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Autore: stefy_81    26/07/2023    1 recensioni
"Era l’alba di un nuovo giorno quando tre piccole imbarcazioni raggiunsero la spiaggia dorata sotto il promontorio dove si trovava il giovane Reafly. Era un ragazzo di appena tredici anni, i capelli rossi incorniciavano un volto delicato sostenuto da penetranti occhi verdi e uno sguardo vivace di chi è in cerca di rivalsa."
Eragon e Saphira hanno lasciato Alagaesia per sempre come aveva predetto Angela. Nuove ed emozionanti avventure attendono il giovane caliere !
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Arya, Eragon, Murtagh | Coppie: Eragon/Arya
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Una nave solcava con velocità i flutti del mare tagliando a metà le onde con la sua chiglia; il veliero era seguito da una decina di scafi candidi e bianchi, tutti delle stesse dimensioni che avanzavano dietro di lui.

Xavier se ne stava in piedi, sul ponte, con in mano il timone, scrutando il mare, la mente completamente assorta nel dirigere il veliero assecondando i venti che soffiano in quel momento.

Poi avvenne: sulla linea dell'orizzonte, dove il cielo e il mare si incontrano gli apparve una sottile striscia di terra.

- Terra! Terra! - Gridarono gli elfi di vedetta dall'albero maestro. Era la sua amata Zàkhara.

Xavier avvertì la familiare presenza di Dako al suo fianco e si girò verso di lui.

- Finalmente a casa! - disse l’elfo con entusiasmo.

- Finalmente a casa – ripeté l’uomo con un sorriso tirato.

- Ti vedo preoccupato Xavier. Qualcosa ti turba? – Chiese Dako. Dopo mesi passati in sua compagnia, l’elfo aveva imparato a riconoscere quale fosse lo stato d’animo dell’uomo da pochi particolari della sua espressione. Xavier si massaggiò lentamente la mascella prima di rispondere. - Il pensiero che i nostri sforzi stiano arrivando troppo tardi e che Isobel abbia già attaccato Antàra non mi abbandona da giorni ormai. – l’elfo annuì, capiva fin troppo bene i suoi sentimenti perché erano anche i suoi.

- Abbiamo fatto del nostro meglio. Non possiamo rimproverarci di nulla. – disse più che altro per convincere sé stesso.

Il capitano si limitò ad annuire, qualcuno alle loro spalle stava attendo paziente di essere ascoltato. Xavier e Dako ebbero solo un attimo di smarrimento prima di riconoscere nel ragazzo il giovane messaggero degli elfi di Alagaësia. Doveva venire direttamente dalla nave ammiraglia; i suoi capelli erano bagnati d’acqua, segno che aveva nuotato per raggiungerli, ma il suo volto non aveva più nulla di elfico. Il naso, quasi inesistente, era ridotto a due orifizi, la pelle aveva assunto una velata sfumatura verde ed era così liscia che l’acqua le gocciolava sopra come fosse argento vivo. Strati di squame imbracate tra loro coprivano qua e là il suo corpo tanto da permettergli di non indossare alcun abito e dietro alle orecchie due branchie si aprivano per permettergli lunghe traversate sott’acqua.  

- Un messaggio da Roran Fortemartello - annunciò il ragazzo mentre si portava indice e medio alla bocca in segno di rispetto. Nessuno dei due si era ancora abituati all’idea che la magia permettesse a quegli elfi di poter mutare il loro aspetto secondo le proprie velleità.

- Riferisci pure il messaggio, ti ascoltiamo - gli rispose subito Xavier.

- Il capitano chiede istruzioni per le manovre di avvicinamento. – si affrettò a rispondere il ragazzo.

Da lì a poco, lo stesso Xavier avrebbe mandato un messaggio per informarlo, ma Fortemartello sembrava sempre anticipare le sue mosse. I due compagni si scambiarono un breve sguardo di intesa, quindi, si girarono all'unisono in direzione della nave del loro alleato dove un grande drago verde volava al suo lato.

- Cosa devo riferirgli? - chiese ancora una volta il ragazzo, richiamando l'attenzione dei due capitani.

