogwarts, di James Potter e di quella volta che avete volato sopra al Lago Nero: come era il vento? Lo sentivi tra i tuoi capelli? Ti faceva lacrimare gli occhi?
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bartemius Crouch junior, Evan Rosier, Famiglia Black, Regulus Black, Sirius Black
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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La Guerra, capitolo ventuno.
Maschere.

La vita di Regulus Black aveva, per la stragrande maggioranza dei casi, seguito il sentiero designato da lui dalla madre.
Una strada dritta, senza ostacoli, bacchetta impugnata stretta nella mano sinistra, petto in fuori e mento in alto.
Un attimo di esitazione quando aveva visto il fratello, che fino ai suoi tredici anni gli aveva se non camminato propriamente al fianco, solo a qualche passo davanti,  saltare in mezzo ai cespugli, correre a capofitto nella foresta senza voltarsi una volta indietro.
Ma poi aveva continuato a camminare.
Aveva accettato le torture della madre, aveva imparato a trattenere il respiro e a non avere paura dell’acqua. Perché era quello che doveva fare.
Aveva accettato quelle di Lucius, l’odore della sua carne che veniva bruciata dalla bacchetta. Aveva accettato il dolore del Marchio, il bagno sporco non solo del suo stesso sangue ma di quelli che aveva ucciso, perché quella era la strada e quella era la vita che doveva vivere.
Come l'Ettore di cui Barty aveva letto sdraiato sul suo petto aveva preso l’elmo, l’armatura, era sceso in battaglia e mai una volta aveva voltato le spalle ai suoi obblighi e ai suoi doveri.
Ma quando la strada di fronte a lui si era bruscamente interrotta per dividersi in un bivio qualcosa era scattato in lui…
Adesso correva per la strada opposta, Regulus, febbricitante di euforia, con la testa piena di teorie, libri, riflessioni ed Horcrux.
Non si era reso conto di quanto dolore alloggiasse sopra il suo petto finché non ne sentì il peso.
Correva, Regulus.
E la selva che sembrasse aver ingoiato Sirius tanto tempo prima non era mai stata una foresta, anzi: la foresta se l’era lasciata alle spalle e quando Regulus alzava lo sguardo riusciva finalmente a vedere il sole, alto, luminoso, caldo e l’Universo sembrava finalmente pronto ad accorgersi della sua esistenza, deciso a donargli un sollievo che non sapeva di aver desiderato per così tanto tempo.
Mamma perdonami, papà perdonami. Perdonate Regulus Black, che ha finalmente potuto scegliere qualcosa.

 

Tornò a Grimmauld Place grazie ad una Passaporta, una busta di Api Frizzole regalatogli dal preside. Il sole aveva iniziato a sorgere, poche stelle erano rimaste a decorare la volta celeste e casa Black sembrava ancora profondamente addormentata.
Aveva perso il conto di quante volte era uscito di notte, per tornare ad alba inoltrata. I Mangiamorte agivano con il favore delle ombre. 
Aprì la porta di casa, che scricchiolò sommessamente. Si sfilò le scarpe, per evitare di fare troppo rumore, e filò dritto in camera sua, chiudendosi la porta alle spalle, “Colloportus.” 
Si sedette sul letto, a gambe incrociate.
Era andata bene. Ma poteva veramente considerarla una vittoria? Silente gli aveva mostrato i ricordi che possedeva del Signore Oscur-no, di Riddle, adesso doveva iniziare la ricerca dell’Horcrux.
Aveva visto un bambino arrabbiato e perso trasformarsi in un ragazzo affascinante, benvoluto e amato dagli studenti e dai professori, il fiore all’occhiello della casa di Serpeverde.
Silente lo aveva guardato strano per tutto il tempo, una leggera fiamma di curiosità nei suoi occhi, mentre Regulus bloccava ogni ricordo su Horcrux e magie oscure: quanto avrebbe potuto fidarsi dell'Ordine? Quanti di loro erano disposti a promettere una vita diversa a lui e Barty in cambio di quell'informazione preziosa sul Signore Oscuro? Ben pochi, e questo lo sapeva.
Non poteva rischiare. 
Doveva agire da solo.
E
d era da lì che avrebbe iniziato a cercare: da Serpeverde. Il luogo dove aveva imparato ad usare la magia, le cui idee riguardo la purità del sangue del fondatore furono a lui così care da essere adottare per la sua politica.
Si passò le mani fra i capelli, sentendosi d’un tratto terribilmente stanco. Erano giorni, se non settimane, che non dormiva per più di qualche ora di fila. 
Se ne avesse avuto la possibilità avrebbe potuto dormire per i prossimi quattro giorni a venire, ma una scossa di dolore sul braccio lo fece destare: Voldemort li chiamava. 
Sospirando si tirò su, chinandosi per indossare nuovamente le scarpe che aveva lanciato sotto al letto. 
Prese la maschera argentata, dal comodino. 
Presto sarebbe finito tutto, continuava a ripetersi. Presto.
Ma presto quando? 

