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Autore: inzaghina    19/09/2023    1 recensioni
L'adolescenza è quel periodo della vita in cui tutte le emozioni paiono amplificate e quasi sproporzionate; gli amori sembrano più totalizzanti, le amicizie più coinvolgenti e le delusioni decisamente più cocenti.
Tutto questo vale anche per i Malandrini e i loro compagni di corso, che cercano di vivere una vita normale, mentre fuori da Hogwarts inizia a imperversare una guerra sempre più cruenta.
[Storia partecipante alla challenge "Gruppo di scrittura", indetta da Severa Crouch sul forum feriscelapenna[
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fabian Prewett, I Malandrini, Lily Evans, Marlene McKinnon, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily, Sirius Black/Marlene McKinnon
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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- Questa storia fa parte della serie 'L’eredità di Lily e James - Promesse da mantenere '
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Mi sono resa conto che nello scorso capitolo l'editor mi aveva tagliato una parte della scena finale, ho risistemato per chi di voi volesse rileggerla completa.

 




L’imbrunire arriva sempre più presto con l’avanzare dell’autunno, ma Hagrid ha sempre amato questo momento dell’anno, le giornate che si accorciano, l’aria che si rinfresca, i colori che diventano più vividi. È impegnato a coltivare le zucche che serviranno a decorare il castello in occasione di Halloween; Silente gli ha affidato questo compito sin da quando è tornato nella scuola in veste di Guardiacaccia, e il mezzogigante non smette di ringraziare il preside per la seconda occasione che gli ha dato. Non molti altri maghi al suo posto lo avrebbero fatto, di questo Hagrid ne è certo, proprio per questo motivo non esita mai a fare lo stesso con le persone con cui si confronta nella vita di tutti i giorni. Ha perso il conto del numero di volte in cui ha visto James Potter, Sirius Black, Remus Lupin e Peter Minus sgattaiolare in giro per la scuola ben oltre al coprifuoco, ma si è sempre guardato bene dal riportarlo agli insegnanti, pervaso dalla sensazione che ci fosse molto di più a legarli, oltre alla semplice amicizia. Guardando i quattro diventare amici nel corso degli anni condivisi insieme, Hagrid si è spesso chiesto se la sua vita sarebbe stata diversa se solo non avesse avuto difficoltà a legare con i suoi compagni ai tempi in cui era lui lo studente. Magari non sarebbe finito espulso con la bacchetta spezzata, magari avrebbe preso il diploma e realizzato il suo sogno di diventare insegnante – proprio come l’uomo che gli ha concesso quella tanto agognata possibilità. Magari invece non sarebbe cambiato nulla, ma per lo meno avrebbe avuto qualcuno con cui confidarsi nei momenti più difficili. Sorride osservando la porta principale aprirsi e lasciare uscire i quattro, evidentemente pronti per una nuova avventura, perso nell’illusione che la loro amicizia possa durare per sempre. 

 

8. If it hurts and you can't take no more, lay it all on me 

 

 

“Ricordati di chi c'era quando stavi male,  

perché saranno quelli che vorrai accanto  

quando tutto andrà bene.” 

Marylin Monroe 

 

 

 

La lettera lo raggiunge in un tardo pomeriggio di settembre, quando dovrebbe essere in procinto di prepararsi per gli allenamenti; suo padre tende a non fargli giungere le lettere più solenni durante la consegna mattutina in Sala Grande. Evan l’afferra con mani tremanti e la consapevolezza che al suo interno troverà informazioni per un futuro sempre più incombente – che si fa via via meno allettante. E non perché abbia smesso di credere nella causa che il padre appoggia da tutta la vita: lui che è stato uno dei primissimi amici dell’Oscuro Signore, suo fedele sostenitore dal momento in cui si sono conosciuti in questa stessa scuola, bensì perché perorare questa causa lo porterà a scelte che gli sembrano impossibili da accettare. Il sorriso di Marlene si fa strada senza difficoltà nella sua mente, accompagnato dal sapore delle sue labbra, dalle sensazioni a cui il corpo più minuto di lei dava vita quando si scontrava con quello di Evan, dalla sua voce permeata sempre da una nota divertita e dallo sguardo di fuoco con cui è sempre stata in grado di incenerirlo. È un idealista, Evan, della peggior specie direbbe Eleanor, e proprio non aveva considerato l’idea che Marlene sarebbe sparita dalla sua vita – senza nemmeno lasciare un’impronta che mostrasse che ne avesse mai fatto parte. Gli rimangono solo i ricordi, ai quali si appiglia nonostante la rabbia che gli suscitano, perché sta ancora tentando di capire in che modo possa perseguire il futuro al quale si prepara da anni e condividerlo con la ragazza di è innamorato da quando aveva tredici anni, o forse addirittura a malapena sei. 

