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Autore: Emma Speranza    14/08/2023    16 recensioni
Il Ministero è caduto, le lettere di convocazione al Censimento per i Nati Babbani sono state inviate e quando Lydia Merlin riceve la sua, sa che è arrivato il momento di nascondersi. Ma una lezione che ha imparato durante i sette anni ad Hogwarts è che i suoi piani non vanno mai come dovrebbero.
Un incontro fortuito con un ex compagno di scuola ed un bambino troppo chiacchierone le ricorderanno che la fuga non è un’opzione, e che in un mondo magico che ha dimenticato cosa sia l’umanità e la pietà, c’è ancora qualcosa per cui vale la pena combattere.
Una storia di sopravvivenza, ingiustizia e dei mostri che si annidano nei luoghi più oscuri.
Dall'Epilogo:
​«Corri!»
Lydia sapeva che era arrivata la loro fine.
Nulla li avrebbe salvati.
Sfrecciò in mezzo ad un gruppetto di anziane signore, che reagirono lanciandole imprecazioni che mal si addicevano a delle così adorabili nonnine.
«Scusate, scusate!»
E ovviamente Lance perse tempo a cercare di farsi perdonare piuttosto che correre per salvarsi la vita.
Genere: Avventura, Guerra, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mangiamorte, Nuovo personaggio, Ordine della Fenice, Vari personaggi
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Dopo la II guerra magica/Pace
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Capitolo 2

Il giuramento


 
«Mi avete veramente legata ad una sedia come nei film babbani?» 

Lydia non sapeva neppure che emozione provare in quel momento. Rabbia, per come era stata trattata da Lance dopo più di un anno in cui avevano perso ogni contatto, felicità perché, anche se non lo avrebbe mai ammesso, le era mancato moltissimo, oppure se sentirsi stupida per come era stata facilmente catturata. 
Non aveva neppure sentito l’uomo avvicinarsi. Non lo aveva visto fino a quando era stato troppo tardi e, per quanto volesse con tutto il cuore incolpare Lance per averla distratta, sapeva perfettamente che era solamente colpa di se stessa. Si era lasciata travolgere dall’adrenalina tanto da non essere più stata capace di ragionare lucidamente. La sola consolazione era che neanche Lance aveva visto il padre avvicinarsi. L’unico che si era accorto della sua presenza era stato Henry, il bambino infatti aveva subito sottolineato, con una punta di orgoglio: «Io l’ho visto, e ti tiravo la manica per dirtelo, ma voi siete stupidi e non mi ascoltate.»
E sentirsi chiamare stupida da un bambino di quattro anni non aveva aiutato per niente Lydia a superare la fase in cui voleva prendere a testate il tavolo per la propria ingenuità.
L’unica sensazione che mancava era la paura. Quella stessa paura che l’accompagnava ovunque andasse da oltre un anno era completamente sparita, nonostante fosse in netta inferiorità numerica, legata ad una sedia, in una casa sconosciuta. 
E nonostante il signor O’Brien fosse capace di incutere timore in chiunque. 
Conosceva già i signori O’Brien, anche se non si erano mai scambiati molte parole tranne i rituali saluti all’inizio e alla fine di ogni anno scolastico alla stazione. Si ricordava ancora il primo incontro, al ritorno dal loro primo anno ad Hogwarts. Erano uguali ad allora, il signor O’Brien aveva ancora quell’aria da nobile ma soprattutto quello sguardo profondo e intimidatorio, la grande altezza di sicuro non aiutava a mitigare quella sensazione. Anche la moglie aveva sempre dato a Lydia l’impressione di essere una donna forte e decisa. L’unica cosa di cui Lydia era certa però, era che Lance non parlava quasi mai della sua famiglia. C’era stato un periodo, nella loro amicizia, in cui aveva sperato di poter fare davvero la conoscenza dei genitori di Lance (soprattutto per poter raccogliere qualche aneddoto imbarazzante sulla sua infanzia), anche se di sicuro non si sarebbe mai aspettata che potesse capitare in una maniera simile: con loro nella versione di rapitori e lei legata ad una sedia e impossibilitata a muoversi. 
«La mamma dice sempre che un mago senza bacchetta è un Babbano.» esordì Henry, sorseggiando la sua tazza di tè. 
La signora O’Brien lanciò uno sguardo carico di preoccupazione al marito e si alzò, avvicinandosi al bambino. «Henry caro, puoi finire di bere in sala. Ti accompagno.» cercò di prendere la sua mano, ma il piccolo sfuggì alla presa e si posizionò al fianco di Lydia. 