- Digli pure di mantenersi il più possibile vicino alla nostra nave. Non possiamo avvicinarci troppo alla costa di Zàkhara. Dobbiamo circumnavigarla, in modo da non essere avvistati dalle vedette della regina. Raggiungeremo Antàra domani nel pomeriggio. -

- È tutto Signore? -

- No. Riferisci al capitano Fortemartello, di abbassare le vele e di affidare la nave ai soli rematori, almeno fino a quando non avremo passato il Capo dei Giganti all'estremità sud. Le stesse raccomandazioni valgano per Validor. Che si tenga il più possibile a bassa quota. È tutto. -

- Sì, Signore. - disse con entusiasmo. Il ragazzo si allontanò per prendere la rincorsa e gettarsi nuovamente in acqua superando con un tuffo la ringhiera del ponte.

Dako e Xavier si affacciarono per osservarlo mentre risaliva sull’altra nave, poi entrambi tornarono a guardare l’orizzonte di fronte a loro.

Fu ancora una volta Dako a rompere il silenzio tra loro. Appoggiato alla ringhiera che sovrastava il ponte della nave, il suo sguardo si era fermato ad osservare un gruppo di delfini che seguiva lo scafo della nave. Come a ragionare con sé stesso disse:

- La risposta della gente di Alagaësia è stata immediata e totale. I due cavalieri hanno lasciato una vera fortuna nella loro terra. Non mi spiego ancora il motivo che li ha spinti a lasciare la sicurezza e la gloria, per avventurarsi in un posto sconosciuto senza sapere a cosa andassero incontro. - il tono di voce di Dako era profondamente perplesso. - Di tutti coloro che li hanno conosciuti, nessuno è riuscito a spiegare il vero motivo della loro partenza. Non lo trovi un fatto strano Xavier? Ho cercato di parlare anche con Roran, dirigendo più volte il discorso sull’argomento, ma appeno l'ho fatto lui è riuscito sempre a evitare di parlarne -

- È il cugino di entrambi i cavalieri, forse è un argomento che ancora scotta. – rispose Xavier che sapeva già dove voleva andare a parare l’elfo.

- Cosa nascondono? - chiese ancora Dako; questa volta con più insistenza. Xavier scosse piano la testa, ma aspettò qualche attimo prima di rispondere, come a cercare le parole giuste per non ferire il suo orgoglio.

- Lascia da parte la tua gelosia per i più giovane dei cavalieri Dako, e pensa alla cosa davvero importa. Siamo riusciti ad arrivare con i soccorsi, ora abbiamo una flotta da opporre a Isobel - gli disse lasciando Dako visibilmente in imbarazzo.

- Ma tu, tu sapevi di... - Xavier gli sorrise dandogli una pacca leggera sulla spalla.

- Fa quello che ti ho suggerito, lasciala perdere. Non è per te - aggiunse prima di dirigersi in sottocoperta lasciando un attonito Dako a meditare sulle sue ultime parole.

**

Il giorno seguente, come previsto da Xavier, le navi giunsero al porto di Antàra.

Lo spettacolo che si presentò agli abitanti della città fu senza precedenti. Passato lo stretto e senza più timore di essere sorpresi, ogni nave aveva spiegato le proprie vele, ed ora una immensa macchia di colore stava dirigendosi verso il porto.

A poche leghe di distanza dalla costa, la nave di Fortemartello si affiancò a quella del capitano Dako, per giungere al porto insieme, davanti a tutte le altre.

Parte della flotta venne dirottata nei tre porti minori lungo la costa, ma il loro numero rimase lo stesso impressionante.

Castigo Gleadr affiancati da Jill e Reafly, erano accanto al re e parte del consiglio per accogliere il loro arrivo.

Tutti videro il drago verde staccarsi con eleganza dalle una delle due navi di punta e dirigersi verso di loro mentre le due navi eseguivano le manovre di sbarco.

La creatura planò di fronte a Castigo e i due draghi, incuranti degli sguardi attoniti di tutti, si scambiarono alcune effusioni, poi Jill si avvicinò al drago smeraldo.

- Lui è Validor Maestà. Validor, il re degli elfi Arold – disse Jill.