Ficca la busta chiusa dal sigillo in ceralacca color smeraldo nel baule, mentre recupera la divisa e la indossa meccanicamente, avrà tempo di leggerla più tardi, non ha senso rovinarsi la serata, e il fine settimana, prima del tempo.  

 

Regulus osserva Evan volare svagato durante l’allenamento, evitando di commentare, sicuro che l’amico gli stia nascondendo qualcosa. Forse il suo non è il comportamento ideale del capitano della squadra di Serpeverde, ma è ciò che si sente di fare per aiutare l’amico chiaramente in difficoltà. Come di consueto, i due sono gli ultimi a rimanere nello spogliatoio: si prendono il loro tempo per lavarsi con calma, dopo aver sistemato scope e attrezzi, e sono soliti rivestirsi mentre si aggiornano sugli ultimi avvenimenti.  

“Sei molto silenzioso, stasera,” commenta Regulus, facendosi il nodo alla cravatta, nonostante tanti compagni si presentino a cena con la divisa in disordine. 

“Ho ricevuto una lettera...” è la scarna risposta del biondo, intento a sistemarsi i capelli, osservando il proprio riflesso all’interno dello specchio appannato. 

“Cattive notizie?” 

“Non l’ho ancora letta, ma già so di che si tratta... è di mio padre, reca il sigillo di famiglia e pare aver utilizzato la sua piuma di pavone migliore per vergare la busta,” bofonchia, litigando con una ciocca ribelle. 

“Oh,” Regulus si blocca con la cravatta storta e orienta le iridi plumbee verso il compagno più grande. 

“Mi aveva avvertito che si sarebbe fatto sentire con i dettagli relativi alla cerimonia di iniziazione per intraprendere il percorso che mi avrebbe fatto diventare Mangiamorte,” spiega in tono monocorde. “Credi che il fatto che io non frema all'idea di leggere delle mie sorti mi renda altro che una pallida copia di mio padre? Che un degno figlio primogenito delle Sacre Ventotto si sarebbe dimostrato orgoglioso del suo ruolo e avrebbe fatto di meglio?” 

“Credo che tu abbia il diritto di sentirti seccato per via de ruolo che ricopri, nessuno meglio di me può comprendere il peso che le aspettative riversate addosso sanno creare. Pesano come macigni e sono infinitamente ardue da soddisfare.” 

Evan ricambia lo sguardo affilato del suo capitano e annuisce. “A volte dimentico di tuo fratello...” 

“Io non ho la stessa fortuna,” ribatte Regulus, percependo gli occhi inumidirsi e tornando a concentrarsi sul nodo della cravatta. 

“Sogni mai che il tempo si fermi e la nostra esistenza possa cristallizzarsi qui e ora? Che i nostri unici problemi possano essere le verifiche, le partite di Quidditch e quale ragazza portare a Hogmeade?” 

“Sarebbe bello,” gli concede Regulus, “ma è proprio quello che hai detto tu: un bel sogno... un sogno dal quale io e te siamo destinati a svegliarci molto velocemente, perché il nostro futuro è stato segnato da ben prima che venissimo al mondo.” 

“Forse tuo fratello non ha avuto tutto i torti,” commenta Evan, afferrando la sacca con la divisa sporca. 

“Lo dici solo perché tu e la McKinnon vi siete lasciati,” ribatte senza tentennamenti Regulus. 

Nessun altro avrebbe osato citarla così apertamente, con l’eccezione di Eleanor, ed Evan lascia cadere la sacca al suolo per ricambiare lo sguardo curioso del compagno. 

“In un mondo perfetto, lei avrebbe accettato il tuo futuro e ti sarebbe stata accanto, giusto?” 

Evan si limita ad annuire, spronandolo a continuare. 

