Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: evil 65    08/10/2023    6 recensioni
(Sequel di "The War of Ice and Nightmares - La Battaglia del Crogiolo")
Dopo gli eventi del primo libro, Mr Cold - la variante di Jack Frost che per poco non aiutò Pitch Black a dare il via ad una nuova Dark Age - si ritrova finalmente libero dal giogo del suo padrone, e comincia a seminare il caos per tutto il Multiverso. Questo attirerà l'attenzione della MVI - la Multiverse Variant Intelligence - i cui membri non si fermeranno davanti a nulla pur di assicurare lo Spirito alla giustizia.
Nel frattempo, menti assai più spietate e dagli obbiettivi maligni, pianificano di ribaltare completamente l'ordine naturale della creazione stessa...
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Elsa
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The War of Ice and Nightmares'
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Eccoci qui, di ritorno con un capitolo bello corposo, tra i più lunghi di questa saga! Come al solito, vi auguriamo una piacevole lettura ;)


Capitolo 13 - I became darkness… destroyer of worlds

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La luna inquieta bacia la polena
Tra la notte, l’abisso e la paura
In balia di una strana cantilena
Questa nave cede alla voce oscura...

Miguel Velasquez – La ballata del Grillo Mannaro


Dolore… era un concetto a cui Adora era fin troppo abituata.
Aveva provato dolore per molto tempo, da prima ancora che scegliesse di impugnare la spada del potere, quando era solo una dei tanti orfani raccolti dall’Orda e sfruttati come forza lavoro. Ne aveva provato quando aveva perso i suoi amici… quando aveva visto Catra spegnersi di fronte a lei… e anche ora, mentre rammentava gli eventi che l’avevano condotta in questa situazione.
Aveva visto Vader stringere la mano a pugno, avvertito i tremori della torre e poi… e poi l’edificio le era crollato addosso.
Lentamente, prese un lungo respiro e fece pressione sulle gambe. Poi, cominciò a spingere, e allora il dolore che avvertiva divenne tanto intenso da farle lacrimare gli occhi.
<< Credo di essermi rotta qualcosa >> borbottò, mentre faceva appello alle poche forze che le erano rimaste per sollevare i detriti.
Ignorò la fitta che provò alle braccia, il distinto scricchiolare delle ossa e il sapore del sangue che avvertì alla bocca, probabilmente dovuto ad un’emorragia interna. Al momento, contava solo che riuscisse a fuggire da quella gabbia di roccia per ricongiungersi con il resto dei Phantoms.
Con un ultimo sforzo, sollevò l’ultimo masso e lo lanciò di lato. L’oscurità lasciò il posto alla calda luce del giorno, e il puzzo di polveri e calcestruzzo venne rapidamente sostituito dall’aria fresca dei giardini di Gongmean. She-Ra tornò ad essere semplicemente Adora.
I suoi occhi vagarono rapidamente per la piazza coperta di polvere, aspettandosi di scorgere l’imponente figura di Vader… invece, fu qualcos’altro ad attirare il suo sguardo. Una scena molto più raccapricciante.
Dapprima, scorse solo lampi dorati e smeraldini in mezzo alla coltre di detriti vaganti, una specie di danza multicolore accompagnata da forti scoppi e risate agghiaccianti. Poi, vide Kozmotis Pitchiner uscire dall’ingresso del palazzo ormai ridotto ad un cumulo di macerie, senza nemmeno un graffio.
Nella mano destra, teneva un oggetto metallico… mentre in quella sinistra, reggeva un corpicino bluastro dall’aria fin troppo familiare.
<< Stitch! >> urlò, pronta a correre in aiuto dell’amico. Purtroppo, ebbe giusto la forza di compiere un singolo passo, prima di cadere in ginocchio.
Notandola, Kozmotis inclinò la testa, il volto contratto da un’espressione contemplativa, poi le lanciò l’esperimento genetico. Il corpo dell’essere rotolò nella polvere e si fermò di fronte alla guerriera, permettendole finalmente di vedere il sangue rosa di cui era ricoperto… e l’enorme buco da cui sgorgava, all’altezza della pancia.