Il drago smeraldo si girò verso l’anziano elfo e avvicinando il muso al suo lo salutò con rispetto. L’attimo fu carico di tensione che si sciolse quando dalle due navi ammiraglie scesero i capitani Xavier e Dako insieme a due stranieri: un uomo e una donna molto giovani e una bambina al seguito.  

Re Arold salutò per primi i capitani Dako e Xavier. A ognuno strinse la mano e avvicinandoli a sé gliela batté sulla spalla, segno di rispetto e gratitudine; quindi, il re passò ai due giovani dietro di loro.

- Tu devi essere Roran Fortemartello. Cugino dei cavalieri Eragon e Murtagh. – disse rivolgendosi prima all’uomo.

- Sì, maestà, e sono anche membro del consiglio delle razze e comandante di questa flotta. – Re Arold scrutò per un istante i lineamenti forti del giovane e i suoi occhi andarono al martello che spuntava da dietro la testa. Era agganciato a una imbracatura che fasciava il petto e indossata con una certa disinvoltura. - Dei compiti alquanto gravosi per un uomo così giovane. – aggiunse. Alle sue parole Roran non si scompose, solo una leggera smorfia andò a piegare gli angoli della bocca.

- La guerra non guarda in faccia a nessuno Maestà. Giovane o vecchio, quando vieni colpito o reagisci o perisci - rispose cercando di essere il più possibile diplomatico. Alle sue parole re Arold annuì con un sorriso triste. Anche quando conobbe Eragon e Murtagh ebbe l'impressione che fossero troppo giovani per il ruolo che ricoprivano. Poi il sovrano si rivolse alla donna che gli era a fianco.

- E tu devi essere il cavaliere dei draghi Katrina, figlia di Ismira. È un onore per me incontrare un altro cavaliere. –

- L’onore è mio Maestà – rispose Katrina e i suoi lunghi capelli ramati ondeggiarono morbidi sulla schiena e sulle spalle attirando lo sguardo di molti. Con estrema naturalezza si girò da un lato e prese in braccio la bambina che le stava tirando con insistenza la veste per attirare la sua attenzione. La bambina aveva gli occhi e i capelli di Katrina e la stessa espressione seria e determinata di Roran.

- Chi è questo splendido fiore? – chiese allora Arold.

- Lei è Ismira, nostra figlia – la piccola si era aggrappata con forza al collo della madre guardando re Arold con due grandi occhi spaesati.

- Mamma chi sono? – chiese biascicando.

- Io mi chiamo Arold piccina e ti voglio presentare un altro cavaliere, come la mamma. Si chiama Reafly. -

Reafly si fece avanti con una leggera spinta da parte di Jill. Fece un saluto alls piccola ma i suoi occhi tornarono a Katrina  - Katrina Svint-kona. Atra Esternì ono theulduin – disse rivolgendosi con rispetto alla giovane donna.

- Mon'ranr lìfa unin Hjarta onr – rispose Katrina.

- Un du evarìnya ono varda. - concluse Reafly concludendo il saluto elfico. Ismira che aveva intuito l’importanza del momento rimase a guardare affascinata quel giovane che si era rivolto alla madre nella lingua con cui erano soliti parlare con gli elfi.

- Vedo che Arya ti ha insegnato bene giovane Shur'tugal - gli disse Katrina attenuando la tensione con un sorriso, per poi rivolgere il proprio sguardo a Roran. A entrambi non erano passate inosservate due grandi assenze. Quelle di Murtagh e di Arya.

- Già sapevamo dalla regina Arwen riguardo la minaccia di Isobel e delle sue armi. Sono passati altri tre mesi dalla nostra partenza. Cosa è cambiato? - intervenne Roran con voce affabile, mantenendo allo stesso tempo un tono deciso. Katrina al suo fianco annuì sostenendo la posizione del compagno mentre faceva scendere a terra Ismira.

Re Arold sospirò. - Molte cose, come potete immaginare. Ma non parliamone qui. -

A un battito di mani del re, ognuno dei presenti ruppero le righe per muoversi in direzione del castello. Fu solo allora che Jill poté salutare con più libertà Roran e Katrina, mentre Ismira si era già avvicinato con curiosità a Reafly che subito le aveva presentato Gleadr.

