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Autore: mallveollos    04/09/2023    1 recensioni
Hogwarts, 1977-78
L'ultimo anno dei Malandrini, tra amori e amicizie, gioie e dolori, vittorie e sconfitte.
*
Sirius continuò a fissarla, il capo inclinato e lo sguardo perforante.
La studiò come se fosse una scoperta inattesa, strabiliante, come se prima di allora non l’avesse mai vista realmente. E iniziò a serpeggiare in lui uno strano calore, un formicolio che lo scosse da capo a piedi. Fu allora che capì, che gli fu chiaro come il sole: Scarlett doveva essere sua.
*
«Hai smesso di odiarmi?»
James la guardava in attesa, un sorriso sulle labbra e lo sguardo colmo di speranza. Voleva sentirselo dire, aveva bisogno di sapere che niente era stato vano.
«Non smetterò mai di odiarti» rivelò lei, con dolcezza disarmante. «Non sarebbe divertente altrimenti, no?»
*
«Hai mai pensato, ogni tanto, di voler essere diverso?»
Remus annuì e guardò Mary con infinita amarezza. Avrebbe voluto dirle che lei era perfetta, che non conosceva nessuno più buono e puro di lei. Ma, dopotutto, che differenza poteva fare il parere di un mostro come lui?
*
E il suo sorrisetto arrogante si spense all’istante.
Perché per terra, in una pozza gelida di neve rossa, c’era James.
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Nuovo personaggio, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: James/Lily
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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 Tregua apparente

Schermata-2023-09-02-alle-12-22-35



Quando Emmeline Vance aprì gli occhi avrebbe desiderato ardentemente essere morta.
Un mal di testa lancinante le attanagliò la nuca e sentì la bocca amara, secca, con un bisogno di acqua fresca che mai aveva sperimentato prima.
«Mmmmmmmmmmm» fu il suo lamento a labbra strette, mentre si girava tra le coperte e infilava la testa sotto il cuscino.
Lily, già in piedi e intenta a sistemarsi i capelli in una coda di cavallo, le serbò uno sguardo malizioso e divertito.
«Ma buongiorno, mia cara» celiò in sua direzione. «Qualcuno ha passato una serata faticosa ieri sera?»
La ragazza non rispose, era troppo in preda del suo malessere per riuscire a formulare una risposta di senso compiuto. E le altre, che assistevano alla scena alquanto stranite, si premurarono subito di indagare.
«Dobbiamo per caso sapere qualcosa?» fu l’esordio serio e professionale di Alice, ancora bagnata dalla doccia appena fatta e avvolta dal suo inconfondibile asciugamano fuxia. In testa portava una ridicola stola a forma di fenicottero per tamponare i corti capelli fradici.
«Con quella mise risulta davvero difficile trovarti autoritaria» le rivelò Mary, piuttosto divertita, per poi rivolgersi a ciò che rimaneva di Emmeline. «Allora? Cos’hai combinato?»
La ragazza grugnì parole incomprensibili, simili a rantoli, ma Scarlett poté chiaramente identificare la richiesta di acqua in mezzo al suo farneticare. Una volta raggiunto il proprio comodino le versò un generoso bicchiere e si avvicinò cauta, allungando la mano che lo sorreggeva in sua direzione.
«Andiamo Vance, esci dal tuo letargo» la spronò, facendo ondeggiare il liquido per renderlo più invitante. «Qui c’è un bel bicchiere di acqua fresca pronto per essere bevuto.»
Emmeline alzò di poco il cuscino e la scrutò sospettosa, come se avesse paura di essere vittima di un agguato. Dopo aver calibrato la situazione, si decise a uscire allo scoperto e afferrò la tanto agognata acqua, trangugiandola in un paio di secondi. I suoi capelli erano una massa informe ed aggrovigliata, il trucco nero spalmato su tutta la faccia e il colorito del viso spaventosamente tendente al verde.
«Però, i miei complimenti» le disse colpita Alice, annuendo in sua direzione. «Qualcuno ha preso troppo sul serio l’entusiasmo della festa credo.»
«Oh sì» confermò Lily, l’aria di chi la sapeva lunga a riguardo. «A quanto pare qualcuno ha anche pomiciato tutta la sera».
Le ragazze la guardarono esterrefatte, per poi rivolgere il medesimo sguardo carico di interrogativi all’amica sotto accusa. Quest’ultima, ancora troppo intontita per sostenere il terzo grado che inevitabilmente la attendeva, fece un debole gesto come per dire di lasciar perdere e si fece cadere nuovamente sul cuscino. Il bicchiere vuoto ancora stretto nella mano a penzoloni oltre il bordo del letto.
«Direi di aver già intuito anche il soggetto di tale pomiciata, ma credo che dovremo attendere l’ora di pranzo per avere tutti i dettagli» ridacchiò Mary.
«Dici?» chiese Alice, palesemente scettica a riguardo. «Qualcosa invece mi dice che non ne avremo e che è stato tutto dimenticato al terzo drink».
«Guardate che vi sento» fu il debole ammonimento di Emmeline, la voce soffocata dal cuscino. «Non potete parlare delle vostre stupende serate, invece di torturare me?»
«La mia è stata davvero bella» incominciò allora Lily, sorridente e gioiosa. «Non l’avrei mai detto, ma devo ammettere che è stato uno spasso!»
«Ma davvero?» le chiese Alice, mentre si pettinava i capelli umidi. «Hai quindi rivalutato l’idea di essere una ribelle che trasgredisce le regole?»
«No, nient’affatto» chiarì la Rossa. «Ma per una volta non è stato male, inoltre la McGranitt non ci ha beccati e questo è l’importante. Aggiornamenti da voi invece?»
Mary e Scarlett assunsero un’espressione evasiva, la tipica di chi era in difficoltà. La prima inizio ad intrecciare freneticamente i lunghi capelli biondi tra le dita, roteando lo sguardo azzurro verso la finestra. La seconda fece finta di essere troppo occupata a piegare una maglietta e un paio di jeans già in perfetto ordine, evitando accuratamente di guardare le altre.
Alice e Lily si scambiarono due sguardi complici e maliziosi.
«Va bene, parlate» fu l’invito della Prewett, che risuonò più come un ordine.
«Cos’avete combinato?» continuò l’altra, un paio di passi per avvicinarsi al letto di Scarlett. «Tu mia cara… dove sei finita? Marcus ha cercato Dylan in ogni angolo della Sala delle Necessità e anche io l’ho scandagliata per trovarti. Possiamo sapere, di grazia, dove vi siete imboscati?»
La ragazza sospirò profondamente e buttò la maglietta che stava sistemando sul letto, ormai conscia del fatto che non poteva tacere la notizia per sempre. Anche se le sarebbe piaciuto molto non dover affrontare le amiche o l’argomento su cui aveva rimuginato tutta la notte.
«Niente del genere» rivelò, per poi rivolgerle uno sguardo triste.
Lily la fissò, l’ombra del sorriso di scherno che aveva assunto in precedenza ancora sulle labbra. Anche le altre sembrarono aver abbandonato il clima divertito che si era instaurato ed Emmeline, avvertita la tensione, emerse appena per riuscire a capirne il motivo.
«Cioè?» chiese Lily, un altro passo per avvicinarsi a lei. «Cos’è successo?»
Scarlett appoggiò una spalla a una delle colonne del baldacchino ai piedi del letto e incrociò le braccia sullo stomaco. La testa leggermente inclinata e lo sguardo perso nel vuoto.
«Ci siamo lasciati».
«NO!» squittì Alice e lanciò il pettine sul proprio letto. «Non ci credo!»
Scarlett annuì, un’espressione amare che si faceva largo sul volto stanco.
«Ma… perché?» fu la debole domanda di Lily, mentre le appoggiava una mano sulla spalla. Lo sguardo attento e l’espressione seria. «Sembrava andare tutto bene, è successo qualcosa?»
Mary osservò Scarlett stringersi in sé stessa, sopraffatta dalla difficoltà che quella situazione stava assumendo. La chiacchierata che avevano avuto ad inizio settimana era la profezia di quello che si era verificato alla festa. Ma lei, troppo leale, rimase in silenzio, pronta ad ascoltare ciò che l’amica avrebbe scelto di rivelare.
«In realtà non andava affatto bene» spiegò infine, tornando a guardare le amiche. «Il fatto è che… non mi sentivo per niente coinvolta da quella relazione e Dylan alla fine si è stancato, facendomi capire che non era più disposto ad accontentarsi. Quindi ho preso coraggio, ieri sera gli ho detto come stavano le cose e che non potevamo più stare insieme».
Lily sospirò appena, sinceramente triste nel vedere l’amica così in difficoltà.
Dylan le era sempre piaciuto: era un ragazzo affabile, gentile e generoso. Il genere di persona affidabile e con la testa sulle spalle, meritevole di tutta la fiducia del mondo. Ma forse, per Scarlett, era sempre stato fin troppo prevedibile, insipido, e lei, che la conosceva molto bene, sapeva intimamente che quel momento sarebbe arrivato prima o poi.
«Non ti torturare» le consigliò, dopo qualche secondo di silenzio. «Abbiamo 17 anni, la fine delle storie è assolutamente parte del pacchetto».
«Ma sei sicura di quello hai deciso?» si premurò invece di indagare Alice, ancora sconvolta per quel gossip scottante di prima mattina. «Insomma, è un ragazzo d’oro! E’ davvero difficile trovarne uno così di questi tempi».
«Questo lo so» la rassicurò Scarlett, stringendosi nelle spalle. «Credetemi però che è stato estenuante fingere di essere felice e serena tutti questi mesi. Lui è perfetto, davvero una persona d’oro sotto ogni punto di vista, ma forse non va bene per me… mi sono torturata per un mucchio di tempo convincendomi che ero io quella sbagliata e che non avrei mai potuto avere di meglio. Ma forse non è nemmeno questo il punto…»
Le amiche la osservarono esitanti mentre iniziava a parlare, improvvisamente animata dal proprio flusso di coscienza. E la ascoltarono in silenzio, consce del fatto che in quel momento lei non avrebbe desiderato altro: essere capita senza il bisogno di sentirsi giudicata per una scelta che evidentemente le era costata parecchio fare.
