Questa
storia partecipa alla challenge del #Writeptember2023
del gruppo Hurt and Comfort Italia.
Day 4:
2. Premiato.
3. “Dovrai proteggerl*”.
Fandom:
Netflix One Piece
Personaggi: Usopp, Kaya (missing
moment, reinterpretazione)
«Stai ferma, prometto che farò piano.» La voce di Usopp era poco ferma, come le sue mani che tremavano
lievemente. Grazie ai suoi nuovi amici era riuscito a scacciare Kuro dalla sua isola, dalla sua casa, e soprattutto da
Kaya. Non senza conseguenze, però: la ragazza, già debilitata a sufficienza dal
maledetto veleno, era stata ferita durante la fuga terrorizzante all’interno
della sua stessa casa.
Quattro mura di prigionia, in balia di un pirata pazzo e megalomane.
I brevi lamenti denotavano una forza di volontà più grande di una basica
resistenza fisica.
«Tieni, mordi. Aiuta.» Usopp le porse il proprio
avambraccio, sapendo quanto potesse essere doloroso venir ricucita, dopo averle
disinfettato in fretta il braccio. «I tagli sono abbastanza profondi, sono costretto
a ricucirteli ma finirà subito. Mordi quando senti il bisogno di urlare. O… di
piangere.»
Un metodo controproducente forse, ma desiderava soltanto il meglio per Kaya, e
al momento non aveva altro con sé.
L’ago entrò una prima volta, e Kaya s’era soltanto aggrappata malferma. Avrebbe
potuto – dovuto – sopportare, non poteva farsi vedere così debole di fronte al
suo migliore amico.
Il filo scorreva rude, l’ago pungeva i lembi di pelle divisi con lame affilate
come rasoi. Per questo erano penetrati nella carne con tanta facilità.
Al terzo punto lei morse tra le lacrime, vergognandosi della propria debolezza,
e strinse più forte che poteva: non un solo altro gemito sarebbe uscito dalle
sue labbra.
«Lo so, lo so tesoro che fa male. Lo so, mi dispiace, ma ho quasi finito.» Le
parole che Usopp rivolse a se
stesso uscirono come sussurri, uditi debolmente da Kaya, intenta a non permettersi
di singhiozzare ancora. Quel “tesoro” lo aveva colto ma non ci aveva dato peso,
non era riuscita a recepirne il significato. Come non aveva mai colto la
sottile differenza tra amicizia e qualcosa di più, da quando le visite
quotidiane di Usopp per lei erano diventate la via di
fuga dalla realtà dolorosa di cui aveva sempre avuto bisogno negli ultimi tre
anni, dalla triste e disperata dipartita dei suoi genitori.
«Ancora uno e ci siamo. Promesso, tu però resisti.» Un ultimo morso, gli
incisivi a segnare la pelle abbronzata dal sole di mare. Ad Usopp
provocava dolore, le stilettate non gli erano indifferenti ma questo non aveva
minato la precisione del suo lavoro, nonostante non fosse un medico. «Brava…»
ci avrebbe pensato dopo, l’incolumità di Kaya era al primo posto.
«Ehi, abbiamo finito.»
Lei sospirò, mascherando coi polsi le scie umide che le rigavano il volto, e
con un sorriso altrettanto maldestro.
«E sei stata davvero coraggiosa, davvero. Brava.»
Kaya gli saltò al collo, stringendo Usopp con tutta
la forza che il corpo sfiancato le permetteva. Non l’avrebbe lasciato andare
facilmente, anche se in cuor suo sapeva che i giorni passati ad ascoltare le
sue avventure assurde, sarebbero giunti al termine quella stessa mattina.
«Promettimi che mi racconterai tutto ciò che accadrà d’ora in poi, quando ci
rivedremo. Promettimelo. Promettimi che gli starai accanto, dovrai proteggerli
perché loro avranno bisogno del grande Usopp.»
La strinse a sé, dimenticando di non essere solo, di avere accanto dei nuovi
amici, forse futuri compagni di avventura, chissà. Col rischio di essere preso
per romanticone da smancerie, si voltò verso Kaya e la baciò, piano, incerto,
delicato. La baciò, premiato con quel contatto così intimo da tutte le fatiche
passate quella notte. «Promesso. Tutto quello che vivrò lo vivrò per
raccontartelo.»