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Autore: mallveollos    03/08/2023    4 recensioni
Hogwarts, 1977-78
L'ultimo anno dei Malandrini, tra amori e amicizie, gioie e dolori, vittorie e sconfitte.
*
Sirius continuò a fissarla, il capo inclinato e lo sguardo perforante.
La studiò come se fosse una scoperta inattesa, strabiliante, come se prima di allora non l’avesse mai vista realmente. E iniziò a serpeggiare in lui uno strano calore, un formicolio che lo scosse da capo a piedi. Fu allora che capì, che gli fu chiaro come il sole: Scarlett doveva essere sua.
*
«Hai smesso di odiarmi?»
James la guardava in attesa, un sorriso sulle labbra e lo sguardo colmo di speranza. Voleva sentirselo dire, aveva bisogno di sapere che niente era stato vano.
«Non smetterò mai di odiarti» rivelò lei, con dolcezza disarmante. «Non sarebbe divertente altrimenti, no?»
*
«Hai mai pensato, ogni tanto, di voler essere diverso?»
Remus annuì e guardò Mary con infinita amarezza. Avrebbe voluto dirle che lei era perfetta, che non conosceva nessuno più buono e puro di lei. Ma, dopotutto, che differenza poteva fare il parere di un mostro come lui?
*
E il suo sorrisetto arrogante si spense all’istante.
Perché per terra, in una pozza gelida di neve rossa, c’era James.
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Nuovo personaggio, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: James/Lily
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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 Everlong



«Credi davvero che sia una buona idea, Ramoso?».

«Dubiti di me?».

«Dubito di avere ancora un amico quando avrai finito».

«Sciocchezze, Felpato. Sento che questa è la volta giusta per….»

«Essere schiantato senza pietà fuori dal finestrino del treno?»

James lanciò un’occhiata fulminante a Sirius il quale, le mani e la schiena appoggiata alla parete, lo fissava con aria teatralmente apprensiva e divertita al tempo stesso. 

«Sta a vedere» sibilò l’altro di rimando e gli voltò le spalle, iniziando a camminare con un’andatura decisa e zelante verso un punto preciso del corridoio del treno.
Il motivo? Semplice: la sua meta non poteva essere niente di meno che..

«Evans! Che piacere vederti» la salutò lui, raggiante ed entusiasta. Una mano andò istintivamente scompigliare i suoi capelli corvini mentre gli occhi nocciola la scrutavano avidi, impazienti, come se avessero atteso tutta l’estate di rivederla.

«Potter» esclamò lei, sobbalzando appena per la sorpresa. «Non vedi che sto leggendo?» gli fece notare poi, con aria infastidita, alzando il grosso libro che aveva fra le mani.

«Sì, ma ero sicuro fossi più interessata a parlare con me» ammiccò lui, appoggiandosi al finestrino con quel sorrisetto sornione che Lily detestava.

«Quanto tempo ti ci vuole ancora per capire che con me non attacca?» sentenziò la rossa, chiudendo con un gesto secco il libro, e alzò gli occhi smeraldini al cielo.
Ormai quello era un copione che si ripeteva da almeno due anni: da quando lui aveva deciso che lei, suo malgrado, doveva essere sua. A nulla erano valse le suppliche degli amici a desistere, a lasciar perdere una causa persa, ad arrendersi alla più banale delle evidenze: Lily Evans lo considerava un perfetto idiota, il ragazzo meno desiderabile che avesse mai varcato i cancelli di Hogwarts. E, a dirla tutta, non era un pensiero così incomprensibile.
James, infatti, si era valso quell’etichetta dopo anni ed anni di comportamenti arroganti, infantili, a volte quasi crudeli. Nemmeno quando era stato nominato Prefetto e, quell’anno, Caposcuola era riuscito a strappare un briciolo di approvazione alla ragazza che aveva deciso con così tanto vigore di conquistare. Quell’anno però sarebbe stato l’ultimo e James, a cui certo non mancavano coraggio e testardaggine, non si sarebbe mai arreso.
«Lo stesso tempo che impiegherai tu per capire di essere innamorata di me, presumo» disse infine, per niente scalfito dall’atteggiamento di lei. Ormai, per l’appunto, era così abituato da avere una spessa corazza contro le sue sfrecciatine.

«Beh non trattenere il respiro mentre aspetti che accada» consigliò Lily, spietata e volutamente gentile.

Una fragorosa risata, tramutatasi nel giro di pochi secondi in una violenta tosse, arrivò dalla parte opposta del vagone dove un esilarato Sirius cercava di non farsi notare senza troppo successo.

«Oh ma guarda un po’, hai portato anche il tuo amichetto?» chiese la ragazza e inarcò sarcastica un sopracciglio, la braccia conserte e il libro ancora stretto in una mano. Ormai, le era evidente, la sua lettura avrebbe dovuto aspettare la fine di quella deprimente conversazione.

«Non è il mio amichetto» la informò James, mentre soppesava tutte le possibili punizioni corporee che avrebbe potuto infliggere a quel coglione una volta tornati nel loro scompartimento.

«Hai ragione, direi piuttosto la tua dolce metà» concluse Lily con una risata di scherno, senza la minima traccia di allegria.

«Dai Evans, non essere gelosa» disse Sirius, avvicinatosi alla coppia di ragazzi, e appoggiò un braccio sulla spalla di un sempre più indispettito James.

«Al contrario Black, siamo felicissime per voi. Ci chiediamo solo… a quando le nozze?»

Dalla porta dello scompartimento di fronte apparve senza troppi fronzoli una ragazza snella, con lunghi capelli scuri, ciglia folte e occhi castani: rispondeva al nome di Scarlett Brooks. L’ambita Cacciatrice di Grifonodoro che, oltre ad essere la migliore amica di Lily, aveva anche l’arduo compito di essere l’unica amica femmina di James Potter. Quest’ultimo, vedendola unirsi alla conversazione, non poté fare a meno di lasciarsi alle spalle il malumore per la piega che aveva preso il suo approccio a Lily e le sorrise, sinceramente felice di vederla.
Gli piaceva Scarlett. Non solo perché era davvero brava a Quidditch, ma anche e soprattutto per il suo essere sincera, premurosa, il genere di amica che chiunque vorrebbe al proprio fianco.
 «Ciao Capitano, passate bene le vacanze?» lo salutò poi, dandogli il cinque . «Mi sono allenata tutti i giorni, faremo neri i Serpeverde quest’anno me lo sento! »

«Come ogni anno, splendore» rispose James e le fece un occhiolino insolente.

La forte amicizia tra i due non era mai stata un segreto: giocavano nella stessa squadra da anni e avevano instaurato un rapporto di complicità che li accomunava non solo in campo, ma anche nella vita al di fuori. L’unica regola tra loro era non parlare di Lily, visto che il quinto anno Scarlett aveva rischiato un esaurimento nervoso a forza di sentire i lamenti amorosi di Ramoso negli spogliatoi, in Sala Comune, in Sala Grande, in giardino… insomma: ovunque.

«Black».