“In un mondo perfetto mio fratello sarebbe stato smistato a Serpeverde e staremmo avendo questa conversazione con lui, anzi non la staremmo avendo, perché io sarei solo una comparsa nella mia stessa vita, e lui saprebbe consolarti molto meglio di me, se ne avessi bisogno...” 

“Non credo che mi piaccia questo mondo, se non ci sei anche tu Regulus.” 

“Oh, io ci sarei, solo che Sirius sarebbe molto più bravo di me ad affrontare il peso delle aspettative dei nostri genitori, ne riderebbe sicuramente su, e io potrei vivere la vita tranquilla che mi sarebbe spettata come secondogenito.” 

“Al diavolo i mondi perfetti! Questo è il presente che stiamo vivendo e dobbiamo fare del nostro meglio per affrontarlo.” 

“Hai ragione.” 

I due si avviano verso la porta che conduce fuori dagli spogliatoi. 

“Se vuoi compagnia mentre leggi la lettera, sai dove trovarmi.” 

“Con la testa tra le pagine di un libro, ovviamente,” ghigna Evan, assestandogli una gomitata scherzosa. 

“Alcuni di noi amano leggere nel loro tempo libero...” 

“Alcuni invece vorrebbero poter tornare a passare il loro tempo libero a trovare gli angolini più reconditi nei quali nascondersi con la ragazza che amano.” 

“Le hai parlato?” 

“Non più, non da dopo l’inizio della scuola, ma non ne vedo davvero il senso...” 

“Forse dovresti fare in modo che sia lei a venire a cercarti.” 

“E come potrei farlo, di grazia?” 

“Dedicando le tue attenzioni a qualcun’altra? Non sono molto esperto del gentil sesso, ma le adolescenti tendono a essere tutte alquanto gelose... credo che se ti comportassi come se l’avessi dimenticata otterresti una reazione, o almeno lo immagino...” 

“La tua non è affatto una cattiva idea,” mormora Evan, seguendo l’altro verso il castello. “Devo solo capire su chi concentrare le mie attenzioni, non ho mai degnato nessuna delle nostre compagne di casa delle mie attenzioni, con l’eccezione di Elanor, ma lei non conta...” 

“Ti stupirà scoprire che ci sono delle valide opzioni nella casa di Salazar, riuscirai a scovare qualcuna che possa far ribollire il sangue nelle vene della McKinnon in tempo zero,” lo prende in giro bonariamente Regulus. 

“Stai forse sottintendendo che ci sia qualcuna in particolare sulla quale hai messo gli occhi tu, Reg?” 

Il più giovane avvampa per un momento, prima di ritrovare la sua proverbiale calma e ricambiare il ghigno di Evan con un sorriso incerto. “Può darsi,” ammette infine. 

“Fammi sapere chi è, vorrei evitare di rovinarti i piani...” 

“Non sono nemmeno certo che Elizabeth Burke sappia il mio nome di battesimo,” ribatte l’altro in tono piatto. 

“Eleanor è amica di sua sorella, se vuoi posso indagare...” 

“Davvero lo faresti?” Regulus fatica a celare lo stupore. 

“Proprio come tu sei disposto a stare al mio fianco mentre leggo la lettera di mio padre.” 

 

Più tardi quella sera, o forse sarebbe meglio dire quella notte, Evan ricompare nella sala comune deserta, con l’eccezione di Regulus seduto davanti al fuoco, un’espressione contemplativa sul volto e un tomo antico tra le mani. 

“Cominciavo a dubitare che avresti fatto ritorno,” mormora Regulus, voltandosi verso l’altro. 

“Cominciavo a dubitarne io stesso...”  

Evan prende posto accanto all’amico, tirando fuori dalla tasca interna della divisa la lettera. 

“Com’è che si dice? Via il dente, via il dolore?” 

Regulus annuisce, visto che ogni altra parola sarebbe superflua, osserva Evan infilare l’unghia dell’indice sotto al sigillo verde e sollevarlo per poi gettare la busta sul tavolo posizionato davanti a loro e abbassare gli occhi sulla pagina vergata fittamente dall’inchiostro blu pavone. 

“Vuole organizzare un incontro ufficiale tra ma, il Signore Oscuro e alcuni dei suoi più fedeli luogotenenti durante le vacanze di Natale,” illustra Evan, ripiegando nuovamente la lettera. 

