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Autore: Ashla    24/09/2023    2 recensioni
All'apparenza, Daichi Sawamura è un ragazzo come tanti, ma la verità è che ha un'indicibile segreto: è Spiderman.
E quando, una notte, può decidere se svelare o meno l'identità del tanto bello quanto misterioso Gatto, Daichi si ritrova in dubbio: smascherarlo o non smascherarlo? È questo il problema che lo assilla.
Chissà...magari tu che leggi puoi aiutarlo.
[Spiderman!Au]
[Questa storia partecipa a "Tra bivi e porte scorrevoli" che ho indetto sul forum "Ferisce la penna"]
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Daichi Sawamura, Koushi Sugawara
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Dietro le maschere

 

Capitolo bivio

 
Il tintinnio di un campanello legato al collo.
«Bene, bene, guarda chi c’è qui».
Un sorriso malizioso che fa quasi brillare gli occhi ambrati.
«Ti va di giocare, ragnetto?»
Un indice guantato di nero gli sfiora una guancia.
«Che ne dici? Solo io e te».
La luce della luna illumina i capelli argentati mentre in lontananza suona un allarme.
«Che peccato, sarà per la prossima volta, ragnetto».
 
 
È la suoneria del telefono di casa che porta alla realtà Daichi.
Il ragazzo sobbalza e solo i suoi riflessi pronti gli impediscono di cadere in modo rovinoso dalla sedia su cui è seduto.
Salta in piedi e il suo primo istinto è quello di guardare l’occupante del suo letto che, per nulla disturbato da quel rumore, continua a dormire.
Per un secondo si sente sollevato, poi realizza: sarebbe potuta anche scoppiare una bomba e l’altro non si sarebbe svegliato visto che il suo era tutto fuorché un sonno naturale, quanto piuttosto uno indotto da chissà quale intruglio che gli avevano iniettato solo perché lo aveva difeso.
Sospira affranto.
All’improvviso lo squillo del telefono tace e il silenzio cala di nuovo nella casa.
Quando Daichi si gira a guardarla, la sveglia sul comodino indica che manca poco a mezzanotte e il ragazzo aggrotta la fronte non riuscendo a capire chi mai potesse chiamarlo a quell’ora così tarda.
Un’ulteriore realizzazione lo colpisce facendolo imprecare ad alta voce.
La partita di pallavolo di Michimiya!
Corre ad afferrare il cellulare che aveva lasciato sulla scrivania e sgrana gli occhi alla vista del numero delle chiamate perse.
Impreca una volta ancora e richiama l’ultimo contatto che lo aveva cercato mentre si allontana verso la porta della camera.
Hayato risponde subito, senza dargli il tempo necessario per uscire dalla stanza.
«Daichi! Eccoti!»
Il ragazzo sussulta e si volta di scatto verso il letto dove, per sua fortuna, non è cambiato nulla.
«Hey…»
Si blocca realizzando che indossa ancora la propria maschera da Spiderman e se la alza quel tanto che basta per lasciare libera la bocca.
«Hey? Davvero, Daichi? Hey? È solo questo che sai dire? Sei sparito per ore! Yui, ho in linea Daichi! Aspetta, metto in vivavoce».
Daichi tace, aperta la porta, sguscia in corridoio posandosi con la schiena contro la parete opposta in modo da poter vedere la camera e il suo occupante.
«Daichi! Per fortuna stai bene! Che è successo?»
A parlare questa volta è Michimiya Yui e lui non può non sentirsi male ad udire la preoccupazione nella voce dell’amica.
«Scusami… scusatemi. Non sono stato bene».
Non sopporta dover mentire ma, in quel momento, non può fare altro se non dire una bugia, l’ennesima bugia.
«E non si avvisa? Ti abbiamo chiamato non so quante volte! Stavamo per venire a cercarti!»
Hayato è più arrabbiato di quanto non l’abbia mai sentito e lo conosce fin dalle elementari.
«Davvero scusate. Mi sono addormentato con il cellulare in silenzioso».
Non gli è possibile rivelar loro la verità, lo sa bene, ma ciò non toglie che faccia male dover mentire ai suoi più cari amici.
D’altro canto dire loro la verità li avrebbe fatti preoccupare ancora di più.
Oltre a metterli in pericolo, si intende.
«Ti sei dimenticato il cellulare in silenzioso!? Io ti giuro che…»
«Hayato. Basta».
È Michimiya a zittire l’amico e Daichi non può fare a meno di ringraziarla in silenzio; sa che l’altro ha tutte le ragioni del mondo per essere arrabbiato con lui, ma in quel momento non vuole proprio ricevere una ramanzina né, tantomeno, dover inventarsi ancora scuse.
«Mi dispiace, domani vi spiegherò tutto».
Bugia.
Non avrebbe spiegato niente, non avrebbe detto loro che non era andato alla partita perché era impegnato a combattere contro dei super-cattivi in un parco della città.
Dei sospiri giungono alle sue orecchie e Daichi riesce ad immaginarsi lo sguardo che si devono essere scambiati Hayato e Michimiya.
«Va bene, scusa per averti svegliato. Ci sentiamo domani».
Gli si spezza il cuore a sentire l’amica così abbattuta, ma non c’è niente che possa fare in quel momento.
«Sì… certo. Davvero, scusatemi».
C’è uno sbuffo da parte di Hayato e un saluto di Michimiya e poi la chiamata si interrompe.
Daichi sospira lasciandosi scivolare a terra: ancora una volta ha finito per deludere i suoi amici.
Per quanto ci provi, sembra che non riesca mai a farne una giusta.
Nel giro di poche ore ha fallito sia come amico che come eroe e le prove sono lì con lui sotto forma di un registro di chiamate perse e di un giovane uomo, drogato, nel suo letto.
Daichi abbandona il capo contro il muro e chiude gli occhi sconfitto: lui è Spiderman, dovrebbe difendere la gente, eppure continua a deludere, a ferire, tutti.
 
