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Autore: Drago1998    03/08/2023    1 recensioni
Hermione ritorna ad Hogwarts lasciandosi alle spalle gli strascichi della guerra. Ha solo due obiettivi da raggiungere: superare i M.A.G.O. e ritrovare i suoi genitori. Ci riuscirà da sola o avrà bisogno di una aiuto?
Anche Draco si trova a ultimare il settimo anno, riuscirà a scendere a patti con se stesso per mettere fine alla sua guerra interiore?
Non sarà una Dramione semplice, non aspettatevi un Draco dolce e spensierato. Piuttosto preparatevi ad entrare nella mente di due sopravvissuti.
Genere: Drammatico, Generale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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                           Cose primitive


Capitolo 2

Morgante


Tiepidi raggi di sole penetravano dai sottili vetri delle finestre, lievemente occultati dai tendaggi scuri e pesanti. Era sempre stata cosi puntuale e subito reattiva già dalle prime luci dell’alba, forse troppo spaventata di far tardi a una delle sue innumerevoli lezioni, eppure dalla fine della guerra il suo corpo pareva esigere un agognato riposo. Non privo di incubi purtroppo.
Infastidita dalla debole luce si coprì gli occhi gonfi e si trovò incastrata in quel groviglio di ricci che osava chiamare capelli. Aprì gli occhi e con la vista annebbiata dal sonno allungò la mano sul piccolo comò affianco al letto cercando la sua bacchetta, raggiunta non con poco sforzo.
Si tirò in piedi come se stesse compiendo il suo più grande sacrificio, i suoi amici non l’avrebbero riconosciuta vedendola agire così. Non avevano neanche idea che per lei svegliarsi la mattina era diventato difficile quasi quanto la caccia agli Horcrux.
Eppure per lei era cosi, ancor prima di svegliarsi la sua testa non perdeva tempo di rievocare un fiume di ricordi alquanto sgradito.
Si sforzò di rimuovere i pensieri e si preparò per la giornata. Aveva molto da studiare e la biblioteca sarebbe stata il suo rifugio per molto tempo.
Evitò la colazione e il caos della mattina recandosi stancamente alla prima lezione della giornata, la sua mente colma fino all’orlo di pensieri intrusivi e ridondanti, “pensa ai tuoi genitori, pensa a loro” era l’unica cosa che riusciva a distinguere nella marmaglia di pensieri.
 
