Libri > Good Omens
Segui la storia  |       
Autore: Enedhil    30/08/2023    5 recensioni
Se volete contattare un angelo, dovete chiudere gli occhi e chiedere un segno.
Crowley non vuole nessun segno, né parlare con un particolare angelo.
Ma per qualche assurda ragione, il nuovo Supremo Arcangelo insiste a comparire nella libreria.
Il primo problema è riuscire a ignorarlo quando se lo ritrova seduto vicino.
Il secondo è provare a non aiutarlo come ha sempre fatto.
Il terzo è evitare di guardarlo, di sentire la sua mancanza, di volerlo, di amarlo.
Perché Crowley non può smettere di fare tutto quello.
E, soprattutto, non può smettere di stringergli la mano.
Genere: Fluff, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
| 02 |
 
 
“Hold my hand, everything will be okay
I heard from the heavens that clouds have been grey
Pull me close, wrap me in your aching arms
I see that you're hurtin', why'd you take so long…”
 
 
Aziraphale ricreò attorno a sé la visione di una parte della libreria. Sembrava così materiale in quell’angolo, così piena di colori caldi e accoglienti, nonostante i bordi sfumassero nel bianco asettico delle pareti del Paradiso. Andò a sedersi sul divano, e nel guardarsi si sentì fuori luogo con quegli abiti troppo chiari, troppo perfetti. A ogni modo, presto non sarebbe più stato lì, fisicamente. Doveva solo aspettare che Crowley entrasse nella libreria e si sedesse in quel posto, che era divenuto il loro ritrovo. Una nuova panchina nel parco, per così dire.
Si sentiva più agitato del solito, perché il tempo che avevano a disposizione, che l’umanità aveva a disposizione, stava per finire. E l’umanità, adesso, comprendeva anche Crowley.
Era così assorto nei pensieri che solo dopo un po’ si rese conto della piuma nera posata alla sua sinistra, così sorrise e chiuse gli occhi.
Quando li riaprì, il suo corpo era tornato nella vera libreria, seduto sul divano, e teneva la piuma nera tra le dita.
 
«Non ci pensare nemmeno, è di un corvo,» esclamò subito Crowley. Era appoggiato con la schiena al bracciolo del divano, un ginocchio piegato davanti a sé, contro lo schienale, e il braccio mollemente adagiato su di esso.
 
Aziraphale lo vide sorridere e per un attimo tutto svanì. Nessun Secondo Avvento, nessuna tempesta, nessuna resurrezione dei morti, niente, se non gli occhi dorati di Crowley che sembravano languidi dal vino. «Hai bevuto?»
 
«Che domande sono? Certo che ho bevuto!» Il demone indicò un paio di bottiglie vuote, ai piedi del tavolino. «Sta per finire tutto quanto, di nuovo. Posso solo fare quello che farebbe qualsiasi altro umano qui. Bere e spendere tutti i soldi per divertirsi. A parte che non mi interessa spendere soldi. Quindi bevo.»
 
Aziraphale appoggiò la piuma sui libri. «Cosa ti hanno detto?»
 
«Shax? Che tra qualche giorno il Paradiso cadrà e l’Inferno sorgerà e l’umanità affronterà il divino giudizio del Nuovo Nato tra i popoli e bla bla bla qualcos’altro che non ricordava più nemmeno lei.»
 
«Più o meno è questo, sì,» commentò l’angelo, voltandosi verso di lui per guardarlo.
 
«Non avete nemmeno deciso di farlo nascere qui, questa volta?»
 
«Sembra che, dopo il fallimento con l’Anticristo, sia più saggio mandarlo direttamente quando sarà il momento.»
 
«Beh, non mi pare che tu sia riuscito a cambiare molto nemmeno dall’interno, non è così, angelo?»
 
Aziraphale non rispose subito. Cosa avrebbe potuto rispondere, poi? Così il demone aggiunse: «Quando?»
 
«Tra sette giorni.»
 
«Sette giorni, dovevo immaginarlo» Crowley si lasciò sfuggire un lamento, poi aggiunse, sospirando: «Mi hanno chiesto di nuovo di unirmi a loro.»
 
«Perché?» Aziraphale lo chiese senza nemmeno pensare un solo secondo, gli occhi spalancati. «Sanno già che non avresti accettato.»
 
