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Autore: Slane999a    20/09/2023    0 recensioni
Un giovane ragazzo, con il padre cavaliere, si vanta che suo padre ha inventato il miglior stile di combattimento possibile, eppure non si è mai misurato con la realtà, quindi che dovrebbe succedere se sbattasse contro quel muro, chiamato realtà? [IN REVISIONE]
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“Angolo dell’autore” Ed eccoci alla parte finale della storia, dopo la sconfitta al torneo, Orgoglius ha tanto da capire, ma ancora di più. Io ho potuto capire tanto grazie a questa storia, tra l’edit, gli errori che ho fatto. Però il fatto che c’è stato gente a leggere, in maniera silenziosa, mi ha portato a rivalutare molto certe scelte, ed è quello che vedrete già nelle prossime storie. Voglio ringraziarvi tutti quanti, grazie veramente per la lettura. Inoltre vorrei dirvi una cosa che ho capito scrivendo, scrivere vuol dire comunicare con gli altri, e proprio per questo, bisogna ricordare di essere chiari, e sapere cosa si vuole comunicare. Vi pregherei di leggere fino alla fine, per un altro angolo dell’autore.


Se non ci fosse stato il nostro signore, si sarebbero messi a ridere, già domani la gente riderà al mio passaggio, o ancora peggio a quello di mio padre. Il figlio di un cavaliere umiliato da un contadino, ho portato vergogna a me e mio padre. Può punirmi come meglio desidera, lo meriterei in ogni caso per l’affronto che gli ho portato.

<< Alza lo sguardo, voglio guardare negli occhi mio figlio. >> ho perso e gli ho portato vergogna, come fa a chiamarmi ancora figlio? Stringo le mani a pugno. La mia faccia ho toccato il terreno, sono stato spinto e mi sono ritrovato con una lama al collo, la lama di un contadino.

<< Non posso alzare la mia testa. >>

<< Oroglius alza la testa e guardami. >> tengo il capo chinato verso il terra, il collo rifiuta di portarsi in alto. La sua mano scheletrica si stringe sul mento, due dita lo spingono in alto. Mio padre, sta davanti a me, mi sorride.

<< Padre…>>

<< Tiene alta la testa e ricorda questo giorno.  >>

<< Ricordami della mia sconfitta, perché dovrei farlo padre? >>

<< Non hai perso e sono sicuro che presto lo capirai. >> invece ho perso, davanti ai suoi occhi persino.

<< Ma prima, andiamo verso casa. Hai bisogno di riposare e di riprenderti. >> torniamo a casa, un servo ci apre la porta.

<< Andate a preparare un bagno ad Orgoglius. >> il servo china la testa. Come fa mio padre ad agire così? La sconfitta lo ha reso completamente pazzo? È solo colpa mia.

<< Devi dirti grazie figliolo >> mio padre sta vicino a me.

<< Dopo averti visto combattere, sono tornato in me. Mi hai fatto capire che quello che ti ho insegnato non era in vano, hai mostrato a tutti il mio stile. >>

<< Ho dovuto guardare in faccia la realtà guardare in faccia che ormai sono vecchio, ma ho tutta la mia eredità di cui essere fiero. >> mi stringe la mano sulla spalla.

<< Lei non è deluso padre? >>

<< Hai combattuto con onore, sei arrivato in finale. >>

<< Ma ho perso. >>

<< Oggi si, ma puoi imparare tanto da uno sconfitta. E sono sicuro che ne hai la capacità. >>

<< Ma io non potevo perdere e invece è successo. >>

<< Nessuno è superiore, Oroglius rifletti su te stesso, se vuoi veramente capire come mai hai perso, rifletti a cosa posso aver portato a questo. >>

<< Sarà stata solo la fortuna. >>

<< Rifletti più a fondo. Non sarei orgoglioso se non sapessi di cosa sei capace, ma pensaci cosa devi rivedere secondo te? Perché hai perso? >> perché ho perso?

