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Autore: drisinil    08/10/2023    1 recensioni
Questa è una raccolta di pezzi brevi e brevissimi per il writober, come palestra di scrittura. L'ambientazione è originale, come i personaggi.
Sullo sfondo c'è una relazione MM platonica fra adolescenti.
--> Tutte le storie di questa raccolta partecipano al Writober 2023 di Fanwriter.it
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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7 ottobre - (qualche buon) CONSIGLIO

 

«Ti do un consiglio, stronzo» ringhiò. Era proprio un ringhio ferino, parole basse che vibravano con astio, mentre scopriva i denti. «Vedi di sceglierla meglio, la gente da insultare.»

L’altro esitò, la situazione gli era nuova: di solito era lui quello che teneva qualcuno per il bavero e lo minacciava.

«Non ci siamo» sbuffò spazientito, spingendolo più forte contro il muro, finché non gli si accartocciarono la guancia e la palpebra. Un rivolo di muco gli colava dal naso direttamente in bocca, il che era disgustoso.

«Scusa. Ti chiedo scusa!»

«A lui!» sibilò, strattonandolo. «A lui, devi chiedere scusa, brutto stronzo, non a me!» 

Spinse ancora, finché la sua vittima iniziò a lacrimare e boccheggiò. Tremava.

«Adesso basta. Lascialo» ordinò una voce gentile.  Una mano si materializzò sulla sua spalla e la strinse. Non una stretta forte, ma decisa, calda e ruvida appena quel che bastava per lasciarsi ammansire, suo malgrado.

«Perché dovrei?»

«Perché così passi dalla parte del torto.»

«La parte del torto è quella in cui le prendi.»

«Lascialo, dai.»

«No» s’impuntò, opponendo tutta la resistenza possibile al desiderio latente e infido di obbedire.

«Ti infastidisce così tanto che sparlino di te? Lascia perdere, passaci sopra.»

«Su di me possono dire il cazzo che vogliono. Ma su di te non si devono azzardare» obiettò, con un’ultima spinta violenta, prima di mollare la presa. Il tizio prese una larga boccata d’aria e poi si accasciò lentamente, scivolando con la schiena lungo il muro, fino a terra.

«Ora scusati con la persona giusta» gli intimò, stavolta senza alzare la voce.

«Scusa!» piagnucolò, asciugandosi le lacrime con le maniche della camicia e il dorso delle mani. «Scusami tanto» ripeté, rivolto a un paio di calzini che spuntavano da due scarpe costose.

«Scuse accettate. Il mio amico è un po’ suscettibile su certi argomenti» spiegò il proprietario dei calzini. Era quello con la voce gentile, che ora però suonava ostile e melliflua. «Sai? Anch’io vorrei darti un consiglio: fossi in te eviterei di raccontare troppo in giro questa faccenda. Non hai una buona fama. Ho la sensazione che, se dovesse finire la tua parola contro la mia, non è a te che crederebbero…»

Si scusò ancora, ma quando trovò il coraggio di sollevare gli occhi, stava parlando da solo, a due schiene che si allontanavano, condividendo lo stesso passo con falcate diseguali. Quale dei due fosse più pericoloso, non aveva voglia di scoprirlo.

 
   
 
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