<< Per gli dei… >> sussurrò, mentre lo prendeva tra le braccia << cosa ti è successo? >>
La creatura spalancò appena gli occhi, ma perfino questo sembrò provocargli dolore.
<< Stitch… ha fallito missione >> gracchiò con voce debole << Stitch non si sente tanto bene… >>
La sua voce si mescolò con un fiotto di sangue, a cui seguì una forte tosse. Le palpebre dell’esperimento cominciarono ad abbassarsi.
<< Non abbandonarmi, piccoletto >> sussurrò Adora, mentre il suo sguardo furente incontrava quello di Kozomits << Che cosa gli hai fatto?! >>
<< Niente che non si poteva evitare… se solo mi avesse dato retta >> ribatté freddamente l’ex Generale, la cui pelle si era fatta molto più grigia e gli occhi ancora più malaticci. Come se le sue crudele azioni nei confronti del piccolo alieno avessero accentuato l’oscurità che ormai da tempo aveva cominciato a diffondersi dentro di lui.
La mano di Adora si strinse inconsciamente attorno alla Spada del Potere, generando lampi di elettricità statica.
<< Maledetto… >>
Il respiro le si mozzò in gola nell’istante in cui Darth Vader fuoriuscì dalla nube di pulviscolo, accompagnato dal suono ronzante della sua spada laser. L’aura rossa proiettata dall’arma sembrò dipingere il paesaggio circostante di una tonalità vermiglia, mescolandosi al sangue delle sue ferite.
La ragazza si trattenne dal sussultare mentre le ottiche rosse della sua maschera si posavano su di lei, studiandola… e probabilmente giungendo alla conclusione che non fosse più in grado di combattere.
Lo vide compiere un passo avanti, minaccioso…
<< No >> disse all’improvviso Kozmotis, frenando la sua avanzata << Abbiamo quello che ci serve. >>
L’Oscuro Signore inclinò la testa, guardando l’uomo quasi con aria di sfida. Per un attimo, Adora temette che non avrebbe rispettato l’ordine… ma con suo grande sollievo, il Sith indietreggiò, poi sollevò la mano destra e spinse via la nube di polvere con una forte ondata telecinetica.
Con la visuale finalmente libera da impedimenti, la guerriera scoprì che le responsabili della danza di luci non erano altro che Edalyn e Malefica, ancora impegnate nel loro serratissimo combattimento magico.
La fata reagì istantaneamente alla comparsa dei suoi alleati, teletrasportandosi accanto a loro in un turbinio di fiamme. Allora Kozmotis tirò fuori uno dei suoi globi di neve da sotto il mantello e lo lanciò a terra, generando un portale.
Tutti e tre scomparvero al di là del vortice, assieme al frammento del Graal. E in quel momento, Adora capì che avevano fallito ancora una volta.
<< Oh, andiamo! >> esclamò Eda, visibilmente indignata << è la seconda volta che interrompe il nostro duello proprio quando eravamo sul punto di fare sul serio! La prossima volta mi assicurerò di bloccarle qualsiasi via di fuga… >>
Nell’istante in cui gli occhi della strega si posarono sul corpo di Stich, l’espressione delusa sul suo pallido volto lasciò il posto ad uno sguardo assolutamente orripilato… il primo che Adora le avesse mai visto fare da quando la conosceva.
<< Per tutte le salamandre! >> esclamò, per poi teletrasportarsi con un lampo di luce dorata accanto a lei. Subito la guerriera si fece da parte, permettendole di prendere il piccolo alieno tra le braccia.
<< No >> la sentì borbottare, visibilmente terrorizzata all’idea di perderlo << No, no, no! Non di nuovo! >>
E quando la creatura non si mosse, gli mise una mano sulla ferita e cominciò a pronunciare parole incomprensibili ad Adora, sicuramente un qualche incantesimo di guarigione che andava al di là delle sue conoscenze.