«La conclusione a cui sono arrivata dopo essermi confrontata con lui e aver passato la notte a rimuginare su tutto è che… devo cercare di smetterla di essere così sostenuta e rigida nei confronti di tutto ciò che mi riguarda. E che forse mi sto perdendo un mucchio di cose per la paura di sbagliare o di essere giudicata. A volte ho come l’impressione di essere totalmente incapace di lanciarmi in situazioni che non conosco e che non posso controllare, perdendomi così il bello del momento».
«Mi sembra un’analisi piuttosto accurata di te stessa» commentò Alice, colpita dalle ammissioni che aveva appena udito. «Ma non saresti tu altrimenti, o sbaglio? Piccola maniaca del controllo del mio cuore».
Scarlett, nel sentire quel nomignolo, sorrise in sua direzione.
«Esattamente ciò di cui parlavo» ammise, un sospiro esausto che non riuscì a trattenere. «Passare del tempo da sola non credo che mi farà male».
«Assolutamente no» convenne subito Lily, un sorriso affettuoso che si apriva sul volto. «Devi fare ciò che ritieni giusto per stare bene, questo è fuori discussione».
«E soprattutto» si intromise Mary, il tono dolce e rassicurante, «non devi assolutamente pensare di essere quella sbagliata in questa situazione. Hai solo fatto un’esperienza con qualcuno che non era giusto per te ed ora entrambi meritate di essere felici prendendo altre strade».
«Spero solo che un giorno Dylan riuscirà a perdonarmi» ammise Scarlett, con un velo di tristezza nel ricordare la sofferenza del loro confronto. «Credo che ora come ora lui mi detesti».
«Beh, ma è normale. Cosa ti aspetti? E’ innamorato di te ed è appena stato scaricato… però sono sicura che sopravviverà» la tranquillizzò Lily. «Nessuno è mai morto per una delusione di cuore, altrimenti metà studenti di questo Castello non sarebbe più tra noi».
«A cominciare da James Potter» suggerì Mary, facendo ridere di cuore le altre.
«A proposito» iniziò Emmeline, improvvisamente animata e memore di essere una persona col dono della parola. «Credi di farla franca, Evans? Guarda che ti ho vista intenta a ballare e chiacchierare amabilmente col nostro Capitano. Pensavi di tenerci all’oscuro?»
Lily non parve per nulla turbata da quell’osservazione e, ignorando gli sguardi incuriositi delle altre, le rivolse un’occhiata stupita.
«Sei davvero riuscita a capire qualcosa di ciò che ti circondava, mentre esaminavi le corde vocali di Swander?» le chiese, sinceramente colpita. «I miei complimenti Vance».
«Non pensare di cavartela così!» la ammonì subito Alice, per nulla disposta a lasciar cadere la rivelazione appena udita senza averne sentito tutti i più piccoli particolari. «Racconta tuto!»
Lily alzò gli occhi al cielo, divertita.
«Potete stare serene, ragazze. Non è successo nulla di ciò che pensate» le tranquillizzò. «Abbiamo solo ballato una decina di minuti e chiacchierato del più e del meno mentre aspettavo di trovare una di voi. Alla fine, è arrivato Marcus e ho passato il resto della serata con lui. Fine della storia».
«Non mi sembra proprio un niente, considerato il soggetto in questione» azzardò Mary, pensierosa. «Un tempo non avresti speso nemmeno un secondo del tuo tempo in compagnia di James».
Lily scollò le spalle, come se in realtà la cosa non la riguardasse affatto.
«Sono una persona civile, educata e gentile» sottolineò e, decisa a non parlare oltre di quel siparietto, si rivolse invece a una di loro in particolare. «Tu invece che fine hai fatto?»
Mary si strinse nelle spalle e si sforzò con tutta sé stessa di non arrossire, prima di rispondere.
«Non mi stavo poi divertendo così tanto…» iniziò, le dita che andarono di nuovo ad insinuarsi tra alcune ciocche di capelli, «….poi ho incontrato Remus, non si sentiva molto bene e l’ho accompagnato in Sala Comune».
«Povero caro» sospirò Alice, preoccupata. «E’ sempre molto cagionevole quel ragazzo».
«E avete solo parlato?» si premurò di chiedere Emmeline, ancora a letto in stato pietoso ma troppo animata dai pettegolezzi per cedere nuovamente al proprio malessere.
«Ma certo!» le tranquillizzò lei, imbarazzata. «Remus non è certo quel genere di ragazzo».
«Già lo so bene» convenne Lily. «Ogni tanto però non gli farebbe male esserlo».
Mary non rispose e il suo sguardo andò a posarsi su quello di Scarlett. Quest’ultima era rimasta in silenzio e la osservava dall’altro capo della stanza, l’ombra di un sorriso sulle labbra e l’espressione complice. Ovviamente non aveva bisogno di indagare oltre per capire le sorti di quell’incontro ma, percepita l’assoluta difficoltà dell’amica, si decise ad andare in suo soccorso e virare la conversazione su un fatto molto più importante.
«Colazione?» propose infatti. «Sto morendo di fame».
«Io credo che per oggi ne farò a meno» annunciò Emmeline e si portò entrambi le mani sulla nuca, una smorfia sofferente che si faceva largo sul volto pallido. «Ho un mal di testa assurdo, voglio solo stare qui e dormire tutto il giorno».
«Mi sembra un ottimo piano» ridacchiò Alice, mentre finiva di vestirsi. «Porgeremo noi i tuoi più cari saluti ad Oliver». Emmeline non rispose, si limitò a roteare gli occhi al cielo prima di ributtarsi sul cuscino e coprirsi interamente col piumone.
La festa che si era consumata la sera precedente fu l’argomento più gettonato anche in Sala Grande.
Tutti gli studenti erano intenti a raccontarsi gli aneddoti più divertenti o aggiornare gli amici sui pettegolezzi più scottanti che si erano verificati, bisbigliando e ridacchiando sotto voce. Altri, invece, avevano l’aria inconfondibile di chi non aveva praticamente chiuso occhio o aveva l’assoluta necessità di smaltire la sbornia divorando qualsiasi cosa capitasse a tiro.
«Davvero un’ottima festa, Capitano» fu il saluto di Tyler, mentre si accomodava al tavolo di Grifondoro. «Adesso sì che siamo pronti a partire con la giusta carica”.
James annuì soddisfatto in sua direzione, come per dargliene atto.
«Puoi dirlo forte amico. Ho già prenotato il campo per mercoledì pomeriggio» rivelò e gli mostrò la pergamena che stava scrivendo, in cui annunciava le imminenti selezioni per la squadra. «Appena torno in Sala Comune appenderò l’avviso nella bacheca degli annunci».
«Ottimo» commentò il Portiere, un piccolo ghigno sul volto. «Mi sto già pregustando il fallimento di circa l’80% dei partecipanti».
«Sei il solito stronzo insensibile» scherzò Harper, che era seduto proprio di fronte a James. «Io personalmente non vedo l’ora di aver sistemato la squadra e di partire col Campionato. E vi dirò di più… sono impaziente di scontrarmi con Corvonero. McKinnon è anche troppo su di giri e convinto, non trovi Potter?»
«Stai tranquillo, Ben. Avremo presto parecchie occasioni per far vedere chi comanda» lo tranquillizzò, con un occhiolino. «Alla fine, com’è andata la vostra serata? Siete riusciti a rimorchiare?»
«Beh….» Iniziò il Cacciatore, mentre si grattava a disagio la nuca. «In realtà credo di aver esagerato un po’ col whiskey incendiario e mi ricordo ben poco».
«L’ho ritrovato addormentato sul tappeto» rivelò Tyler, maligno e divertito. «E’ stato un miracolo non trovare anche una pozza di vomito proprio accanto al suo corpo esanime, considerando la puzza di alcol che aleggiava nella nostra stanza».
James scoppiò a ridere nel sentire quella descrizione e Harper, dal canto suo, rivolse al Portiere un’occhiataccia eloquente.
«Potevi anche tenerlo per te» sbuffò, palesemente piccato.
Ma Tyler rispose con uno svogliato cenno della mano, come per dirgli non andare avanti oltre con le sue petulanti lamentele a riguardo.
Sirius, che aveva appena varcato l’ingresso della Sala Grande, scandagliò brevemente la tavolata di Grifondoro alla ricerca di qualche volto conosciuto per prendere posto. Quando individuò James e fece per raggiungerlo, però, venne bloccato da Anya Bilson.
La ragazza gli si parò praticamente davanti, le braccia dietro la schiena e l’aria vagamente imbarazzata. Un sorriso esitante le si dipinse sul volto e un lieve rossore lo colorò, mentre lo guardava in attesa di un qualcosa che Sirius non riusciva proprio a identificare.
«Ehm, buongiorno» la salutò infine, guardandola confuso. «Ti serve qualcosa Bilson?» Lei scosse energicamente il capo e si sistemò una ciocca di capelli biondi dietro l’orecchio, lo sguardo improvvisamente basso e il viso sempre più arrossato.
«No… io mi chiedevo» iniziò, la voce rotta per l’emozione, «cosa facessi dopo la colazione visto che è domenica e abbiamo la giornata libera».
Sirius la fissò ancora qualche secondo prima di capire realmente cosa gli stesse dicendo, di quale velata richiesta fossero intrise le sue parole. Una mano andò a posarsi sul volto, ancora assonato per le ore piccole della notte precedente, e si preparò a gestire anche quella scocciatura imminente.
Dopotutto era pur sempre un rischio del mestiere. Il perché le ragazze riuscissero ad invaghirsi così facilmente, gli era sempre risultato come il più fitto dei misteri.
«Senti» incominciò, cercando di risultare il più paziente e accomodante possibile, «credo che tu abbia frainteso le mie intenzioni. Il mio era solo un invito per la festa di ieri sera e non aveva nessun altro scopo».
Anya tornò a guardarlo atterrita, come se fosse stata colpita in pieno volto da uno schiaffo potentissimo ed inaspettato. E Sirius, vagamente a disagio per quella situazione indesiderata di prima mattina, affondò le mani nelle tasche mentre roteava al cielo lo sguardo.
«Non è nulla di personale, sia chiaro» cercò di mediare. «E’ solo che non credo che sia una buona idea uscire insieme».
«Perché?» insistette lei, indispettita da quell’affermazione.