Anche la natura del loro rapporto non era un segreto: i due, infatti, non si potevano sopportare e il saluto glaciale della ragazza era un letto di piume in confronto ai loro standard.
Scarlett lo considerava superficiale, infantile, una persona con cui era impossibile ragionare o fare un discorso di senso compiuto. Il Malandrino, dal canto suo, non aveva mai apprezzato i modi di fare di lei: così altezzosa e arrogante, saccente più del necessario e senza una ragione sensata, maniaca del controllo e per niente spontanea a suo dire.

«Brooks» rispose lui e, quasi come se fosse un riflesso incondizionato, alzò annoiato gli occhi al cielo.
Iniziare il viaggio per Hogwarts con uno scambio di battute con lei era davvero l’ultima cosa sulla sua lista dei desideri: trovare un punto d’incontro, per loro due, era sempre stato impossibile.
«Sei venuta a salvarmi da questo agguato per caso?» chiese infine Lily, rivolgendo all’amica un’espressione speranzosa.
Scarlett rise allegra e scosse appena il capo.
«In realtà no tesoro, mi spiace deluderti ma dovrai cavartela da sola» la informò, spietata e divertita. «Sto andando da Dylan, non l’ho ancora salutato e…»
«Oddio Scarlett, ti prego!» sbottò James e posizionò le mani sui fianchi, fissandola torvo e austero. «Non starai davvero uscendo ancora con il Capitano di Corvonero, spero».
«Perché, dove sarebbe il problema?» chiese Lily, inarcando vertiginosamente un sopracciglio.
«Dovrei essere contento del fatto che la mia miglior Cacciatrice se la faccia con il capitano di una squadra avversaria?» continuò imperterrito James e, quando la rossa fece per replicare, alzò una mano a una decina di centimetri dal suo viso come per zittirla. Una cosa erano i sentimenti e l’amore incondizionato che provava per lei, ma il Quidditch era tutt’altra storia.
«Scarlett, sto aspettando una tua risposta» concluse, ignorando totalmente una Lily schiumante di rabbia che lo fissava torva e truce.
La cacciatrice roteò gli occhi al cielo e sbuffò, palesemente annoiata.
«Sei veramente pesantissimo, James» sentenziò, ormai logorata da quella inutile tiritera che andava avanti dal primo appuntamento con il ragazzo l’anno precedente. «Sai benissimo che questo non cambia nulla, ormai è un anno che stiamo insieme e…»
«E non ti ha ancora mandata al diavolo?» si inserì Sirius, sinceramente colpito. «Un vero e proprio miracolo».
Lei, di tutta risposta, gli lanciò un’occhiata gelida ed eloquente, ma si costrinse a non rispondergli verbalmente: non voleva certo dare adito a tutti i pensieri poco eleganti e volgari che le venivano in mente, dopotutto era nettamente superiore a quell’essere insignificante.
«Come stavo dicendo poco fa…»continuò poi, riportando la propria attenzione su James. «Non sono così stupida e frivola da lasciarmi distrarre da questo genere di cose, dovresti saperlo benissimo».
«Lascialo perdere Scarlett, non dare retta a uno che non ha avuto relazioni più lunghe di 5 minuti chiuso nello stanzino delle scope» consigliò Lily e, con falcata di guerra, si diresse verso lo scompartimento da cui poco prima era uscita l’amica. Prima di chiudersi la porta alle spalle, però, si girò a fissare James: l’aria furente e gli occhi infiammati.
«Potter, se provi un’altra volta a zittirmi in quel modo… giuro che schianto la tua testaccia così forte da farti perdere i sensi fino alla fine dell’anno scolastico».
E, prima che il diretto interessato avesse modo di scusarsi o spiegarsi, chiuse con veemenza la porta scorrevole ponendo bruscamente fine alla conversazione. James, resosi conto solo in quel momento di quanto fosse stato stupido a comportarsi in quel modo, fece per seguirla pronto anche a mettersi in ginocchio pur di farsi perdonare per un inizio tanto ignobile.
Ma Scarlett, fortunatamente, lo bloccò in tempo.
«Credimi Capitano, io fossi in te lascerei perdere» gli consigliò, un sorriso tenero sul viso e lo sguardo esitante. «Adesso sarà furente… il danno è fatto. Ci saranno altre occasioni, non temere».
«Ma io… io… » boccheggiò il ragazzo, liberandosi dalla presa dell’amica. «Sai che quando si parla di Quidditch vado nei matti! E’ tutta colpa tua che hai tirato fuori quello stupido Dylan Miller…»
«Colpa mia?» gli fece eco Scarlett, sinceramente incredula.
«Suvvia Brooks, siamo onesti» iniziò Sirius, appoggiato al finestrino del corridoio con il solito sorrisetto di scherno sulle labbra. «A nessuno fregava un cazzo di sapere di te e del tuo stupido Corvonero, potevi benissimo tenere la notizia per te e non sarebbe successo nulla».
La ragazza lo squadrò dalla testa ai piedi, incredula e ormai al limite della sopportazione. Era in sua presenza da soli 5 minuti e già era satura di Sirius Black, ma di certo non gliel’avrebbe data vinta.
«Caspita, vedo che sei ancora rancoroso per il due di picche che ti ho dato al quarto anno» commentò, spietata e divertita, e quella fu la volta di James a lasciarsi andare in una fragorosa risata nel ricordare il clamoroso fallimento dell’amico.
Nell’anno citato, infatti, Sirius aveva chiesto a Scarlett di andare insieme a una delle famigerate uscite ad Hogsmeade: lei, però, aveva risposto che nemmeno la maledizione Imperio l’avrebbe convinta ad accettare tale invito e avrebbe anzi preferito di gran lunga andarci con Piton o Mulciber piuttosto che con lui. Il Malandrino in questione non si scompose affatto a quella stoccata e, anzi, si aprì in un sorriso ancora più largo.
«Brooks cara, volevo solo aggiungere una tacca alla mia lunga lista di conquiste» le fece notare poi, strizzandole l’occhio. «Non so se te ne rendi conto, ma ti sei quasi fatta un favore rifiutandomi. Hai mai pensato a come sarebbe finito quell’appuntamento? Mi sarebbe dispiaciuto farti innamorare di me per poi spezzarti il cuore».
La ragazza inarcò vertiginosamente un sopracciglio e gli diede un’occhiataccia piuttosto eloquente.
«Certo Black, certo… per tua sfortuna il mio quoziente intellettivo è leggermente più alto delle oche a cui sei abituato» gli fece notare e, non essendo intenzionata ad andare avanti con quella assurda conversazione, si rivolse a James con un sorriso. «Ciao Capitano, ci si vede a cena».
Scarlett fece per allontanarsi ma, prima di riuscire a cambiare vagone, il ragazzo l’afferrò per un polso costringendola nuovamente a voltarsi in loro direzione.
«So che abbiamo un patto e tutto ma… » iniziò, il viso implorante e teso. «Giuro che non mi importa di Miller e del Quidditch ma… Ecco… Potresti parlare con Lily e chiederle scusa, appena torni qui, per favore?»
E lei, dopo un sospiro esasperato, non poté far altro che annuire suo malgrado.