Fortunatamente, la magia sembrò fare il suo lavoro, almeno in parte. Il sangue smise di colare dalla ferita, che tuttavia rimase aperta.
<< Resta con me… >> continuò a sussurare Eda, stringendo il corpicino tra le braccia << Ti prego… non posso perdere anche te… >>
Il cuore di Adora si strinse a quella vista, come se qualcosa di maligno e invisibile l’avesse afferrato. E allora, in lei cominciò a crescere il timore… che quel giorno avrebbe assistito alla morte di uno dei suoi compagni di squadra. Qualcuno a cui era riuscita a legarsi nonostante tutte le perdite che aveva già subito.  
Uno scalpitare di passi alle sue spalle l’avvertì che anche il resto dei Phantoms li avevano raggiunti.
Voltandosi, vide Elsa e Tigre che camminavano verso di loro, accompagnate da Cold… e da Shen, con le ali piumate avvolte da pesanti ceppi e il becco intrappolato in una morsa metallica.
Quando la leader dei Phantoms vide lo stato in cui si trovava Stitch, i suoi occhi azzurri si spalancarono in uno sguardo altrettanto preoccupato.
<< Cos’è successo? >>
<< Sono riusciti a prendere il frammento >> fu la pronta risposta di Adora << Stitch… lui ha cercato di fermarli, ma… >>
Non riuscì a terminare la frase, quasi non volesse dare voce allo stato in cui si trovava l’amico.
L’espressione di Elsa si fece improvvisamente seria.
<< Riportiamolo subito alla base >> disse << Possiamo ancora salvarlo… >>

 


Nelle profondità del castello di Malefica, Darth Vader era impegnato ad armeggiare con la cibernetica della sua armatura.
Sebbene il suo scontro con She-Ra fosse terminato a favore del Sith, i colpi subiti per mano – o meglio, per la spada – della principessa erano stati più che sufficienti per produrre danni considerevoli ai sistemi interni della tuta, che solo grazie al suo ampio uso della Forza non erano andati in cortocircuito.
Grazie agli strumenti di emergenza incorporati nell’armatura, tuttavia, Vader era riuscito a metterci mano sopra prima che la situazione potesse degenerare ulteriormente, anche se gli ci sarebbero volute almeno un altro paio d’ore per riparare il danno e riportare il tutto ad un livello ottimale.
<< Vedo che il tuo scontro con la principessa non è stato senza conseguenze >> giunse una voce familiare all’entrata della stanza << Non che sia sorpresa. Dopotutto, non si può negare quanto gli eroi siano bravi a crearci dei problemi… È nella loro natura.>>
Sollevando la sua ottica vermiglia, Vader si ritrovò a fissare nelle pupille smeraldine di Malefica, le cui labbra erano appena arricciate in un sorrisetto contemplativo.
Il Signore Oscuro si sentì ribollire internamente. Mon sapeva se per via di quell’affermazione o per essere testimone dell’ennesimo ghigno della sua compagna di squadra, sempre costantemente così enigmatico da risultargli incomprensibile.
Tuttavia, cercò di mantenere la calam. Alla fine, dopo il loro ultimo confronto verbale, aveva cominciato a nutrire una sorta di… strano e vago rispetto, per quella nera fata dai maligni propositi.
<< Si è rivelata un’avversaria molto più agguerrita del previsto >> sibilò, con riluttante ammissione << Credevo di averla piegata… eppure, ancora una volta ha rifiutato la chiamata del Lato Oscuro. La sua forza di volontà è piuttosto impressionante. >>
Tacque, fissando intensamente la Fata negli occhi.
<< Tuttavia… >> proseguì << tu non ne sembri affatto sorpresa. E non credo sia tua abitudine sottolineare l’ovvio. >>
Il sorriso di Malefica non scomparve all’accusa del Sith, ne accennò ad allargarsi. Semplicemente rimase immutato, a dimostrazione di quanto fosse assolutamente imperturbata dal sottofondo di minaccia che aleggiava attorno all’uomo come un vulcano a pochi secondi dall’esplodere.