«Perché, se rimango qui, farò parte dell’umanità e sarò distrutto insieme a loro.» Crowley alzò le spalle. «Pare che là sotto ci sia ancora qualcuno che mi ammira per l’ottimo lavoro svolto in seimila anni. 
 
«Cosa ha detto Gabriele?»
 
«Non ci parlo con lui da quando è tornato… lui. Belzebù mi ha detto che ne hanno discusso, e secondo loro l’unica cosa che può fermare l’avvento dei due Regni sulla terra è qualcosa più potente dei due Regni stessi.»
 
«Qualcosa più potente di Paradiso e Inferno.» Aziraphale corrucciò la fronte, spostando lo sguardo da un lato all’altro della stanza, come se quella piccola, apparentemente inutile, informazione fosse l’inizio di qualcosa. Un indizio, perlomeno. «Qualcosa che impedisca al piano ineffabile di essere… beh, ineffabile. Una… anomalia, un qualcosa che non doveva essere in un piano che non può essere spiegato.»
 
Crowley arricciò il naso in un’espressione confusa. «Ho bevuto troppo per questo. Devo tornare sobrio o…»
 
«No, non importa. Lo scoprirò da solo.» L’angelo sorrise dolcemente e tornò a fissarlo. «Ti ringrazio.»
 
Crowley scrollò le spalle e ricominciò a propria volta a sostenere il suo sguardo. Ancora, si creò una sorta di legame tra i loro occhi, capace di portarli in una realtà dove non esisteva nient’altro che loro due.
Aziraphale avvertì l’incontrollabile bisogno di sentirlo vicino e si accorse della mano che Crowley aveva appoggiato sulla gamba, ora distesa dietro di lui, tra lo schienale del divano e la sua schiena. Allungò allora la mano per sfiorargliela, e immediatamente il demone la strinse nella propria con forza.
Aziraphale socchiuse le labbra per dire qualcosa, qualunque cosa, per non sembrare soltanto una creatura così disperata da sentire l’incalzante desiderio di un qualsiasi suo tocco.
Ma le parole si persero in un soffio quando Crowley si portò di nuovo la sua mano alla bocca per baciargli dolcemente il dorso. Questa volta, però, non la lasciò andare. La tenne contro le labbra e Aziraphale percepì il tiepido calore del suo respiro veloce quando Crowley gli sussurrò: «Anch’io ho bisogno di te.»
 
 
“To tell me you need me? I see that you're bleedin'
You don't need to show me again
But if you decide to, I'll ride in this life with you
I won't let go 'til the end”
 
 
Forse sentì l’intero essere eterno che era spezzarsi, a quella dichiarazione. O forse il tempo stesso rallentò fino a fermarsi, annullando tutto ciò che non erano le labbra di Crowley contro la sua mano e gli occhi gialli, velati di oro liquido, che lo fissavano.
Aziraphale non provò nemmeno a controllare l’istinto, quando si chinò verso di lui per baciarlo.
Strinse gli occhi, all’inizio, perché non sapeva bene cosa stesse facendo.
Voleva soltanto sentire ancora le sue labbra. Voleva soltanto essere stretto tra le sue braccia, come se nient’altro importasse.
Crowley respirò velocemente contro la sua guancia, ma non fece niente per ritrarsi. La mano strinse con ancora più intensità la sua, entrambe imprigionate tra i loro corpi che si erano, inevitabilmente, avvicinati. Poi Crowley fece passare l’altro braccio dietro le sue spalle e lo attirò a sé.
 
Aziraphale si lasciò sfuggire un mugolio di sollievo e si spinse contro di lui, cingendogli la vita col braccio libero. Sentì un debole tremore in lui e dagli occhi socchiusi scorse le lacrime che stavano rigando le guance del demone. Silenziose, quasi invisibili.
Avrebbe dovuto allontanarsi, forse, ma non voleva farlo. E nemmeno Crowley sembrava volerlo, perché strinse il pugno sulla stoffa del suo soprabito candido, per impedirglielo, premendo di più la bocca contro la sua.
Ad Aziraphale iniziò a girare la testa. Le dolci sensazioni delle labbra di Crowley sulle sue, della stretta possessiva sul suo corpo, e le emozioni che provava dentro di sé al pensiero di stare davvero baciando ancora la creatura che aveva iniziato ad amare moltissimo tempo prima.
Probabilmente avrebbe perso presto il contatto con l’altro sé, rimasto come suo riflesso in Paradiso. Ma avrebbero dovuto discorporarlo in quel momento, per allontanarlo da Crowley.
 