I tre si scambiarono un caloroso abbraccio. - Katrina, Roran. Non sapete che sollievo avervi qui. – disse la ragazza. Allora Arold intervenne con voce bonaria.

- Se lo vorrà, Jill potrà iniziare a ragguardarvi su tutto ciò che desiderate sapere – disse l’elfo dimostrando così una grande fiducia nei confronti della giovane donna.

- Vi ringraziamo Sire. –

**

Erano passati tre giorni da quando la flotta alleata aveva raggiunto Antàra. Roran e Katrina stavano percorrendo i corridoi del palazzo per andare a far visita ad Arya. Quel pomeriggio avevano lasciato Ismira alle cure di Jill e di Reafly a cui la piccola si era molto affezionata.

Alicia non mancò di accoglierli fuori dalla porta con le raccomandazioni che oramai dava a tutti.

- Arya vi attende nella sua stanza. È molto felice di vedervi, ma devo chiedervi di non trattenervi a lungo. Non deve affaticarsi troppo. - Roran e Katrina annuirono, senza troppa convinzione; avevano un ricordo ben preciso dell’elfa come una donna forte e libera che non coincideva affatto con quello che tutti  stavano mostrando loro.

Secondo quanto aveva detto re Arold, da alcuni giorni non usciva dai suoi appartamenti ed anche se Jill aveva confermato, Roran e Katrina avevano comunque espresso il desiderio di farle visita.

- Roran, Katrina – li chiamò l’elfa. L'ovale perfetto della sua pancia era ben visibile da sotto le vesti di tessuto leggero.

- Arya svit-kona - salutarono la coppia mentre Katrina chinando la testa e iniziò il saluto elfico. Arya con un sorriso completò il rito.

- Ci hanno detto che non devi affaticati, non ci tratterremo molto. –  

Contrariamente a quello che si sarebbero aspettati, l’elfa non negò le sue difficoltà - La gravidanza per gli elfi è sempre un momento molto delicato. Per noi si tratta di un evento raro e lo è ancora più quando il compagno è un giovane umano come lo è il padre. –

Arya fece una breve pausa, abbassando il volto sulla pancia per sfiorarla con la mano.

- Non l’ho ancora detto a nessuno, lo sto confidando a voi adesso, ma ho scoperto che aspetteremo delle gemelle. –

Nell’udire la notizia Roran e Katrina si guardarono pieni di stupore. – Gemelle! – dissero insieme.

- Questo vuole dire… - aggiunse Katrina senza riuscire a finire la frase. La ragazza realizzò in quel momento cosa poteva comportate un parto gemellare. Ricordava fin molto bene quello della moglie di Horst. La donna aveva rischiato di morire proprio durante il parto. 

- Questo significa più energie necessarie per gestirla. Per questo devo essere più prudente di quanto sarei normalmente – aggiunse Arya come a leggerle il pensiero.

Nel notare i loro volti preoccupati Arya si alzò dalla sedia su cui era seduta e avvicinandosi prese ciascuno per mano e li scosse con delicatezza.

- Una gravidanza dovrebbe essere qualcosa bello, un periodo di allegria e gioia. Non fonte di dispiacere e preoccupazioni. Dovete essere felici per me e per Eragon! - Arya rivolse loro il suo sorriso più smagliante.

- Certo che lo siamo. - disse Katrina stingendole a sua volta la mano. – Vero Roran? – il ragazzo si limitò ad annuire. 

- So che il tuo pensiero, Fortemartello, è rivolto a tuo cugino - disse Arya, mentre il sorriso si affievoliva – Non pensare che non sia anche il mio. Le bambine sono legate a loro padre da un legame più profondo di quello di sangue. È un legame magico che mi dice che si sta avvicinando sempre di più a noi – Arya lasciò che le sue parole sortissero il loro effetto, quindi, continuò - Ora ditemi di voi – disse con un sorriso. - So che con voi c’è anche vostra figlia Ismira. La prossima volta che venite a trovarmi dovete portarmela. Mi farebbe un immenso piacere conoscerla. –

- Lo farò Arya. – le rispose Katrina.

Arya passo il sguardo da l’uno a l’altra poi disse cambiando argomento.