«Non posso credere che tu sia amico della Brooks». Sirius camminava dietro di lui, le mani in tasca e l’espressione inorridita di chi non riusciva a capacitarsi un fatto tanto assurdo e illogico.

«Non posso credere tu abbia rovinato il mio approccio di inizio anno con la Evans» sottolineò l’altro, altrettanto incredulo. «Hai idea di quanto sia delicata la prima impressione? Ammetto di partire molto svantaggiato di mio, ma se ti ci devi mettere anche tu allora davvero…»

«Insomma cosa ci trovi in lei?» lo interruppe Sirius, con un tono secco e incomprensibilmente frettoloso, come se volesse le risposte prima ancora di fare la domanda. James arrestò la sua marcia e si girò a fissarlo, alquanto confuso.

«Beh facile: è bellissima, ha occhi verdi come smeraldi, capelli rossi lucenti, è intelligente, spiritosa…» celiò sognante, alzando il dito della mano destra per ogni caratteristica positiva riscontrata in Lily Evans. D’istinto pensò che forse non gli sarebbero bastate due mani per elencarle tutte.

«Ma no Ramoso! Sto parlando della tua amichetta del cuore Scarlett Aletha Brooks» lo interruppe Sirius, ponendo enfasi sul nome per intero con un tono canzonatorio, quasi come fosse un insulto.


«Ti rendi conto che ogni anno mi fai le stesse domande?» gli fece notare James, un sopracciglio inarcato e l’espressione scettica.

«Non mi capacito delle tue risposte forse» rispose l’altro, facendo spallucce, e continuò a guardarlo in attesa che l’amico continuasse nel rispondere al quesito posto.

«E’ una brava Cacciatrice… »

«Con un pessimo carattere».

«Molto simile al tuo, oserei dire» lo freddò James.

Sirius guardò l’amico, incredulo e visibilmente sorpreso: come poteva paragonare un tipo simpatico, affabile e attraente come lui a quell’arpia di Scarlett Brooks?

«Beh siete entrambi altezzosi, arroganti, sarcastici e insopportabilmente sicuri di voi» concluse James, piuttosto divertito dalla reazione sconcertata dell’amico. «Avete più cose in comune di quelle che pensi».

«Non direi proprio» sentenziò l’altro, scuotendo la testa come per rigettare totalmente tale ipotesi.

«Ah dimenticavo..» continuò poi James spietato, camminando e lasciandosi alle spalle un Sirius ancora più corrucciato. «Anche incredibilmente permalosi».

Felpato fece un piccolo scatto, come se una scossa improvvisa l’avesse risvegliato dallo stato mummificato in cui versava mentre ascoltava le parole dell’amico: senza più controbattere lo seguì e borbottò a più riprese cose del tipo “Bell’amico”, “Io come quella? Tsè, ma quando mai”, “Assolutamente insopportabile”.

«Ma dove eravate finiti?»
Remus li osservò entrare nel loro scompartimento con sguardo attento e indagatore, come se si aspettasse di sentire una spiegazione per nulla meritevole di lodi sul loro ritardo così evidente.
James lo ignorò e si accomodò con aria ancora trionfante mentre Sirius, dal canto suo, si appollaiò con sguardo minaccioso esattamente di fronte a lui senza proferire il benché minimo suono.

«Ma che è successo?» insistette Peter, gli occhietti acquosi che saettavano impazienti da uno all’altro in trepidante attesa.

«Niente, Felpato è rimasto sconvolto perché un gruppetto di ragazze non hanno notato anche lui al nostro passaggio» mentì James e scoccò un occhiolino divertito all’amico, schiumante di rabbia.

«Ti conviene smetterla subito, Ramoso» lo avvertì sempre più minaccioso, con le braccia incrociate come catene al petto.

Remus li guardò sconsolato mentre chiudeva, definitivamente, il suo libro: la quieta era finita.

«Eih ma dov’è Frank?» chiese poi James, grattandosi pensieroso il mento.

«Era in carenza di affetto…» rispose Lunasotrta, mentre riponeva il manuale di incantesimi nello zaino. «Così è andato a cercare Alice per… Sirius!» lo rimproverò, dopo averlo sentito imprecare contro James. «Si può sapere davvero cosa succede?» insistette, ormai spazientito.

«Niente, le solite cose Lunastorta. E’ solo irritato perché gli ho detto chiaramente che forse odia così tanto Scarlett perché sono due gocce d’acqua» ammise infine James, quasi annoiato dal dover ribadire per l’ennesimo volta un fatto per lui tanto scontato.

«Non è così» ribatté con forza Sirius, alzandosi in piedi con i pugni serrati.

«Ah no?» chiese scettico James, mentre lo guardava divertito.

«Non è così falso, effettivamente».

«Remus, non ti ci mettere anche tu!»

«La verità è che il nostro caro Felpato ce l’ha ancora con lei per il due di picche che gli ha tirato il quar…» James non riuscì a terminare la frase.

Sirius gli scaraventò in faccia lo zaino di Lupin, il quale guardò la scena con una vaga disperazione sul volto: per anni aveva dovuto sopportare le scaramucce di quei due, trovandosi nel mezzo suo malgrado, e anche quella volta non poteva certo tirarsi indietro dal ruolo di “mamma”.

«Ma sei scemo?» ringhiò Ramoso, scattando in piedi a sua volta.

«Hai cominciato tu!»

«Adiamo ragazzi, smettetela» li redarguì Remus e si apprestò a raccogliere il suo povero e innocente zaino, per poi guardarli con aria alquanto arresa. «Non cominciate, vi supplico. Siamo partiti da solo un’ora e non ho intenzione di sorbirmi il resto del viaggio ascoltando i vostri petulanti lamenti».
«Ma hai visto? Mi ha tirato uno zaino in faccia solo perché non sopporta la verità».

«Vogliamo parlare dei due di picche della Evans? O non sono quantificabili?»

Remus si portò una mano sul volto, sempre più sconsolato.

«Eih, ragazzi!»

Grazie a una qualche buona stella Frank Paciock fece il suo ingresso nello scompartimento, sorridente e con l’inconfondibile aria arruffata di chi aveva appena finito di pomiciare. Lui ed Alice Prewett stavano insieme ormai da 3 anni: una coppia storica nella compagnia di Grifondoro, inossidabile, che non perdeva mai occasione di ricordare al mondo quanto tempo una persona potesse sopravvivere in apnea senza respirare.
Le loro pomiciate, dopotutto, erano leggenda.

«Alice stava andando a salutare Lily e le altre e così ho pensato di venirvi a fare un saluto. Come ve la passate?» chiese poi, sistemandosi tra James e Remus.

«Amico, direi bene ma non quanto te…» lo salutò Sirius e gli diede il cinque, come per congratularsi di quello che aveva appena finito di fare. «Ancora sotto con la Prewett, vedo».

«Che ci vuoi fare…l’amore» cantilenò lui, facendo spallucce. «Peter, Remus, Capitano…vi trovo in forma».

«Alla grande» annuì Peter, mentre scartava una Cioccorana con impazienza.

