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Autore: ChrisAndreini    09/09/2023    3 recensioni
[Fanfiction What if AU rewrite della saga delle Principesse del Regno della Fantasia di Tea Stilton, ma può tranquillamente essere letta come storia originale, senza conoscere niente della trama, anche perché cambio quasi tutto]
Un tempo i cinque regni erano uniti in un unico regno, governato da un crudele tiranno. Finché un giorno un nobile cavaliere lo sconfisse addormentandolo in un sonno eterno insieme alla sua corte. Egli poi venne eletto nuovo re, bandì la magia, considerata troppo incontrollata e pericolosa, e decise di dividere il regno tra le sue cinque figlie, prima di sparire nel nulla.
Neil non è che il figlio del giardiniere di corte, amico d'infanzia delle cinque principesse, e con un'affinità particolare verso le forze della natura, che spesso sembrano comunicargli qualcosa.
Quando una misteriosa minaccia si abbatte sui regni, le principesse e Neil dovranno fare il possibile per evitare che i più segreti misteri del regno vengano portati alla luce rischiando una nuova e sanguinosa guerra. Ma il nemico potrebbe essere più vicino, misterioso e pericoloso di quanto chiunque potrebbe aspettarsi.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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Il villaggio 

 

Neil non aveva perso tempo, anche perché era davvero curioso di vedere come fosse la situazione a palazzo, dato che il vento e il suo istinto gli suggerivano ben poco di ciò che accadeva dentro le sue mura.

Quindi si era avviato verso il palazzo fischiettando nell’esatto istante in cui aveva raccolto le pesche.

Ed era riuscito ad entrare con una facilità inaspettata.

E non ci fu neanche un’obiezione quando suggerì di andare al villaggio il prima possibile per onorare la tradizione.

…qualcosa non andava.

Infatti Nives non ebbe neanche il tempo di sorridere con sorpresa e speranza alla prospettiva di allontanarsi dal castello e dagli sgraditi ospiti e pretendenti, che zia Berglind annunciò che anche loro l’avrebbero accompagnata, per conoscere il popolo che per uno dei due sarebbe diventato il proprio.

Neil avrebbe obiettato, anche con una certa sagacia, ma Nives gli aveva lanciato un’occhiataccia ammonitrice, e aveva acconsentito a fare una grossa spedizione.

Fu una fortuna che Neil non avesse obiettato, perché gli fu permesso di accompagnare tale spedizione.

E la spedizione finale fu composta da Neil, Nives, Gunnar e i pretendenti, accompagnati da qualche lupo di scorta e dai cavalli per il viaggio.

-È stata una pessima idea- borbottò Neil, molto tra sé, cavalcando in coda alla spedizione con le pesche destinate al villaggio, e osservando i contorni lontani della foresta fulminata che si era fatta fin troppo vicina.

Era difficile che Calengol avrebbe attaccato un gruppo così numeroso, ma era anche vero che attiravano molto l’attenzione, in tanti, e il mezzo gnomo e mezzo elfo era imprevedibile nel suo desiderio di vendetta.

E Neil aveva davvero una brutta sensazione, circa quel viaggio, come se un enorme pericolo fosse in agguato tra le fronde.

Una pessima idea fu anche fermarsi in uno spiazzo, proprio accanto agli alberi, per far abbeverare i cavalli e dare loro da mangiare e un po’ di riposo.

Neil iniziò a guardarsi intorno, all’erta.

-Voi siete il principale responsabile del Grande Albero?- una voce calma al suo fianco lo distolse dai suoi pensieri, e il ragazzo si girò per ritrovarsi faccia a faccia con il principe Lorann, che lo aveva raggiunto e lo osservava con curiosità.

-No, il principale responsabile è mio padre. Io ne faccio solo le veci quando è in viaggio- spiegò Neil, sorpreso dall’attenzione nei suoi riguardi.

Non era abituato ad essere considerato, ed era ancora più raro che qualcuno lo trattasse cordialmente… beh, salvo alcune eccezioni come Nives, Samah e i gemelli.

-Vostro… padre?- il principe Lorann sembrava alquanto sorpreso.

-Sì… Helgi, il giardiniere di corte- spiegò Neil, inarcando un sopracciglio confuso dal suo shock.

Perché citare il proprio padre avrebbe dovuto provocare una reazione del genere?

Quel principe era decisamente strano.

-Oh… conosco Helgi il giardiniere. La sua fama ha raggiunto anche il mio regno. È rispettato e apprezzato per il suo forte legame con la natura- annuì Lorann, calmandosi nel sentire il nome.

Sì, era strano.

Ma Neil non si concentrò sulla stranezza, perché era troppo impegnato a sorridere soddisfatto per il riconoscimento dato a suo padre.

-Già, è davvero fantastico con la natura! Quando c’è lui il Grande Albero ha un’energia diversa, è sempre più felice, ed è riuscito a piantare in ogni luogo, anche i più impervi- si vantò del genitore, orgoglioso di lui.

Non erano maestri della comunicazione, ma Neil amava profondamente suo padre, era in gamba e davvero una brava persona, dietro i suoi silenzi e modi a volte burberi.

Lorann lo ascoltava con estremo interesse.

-Non vedo l’ora di conoscere il famoso Grande Albero. È un peccato che il giardiniere Helgi non sarà presente durante la mia visita- si rammaricò.

-Non so se sarà possibile organizzare una visita al Grande Albero, è uno dei più importanti segreti del regno- Neil provò a fargli notare, iniziando a sistemare le briglie del proprio cavallo.

Prima ripartivano, meglio era.