Crowley che si era discostato da lui quel poco che bastava per guardarlo negli occhi, mentre si spingeva col bacino lungo il divano e appoggiava la schiena sul cuscino, la testa contro il bracciolo.
Aziraphale si ritrovò trascinato con lui, sopra di lui, tra le sue ginocchia. A niente era servito sostenersi col braccio libero, per non pesare su di lui, perché Crowley gli passò la mano sinistra dietro la nuca e se lo tirò addosso.
E Aziraphale cercò di nuovo le sue labbra, incapace di starne lontano. Un bacio così lieve e dolce, così diverso dalla forza con cui Crowley lo teneva a sé.
Un continuo sfioramento, i respiri che si fondevano in uno solo, e i tocchi della lingua appena accennati, incerti, naturali, bagnati come le loro labbra che stavano prendendo le une il sapore delle altre.
Crowley lo stava ancora guardando e Aziraphale riuscì a scorgere meglio le lacrime che gli brillavano negli occhi e che scivolavano furtive lungo le sue tempie. Il demone non le stava più nascondendo.
«Crowley…» L’angelo strusciò il viso contro il suo e sentì a sua volta le lacrime pungergli gli occhi nel provare così, tutto insieme, quello a cui stava rinunciando.
Lo guardò dall’alto e sentì tra i capelli le dita di Crowley che lo tiravano subito in un nuovo bacio.
E lo baciò ancora, senza più smettere, mentre i loro corpi si scontravano in cerca di una posizione più comoda per stare vicini, premuto l’uno sull’altro.
Era quello l’amore umano, dunque? Bruciava il petto, lo faceva esplodere, e tutto di lui sembrava non trovare più una fine, se non nella creatura che lo stava stringendo tra le braccia e che lo aveva imprigionato con le gambe. Dio… era così l’amore per qualcuno che aveva chiamato amico per migliaia di anni? Lo sapeva già. Sapeva di amarlo, di averlo sempre amato. L’amore eterno se lo erano sempre donati. Adesso era quello mortale che si stavano scambiando, e lo stavano facendo quando l’intero mondo era a un passo dalla fine.
 
Crowley spostò le labbra lungo la sua guancia, e Aziraphale sentì il suo respiro rapido all’orecchio, poi contro al collo. La bocca socchiusa premette sulla sua pelle sensibile per qualche secondo poi udì un lieve sospiro: «Devi andare via adesso… o non riuscirò più a lasciarti.»
 
Aziraphale chiuse gli occhi, rassegnato. Sapeva di doverlo fare, ma fece molta fatica a rimettersi seduto, aiutando poi il demone a fare lo stesso, tramite la mano che stava ancora tenendo.
Avrebbe potuto promettergli che sarebbe tornato da lui prima della fine, che avrebbero trovato una soluzione ancora una volta, ma sapeva che non era quello che Crowley avrebbe voluto ascoltare.
Si rialzò in piedi e sentì la mano di Crowley continuare a stringere la sua, il braccio allungato per seguire il suo movimento.
Provò a dire qualcosa, ma aprì solo la bocca, le labbra tremanti, quando si trovò perso di nuovo negli occhi del demone. Avvertì la stretta alla mano farsi ancora più forte.
Non voleva andarsene, ma non poteva fare altro.
La presenza delle dita di Crowley tra le sue diventò sempre più immateriale, fino a svanire.
Aziraphale si ritrovò in quell’illusoria libreria ricreata in Paradiso, ma per qualche secondo rimase in contatto con quella terrena.
E vide Crowley lasciarsi andare contro lo schienale del divano e tirare un calcio al tavolino, per poi piegarsi su se stesso, con il volto tra le mani.
L’ultima cosa che Aziraphale vide furono i libri caduti a terra e il mappamondo, staccato dal suo asse per il contraccolpo subito, che rotolava sul pavimento.
 
 
*
 
 
[CONTINUA…]
   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Good Omens / Vai alla pagina dell'autore: Enedhil