<< Signore, il bagno è pronto. >>

Arrivo in bagno, getto i pantaloni per terra. Le ferite vengono ricoperte dall’acqua, i lividi vengono massaggiati da quel tepore, mi rannicchio nella vasca. Nonostante tutti i calli nelle mani ho perso, non è importato quanto potessi fare, ho perso, questi calli sono per nulla, come ho fatto a perdere se sono migliorato? Dove ho sbagliato in tutto ciò? Sono patetico. Immerso in questa vasca a leccarsi le ferite, incapace di capire. Eppure dovrei essere capace di capire perché, ma non è così, i calli dei mie allenamenti dovrebbero essere la prova delle mie capacità, dove ho fallito?  Potrei aver sbagliato nei movimenti, troppo lenti, non ho usato abbastanza lo scudo, non ho fatto abbastanza pratica con la spada? No, non possono essere queste cose, ci deve essere dell’altro, ma cosa? Le mani assumano la stessa formazione di una prugna, la testa è pesante, come se si fosse ingrandita. Mi sollevo dalla vasca, facendo fuoriuscire tutto il resto dell’acqua. Il mio corpo ha assunto tutta una tonalità rossa, mi lego un asciugamano intorno al corpo. Esco, un servo sta davanti la porta.

<< Portami i vestiti e asciuga questi pantaloni. >> Nella sala da pranzo l’odore delle spezie mi pizzica il naso, un interno pezzo di carne sta al centro del tavolo. Mi siedo accanto a mio padre, il cibo sta in entrambi i lati, patate e lattuga contornano il pezzo di carne, il pane sta in entrambi i nostri piatti.

<< Mangiamo, in fondo hai bisogno di metterti in forze. >> il pane non sa di niente, masticandolo finisce dentro al mio stomaco, ma non sa di niente. Mi prendo le patate insieme al pezzo di carne, finito in bocca non ha sapore.

<< Non è buono? >>

<< Non lo so. Non ho tempo per pensarci. >>

<< Orgoglius, goditi il pasto, oggi devi riposare e domani avrai la mente lucida. >>

Finisco la cena e torno nella mia stanza. La schiena affonda nel letto, non posso arrendermi così. Dove ho sbagliato? Ho perso ma perché? Sarà stata la stanchezza? Il buio prende completamente i miei occhi, le palpebre scendono. Non posso combattere con questa stanchezza.
 
La luce del mattino sbatte contro il mio viso, come ho fatto a perdere? Alza la mano al coprendo parte del soffitto. Non avrò la risposta stando in questa stanza, scendo nella sala degli allenamenti. Fendente, fendente e affondo, i miei colpi sfondano l’aria, non sono sbagliati, sono forti, veloci? Come hanno fatto a perdere?

<< Ti alleni di nuovo? >> mio padre. Si tiene alla porta.

<< Dovevo capire cosa sbagliavo. Ma cosa sbaglio padre? >> accanto a me, porta la testa sempre più vicina a me. Affondo la spada.

<< Non ho una buona vista, ma il tuo maestro si, lui potrebbe aiutarti. >>

<< Il maestro non è al tuo livello padre, non potrei imparare nulla. >>

<< Allora mi spiace, ma figliolo, devi capire che la vista non è buona. Quindi l’unico che può darti consiglio sarebbe lui. >> un uomo inferiore a mio padre, di sicuro dirà qualche cavolata o che sbaglio, ma non ho altre soluzioni a quanto pare.

Mi dirigo a casa del maestro, busso tre volte.

<< Orgoglius, che ci fa qui? >> i suoi capelli sono in perfetto ordine, negli occhi quella sabbiolina di appena svegli. Almeno non ho disturbato.

<< Io avrei bisogno di un suo parere, subito. >>

<< Torna domani, quando tutti gli altri si allenano. >> infilo il piede nella porta. Chino il capo.

<< A me servirebbe adesso, è una cosa che devo fare solo con lei maestro. >> tiene le braccia incrociate, gli esce un sospiro.

<< Sempre così, andiamo al campo. Ma facciamo veloci. >> arrivati al campo le prime luci dell’alba illuminano il terreno. Prendo una spada per gli allenamenti, fendente, fendente e affondo.

<< Dove sbaglio? >> il maestro rimane vicino a me.

<< La tecnica è veloce, tiene bene la schiena, e la posizione è buona. Dovresti alzare di più il gomito. >> poso la spada.

<< Lo sapevo, non avrei concluso niente. >> gli do le spalle.

<< Forse, se facessi le giuste avresti la risposta. >> giuste domande?

<< Non ho altre domande da fare. >>

<< Bene, allora migliora l’alzata nel gomito è andrà tutto bene. >> cosa è questa sufficienza? È un maestro, dovrebbe sapere perché gli ho chiesto quello… Forse non sa i risultati del torneo.