-La principessa Nives mi ha già dato il permesso. Organizzeremo una visita una volta ritornati dal villaggio- spiegò Lorann, con sicurezza e non trattenendo un sorrisetto alla prospettiva.

Neil lanciò un’occhiata sorpresa verso l’amica, che era impassibile e stava accarezzando il proprio cavallo poco lontano, accanto al principe Hansen, che le parlava a tutto spiano. Neil la vedeva di spalle, ma riusciva a leggere dalla sua postura che fosse a pochi secondi dal tirargli un pugno sul naso, e si stesse trattenendo con il suo massimo autocontrollo.

E il fatto che Gunnar era stato costretto ad allontanarsi di qualche metro non andava a favore della situazione.

Chissà come mai quel principe era ancora lì? Neil non riusciva ad inquadrarlo, e iniziava a temere di averlo ampiamente sottovalutato.

Purtroppo non era riuscito a trovare un secondo per avvicinarsi a Nives e chiedere informazioni riguardo gli ultimi giorni, ma sperava sarebbe riuscito a farlo presto, e sarebbe stato in grado di aiutarla.

Era il minimo che potesse fare vista la situazione.

-I frutti del Grande Albero sono divisi per ramo e genere, o crescono indiscriminatamente in ogni ramo, stagionalmente?- la domanda curiosa dell’elfo attirò nuovamente l’attenzione dell’apprendista giardiniere, che si girò confuso verso di lui, sorpreso che stesse continuando la conversazione.

-Ogni ramo ha il suo frutto predisposto- rispose, con meno parole possibili.

-Scommetto che sia più comodo. Come riuscite a dare abbastanza luce all’albero se è all’interno di una grotta?- Lorann continuò con le domande.

-Eh… la grotta è di ghiaccio e offre un intricato e naturale sistema di rifrazione della luce, che colpisce l’albero nella direzione ideale- rispose Neil, prontamente.

-Suppongo che Helgi lo ha piantato in quella posizione proprio per sfruttare la luce giusta- indovinò Lorann, annuendo nell’immaginarsi l’albero che, era chiaro, non vedeva l’ora di osservare di persona.

-Sì…- Neil rispose monosillabico -…perché siete così interessato all’Albero?- chiese poi, non trattenendo il proprio sospetto.

Lorann non sembrò offeso.

-Ammetto di essere un grande ammiratore delle piante esotiche e uniche nel loro genere. Il Grande Albero è uno dei principali motivi che mi hanno portato a visitare questo regno- ammise, un po’ imbarazzato.

-Non siete venuto per la mano della bellissima principessa Nives?- lo provocò Neil, dandogli tutta la propria attenzione.

-Ammetto di essere ben poco interessato alla principessa di Arcandida, almeno come futura sposa. Il mio popolo usufruisce quotidianamente di magia. Temo che le nostre culture siano troppo diverse, soprattutto considerando che nei cinque regni la magia è reputata illegale e pericolosa- spiegò Lorann, senza peli sulla lingua, e diventando più freddo.

-Per una buona ragione. La magia è pericolosa se utilizzata nel modo sbagliato- Neil alzò le spalle e ripetè un mantra che era diventato praticamente il motto dei cinque regni.

Non si era mai fermato a riflettere veramente sulla questione, perché semplicemente era un discorso troppo radicato in lui.

La magia era pericolosa.

La magia era cattiva.

La magia era illegale.

E le sue conoscenze al riguardo si fermavano lì.

Ed era meglio se evitava di approfondire l’argomento.

Parlare di magia lo metteva sempre inconsciamente sull’attenti.

-Mi sorprende sentire queste parole da una persona come voi- borbottò Lorann, quasi tra sé.

-E cosa vorresti dire con questo?- Neil gli lanciò un’occhiataccia, abbandonando la formalità.

Sentiva un enorme nodo nello stomaco, e non riusciva a non pensare a come l’elfo fosse sempre stato così interessato a lui, fin dall’inizio.

Non gli piaceva quell’attenzione.

Non presagiva nulla di buono.

Lorann lo fissò con uno sguardo di ghiaccio, che sembrava scrutare all’interno della sua anima.

Alla fine abbassò gli occhi, e rispose con voce bassa.

-Nulla, ma voglio che tu sappia che non tutta la magia è pericolosa. A volte ti aiuta a vedere ciò che può sembrare invisibile, ascoltare ciò che è troppo lontano, e cambiare ciò che è sbagliato. E cancellarla completamente dalla terra… rischia di sopprimere la natura stessa e i suoi equilibri. Tutto qui- concluse il discorso senza raccontare assolutamente nulla, e si allontanò da Neil per tornare al proprio cavallo.

L’aspirante giardiniere lo guardò andare via con uno sguardo truce e il cuore che batteva troppo forte.

Vedere ciò che appare invisibile… la lettera di Purotu.

Ascoltare ciò che è lontano… era successo fin troppe volte.

Cambiare ciò che è sbagliato… il fiore del deserto.

No! Si stava solo lasciando condizionare!

Aveva un buon sesto senso, ed era intelligente e percettivo.

Non aveva assolutamente nulla a che fare con la magia.

La magia erano incantesimi, studio, bisognava impegnarsi sul serio per iniziare ad usarla.

Non era istintiva o naturale.

E Neil non era magico, assolutamente!

Cercando di dimenticare le parole dell’elfo, si girò verso Nives, per controllare come stesse andando la sua chiacchierata con il principe rompiscatole.

Solo che… Nives non era più lì.

E neanche il principe.

E neanche Gunnar.

Non erano da nessuna parte.

Oh no! 

Non si metteva per niente bene!

