Capitolo III
Attrazione
Circa tre lune erano già passate
dalla battaglia di Artù con Morgana.
Era una notte di quelle stellate
e calde d'agosto, tersa e pagana.
Merlino solamente non dormiva
Era preso da un'emozione strana.
Camminava lentamente sulla riva
di un fiume che scorreva tumultuoso.
E proprio come il fiume si sentiva.
Forse per il segreto scandaloso
di quell'amore ingiusto che provava,
di quell'amore vano e indecoroso
che invece di scemare, aumentava.
Forse per la sconfitta di quel giorno
della quale lui non si perdonava.
Non era una vittoria ma uno scorno
non essere riuscito a levarla,
Morgana perfida strega, di torno.
Non tutto andava male a ben guardarla
Rispetto alla magia era contento:
tutti erano disposti ad accettarla.
Vedeva Artù e il suo comportamento:
verso di lui sempre uguale sembrava
eppure notava quell'elemento
che non tornava: il re non lo guardava.
Mentre prima, Artù sempre nei suoi occhi
i suoi, più del dovuto, concentrava.
Mentre pensava un rumore di ciocchi*
Merlin sentì dietro di sé e si voltò
ma gli tremava il retro dei ginocchi.
La gran luna d'agosto il re illuminò:
bello e sconvolgente come ogni volta.
Era serioso e Merlino cominciò:
"È un po' presto per la caccia stavolta
o eravate in cerca proprio di me?"
"Sì, Merlino devo parlarti: ascolta.
Vedo che non mangi, né dormi granché.
Forse son stato troppo sulle mie
e pensi che non mi importi più di te?
La liberazione delle magie
nel discorso che hai potuto udire,
ieri, speravo ti desse più euforie.
C'è rimasto qualcosa che vuoi dire?"
Merlino vedeva i begli occhi di Artù
finalmente il suo sguardo inseguire,
così da mischiare i due toni di blu
che per tanto erano stati lontani.
Una cosa c'era ancor da dire in più
ma Merlin non riuscì: era da insani.
"Non c'entra la magia ma c'é una cosa
che non vi dirò oggi né domani,
poiché é ingiusta, abietta e dolorosa.
Il vostro perdono supplico e prego
anche se non sapete la dannosa
causa del mio parlar che non vi spiego."
"Io credo di saper di cosa parli."
E il mago chinò il capo con sussiego.
"Merlin, anch'io ho in testa strani tarli.**
Non devi creder di essere il solo
ad aver cercato di superarli"
"Ma per voi, su tutto questo, sorvolo."
"Non voglio sia così. Basta mentire.
Anche se so che il tuo riserbo violo.
Ora è giunto il momento di chiarire.
Merlin, credo che ormai sia fattibile
e sai che un po' ci toccherà soffrire."
"Ma la rovina sarebbe inevitabile.
Son con voi per il motivo contrario.
E non son d'accordo: è impossibile!"
Due passi avanti il re fece, bonario.
"Mi aspettavo da te questa risposta"
"Vi prego di tacere il mio calvario!"
Due passi ancora e indietro si sposta
il servo : "Sarà più semplice per me,
se rimarrete alla distanza giusta."
"Io non voglio che sia facile per te.
Credi per me lo sia? Non l'hai capito?"
"Torniamocene a dormire!" disse al re.
"Speravo non saresti più fuggito!"
"Ma io non fuggo: ho un ruolo accanto a voi!"
Artù, con fare svogliato e avvilito
si volse e tornò indietro sui passi suoi.
Il servo in panico, urlando lo chiamò
"Arthur, aspettate!" "Merlin cosa vuoi?"
"Siete arrabbiato e deluso, lo so.
Volevo solo che voi lo sapeste,
ma già sapevate e mai più lo dirò.
Ora conoscete le cose oneste
e le disoneste del vostro paggio
così che in me piena fiducia aveste."
"Sì, son deluso: ti manca il coraggio,
nascondi la testa sotto la sabbia;
mi sembri pure molto meno saggio."
Merlin sentì dentro una gran rabbia.
"Non merito un simile trattamento.
A volte mi sembra d'essere in gabbia:
vi ho dato tutto, senza mai un lamento:
magia, fedeltà, stima e fervore.
La vita vi ho donato e non mi pento
perché l'ho fatto solo per amore!"
"Quindi tu non vorresti in cambio niente?
Non ho molto tranne forse il mio cuore"
gli disse il re con uno sguardo ardente
"che forse é la cosa più degna che ho."
Ora Merlin capiva veramente
che il re lo ricambiava, o forse no?
Un terrore ancor più forte lo scuotè:
"È un rischio troppo grande. Non si può!"
"Ma è tutto ciò che desidero per me
al di fuori del ruolo di sovrano."
"Sire, una moglie ed anche un figlio c'é
nel vostro futuro non troppo lontano."
"Senti. Nessun monarca é obbligato
ad accettare un matrimonio vano.
E molti re un erede hanno adottato."
"Ma è una scelta che al popolo non piace!"
"Qui, il mio volere è uguale al mio fato.
Nessuno può opporsi: il regno tace.
Il tuo destino è il mio e il mio è il tuo."
"Ditemi perché o non avrò pace."
Arthur rise: "L'amor mi ha fatto suo!"
Ma Merlin obiettò "Se vi intrigano
gli uomini, sceglietene uno equo."
"Brutto idiota. Gli altri non mi attirano!
Mi attiri tu, soltanto tu. Lo confesso."
L'altro turbato, chiese ancora, piano:
"Ma eravate triste, che vi è successo?"
"Non una, ma troppe bugie ho pensato
Non capivo che tutto era connesso."
"Mi perdonate per ciò che son stato?
O per l'attrazione che dite, per me?"
"No. L'attrazione è un fatto ormai datato
ma l'ho compresa tardi, fintanto che
non è diventata chiara e lampante.
Ti ho perdonato solamente perché
sei puro e prezioso come un diamante.
Non voglio più aspettare. Non è giusto
specie per te, che non conosci amante."
"Chi ve l'ha detto?" sbottò Merlin frusto.
Arthur tacque col viso sorridente.
Merlin scosse la testa al bellimbusto.
"Finirà male: la mia magia lo sente."
"Credo che prima o poi lo accetteranno"
"Parlavo di me, Arthur, non è evidente?"
"Non ti fidi? Vedrai si spiaceranno
se un tuo capello oseranno torcere"
"Non alludo a ciò che loro faranno."
Merlin non riuscì a farsi comprendere
E Artù ch'avea di error la testa piena***
pensava al modo con cui proteggere
il suo servo, dalla chiacchiera oscena
che avrebbe portato maggior offesa
al mago che a lui, e assai più pena.
*ciocchi (dialettale) rumori secchi.
** da Uomini soli dei Pooh "A volte un uomo è da solo perché ha in testa strani tarli…"
*** frase adattata tratta dal versetto 31 del III canto dell'Inferno della Divina Commedia - Ed io ch'avea d'error la testa cinta…-
Ciao, doveva essere l'ultimo capitolo ma rischiava di diventare troppo lungo per cui l'ho suddiviso in due parti. Buon ferragosto!