“Di sicuro te lo sta dicendo per tempo...” 

“Questo perché mi ricorda di presentarmi ben allenato e pronto a dimostrare il mio inestimabile valore, sembra quasi che ci creda quando lo mette per iscritto, sai?” 

“Sei un mago estremamente talentuoso e un duellante formidabile,” gli ricorda Regulus. 

“Ma non abbastanza per impressionare il Signore Oscuro e il cerchio ristretto dei suoi sostenitori, come vorrebbe mio padre.” 

“Questo significa solo che dovrai allenarti; sono disposto ad aiutarti, se credi che possa servirti e sono certo che anche altri nostri compagni saranno disponibili, non sarai l’unico a prendere il marchio dopo aver concluso gli studi.” 

“Sei dannatamente intelligente, Reg.” 

“Credo che tuo padre sarebbe estremamente orgoglioso di te, se dessi vita a un gruppo di allenamento per futuri Mangiamorte,” sussurra il giovane Black. 

“Non pensi che anche tuo padre lo sarebbe?” 

Regulus si stringe nelle spalle, “lui non è un sostenitore considerabile fervente come il tuo... mi basta semplicemente partecipare, per essere pronto quando toccherà a me.” 

“Farò molto di più, mi piacerebbe che lo organizzassimo insieme: siamo pur sempre capitano e vice della squadra e non sarà molto diverso da organizzare gli allenamenti di Quidditch, non credi?” 

“Gli argomenti saranno di sicuro diversi, ma in effetti credo che non sia molto diverso, no... iniziamo a lavorarci domani o preferisci che iniziamo a lavorarci da subito?” 

Evan scuote la testa, “abbiamo bisogno di avere la mente fresca per dare il meglio di noi.” 

I due salgono insieme al dormitorio maschile, separandosi per entrare uno nella stanza degli allievi del sesto anno e uno in quella del settimo. 

“Credo che servirà a entrambi,” sussurra Evan, congedandosi. 

Regulus si limita ad annuire, desiderando per un attimo che quello con Evan possa sostituire il rapporto ormai congelato con il fratello. 

“Buonanotte.” 

“Notte.” 

 

 

* 

 

Sirius non sa nemmeno spiegarsi cosa l’abbia spinto a candidarsi per il ruolo di Battitore. Ha sempre amato seguire le partite di Grifondoro, fare il tifo sugli spalti con tutto il fiato che ha in gola e gioire di ogni vittoria, oltre a disperarsi per le sconfitte – non che ce ne siano state molte, da quando James è entrato in squadra. Vorrebbe negarlo, però il fatto che anche Regulus giochi ha avuto un’influenza notevole sulla scelta; fa del proprio meglio per evitare di mostrarlo, ma il rapporto con il fratello, incenerito come il suo nome sull’arazzo di famiglia, gli fa molto più male di quanto non voglia ammettere. 

La torre di astronomia si è trasformata nel suo rifugio solitario, anche se vi può accedere solo dopo la fine delle lezioni – o nelle sere in cui rimane libera. È strano non condividere le sue pene con i Malandrini, sbagliato quasi, ma sente che nessuno potrebbe capirlo appieno e quindi non vede il motivo di parlarne con loro. 

“Se non ti conoscessi, potrei quasi credere che mi stai seguendo,” mormora, quando percepisce dei passi avvicinarsi, non deve nemmeno voltarsi per scoprire che si tratta di Marlene. 

“Pensi di conoscermi quindi?” 

“Meglio di quanto tu creda.” 

“Vale lo stesso anche per me, sono una brava osservatrice...” 

“Ok,” ribatte, la voce intrisa di dubbio, “dimmi qualcosa di intimo che mi riguarda allora.” 

“Stai forse confessando che non conosci abbastanza te stesso?” 

Sirius ride di una risata priva di gioia, scuotendo la testa. 

“Hai smesso di fumare,” afferma Marlene, tornando all’incontro avvenuto in questo stesso posto prima delle vacanze estive. 

“Molto perspicace, signorina McKinnon, ma non mi sembra un grande segreto, chiunque nella torre ha potuto constatare che non ho più le sigarette tra le mani.” 