Notò che i lupi della guardia reale stavano raggiungendo in fretta la radura, e sembravano guardarsi intorno, senza però prendere una direzione, confusi e agitati.

Qualcosa non andava.

Non andava proprio.

-Principe Lorann, avete visto la principessa Nives?- chiese Neil, preoccupato, avviandosi verso i lupi per cercare qualche indizio su dove potesse essere.

L’elfo sembrò notare solo in quel momento che la principessa che avrebbe in teoria dovuto conquistare non fosse da nessuna parte, e piegò la testa, riflettendo.

-Molto curioso… davvero molto curioso- borbottò, quasi tra sé.

-Se avete intenzione di parlare per enigmi senza fare nulla, forse è meglio se state in silenzio- si lamentò Neil, alzando gli occhi al cielo e cercando impronte nella neve per capire dove fosse andata Nives e raggiungerla.

-Vorrei aiutare, ma noi elfi siamo molto osservanti delle leggi dei paesi che ci ospitano… al contrario degli abitanti di tali paesi, a quanto pare- Lorann… continuò a parlare per enigmi, quindi Neil decise che era meglio ignorarlo, e si concentrò, cercando di usare il suo istinto per guidarsi.

Finalmente gli sembrò di scorgere delle ombre poco lontano.

E di sentire delle voci attutite.

Corse in quella direzione senza farsi troppe domande.

-Osservare… ascoltare… cambiare… sarà meglio tenere d’occhio questo ragazzo- borbottò Lorann, tra sé, con un sorrisino, restando nello spiazzo e tenendo d’occhio i cavalli.

 

Nives non sapeva come si fosse ritrovata ad accompagnare il principe Hansen all’interno della foresta fulminata, ma iniziava a sentirsi davvero incastrata da quel damerino.

Perché in fin dei conti non aveva nessun motivo per stargli appresso, ora che sua zia era lontana parecchi chilometri, rimasta ad Arcandida, e in quella spedizione tutti i partecipanti tranne lui erano dalla sua parte, e poteva permettersi di essere sgradevole.

Ma il principe Hansen aveva un carisma pericoloso, che rendeva oltremodo impossibile a Nives, troppo abituata e timorosa di ricevere brutte conseguenze, dire di no.

Ed eccola lì, in un posto lontano, in mezzo ad alberi bruciati, in territorio nemico, e lontana da Gunnar.

…c’era un secondo motivo, forse, che l’aveva spinta a mettersi così tanto in pericolo.

Ma ora che si trovava effettivamente in pericolo, iniziava a pensare che non ne valesse la pena.

Perché una parte di lei aveva sperato che mettendosi alla mercé di Calengol, forse avrebbe fatto rendere conto al principe Hansen che non valeva la pena sposare la principessa di un regno con dei pericoli del genere in agguato.

Ma forse… restare sola con Hansen poteva rivelarsi peggio di un eventuale e non sicuro attacco da parte del mezzo gnomo e mezzo elfo che viveva nelle rovine della foresta.

-Sapete, principessa Nives, non posso fare a meno di notare che passate molto più tempo in mia compagnia rispetto a quella del principe Lorann… mi permetta di essere audace… penso che forse potremmo renderlo ufficiale- stava infatti dicendo, avvicinandosi pericolosamente.

Nives si ritrovò a fare un passo indietro, cercando di non mostrare la propria agitazione.

-Non credo di capire a cosa state alludendo, principe Hansen. Vi sto solo mostrando i resti di ciò che un tempo era l’unica foresta del regno, come da vostra richiesta. Ma penso sia meglio ritornare ai cavalli- fece per superare Hansen e dirigersi nuovamente nello spiazzo con gli altri, ma venne fermata dal principe, che l’afferrò bruscamente per il polso, facendola irrigidire completamente.

-Penso che nessuno si preoccuperà se manchiamo ancora qualche minuto. Principessa Nives, non vi fa piacere restare ancora un po’ in mia compagnia?- Hansen le sorrise incoraggiante, ma la sua forte presa stonava parecchio con la sua espressione rilassata e le sue parole.

-Principe Hansen, vi prego di…- cominciò a dire Nives, provando a scansarsi con la massima eleganza, ma sinceramente pronta a combattere, se fosse stato necessario.

Un ringhiare alle sue spalle la interruppe, e il principe la lascò andare, scosso da uno starnuto impossibile da trattenere.

Nonostante il ringhio fosse tutt’altro che rassicurante, Nives si sentì immediatamente protetta, e si girò verso Gunnar, pronta a raggiungerlo e farsi portare via da lì.

Avrebbe riconosciuto il suo fedele compagno tra mille.

-Il vostro lupo sta… ringhiando verso di me?- la domanda offesa e irritata del principe la fece fermare sui suoi passi.

Era… una minaccia, per caso?

Nives riusciva ad avvertire il sottotesto implicito di quella frase: “Dirò a tutti che il lupo mi ha minacciato”.

Che si aspettava, che Nives dicesse a Gunnar di allontanarsi e lasciarla in balia di quel mostro?!

Nives gli lanciò un’occhiata di fuoco, e si mise davanti a Gunnar, accarezzandogli con tranquillità il capo.

-Gunnar si agita solo quando sente una minaccia, principe Hansen. Sapendo questo, non credete sia meglio allontanarsi e raggiungere gli altri?- provò ad essere diplomatica, ma non trattenne un tono di sfida.

-Io invece credo che il vostro lupo sia pericoloso. Non vi sembra che sia troppo possessivo nei vostri confronti? Non permette a nessuno di avvicinarsi. Perché non lo mandate via e non concludiamo la nostra conversazione lontani da…- la frase venne interrotta da una serie di starnuti.