«Sono arrivato con lei e resto con lei!» I quattro adulti nella stanza lo squadrarono. 
La prima a cedere fu la stessa Lydia. «Bene, ora ho anche un avvocato.»
«Esatto!» esclamò Henry, con gli occhi luccicanti dall’emozione. Si avvicinò all’orecchio di Lydia, gesto che provocò il terrore della famiglia O’Brien, prima di rendersi conto che voleva solamente sussurrarle all’orecchio. «Ma io non so cosa è un avvocato.»
Lydia sarebbe scoppiata a ridere se la situazione non fosse stata già così assurda. «Non ti preoccupare, sarai un avvocato perfetto, devi solo ascoltare e difendermi.» gli avrebbe dato una pacca sulla spalla se non avesse avuto le mani legate allo schienale della sedia. 
Solo Lance si era seduto e guardava il tavolo senza sollevare lo sguardo, sembrava particolarmente interessato alle lineature del legno. Non aveva pronunciato più alcuna parola dopo il saluto al padre, il quale aveva reagito afferrando Lydia per un braccio e portandola nel palazzo che si era rivelato all’improvviso ai suoi occhi. A causa del buio della notte e della fretta del suo rapitore, non era riuscita ad osservarlo meglio, l’unico aspetto che aveva colto era che la stavano portando in un edificio enorme, impressione confermata dal grande salotto che era stata costretta ad attraversare per arrivare alla cucina in cui ora si trovava.
I signori O’Brien, al contrario del figlio, rimasero in piedi, la madre preoccupata e il padre furioso. 
Lydia si accorse che il signor O’Brien stava per parlare, ma lei non gli diede il tempo neppure di iniziare la frase. «Andiamo dritti al punto cruciale senza tanti giri di parole: siete Mangiamorte?»
I tre sobbalzarono. Fu il signor O’Brien a rispondere. «No.»
«Come faccio ad esserne sicura? In fondo lei e il fratello di Lance siete entrambi Serpeverde.»
«E poi sono io quello pieno di pregiudizi.» borbottò Lance, senza alzare lo sguardo dal tavolo.
«Non tutti i Serpeverde sono crudeli.»
Lydia lo sapeva, infatti il suo primo fidanzato era stato proprio un Serpeverde, anche se la conclusione non era stata delle migliori visto che la Grifondoro gli aveva rovesciato una caraffa piena di succo di zucca sulla testa davanti all’intera Sala Grande. 
«E quindi come mai rapite bambini?»
«Non siamo qui per parlare di questo.»
«E io non sono stato rapito.» concluse Henry.
«Tu dovresti darmi ragione, ragazzino! Sei un pessimo avvocato.» Henry si rese conto dell’errore commesso ed arrossì, bisbigliando quella che sembrava una scusa. Lydia si rivolse nuovamente ai suoi rapitori. «E quindi di cosa dobbiamo parlare?» Non ebbe neppure bisogno di una risposta, nel momento stesso in cui aveva elaborato quella domanda si era già data una risposta: avrebbero fatto ciò che avrebbe fatto lei nella situazione inversa. 
«NO!» cercò di alzarsi in piedi, ma avendo sia le mani che i piedi legati, riuscì solamente al alzare di qualche centimetro la sedia prima di ricadere. «Non potete farmi dimenticare, non potete! Lance, dillo anche tu a tuo padre!» Ma Lance non ricambiò il suo sguardo.
«Mi dispiace.» disse il signor O’Brien alzando la bacchetta. Lydia si agitò sulla sedia, cercando in tutti i modi di slegarsi, ma le corde erano troppo strette, non riusciva a spostare neppure le mani. Lanciò un ultimo sguardo implorante all’uomo, che rispose con la semplice parola «Oblivion
Lydia seguì l’istinto, che la portò a fare una cosa che avrebbe definito in seguito abbastanza stupida, come se gli eventi di quella strana serata non lo confermassero abbastanza: spinse tutto il suo peso sul lato destro della sedia e cadde insieme ad essa, sfuggendo così al raggio dell’incantesimo. Strinse i denti sentendo il dolore esplodere alla spalla. 
«Per tutti i troll!» esclamò una voce che Lydia non riuscì ad identificare, mentre anche la testa iniziava a farle male. «Slegatela immediatamente!»
Delle mani estranee iniziarono a tirare le funi, senza alcun successo. «Diffindo.» Questa volta Lydia era abbastanza sicura che fosse stata la voce del signor O’Brien a pronunciare l’incantesimo. Sentì la corda cedere lasciandola libera, rotolò, altra decisione dolorosa visto che nel farlo posò per un istante tutto il suo peso sulla spalla ferita, ed allungò una gamba, facendo cadere qualcuno. Si alzò di scatto, cercando di non pensare alla spalla e tentò di raggiungere la porta.