- Avete parlato con re Arold. Che impressione vi siete fatti di lui? -

Roran incrociò le braccia al petto e prese un profondo respiro. Questo era un argomento a lui più congeniale e pesò bene le sue parole prima di esprimere il suo giudizio.

- Il re sa che noi siamo la loro unica speranza contro Isobel. Abbiamo passato tre giorni ad organizzare al meglio la dislocazione delle navi, il loro approvvigionamento da terra, ed altri particolari, ma non l’ho mai sentito parlare di Eragon o Murtagh. Ho l’impressione che data l’assenza di informazioni su di loro stia evitando l’argomento -

- Katrina? - chiese Arya rivolgendosi alla giovane

- È un re giusto. - disse girando il volto verso Roran.

- Ma sembra spaventato. La paura può far commettere cose molto stupide. -

- È vero, tutto quello che avete detto - annuì Arya, guardando prima l'uno poi l'altra.

- Per lui la cosa più importante in questo momento è sconfiggere Isobel. Non ne conosciamo il motivo ma la regina vuole la distruzione degli elfi. –

**

Roran e Katrina rimasero sorpresi dei grandi cambiamenti avvenuti nell’elfa. - Ha tessuto una rete magica tutta intorno a lei e alle bambine. – stava spigando Katrina al marito - Alla DuWaldenvarden ho letto di questa pratica in uso nella casa reale elfica – concluse mentre entravano nelle loro camere.

Roran annuì stringendole i fianchi con le braccia con fare protettivo.

- La lontananza di Eragon e Murtagh rende tutto più complicato. - fece di getto la ragazza mente Roran le baciava teneramente il collo. Conosceva il valore della moglie e non gli piaceva quando si abbatteva in quella maniera.

- Quando abbiamo accettato il comando della missione sapevamo che non sarebbe stato facile. Sarai all'altezza del compito, amore mio. Non ne dubitare mai. -

 

***

Dal dorso di Saphira, Eragon e Murtagh avevano una chiara visuale di Gratignàc.

Erano state solo le prime ore della mattina, ma il mercato e il porto della città brulicavano già di una fervente attività.

Allargando le loro menti Eragon e Murtagh iniziarono a aggirarsi tra le i mercanti e i marinai della città le cui coscienze erano tutte intente ai problemi e alle mille faccende della vita quotidiana.  

Dobbiamo individuare al più presto la casa del governatore. Disse mentalmente Eragon. Il moro assentì immergendosi ancora di più in quella calca, lo stesso fece Eragon.

Continuarono a sondare le mente delle persone ancora a lungo passando con facilità tra una e l’altra; erano uomini, donne, bambini, tutti privi di qualsiasi difesa mentale. Per Murtagh fu facile capire di essere di fronte al governatore e il suo entourage, quando improvvisamente incontrò un blocco magico. Non troppo lontano da lui Eragon aveva appena lasciato la coscienza di una giovane serva, quando anche  lui avvertì la presenza una dozzina di menti tutte ben protette. Aveva trovato qualcosa. Stava per richiamare l’attenzione di Murtagh quando sentì un brivido lungo la schiena che lo congelò sul posto. Murtagh, che doveva aver avvertito la stessa cosa gli fu subito accanto.

Quei maghi non stavano proteggendo solo il governatore. Nel palazzo c’erano anche i Ra’zac.

Eragon provò un moto di rabbia che minacciò di travolgerlo. Le immagini del corpo esanime di Saphira tornarono vivide alla sua mente e il senso di vuoto che aveva provato allora fu per un attimo nuovamente reale.

Calma Eragon. Non sono un problema per noi due. Li hai già sconfitti una volta, ricordi? Possiamo farlo ancora. Questa volta insieme. Si affrettò a dirgli Murtagh.

Va bene. rispose flebile Eragon mentre lasciò che il fratello lo sorreggesse mentalmente. Ritornando in sé Murtagh socchiuse gli occhi e, sollevandosi su dal dorso di Keiron, si rivolse ancora una volta verso Eragon.

Anche il fratello stava alzando la testa, ma stava tremando visibilmente attraverso tutto il corpo.