 
Un gemito spezzato distrae Daichi che per poco non viene colpito da un pugno di Rhino.
Solo il senso di ragno lo salva facendolo saltare via un istante prima.
Si volta e sgrana gli occhi sotto la maschera: il Gatto si divincola cercando di sfuggire dalla presa di Poisonus* che, con una mano alla gola, lo tiene sollevato, bloccandolo contro il tronco di un albero.
Il giovane eroe prova ad intervenire in soccorso dell’alleato, ma ancora una volta si ritrova a dover evitare un attacco di Rhino.
Quando riesce a liberarsi abbastanza da dare un’occhiata alla situazione, il suo cuore perde un battito vedendo il nemico iniettare nel collo dell’altro il contenuto di un’intera siringa.
Piano il Gatto smette di divincolarsi e, quando Poisonus lo molla, scivola a terra senza più rialzarsi.
Il giovane eroe urla invano il nome dell’alleato.
 
 
Col respiro affannoso, Daichi spalanca gli occhi e si guarda intorno: è a casa, si è solo appisolato seduto per terra sul pavimento del corridoio buio.
Il suo sguardo vaga, fermandosi sulla figura che, in camera sua, è stesa immobile sul letto.
Il Gatto.
Daichi scatta in piedi a quel pensiero e rientra nella stanza, chiudendosi a chiave dentro, prima di tornare accanto al letto.
Osservando i segni rossi sul collo candido dell’altro, stringe con forza i pugni.
Nella sua memoria è ancora impressa l’immagine del capo del Gatto abbandonato all’indietro quando l’ha preso tra le braccia a fine scontro.
Si ricorda del suo peso morto nel momento in cui l’ha sollevato da terra e di come l’altro, alla luce della luna, sembrasse così spettrale da parere…
Impreca sottovoce.
Se solo fosse stato più forte e veloce, niente di ciò che era successo sarebbe accaduto.
Se solo…
 
 
«Dai, sono di fretta oggi. Quindi se possiamo finirla veloce mi fai un piacere».
Una smorfia delusa compare sul volto del Gatto che si poggia una mano guantata di nero, la stessa con cui tiene la collana rubata, all’altezza del cuore.
«Ti sei già stancato di me, ragnetto? Così mi ferisci».
«N… non è…»
Daichi si morde il labbro quando si rende conto che si sta cercando di giustificare.

Un sorriso malizioso appare sul viso dell’altro che si avvicina toccandogli la guancia mascherata con l’indice.
«Non è cosa, ragnetto?»
Un brivido percorre Daichi.
Trattiene il respiro al fugace tocco dell’altro.
È solo un istante, poi il Gatto si allontana.
«Va bene allora: ogni tuo desiderio è un ordine».
 