<< Difficilmente una guerriera che si autodefinisce una “campionessa della Luce” potrebbe mai abbandonarsi all’oscurità semplicemente dopo aver testimoniato un po’ di morte e distruzione >> disse con quel suo tono di voce al limite tra il cordiale e il beffardo << Quelli come lei hanno sempre bisogno di un tocco più... personale, per così dire. La mera promessa del potere non è altro che una goccia in un oceano infinito se paragonato al sincero desiderio che alberga nei loro cuori... quella brama disgustosa di assicurare la sopravvivenza e il benessere di coloro che amano, a qualunque costo. Minaccia la vita di quelle persone, oppure offri loro l’assicurazione di poterle salvare dall’oblio imminente... e solo allora potrai aprire uno spiraglio nelle loro anime immacolate. >>
Vader riflettè attentamente sulle parole della donna.
<< Potrebbe non essere possibile >> disse << In lei ho percepito chiaramente il dolore della perdita… Non ha più nessuno del genere al suo fianco. A meno che... non sia caduta nel tranello che segnò la caduta di così tanti Jedi. >>
Colpita e intrigata da quella manifestazione di sprezzo misto a realizzazione, l’Oscura Signora lo fissò, come ad invitarlo a procedere.
<< Affezionarsi ai compagni di squadra >> disse il Sith   << Trattarli come amici. O peggio... come una famiglia. >>
Fu in a quell’ultima affermazione che la fata riuscì a cogliere "qualcosa" nella voce del guerriero, nonostante il suo modulatore vocale. O forse fu semplicemente il lieve lampeggiare della sua aura oscura, invisibile a chiunque... tranne a coloro che potevano scorgere il male intrinseco che albergava nel cuore di tutti gli esseri viventi. E Malefica era sicuramente tra gli esseri capaci di una simile impresa.
<< Qualcosa con cui immagino tu abbia familiarità? >> domandò incuriosita, vedendo l’opportunità di approfondire il passato di questo misterioso cavaliere.
Il Sith esitò. Non era certo tipo da andare in giro a condividere informazioni amichevolmente, figuriamoci riguardo al proprio passato. Aveva già avuto uno scambio del genere con la Signora delle Tenebre, e nessuno dei due si era perso in dettagli troppo espliciti, pur trovando una connessione nelle loro esperienze.
Ma questa era una situazione diversa: avrebbe dovuto riesumare una parte di sé che aveva tentato di cancellare con ogni mezzo.
<< Un tempo è stato così >> si ritrovò infine a confermare, brusco << Avevo dei compagni fedeli, eravamo vincolati da legami di amicizia. All’epoca ero uno sciocco, sentimentale e ingenuo, ignaro di quale futile e straziante dolore stessi per farmi carico. >>
Il suo respiro si fece, se possibile, ancora più secco e meccanico.
<< Mi hanno tradito e abbandonato. Sono stato ridotto al nulla, lasciato senza alcuna speranza e con un vuoto senza pari. Menzogne, inganni, angoscia e rancore: ecco tutto ciò che si ottiene, quando permetti a simili debolezze di attraversarti. >>
Malefica inclinò leggermente la testa, scrutandolo come se stesse ammirando una creatura particolarmente rara. << Compagni... amici... ammetto che questi concetti mi sono sempre stati estranei, fin dal giorno in cui i miei occhi si aprirono per la prima volta su questo mondo in perenne lotta con se stesso. Non ne ho mai sentito il bisogno... ma c’erano volte, quando ero sola a contemplare i miei piani tra le mura di questa fortezza, in cui mi ritrovavo a chiedermi come fosse poter condividere intrighi ed esperienze con qualcuno. >>
Il suo volto si arricciò in cupo divertimento. << Qualcuno che potesse davvero comprendere la gioia e l’euforia di diffondere dolore e disperazione nelle menti delle creature inferiori. E per quanto non sia abituata a lavorare con altri... devo ammettere che trovo questa collaborazioni tra menti diaboliche piuttosto rinfrescante. Hai mai provato qualcosa del genere, Vader? >>
Questa volta l’Oscuro Signore non ebbe alcuna esitazione nel rispondere.