Ci sarà il tempo per la vendetta, piccolo mio. gli stava sussurrando Saphira nella mente, emettendo insieme un basso ringhio gutturale.

La pagheranno per quello che ti hanno fatto aggiunse lui accarezzandogli debolmente le squame del collo.

Tutto bene? Gli chiese Murtagh.

Riprendendosi rapidamente Eragon rimase per un attimo in silenzio Sì, Murtagh. Non preoccuparti.

Bene gli rispose con sollievo il moro. Ora che sappiamo chi è il nostro bersaglio, qual è la nostra prossima mossa?

Eragon rivolse ancora una volta il suo sguardo su Gratignàc. Par e Morgana conoscono la città meglio di noi, loro sapranno consigliaci cosa fare.

Bene, allora sbrighiamo a ritornare. Fece eco Saphira.

**

Par e Morgana passarono buona parte del giorno a preparare e illustrare il loro piano a Murtagh, Eragon e Saphira e alla presenza dei quattro draghi che si erano uniti a loro per l’attacco alle forze di Isobel.

Telluria, Keiron, Guiltar e Sigmar stesso si erano tutti offerti nell’affiancarli in quella impresa. Non un drago di più avrebbe varcato i confini delle loro terre. Questa era stata la sentenza finale di Sigmar che aveva insistito per far parte anche lui della compagnia, nonostante continuasse a ritenerlo un gesto folle.

Telluria come Keiron e Guiltar avevano già varcato i confini delle terre selvagge, mentre Sigmar avrebbe soprinteso a tutti loro, in modo che nessuno rischiasse la sua vita oltre il necessario. Anche Vespriana aveva chiesto insistentemente di venire, ma la dragonessa non poté nulla contro il veto posto dal nonno e dai genitori che la ritennero troppo giovane per partecipare a qualcosa di così grande come una battaglia. Avrebbe comunque avuto un compito ugualmente importante, gli avevano assicurato Par, Eragon e Murtagh, quello di vegliare sulla piccola Eleonor e al cucciolo di drago bianco nato dall’uovo che le era stato consegnato.

Eragon stava guardando a terra lì dove Par aveva disegnato sul terreno uno schema della città di Gratignàc per aiutarlo a illustrare il piano.   

- Prenderemo di sorpresa le guardie della cittadella. – stava spiegando l’elfo indicando con un bastoncino di legno il corpo di guardia - La città non possiede molte difese. Il palazzo è guarnito di una solo cinta di mura, facilmente superabile se si è a dorso di un drago. - Alzando la testa Eragon vide il muso di Sigmar sbuffare lasciando un filo di fumo nero salire dalle sue narici. Telluria socchiuse i suoi occhi nocciola e gorgogliò un basso verso gutturale.

Faremo la nostra parte mormorò poi nelle loro menti mentre Keiron e Guiltar annuirono con la testa.

Fu allora che Morgana prese parola – Il corpo di guardia si trova poco distante dalla casa del governatore. Se li prendiamo entrambi conquisteremo la cittadella. Eragon, Murtagh e Saphira si occuperanno dei Ra'zac e delle loro bestie mentre Guiltar, Telluria e Sigmar e Keiron neutralizzerete la guarnigione di soldati che verranno sicuramente inviati a loro difesa una volta dato l’allarme. Il compito mio e di Par sarà quello di prendere il governatore prima che venga portato in salvo. Sotto la città c’è una reta di cunicoli che portano all’estero. -

Eragon annuì con la testa, il piano era semplice, ma non privo di insidie. Prime fra tutte la presenza di un numero consistente di maghi che avrebbe potuto mettere lui e il fratello in difficoltà. Era cosciente del fatto che la presenza dei quattro draghi era l’elemento fondamentale per la riuscita di quell’assalto.

Anche Sigmar lo sapeva e forte della sua posizione fu il primo a rompere le righe. Telluria lo seguì subito dopo, poi si mossero Guiltar e Keiron; tutte e quattro le possenti creature si allontanarono unite per andare alla ricerca di un posto dove riposare per la notte.

Io vado con loro piccolo mio. Gli disse Saphira mentre si univa agli altri draghi. Mi assicurerò che domani tornino in tempo per l’assalto.