-Credo che la nostra conversazione sia già conclu…- Nives si girò, decisa a non cedere, questa volta, ma Gunnar la sorprese, superandola per abbattersi contro il principe Hansen.

Nives si girò scioccata, aspettandosi si trovare il principe con la spada in pugno pronta ad attaccarla (era l’unico scenario che giustificasse la furia selvaggia della sua composta guardia del corpo), ma rimase ancora più sconvolta quando notò che Gunnar non si era gettato contro Hansen, bensì contro una figura alle sue spalle, che si stava avvicinando furtivamente e che nessuno, a parte Gunnar, aveva notato.

Pensate, Nives iniziava ad essere così turbata da Hansen, che la vista del più grande nemico che aveva, e unica concreta minaccia per il regno, fu quasi rassicurante, per lei.

-Calengol!- esclamò, comunque indietreggiando di qualche passo.

La creatura mezzo gnomo e mezzo elfo si scansò dall’attacco di Gunnar, che si ritirò per mettersi davanti a Nives e proteggerla.

Il principe Hansen, che si era piegato su se stesso spaventato da Gunnar, cercò di mettersi dritto, e provò a prendere la spada, anche se visti gli starnuti, fu decisamente impacciato nel farlo, e la fece cadere a terra.

-Non è furbo da parte vostra farvi vedere da queste parti, principessa Nives. Beh, è buono per me! Posso rapirvi con più facilità, e vendicarmi finalmente di ciò che ha fatto vostro padre!- la minacciò la creatura, tirando fuori un coltello e puntandolo verso la principessa e il suo lupo.

Sembrava completamente ignorare il principe.

…probabilmente perché era davvero poco minaccioso, per lui.

Gunnar avrebbe voluto attaccare, ma sapeva di non poter fare gesti avventati.

Davanti a loro c’era Calengol, ma intorno, da ogni lato, celati dai rami scheletrici degli alberi ormai ridotti in tizzoni, c’erano una decina di corvi rossi pronti ad attaccare Nives nel momento in cui si fosse trovata scoperta.

Gunnar lanciò un richiamo verso gli altri lupi di guardia, ma non era sicuro che sarebbero arrivati in tempo.

Non era neanche sicuro che potessero raggiungerli.

C’era una strana forza, nell’aria, come una bolla che sembrava isolare il suono e la vista.

La soluzione migliore era prendere Nives sul dorso e scappare via il più in fretta possibile.

Solo che… Gunnar non poteva lasciare Hansen in balia di quella creatura.

E non poteva prendere anche lui perché era allergico.

Ugh, quel principe rendeva tutto più complicato!

Nives si rese conto dello stallo, e cercò di approfittarne per provare a comunicare.

-Calengol, non sono la vostra nemica! Non è stato mio padre a mandare alle fiamme la foresta. Se mi permettete di spiegarmi, potremmo risolvere la situazione e ricominciare su una nuova base- cercò di far ragionare la creatura, che però era accecata dalla rabbia e dal desiderio di vendetta.

-Voi eravate lì, principessa? Perché io c’ero! Ho assistito alla distruzione completa della mia foresta, della mia famiglia. Ricordo ogni istante come se fosse accaduto ieri. Noi non eravamo da nessuna parte, non abbiamo fatto nulla, e vostro padre, o chi per lui, ha bruciato ogni cosa. Voi siete la progenie di un mostro, e meritate di pagare per i suoi crimini- Calengol spiegò il suo punto di vista con odio malcelato, sputando le parole addosso a Nives come se fosse lei la causa di ogni suo problema.

Nives aveva sempre provato emozioni contrastanti verso il suo più grande nemico: da un lato, la minaccia che causava al regno fin da quando lei era piccola l’aveva sempre spaventata, soprattutto prima che arrivasse Gunnar. Dall’altro, provava pena verso quella creatura sofferente.

La guerra gli aveva portato via tutto: la casa, la famiglia, gli amici… Nives non riusciva a immaginare di essere l’unica sopravvissuta ad una tragedia del genere, e al vuoto che Calengol doveva provare.

Ma allo stesso tempo… lei non era la responsabile.

A prescindere da chi avesse appiccato l’incendio, Nives non aveva niente a che fare con l’accaduto.

-Avete ragione, non ero lì. Non ero ancora nemmeno nata quando è successo. Perché devo pagare per una colpa che non mi appartiene?- provò a ragionare con lui, anche se sembrava un’impresa impossibile.

Parte di lei sperava che presto sarebbe giunto Neil ad aiutarla, ponendo fine a quello stallo.

O i lupi della guardia reale.

E al momento prendeva tempo.

E cercava di illustrare il suo punto di vista.

Non credeva fosse giusto che i figli pagassero per le colpe dei genitori.

Erano due persone completamente diverse, e in comune avevano solo il sangue.

-Io ho pagato per una colpa che non era mia. Così va la vita, principessa! E non c’è niente di peggio di perdere ciò che più si ama. Questo vostro padre lo imparerà presto!- la minacciò Calengol, sordo alla ragionevolezza di Nives, facendo qualche passo.

Gunnar iniziò a ringhiare, e si mise in posizione di attacco.

Nives notò i corvi attorno a loro.

-Calengol, inseguire la vendetta non riporterà indietro la tua famiglia. Se mi permetti di aiutarti, potrei piantare nuovi alberi, Helgi potrebbe…- Nives provò un ultimo tentativo disperato di portare Calengol dalla sua parte.