<< A volte >> rispose << con individui che erano riusciti a guadagnarsi il mio rispetto, come il Grand’Ammiraglio Thrawn, uno dei più formidabili strateghi del mio universo. Tuttavia… ho sempre visto le nostre collaborazioni come nient’altro che un mezzo per raggiungere uno scopo. >>
<< E quale scopo ti guida, Lord Vader? >> lo incalzò la fata, compiendo un ulteriore passo  avanti << Cosa anela il tuo cuore di tenebra? Cosa ti spinge a ricercare il potere del Graal? >>
Allungò una mano, poggiandola sul petto corazzato del Sith. << Quale brama guida il tuo spirito verso questo percorso di morte e distruzione? >>
Vader avvertì una scarica a quel tocco, come una sorta di richiamo, il cui destinatario era il Lato Oscuro albergante dentro di lui. Si sentì ribollire di una piacevole gioia selvaggia e distruttiva… un cameratismo che non aveva più provato dal giorno della sua caduta. Paradossalmente, fu proprio questo a mettere in allerta l’Oscuro Signore, mentre in lui cresceva il sospetto che la fata volesse solo fargli abbassare la guardia.
Di scatto, le afferrò la mano, serrandole il polso in una morsa.
<< A che gioco stai giocando, strega? >> sibilò, ostile << Perché ne sei così interessata? Qual è il tuo vero obiettivo? >>
Invece che mostrare segni di panico o sorpresa, Malefica si limitò a ridacchiare, quasi si fosse aspettata una reazione del genere.
<< Il mio obiettivo è molto semplice, Lord Vader: assicurare la mia vittoria per i tempi avvenire. >>
Con un rapido movimento del polso si liberò dalla presa dell’uomo e compì un elegante passo indietro.
<< Sai come ha fatto Kozmotis a convincermi ad appoggiare questa crociata? Mi ha mostrato il futuro >> rivelò, sorprendendo l’Oscuro Signore dei Sith << Attraverso le carte di Facilier, ho visto cosa ne sarebbe stato di me se avessi continuato a perseguire la mia vendetta. Una fine prematura per mano di un principe in armatura splendente giunto ai confini di queste terre per salvare una fanciulla indifesa dalle grinfie della mia vendetta… un epilogo quantomeno indegno, dopo tutto ciò che ho sacrificato per arrivare fino a questo punto. >>
Sul volto della fata si dipinse un’espressione rabbiosa, mentre le ombre attorno a lei sembravano agitarsi come le spire di una serpe.
<< Non potevo accettarlo. Io, la Signora di Tutti i Mali, sconfitta in un modo del genere? Non potevo permetterlo! Ma sono su questa terra da molti secoli… e so bene che un futuro predetto non può essere cambiato. Almeno… non utilizzando le normali regole della magia. >> Sorrise sottilmente. << E poi Kozmotis informò del Graal e delle sue incredibili capacità. Di fronte ad un simile invito, come avrei potuto rifiutate la possibilità di annullare quel triste destino e farla pagare a coloro che hanno osato sfidarmi? >>
A quel punto inclinò la testa, scrutando il compagno d’arme con un luccichio quasi bramoso nei suoi occhi verde smeraldo.
<< Per quanto riguarda il mio interesse? Diciamo solo che so riconoscere uno spirito affine quando ne vedo uno… e fin da quando ero solo una bambina, ho sempre nutrito una spiccata curiosità per tutto ciò che fosse oscuro o profondamente connesso al regno delle ombre. Quindi te lo chiederò un’ultima volta, Lord Vader, e sarei davvero grata che tu mi rispondessi: a cosa miri? Quale desiderio potrebbe mai spingere un individuo del tuo potere ad attraversare il tempo e lo spazio per chiedere aiuto a qualcosa come il Graal? >>
Il Sith rimase nuovamente in silenzio. Ma come se le parole della fata fossero riuscite a smuovere un lucchetto invisibile, si sentì in dovere di offrirle la stessa cortesia che gli aveva appena concesso. Come se solo rivelando le sue stesse motivazioni sarebbe riuscito a ripagare una simile fiducia.