*̥˚✧.·:*¨༺ ༻¨*:·.✧*̥˚ 

Era seduto davanti a lui, e lo osservava evitare il suo sguardo ed agitarsi sulla sedia, carico di disgusto.
I suoi occhietti acquosi non riuscivano a fermarsi su qualcosa per più di qualche secondo, le dita tamburellavano nervose sul tavolo senza smettere un secondo.
Sulla testa, una bombetta giallo senape, parte della divisa dell’ufficio del Ministero dove lavorava. Si era scordato di togliersela, o voleva darsi delle arie?
Quindi è questa la tua vera faccia, pensò Regulus. 
Evidentemente non era l’unico che teneva due volti, di questi tempi.
“Minus, Peter, dico bene?” Lo apostrofò il Signore Oscuro. Il corpo senza vita di una ragazza, che in vita aveva fatto parte dell’Ordine della Fenice, stava sdraiato sul tavolo, gli occhi sbarrati verso il soffitto e una grossa ferita sul ventre: il regalo di Minus a Voldemort.
Marlene McKinnon, Regulus se la ricordava da Hogwarts. Una Grifondoro, sempre dietro alle nate babbane Lily Evans e Mary McDonald. Una delle amiche di Peter.
Ricordava la vita che c’era sotto il caschetto di capelli biondi, le labbra sempre pitturate di rosso ciliegia e come si legava la camicia della divisa sulla pancia, lasciando scoperto l’ombelico. 
“Può chiamarmi Codaliscia, mio Signore.” Squittì quello, e Regulus si lasciò andare ad una risata amara. 
“Scusatemi, non sono riuscito a trattenermi” disse poco dopo. Barty gli lanciò uno sguardo preoccupato dall’altro lato del tavolo, che decise però di ignorare, “è un nome buffo. Vero, Petey?” 
Minus non rispose, limitandosi ad osservarlo.
Era passata una vita dal loro primo incontro sull’Espresso per Hogwarts, quando era stata invece Peter ridere per il nome di Regulus. Guarda un po’ come possono cambiare le persone.
“Codaliscia.” Voldemort sorrise -e quasi poteva sembrare gentile, agli occhi di chi non sapeva chi fosse- incurante dell’intervento di Regulus. “Essere una spia, all’interno dell’Ordine è un compito importante. Sei sicuro di poterlo portare a termine?” Mosse la sua bacchetta verso il ragazzo, e Regulus vide quello irrigidirsi immediatamente sulla sedia, allineare la schiena allo schienale e portarsi le mani in grembo.
Una spia. Ecco quello che era. Sentì un moto di rabbia esplodergli in petto.
“S-sono pronto. A combattere. Per Lei, dico.” Balbettava, torcendosi le mani nervoso. “Ho fatto quello che mi è stato chiesto. Vi ho portato McKinnon.” 
Regulus si alzò in piedi, levando la bacchetta. Se la portò al fianco, rivolgendosi al Signore Oscuro, “Come sappiamo che l’Ordine non sospetterà di lui?” 
“Non conosci tuo fratello abbastanza, forse.” Anche Peter si alzò, questa volta rosso in volto ma molto più sicuro di sé.  “Non sospetta dei suoi amici. Preferirebbe lasciarsi uccidere, che perdere la fiducia in uno di noi.” 
I suoi occhi evitavano accuratamente di incontrare quelli di Regulus, ma le sue parole lo ferirono lo stesso come lame. 
“Forse non lo conosci tu abbastanza, se pensi davvero che...” 
Regulus.” Suo padre battè un pugno sul tavolo, per richiamarlo all’ordine.
“Siamo tutti dalla stessa parte ragazz-” Barty provò a mediare la discussione, ma fu zittito dal Signore Oscuro.
Silenzio. Discutere delle qualità dei vostri amichetti in sede privata. La riunione è finita, devo discutere in privato con i padroni di casa.” 
I Mangiamorte lasciarono la sala uno dopo l’altro, con il capo abbassato. 
Peter Minus fu uno dei primi ad andarsene, con la coda in mezzo alle gambe, borbottando qualcosa su un lavoro che doveva portare a termine al Ministero.
L’ultimo che rimase, fu invece Barty Crouch, che seguì Regulus sulle scale che portavano ai piani superiori.
“Cosa era quello?” Gli chiese. 
Regulus si lasciò cadere sul primo gradino, abbracciandosi le gambe con le ginocchia. Gli scoppiava la testa.
“Non lo so.” 
“Tuo padre era furioso. E non ho neanche avuto il coraggio di voltarmi verso tua madre. Non puoi esplodermi così, Reg.” Si sedette vicino a lui, e Regulus sentì il suo braccio circondargli le spalle, stringerle a lui. “E’ il mio compito quello. Io faccio il coglione e tu mi blocchi. Non possiamo scambiarci i ruoli.” 
Regulus scoppiò a ridere, poggiando la fronte contro il petto di Barty. “Mi dispiace.” 
“Da quanto tempo è che non dormi? Hai un aspetto orribile.” 
“Un po’.” 
Sentì la sua mano sulla sua schiena, infiltrarsi sotto la sua blusa e tracciare dei piccoli cerchi sulla sua pelle.
“Va a dormire, Reg. Non a studiare o a leggere, a dormire. Se ti chiamano ti copro io, okay?” 
“E il tuo lavoro al Ministero?”
“Al diavolo. Va a riposarti.” 
Regulus annuì, piano. Avrebbe potuto addormentarsi lì, sulle scale che portavano alla sua camera, stretto a Barty.
Ma alla fine si costrinse ad alzarsi, a stiracchiarsi le membra irrigidite. Salutò Barty con un bacio sulla testa.
Profumava di colonia scadente, sudore, gel per capelli.