<< Suppongo, che il torneo l’abbia visto, c’erano tutti i suoi allievi e quindi… >>

<< Non ho preso posto negli spalti. >>

<< Allora, sarà fiero di come sia stato un suo allievo a vincerlo. >>

<< Sono contento allora, sei stato tu a vincere? >> mi vuole forse spingere al limite? Vuole prendermi in giro.

<< Gadir è stato… Decente, sapeva che usa uno stile con due spade? >>

<< Si, me l’ho mostrato quando si è allenato prima del torneo, era veloce e piuttosto agile a usarlo. Vuoi farmi domande su quello? >> come se dovessi fare domande su uno stile nettamente inferiore accompagnato dalla fortuna.

<< No, solo… Come ha fatto ad arrivare nella finale? >>

<< Vuoi dire nella finale e vincere. >>

<< Allora c’era andato lì. >> ride. Sta ridendo di me?

<< Gadir è diverso da te. Ti ha osservato per tempo, a ogni scontro si ricordava le tue tecniche, a non smetteva di migliorare. Tu lo hai mai guardato? >> guardato? Che domanda stupida, certo lo guardavo con il suo stile, a sventolare la sua spada qua è la.

<< Certo che sì, ma non era niente di spettacolare da vedere. >>

<< Hai ragione, non era bravo, quindi non dovevi perdere tempo a vedere quanto poteva migliorare o come imparava, sei meglio di tutti, no? >> meglio di tutti? Aveva una stile migliore, eppure ho perso.

<< Ho perso, la verità è che ho perso. Gadir mi ha battuto. >>

<< E pensi che sia un male? >> i calli nelle mani, i lividi, mi bruciano per questa sconfitta come dovrebbe fare a non essere un male? Cosa potrei imparare da questa sconfitta… Io non ho niente da…O forse ho tutto da imparare.

<< Come si fa a imparare da una sconfitta? >> mi porta la spada di davanti. La prendo e inizio a menare fendenti.

<< Rifletti sui tuoi sbagli e capirai che nessuno è perfetto, per questo ci alleniamo. >>

<< Metti i piedi più avanti, inoltre il movimento del gomito è lento. Alzalo. >> alzo il gomito, fendente, fendente e affondo.

<< Cambia lo schema dei tuoi attacchi, rimane troppo ripetitivo. >> non è ripetitivo, è uno stile che va così, non ho bisogno di cambiarlo. Sta con le braccia incrociate. Affondo, fendente, oscillo la spada all’ultimo.

<< Ho visto, fendenti più veloci. >> ancora forza. Oscillo, fendente e infine un altro fendente per concludere la catena di colpi.

<< Osserva a me. >> affondo, poi gira la spada intorno muovendosi come un trottola. Finito mi passa una spada.

<< Devi anche imparare a difenderti. >> si lancia contro di me, alzo la spada per parare, si gira e mi colpisce.

<< Impara da me, forza riproviamo. >> si lancia contro di me, faccio un passo indietro. Oscilla la spada guadagnando distanza.

<< Visto? Ti è bastato osservami. Ora vai, ci vediamo domani all’allenamento. >> tutto qui? Era tutto così semplice.

<< Anche gli altri avranno bisogno di essere guardati, a meno che non vuoi perdere di nuovo. >>

<< Io non perderò maestro. >> chino il capo verso di lui.

<< Grazie. >>
 
“Spazio dell’autore” Siamo arrivati alla finale, per il finale già lo avevo progettato così, ma non nascondo di aver voglia di continuare le avventure di Orgoglius. Però qualche pecca e ripensamento c’è l’ho. Come ho detto scrivere è comunicare, spero di esserci riuscito a comunicare quello che volevo esplorare con questa storia, il tema che volevo mostrarvi. Un tema a cui ci tenevo. Da questa esperienza ho imparato tanti su come posso editare, su quanto edit è necessario per portare una storia al meglio possibile, e sarà così per tutte le mie prossime storie. Infine voglio ringraziarvi, per aver letto. Anche in maniera silenziosa, grazie. Spero ci vedremo ancora su una mia prossima storia, magari vi piacerà anche più di questa. Ricordate sempre che per migliorare, bisogna fare errori, fallire e capire dove si è sbagliato, solo così ci si può muovere verso una strada migliore. Un saluto Slane.
   
 
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