<< Voglio riportare in vita mia moglie >> cedette, sentendosi come se un enorme peso gli fosse stato appena tolto dalle spalle << Il suo nome era Padme Amidala, e morì poco dopo la mia ascesa a Signore dei Sith. Riportare in vita i morti potrebbe essere al di là dei miei poteri… ma attraverso la magia del Graal, sarò finalmente in grado di strappare la sua anima dall’oblio e riportarla da me.  >>
Un tuono riecheggiò al limitare della fortezza, illuminandone le brulle superfici con un bagliore smeraldino. A quel rimbombo assordante seguì un silenzio sovrannaturale, mentre l’espressione colma d’aspettativa di Malefica si tramutava in un cipiglio impassibile.
<< Beh, questo è… un desiderio così deludente >> disse, e a quelle parole la mente di Vader sembrò trasformarsi in una tabula rasa.
<< Cosa? >> sbottò attraverso la maschera, mentre il volto inespressivo della fata lasciava posto ad sguardo pieno di furia sprezzante.
<< Sul serio? È davvero questo il motivo che ti ha spinto a diventare il mostro che mi trovo davanti? Amore? >> sputò con evidente disgusto << Ridicolo. Tu, che ti macchieresti della morte di milioni di innocenti… vorresti utilizzare un desiderio onnipotente solo per riportare in vita la persona che amavi? >>
Una profonda rabbia cominciò ad agitarsi nell’animo di Vader.
Dapprima si manifestò sotto forma di un leggero scricchiolare del pavimento sottostante, che con il passare dei secondi diede vita ad un ampio diramarsi di crepe e anfratti.
Il Lato Oscuro si agitò attorno a lui, sibilante, creando viticci invisibili che sembravano sul punto di ghermire qualsiasi cosa si trovasse nei paraggi del Sith.
Trattenendosi a stento dall’attaccare Malefica, questi la indicò imperiosamente.
<< Ti consiglio di valutare attentamente le tue prossime parole… >>
<< O cosa? >> ribatté lei, per nulla intimorita dal gesto che avrebbe fatto inginocchiare qualsiasi imperiale e chiedere pietà << Agiterai la tua spada scintillante come un cavaliere retto e senza paura, spinto dal solo desiderio di salvare la propria bella dalla morte? Questa non è altro che la più vile forma di sentimentalismo… la semplice preghiera di un bambino patetico e spaventato! >>
La risata che fuoriuscì dalle sue labbra fu tanto crudele da eguagliare quella di Darth Sidious in persona.
<< E qualcuno come te osa definirsi un Campione dell’Oscurità? Se sei tutto ciò che il tuo universo ha da offrire, quasi mi dispiace per i guerrieri che proveranno a combatterti in cerca di una sfida degna ai loro ingenui ideali. >>
Vader vide rosso.
La sua mano guantata scattò in avanti e afferrò Malefica per il suo esile corpo. La presa che applicò non fu abbastanza forte da spezzarglielo, ma in una qualsiasi altra circostanza sarebbe stata più che sufficiente per interrompere l’afflusso di ossigeno di una persona. Ma invece di mostrare segni di paura o sorpresa sul suo pallido volto… la Fata si limitò a sorridere, quasi in apprezzamento.
<< Ah, eccola… la rabbia e il fuoco nascosti sotto quella patina di freddo pragmatismo. Il desiderio di fare scempio dell’animo e delle carni dei tuoi nemici, fino a quando tutti coloro che si oppongono a te non saranno spazzati via >>
Gli occhi di Vader si assottigliarono dietro la maschera. Aveva davvero fatto tutto questo… solo per provocarlo?
<< Stai scherzando con il fuoco >> ringhiò, avvicinando il respiratore al suo viso.
Il ghignò della fata divenne predatorio.