James gli fece l’occhiolino e Lupin si limitò a fare un piccolo sorriso, accompagnato da un cenno della mano.

«Sai.. credo quest’anno sia la volta buona per mettere definitivamente al loro posto le Serpi» continuò Ramoso, sogghignando tronfio in direzione degli amici.

«Già, ho incontrato Scarlett prima e mi è sembrata piuttosto in forma» osservò Frank, senza accorgersi dell’espressione scocciata che aveva nuovamente assunto Sirius.
Cos’aveva di tanto speciale quella ragazza? Perché tutti i suoi amici ci chiacchieravano così amabilmente? O, peggio ancora, la trovavano addirittura simpatica?

«Non dirmi che sei anche tu fan di quell’arpia?» scattò alla fine, incapace di trattenersi.

«Beh non mi sembra antipatica…poi è un’ottima Cacciatrice per la squadra».

Remus fu grato del fatto che Felpato si limitò a far cadere il discorso, incrociando le braccia e guardando imbronciato fuori del finestrino, senza incontrare lo sguardo trionfante e divertito di James.

«Piuttosto, tu ed Alice? Ormai giocate sul serio eeh» si inserì Peter, la bocca e i denti completamente ricoperti da uno spesso strato di cioccolato che non si preoccupò affatto di rimuovere.

«Direi proprio di sì, sono contento» ammise Frank, sincero e sorridente. Gli occhi azzurri e sognanti che seguivano il paesaggio fuori dal finestrino, per poi rivolgerli a qualcuno in particolare. «So che voi due non approvate questo genere di cose, ma non è male avere qualcuno di fisso».

«Sai, Frank» incominciò Sirius, improvvisamente scordatosi del suo antico motivo di disappunto. «Diventa molto difficile scegliere quando hai praticamente Hogwarts ai tuoi piedi».

«Esattamente, è una specie di responsabilità»

«Tu però James non avresti problemi a impegnarti, se dovessi incontrare un certo consenso… o sbaglio?»

Come Remus aveva immaginato la guerra non era finita: in quel momento era Sirius a guardare con aria di sfida un piccato James, mentre Frank ridacchiava sotto i baffi.

«Dai Capitano, tutti abbiamo i nostri punti deboli» mediò quest’ultimo.

«Non io» sentenziò fiero Sirius, portandosi le mani dietro alla nuca. «Io sono immune da queste stronzate».
«Stronzate?» gli fece eco Remus, schernendolo. «Guarda che non è una vergogna affezionarsi a qualcuno del sesso opposto».
«A tal proposito, la tua corrispondenza con la Macdonald procede ancora con la stessa frequenza?» chiese un Peter involontariamente spietato, alle prese con la terza Cioccorana. E gli altri si lanciarono degli sguardi sorpresi, come se non si capacitassero di aver dimenticato una cosa tanto importante da analizzare prima dell’arrivo al Castello.
«Ottimo punto amico» annuì James, un sorrisetto malizioso sulle labbra. «Allora mio caro Lupin, dicci un po’… come sta andando la tua relazione epistolare?»
«Non dirmi che ancora non ti sei deciso a chiederle di uscire» fece Frank, incredulo e quasi speranzoso di ricevere una risposta diversa dal solito.
Remus, violentemente arrossatosi, sospirò profondamente e abbassò la testa. Gli sarebbe piaciuto prendere Peter e soffocarlo con uno dei suoi dolci per aver ricordati a tutti quel particolare…ma ormai il danno era fatto.
Lui e Mary Macdonald si sentivano spesso, anche durante l’estate. La loro amicizia era nata quasi per caso durante il secondo anno e, col passare dei giorni e dei mesi, non aveva fatto altro che tramutarsi in qualcosa di più che una semplice simpatia corrisposta. Ma Remus sentiva una specie di blocco nei suoi confronti, si sentiva impossibilitato a vivere con spensieratezza una relazione di quel genere, lo stesso di cui gli amici parlavano in precedenza.
Per anni, infatti, aveva inghiottito bocconi amari nel vederla uscire con altri o, addirittura, mentre si scambiava tenere effusioni in sua presenza. Mary non aveva nascosto la sua totale preferenza nei suoi confronti, al contrario gli era sembrato che più di una volta lo avesse invitato anche solo con lo sguardo a fare la prima mossa, facendogli capire che non avrebbe trovato una porta chiusa o un rifiuto.
Nonostante tutto, però, il blocco che lui provava non era così semplice da superare. Come poteva stare con qualcuno senza che l’altra persona conoscesse ogni lato di lui? Come poteva nascondere un segreto tanto grande e pesante, senza essere scoperto o peggio… giudicato?
«Ragazzi, vi prego...»iniziò, riportando lo sguardo sugli amici. «Quante volte devo ripetervi che siamo solo amici?»
«Ascolta caro, le ragazze sono già di per sé una scocciatura» rivelò Sirius, con il tono di chi la sapeva lunga sull’argomento. «Io non mi darei mai la pena di scrivere rotoli e rotoli di pergamena a una di cui non mi importa nulla».
«Considerato che non lo fai nemmeno per i compiti» osservò Peter, facendo ridere l’amico come per dargliene atto.
«Il fatto che tu hai la sensibilità di un Trollo non significa che tutti siano come te» puntualizzò Remus, incrociando le braccia al petto. «Siamo buoni amici... esattamente come James lo è con Scarlett».
«Amico, credo che la tua amicizia sia un tantino diversa» gli fece notare esitante.
Remus avrebbe davvero voluto dire che, forse, il suo status di lupo mannaro complicava un tantino la faccenda ma la presenza di Frank lo bloccò per forza di cose e si lasciò andare frustrato contro il sedile.
«Non ho nient’altro da aggiungere» concluse asciutto, con il tono di chi non ammetteva repliche.
E James, lo sguardo attento su di lui, sembrò leggergli nella mente.
«Parlando di cose molto più serie…» continuò infatti, deciso a cambiare totalmente la rotta della conversazione. «Io e Sirius abbiamo qualcosa da mostrarvi».
L’amico sopracitato capì all’istante l’allusione e si aprì in un sorrisetto assurdamente malandrino, annuendo appena.
L’altro, beandosi delle espressione interrogative degli altri tre, si alzò e recuperò il suo baule precedentemente posizionato sugli scomparti sopra le loro teste.
«Non dirmi che stai per mostrarci quello che penso…» squittì Peter elettrizzato, per poi portarsi entrambe le mani sul volto.
«Esatto amico, esatto» confermò Sirius, mentre osservava James posizionare il baule tra loro. «Non abbiamo badato a spese quest’anno».
E quando Ramoso svelò il contenuto misterioso che aveva conservato con tanta cura, a Remus fu chiaro che i due Malandrini avrebbero passato più ore in punizione con la McGranitt che in Sala Comune.  


  
«Lo mangi quello?»

«Sì».

«Dai Felpato, ti prego. Sto morendo di fame!» si lagnò James, gli occhi speranzosi che indugiavano su una succulenta fetta di arrosto nel suo piatto.
Sirius alzò gli occhi al cielo mentre allungava all’amico la pietanza tanto desiderata e lo guardò quasi disgustato divorarla come se non vedesse cibo da prima dell’estate.