Ovviamente fu bloccata da Henry. 
«Non puoi andartene! Ora devi restare qui con me!»
Lydia Merlin era stata fermata da un bambino di quattro anni e senza due denti.
Avrebbe potuto spostarlo di peso, o superarlo spingendolo di lato, ma qualcosa nel suo sguardo le impedì di muoversi. 
Sospirò, non sarebbe comunque riuscita ad andare molto lontano senza la sua bacchetta. E così si voltò, trovandosi due bacchette puntate contro il petto. 
«Voglio aiutarvi.» esordì guardando negli occhi il signor O’Brien.
«Cosa?» esclamò stupito Lance, abbassando l’arma.
«Voglio aiutarvi.» ripeté Lydia «Lance, ti conosco abbastanza bene da sapere che non saresti mai in grado di rapire un bambino. Sinceramente non saresti capace di far male ad una mosca, senza offesa...» Il padre del ragazzo non aveva ancora lanciato alcun incantesimo, segno che forse la sua curiosità gli avrebbe impedito di Schiantarla e cancellarle la memoria, che lei lo volesse oppure no.  «E quando ci siamo Materializzati non ho visto la casa, questo significa che è circondata da incantesimi, se non da un vero e proprio Incanto Fidelius, e gli amici dei Mangiamorte non avrebbero nessun motivo per farlo, quindi molto probabilmente siete dei fuggitivi anche voi. E se la vostra casa è così ben protetta, perché rischiare e fare uscire Lance? A meno che fosse per un motivo straordinariamente importante…» prese un respiro profondo «State facendo qualcosa contro di lui, vero? Contro Voi-Sapete-Chi.»
Era sicura di aver detto la verità e il silenzio della famiglia O’Brien confermò i suoi sospetti.
«L’unica questione che non capisco» concluse «E’ che cosa state facendo esattamente.»
La prima persona a parlare fu l’ultima che Lydia si sarebbe aspettata. La signora O’Brien si avvicinò al figlio. «Possiamo fidarci di lei?» 
Il ragazzo la guardò e Lydia aspettò con il fiato sospeso il suo responso. Non aveva la minima idea di cosa avrebbe potuto rispondere. Certo, erano stati amici durante i sette anni di scuola, avevano passato così tanto tempo insieme, eppure era da anni che Lydia aveva tagliato ogni rapporto. Per quale motivo Lance avrebbe dovuto fidarsi ancora di lei?
«Sì.»
Lydia cercò di nascondere il proprio stupore. 
La signora O’Brien annuì e si rivolse alla ragazza. «Allora è meglio se ti siedi, così ti controllo la spalla.»


Era bastata una crema dagli effetti curativi della signora O’Brien per trasformare il dolore di Lydia alla spalla in un leggero pulsare. L’unica consolazione per quando riguardava il mal di testa era sapere che non era la sola ad essersi fatta male, aveva infatti capito che, nel suo tentativo di fuga, Lance era stato il malcapitato ad essere buttato a terra.
Così ora erano in due seduti sul divano con un sacchetto di ghiaccio a testa sulle relative fronti. Il signor O’Brien era seduto in poltrona e si stava accendendo una sigaretta con la punta della bacchetta. La signora O’Brien invece aveva accompagnato Henry al piano superiore, tra le sue rumorose proteste. Lydia aveva dovuto promettergli che sarebbe rimasta e si sarebbero rivisti il giorno successivo, e solo con questa promessa Henry aveva accettato di andare a letto.
Lydia non era ancora del tutto convinta che non si trattasse solo di uno strano sogno. O un incubo, a seconda dei punti di vista. Stentava a credere che solo un’ora prima si trovava a casa di sua nonna. 
«Okay…» ragionò Lydia, incapace di rimanere in silenzio un secondo in più «Ora che abbiamo stabilito che nessuno di noi è un Mangiamorte possiamo cercare di capire cosa siete realmente, cosa fate e soprattutto quante probabilità c’erano che il bambino a cui ho dato un passaggio finisse nelle vostre mani?»
Fu Lance a risponderle «Come direbbe la professoressa Cooman ‘solo il fato o il destino può saperlo’.»
«O la sfiga.» replicò Lydia «Anche lei avrebbe difficoltà a pensare che il nostro incontro sia stato orchestrato dal destino.»