Erano anni che cercava di reclutare Helgi e Neil per ridare vita alla foresta fulminata, ma aveva sempre riscontrato molta resistenza da parte di Calengol e di zia Berglind.

-Neanche nuovi alberi riporteranno in vita la mia famiglia e i miei amici!- insistette lui, ma i suoi occhi erano più addolorati che arrabbiati.

Era la conversazione più lunga che avessero mai avuto.

-Lo so, ma non è forse meglio provare a ricostruire qualcosa, invece di continuare un’opera di distruzione che non porterà altro che…- provò a farlo ragionare, iniziando a sperare di poter superare la sua dura corazza, ma venne interrotta da qualcuno che aveva scordato fosse lì.

-Vi salvo io, principessa!- esclamò una voce scossa da starnuti. 

Il principe Hansen aveva recuperato la spada, e aveva goffamente attaccato Calengol, che si era scansato con facilità, e aveva approfittato della vicinanza del principe per afferrarlo, disarmarlo nuovamente, e puntargli il coltello alla gola, passando in vantaggio.

Maledetto Hansen! Creava solo problemi!

-Se non ti consegni a me, non sarai l’unica a pagare, principessa!- Calengol approfittò di avere un ostaggio per incoraggiare Nives a seguirlo.

Nives e Gunnar si lanciarono un’occhiata, valutando se fosse o no una buona idea lasciarlo lì e scappare.

Erano entrambi buoni di cuore, quindi non era da loro mettere qualcuno in pericolo per salvarsi.

Anche se… beh… potevano liberarsi di un enorme fastidio senza il minimo sforzo.

Per fortuna, prima che potessero decidere quanto fossero buoni di cuore, due nuovi lupi entrarono nella radura, ringhiando sommessamente e allertando i corvi rossi.

Guidati da una persona che Nives non era mai stata così felice di vedere.

-Calengol, amico, non credo proprio che continuare con questa scelta sia la cosa migliore da fare- disse l’inconfondibile voce di Neil, apparendo con mani sollevate, e attirando l’attenzione dello gnomo-elfo.

-Non sono tuo amico! Soprattutto dopo quello che hai fatto ai miei corvi qualche giorno fa! Uno di loro si è contuso un’ala!- si lamentò Calengol, tenendo saldo Hansen, ma puntando il coltello contro l’assistente giardiniere, che si irrigidì.

Nives gli lanciò un’occhiata sorpresa. Neil non le aveva detto niente riguardo un attacco dei corvi.

Neil non la guardò, ma le fece un cenno segreto che solo loro conoscevano: “Scappa, qui ci penso io”.

Nives non apprezzava quel gesto, ma con Calengol era inevitabile, e anche Gunnar sembrava aver capito, e lanciò a Nives un’occhiata d’intesa.

Avrebbero aspettato che fosse abbastanza distratto, e poi sarebbero fuggiti.

-Potremmo essere amici, sai. Non so cosa ti abbiano raccontato i tuoi figlioletti, ma è stato un malinteso. E sono certo che sia un malinteso anche il fatto che stai tenendo sotto scacco un principe di un altro regno che non ha niente a che fare con la diatriba tra te e la corona, o sbaglio?- Neil provò a lisciarselo, con mani sollevate per mostrare che non aveva armi in mano, anche se i suoi occhi brillavano pericolosamente.

Neil aveva sempre avuto occhi molto magnetici, ma in quel momento lo erano più del solito: svegli, brillanti, di un colore indefinibile che passava dal verde, all’azzurro, e al grigio.

-Le vittime innocenti ci sono in ogni guerra, o sbaglio?- Calengol non notò la pericolosità nello sguardo del giovane uomo davanti a lui, e parlò con la solita aggressività, anche se la mano che teneva il coltello, ancora una volta puntato verso il collo di Hansen, tremava appena.

-Questa non è una guerra, Calengol. Perché se lo fosse, io non credo che tu vorresti avermi come nemico- la voce di Neil si fece più fredda, e i corvi iniziarono a rendersi conto che emetteva un’aura di pericolo, e distolsero l’attenzione dalla principessa per puntarla su di lui.

-E cosa mai potrebbe farmi uno stupido giardiniere?- Calengol, al contrario, sollevò le spalle, per niente impressionato.

-Forse ciò che ho già fatto ai tuoi corvi. E non ne avevo neanche intenzione, quella volta. Pensa a cosa potrei fare con tutto il mio potenziale all’opera- Neil iniziò a fare qualche scenografico gesto come ad invocare qualche magia antica.

E Nives, che fino a quel momento era piuttosto confusa riguardo le parole che stava dicendo Neil, e preoccupata per la sua aura quasi malvagia… si calmò completamente, e poco le mancò che roteasse gli occhi al cielo, divertita.

Perché aveva visto quella sceneggiata più volte di quante le volesse ammettere. Ogni volta che Neil cercava attenzione, o faceva un qualche scherzo, principalmente alla contessa, oppure giocava con Thina e Tallia interpretando il cattivo, faceva sempre, sempre così.

Ma questo tutti gli altri non lo sapevano, quindi l’intera attenzione andò su di lui, e Nives ne approfittò per mettersi in groppa a Gunnar e iniziare ad indietreggiare lentamente verso lo spiazzo con i cavalli.

-Se osi torcere anche solo una piuma ai miei corvi, sarai tu a dover temere la mia collera- Calengol sembrò finalmente colpito dalla minaccia. Per lui i corvi rossi erano come dei bambini. Li aveva salvati da cuccioli, trovandoli nelle rovine della foresta, e da allora erano stati la sua unica compagnia. Erano inseparabili.