«Fai schifo» sentenziò.

«Concordo» ammise Remus.

«Qualcuno ha avanzato qualcosa per me invece?» fu il turno di Peter, che sperava con tutto il suo cuore di riuscire ad elemosinare altro cibo dagli amici.

«No, Codaliscia» gli rispose asciutto Sirius, mentre si guardava in giro. «Ma dov’è finito Frank?»

«Risucchiato da Alice, esattamente tre posti alla tua destra» lo informò pacato Remus, che continuava a mangiare il suo arrosto come se nulla fosse.

A quella vista Sirius fece una smorfia di ribrezzo, preferendo di gran lunga guardare James trangugiare tutto quello che gli capitava a tiro.

«Occhio Capitano, o non basterà una scopa per farti alzare da terra» lo canzonò allegra Scarlett, seduta poco lontana da loro: evidentemente aveva preferito anche lei guardare il grottesco spettacolo di James piuttosto che assistere al concerto gutturale in atto tra Frank ed Alice, di fronte a lei.

«Non ti preoccupare, Scar. Sono in ottima forma» sentenziò Ramoso, dopo aver bevuto circa mezzo litro di succo per poter ingoiare l’ultima metà della fetta di torta che aveva divorato.

«Tu piuttosto credi di poterti permettere quel budino?»
Sirius come sempre non perse occasione di rivolgere una battutina al veleno alla ragazza, soprattutto considerate tutte le cose che James gli aveva detto durante il viaggio: più la guardava e più si chiedeva come diavolo fosse possibile essere paragonato a lei.

«Questo corpo perfetto non ha bisogno di diete, Black» gli rispose gelida, indicando la sua siluette, e mangiò poi con sommo compiacimento una cucchiaiata del suo cremoso dessert al cioccolato.

James rise della risposta assolutamente perfetta, ma qualcosa non andava: si guardò intorno, spaesato, alla ricerca di qualcuno.
Dov’era la Evans? Come mai non gli aveva ancora detto niente di odioso o cattivo?

«Eih Scarlett! Ma… dov’è Lily?» le chiese infine.

Sembrò passare una vita dalla domanda di James all’effettivo tempo che impiegò la ragazza per mangiare un’altra cucchiaiata di budino e bere un sorso di succo, quasi come volesse prendere tempo.

«E’ con Marcus» gli rivelò infine, stringendosi imbarazzata nelle spalle.

«Chi?» le fece eco, alzando un sopracciglio.

«Marcus McKinnon…sai ehm, si sono conosciuti alla fine dell’anno scorso» raccontò, la voce esitante e lo sguardo tenero sull’amico. «Così, dopo essersi scambiate lettere per tutta l’estate, hanno deciso di darsi una possibilità e vedere come andavano le cose ora che siamo di nuovo ad Hogwarts. Quindi… econo insieme credo».

«Esce con chi?»

Scarlett lo guardò, a metà strada tra l’incredulità e la preoccupazione. Forse non avrebbe dovuto rivelargli una tale notizia a cena, davanti a tutti, con Lily e Marcus a soli 20 metri di distanza.

«Lily esce con… Marcus. Marcus McKinnon» confermò ancora lei e si schiarì la voce, rendendosi conto solo dopo aver parlato di quanto fosse gracchiante ed incerta.

«Marcus?»

«Amico, per favore datti un contegno» sbottò Sirius, portandosi una mano sul volto, mentre Scarlett si mordeva il labbro guardando l’espressione totalmente frastornata di James. Quest’ultimo fece scattare il suo sguardo nocciola ovunque, alla ricerca della nuova coppietta felice, e quando finalmente li individuò lo stomaco si chiuse in una morsa.
Lily era lì, in piedi dietro il ragazzo, e gli appoggiava le mani sulle spalle ridendo divertita con i suoi stupidi amici Corvonero. Istintivamente James pensò a quanto gli sarebbe piaciuto conoscere quel lato di lei: come sarebbe stato ricevere le sue attenzioni, vederla sorridere, ricevere il suo affetto? Cos’aveva McKinnon che a lui mancava?
«James?»

Remus cercò di richiamare alla realtà l’amico, vagamente preoccupato: aveva l’espressione di uno che aveva appena ricevuto una maledizione Cruciatus. Persino Frank ed Alice, percependo la tensione al tavolo, riemersero dal loro bacio appassionato che durava esattamente dalla prima portata della cena.

«Dai Ramoso, non fare così» lo incalzò ancora Sirius, dandogli un leggero colpo sulla spalla. «Il mare è pieno di pesci».

«Sai, Black, magari non tutti hanno la sfera emozionale di un cucchiaino» lo informò Scarlett, glaciale e pungente. «Magari James tiene più a Lily di quanto tu possa provare a capire».

«Grazie della lezione, Brooks. Avevo proprio bisogno di te per conoscere il mio migliore amico» rispose lui, senza nemmeno degnarla di uno sguardo.

La ragazza fece per replicare, la fronte aggrottata e l’aria offesa: gli sarebbe piaciuto dirgli che James era anche il suo migliore amico e che, senza ombra di dubbio, lo capiva molto meglio di lui in quella situazione.

«Eih, Scar! Che mi sono persa?»
Lily tornò al tavolo di Grifondoro e prese posto proprio di fianco all’amica, l’aria spensierata e allegra. Si buttò i lunghi capelli rossi sulla schiena e scandagliò brevemente il tavolo, forse alla ricerca di un qualche dolce rimasto integro, noncurante dell’aria tesa ed esitante che aveva avvolto il suo arrivo.

«Come hai potuto?»

Tutti si girarono a fissare James, sorpresi, il quale fissava la rossa con un certo grado di risentimento. 

«Prego?» chiese lei, inarcando freddamente un sopracciglio. L’a mano a mezz’aria verso una mela.

«Come hai potuto fraternizzare anche tu con il nemico?» sibilò lui, indicando il tavolo di Corvonero. «Sai che è il Cercatore di una squadra avversaria?»

«Il nemico?» gli fece eco lei, incredula. Improvvisamente la mela che voleva mangiare aveva perso ogni interesse e la sua mano scattò ad indicare il ragazzo, lo sguardo fiammeggiante e le labbra tese. «Non iniziare ancora con le tue stupidaggini sul Quidditch! Non sono affari che ti riguardano» sentenziò infine, con aria di sfida.

«Invece si» la informò lui, incrociando le braccia al petto.

«Non vedo in che modo» continuò Lily, mentre ritraeva la mano e imitava la medisima posa di ostilità nei suoi confronti.

«Sai cosa penso? Che lui sappia benissimo che mi interessi e che ti ha avvicinata apposta» annuì James, nel disperato tentativo di far scemare l’interesse della ragazza in quello stupido Corvonero.

«Ma questo…questo è ridicolo, Potter!» sbottò Lily, sempre più irata. «Non c’entra assolutamente niente».