Sirius, che stava cercando con tutte le sue forze di risultare carino e garbato, inarcò freddo un sopracciglio nell’avvertire l’insistenza con cui lei gli parlava.
Di certo non avrebbe permesso a una ragazza qualunque di annoiarlo con tali petulanti discorsi di prima mattina, per giunta a stomaco vuoto e dopo una manciata di ore di sonno.
«Perché non mi interessi» fu la risposta semplice e spietata che si decise ad utilizzare. «E, soprattutto, perché non sono assolutamente il tipo da passeggiatina domenicale nel parco».
Anya lo fissò inorridita e con odio crescente, non più rossa di imbarazzo ma paonazza di rabbia.
«Come vuoi allora» ruggì e, prima di girare i tacchi per andarsene, gli scoccò un’ultima furente occhiata colma di risentimento e tutto il ribrezzo che riuscì a dimostrare.
Sirius la osservò per nulla scalfito, anzi grato di essersi liberato di quella inutile tortura, e si apprestò a raggiungere un divertitissimo James al tavolo di Grifondoro.
«Ottimo prova» si congratulò infatti, mentre Sirius prendeva posto di fianco a lui.
«Se il mio nuovo eroe, Black» rivelò Tyler, sinceramente ammirato dalla sua ultima gesta. «Dovresti scrivere un manuale su come rimorchiare e scaricare una ragazza in meno di 24 ore».
«La vera sfida sarebbe riuscire a sopportarle per più tempo» commentò lui, mentre si versava un bicchiere di succo di zucca. «Queste ragazze sono totalmente ossessionate dal desiderio di ingabbiarci. Ti sembro tipo da fare passeggiatine nel parco, mano nella mano, mentre si osserva il lago?»
James scoppiò a ridere pensando all’amico in una tale situazione e anche gli altri due lo seguirono a ruota.
«A me non dispiacerebbe però trovare una ragazza» ammise Harper, una volta scemata la risata. «Insomma non dico un’oca qualunque, ma una con cui stare bene insieme».
«Ah che romantico» lo schernì Tyler, maligno e sarcastico. «Magari anche una che gioca bene a Quiddithch?»
Il ragazzo lo scrutò torvo e cupo, per nulla contento di un’allusione che James non sembrò essere disposto a lasciar perdere.
«Ti piace una nostra avversaria?» gli chiese subito, con aria maliziosa e ammiccante. «Effettivamente Serena Wood di Tassorosso non è niente male e vi ho visti già un paio di volte chiacchierare amabilmente in Biblioteca».
«Mio Capitano, stai volgendo il tuo sguardo troppo lontano» lo corresse soave Tyler, noncurante dell’aria rabbiosa che Harper gli stava serbando. «L’oggetto del desiderio del tuo Cacciatore è rivolto a qualcuno molto più vicino».
James assunse un’aria pensierosa e seria, concentrato nel ripercorrere tutti i volti femminili che facevano parte delle diverse squadre di Quidditch. Chi poteva mai essere la ragazza in questione?
«Ragazzi, è prima mattina e ho dormito due ore. Non fatemi pensare troppo!» Si lagnò poi, del tutto disorientato da quella specie di indovinello. «Parlate chiaro e evitate di mandarmi in fumo il cervello».
Harper fece per parlare, pronto a dire di lasciar perdere e non ascoltare simile sciocchezze, ma Tyler lo precedette rivelando senza pietà quell’oscuro mistero.
«Il nostro caro Ben è praticamente cotto di Scarlett».
James li fissò, la bocca spalancata e l’aria attonita. Di tutte le persone a cui aveva pensato, l’amica non era nemmeno stata presa in considerazione.
«Non è vero!» si affrettò a protestare Benjamin, anche se il rossore sul viso sembrava tradirne le parole. «Dice così solo perché ho detto di trovarla bella!»
«Certo, certo» annuì Sirius divertito in sua direzione. «Più tutta la lista di attributi positivi che accompagnava tale osservazione. C’ero anche io a I Tre Manici di Scopa quando ne decantavi le doti due anni fa».
«Potrebbe essere il tuo giorno fortunato però» si intromise Tyler, un sorrisetto malizioso che si dipingeva sulle labbra. «Credo di poter affermare con quasi assoluta certezza che lei e Miller abbiano rotto dopo la festa».
«COSA!?»
James si sentì sopraffatto dal peso di quelle informazioni e si portò entrambe le mani tra i capelli arruffati, lo sguardo allucinato e la bocca spalancata.
«Okay, manteniamo la calma».
«Guarda che sei il solo a doverla mantenere» lo informò Tyler, per nulla partecipe alla sua agitazione, e si apprestò ad argomentare meglio la notizia. «Prima di venire qui mi sono fermato a parlare con Margareth Scott che, per inciso, aveva la sola intenzione di lamentarsi sul trattamento che le hai serbato ieri sera. Così, dopo qualche minuto di monologo, si è lasciata sfuggire che una volta tornata nella Sala Comune di Corvonero ha trovato Miller completamente distrutto e che deve essere prerogative della squadra di Grifondoro essere degli stronzi senza cuore».
«E tu cosa le hai risposto?» gli chiese Harper.
«Che aveva assolutamente ragione e l’ho mandata al diavolo per avermi rubato tempo prezioso».
Sirius scoppiò a ridere nella sua risata simile a un latrato ma James, ancora troppo basito da tale notizia, scosse sconsolato il capo.
«Ottimo. Così ora Scarlett è single, in difficoltà nel giocare contro Corvonero e si metterà insieme a un mio giocatore» concluse affranto, mentre sogni di gloria andavano in fumo nella sua mente. «Un fantastico ultimo Campionato, non c’è che dire».
«Non succederà» lo rincuorò subito Ben. «Non dare retta a Tyler, gli piace solo mettere zizzania. Inoltre, non credo nemmeno che Scarlett si lasci abbattere tanto facilmente».
Sirius girò brevemente lo sguardo sul tavolo di Corvonero e, a giudicare dall’espressione di Dylan Miller, non impiegò molto a collegare gli avvenimenti della sera precedente che lui stesso aveva notato. Il ragazzo però non disse nulla, nemmeno a James. Per un qualche assurdo motivo sentiva l’esigenza di tenere il confronto che aveva avuto con Scarlett privato, di non rendere pubblico il contenuto di ciò che si erano detti o lo stato in cui l’aveva sorpresa.
Solitamente non avrebbe visto l’ora di metterla in difficoltà, di cancellare agli occhi degli altri l’aurea di perfezione che tanto le piaceva ostentare, ma in quel preciso momento non avvertì la necessità di farlo. Forse perché lui per primo trovava difficile riuscire a spiegare ciò che era avvenuto e, a dirla tutta, si era costretto con decisione a non pensarci troppo.
«Rimanendo in tema di amori e cuori spezzati, ti ho visto ieri Capitano» rivelò Tyler, risvegliando James dallo stato assorto e angosciato in cui versava. «Sei riuscito a strappare addirittura un ballo alla Evans».
Lui, improvvisamente memore di quella piccola conquista, annuì raggiante.
«Già, ma la strada è ancora lunga» dichiarò, serio e solenne.
«Sembra proprio che Corvonero quest’anno sia addirittura peggio di Serpeverde» commentò Harper divertito, con una chiara allusione al fatto che Lily stava uscendo con Marcus McKinnon, membro della squadra avversaria. «Dovremo impiegare tutte le nostre energie per batterli».
«Esattamente» convenne James. «Questo è lo spirito giusto».
Quando i quattro finirono di fare colazione, decisero che l’idea migliore sarebbe stata bivaccare in Sala Comune per riprendere le forze dopo la nottata brava che avevano passato. James si trattenne qualche minuto in più per avere conferma dalla McGranitt, seduta al tavolo dei professori, circa il giorno della prenotazione del campo prima di mettere l’annuncio in Sala Comune. La donna si limitò ad annuire e lo liquidò alla velocità della luce, troppo occupata a bearsi della sua colazione e di avere un giorno da vivere in santa pace prima di un’altra settimana di lezioni.
James, felice ed impaziente di organizzare le selezioni, si diresse verso l’uscita della Sala Grande ed incrociò le ragazze, che invece erano appena arrivate.
«Buongiorno mie care» le salutò, l’accenno di un inchino galante in loro direzione. «Dormito bene?»
«Alla grande» fu la risposta di Lily. «Lo stesso non si può dire per Emmeline».
James, nel rimembrare le condizioni in cui avevano sorpreso la ragazza, scoppiò a ridere divertito.
«La prossima volta se ne ricorderà e vedrai che non alzerà così tanto il gomito» commentò Alice, per poi rivolgere uno sguardo indagatore al Malandrino. «Dov’è Frank?»
«Credo che sia ancora a letto» la informò. «Non sono riuscito a svegliarlo nemmeno con la minaccia che non avrebbe mangiato nulla fino all’ora di pranzo».
«Bene, allora andrò io a svegliarlo più tardi» gli disse con aria quasi minacciosa, come ad avvertirlo di lasciare la camera libera nel futuro prossimo.
«Andiamo a mettere qualcosa sotto i denti» le implorò poi Mary, passandosi una mano sullo stomaco. «Sto morendo di fame».
Le altre non se lo lasciarono ripetere due volte e si avviarono verso il tavolo ma James, senza esitazione, afferrò Scarlett per un braccio e la costrinse a rimanere.
«Due cose» iniziò, alzando la pergamena che aveva tra le mani. «La prima è che ho bloccato il campo per mercoledì pomeriggio e faremo le selezioni. Vedi? La tua profezia non si è avverata alla fine».
Scarlett osservò l’annuncio che James aveva scritto e gli sorrise, elettrizzata all’idea di incominciare finalmente a pensare al Campionato.
«Bravo, sono davvero colpita» si congratulò. «E la seconda?» Il ragazzo assunse un’aria un po’ più seria e abbassò la pergamena.
«Mi hanno riferito la notizia» sussurrò, facendo attenzione a non farsi sentire da un gruppetto di ragazze che gli stava passando a fianco. «Mi dispiace».
Scarlett lo fissò atterrita e non le fu difficile capire a cosa o chi si stesse riferendo. Il suo sguardo si fece più cupo e storse le labbra in una smorfia infastidita.