La giornata era finalmente giunta al termine e la giovane parve ridestarsi improvvisamente dall’apatia in cui era caduta, la sua famosa determinazione rifiorì e il suo sguardo parve rianimarsi della sua splendida fierezza.
Hermione non era la ragazza più bella mai vista ma la sua tenacia e la sua intelligenza la facevano risplendere, il suo carisma era forte e, accompagnato dalla dolcezza mai spropositata, la rendeva una persona capace di circondarsi delle più varie personalità. Nonostante ciò era sempre stata piuttosto restia e diffidente nei confronti degli altri, solo pochi erano riusciti a raggiungerla nonostante gli iniziali dissapori. Pochi erano i suoi amici e a lei andava benissimo così.
Aveva una personalità così lontana dal prototipo di “salvatrice” eppure si adattava perfettamente alla figura, sempre perfetta, sempre al posto giusto. Sapeva sempre cosa fare, che incantesimo usare, la pozione più adatta, una perfetta compagna pronta a sostenere gli amici e a indicare la via. Le avevano ripetuto spesse volte che senza di lei Harry sarebbe morto già al primo anno ma lei era troppo buona per dire una cosa del genere e dava sempre il merito al caso o alla prontezza dei suoi amici.
Era la spalla perfetta, l’amica perfetta, e adesso che era lei ad aver bisogno di aiuto si era ritrovata da sola, immersa nella paura e negli incubi.
Ma la ragazza non si era mai permessa di provare rabbia nei confronti degli amici, solo giustificazioni. Avevano affrontato una guerra, ognuno aveva i propri morti da piangere e le proprie ferite da leccare. In fondo i suoi genitori erano vivi… erano solo persi.
Con passo svelto si diresse nella stanza che aveva popolato i suoi pensieri per tutta la mattina, la biblioteca.
L’odore avvolgente e familiare dei vecchi tomi polverosi le inondò le narici provocandole un moto di calda felicità. La grande biblioteca ospitava i libri più antichi e ricercati del mondo magico, conteneva le risposte a qualsiasi domanda che un mago si ponesse. Hermione era lì proprio per quello, una risposta.
Si avviò per gli stretti corridoi, la borsa pesante sulla spalla e la determinazione nello spirito.
Le grandi mensole strabordavano di libri di ogni genere e qualcuno volteggiava alla ricerca del suo posto sul ripiano. C’erano pochi studenti che seduti nei tavolini della biblioteca studiavano accompagnati dalle loro piume svolazzanti.
Madama Pince stava alla sua scrivania massiccia intimando il silenzio a chiunque, le rivolse un tiepido sorriso e ritornò a rivolgere la sua attenzione alla pila di libri e fogli di fronte a lei.
Trovò un tavolino abbastanza isolato e vi abbandonò disordinatamente la sua borsa, la sua missione stava per cominciare.
Un rimedio all’Oblivion, questo le serviva. Aveva letto centinaia di libri in questi mesi ma nessuno aveva una risposta.
Era giunta alla conclusione che solo la libreria di Hogwarts avrebbe potuto aiutarla, era ritornata anche per questo motivo e sperava di non rimanere delusa.
Cosa doveva cercare? Un incantesimo? Una pozione? Aveva modificato i ricordi dell’intera vita dei suoi genitori, aveva fatto in modo di non esistere più nella loro mente, li aveva fatti trasferire in Australia lasciando la loro casa così piena di ricordi per lei. Avevano cambiato casa, vita, amicizie, tutto. Ma mai, neanche una volta, si era pentita.
I mangiamorte erano stati a casa loro pochi giorni dopo, avevano distrutto tutto, rivoltato la casa in cerca di qualsiasi indizio su di lei, se fossero stati lì sarebbero di certo morti.
Ma adesso doveva risolvere la situazione, non correvano più alcun pericolo e voleva riunirsi alla sua famiglia. Doveva restituirgli i ricordi che gli aveva sottratto, rivoleva l’affetto dei suoi amati genitori. A tutti i costi.
Alzò le maniche del maglioncino grigio e della camicia, con una piuma appuntò i ricci e in religioso silenzio si mise a cercare una serie di libri che aveva già appuntato in un elenco. Aveva fatto molte ricerche e aveva trovato diversi titoli interessanti che potevano esserle d’aiuto.