«Ah no?» chiese James, scettico. «Tutto d’un tratto ti trova interessante eh? Così io dovrei preoccuparmi di te che esci con lui e Scarlett che sta con il Capitano della squadra, angosciandomi che una di voi possa tradire la mia fiducia..».

«James» lo ammonì Scarlett, in difesa dell’amica e soprattutto di sé stessa. «Stai esagerando. Lily non farebbe mai una cosa del genere e in ogni caso io non sarei così stupida».

«Sulla seconda parte, avrei qualcosa da obbiettare» osservò spietato Sirius, beandosi dell’espressione che lei gli rivolse, ma proprio quando fece per continuare venne interrotto da Silente.
«Bene, miei cari» iniziò il Preside, in piedi e con le mani affusolate appoggiate sulla superficie del tavolo. Lo sguardo sereno ed attento li scrutava tutti, da dietro i famigerati occhiali a mezza luna. «Spero vi siate goduti appieno questa prima cena insieme. Ahimè è ormai davvero tardi e vi invito a raggiungere i vostri dormitori: avrete sicuramente bisogno di riposarvi in vista delle lezioni di domani» .
E, dopo un sorriso affabile, fece un cenno come per dare il permesso a tutti di alzarsi. Un brusio e lo sfregamento delle panche spezzò il silenzio calato in precedenza per ascoltarlo e la McGranitt, avvolta in uno dei completi scozzesi che tanto amava, si avvicinò mesta ed austera alla tavolata di Grifondoro.
«Potter, Evans» li salutò, senza perdere tempo in altri convenevoli. «Accompagnate voi i ragazzi del primo anno ai dormitori» .
La sua non era una domanda gentile, piuttosto un ordine.
Lily si alzò e annuì con vigore, l’espressione seria e disciplinata. Prendeva molto sul serio la sua carica di Caposcuola e, in un certo senso, si sentiva responsabile nella prima impressione che gli ultimi arrivati avrebbe assorbito dalla sua condotta. La stessa cosa non si poteva dire di James.
Il ragazzo infatti saltò in piedi entusiasta e guardò la McGranitt con un sorriso ridicolmente largo, considerato il compito appena affidato.
«Ma certo Professoressa» celiò, accompagnato da un cenno del braccio che sembrava quasi precedere un inchino. Lei, sospettosa, lo fissò esitante. «Io e la Signorina Evans faremo del nostro meglio per portare sani e salvi questi giovani fanciulli alla nostra umile…»
«Adesso piantala, Potter» lo redarguì, severa. «Fai quello che ti è stato chiesto e, se possibile, senza fiatare» .
Sirius scoppiò a ridere mentre la osservava allontanarsi stizzita, probabilmente incredula quanto il resto della scuola alla nomina a Caposcuola di un soggetto tanto discutibile. James però non si lasciò scoraggiare e, dopo aver sistemato gli occhiali con fare professionale, si schiarì appena la voce. Lo sguardo serio puntato sui ragazzini del primo anno, schiarati davanti a loro con fare esitante ed impaziente.
«Benvenuti ad Hogwarts, miei giovani prodi» esordì, facendo scappare una risata a Scarlett. «Io sono Potter. James Potter. Caposcuola, Capitano della squadra in assoluto più…»
«Ohhh ma dacci un taglio» lo interruppe bruscamente Lily, scuotendo esasperata il capo, per poi rivolgersi con un sorriso gentile ai ragazzini. «Venite, per di qua» .
Il gruppetto annuì quasi all’unisono e si accinse a seguirla, emozionati per quella prima notte nel Castello. E James, indispettito, si apprestò a fare lo stesso aumentando il passo finché non le fu di fianco all’uscita della Sala Grande.
«Evans, dovresti rispettarmi di più» le fece notare, leggermente ansimante per lo scatto appena fatto. «Altrimenti penseranno che siamo una coppia disfunzionale» .
«Una… cosa?» ripetè lei, lanciandogli un’occhiata in tralice.
«Il potere non deve essere in squilibrio, siamo allo stesso livello» continuò l’altro, il tono serio ed autoritario. Due primini dietro di loro si fecero improvvisamente zitti, come per cogliere lo scambio di battute che stava avvenendo tra i due.
«Mi pare che lo sia già, o sbaglio?» gli fece notare tranquilla, mentre saliva le scale principali con grazia e ostentando una teatrale serenità. «Sono nettamente superiore a te Potter. Sia per intelletto che per simpatia» .
James rise di fronte alla sue allusioni e scosse con vigore il capo, per poi girarsi verso i due curiosi alle sue spalle.
«Ragazzi, regola numero uno: lasciate sempre credere alla vostra donna di avere ragione» .
«Regola numero due: non chiamate mai nessuna ragazza la vostra donna, se non siete sicuri che lo sia» puntualizzò lei, girandosi per rivolgere loro un sorriso gentile che si tramutò in uno sguardo di fuoco quando si riposò sul ragazzo.
Quest’ultimo, una volta che lei fece qualche passo per seminarlo, si girò nuovamente verso i due amici alle sue spalle facendo spallucce e un gesto come per dire di lasciar perdere e non ascoltare.
Risero di gusto di fronte a quella scena, dandosi gomitate reciproche.
Una volta arrivati davanti al buco del ritratto, Lily vi voltò verso il gruppetto e si schiarì appena la voce.
«Bene ragazzi, questo è l’ingresso della nostra Sala Comune» annunciò, indicando dietro di sé. «In questo spazio possono entrare solo le persone della nostra Casa e…»
«E se siete furbi anche qualcuno imbucato, magari del sesso opposto» si inserì James che, notata l’espressione che Lily gli aveva rivolto, si affrettò ad aggiungere «Chiaramente quando sarete più grandi. Non prima del terzo anno» .
La ragazza sospirò profondamente, come per calmarsi, e si costrinse ad andare avanti nella sua spiegazione senza dargli la soddisfazione di cedere alle sue continue provazioni. Anche se, ormai ne era quasi sicura: non erano nemmeno volute ma proprio farina naturale del suo sacco di stupidaggini.
«Bene, una volta chiarito questo punto fondamentale… vi ricordo anche che domani mattina alle 7:30 in punto sarà servita la colazione in Sala Grande. Troverete in quell’occasione la professoressa Mcgranitt ad accogliervi con gli orari della prima settimana» .
Una volta concluso, girò loro le spalle e pronunciò la parola d’ordine: Veritaserum.
Varcò per prima il buco del ritratto, sorridendo tra sé e sé nel sentire lo stupore meravigliato dei ragazzini che si accingevano a seguirla: Hogwarts era davvero un posto magico, impossibile dimenticare il suo stesso stupore la prima volta che ne aveva varcato la soglia.
«Lily cara, permettimi di aggiungere un punto molto importante» fece James, che nel frattempo si era messo proprio di fronte alle scale per i dormitori. Lei lo osservò, guardinga ed esitante, probabilmente conscia del fatto che non avrebbe mai dovuto dargli il permesso di fiatare. Ma, dopotutto, lo avrebbe fatto in ogni caso e quindi annuì, arresa.
«Mi rivolgo soprattutto ai maschietti» iniziò, dopo aver captato il permesso di procedere. Lo sguardo nocciola, serio e fermo, su tutti i ragazzini che lo fissavano quasi impauriti. «Le vedete quelle? Le scale alla mia destra?» le indicò senza nemmeno voltarsi e, quando vide i loro occhi fissarle con confusione, continuò a parlare. «Capisco che la tentazione sarà forte e, diavolo, quanto vi posso capire! Ma mi duole informarvi che, dopo numerosi tentativi, l’accesso ai dormitori femminili è per noi severamente vietato. Le mie chiappe livide ne sono la prova vivente perciò vi dico già da ora… scordatevelo» .
Lily lo fissò impietrita, incredula di fronte a quell’assurdo avvertimento.
Il gruppetto però, rise divertito.
«Bene» sbottò la ragazza, dopo qualche secondo. Anche se in realtà, le cose non stavano affatto andando bene. «Adesso è ora di andare a dormire. Le ragazze a destra e voi a sinistra» .
James li seguì con lo sguardo, agitando una mano o mo’ di saluto, e annuì soddisfatto di sé stesso per il preziosissimo consiglio che aveva donato loro quella prima sera. Quando però si ritrovò a guardare Lily, la scoprì più adirata che mai.
«Che c’è?» chiese, sinceramente sorpreso.
«C’è che non perdi mai occasione di mettermi in ridicolo!» gli fece notare, la voce ridotta un rabbioso sussurro. «Quando ti decidi a crescere!?»
«Guarda che tu non capisci, i miei erano consigli sulla base delle mie esperienze passate» spiegò lui, più sincero che mai. «Sai quanto avrei voluto riceverli io stesso il primo giorno qui?»
Lily incrociò le braccia al petto e continuò a sostenere il suo sguardo, sempre più infastidita dalle assurdità che andava blaterando. Il destino non solo li aveva messi nella stessa Casa, ma aveva anche fatto sì che dovesse sopportarlo come suo pari nei vari compiti di Caposcuola. E lei, che dopo 6 lunghi anni era ormai satura, non riuscì più a trattenersi.
«Ascoltami bene, Potter. Io prendo molto seriamente questo compito, la scuola e qualsiasi altra mansione mi venga affidata» gli disse, le dita che tamburellavano nervose su un avambraccio mentre lo fissava ferma. «Non intendo più dare retta alle tue sciocchezze ne tantomeno mi farò ancora mettere in ridicolo da questi atteggiamenti fuori luogo. Ci siamo capiti?» James  scosse divertito il capo e sbuffò.
«Per una che si ritiene così simpatica forse te la stai prendendo troppo» suggerì, un sorrisetto sghembo sulle labbra e l’aria di sfida. «Forse uscire con un Corvonero ti ha ucciso completamente il senso dell’umorismo?»
Lei non rispose, si limitò a superarlo verso le scale del proprio dormitorio. Non le era difficile capire che si trovava di fronte a una causa persa e, per quella prima notte, fu felice di lasciarsela alle spalle senza ulteriori discussioni.
James però non era della stessa idea e, dopo averla seguita con lo sguardo con il sorrisetto ancora sulle labbra, ci tenne ad aggiungere un’ultima cosa.
Una frase che voleva essere una promessa ma, al contrario, le risuonò come la più terribile delle minacce.
«Non mi arrenderò mai, Evans».