«Però, le notizie corrono veloci vedo» commentò, piuttosto irritata. «Non c’è nulla di cui dispiacersi. E’ stata una mia decisione».
James annuì e la studiò ancora qualche secondo di sottecchi, conscio del fatto che forse aveva sbagliato a dirglielo in quella circostanza e a bruciapelo. Ormai la conosceva bene e sapeva che non era certo la sua specialità aprirsi e ammettere la propria sofferenza, ma volle comunque aggiungere altro prima di congedarsi.
«Se dovessi aver voglia di parlarne sono qui» le promise, un piccolo sorriso sulle labbra. E andò ad appoggiarle una mano sulla spalla, come per costringerla a guardarlo. «Non devi affrontare sempre tutto da sola. Gli amici servono a questo, no? Puoi piangere sulla mia spalla oppure posso aiutarti a picchiarlo e farlo soffrire come…»
«Va bene, messaggio ricevuto. Adesso non esagerare» lo supplicò, facendolo ridere. E, dopo qualche secondo, Scarlett assunse uno sguardo serio e quasi indagatore. «Come hai fatto a saperlo?»
«Stavo facendo colazione con i ragazzi questa mattina e…»
«Black ti ha detto qualcosa!?” scattò lei dal nulla, inspiegabilmente furente.
James la fissò interdetto qualche secondo, l’aria confusa e le sopracciglia aggrottate. «No… cosa c’entra Sirius?» le chiese a sua volta. «In realtà me lo ha detto Tyler che lo ha saputo da Margareth Scott. A quanto pare la nostra squadra ha la nomea di rubacuori tra i Corvonero, lo sapevi? Pare che lei…»
Scarlett ascoltò il racconto dell’amico sull’aggiornamento mattutino che aveva ricevuto, senza davvero capirlo. La sua mente infatti fu completamente pervasa dallo stupore nel constatare che Sirius non aveva fatto parola con nessuno circa il loro incontro, né tantomeno aveva sfruttato l’occasione per sminuirla agli occhi degli altri. Un fatto che non la lasciò indifferente, suo malgrado.
«Capisci?» continuò James, per nulla resosi conto dell’estraneità dell’amica al suo monologo. «Il mio fascino è davvero un’arma letale».
«Certo certo, davvero sorprendente» tagliò corto lei, rianimatasi dai suoi pensieri. «Adesso forza, corri in Sala Comune e appendi l’annuncio».
Il ragazzo annuì risoluto in sua direzione.
«Pronta ad aprire le danze?»
     


       «E’ incredibile».
«Inaudito».
«Assolutamente indecente, Ramoso».
«Dove abbiamo sbagliato, Felpato?»
I due amici stavano discutendo animatamente come due genitori indignati mentre indicavano Remus, che si fingeva troppo occupato a studiare il nuovo capitolo di Trasfigurazione per rivolgere loro le proprie attenzioni.
«Te lo dicevo che era peggiorato dopo l’estate» continuò Sirius, in tono severo. «Guardalo! Ma dico io… non poteva essere un nullafacente come tutti gli altri?»
«Che sciagura! Che sofferenza!» soffiò James, portandosi addolorato una mano sulla fronte. «Cos’abbiamo fatto di male, mi chiedo, per meritarci una simile condanna?»
«Avete finito?» chiese infine il diretto interessato.
«Credo che abbiano appena cominciato a dire il vero» rivelò Peter, la bocca sporca di cioccolato e un ghigno maligno sul viso paffuto. «Dico bene?»
«Continueremo finché non desisterai dal fare il ragazzo diligente e ti unirai a noi, poveri disadattati» lo informò infatti Sirius.
«Non solo hai presenziato 5 minuti alla nostra festa, ma hai anche l’ardire di ignorarci per studiare?» chiese James, indignato per il trattamento che l’amico gli stava serbando. «Sono molto, molto deluso dal tuo atteggiamento Lunastorta».
Remus, ormai arreso all’evidenza che gli sarebbe stato impossibile continuare a leggere in santa pace, si girò in loro direzione e li fissò palesemente in attesa di qualcosa.
«Quindi?»
«Quindi adesso ti siedi qui insieme a noi, attorno a questo tavolo, e iniziamo a fare una lista» gli ordinò imperioso Sirius, indicando una delle quattro sedie libere.
«Una lista?» gli fece eco Peter, confuso. «Di cosa?»
«Ma come di cosa Codaliscia?!» sbuffò James, incredulo. «La lista dei propositi Malandrini di quest’anno, razza di babbeo».
«Oh già» fece Remus di rimando, alzando gli occhi al cielo. «Quella stupida sfilza di cose irrealizzabili?»
Sirius gli mostrò una lunga pergamena scarabocchiata, divisa in quattro colonne per ciascuno di loro: ogni anno, infatti, i Malandrini avevano la personalissima tradizione di darsi degli obiettivi da raggiungere entro giugno.
Per Ramoso il desiderio era sempre quello: uscire con Lily Evans e vincere il Campionato. Possibilmente nella stessa giornata.
Per Felpato non vi era altro che una lunga lista di nomi femminili, con altrettante spunte accanto, e il modellino di una motocicletta scarabocchiato in modo approssimativo.
Per Codaliscia propositi di riuscire ad eguagliare, anche in minima parte, i due sopracitati. I risultati, però, si erano sempre rivelati tremendamente scarsi.
Per Lunastorta l’ardente desiderio di riuscire a fare una pozione senza rischiare di polverizzare la scuola e, aggiunto nella disordinata calligrafia di James, trovare una fidanzata.
«Parla per te» gli rispose Sirius. «Come vedi il mio avanzamento è assolutamente costante».
«Non si può dire lo stesso di quello di Ramoso» asserì Peter, indicando l’ultimo desiderio ripetuto per due anni. «Forse è il caso di cambiare, non credi amico?»
James scosse il capo e strappò la pergamena a Sirius, per poi inforcare una piuma e sottolineare con enfasi la scritta FINDAZARMI CON LA STUPENDA, MAGNIFICA, BELLISSIMA, SUPERLATIVA LILY EVANS.
«Non mi do ancora per vinto, quest’anno è quello buono».
«E’ quello che hai detto anche l’anno scorso» gli fece notare Remus.
«E quello prima ancora» continuò Peter.
«Non torturate questo povero cornuto» gli redarguì Sirius, poggiando una mano sulla spalla dell’amico affranto. «Non può certo essere ai miei livelli a fascino e bravura nella conquista, ma non è scarso. Il problema è che non si applica a dovere».
«A proposito di infallibilità» iniziò James, puntando il dito sulla pergamena, «leggo che al quarto anno c’è ancora un nome senza spunta. Oh, che caso! Non è forse Scarlett Brooks?» Sirius sbuffò e roteò gli occhi al cielo, cercando di ignorare i risolini degli amici in sottofondo.
«Il grande e irreprensibile Felpato non vince sempre» commentò Remus, lo sguardo divertito. «Come ti giustifichi?»
«Cosa posso dire… è l’eccezione che conferma la regola» cominciò, cercando di riacquistare la sicurezza che lo contraddistingueva in conversazioni di quel genere. «Evidentemente non era alla mia altezza».
«Sì certo amico, c’è solo la fila dietro a quella ragazza ma va bene… ti crediamo» lo rincuorò Peter, con falsa accondiscendenza.
«Parlate, parlate... ma voi?» Sirius inarcò un sopracciglio in loro direzione, le braccia conserte e l’aria di sfida. «Non mi pare siate nella posizione di millantare le vostre gesta romantiche».
«Ma nemmeno ce ne vantiamo» gli fece notare James, sempre più divertito per l’irritazione che gli stavano causando. «E poi di quale gesta romantiche parli? Il terzo appuntamento non è considerato fidanzamento, lo sai vero?»
Il Malandrino sotto attacco capì perfettamente l’allusione: Taissa Hagan, di un anno più grande e Corvonero. Il loro rapporto era arrivato fino al citato terzo appuntamento, un record per lui, ma sfortunatamente anche quella ragazza finì per annoiarlo tremendamente costringendolo a battere in ritirata.
Era proprio quello il problema principale, per lui. La noia.
Le relazioni in generale non lo esaltavano affatto e le ragazze tanto meno: erano tutte uguali, prevedibili, anche quando facevano finta di essere diverse si rivelavano l’opposto. Mai, infatti, Sirius si era scoperto realmente interessato a qualcuno, né tantomeno aveva sentito l’esigenza di avere una persona accanto a sé per più di una settimana consecutiva.
«Non mi interessano queste sciocchezza» puntualizzò, impassibile. «Lo sai vero?»
«Ad ogni modo qui è rimasto solo un nome papabile da recuperare e potrebbe essere la tua grande sfida per quest’anno» lo provocò ancora James, ammiccando alla pergamena. «Perché mai dovrei provarci con la Brooks?» chiese Sirius, l’espressione quasi inorridita. «E’ altera, maniaca del controllo, pazza e insopportabile».
«Lascia perdere Felpato, te ne supplico» fu la preghiera di Remus. «Scarlett ti polverizzerà».
«Davvero… mi ha sempre fatto paura quando si arrabbia» rivelò Peter, mentre si mangiucchiava le unghie delle dita. «Vi ricordate quando ha schiantato quel tizio?»
«Andiamo signori, il nostro Malandrino non è mica uno qualunque» li riprese severo James. «Perché non ci fai vedere come si fa, vecchio mio? Il tuo savoir faire è leggenda dopo tutto».
Sirius li fissò irritato come non mai.
Scarlett non era brutta, anzi, era una ragazza oggettivamente bella.
L’idea però di provarci con lei non gli piaceva affatto, come forse non lo allettava il rischio di mettersi in ridicolo. Il celeberrimo quarto anno così tanto rinfacciato le aveva chiesto di andare ad Hogsmeade e lei, di tutta risposta, gli aveva riso in faccia aggiungendo che avrebbe di gran lunga preferito vomitare lumache piuttosto che passare del tempo da sola con lui.
Una sfida però era quanto di più trainante esistesse per lui: come poteva tirarsi indietro?
«Va bene Ramoso, vedrai» gli disse infine con aria da superiore. «Vi farò pentire di aver dubitato di me».
«Sarò in prima fila al tuo funerale» confermò Remus.