«Quella era fuori di testa, ti ricordi che durante nostra prima lezione ha predetto il Gramo a…»
«Non so per quale motivo vi siate incontrati.» si intromise il signor O’Brien. «Nella lettera della madre di Henry diceva solamente che aveva trovato un rifugio da un’amica di famiglia per una notte e abbiamo organizzato sulla spiaggia il punto di incontro.»
L’amica di famiglia doveva essere la nonna.
«A proposito di punto di incontro… ecco, parliamo di quello. Perché vi siete incontrati e perché avete portato Henry qui? Tra quanto tornerà da sua madre?»
«Temo di non poter rispondere immediatamente alle tue domande.»
«Sta scherzando!?» esclamò incredula Lydia.
Il signor O’Brien si limitò ad espirare una nuvoletta di fumo. «Scoprirai che tendo ad essere particolarmente serio. E ci sono due motivi per cui non posso rivelarti tutto subito. Primo: non ho intenzione di dirti niente fino a quando non avremo stretto il giuramento. Secondo… stiamo aspettando mia moglie, si infuria quando prendo decisioni per la famiglia senza che lei sia presente.»
Lance ridacchiò. Come se fosse stata convocata, la signora O’Brien comparì in cima alle scale. «Dorian O’Brien! Dimmi che quella non è una sigaretta!» esclamò.
«La regola era niente fumo davanti ai bambini.»
«Anche Lance e Lydia sono bambini!»
«Ehi!» protestò offeso Lance. Probabilmente anche Lydia si sarebbe ribellata se non fosse stata concentrata su due parole pronunciate dai signori O’Brien. Giuramento e bambini. 
«Avete iniziato?» chiese la signora O’Brien sedendosi sulla poltrona di fronte a Lydia.
«Ti stavamo aspettando, tesoro.» il signor O’Brien fece roteare la sigaretta tra le dita e quella scomparve in uno sbuffo di fumo. 
«Ha parlato di un giuramento.» constatò Lydia. Spostò il sacchetto di ghiaccio dalla fronte alla spalla. «Volete farmi stringere un Voto Infrangibile?» Ecco, su quello non sarebbe stata particolarmente d’accordo. Sapeva cosa era un voto infrangibile da quando Blake Moore aveva cercato di stringerne uno con lei per scherzo. Conosceva anche quali erano gli effetti per chi lo infrangeva e non aveva nessuna intenzione di sperimentarli. Ripensò al giuramento che aveva stretto qualche minuto prima con Henry: un semplice intreccio di mignoli accompagnato da una promessa intonata a voce solenne. Ecco, non potevano farne uno simile?
«Nessun Voto Infrangibile.» la tranquillizzò il signor O’Brien. «Abbiamo altri metodi.» Ecco, non era più così tranquilla. 
«Tesoro, smettila di cercare di spaventarla.» lo rimproverò di nuovo la signora O’Brien.
«Già.» aggiunse Lance «Tanto non ci riesci. Anzi, possiamo sbrigarci? Ho talmente tanto sonno che potrei addormentarmi qui.» E confermò le sue parole sbadigliando vistosamente.
«E allora facciamolo.» Il signor O’Brien si alzò in piedi, e Lydia lo imitò. Il ghiaccio dimenticato cadde a terra. L’uomo le porse una mano e lei la strinse, sperando che non si notasse troppo il suo tremolio (e i palmi sudati).
Il signor O’Brien puntò la bacchetta verso le loro mani unite ed iniziò ad intonare un lungo incantesimo. Lydia si pentì immediatamente di non aver chiesto più dettagli rispetto a questo giuramento, ma non avrebbe mai permesso a Lance di anche solo sospettare che lei fosse davvero spaventata o insicura. Ci volle un minuto intero per formulare tutto l’incantesimo, e Lydia riuscì a distinguere solo poche parole, tutte rigorosamente in latino.
Cosa stava facendo? Non era da lei farsi coinvolgere negli affari degli altri. Per tutta la sua vita si era tirata fuori da qualsiasi cosa e ora si trovava nel salotto di alcuni semi sconosciuti a stringere un patto magico. 
Il signor O’Brien finì di pronunciare il lungo incantesimo. «Giuri di mantenere i segreti di questa famiglia e di non rivelare a nessuno il luogo dove ci troviamo e la missione che siamo chiamati a compiere?»
Eppure Lydia si accorse che, nonostante gli anni trascorsi lontani, non aveva mai smesso di fidarsi di Lance.
E così rispose con un tono che sperò essere altrettanto solenne. «Lo giuro.» Un filamento di magia violetto si strinse attorno alle loro mani, per poi dissolversi nell’aria. 
«Benvenuta tra noi.» sorrise la signora O’Brien. 