“Non credo che chiunque sappia il motivo, però,” ribatte Marlene, piegando le labbra in un sorriso che Sirius riesce solo a intravedere nel buio che li avvolge. 

“E quale sarebbe, sentiamo?” 

“Perché James ti ucciderebbe se rovinassi le possibilità di vittoria di Grifondoro e tu non hai alcuna intenzione di deludere le sue aspettative, sa essere spaventoso quando si infuria.” 

“Sei piuttosto perspicace, questo te lo concedo...” 

“Te l’ho detto, sono una buona osservatrice.” 

“È per questo motivo che hai capito subito che Rosier stava cambiando?” le domanda a bruciapelo. 

“E tu di certo non sei rinomato per la delicatezza!” 

“Perdonami, non devi rispondermi, se non ti va...” 

Marlene si stringe nelle spalle. “Non fa nulla,” sussurra. 

“Non c'è bisogno di mentirmi.” 

“E chi dice che lo sto facendo?” 

“Lo leggo chiaramente nell’inquietudine che alberga nei tuoi occhi.” 

“Sirius Black, stai forse pensando a una carriera da strizzacervelli?” 

Il ragazzo strabuzza gli occhi. “Di che parli?” 

“È un termine che usano i Babbani per definire i medici che trattano le patologie della psiche.” 

“A volte dimentico che eri una delle più brave a Babbanologia.” 

“E che condivido da anni una stanza con Lily, Lexie e Mary.” 

“Stai evitando la mia domanda, non c’è bisogno di rispondermi, davvero.” 

“Nient’affatto! È solo che non è facile ripensare a quei momenti, sai? Mi chiedo continuamente se avrei potuto fare di più, se sarebbe stato meglio se lo avessi confrontato prima, o se avrei potuto salvarlo dal destino che il padre ha deciso per lui, se il mio amore avrebbe dovuto essere più forte.” 

“Non puoi salvare chi non vuole essere salvato, Marlene,” la risposta di Sirius è un sussurro che rimbomba nella notte buia, avvolgendoli come un bozzolo. 

“E tu lo sai bene, vero?” 

È il turno di Sirius di stringersi nelle spalle. 

“Per quello che vale, non credo che tuo fratello abbia già imboccato una strada senza ritorno.” 

“Mi piace credere che sia così...” 

“Vale la pena tentare il tutto e per tutto per le persone che amiamo.” 

“Stai forse dicendo che non hai ancora perso le speranze per Rosier?” 

“Non so,” sussurra lei, “la maggior parte dei giorni ripenso a quanto grave sia ciò che ha fatto al fratello di Mary, a quanto un comportamento sia irreversibile e simboleggi solo l’inizio della sua discesa agli inferi... però in certi giorni invece sono i ricordi più belli, quelli che si fanno strada nella mia mente, ed è più difficile rimanere assolutamente distaccata.” 

“Se fosse facile, nessun essere umano finirebbe con il farsi spezzare il cuore, non credi?” 

Marlene annuisce, lasciando che lo sguardo si perda nell’infinità del cielo. 

“Mi spiace che tu debba soffrire, Marlene,” mormora Sirius, arrischiandosi a posarle un braccio sulle spalle. 

“E a me spiace che tu e tuo fratello siate sempre più distanti...” 

“È proprio come hai detto tu, sai?” sussurra dopo che il silenzio si è dilatato per alcuni minuti. 

“Cioè?” 

“Faccio molta più fatica ad affrontare i ricordi belli, piuttosto che quelli brutti... non ho problemi a rivivere tutti i momenti in cui ho deluso Regulus, dimostrandomi un pessimo fratello maggiore, ma se ripenso alla nostra infanzia mi sale il magone e vorrei solo poter tornare indietro e cambiare le mie scelte, proteggerlo dal destino che gravava sulle mie spalle e che è stato reindirizzato su di lui.” 

“Non hai alcuna colpa per le scelte dei tuoi genitori, Sirius.” 

“Ma per le mie sì,” ribatte in un tono piatto del quale Marlene percepisce tutta la gravità e per cui si sente sopraffare dalle emozioni contrastanti. 

“Eri solo un bambino,” gli fa quindi notare. 

“Lo era anche Regulus...” 