«A giudicare dalla prossima lezione è più probabile che presenzierai a quello di tutta la classe» gli fece notare Peter, dopo essersi alzato. «Abbiamo Pozioni ora».
Il ragazzo si apprestò a seguire gli amici verso i sotterranei con aria affranta, arreso al fatto che anche quell’anno sarebbe stato un incubo riuscire ad essere promosso.
Remus era tristemente noto alle cronache per essere un disastro assoluto in quella materia: ormai aveva perso il conto delle volte in cui aveva incenerito, polverizzato o mandato a fuoco il calderone. Una volta Lumacorno fu costretto ad evacuare la classe per un incendio che aveva fatto scaturire durante il terzo anno. Inizialmente il professore pensò che fosse intenzionale, vedendo che si accompagnava sempre a James e Sirius; col passare del tempo, però, gli fu chiaro che in lui non vi era alcun intento scherzoso, ma solo un’inettitudine fuori dal comune.
Quando i Malandrini arrivarono a lezione presero posto velocemente alle prime postazioni libere, mentre Lumacorno osservava gli studenti con sorriso benevolo e paziente.
«Buon pomeriggio, ragazzi. Siccome ho constatato che ahimè siete piuttosto arrugginiti con le nuove pozioni, oggi ho pensato di farvi fare un piccolo ripasso per riprendere manualità con ingredienti e procedimenti».
Il Professore prese a camminare lentamente davanti a loro, le mani intrecciate dietro alla schiena e l’andatura serena, per poi indicare un calderone fumante posizionato esattamente alle sue spalle.
«Qualcuno di voi sa riconoscere la pozione laggiù?» chiese poi pacato, guardandoli speranzoso di ricevere almeno una risposta positiva dopo quella disastrosa settimana di lezione.
Gli studenti guardarono all’unisono nella direzione indicata e osservarono il misterioso calderone: la pozione che conteneva aveva una strana luminosità, quasi madreperlacea, e il fumo saliva dalla sua superficie con delle delicate spirali. «E’ Amortentia, signore». «Eccellente, signor Piton» si congratulò Lumacorno, estremamente soddisfatto della bravura che il ragazzo confermava ogni volta. «5 punti a Serpeverde!»
James e Sirius si scambiarono d’istinto un’occhiata disgustata, mentre guardavano Mocciosus sorridere soddisfatto di sé.
«Ora, come tutti voi dovreste ricordare, l’anno scorso abbiamo studiato l’Amortentia da un punto di vista abbastanza teorico. Quest’anno, invece, per il ripasso di oggi ho deciso di passare al lato pratico: siccome ha un livello di complessità molto elevato, al pari delle pozioni che potreste trovare ai vostri M.A.G.O., ho pensato di farvela riprodurre. Oh è inutile che sorride così, signor Potter, anche se le dovesse venire perfettamente non la porterà fuori da quest’aula, la avverto» concluse poi agitando l’indice in sua direzione, con un sorriso magnanimo.
James abbassò il capo, palesemente deluso.
Il Professore sventolò la bacchetta e sulla lavagna comparvero all’istante la lista di ingredienti con i passaggi da seguire al fine di realizzare una perfetta Amortentia, poi tornò a scrutare gli studenti con espressione pensierosa.
«Suppongo sia il caso di dividervi in coppie. Mh, vediamo…» fece tamburellare le dita sul mento, studiandoli tutti uno ad uno, per poi dire :«Piton... la prego di andare con Lupin, Evans con Potter, Avery e Vance, McKinnon tu vai pure con Sullivan, Mcdonald e Miller, Brooks tu sarai con Black, Paciock con Prewett, Mulciber con Minus e…»
Ognuno ebbe la sua personalissima reazione di fronte a quelle unioni combinate contro il proprio volere.
Emmeline non poté fare a meno di lasciarsi andare in un sospiro frustrato, ancora provata per i risvolti della festa.
Mary fu rincuorata di non essere finita con un Serpeverde, ma quando i suoi occhi incontrarono quelli tristi di Dylan pregò di non essere assediata da mille domande sull’amica con cui aveva appena rotto.
Alice si voltò per sorridere dolcemente a Frank, pensando che quella non poteva essere altro se non l’ennesima conferma sul loro essere predestinati.
Remus lanciò uno sguardo preoccupato a Piton, ma fu grato di essere in coppia con qualcuno così bravo: forse, per quella volta, non avrebbe rischiato di fare danni irreparabili o prendere una D.
Scarlett e Lily si scambiarono un’espressione allibita e arresa, mentre James e Sirius sembrarono alquanto divertiti dalla scelta di Lumacorno.
«Allora, Brooks, dove vuoi farlo
«Come prego?» chiese Scarlett, inarcando freddamente un sopracciglio di fronte alla sfacciataggine con cui Sirius faceva doppi sensi.
«Intendevo la pozione, ovviamente. Pensi sempre male tu» le fece notare e lei borbottò parole incomprensibili ma sicuramente poco garbate, mentre metteva nello zaino il proprio libro per liberare il banco.
«Evans, sono nelle tue sapienti mani» fu invece l’esordio di James e fece un profondo inchino di fronte a un’imbarazzata Lily.
«Direi che io e Potter possiamo andare alla loro postazione, voi rimanete pure qui… va bene Scarlett?»
«Come se facesse differenza il posto» commentò desolata, mentre guardava Sirius sedersi di fianco a lei con un’aria decisamente trionfante.
«Forza e coraggio» le sussurrò Lily con decisione, ma forse era più un appunto per sé stessa che un incoraggiamento all’amica.
«Allora Brooks, da dove cominciamo?» Iniziò Sirius, il gomito appoggiato al banco e la mano che gli sorreggeva il viso. L’espressione divertita e un sorrisetto malizioso ad arricciargli le labbra, mentre fissava Scarlett stringersi nell’imbarazzo.
«Hai gli occhi per leggere la lavagna, Black? Incomincia degli ingredienti e vai a prenderli, io preparo gli attrezzi».
«Adoro la tua praticità» commentò e, senza aggiungere altro, si diresse verso la dispensa.
«Allora, vediamo…cinque petali di rosa rossa, tre di quella nera e altri tre di quella bianca…»
«Eih, Felpato! Hai visto le ossa di serpente in polvere?» chiese James, guardandosi attorno con fare spaesato.
In braccio teneva un enorme mazzo di rose rosse.
«Guarda che devi prendere i petali, non i fiori interi» osservò Sirius, scuotendo sconsolato il capo.
«Inutile fargli notare certe cose, come sempre» si intromise Remus, attentissimo nella propria scelta.
«Lunastorta, vecchio mio, a te sì che è andata male» disse Sirius, sinceramente addolorato per la sorte che gli era toccata. «Se ti serve una mano per mettere Mocciosus a tappeto fammi un fischio».
«Oppure rovescia gli ingredienti in ordine sparso e fai esplodere il calderone» suggerì Peter, che aveva appena varcato la soglia della dispensa. Quando mise a fuoco James e il mazzo di rose rosse che teneva tra le braccia, aggrottò confuso la fronte. «Ma che diamine stai facendo Ramoso?!»
«Non vi preoccupate per questi dannati fiori! Ditemi piuttosto dov’è quella roba polverosa che non riesco a trovare!» Sbottò James, frustrato per quella ricerca infruttuosa.
«E’ qui amico» gli rispose Sirius, porgendogli un grosso barattolo di vetro «Anche la Evans ti ha mandato a fare la spesa?»
«Già, ma non mi dispiace sai?» commentò raggiante, mentre prendeva il preparato che gli stava passando. «Potrei farci l’abitudine, potrei anche farle la spesa giornalmente una volta usciti da Hogwarts».
Sirius scambiò uno sguardo con gli altri due e decisero in un tacito accordo di ignorare totalmente i deliri dell’amico, concentrandosi piuttosto sugli ingredienti mancanti: una volta recuperati il sangue di drago distillato e l’acqua di rose uscì dalla dispensa e raggiunse la postazione dove lui e Scarlett erano posizionati.
«Ecco qua, Brooks» annunciò, appoggiando tutto ciò che aveva agguantato vicino al calderone. «Possiamo farlo ora?»
La ragazza alzò gli occhi al cielo, leggermente demoralizzata per una situazione che doveva subire suo malgrado, per poi iniziare a leggere a voce alta la prima riga delle istruzioni scritta da Lumacorno. In sottofondo echeggiarono le sonore lamentele di Lily di fronte al gigantesco mazzo di rose rosse portato da James.
«Versare in un paiolo di argento l’acqua di rosa; far bollire a fuoco lento mescolando con continuità in senso orario ed attendere che la soluzione diventi omogenea ed incolore» .Quando concluse, si voltò verso Sirius e gli parlò in tono sbrigativo. «Passami l’acqua di rose, Black».
«Ai suoi ordini» rispose e le porse l’ingrediente richiesto.
Sirius la osservò di sottecchi portare a termine con cura il primo passaggio, concentrata e seria. «Ti piace pozioni?» Le chiese, senza pensarci troppo.
«Direi di sì. Come mai questa domanda?» Rispose distratta, mentre mescolava l’intruglio con delicatezza.
«Mi sono reso conto di conoscerti davvero poco, nonostante siano anni che condividiamo la stessa Sala Comune» osservò Sirius con semplicità, scrollando le spalle.
Scarlett gli lanciò in tralice uno sguardo insospettito.
«Bene, ci siamo. Leggi il prossimo step» lo invitò poi, senza aggiungere altro.
«Inserire la polvere di ossa continuando a mescolare la soluzione che ora dovrebbe apparire come argento liquido…ecco, tieni» le passò direttamente la polvere, senza che lei dovesse chiederla.
Scarlett aggiunse l’ingrediente e continuò a mescolare, stando ben attenta a non guardare Sirius. Quest’ultimo si accorse dell’eccessiva attenzione che lei stava serbando al calderone e rise, tra sé e sé.
«Ti diverte questa lezione?» Gli chiese, girandosi finalmente a guardarlo.
«Tu mi fai ridere» la informò, lasciandola spiazzata. «Sei per caso imbarazzata per l’altra sera, Brooks?»
Scarlett arrossì appena nel ripensare alla loro conversazione dopo la festa, ma quello fu il suo torno per lasciare il ragazzo senza parole.