Si voltò l’ultima volta sulla cima delle scale, guardando verso la sua direzione. 
Barty stava praticamente sdraiato, il busto appoggiando al muro e una gamba distesa lungo il gradino su cui era seduto.
I capelli spettinati, un livido sotto l’occhio destro che stava iniziando a svanire, un ricordo della sua ultima missione: Regulus pensò che non avrebbe potuto essere più bello, illuminato dalla poca luce che filtrava dalle finestre di Grimmauld Place. 
La nuova ferita apritesi accando alla cicatrice che già aveva vicino alla bocca, la spruzzata di acne sulle guance, il mondo in cui i vestiti gli cadevano sempre un po' troppo larghi, mai stirati... Se avesse creduto nelle anime gemelle, Barty sarebbe stata la sua.
Conosceva il suo corpo centimetro per centimetro, nulla gli era estraneo e allo stesso tempo la familiarità che provava nell'osservarlo non mancava mai di stupirlo.

Si scambiarono un sorriso. 
“Ci vediamo domani?” Chiese.
“A domani.” 

✧.·:¨༺ ༻¨:·.✧*̥˚

Si svegliò da quello che era sembrato essere il sonno più lungo della sua vita, e invece, controllando l’orologio di fianco al letto, vide che erano passate a malapena due ore.
Sudato, e con la gola riarsa, si alzò frettolosamente dal letto, spingendo via le coperte.
“Kreacher, puoi venire un attimo?” 
Si passò una mano sul volto. Il mal di testa, anziché diminuire, sembrava peggiorato. Si sarebbe fatto portare una Pozione Curativa dall’elfo, assieme ad un bicchiere d’acqua.
“Kreacher?” 
Rispose solo il silenzio. 
Uscì dalla camera, scendendo le scale quasi correndo, ”Kreacher?” chiamò nuovamente, senza ricevere alcuna risposta. 
Percorse velocemente il corridoio, gettando uno sguardo in tutte le stanze, alla ricerca dell’elfo. 
Trovò la madre in sala, intenta a leggere la Gazzetta del giorno con davanti una tazza di caffè. Dietro di lei, l'albero genealogico con le figure di Sirius ed Alphard bruciate sembrarono essere un cattivo presagio.
“Mamma? Hai visto Kreacher?”
“E’ col Signore Oscuro.” 
Regulus aveva capito male. Doveva, aver capito male. Con il Signore Oscuro? “Mamma dov’è Kreacher?” 
Lei lo guardò gelida, posando il giornale. “Con il Signore Oscuro, tesoro.”
“Perché?”
“Ne ha richiesto i servigi.” 
“Hai lasciato andare Kreacher con lui?!” Sputò fuori.
Lo aveva scoperto.
Tom Riddle aveva scoperto tutto. Non era stato abbastanza sveglio, abbastanza veloce, intelligente. Ma perché punire Kreacher al suo posto? Perché non Barty, o Sirius, o lui stesso?
No, non era quello.
Gli stava sfuggendo qualcosa.
Regulus. Linguaggio.”
Scosse la testa, avvicinandosi a lei. Il movimento, brusco, li diede una fitta intensa sopra alla tempia, che cercò di ignorare. “Hai lasciato andare Kreacher con quell’essere. Mamma, hai lasciato andare via Kreacher! Con lui! Perché?” Sbatté entrambe le mani sul tavolo, rovesciando la tazza. 
“Regulus, sei un uomo. Non costringermi a punirti.” 
“Non me ne frega niente, mamma, lo hai lasciato andare via! Devi dirmi perché!” Poi la terribile realizzazione “Lo ucciderà.”