A domani Saphira. La salutò Eragon. Il ragazzo la seguì con lo sguardo per poi tornare subito dopo a guardare i suoi compagni di viaggio. Era stata sua l’idea di attaccare da soli le forze di Isobel ed ora sentiva tutto il peso di quella responsabilità.

- Se qualcuno di voi vuole tirarsi indietro può ancora farlo – disse guardandoli uno ad uno.

- Vuoi scherzare? Siamo con te fino alla fine Eragon – gli rispose Par mentre stava stendendo il suo giaciglio sul terrendo.

- Lo stesso vale per me. Posso dire di aver passato la mia vita a prepararmi a fare parte di questa impresa – concluse Morgana con solennità. Eragon alzò lo sguardo verso entrambi con gratitudine.

- Grazie – disse.

Pochi minuti dopo sia Morgana che Par si erano messi a terra addormentandosi quasi subito. Erano rimasti svegli solo lui e Murtagh.

Il maggiore dei due stava stuzzicando il fuoco con un bastoncino di legno, mentre Eragon con il piede si era messo distrattamente a scostare la terra dove poco prima Par aveva disegnato.

Avevano entrambi passato il viaggio a immagazzinare più energia possibile nelle pietre delle loro spade, in vista di uno scontro magico. Il giorno seguente avrebbero colpito la regina con tale forza da farle sentire il loro fiato sul collo. La presenza dei Ra'zac e dei Lethrblaka era segno che Isobel non aveva più alcuna remora a servirsi di creature immonde come loro per raggiungere i suoi scopi. Proprio come era stato per Galbatoix doveva essere fermata.  

Per due volte Isobel aveva messo sotto scacco i due fratelli. In entrambi i casi avevano sottovalutato la reale forza della regina, ma ora non avrebbero più commesso lo stesso errore.

- Preoccupato per domani? - chiese Eragon, tradendo una certa tensione nella voce.

- Eccitato direi. - rispose Murtagh con un ghigno che si contrasse in una leggera smorfia. Eragon lo guardò alzando il sopracciglio.

- Stai pensando a Castigo vero? - Chiese. A quelle parole Murtagh sentì un brivido attraversagli la schiena.

- Sento come un forte vuote dentro di me. È la prima volta che mi trovo lontano da lui così a lungo. Non avrei mai immaginato di provare qualcosa di simile. - ammise Murtagh dopo un attimo di silenzio.

- Lo so e non c'è nulla che tu possa fare per colmarlo. - gli rispose Eragon con voce sottile che nascondeva dietro una valanga di emozioni. Distogliendo rapidamente lo sguardo, Eragon rimase in silenzio.

Murtagh guardò il fratello rendendosi conto che quella frase era stata una piccola finestra aperta su ciò che aveva passato in quegli ultimi mesi, ed era stato molto più di quanto avesse potuto sperare che il fratello gli rivelasse.

- Scusami, io non ho pensato che tu… - esitò un attimo. - Posso solo immaginare quanto deve essere stato duro per te credere di aver perso per sempre Saphira -

- Ora è tutto passato Murtagh. Perdonami non sono ancora pronto per poterne parlare. Non ancora e no stasera. -

- Va bene Eragon. Non ti chiederò altro - gli disse lui guardandolo con un sorriso rassicurante.

- Grazie – rispose debolmente poi avvertì la presenza di Saphira avvolgerlo protettiva. Allarmata dal tumulto di sentimenti che avevano preso a vorticare nell'animo del suo cavaliere, la dragonessa era corsa al suo fianco.

Con la certezza della sua presenza Eragon riportò la sua attenzione verso Murtagh che stirando le braccia sopra la testa si era lasciato andare a un lungo sbadiglio.

- Si è fatto tardi. Sarà meglio andare a dormire - gli disse dirigendosi verso il suo giaciglio. - Tu non vieni? –

Eragon si strofinò gli occhi – Sì, arrivo – rispose andando anche lui a stendersi accanto al fratello.

Prima di cadere nel sonno poté sentire il grande cuore della dragonessa battere, e la sua voce raggiungerlo piena di tenerezza.

Buona notte piccolo. Riposa adesso. Eragon le sorrise

Buonanotte anche a te Saphira.

 

 

  
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