Le ore scorrevano ed Hermione leggeva e sfogliava libri con attenzione e dovizia ma non era riuscita ancora a cavare un ragno dal buco.
La biblioteca si era lentamente svuotata ed era quasi giunta l’ora di cena, si alzò per recuperare l’ultimo libro che si era prefissata di sfogliare per quella giornata ma giunta allo scaffale fece un incontro alquanto… sgradito.
Draco Malfoy stava lì, dritto verso le grandi mensole ricurve. I ciuffi biondi gli solleticavano gli occhi pensosi, le labbra erano tese.
“Hai intenzione di fissarmi ancora?” disse improvvisamente.
Il suono tagliente della sua voce la fece trasalire, “Scusa…” disse “ma se ti sposti da lì magari posso prendere il mio libro.”Gli rivolse il suo sguardo saccente e fece per allungare il braccio ma lui l’afferrò “Serve a me. Potresti chiedere per favore.” La sfidò lui.
“Malfoy da quando sai leggere? Pensavo che le cattive compagnie che frequenti avessero ridotto le tue capacità intellettive al pari di una Puffola Pigmea.” Disse allontanando il braccio quasi scottata.
“Simpatica Granger, mi sa che prenderò proprio questo libro. Incantesimi della memoria, cerchi di dimenticare Wesley?” La sbeffeggiò con quel solito atteggiamento arrogante, Hermione si infiammò di rabbia.
Come osava quel lurido Mangiamorte scherzare così sui suoi genitori? Come si permetteva di rivolgerle la parola dopo tutto quello che aveva fatto? Era anche colpa sua se i suoi genitori stavano in Australia senza di lei, aveva dovuto oscurare tutti i loro ricordi sulla loro adorata figlia per colpa di quegli assassini. La rabbia l’accecò, estrasse fulmineamente la sua bacchetta e la puntò sul suo viso “Granger scherzavo, non pensavo ti toccasse tanto l’argomento.” Draco la fermò, sembrava si stesse scusando. La ragazza rimase a bocca aperta, la bacchetta in mano dritta nello spazio tra gli occhi grigi del ragazzo. Le dita sottili e bianche spostarono la bacchetta in legno di vite ed Hermione soddisfò la sua muta richiesta di posare la sua arma.
Le porse il grosso tomo, pieno di polvere grigia e spessa, e si ripulì le mani sul pantalone nero della divisa, troppo grande per il corpo gracile. Non era da lui, era sempre così impeccabile, pronto a sbattere in faccia di tutti i comuni mortali la sua ricchezza.
La ragazza strinse il libro al petto, emise un flebile ringraziamento stizzito e fece per girarsi.
“Che te ne fai di quel grosso libro? La tua solita secchionaggine o nascondi qualcosa Granger?”
“Fatti gli affari tuoi. Perché sei tanto interessato a quello che fa una sanguemarcio come me?”
“Lungi da me esserlo, Granger.” Sputò il ragazzo.
“Sto cercando un incantesimo, non credo che tu possa essermi d’aiuto.” Gli spiegò.
“Non credo neanche di volerlo essere. Dovresti andare a cena, i libri non scappano Granger.” Pronunciò queste ultime parole prima di girarsi e allontanarsi dalla biblioteca.
Hermione rimase a guardarlo, sbalordita dallo strano atteggiamento del compagno rivale. Si riscosse dai suoi pensieri e con il librone stretto tra le braccia si riavvicinò al tavolo dove aveva abbandonato la sua borsa, la prese e decise di seguire lo strano consiglio benevolo del ragazzo.
Tremendamente stanca si apprestò a raggiungere la Sala Comune di Grifondoro, era vuota, il camino acceso e scoppiettante riscaldava l’ambiente. Avrebbe tanto voluto stendersi lì davanti accompagnata da una tazza fumante di the ma doveva ancora cenare e il suo stomaco esigeva di essere accontentato.
La sua camera da prefetto era ancora disordinata come l’aveva lasciata, avrebbe dovuto mettere apposto, sistemare la sua stanza e magari anche la sua mente, ma non era la sera giusta. Desiderava soltanto cenare e riposarsi.
Abbandonò il libro preso in prestito dalla biblioteca sulla scrivania in mogano, già ricoperta di pergamene e libri. Qualche boccetta di inchiostro giaceva aperta e abbandonata e grandi piume sporche e spennate poggiavano su pergamene stropicciate.
Gettò la sua logora borsa sul pavimento in pietra grigio e pigramente si avviò verso la Sala Grande.

