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Autore: Ciuscream    21/09/2023    8 recensioni
Senza regole, senza eccezioni – senza paura di disarcionare, ferire, gettare nel vuoto. Colpi bassi e Coppe in alto, esclusa ogni possibilità di resa. Marcus vive di bianchi e neri, sul campo, nella vita, insensibile ad ogni conseguenza, propria ed altrui. Fin quando le sue mani, per la prima volta, si riempiono di quelle di Oliver.
[Questa storia partecipa al primo turno della Challenge "Chi l'ha Dixit?" indetta sul Forum Ferisce la Penna | Marcus/Oliver]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Marcus Flint, Oliver Wood/Baston
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Note: questa storia partecipa alla challenge "Chi l'ha Dixit?" indetta sul forum Ferisce la Penna e prende spunto dal prompt della settimana scelto da ferao.



there is a kind of love so filled with rage
that I can’t even look at your face
even as it exists in my mind.
– Anna Gurton-Wachter
 

C'è stato un tempo

 

C’è stato un tempo in cui Marcus masticava sogni di gloria. Adesso, sputa rimpianti sopra documenti del Ministero che detesta al punto da volerli timbrare uno per uno, senza magia – quasi potesse pugnalarli al cuore.

C’è stato un tempo in cui Marcus saggiava l’adrenalina dell’aria e la venerava come una dea generosa, regina incontrastata di ogni elemento.  Adesso, ciò che sente è solo il rumore di scarpe che ticchettano, piedi ben piantati a terra – la loro inutilità si perde in uno spiffero. 

C’è stato un tempo in cui Marcus arpionava le mani sul legno di una scopa e vibrava di scosse dirette al cuore. Adesso, la stretta stropiccia pergamene, sbava inchiostro e lettere – non c’è niente che possa dire un albero quando viene degradato in carta. 

 

C’è stato un tempo.

 

Marcus ha poi masticato una pelle, ne ha saggiato il sapore, ne ha arpionato le cosce da uomo. 
E il mondo non è più stato lo stesso.

 

Oliver sotto di lui è coperto da una brina di sudore, da un rossore che si spande leggero. Marcus lo osserva e si stupisce di quanti dettagli può cogliere così da vicino: una piccola fossetta in alto sullo zigomo, in un luogo talmente insolito da sembrare lì per sbaglio. Occhi nocciola in cui scopre una vena dorata. Un accenno di barba che si prende spazio sul mento, la pelle sconfitta da quel millimetro ispido.

 

C’è stato un tempo.

 

Senza regole, senza eccezioni – senza paura di disarcionare, ferire, gettare nel vuoto. Colpi bassi e Coppe in alto, esclusa ogni possibilità di resa. Marcus vive di bianchi e neri, sul campo, nella vita, insensibile ad ogni conseguenza, propria ed altrui. Fin quando le sue mani, per la prima volta, si riempiono di quelle di Oliver. Il suo corpo è più solido di qualsiasi manico di scopa, la sua lingua più adrenalinica dell’aria, la sua pelle più calda di qualsiasi sole di mezzogiorno. Riempirlo e riempirsi di lui vale cento, mille volte la palla che attraversa gli anelli dorati, la fretta scomposta del boccino, il dolore di un bolide che ti capitola addosso.
Nel suo respiro, Marcus riposa, si arrende. Si concede la possibilità di chiedere una tregua.

 

C’è stato un tempo.

 

Di quel tempo, Marcus ricorda brandelli di giorni, profumi mozzati, salive dai sapori dolciastri. 

La Gazzetta del Profeta è poggiata sul tavolo: non riesce a guardarla né a gettarla via. La prima pagina gli rimanda un viso sorridente, in svariati toni di grigio – la  screziatura d’oro nell’iride Marcus la immagina soltanto – che guarda in camera ma non oltre la stessa. Marcus lo fissa con due pozzi di un verde profondo, colmi di recriminazioni ancestrali, di un amore che imbroglia il tempo e le possibilità che ormai si sono fatte rabbia, rimpianti, resa. 

 

“Sarei solo una riserva ma…”
“Se accetti, non ci vedremo più… lo sai”
“È l’unica occasione che ho”
“Non ci vedremo più”
“Il Quidditch è la mia vita, Marcus”
“Se accetti…”
“Ti amo ma sai che lo farò”
“Lo so”

 

Anch’io, lo sai. 

 

 
   
 
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