 

«Non avresti dovuto farlo, Scarlett» la rimproverò Lily, mentre si spazzolava con eccessiva forza i lunghi capelli rossi. Il suo riflesso nello specchio era altero, indignato, offeso. Ma chi si credeva di essere quel Potter? Che diritto aveva di dirle con chi poteva uscire?

«Hai ragione, mi spiace mi è sfuggito» ammise l’amica sinceramente dispiaciuta, sdraiata sul letto con lo sguardo puntato sul soffitto. «Non immaginavo che reagisse così però…Pensavo che, al contrario, ti lasciasse perdere una volta per tutte».

«Sì, certo» commentò sarcastica Alice, mentre si metteva un ridicolo pigiama tempestato di cuori rossi e rosa.«Non sarebbe da James lasciar perdere, almeno per quanto riguarda Lily».

«Mi renderebbe la vita infinitamente più facile» ammise la diretta interessata che, soddisfatta dell’opera terapeutica compiuta sui capelli, appoggiò la spazzola sulla mensola vicina con un colpo secco e sonoro.

«Ma ammettiamolo, meno interessante» azzardò Mary, la cui voce divertita arrivò quasi a sorpresa. La sua faccia era completamente coperta da un grosso libro di narrativa, che non abbassò nemmeno.

«Cosa vorresti dire, Mary?»

«Sicuramente è un superficiale e arrogante, non al pari di Black ma è comunque a un buon livello. Solo che tutte queste attenzioni sarebbero pagate da oro da qualsiasi altra ragazza di questo castello» spiegò e, avvertendo su di lei sguardi a dir poco garbati, si decise ad abbassare il grosso libro che sorreggeva per guardare l’amica dritta negli occhi.

«Una qualsiasi ragazza senza un cervello» commentò secca Lily, facendosi la coda con un gesto fulmineo, per poi stringerla con forza eccessiva.

«Ma tu non sei una qualsiasi» le ricordò Emmeline, con un risatina  volutamente sognante. «Andiamo Evans… so che negherai fino alla morte e credimi, posso anche capire che ormai sia una cosa obbligatoria per te. Ma io non posso credere al fatto che infondo, sotto sotto, nemmeno un pochino, tutte queste sue lusinghe non siano apprezzate».

«Credo che non sia la serata giusta per fare questi discorsi  ragazze» tagliò corto Scarlett e  spense con un soffio la candela sul suo comodino, sperando che bastasse a far cadere la conversazione. «Voglio bene a James, ma sono convinta che non sia ancora del tutto maturo per avere una storia».

«E sicuramente non con me» sentenziò Lily, mentre si dirigeva verso il suo letto con passo risoluto. «Cosa faresti se Black lo facesse con te?»

«Lo schianterei» disse con semplicità con Scarlett, senza la minima esitazione.

«Mi piace il tuo stile» annuì Emmeline, sinceramente colpita. «Vorrei tanto dover essere io a dover gestire una simile situazione… credo che lo schianterei contro il muro però. Senza usare la bacchetta. Non so se mi spiego…»
Alice, Mary e Lily scoppiarono a ridere mentre Scarlett, al contrario, si girò a guardarla inorridita nella penombra.
«Oh Merlino… ancora?» le chiese, incredula. «Sei ancora cotta di quell’essere?»
Emmeline fece spallucce e si portò le mani dietro la nuca, per poi sospirare appena e fissare le tende del proprio baldacchino. Sirius le piaceva da tanti, troppi anni.
Era dal terzo anno che aveva preso una piccola cotta e, col passare del tempo, non aveva fatto altro che diventare una vera e propria fissa. Non si parlava di certo d’amore, quello no, ma di smania di riuscire a conquistarlo, di arrivare dove tutte le altre prima di lei avevano fallito.
«Senti Brooks, il fatto che non ti stia simpatico è un conto» iniziò, girando appena il volto per riuscire a guardarla, «ma rinnegare il fatto che sia oggettivamente bello beh, è tutt’altra faccenda».
Scarlett non rispose, si limitò a coprirsi con il piumone e a rimanere in silenzio.
«Stai attenta Vance, fossi in te punterei altrove le mie energie» la avvertì Alice, il tono risoluto di chi la sapeva lunga a riguardo. «Trova un ragazzo per cui ne valga la pena, vali più di un numero da aggiungere a una lista di conquiste».