«Sicuri che non era un Voto Infrangibile, vero?» 
Il signor O’Brien tornò a sedersi sulla poltrona. «Quel tipo di giuramento non è poi così infallibile come molti maghi credono.»
«Ma se lo si infrange la pena è la morte.» Anche Lydia riprese il suo posto sul divano accanto a Lance, che le porse il ghiaccio ormai parzialmente sciolto. 
«Chi ha stretto la promessa muore dopo averla infranta. Significa che potresti rivelare la nostra posizione ai nemici e poi sì, pagare con la tua vita, ma ormai sarebbe troppo tardi per noi. Il giuramento che abbiamo stretto invece è di un altro tipo e può essere considerato anche più efficace in caso di una tua possibile cattura. Era un vecchio trucco delle famiglie di maghi nobili nel Medioevo, lo usavano sui propri servitori per non permetterli di diffondere i loro segreti. Avendo stretto il patto non potrai pronunciare una singola parola riguardo alla nostra missione o alla nostra locazione fino a quando non ti libererò dall’incantesimo.»
«E’ meno drastico e più sicuro.» riassunse la signora O’Brien.
«Ora possiamo passare alla parte che penso ti interessi di più: conoscere il vero motivo per cui stiamo chiedendo la tua collaborazione.» 
«E perché avete portato Henry qui.» annuì Lydia «E cosa è questo ‘qui’?» aggiunse guardandosi attorno. 
«Una cosa alla volta.» constatò il signor O’Brien.
«E’ la casa di famiglia.» rispose nello stesso momento Lance, ancora nascosto sotto il suo sacchetto di ghiaccio. 
«Mi avevi detto di abitare in un appartamento ad Oxford.»
«Infatti prima vivevamo lì.»
Il signor O’Brien li interruppe. «Se mi lasciate il tempo di parlare potrai capire tutto.» Lydia si zittì all’istante. 
E il signor O’Brien iniziò a raccontare. «Sin da quando Harry Potter è uscito dal labirinto della Terza Prova del Torneo Tremaghi sostenendo il ritorno del Signore Oscuro, abbiamo creduto alle sue parole. Sapevamo di essere in pericolo perché con lui sarebbero tornati in azione anche i suoi fidati Mangiamorte, e, non ne sono fiero, anche alcuni dei miei parenti sono tra le loro fila.» fece una smorfia.
«Alcuni dei suoi parenti?» chiese Lydia. Si mise più comoda sul divano, lasciando cadere sul bracciolo il sacchetto del ghiaccio ormai caldo. 
«Ho avuto la sfortuna di nascere in una famiglia Purosangue, non certo una delle più fanatiche, ma che comunque condivideva le ideologie sulla purezza del sangue, ritenendosi per questo superiore. Io stesso, da ingenuo, sono entrato ad Hogwarts con tale convinzione. Mi occorse poco tempo per rendermi conto che le mie convinzioni erano fondate su menzogne, che anche quelli che i miei genitori chiamavano Sanguemarcio erano in realtà maghi in molti casi più abili di me. Una volta scoperta la verità, ho cercato per lungo tempo di nascondere la mia nuova consapevolezza alla mia famiglia, questo non è stato più possibile quando ho incontrato Rose. I miei genitori non avrebbero mai accettato di vedermi sposato con una babbana.»
«Sua moglie è babbana!?» Lydia non voleva sembrare così sorpresa, eppure negli anni di amicizia con Lance, lui non aveva mai accennato al fatto che sua madre non possedesse la magia. La signora O’Brien si lasciò sfuggire un sospiro. «Non che ci sia qualcosa di male.» si affrettò ad aggiungere Lydia «I miei genitori sono babbani. Solo che… non me l’ha mai detto.»
«Lance ha la tendenza a non raccontare molto di sé agli altri.» la tranquillizzò la signora O’Brien.
«Forse se in questa famiglia ci fossero meno segreti racconterei qualcosa in più.» replicò Lance. Teneva gli occhi chiusi e se non avesse parlato, Lydia avrebbe pensato che si fosse addormentato.
«Non ora.» lo bloccò immediatamente il padre. «Tornando alla nostra storia sì, Lydia, Rose è babbana e come potrai immaginare i Purosangue non vedono di buon’occhio una possibile parentela con persone normali. Erano anni difficili. Il Signore Oscuro era nel pieno della sua prima ascesa al potere, i suoi ideali attiravano giovani di famiglie Purosangue come api al miele, e tra coloro che rimasero incantati dalla prospettiva di un mondo senza contaminazioni di sangue, vi furono anche alcuni miei parenti. In particolare un mio cugino. Tentò di convincermi ad unirmi a loro. Sapeva della mia storia con Rose, mi disse che ucciderla sarebbe stato il mio rito d’iniziazione. Per questo motivo decisi di scappare da casa.»