«No, affatto. A dire il vero volevo... sì, insomma, dirti grazie» rivelò e, prima di continuare, tornò a concentrarsi sulla pozione. «Sei stato corretto a tenere per te quella situazione».
Sirius la fissò, il viso leggermente inclinato e lo sguardo attento.
Una frase di quel tenore non era di certo la reazione che si aspettava, come il rossore che potè chiaramente intravedere sulle guance della ragazza. Eppure, dopo lo stupore iniziale di tale dichiarazione, non potè far altro che abbozzare un sorriso sincero in sua direzione.
«Tranquilla, il tuo segreto con me è al sicuro. Non dirò a nessuno che sei un essere umano».
Scarlett, nel sentire quelle parole, rise suo malgrado.
«Giusto, meglio lasciarli nella convinzione che io sia una stronza senza cuore» annuì lei e si voltò a sorridergli, senza smettere di mescolare. «Il punto è chiaro Black, grazie per avermelo ricordato».
Sirius si limitò a guardarla e, quando lei si chinò nuovamente sul calderone, pensò che quella era la prima volta in cui riuscivano a ridere e scherzare insieme.
Scarlett sembrava quasi simpatica senza il muro che si ostinava sempre a mettere tra loro, senza battute al veleno e sarcasmo. Ma fu un pensiero passeggero, che si costrinse a respingere senza approfondirlo oltre.
«Quindi?»
«Quindi cosa?»
«Come sta venendo la posizione?»
Sirius si avvicinò al calderone e si mise a spiarne curioso il contenuto, premendo il proprio fianco contro quello della ragazza. A quel tocco inaspettato Scarlett s’irrigidì appena, ma lui sembrò non accorgersene.
«Caspita Brooks, sei una stronza senza cuore dannatamente brava» commentò infine, colpito suo malgrado dalle doti che aveva dimostrato.
«Dai Black, leggi la riga successiva e piantala» lo ammonì lei, alzando divertita gli occhi al cielo.
«Alzare il fuoco a livello alto senza perdere tempo e mescolare alternando in senso orario e antiorario; ad ogni mestolata aggiungere i petali di rosa in questo ordine: 2 petali rossi, 3 bianchi, 2 rossi, 3 neri ed infine ancora uno rosso» Sirius fece una piccola pausa, rileggendo le istruzioni una seconda volta tra sé e sé, e si voltò verso la ragazza. «Credo che tu abbia bisogno del mio aiuto ora, corretto?»
«Corretto. Prendi i petali e vieni qui, io mescolo e tu li metti nel calderone».
Sirius prese una ciotola e si avvicinò a lei, iniziando ad aggiungere uno ad uno ogni petalo richiesto: con la coda dell’occhio sbirciò il viso di Scarlett, eccessivamente concentrato sul contenuto del calderone, quasi come se non avesse il coraggio di guardarlo.
Da quando era così timorosa nei suoi confronti?
Da quando aveva paura di un confronto?
Quando Sirius finì il suo compito lesse la riga seguente, ancora senza che lei dovesse chiederlo e senza spostarsi di un millimetro.
«Lasciare sobbollire per quindici minuti ed inserire il sangue di drago con la pipetta Pasteur, ad ogni goccia mescolare una volta in senso orario fino ad esaurimento dell’ingrediente fornito.»
Scarlett si voltò per prendere l’occorrente, che era posizionato alla sua destra proprio accanto a Sirius, e rimase pietrificata nel trovare il viso del ragazzo a una manciata di centimetri dal suo.
«Permetti?» Gli chiese, dopo essersi schiarita brevemente la voce, e si allungò verso la pipetta e l’ampolla col sangue di drago.
Sirius rimase immobile e la lasciò fare, intimamente divertito nel vederla in difficoltà. Eppure, doveva ammetterlo almeno con sé stesso, c’era qualcosa di sbagliato o perlomeno strano in quella situazione. Lui per primo si sentiva diverso e avvertiva una strana sensazione nello stare lì, con Scarlett, senza l’ombra di un insulto o una frase di scherno.
«Posso farti io una domanda?»
Sirius si voltò a guardarla, vagamente sorpreso.
«Ho scelta?»
«Certo, puoi sempre dirmi di no» puntualizzò lei, facendo spallucce.
Sirius le sorrise, la classica espressione insolente che lo contraddistingueva sul volto.
«Forza Brooks, fammi la tua domanda» la spronò. «Non mordo».
«Noi non ci sopportiamo, giusto?»
«Assolutamente no» fu la sua risposta, semplice e asciutta. «Volevi una conferma?»
«Non proprio...» Disse Scarlett, mentre posizionava la pipetta nell’ampolla senza guardarlo. Sirius, dal canto suo, la fissò tutto il tempo in attesa che continuasse. «Mi chiedevo solo perché, considerata la premessa, non mi hai presa in giro raccontando tutto della festa».
Sirius attese qualche secondo, prima di risponderle.
«Forse perché non sono il bastardo insensibile che tutti pensano» azzardò, facendo finta di pensarci molto intensamente. «O forse perché odio vincere facile. Scegli la risposta che ti piace di più, Brooks».
Scarlett, nell’udire quelle parole, si girò a guardarlo con espressione indecifrabile.
«Credo che sceglierò la prima».
Sirius soppesò molto attentamente le sue parole e l’espressione con cui le aveva pronunciate. Quello che era successo dopo la festa aveva acceso qualcosa in lei, un cambiamento che percepiva sopratutto nei suoi confronti.
Certo era sempre Scarlett Brooks, l’altezzosa maniaca del controllo di sempre. Ma quella predisposizione nei suoi confronti, così distesa e serena, fu un qualcosa di incredibilmente diverso che gli fu impossibile non percepire.
Quando Sirius aprì la bocca per rispondere, però, un boato interruppe bruscamente la chimica di quella conversazione.
«POOOOOTTEEEEEEEEEEER!»
L’urlo disumano di Lily fece fare un balzo ad entrambi e si girarono di scatto verso la postazione di fianco alla loro, increduli per la scena che si trovarono ad osservare. La ragazza era completamente ricoperta alla vita in su dalla pozione che era esplosa, con i capelli arruffati e il volto contratto da una furia omicida.
James era praticamente in ginocchio, affranto e disperato. La metà destra del suo corpo e del volto ricoperta dalla medesima poltiglia.
«Ti prego perdonami, io non volevo...ti giuro che non volevo! Quello che volevo era darti una mano!»
«Fatemi indovinare…» cominciò Lumacorno, avvicinandosi divertito al calderone, «avete aggiunto il sangue di drago prima dei petali?»
«Il signor Potter lo ha fatto» sottolineò Lily, lanciando a James un’occhiata così rabbiosa che lui sembrò rimpicciolire.
«Mi dispiace signorina Evans, ma dovrò tenerne conto anche per lei. Continuate pure voi altri» intimò il Professore e riprese a passare tra le varie postazioni, mentre canticchiava tra sé e sé.
Sirius e Scarlett scoppiarono a ridere sommessamente quando videro James arretrare, completamente terrorizzato di fronte all’incombere di una minacciosissima Lily. Il fatto di essere sporca e appiccicosa lo poteva anche tollerare, ma prendere un brutto voto per colpa sua era totalmente inammissibile.
«Che coppia» commentò Felpato, gustandosi la strigliata che la rossa stava dando all’amico. Quando Lily finì di elencare tutte le sciagure che James avrebbe dovuto ricevere come equa punizione, lo superò con passo di guerra per uscire dall’aula noncurante delle sue suppliche.
«Sono uno spasso» convenne Scarlett, gli occhi lucidi per quanto aveva riso. «Ma ora torniamo a noi, Black. Non voglio fare la stessa fine... ecco, prendi il sangue di drago: tu inserisci e io mescolo».
Sirius obbedì all’istante e prese la boccetta, riposizionandosi accanto a lei per ultimare la preparazione.
Quando l’ultima goccia si posò sulla superficie della pozione, si scambiarono un’occhiata curiosa per poi rivolgerla al calderone: con somma gioia si resero conto di aver prodotto una perfetta Amortentia, luminosa e dalle caratteristiche spirali di fumo.
«Oh ma guarda qua!» esultò Lumacorno, che passava di lì per caso «Complimenti Brooks, hai salvato Black da un votaccio. Questa pozione è perfetta!»
Scarlett rise divertita di fronte all’aria offesa di Sirius, per nulla soddisfatto da quel commento.
«Signore, guardi che in realtà è il contrario» rivelò imperioso. «Senza di me tutto ciò nn sarebbe stato possibile».
«Ha ragione» annuì la ragazza. «Oggi Black ha dimostrato di saper leggere e di avere il pollice opponibile per prendere gli ingrediente. Un voto assolutamente meritato, signore».
Lumacorno rise magnanimo per quel siparietto e, senza aggiungere altro, si diresse verso la postazione di Remus e Piton. Il Malandrino, teso e preoccupato, deglutì sommessamente quando lo vide avvicinarsi.
«Grazie tante» fu il commento piccato di Sirius. «Bel modo che hai di ringraziarmi».
«Quando vuoi» gli rispose Scarlett, con un occhiolino insolente. «Vado a vedere se Lily è ancora viva».
Sirius annuì divertito e la seguì con lo sguardo, mentre un devastato James lo raggiungeva con fare disperato.
«Non me ne va dritta mezza, è incredibile» sospirò, lasciandosi andare goffamente sulla sedia lasciata libera da Scarlett.
«Per forza, sei un idiota» sentenziò Sirius e si girò a guardarlo, senza riuscire a trattenere una smorfia disgustata per la poltiglia che lo ricopriva per metà.
«Ma lo senti anche tu questo odore?» chiese poi all’improvviso James, fiutando l’aria con insistenza.
«Potresti essere tu, caro mio» lo informò. «Non ti sembra il caso di darti una pulita?» «Io sento…l’odore del manico della mia scopa, del prato appena tagliato e l’inconfondibile fragranza che usa Lily».
Sirius pensò subito di dover dichiarare l’assoluta morte cerebrale di James, ma si accorse che l’amico stava semplicemente inspirando le spirali di fumo dell’Amortentia preparata da lui e da Scarlett: per pura curiosità, senza dire niente, si avvicinò di qualche centimetro alla sottile nuvola di vapore respirandola profondamente.