-Mi rassicura sapere che le tue priorità sono… Ma cos’è quello?!- Neil guardò un punto alle spalle di Calengol, e lo indicò con tantissima enfasi e paura, facendolo girare di scatto, e abbassare il coltello.

Anche i corvi si girarono verso il punto, catturati da Neil e dal suo carisma.

Gunnar fece uno scatto verso gli alberi, e Neil sorrise tra sé.

-Fregato- borbottò, non trattenendo una risatina, mentre afferrava con prontezza il principe Hansen, se lo caricava in spalla, e saliva in groppa al lupo più vicino nonostante i suoi lamenti, pronto a correre via da lì prima che i corvi si rendessero conto di cosa stesse succedendo.

-Brutto piccolo figlio di…!- quando Calengol capì di essere stato imbrogliato, iniziò a inseguirlo e a lanciargli contro maledizioni, ma era ormai troppo tardi, e aveva perso l’occasione.

Calengol era una creatura assetata di vendetta e rabbia… e questo lo rendeva spesso davvero cieco alla ragione… e facile da prendere in giro.

Neil aveva perso il conto di quante volte l’avesse intrappolato in un dialogo ridondante e poi distratto fingendo di aver visto qualcosa alle sue spalle.

Ci cascava ogni singola volta!

Era incredibile!

Neil raggiunse in fretta lo spiazzo dove i cavalli erano in attesa e il principe Lorann appariva piuttosto curioso dalla situazione, ma non faceva alcun commento.

Sbolognò uno starnutente principe Hansen accanto al suo cavallo, e poi si avvicinò a Nives, che stava accarezzando Gunnar e sembrava parecchio giù di morale.

-Tutto okay, principessa?- le chiese, inginocchiandosi accanto a lei.

Nives non lo guardò, e annuì.

-I figli non dovrebbero pagare per gli errori dei genitori- borbottò lei, mordendosi il labbro inferiore.

Neil trattenne un insulto verso il famoso Re Saggio che aveva sbolognato tutto sulle spalle delle proprie figlie prima di sparire nel nulla, e si limitò a dare alla ragazza qualche pacca sulle spalle, confortante.

-Concordo completamente- disse solo.

-Vorrei poter trovare una soluzione. Non mi piace essere sempre costretta a scappare- affermò poi Nives, abbattuta.

Gunnar grugnì, infastidito quanto lei dalla situazione.

-Beh, non è una minaccia così grossa. Se non ci fosse stato il principino damerino da salvare avresti evitato il problema con una facilità disarmante- osservò Neil, lanciando un’occhiata al principe Hansen, che sembrava davvero infastidito, e si era alzato a fatica, strofinandosi il naso rosso.

-Avevo tutto sotto controllo!- esclamò rivolto verso di loro, senza osare avvicinarsi per paura di Gunnar.

Nives strinse i denti, ma non commentò.

Neil la conosceva abbastanza da sapere che stava raggiungendo il punto di rottura… avrebbe voluto avere qualche snack a portata di mano.

-Dovremmo riprendere il cammino, prima che Calengol provi ad attaccare nuovamente- suggerì, cercando di chiudere l’argomento.

-Se non fosse stato per il lupo, lo avrei sicuramente sconfitto!- insistette Hansen, non riuscendo a trattenere la sua rabbia, e lanciando a Gunnar un’occhiata di sdegno.

Gunnar si limitò ad alzare gli occhi al cielo, non toccato dalla velata accusa.

Nives… raggiunse il punto di rottura.

Si girò verso Hansen, svettando il suo più penetrante sguardo di ghiaccio.

-Se non fosse stato per VOI, principe Hansen, non sarei neanche finita in pericolo. Se non fosse stato per VOI, principe Hansen, Gunnar mi avrebbe portata al sicuro prima ancora che Calengol si facesse vedere. Speravo che fosse ormai chiaro, ma a quanto pare devo essere esplicita: se credete che io potrei mai rinunciare a Gunnar per VOI, principe Hansen, vi sbagliate di grosso. E se credere che io potrei mai sposare uno come VOI, principe Hansen, vi sbagliate di grosso. Voi non avete la minima speranza di diventare il futuro re di Arcandida. Io non ho la minima intenzione di sposarvi, soprattutto dopo ciò che è accaduto oggi- gli si avvicinò con rabbia sempre maggiore, enunciando ogni parola con la lingua affilata come un coltello. Il principe Hansen sembrava sorpreso e colpito da ciò che la principessa stava dicendo. Era chiaro che fosse indignato, ma dopo qualche secondo dove era rimasto completamente senza parole, si aprì in un sorriso tranquillo.

-Lo shock è un’emozione naturale, e fa dire cose che non pensiamo. Mi scuso se le mie azioni l’abbiano infastidita, principessa Nives- provò a risolvere la situazione, e dal suo sguardo si aspettava che anche Nives si sarebbe scusata.

La principessa però si limitò a voltarsi, e a dirigersi verso Gunnar.

-Andiamo al villaggio, prima che si faccia buio- ordinò agli altri, e fece cenno a Neil di prendere le briglie del cavallo che, era chiaro, non avrebbe cavalcato per il resto del viaggio.

Neil eseguì con un sorrisetto divertito sotto i baffi, e salì sul proprio cavallo, pronto a procedere.

Il resto del tragitto fu piuttosto silenzioso, e in poco tempo finalmente arrivarono al villaggio.

 

Nives non riusciva a dormire.

Erano stati sistemati nell’unica locanda del villaggio… di tutto il regno, in realtà, e si sentiva davvero tanto inquieta, nonostante i festeggiamenti per l’arrivo prematuro delle pesche erano stati grandiosi e calorosi come sempre.