«Lei è scappato di casa?!»
«Anche io avevo ho avuto la stessa reazione quando me l’ha raccontato per la prima volta.» disse Lance. 
«Posso continuare?» Il signor O’Brien sembrava infastidito. 
«Giusto... Cercherò di stare in silenzio...» 
«Stavo dicendo che sono scappato di casa. E Rose, da vera incosciente o incredibilmente coraggiosa, mi ha seguito. Mio cugino comprese subito il mio tradimento, e giurò di darmi la caccia fino a quando non mi avrebbe ucciso, per purificare la mia famiglia dall’onta che avevo causato con la mia scelta. Sapevo perfettamente che non saremmo stati al sicuro nel mondo dei maghi, e quindi ci nascondemmo tra i babbani, con l’aiuto di mio fratello, l’unico che ha accettato la mia decisione. Ci creammo una vita lontano dagli orrori della guerra, una vita alla quale non rinunciammo neanche dopo la caduta del Signore Oscuro. Anche dopo quel fatidico ottobre, continuammo a vivere tra i babbani, nonostante i miei genitori erano ormai deceduti e mio cugino rinchiuso ad Azkaban.» 
«Il mondo magico si è ripresentato nella nostra vita quando il nostro figlio maggiore ricevette la lettera di Hogwarts. E’ stato in quel momento che abbiamo dovuto affrontare una scelta rimandata da anni: dovevamo continuare a nasconderci in un mondo senza magia oppure fare di nuovo il nostro ingresso in quello della stregoneria? Avevamo costruito dal nulla la nostra famiglia, ed eravamo davvero felici tra i babbani. Ma come potevo negare ai miei figli la gioia di frequentare Hogwarts? E così abbiamo sperato che il Signore Oscuro fosse davvero morto, e mio cugino, colui che non ha mai accettato mia moglie e ci ha dato la caccia negli anni della prima guerra, rimanesse in carcere fino al suo ultimo respiro. Ma questo non è accaduto. Il Signore Oscuro è tornato e una delle sue prime azioni è stata liberare i suoi fedeli servitori da Azkaban. La sera stessa in cui è stata comunicata la notizia dell’evasione di massa, ci siamo nascosti di nuovo. E per tornare alla tua domanda di prima, il nostro appartamento ad Oxford non era più sicuro, per questo abbiamo deciso di trasferirci qui. Questa casa appartiene alla nostra famiglia da generazioni, sui suoi confini erano già presenti numerose protezioni contro gli intrusi, babbani o maghi che fossero. E’ bastato modificarle e accrescerle e si è trasformato nel rifugio ideale.» Il signor O’Brien scambiò una rapida occhiata con sua moglie.
«E non è preoccupato che suo cugino venga a cercarla qui? In fondo se appartiene alla vostra famiglia sarà il primo luogo che sospetterà…» constatò Lydia.
«Sei sveglia.» commentò il signor O’Brien. «Ma no, nessuno sa che questo palazzo ci appartiene, solo mio fratello ne è a conoscenza.»
«Ed è per questo motivo che non ci vediamo da praticamente due anni.» aggiunse Lance, ancora con gli occhi chiusi, come se si volesse giustificare.
Lydia lo ignorò come sempre. «E Henry? Come mai è qui? E perché vi serve il mio aiuto?»
«È tutto nato da un’idea di mio fratello.» riprese a raccontare il signor O’Brien «Il giorno del funerale di Albus Silente comparve sulla nostra porta portando una bambina tra le braccia. Ci ha spiegato che era la figlia di un suo amico Nato Babbano che era stato ucciso quel giorno stesso dai Mangiamorte. La bambina non poteva stare con i nonni, non sarebbe stata al sicuro, aveva bisogno di un mago o di una strega che la proteggesse. La nostra casa era il luogo ideale. E in quel momento abbiamo capito che potevamo ancora fare qualcosa oltre a nasconderci aspettando la fine della guerra. E così abbiamo aperto le nostre porte ad altri bambini bisognosi di un luogo sicuro in cui rifugiarsi. Abbiamo iniziato da poco ma le richieste di aiuto sono già molte. Proprio questa settimana mio fratello ha già contattato altre due famiglie costrette alla fuga, con figli piccoli. Uno di questi era Henry.»
«Ma se è suo fratello a trovare i bambini come mai è stato Lance ad andare a prendere Henry?»