L’amore, per lui, aveva il profumo della sua adorata motocicletta e del loro dormitorio ad Hogwarts. Eppure c’era anche un’altra nota in sottofondo, sottile e delicata, una traccia che gli fu impossibile identificare per la sua debolezza.
Scarlett, nel mentre, chiuse la porta dell’aula quasi a rallentatore, per poi appoggiarsi di spalle contro di essa tirando un lungo e liberatorio sospiro.
Sirius Black le faceva uno strano effetto da dopo la festa, era come se dovesse calibrare di continuo ogni mossa o sguardo per poter convivere con la sua presenza nelle immediate vicinanze e la cosa non le piaceva affatto. Da quando era diventata così debole? Da quando era succube delle proprie sensazioni?
«Lily?»
Scarlett spuntò nel bagno parzialmente coperta dalla porta, con aria esitante e divertita, mentre guardava l’amica pulirsi e imprecare sottovoce contro James.
«Non ho mai visto in vita mia un imbecille del genere, MAI!» annunciò lei, furente, sciacquandosi il viso dall’intruglio che le era esploso in faccia.
«Conosco un’eccezione» le rispose Scarlett. «Anche se Black si è comportato insolitamente bene per i suoi standard».
«Mi sembra piuttosto evidente che Potter sia un caso disperato a questo punto» commentò Lily, dopo essersi asciugata con eccessiva forza da acqua e sapone.
«James è solo un po’ immaturo, ma è anche sorprendentemente piacevole sai?»
«Scarlett, smettila di patteggiare per lui. Non ci uscirà mai» sentenziò e, dopo essersi data un’ultima occhiata allo specchio, si girò a guardarla. Le braccia conserte e l’aria di sfida.
«Eppure sono certa che prima o poi accadrà» commentò l’amica, un sorrisetto di chi la sapeva lunga riguardo.
«Cosa dovrebbe succedere?» Alice entrò nel bagno, seguita a ruota da Emmeline e Mary.
«Niente, Scarlett ama fare allusioni stupide» tagliò corto Lily. «Com’è andata con l’Amortentia?»
«Bene, ovviamente. Io e Frank siamo una coppia perfetta anche nel lavorare insieme, non che la cosa mi sorprenda» sospirò Alice, felice e soddisfatta. «Anche tu e Black avete lavorato proprio bene insieme, Brooks. Una chimica davvero notevole».
«Non direi, ha semplicemente eseguito i miei ordini» osservò Scarlett.
«A chi vuoi darla a bere? Guarda che vi ho visti» continuò la Prewett, risoluta e pungente. «Ridevate come due perfetti idioti mentre stavate lì, appiccicati al calderone».
Emmeline, nel sentire quella descrizione, si girò a guardare Scarlett inarcando scettica un sopracciglio.
«Ma davvero? Ora che sei single ti interessa Sirius?» Le chiese, una punta di acidità malcelata nella voce e nello sguardo.
«Non dire sciocchezze Vance» fu la sua pronta risposta quasi scocciata. «Abbiamo solo fatto una pozione insieme perché obbligati da Lumacorno».
Emmeline la guardò ancora qualche secondo, poco convinta da quell’affermazione, ma si decise a lasciare cadere la discussione. Il fatto che a lei piacesse Sirius era ben chiaro da anni alle amiche, così come era assodata l’antipatia che Scarlett provava per lui. Un conto era vederlo con una ragazza qualunque, ma sapere di dover assistere alle uscite con una delle sue migliori amiche era tutt’altra faccenda.
Una circostanza che lei non sarebbe mai e poi mai stata disposta a tollerare.
«Va bene ragazze, calmiamo gli spiriti» intervenne allegra Mary. «Questa lezione ha fatto già fin troppi danni».
E Lily, riguardandosi i capelli nello specchio, annuì furente.


Il tanto atteso mercoledì delle selezioni si presentò in una tiepida giornata di metà Settembre. Quel tardo pomeriggio l’intera comitiva era distribuita sugli spalti del campo, in attesa che la squadra di Grifondoro e gli aspiranti membri iniziassero l’allenamento di prova.
Lily, dopo i due giorni di silenzio e preghiere estenuanti da parte di James, si decise a perdonarlo parzialmente per l’accaduto con somma gioia dei ragazzi, ormai prosciugati dalle lamentele dell’amico in merito al casino che aveva combinato.
«Quindi hai perdonato il nostro disadattato per le sue doti esplosive, Evans?» Fu la domanda di Sirius, mentre prendeva posto poco distante da lei. Un paio di occhiali da sole sugli occhi e l’espressione divertita.
«Il perdono è un processo lungo ed elaborato, Black» gli rispose, con fare altezzoso. «Diciamo che gli ho concesso una tregua per il bene di tutti noi».
«Non sai quanto te ne siamo grati» le rivelò Remus. «Eravamo saturi per i suoi lamenti».
«E Lily non mi parla...» Iniziò Peter, scimmiottando l’espressione affranta dell’amico.
«E Lily mi odia...» Si lagnò Frank, simulando un pianto disperato.
«E Lily non mi sposerà più dopo quello che ho fatto» concluse Sirius, portandosi addolorato il dorso di una mano sulla fronte.
Le ragazze, nel vedere quel siparietto, scoppiarono a ridere divertite.
«Povero James» sospirò Mary, mentre lo osservava parlare con il resto della squadra. «Non è cattivo, ha solo un modo tutto suo per dimostrare affetto».
«Tu vivi proprio nel mondo degli unicorni Macdonald» fu il commento dolce di Alice, anche la sua espressione trasudò un ben più grande sarcasmo a riguardo.
«Allora Black, dicci un po’» esordì invece Emmeline, seduta proprio sopra di lui, «esci con Anya Bilson?»
Il ragazzo, nel sentire quella domanda, si girò a fissarla quasi offeso.
«Vance, ma per chi mi hai preso?» Le rispose, portandosi indietro i lunghi capelli neri. «Io mi accompagno solo a ragazze di un certo spessore».
«Ah capisco» celiò lei di rimando, con falso stupore. «Come mai non mi hai ancora invitata ad uscire allora?»
Lily, che stava bevendo un sorso d’acqua dalla sua borraccia, la sputò e iniziò a tossire violentemente, scossa dallo sorpresa per lo slancio dell’amica. Emmeline, però, era sempre stata piuttosto audace. Anche in quel momento infatti fissava Sirius con aria di sfida, le gambe accavallate e la schiena abbandonata contro la gradinata dietro di lei. E il Malandrino, che di certo non era uno che si tirava indietro, abbassò gli occhiali da sole per poterla squadrare da capo a piedi.
«Non credevo fossi interessata» osservò, malizioso e divertito.
«Magari lo ero» rivelò, incurvando un angolo della bocca in un mezzo sorriso.
«Mi duole interrompere questo siparietto di dubbio gusto» intervenne Alice, mentre alle sua spalle Mary dava pacche sulla schiena a una soffocante Lily. «Ma le selezioni stanno per iniziare».
Sirius scoccò un rapido occhialino ad Emmeline prima di girarsi verso il campo. E lei sorrise tra sé e sé, soddisfatta di avergli fatto capire quali fossero le sue intenzioni. Ma forse, più di tutto, l’intento che l’aveva spinta a quello slancio era il pericoloso avvicinamento che lui aveva dimostrato nei confronti di Scarlett durante l’ora di pozioni.
«Allora ragazzi, BUON POMERIGGIO!» Tuonò James, l’aria autoritaria e la scopa su una spalla. Dietro di lui l’intera squadra schierata, con un piglio professionale e serio.
Gli aspiranti nuovi membri erano sette: tre per il posto da Battitore e quattro per il posto da Cacciatore. Quando sentirono il richiamo del Capitano si misero in fila impettiti, pronti a iniziare l’allenamento di prova.
«Credo che ormai sappiate come funziona no?» Continuò James e, mentre parlava, prese a camminare avanti e indietro dinnanzi a loro, scrutandone i volti tesi. «Adesso faremo un po’ di riscaldamento, poi ci sarà una partitella e vi metteremo alla prova. Vi ricordo che sceglieremo solo un Battitore e un Cacciatore, ma i più meritevoli saranno sicuramente presi in considerazione come eventuali riserve. Tutto chiaro?! Non vogliamo smidollati qui, ma solo Grifoni pronti a vincere a qualsiasi costo!»
«Sì, Capitano» affermarono loro all’unisono, solenni e impavidi. Anche quell’anno erano tutti maschi.
«E’ incredibile quanto James riesca ad essere convincente» commentò Remus, piuttosto divertito. «Se non lo conoscessi come le mie tasche lo troverei addirittura temibile».
«Veramente lodevole» ammise Peter, fingendosi colpito. «Quanto vorrei che loro sapessero...»
«Quanto è imbecille» concluse per lui Sirius.
I ragazzi presero il volo con il resto della squadra e iniziarono a sfrecciare per il campo, prendendo le misure dell’aerea di gioco.
Scarlett, che si era rimasta al suolo, si avvicinò a James con un sorrisetto e l’espressione divertita.
«Caspita, non male come inizio».
«Ci sono andato giù troppo pesante?» Chiese lui, leggermente preoccupato.
«Assolutamente no, sei stato perfetto» confermò l’amica, con un occhiolino.
James le sorrise e si chinò sul cassone in cui erano contenute le varie palle da gioco.
«Ecco splendore, questa è tua» la informò, prima di lanciarle la Pluffa.
Scarlett la prese al volo in una mano, con una mossa fulminea ed esperta.
«Grazie Capitano. Vado subito a far vedere a quei marmocchi come si gioca a Quidditch» lo informò e, dopo essere montata sulla scopa, raggiunse gli altri a tutta velocità.
Per i primi dieci minuti fecero giusto un po’ di riscaldamento, sfrecciando per il campo e lanciandosi la Pluffa. James li stava osservando ancora da terra, pronto a liberare il Bolide che si continuava a dimenare tra i lacci che lo tenevano fermo. Un paio di elementi non gli sembravano affatto male, ma era ancora troppo presto per prendere delle decisioni. «Direi che possiamo iniziare» urlò Harper in sua direzione.
«Avanti Potter, dai il via alle danze e vediamo cosa sanno fare questi ragazzini» lo spronò Tyler, posizionato davanti ai suoi anelli. Un ghigno malvagio sul volto e l’aria elettrizzata.