Nives amava i momenti in cui riusciva ad uscire dall’aria opprimente del palazzo e interagire con il suo popolo.

Il regno dei ghiacci era freddo e poteva sembrare inospitale, ma il villaggio, sebbene piccolo, era il vero cuore in mezzo a tutta la neve e il ghiaccio, il posto più caldo e felice nel quale Nives fosse mai stata.

Probabilmente non avrebbe retto il confronto con le accoglienti isole del regno dei coralli, e anche il regno del deserto era famoso per il clima di comunità e apertura tra i cittadini.

Ma per Nives, che non riusciva neanche a ricordare quei luoghi così lontani, il proprio villaggio era il migliore che esistesse, e una vera e propria casa.

Ma in quel momento la sua mente era inquieta, ed era preoccupata.

La sua camera era chiusa a chiave dall’interno, e le finestre sbarrate, ma aveva comunque paura che qualcuno potesse raggiungerla e farle del male.

Sapeva che niente le sarebbe accaduto finché Gunnar era accanto a lei, ma la brutta sensazione restava, e si sentiva davvero troppo debole.

Odiava dipendere da altri, e farsi proteggere. Doveva essere una principessa, dopotutto, una futura regina, capace di badare a sé stessa.

Non le piaceva l’idea che avesse effettivamente bisogno di qualcuno al suo fianco.

E temeva che se non dimostrava di sapersi difendere, sua zia avrebbe potuto forzarla con questa scusa a prendere marito.

Beh, di certo non avrebbe preso il principe Hansen come tale, dato che lui sicuramente non sapeva difenderla.

Nives sospirò, e si girò per l’ennesima volta nel giaciglio che aveva trasformato in una specie di letto, per terra, per restare il più possibile vicina a Gunnar.

Il lupo era sveglio, e si girò a sua volta verso di lei, avvicinandosi e guardandola dritta negli occhi.

I suoi occhi azzurri erano così umani che nell’oscurità notturna, Nives si poteva quasi dimenticare che appartenessero ad un lupo.

-Stai bene, Gunnar?- gli chiese sottovoce, sollevando un braccio per accarezzargli la testa.

Gunnar guaì piano, e distolse lo sguardo.

-So che è sempre un po’ difficile per te venire al villaggio. Ti hanno fatto qualcosa di male quando eri un cucciolo?- chiese Nives, cercando di distrarsi pensando al suo compagno.

Era stato accolto a palazzo quando era ancora abbastanza piccolo, ma nonostante tutto era già di enorme stazza, e il capobranco. Era un lupo davvero formidabile. Nives aveva solo cinque anni, ma ricordava quanto l’avesse fatte sentire immediatamente al sicuro.

E aveva notato, nel corso del tempo, che sembrava sempre malinconico quando visitavano il villaggio, e osservava spesso una famiglia che viveva ai confini della città, ed interagiva ben poco.

Nives aveva scoperto, indagando un po’, che anni prima avevano perso un figlio quando egli aveva solo sette anni, e si diceva fosse stato sbranato dai lupi. Si erano ripresi molto lentamente, e avevano avuto altri due bambini, in seguito, ma si tenevano sempre a distanza da Nives e dai lupi della guardia reale.

Nives non riusciva del tutto a biasimarli, ma avrebbe voluto poter fare qualcosa.

Per essere una principessa, era davvero inerme contro i pericoli del suo regno.

Gunnar scosse la testa, e poi avvicinò il muso a Nives, e le diede qualche colpetto sulla mano.

-Io sto bene, Gunnar, solo un po’… insonne. Forse ho esagerato con il principe Hansen, non vorrei rischiare un incidente diplomatico- borbottò, ammettendo le sue preoccupazioni.

Gunnar era l’unica persona a cui non dispiaceva mostrare la sua vulnerabilità.

Con Gunnar era proprio semplice essere vulnerabile.

Essere… umana.

Fallibile.

Semplice.

Lui non l’avrebbe mai giudicata.

Gunnar grugnì appena, roteando gli occhi.

Nives accennò un sorrisino divertito.

-Lo so, ma il mio regno è giovane, e non posso permettermi una guerra- spiegò.

Gunnar guaì.

-Già… hai ragione, ma Zia Berglind…- Nives non finì la frase, ma Gunnar intuì comunque ciò che intendesse.

Se non fosse stato per la contessa, probabilmente Nives non avrebbe avuto molti problemi a fare come voleva, e sarebbe stata una sovrana decisamente migliore.

Il lupo ringhiò appena.

Nives lo guardò allertata.

-Gunnar… non posso. Ha lei il potere, è mia zia, e a meno che non si trovi un motivo, non posso…- sospirò -…vorrei avere il coraggio e il potere di oppormi veramente a lei, ma non sono abbastanza forte- ammise, delusa da sé stessa.

Gunnar sollevò una zampa verso di lei, e le asciugò dolcemente una lacrima che la ragazza non si era resa conto fosse uscita fuori.

-Andrà tutto bene. Non può obbligarmi, non c’è nessuna legge a cui aggrapparsi per farlo, no? Devo solo resistere un altro po’. Il principe si stancherà presto, e tutto tornerà come prima. Proviamo a dormire, adesso. È stata una giornata intensa per entrambi- Nives si avvicinò a lui, stringendolo in un abbraccio, e chiuse gli occhi, provando ad abbandonare le preoccupazioni e farsi un buon riposo, sperando che tutti restassero nelle proprie camere, quella notte.