«Già, per te è facile parlare! Hai un ragazzo d’oro che è innamorato pazzo di te» le rispose una sognante Mary mentre riponeva il suo libro sul comodino: la stanchezza aveva avuto la meglio sulla storia d’amore che stava leggendo e, soprattutto, non voleva certo perdersi quella conversazione.

«Disse quella che potrebbe avere un certo Remus Lupin ma ha paura di fare il primo passo» la canzonò Lily, un po’ spietata.
Mary arrossì appena e sospirò, quasi triste.

«Stiamo tutte aspettando i dettagli di un’altra vicenda però » annunciò Emmeline, gli sguardi confusi delle amiche su di lei e una certa espressione ammiccante sul volto.
«Quali dettagli?» fecero loro, quasi in coro.
«Ehm hem…» iniziò lei, fingendo di schiarirsi la voce per risultare autorevole. «Carissima Scarlett Brooks, come sta andando la tua romantica liason con il capitano avversario?»
La Cacciatrice strabuzzò gli occhi e rise appena, scuotendo il capo.
«Tutto a gonfie vele mia cara» annunciò, con un tono volutamente caricato di solennità. «A quanto pare a breve anche la mia amica rossa qui presente passerà al lato oscuro».
«Oh sì» annuì Alice, ammiccante in sua direzione. «Abbiamo notato a cena…»
«Ancora presto per dare risposte definitive ma… devo dire che non è affatto male Marcus» ammise Lily e, mentre si sistemava nel suo baldacchino, pensò a quanto fosse vera la frase appena pronunciata. Dopotutto, tra lei e il ragazzo, c’erano stati davvero pochi scambi dal vivo e la loro conoscenza era più che altro stata uno scambio assiduo di lettere durante l’estate. La cosa che doveva ammettere, però, era che non gli dispiaceva affatto l’idea di immaginarsi come la sua ragazza.
Poco lontano dai dormitori femminili di Grifondoro, per la precisione in quelli maschili, andava invece in scena un altro atto del dramma dal titolo  “Potter è stato scaricato per l’ennesima volta dalla Evans.”

«Non ci posso credere».

«Nemmeno io».

«E’ assurdo, Felpato».

«Totalmente».

«Vero?»

«E’ davvero agghiacciante pensare che dovrò sopportare i tuoi lamenti amorosi per un altro anno, Ramoso. Preferirei di gran lunga passare tutto il mio tempo con Frank e Alice che si risucchiano» annunciò esasperato e buttò la rivista di motociclette che stava sfogliando accanto a lui, aprendosi a stella sul letto con fare sfinito.

«Eih!» lo ammonì l’amico tirato in causa, spuntando dal bagno con lo spazzolino in bocca.

«Come puoi essere così senza cuore?» sussurrò affranto James.

«Semplice amico» iniziò Peter, con l’aria severa e austera. «E’ da due anni che ti sopportiamo mentre parli di lei, ma adesso sono dilaniato».

«Odio ammetterlo, ma sono totalmente dilaniato con lui».

«Ma.. Remus!» protestò James, addolorato e incredulo di fronte allo scarso tatto dimostrato dai suoi amici «Voi dovreste essere i miei compagni!»

«E lo siamo, Ramoso» annuì Peter.

«Ti stiamo solo suggerendo di guardare oltre» si inserì Lunastorta, con un tono pacato e affabile.

«Il mare, come ti dicevo a cena, è pieno di pesci» gli ricordò Sirius. «Pensaci! Potremmo tornare come ai vecchi tempi io, te e…tutte le ragazze di Hogwarts».

Per un attimo Ramoso soppesò tutte le ipotesi: continuare imperterrito a correre dietro alla rossa o tornare a “caccia” con il suo migliore amico? In fin dei conti lei aveva preferito quel Marcus, mediocre Cercatore e decisamente assai meno bello di lui. Era la ragazza a perderci. Quale miglior modo, quindi, di mostrarle quanto lui fosse desiderabile per farle capire che aveva sbagliato a non considerarlo per tutto quel tempo? Lily ormai era troppo abituata a vederlo capitolare al suo arrivo, sicura dell’effetto che aveva su di lui: forse era proprio quella la chiave del successo, farle capire quanto le sarebbe mancato averlo attorno.
A quel pensiero, le labbra si arricciarono in un sorrisetto maligno.

«Sai cosa? Hai completamente ragione, Felpato. Posso avere tutte le ragazze che voglio ».

Sirius lo guardò come un padre pieno di orgoglio avrebbe guardato il filgio che finalmente stava diventando uomo, ignaro della rotta malsana che in realtà stavano prendendo i suoi pensieri.

«Che ne dici allora di cominciare da sabato?» propose allora, ammiccando in sua direzione.

«Sabato?» chiese un confuso Petes, grattandosi pensiero la testa. 
«Cosa succede sabato?

«Sabato sera!»
«Sirius» lo ammonì minaccioso Remus, che aveva già capito dove stava andando a parare l’amico: da quando avevano iniziato Hogwarts aveva sempre cercato di alimentare solo buoni propositi, specialmente quelli dei suoi amici, anche se in confronto sarebbe stato più facile addomesticare un Troll.

«Non dirmi che ti sei scordato del festino assolutamente illegale di inizio anno!»








☾Spazio dell’autrice


Buonasera a tutti, miei cari Malandrini :D
Mi ri-presento.
Sono Mallveollos, scrittrice improvvisata ed assidua lettrice della saga di Harry Potter.
Questa mia long nasce dall'amore incommensurabile per la old generation, quella troppo figa e ingiustamente inesplorata, la stessa dei miei adoratissimi Malandrini.
Everlong non è nuova su questi schermi, anzi: qualcuno potrebbe già averla letta. L’ho iniziata molti anni fa, quando ero giovane :’)
Rileggendola, tempo dopo, mi è venuta la voglia di disfarla e rifarla da capo con nuovi occhi, una maturità diversa e, soprattutto la voglia di fare molto ma molto di meglio.
Che altro aggiungere? Come avrete notato anche dalle info in descrizione, ci saranno 3 ship fondamentali: l’intramontabile JILY; la nuova REMUSXMARY (a voi trovare il nome, in queste cose faccio abbastanza schifo); la molto *SPOILER* burrascosa SIRLETT (nomignolo dato dai recensori della mia vecchia storia, che se ancora sono qui… saluto con calore!)
Non voglio tediarvi ancora con altri particolari ma spero, nel prossimo capitolo, di riuscire a mettere tutti i presta volto dei miei personaggi: per ora godetevi il prologo :)
E con questo incipit, vi accolgo in Everlong. <3



M


   
 
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