«Bene ragazzi, siete pronti?»
I ragazzi annuirono quasi all’unisono e alcuni di loro assunsero un’espressione vagamente preoccupata quando lo videro liberare il Bolide, che volò rabbioso tra il gruppo.
Crosby pensò subito di dare il buon esempio e lo colpì con la mazza, facendolo sfrecciare il più lontano possibile da loro. Scarlett ed Harper, invece, iniziarono a marcarli stretti, intercettando la Pluffa di tanto in tanto senza impegnarsi troppo e lasciandoli liberi di spaziare nei movimenti e giocare.
Ovviamente nessuno di loro riuscì a fare breccia negli anelli di Tyler, che parò qualsiasi tentativo di tiro con fare quasi annoiato, come a voler sottolineare che non gli costava nessuno sforzo farlo.
«Amico, capisco che sei il numero uno ma lascia almeno una qualche soddisfazione a questi poveri sciagurati» lo bacchettò bonario James, che nel mentre aveva preso il volo per monitorare meglio la situazione. «Così li fai deprimere».
Tyler roteò gli occhi al cielo e annuì, come tacita conferma del fatto che si sarebbe impegnato per dare loro una chance. Una manciata di minuti dopo, infatti, un ragazzino biondo del terzo anno segnò il suo primo punto.
«Molto bravo!» Lo incoraggiò James. «Prendete esempio voi altri!»
L’allenamento andò avanti per un’altra mezz’ora buona e, alla fine, fu subito chiaro chi aveva spiccato tra loro per bravura, agilità e abilità strategiche. Quando toccarono il suolo i 7 aspiranti giocatori sembravano sfiniti, più per la tensione che l’effettivo sforzo fisico. «Tutti molto bravi» si congratulò James, applaudendo con il resto della squadra e gli spettatori.
«Sì, davvero notevoli. Ovviamente ne avete ancora di strada da fare, ma ci possiamo lavorare» intervenne Scarlett, con un tono autoritario e altezzoso che fece sorridere divertito Sirius dagli spalti.
Alla fine i due prescelti furono Gary Logan, terzo anno, e Richard Chambers, quarto anno. Rispettivamente Battitore e Cacciatore.
«Ottimo, adesso che è finita possiamo tornare in Sala Comune» annunciò sbrigativa Lily, già intenta ad alzarsi in piedi. «Ho già raggiunto la mia soglia della sopportazione massima».
«Non vedo l’ora che inizi il campionato» annunciò invece Frank, entusiasta. «Secondo me sono davvero validi quei due, abbiamo ottime chance di vincerlo».
«Lo spero bene» ammise Remus, d’un tratto pensieroso. «Non ho intenzione di sentire le lamentele di James anche su quel fronte».
Sirius e Peter si scambiarono uno sguardo eloquente e non poterono far altro che annuire, totalmente in accordo.
Quando finirono di cenare in Sala Grande e tornarono in Sala Comune, l’atmosfera era alquanto frizzantina: la Squadra di Grifondoro era finalmente al completo, carica di aspettative sul Campionato e impaziente di mettersi alla prova.
«E così, Stellina, anche per quest’anno sarai l’unica donzella» confermò Tyler, mentre osservava Scarlett con sguardo malizioso. «Come fai, mi chiedo, a resistere a tutta questa bellezza attorno a te?»
«E’ lo stesso che mi domando su di voi. Com’è che ancora nessuno è caduto ai miei piedi?» Rispose lei, teatralmente affranta da quella constatazione.
«Mai dire mai Brooks. Un anno è un lungo arco temporale» continuò il Portiere, scoccando un’occhiata in tralice a un imbarazzato Harper. Un’allusione che lei, però, non sembrò affatto cogliere.
«Andiamo signori, non spaventiamo i nuovi arrivati» li redarguì James, facendo cenno a Logan e Chambers. I due osservavano gli altri divertiti e raggianti, ancora intontiti dalla gioia di essere parte della Squadra per riuscire ad integrarsi.
«Non fateci caso... di solito siamo anche peggio di così» rivelò Crosby.
«Parlate per voi. Io sono sempre perfetta» commentò Scarlett, altezzosa e risoluta.
«Regolo numero uno» iniziò James, guardandoli serio, «mai contraddirla o farla arrabbiare».
«Regola numero due» ,continuò solenne Harper, «ha sempre ragione».
«Regola numero tre» concluse Tyler, col suo consueto sorrisetto maligno, «fateglielo credere, anche se per la maggior parte del tempo non sarà affatto così».
Scarlett lo guardò cupa, mentre gli altri ridevano.
«Ti ho già detto che non mi piaci, Seth?»
«Ti ho già detto che non mi interessa affatto, Brooks?» Le rivelò, scoccandole un bacino accompagnato dalla mano.
«Se questa è la premessa, fare il cronista delle vostre partite sarà uno spasso quest’anno» esordì Sirius, che si era avvicinato al gruppo. Scarlett si girò sorpresa a guardarlo, come se fosse l’ultima persona che si aspettasse di vedere. Dopo qualche secondo, però, si aprì in un piccolo sorriso.
«Ti conviene impegnarti più del solito amico» lo avvertì James. «Dev’essere un’escalation inesorabile alla vittoria con una narrativa epica».
«Cercherò di dipingere nel miglior modo possibile le vostre eroiche gesta» promise, portandosi solenne una mano sul cuore. «Che Merlino mi fulmini, se non dico il vero».
James fece per aggiungere altro, ma quando vide Lily pronta a salire le scale del proprio dormitorio si diresse verso di lei alla velocità della luce.
«EVANS!»
La ragazza trasalì per la sorpresa e si girò a guardarlo, un piede sullo scalino e l’espressione ancora vagamente ostile.
«Sì?»
«Ti sono piaciute le selezione?» Chiese James, una mano che andava a scompigliare i capelli già ritti.
Lily si girò completamente in sua direzione e incrociò le braccia al petto. «Non molto» rivelò, spietata. «Non mi piace il Quidditch. Figuriamoci poi le selezioni... almeno nelle partite c’è un po’ di pepe per la vittoria».
James si portò la mano tra i capelli sul cuore, devastato.
«Ma... come non ti piace?» sussurrò, incredulo. «Sei sempre venuta a tutte le partite!»
«Per sostenere Scarlett» confermò, impassibile. «E perché sono Grifondoro. Ma non impazzisco affatto per questo sport».
Sirius e Scarlett, che stavano assistendo a quella scena a pochi metri di distanza, soffocarono a stento le risate nel vedere James che tentava disperatamente di far ammettere a Lily la sua passione per una squadra di cui lui stesso era capitano.
«Lo perdonerà mai davvero?» Le chiese il ragazzo.
«Non saprei...» Iniziò Scarlett, portandosi pensierosa una mano a tamburellare sul viso. «Un votaccio con Lumacorno è un fatto troppo grave, James dovrà impegnarsi più del solito per recuperare. Devo ammettere però che Lily è stata molto brava a gestire il suo risentimento a riguardo».
Sirius annuì, come per darle ragione.
«Periodo di tregue apparenti quindi» aggiunse poi, scrutandola con la coda dell’occhio.
Scarlett si girò a guardarlo, indecisa su come proseguire con la risposta. La sua allusione anche a loro era piuttosto evidente, del resto avevano per primi instaurato una tacita pace da dopo la festa.
Ma perché rinunciare del tutto alle vecchie abitudini?
«Non ti fare illusioni, Black. Sei ancora sulla mia lista nera» gli rivelò, un sorrisetto malizioso che andava ad arricciarle le labbra. «Non ho alcuna intenzione di diventare tua amica».
E Sirius, divertito, la imitò senza esitazioni.
«Tranquilla Brooks, non ho mai creduto nell’amicizia tra uomo e donna» la informò e il suo sguardo si fece d’un tratto perforante e più intenso su di lei. «Se tu dovessi aver bisogno di altro genere di consolazioni, però, non esitare a contare su di me. Sono piuttosto esperto in quel settore».
Scarlett lo fissò atterrita e alzò un sopracciglio.
«Sono inarrivabile per te, non lo hai già capito il quarto anno?» Gli chiese, falsamente gentile. Sirius scrollò le spalle e roteò annoiato gli occhi al cielo.
«Tutte con la stessa filastrocca e poi finite per innamorarvi. Mi aspettavo qualcosa di più originale da te, Brooks».
Scarlett fece un gesto altezzoso con una mano, come per dirgli di smetterla, e si avvicinò a Lily per salvarla dall’attacco di James e raggiungere insieme il dormitorio femminile.
Sirius la seguì con la sguardo, divertito per quell’atteggiamento che lei si ostinava con tutta sé stessa a mantenere. Il proposito a cui mancava la spunta sarebbe stata la sua missione per il settimo anno: Scarlett doveva capitolare ai suoi piedi.
Sirius le avrebbe dimostrato che era esattamente come tutte le altre e che resistergli le sarebbe risultato impossibile alla fine dei conti.
Sfortunatamente, però, la rotta che si era deciso a prendere aveva ben altri piani e difficoltà in serbo per lui.
E presto se ne sarebbe accorto.








Spazio dell’autrice


Buongiorno gente :)
Come state?

Lunedì, che odio il lunedì... giorno più triste della settimana secondo me. Spero di averlo allietato un minimo con questo nuovo capitolo!
Siamo a un piccolo punto di svolta per la narrazione, vi confesso che fremo per andare avanti perché adesso entriamo un po’ più nel vivo delle dinamiche.
Tregue apparenti. APPARENTI.
Tra Lily e James. Tra Scarlett e Sirius.
Questo chap era molto incentrato sulla seconda coppia, ma il prossimo sarà focalizzato sulla prima con un ritorno a Remus e Mary. Vorremo mica lasciarli tranquilli no? QUANDO MAI!!!!
Per il resto vi ringrazio per le recensioni e per l’inserimento tra seguiti/preferiti. Mi fa davvero molto piacere ç.ç
Spero di aggiornare entro la fine di settimana prossima perché poi, ahimè, sarò via per lavoro e credo che sarà impossibile scrivere troppo.
Nell’attesa vi mando un abbraccio malandrino <3





M


   
 
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