 
Se solo avesse afferrato il Gatto in quel momento, non sarebbe caduto nella trappola di Poisonus e Rhino, non avrebbe rischiato di essere smascherato e l’altro non sarebbe lì privo di sensi.
E invece si è fatto incantare dall’altro, gli ha permesso di scappare via con quella stupida collana e l’ha inseguito dritto nelle fauci dei suoi nemici.
È stato uno sciocco.
Mentre il Gatto fuggiva da lui, si voltava a guardarlo con aria triste.
Se solo avesse colto prima la stranezza di quel fatto.
Ma no, non lo aveva fatto, e così ha messo in pericolo tutti.
Trattiene un brivido mentre le parole di Poisonus gli tornano in mente.
«Non è chiaro, micetto? Lo smascheriamo per fargliela pagare. Non vedo l’ora di incontrare i suoi cari».
Quella sera ha rischiato troppo.
Se Poisonus avesse scoperto la sua vera identità…
Non ci vuole neanche pensare.
Scuote la testa.
Non era così che doveva andare la serata, no.
 
 
«È sempre così solo… invitiamo anche lui?»
Daichi e Hayato si voltano seguendo lo sguardo di Michimiya: Sugawara Koushi, il loro nuovo compagno di classe da tre mesi a quella parte, mangia tranquillo al proprio banco.
«Buona idea, magari così Daichi smette di fissarlo durante le lezioni e gli chiede di uscire».
«Hayato…»
Quasi ringhia Daichi e l’altro ridacchia.
«Allora è un sì? Perfetto! Sugawara!»
Il ragazzo dai capelli cinerei sobbalza appena e si volta a guardarli confuso.
«Sta sera c’è la partita di pallavolo, vieni? E poi esci con noi a prendere un gelato!»
Michimiya gli sorride dolce e l’altro prima sgrana gli occhi per la sorpresa e poi un’espressione grata gli illumina il viso senza, però, accendere lo sguardo appesantito dalle occhiaie.
«Mi piacerebbe molto, ma sta sera devo lavorare».
«Oh…»
La delusione di Michimiya è palpabile.
«Ma magari riesco a finire prima e a vedere almeno un set».
L’amica torna a sorridere, ma Daichi ha l’impressione che non Sugawara non verrà.
Si astiene dal commentare: in ogni caso la serata andrà bene.

 
 
