Prompt: Frontier
Personaggi: Shadow the Hedgehog,
Sonic the Hedgehog
Contesto: Sonic the Hedgehog (Serie televisiva)
Genere: Bondage, Erotico, Introspettivo
Numero Parole: 542
La gola si era adattata perfettamente
all’intrusione ripetitiva. La trachea si dilatava a ritmo delle spinte della
carne bollente che la stava riempiendo da un tempo indefinito. Non stava più
lottando per liberarsi e questa era la cosa che più lo terrorizzava. Il suo
aguzzino era stato molto chiaro: lo avrebbe fatto implorare di non fermarsi, e
il suo corpo traditore stava rispondendo a tutti gli istinti più bassi che il
ribelle potesse sognare.
Avrebbe voluto urlare la sua angoscia,
il suo dissenso per quei muscoli che non gli obbedivano più: le gambe tremavano
ad ogni colpo che gli faceva contorcere le viscere. Le cosce, dapprima tese e
chiuse, si aprivano in modi che non riteneva possibili, inseguendo la mano
ruvida che lo aveva portato in terre sconosciute. Gli artigli spessi gli
graffiavano l’erezione, lasciando segni leggeri che davano scariche di puro
piacere lungo la spina dorsale, facendolo inarcare come una piccola
sgualdrina…forse era un bene che la sua bocca fosse piena. Non era sicuro che
sarebbe riuscito a stare zitto.
Non
ti farò del male. Conosci il dolore: io ti mostrerò il piacere, e non potrai
negarmi le informazioni che cerco.
La voce cavernosa gli rimbombava nelle
orecchie, austera e schiacciante. Osservando il mondo capovolto, la pelliccia
blu si bagnava ulteriormente del suo ennesimo rilascio, facendolo mugugnare ovattato
contro il sesso bollente che gli sfregava la lingua, il sapore muschiato che
gli arrivava alle narici e agli inguini. Gli occhi annebbiati non si accorsero
delle lacrime che si accumularono, mischiandosi alle scie di saliva mal trattenute
dalla bocca troppo piena. I mugolii e i respiri veloci non permettevano alle
labbra di sigillarsi alla circonferenza, e le creste aliene che gli fregavano
contro il palato non erano di aiuto, ma per il Caos non aveva mai provato un
piacere simile.
Una spinta più profonda delle altre e
la gola si adattò perfettamente alla punta che vi si affacciava: le labbra si
chiusero contro la pelliccia scura, toccando le palle gonfie e pronte al
rilascio. Gli occhi annebbiati osservarono dal basso le contrazioni, mentre il
corpo ansioso di ricevere il meritato premio si tese contro il materasso su qui
giaceva. Le mani legate dietro il collo si strinsero contro la struttura del
letto, aggrappandosi al legno e stirando le cinghie che gli bloccavano
l’addome, le ginocchia allacciate ai quadricipiti. Tutto il suo essere era
aperto e in attesa, mettendosi in mostra per il cacciatore di taglie che era
riuscito a catturarlo. Sapeva che questo era un male... ma per una dannata
volta voleva esplodere nel piacere, dimenticare chi fosse e provare sensazioni
tali da annichilire lo sfondo.
Il rilascio denso gli invase la bocca,
fluendo impetuoso e riempiendo le guance pronte: la pelliccia blu e pesca si
rizzò, le dita si strinsero mentre rivoli di sperma fuoriuscivano dalle labbra
avide, incapaci di contenere il tutto.
Mugolii entusiasti si riversavano
nella stanza scura, l’ingoio e le fusa fecero inarcare un sopracciglio al
cacciatore che osservava la piccola puttana ribelle assuefatta. Portò il
comunicatore all’orecchio, facendo partire la chiamata, la mano che ancora
scorreva pigra sul cazzo esausto del prigioniero:
«Dottor Robotnik, i ribelli si
nascondono alla frontiera a est della città. Il loro eroe è stato domato. Può
dare inizio al processo di robotizzazione.»