«Mio fratello lavora al Ministero, grazie alla reputazione dei nostri genitori e al fatto che nessuno sa che ci ha aiutati in questi anni e che siamo rimasti in contatto, gode della totale fiducia dei Mangiamorte, primo fra tutti di mio cugino. Grazie alla sua posizione ha accesso ai nomi dei ricercati, li riesce a contattare con l’aiuto dei suoi figli, ma non si può esporre troppo andando a prenderli di persona. Questo compito spetta a me e ai miei figli. Ma non saremo in grado di gestire il numero di bambini che chiederanno il nostro aiuto dalla prossima settimana.»
«I Nati Babbani che non si presenteranno all’interrogatorio.» concluse Lydia ripensando ad Alice, così decisa ad andarci per poter vivere in tranquillità.
«Esatto! Molti si nasconderanno nelle loro abitazioni, altri cercheranno di fuggire dal Paese, altri ancora dovranno scappare cambiando dimora di giorno in giorno, ma una vita in fuga da assassini non è sostenibile per i bambini, quindi offriamo loro un riparo.»
«E come fate con la Traccia? I bambini compiono spesso magie prima dagli undici anni e il Ministero le sa rintracciare.» Lydia l’aveva già visto accadere. «E da quando il Ministero è caduto anche i Mangiamorte hanno accesso a quelle informazioni.»
«Qui arriva il bello!» disse Lance.
«Questo palazzo nasconde molti segreti, Lydia.» spiegò il signor O’Brien «Non solo il giuramento che abbiamo stretto. Vi sono anche ricette di pozioni talmente antiche e superate da essere sconosciute persino ai più grandi pozionisti. Tra queste abbiamo avuto la fortuna di trovare quella di una pozione che se viene assunta ogni quindici giorni elimina completamente ogni magia involontaria nei bambini e, di conseguenza, anche la Traccia.»
«Cosa?» Lydia era certa di non aver capito bene.
«Tale pozione necessita di ingredienti difficili da reperire, questo è vero, ma gli effetti sono miracolosi. Veniva utilizzata durante la caccia alle streghe del XVI secolo. Prima dello Statuto di Segretezza i babbani perseguitavano i maghi e molti di essi venivano scoperti proprio a causa delle magie involontarie dei loro figli. Per tale motivo venne inventata questa pozione, poi dimenticata con il passare dei secoli. È una fortuna che la nostra famiglia sia sempre stata affascinata dal sapere antico.»
«Quindi come funziona? Dove recuperate i bambini? Come?»
Il signor O’Brien la interruppe. «Temo che ormai sia tardi per ulteriori spiegazioni. Ora sei a conoscenza di quale sia il nostro compito, cosa facciamo e hai un’ultima occasione per tirarti indietro. Se non vuoi aiutarci sentiti libera di non accettare. Ma questa volta non potrai sfuggire all’Oblivion.»
«No!» rispose immediatamente Lydia. «Voglio farlo. Voglio aiutarvi.» Qualsiasi cosa pur di non rimanere a casa di sua nonna con la zia Maisie. Era la perfetta via di fuga. 
Lance si sollevò per guardarla meglio. «Lydia Merlin che decide di aiutare qualcuno senza chiedere nulla in cambio? Stai bene? Sei sicura di non aver sbattuto la testa troppo forte prima?»
Lydia dovette trattenersi dal tirargli un pugno sul braccio. Ma poi si bloccò. Si rivolse di nuovo al signor O’Brien «Effettivamente avrei una richiesta.»


Si Materializzarono a qualche metro dalla veranda.
«Puoi aspettarmi qui?» chiese Lydia, il pensiero già rivolto a quello che sarebbe successo una volta entrata in casa. 
«No, assolutamente no. Ho sonno, sono stanco e non ho nessuna intenzione di aspettare fuori al gelo.» Lance sembrava convinto, ma bastò una semplice occhiata da parte di Lydia per fargli cambiare idea. «Un giorno o l’altro smetterà di terrorizzarmi.» borbottò iniziando a controllare i confini.
«Mai.» sentenziò Lydia, sorridendo. 
Non indugiò sulla porta, prima sarebbe entrata meno sarebbe dovuta rimanere in quel luogo che fino a quella mattina aveva pensato essere il miglior rifugio possibile per lei. Entrò in casa, tutte le luci erano accese e appena mise piede nel salotto si ritrovò stretta nell’abbraccio di sua madre. 
«Come hai potuto fare una cosa del genere?!» la signora Merlin la lasciò andare per controllare che fosse ancora tutta intera. Come al solito fece una smorfia, ormai involontaria, alla vista della cicatrice. Sua madre non riusciva proprio a sopportare che il bel viso della sua unica figlia fosse stato rovinato in quel modo. «Prima ci costringi ad abbandonare la nostra casa e poi scappi senza neanche una parola! Vuoi farci morire di paura?»