“Regulus Arcturus Black.” Disse il suo nome con disgusto, scandendo bene ogni sillaba come se fosse stato veleno.  “E’ un onore lavorare con il Signore Oscuro. Se morirà, sarà per una giusta causa. Per la causa per la quale stiamo, stai, lottando da anni.”
Tremava di rabbia.
Regulus dovette circondarsi il corpo con le sue stesse braccia, lo spettro grottesco di un abbraccio, per fermare il tremore incontrollato del proprio corpo.
Se ne era andato via, si era addormentato senza neanche chiedersi cosa avesse chiesto il Signore Oscuro ai suoi genitori, dopo la riunione. Se si fosse interessato avrebbe potuto fermarli?
Forse no.
Ma avrebbe potuto ordinare a Kreacher di andarsene. 
Ad Hogwarts magari, solo per qualche ora. Gli elfi delle cucine lo avrebbero accolto, Silente protetto.
Diamine, forse sarebbe stato meglio addirittura liberarlo, anche se questo lo avrebbe spezzato. 
“Quando tornerà?” 
Walburga ripulì il tavolo dal caffè, con un movimento impercettibile di bacchetta. “Quando gli sarà ordinato di farlo, amore mio.” 

Sempre stringendosi tornò in camera sua, perché non si sentiva a suo agio da nessun'altra parte.
Doveva solo aspettare. 
E sperare.
I libri sulla sua scrivania, fitti di appunti e di pensieri, sembravano guardarlo, accusandolo di ogni atrocità compiuta fino a quel momento dall’Oscuro Signore. Non stava lavorando abbastanza in fretta, non riusciva a pensare con abbastanza scioltezza da restare al passo di Lord Voldemort.
Ripensò a quel ragazzo, al villaggio. Ancora non aveva ricevuto il Marchio, ai tempi, che già si era macchiato le mani di sangue. Quante vite sarebbero ancora dipese da lui? 
Quante vite avrebbero spezzato le sue scelte? 
In quel momento gli sembrava di averle prese tutte sbagliate. Dalla sua nascita, fino a quel pomeriggio, non c’era stata una volta in cui era stato veramente orgoglioso di sé stesso.
Regulus Black, il fratello debole, stupido, codardo.
Regulus Black, le cui azioni portavano alla morte di chi amava. 
E poi adesso c’era Peter Minus, assieme a loro. Con quale coraggio, quella mattina, si era sentito superiore a lui? Con quale coraggio, aveva giudicato il Marchio Nero sul suo braccio, identico a quello che Regulus portava da anni? 
I pensieri si affannavano nella sua testa, veloci e caotici, e alla fine altro non gli rimase che buttarsi a letto, in posizione fetale. 
Si abbracciò le ginocchia, portandosele al petto, nascondendoci il volto. 
Doveva solo aspettare.
Sarebbe tornato, prima o poi, quando gli sarebbe stato ordinato di farlo.

Quando gli sarebbe stato ordinato di farlo.

Regulus si bloccò improvvisamente, un respiro gli morì in gola con un rantolo.
“Kreacher, ti ordino di tornare a casa.” 
La sua voce sembrò rimbombare contro le pareti della camera.

 

Crack.




Note: C'ho un pochetto d'angoscia nel pubblicare questo capitolo, ma eccoci qua. 
E di nuovo, note dell'autrice blande blande perché non ho molto da dire, ugh.
Il riferimeto che fa Reg al nome risale al primo capitolo della storie, quando Peter ride di lui sul treno per Hogwarts :') 
Sono cresciuti un sacco da quel giorno, UUUUGGGHHH.
Preparatevi all'angst peso la prossima settimana. 
PREPARATEVI.

 
   
 
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