Gli studenti erano già alle prese con deliziosi piatti di ogni genere, i crampi della fame risuonarono ancora più forte. Prese posto accanto a una piccola Grifondoro e riempì il suo piatto con del fumante pollo arrosto accompagnandolo con delle patate dal profumo invitante. Mangiò con gusto e soddisfazione ritrovando le energie perse. Si ritrovò a pensare al libro che aveva prelevato dalla biblioteca, sperava fosse quello giusto, quello che le avrebbe fornito le risposte che cercava.
Si ritrovò inconsapevolmente a puntare i suoi occhi verso il tavolo dei Serpeverde, chiacchieravano sommessamente tra loro come se facessero parte di un mondo tutto loro. Malfoy era accomodato accanto a Zabini e la Parkinson, il gruppetto mangiava in religioso silenzio e con l’estrema eleganza che li distingueva. La ragazza del gruppo si accorse di essere osservata e le rivolse una smorfia infastidita, Draco la riprese e le pose una mano sulla spalla sussurrandole qualcosa all’orecchio, poi la guardò, accennò un ghigno di scherno e tornò alla sua cena.
Hermione si riscosse, le guance imporporate dall’imbarazzo o forse dalla rabbia. Abbandonò il suo piatto e si incamminò verso la grande porta della Sala Grande per ritornare alla sua stanza, salutò velocemente l’amico Neville impegnato nelle sue chiacchiere su arbusti marini o qualcosa del genere.
La ragazza era così stanca, i piedi le dolevano, le spalle sembravano caricate di enorme peso, gli occhi bruciavano. Necessitava di una bella dormita ma erano ormai mesi che il suo sonno si limitava ad un riposo blando, una sorta di dormiveglia popolato da incubi e pensieri. Forse avrebbe dovuto prendere una Pozione Sogni Felici, qualcosa che le permettesse di riposare.
Giunse finalmente nella sua stanza, avrebbe voluto concedersi la lettura del libro ma era troppo stanca, ci si sarebbe dedicata nel week end, nel suo tempo libero da lezioni e studio.
Si mise il suo pigiama caldo, un completo rosa in morbida flanella con un gattino rosso che usciva dal taschino in alto, un regalo di Molly. L’immagine del gattino le ricordava il suo Grattastinchi, il suo micione rosso e peloso che aveva lasciato alle cure di Ginevra.
Scese nella Sala Comune, la sua tazza preferita tra le mani e si posizionò seduta davanti al grande camino scoppiettante, con una semplice magia la tazza azzurra si riempì di the al bergamotto fumante. Proprio come aveva sognato prima di scendere a cena.
I pensieri e i ricordi le invasero la mente e si perse nei suoi ricordi di infanzia, le lunghe passeggiate con il suo caro papà, i pomeriggi passati a leggere nello studio dentistico dei suoi genitori, le torte preparate con la sua mamma… Quanto le mancavano, erano passati solo pochi mesi ma la paura di non rivederli più le invadeva ogni cellula del suo corpo.
Finì il suo the e si trascinò stancamente su suo letto, avvolgendosi con le coperte morbide e calde e sperando in un sonno senza sogni. Proprio mentre Morfeo stava per accoglierla, un lieve bussare sul vetro della sua finestra la costrinse ad alzarsi.
Il freddo della notte la investì e si ritrovò davanti un enorme Barbagianni color crema, spettacolare e maestoso; al collo aveva un pacchetto rosso con una piccolissima pergamena arrotolata e ben legata con un nastro color oro. Diede un biscottino per gufi all’elegante animale e richiuse la finestra.
Appoggiò il pacchetto sulla scrivania ricolma e questo improvvisamente ritornò alla sua grandezza originale con uno scoppiettio. Aveva una forma rettangolare, era piuttosto grande e la carta aveva dei motivi dorati che non si notavano nella forma rimpicciolita.
La pergamena era di ottima fattura, così come il nastro in raso o seta, Hermione non seppe distinguere il tessuto. Sciolse il fiocco e srotolò il foglio ingiallito.
Che ti possa essere d’aiuto.” Nessuna firma, la grafia era semplice e irriconoscibile.
Stracciò la carta che rivelò… un libro. Molto antico da quel che sembrava.
L’incanto Obliviante, Guida all’incantesimo.” Lesse il titolo di quel tomo che pareva avere almeno tre secoli. Chi poteva averlo mandato? Forse Harry? Magari il tirocinio da Auror gli dava accesso ad una bibliografia più ampia. O forse Ron? No, non ci sarebbe mai arrivato…
Hermione tornò al suo letto, un turbinio di domande nella sua mente e la curiosità che premeva di essere soddisfatta. Con il libro ancora stretto tra le mani cadde in un sonno profondo, accolta dal dolce ricordo dell’abbraccio confortante dei suoi genitori.
 
 
In un altro dormitorio, nel frattempo, un ragazzo si era perso ad accarezzare il suo maestoso Barbagianni color crema, gli rimise al collo una targhetta con il suo nome finemente impresso sopra.
“Bravo Morgante, adesso puoi andare.” L’animale andò ad appollaiarsi su un trespolo di legno pregiato e si lasciò andare al riposo.
Il suo padrone lo imitò, non prima però, di rivolgere un ultimo sguardo all’amico dal sonno tormentato.



NOTE DELL'AUTRICE

Salve lettori!
Sono tornata da una breve vacanza rigeneratrice e sono qui con un altro capitolo. Spero che vi piaccia!
Volevo ringraziare chiunque mi segua e legga la storia, siete tanto carini!
Se volete lasciare una recensione ve ne sarei davvero grata, è una enorme soddisfazione e mi motiva tantissimo. 
Un bacio, vostra Drago.






 
   
 
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