Lydia però non aveva nessuna voglia di affrontare una discussione con sua madre, nonostante sapesse che i suoi genitori meritavano delle spiegazioni.
«Stai bene?» chiese semplicemente il padre.
Lydia non rispose, guardò invece verso la cucina. La porta socchiusa non poteva impedirle di intravedere sua nonna e sua zia sedute al tavolo. Non poteva rimanere un attimo in più in quella casa.
Riuscì a sfuggire dalla presa della madre e a superare suo padre, salì di corsa le scale e si precipitò in quella che sarebbe dovuta diventare la sua camera. Come aveva pensato, i suoi genitori avevano posato sul letto lo zaino e la valigia. Afferrò entrambi e scese di nuovo in sala.
«Dove pensi di andare?» strillò sua madre, cercando di prenderle la valigia.
«So che sei spaventata ma sei al sicuro qui, vedrai che andrà tutto bene.» Anche suo padre fece un passo verso Lydia, deciso a fermarla in tutti i modi. Fu costretto ad arretrare quando la figlia gli puntò contro la bacchetta. Il silenzio calò nella stanza. 
«Cosa stai facendo?» Le lacrime rigavano il volto della signora Merlin. 
Anche sua nonna e zia Maisie fecero la loro comparsa. «Cosa diavolo sta succedendo qui?» sbraitò la nonna, mentre la zia divenne pallida alla vista della bacchetta.
«Ora mi ascoltate bene.» Lydia sperò che la sua voce risultasse decisa come avrebbe voluto. «I Mangiamorte non verranno a cercarvi, non se io non ci sono, ma dovete tenere comunque un profilo basso. Cercate di non farvi notare, e se vedete qualcosa di strano o solo somigliante ad una magia tornate qui, immediatamente. La casa è protetta da incantesimi, sarete al sicuro. E non cercate di contattarmi.» Sua madre sembrò volerla interrompere, scossa dai singhiozzi, ma Lydia non le lasciò il tempo. «Non posso restare. Devo...» le mancò la voce. Non poteva dire ai suoi genitori quello che avrebbe fatto realmente, il giuramento glielo impediva. Cambiò la frase. «Vado in un altro posto, non posso stare chiusa qua dentro, non riesco.» Si mosse verso l’uscita, continuando a tenere la sua famiglia sotto tiro. Il cuore batteva all’impazzata, era il momento di salutarli. 
Sua madre piangeva, stringendosi le mani al petto, suo padre invece fece qualche passo verso di lei, cauto. «Lydia, posa quella bacchetta. Qui sei al sicuro, l’hai detto tu stessa, non ti verranno a cercare e...»
«Non so per quando tempo non riusciremo a vederci.» lo fermò Lydia «Molto probabilmente fino a quando questa maledetta guerra non sarà finita.» Non riusciva più a guardare i suoi genitori, il loro sguardo disperato. «Mi dispiace. Giuro che sarete al sicuro.» bisbigliò. «Protego.» Corse verso la porta e la spalancò. Appena superato il confine della proprietà di sua nonna, la mano di Lance le sfiorò il braccio e insieme si Smaterializzarono nell’oscurità.






Curiosità: Il secondo capitolo è l’unico che è rimasto per la maggior parte invariato durante gli anni. Questo perché la missione della famiglia O’Brien, il dare un posto sicuro a tutti i bambini figli di Nati Babbani o traditori del loro sangue, è stata proprio l’idea che ha dato origine alla storia. Un’idea nata dopo aver scritto la tesina della maturità sull’educazione dei bambini durante la seconda guerra mondiale, in contemporanea ad una rilettura della saga di Harry Potter.
Informazioni: Ho deciso di velocizzare la pubblicazione dei primi tre capitoli, essendo molto legati tra loro e fondamentali per l’avvia della trama vera e propria, per questo motivo il terzo capitolo verrà pubblicato giovedì 17 agosto.
                      
Sulla pagina Instagram della storia (@piumedicenere) potete trovare una piccola illustrazione per ogni capitolo pubblicato e, nei prossimi giorni, un estratto del capitolo successivo.
 
Grazie di cuore a voi lettori,
Grazie a chi ha lasciato una recensione,
Grazie a chi ha inserito questa storia tra le sue preferite, da ricordare o da seguire.
Grazie mille, non sapete quanta gioia mi avete donato
Un abbraccio,
Emma Speranza


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