Non poteva minimamente immaginare che in quel momento nessuno, oltre a lei e Gunnar, fosse all’interno della locanda. Qualcuno era intento a fare qualcosa di molto innocente, tipo farsi un giro in città, vedere le stelle, o cose del genere. Qualcuno… era intento a fare qualcosa di tutt’altro che innocente, aiutato dalle ombre della notte a non farsi notare.

 

Una figura nascosta tra gli alberi scrutò con una certa delusione la persona che l’aveva appena approcciata, anche se quest’ultima non poteva vederla in faccia, dato che era coperta da un cappuccio. 

-Ho notato che non è andata molto bene la tua piccola… missione- osservò, con voce rilassata che tradiva un profondo fastidio.

-Se non fosse stato per quel maledetto lupo ci sarei riuscito, era tutto perfetto- si lamentò il nuovo venuto, sistemandosi il pesante mantello, che però non celava molto bene la sua identità, che si rivelò essere il principe Hansen.

Dei due, non era di certo lui quello che si nascondeva.

-Se era tutto perfetto ci saresti dovuto riuscire, non hai neanche sfruttato il mio scudo magico- la figura incappucciata non accettò scuse, e parlò con lo stesso tono che si usa con un bambino, o un idiota.

-Non è colpa mia se quella sgualdrinella è sempre circondata da bestie feroci- si difese il principe, irritato dall’essere trattato come uno stupido incapace. Era la sua allergia il problema.

La figura misteriosa però non apprezzò minimamente il commento.

-Non mi sembra il caso di parlare in questo modo della tua futura moglie, principe Hansen. Beh… sempre che tu sia effettivamente in grado di diventare suo marito- affermò, con voce gelida.

-Lo sarei già se non fosse per quello stupido e ripugnante lupo! Ma ha visto come la guarda?! È pericoloso per una principessa!- insistette Hansen, senza neanche troppo pensare al modo offensivo con cui l’aveva appena chiamata. E non perché fosse interessato solo alla corona o al potere. Hansen voleva davvero la principessa. Era bellissima, era di buona famiglia, ed era elegante. Non serviva altro in una moglie, giusto? Il carattere poi si sarebbe smussato con il tempo, soprattutto se Hansen riusciva a separarla da quello strano e inquietante lupo, che sembrava troppo intelligente per essere normale, e follemente innamorato di lei. Disgustoso!

-In effetti mi sorprende non poco che Berglind abbia affidato sua nipote ad un branco di enormi e famelici lupi, ma non ha mai brillato per intelligenza, quella donna- borbottò la figura, con un sospiro rassegnato.

-Mi potete aiutare a… diventare il marito?- provò a chiedere Hansen, approfittando del fatto che la figura misteriosa sembrasse essere d’accordo con lui.

La figura gli lanciò un’occhiata scocciata, che però il principe non riuscì a vedere, dato che era coperta, pertanto rimase speranzoso.

-Cosa ho fatto fino ad ora? Mi sembra che tu non mi abbia aiutato con l’oggetto che ti ho chiesto di trovare- rese il fastidio più evidente a parole, e Hansen perse il sorriso.

-Ma mi avete detto voi che mi sarà sicuramente rivelato il nascondiglio una volta sposata Nives! Non potete aspettarvi che lo trovi così, dal nulla, in un palazzo gigantesco come Arcandida!- si difese, usando la logica e il buonsenso.

La figura rifletté attentamente sulle sue parole.

-Un tempo Arcandida era la fortezza invernale della vecchia famiglia reale. Ci passavano i periodi di luce del regno. Usavano la magia per fare chissà cosa, dentro quelle mura… comprensibile che non riesci a trovare un oggetto così piccolo. D’accordo, ti darò un’ultima possibilità, una volta rientrati a palazzo. Ti manderò un corvo per spiegarti i dettagli, ma bada bene, è la tua ultima occasione. Non posso certo permettere che la dolce principessa Nives sia data in sposa ad un incompetente che non la merita- alla fine, la figura decise di dare all’alleato il beneficio del dubbio, rabbuiandosi nel parlare della precedente famiglia reale, come se il solo pensiero gli provocasse ricordi infelici. Rabbia, fastidio… o forse nostalgia?

Era impossibile definirlo.

-Non vi deluderò- promise Hansen, rassicurato dalla seconda possibilità.

Lui era il principe azzurro delle fiabe, che avrebbe salvato, conquistato, e sposato la principessa.

Non poteva fallire!

-Oh, ovvio che non lo farai… non ti conviene proprio- sussurrò la figura, minacciosa, prima di sparire, letteralmente, tra le ombre della notte.

Il principe Hansen tornò alla locanda più speranzoso e determinato che mai.

Ora doveva solo trovare un modo di liberarsi definitivamente del lupo…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Questo capitolo è uno dei più pieni di informazioni.

Neil sembra iniziare ad accorgersi che c’è qualcosa di strano in lui, che Lorann sembra aver già intuito.

Il principe Hansen si è rivelato per quello che è: una pessima, pessima persona.

Gunnar è sempre un tesoro e lui e Nives sono adorabili.

Calengol è un personaggio cattivo ma complesso.

E soprattutto… una figura sta tramando nell’ombra!

Chissà chi è!

Avete qualche teoria?

Fatemi sapere le vostre impressioni nei commenti!

Spero che il capitolo vi sia piaciuto, ci ho messo un po’ a scriverlo ma sono abbastanza orgogliosa del risultato, perché dice davvero molte cose.

Il prossimo capitolo poi sarà molto pieno di cose, wow. La parte ad Arcandida entra nel vivo dell’azione!

Io vi mando un grande bacione, e alla prossima! :-*

   
 
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