 

* 

 

È il primo sabato di ottobre e Remus, che soffre spesso di dolori all’avvicinarsi della luna piena, è seduto in sala comune con le iridi orientate verso il parco illuminato dalla gioca luce dell’alba. Ha sempre trovato rasserenanti le sfumature tipiche dell’autunno, così come i suoi profumi e il freddo che diventa sempre più pungente e gli permette di indossare maglioni e sciarpe per celare le proprie cicatrici, senza destare sospetti o attirare occhiate incuriosite. Osserva la condensa appannare il vetro affacciato sull’alba che si fa via via più dorata e torna a concentrarsi sul libro di Incantesimi che stringe tra le mani, tentando di portarsi avanti con la ricerca da consegnare per il giorno successivo alla luna piena. 

“Credevo che nessun altro fosse sveglio,” dichiara la voce ancora impastata di sonno di Mary MacDonald, prima che la ragazza prenda posto di fronte a lui. 

“Non volevo svegliare gli altri...” 

“Sei sempre così premuroso.” 

“Direi che abbiamo avuto la stessa idea,” le risponde, sollevando gli angoli delle labbra in un timido sorriso. 

“Volevo portarmi avanti con la relazione per Vitious, visto che oggi c’è l’uscita a Hogsmeade e in settimana ricominciano le riunioni di redazione.” 

“Quando uscirà la prima edizione dell’anno?” 

“L’idea è fare un’edizione speciale per Halloween, poi come sempre tenteremo di pubblicare una volta al mese.” 

“Sono impaziente di leggere il tuo prossimo articolo,” le confessa a mezza voce, inconsapevole di essere la ragione del lieve rossore che fa capolino sulle guance di Mary. 

“Ti chiedo, come sempre, di essere imparziale nel tuo parere... troppo spesso ho la sensazione che le ragazze non ci provino nemmeno a criticarmi in maniera costruttiva,” si lamenta Mary, ammettendo ad alta voce una delle sue insicurezze. 

“Sei una scrittrice molto dotata, mi sembra naturale che sia io che le tue amiche apprezziamo molto i tuoi articoli.” 

“Grazie infinite per la tua iniezione di fiducia, da brava insicura sto già pensando a che ne sarà di me una volta finita la scuola...” 

“Non sei la sola,” confessa Remus. 

“Sei uno degli studenti più dotati del nostro anno, non riesco davvero a immaginare quali problemi potresti avere fuori da qui.” 

“La mia situazione familiare è un po’ complicata,” quella di Remus è una mezza verità, sfuggitagli prima che potesse riflettere su una simile confessione, e Mary gli rivolge un sorriso triste. 

“Spero che non si tratti di qualcosa di irreversibile.” 

“Temo di sì,” sussurra a fatica. 

“Ma se c’è qualcuno che riuscirà a sconfiggere i pronostici, credo che quello sia proprio tu.” 

“Hai un’opinione decisamente molto alta di me, Mary.” 

“È un’opinione che mi sono creata nel corso degli anni e che dimostri ogni giorno di confermare...” 

“Non sono certo di meritarmelo, ma ti ringrazio per l’iniezione di fiducia,” le dice, ripetendo le sue parole di pochi minuti prima. 

“Direi che ne avevamo entrambi bisogno,” gli sorride lei, occhieggiando il libro di Incantesimi. 

Remus annuisce, prima di afferrare il coraggio a quattro mani, “vuoi che lavoriamo insieme alla ricerca?” 

“Perché no... in fondo siamo gli unici svegli in tutta la torre.” 

I due si scambiano un sorriso complice che porta Mary a riflettere su quanto sia bello il sorriso del compagno – e su quanto poco spesso glielo veda sul volto. 


 


 

 

Nota dell’autrice: 

Eccomi qui, in ritardo come mio solito, ad aggiornare questa storia che assume toni sempre più cupi, visto il momento in cui è ambientata, ma in cui al contempo cerco di mostrare come i rapporti tra i personaggi si sono sviluppati in questi momenti bui. 

Mi era sembrato di aver lasciato un po’ troppo da parte i Serpeverde, quindi stavolta ho lasciato tanto spazio a Evan e Regulus, sperando che troviate credibile che Evan e Regulus abbiano cementato la loro amicizia anche grazie al Quidditch e a questo gruppo a cui daranno vita. 

Spero che la storia continui a piacervi e vi ringrazio per il sostegno.♥ 

   
 
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