Daichi sospira e, dopo essersi calato di nuovo tutta la maschera sul viso, si toglie un guanto della tuta per poi, allontanati i capelli argentei ed umidi del Gatto dalla sua fronte, posarci la mano su.
Sotto al suo tocco, l’altro è ancora bollente e madido di sudore.
Si mordicchia l’interno guancia.
Sa per esperienza che quel veleno di Poisonus è abbastanza forte da stordire con un solo graffio procurato da un coltello intinto in esso, ma un’intera siringa?
Con grandi probabilità il Gatto ci metterà ancora ore a smaltirlo.
Il giovane eroe si lascia cadere sulla sedia accanto al letto mentre ringrazia in silenzio l’assenza di sua zia Mei**, fuori città per una visita ad una vecchia amica, che gli ha permesso di portare l’altro lì.
A mente fredda, non è stata una scelta brillante ma, visto che il Gatto aveva rischiato la propria vita per la sua, non poteva lasciarlo nel parco, né consegnarlo alla polizia.
Daichi controlla ancora una volta di aver reso la propria camera il più impersonale possibile; appena arrivati, dopo aver messo a letto l’altro, si era prodigato a nascondere foto e quaderni di scuola in modo da proteggere il più possibile la sua vera identità nel momento in cui il Gatto si fosse svegliato.
Non che avesse intenzione di lasciarlo girare troppo per la camera ma, se si fosse alzato, almeno non avrebbe visto molto di compromettente.
Appurato che nulla è fuori posto, Daichi torna ad osservare in silenzio il volto crucciato dell’altro, rendendosi conto di come, per la prima volta da quando lo conosce, il ladruncolo dai capelli argentati paia indifeso.
Per un attimo il suo pensiero corre, traditore, a Sugawara Koushi.
Il ragazzo aggrotta la fronte quando gli torna in mente il viso del compagno di classe e si domanda il perché di tale associazione: Sugawara e il Gatto nulla hanno da spartire.
Da una parte c’è un goffo e timido ragazzo dai capelli cinerei e i maglioni oversize, dall’altra c’è un aggraziato e malizioso giovane dalla chioma di un’innaturale argenteo e la tuta attillata nera con tanto di campanello al collo.
Più diversi di così non si può.
Daichi ridacchia all’assurdità di quell’associazione poi, all’improvviso, si irrigidisce.
Il Gatto è in camera sua, privo di sensi, e lui può scoprire chi si cela dietro quella maschera di velluto color pece.
Appena quel pensiero lo coglie, subito allunga la mano ma poi, di scatto, la ritrae come scottato.
L’altro si è messo in pericolo per aiutarlo a mantenere la sua identità segreta, il minimo che può fare per ringraziarlo è lasciarlo andare senza scoprire la sua.
No?
Il Gatto, però, è un criminale che si nasconde dalla legge, non un super eroe che vuole proteggere i propri cari, c’è una netta differenza e non bastano le azioni di una serata per cambiare la verità dei fatti.
Daichi allunga la mano ancora una volta, ma di nuovo si ferma e si mordicchia l’intero guancia, osservando in silenzio il volto crucciato dell’altro mentre cerca di capire cosa fare.
Ha tutte le ragioni del mondo per smascherarlo, ma gli sembra così sleale da parte sua.
Allo stesso tempo, però, si rammenda che conoscere un viso non significa sapere chi sia davvero la persona e che potrebbe solo soddisfare la propria curiosità senza poi ricercare l’identità dell’altro.
Dopotutto è da quando il Gatto è comparso nella sua vita, il precedente giugno, che desidera sapere quale volto si nasconda dietro quella maschera.
Ora può farlo, certo, ma gli sembra così sbagliato: smascherandolo si approfitterebbe di un momento d’estrema debolezza dell’altro.
Si rammenta di nuovo che il Gatto è solo un criminale e che, nonostante l’aiuto fornito quella sera, ha compiuto troppi furti per rimanere libero.
Per i crimini che il ladro ha compiuto, sarebbe poco professionale non smascherarlo.
Daichi allunga la mano.
Il Gatto ha protetto la sua identità segreta, gli deve un favore.
Dopo quello che il suo alleato improvvisato ha fatto per lui, sarebbe ingiusto togliergli la maschera.
Daichi stringe la mano protesa a pugno e la tira indietro.
Ora può farlo, certo, ma gli sembra così sbagliato: smascherandolo si approfitterebbe di un momento d’estrema debolezza dell’altro.
Si rammenta di nuovo che il Gatto è solo un criminale e che, nonostante l’aiuto fornito quella sera, ha compiuto troppi furti per rimanere libero.
Per i crimini che il ladro ha compiuto, sarebbe poco professionale non smascherarlo.
Daichi allunga la mano.
Il Gatto ha protetto la sua identità segreta, gli deve un favore.
Dopo quello che il suo alleato improvvisato ha fatto per lui, sarebbe ingiusto togliergli la maschera.
Daichi stringe la mano protesa a pugno e la tira indietro.
Sbuffa incerto: smascherarlo o non smascherarlo?
 


*Poisonus l'ho inventato io perché mi serviva un nemico del genere, ups!
 ** Zia Mei (nome giapponese) al posto di zia May, dai sono abbastanza simili!

NdA:
Io non ci credo! Ce l'ho fatta!
Ho scritto una storia in tre ore!
Ok, in verità gran parte della storia c'era, ho solo cambiato l'intreccio!
Comunque... ciao!
Se sei arrivato fino a qui: complimenti!
Spero che sia stata una lettura decente! Questa fic è la prima storia che scrivo al presente da una vita e mi rendo conto che rischio di essermi un po' fregata da sola facendola così lunga.
Questa è la fic che mi ha dato l'idea per la mia challenge "Tra bivi e porte scorrevoli" presente sul forum Ferisce la penna.
I prossimi capitoli saranno "interattivi" ovvero tu, sì proprio tu che stai leggendo, potrai decidere se fare togliere o meno la maschera del Gatto a Daichi!
Come? Semplicemente leggendo prima un capitolo o l'altro, a seconda della tua scelta! Poi nulla ti vieta di leggere entrambi, eh! Solo che, in questo caso, puoi decidere da quale partire!
Ora scappo ma, mi raccomando, se recensisci ricordati di farmi sapere che scelta vuoi far fare a Daichi!
Ciao,
Aiko

Ps: vi lascio Spider-Daichi perché merita: link
   
 
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