<< No, Vader >> disse << Sei tu che non hai ancora capito il tipo di ruolo che hai scelto di interpretare. Buoni e cattivi, luce contro l’oscurità… questa è una guerra vecchia quanto il Multiverso stesso! E nel momento in cui hai deciso di prenderne parte, ti sei fatto carico di un mantello che non accetta compromessi, la cui fame sarà saziata solo dal desiderio puro e indissolubile… di conquistare >>
Nonostante la loro posizione, riuscì ad allungare una mano e la posò sotto il mento della maschera d’ebano.
<< Perché in fondo è questo quello che vuoi veramente, non è così? Posso sentirla dentro di te… la fame che ha alimentato i cuori di così tanti tiranni… il desiderio di prendere ancora e ancora, fino a quando non sarai finalmente soddisfatto! Allora perché indugiare nel ricordo di un fantasma? >>
Quella parole fecero esitare il Signore dei Sith. Non era forse il potere l’obbiettivo finale di tutti i Sith? Certo, una parte di lui si era unita al Lato Oscuro alla ricerca di un modo per salvare Pame… ma il giovane Anakin era sempre stato alla ricerca di qualcosa di più, che andasse ben oltre l’essere un semplice Jedi. Un potere che gli avrebbe permesso di spezzare le sue catene, di dimostrare al Consiglio che meritava il suo posto nell’ordine… un potere con cui avrebbe cancellato la schiavitù e trasformato la Repubblica nel governo che avrebbe sempre dovuto essere, un ordine perfetto che avrebbe dominato sulla galassia per i tempi avvenire.
Ora aveva i mezzi per raggiungere quel potere, per soppiantare l’Impero imperfetto del suo maestro con qualcosa di migliore. Eppure…
<< Tu non capisci >> sibilò freddamente << è morta per colpa mia. Io… io l’ho uccisa con le mie mani… >>
<< Perché? >> lo incalzò Malefica << Dillo! >>
<< Perché mi aveva tradito! >> ruggì, mentre il pavimento sotto di loro cominciava a crepare << Perché le avevo dato la possibilità di unirsi a me e governare la galassia fianco a fianco! E invece… lei scelse di rifiutarmi! Di sputare in faccia a tutto quello che avevo cercato di costruire per lei! Meritava di morire….! >>
Il fiato gli si mozzò in gola.
Da quando Darth Sidious gli aveva rivelato il destino di sua moglie, ma una volta aveva pronunciato quelle parole ad alta voce, nemmeno nell’intimità della propria solitudine. Quella era una verità che con il passare degli anni aveva cominciato a maturare nella mente del Sith… la consapevolezza che non si sarebbe trovato confinato in questa armatura se solo sua moglie si fosse fidata di lui, che se non lo avesse rifiutato sarebbero riusciti a portare pace e prosperità in una galassia sull’orlo del collasso… un futuro che si era rapidamente sgretolato nell’istante in cui Padme aveva deciso di condannare le sue azioni.
Il sorriso che gli rivolse Malefica fu decisamente soddisfatto.
<< Finalmente un po’ di onestà >> disse, mentre lo superava con passo disinvolto.
Vader non si preoccupò di fermarla, la sua mente che correva come uno speeder lanciato a tutta velocità verso il sole. Era rimasto semplicemente scioccato dalla sua stessa ammissione, che per quanto dolorosa… ebbe quasi un effetto liberatorio sul suo animo.
Non si mosse nemmeno quando sentì le mani della fata che gli si posavano sulle spalle, in un modo stranamente confortante.
<< Tua moglie è stata molto sciocca a rifiutare una simile proposta, mio signore. Fossi stata al suo posto, di certo avrei accettato con gioia la possibilità di unirmi ad una conquista di tale portata >>
Vader si voltò, e ancora una volta i suoi occhi giallognoli incontrarono quelli smeraldini della creatura magica.
<< Nella mia vita ho incontrato diversi re e signori della guerra desiderosi di conquistare un regno… ma tu non ti fermeresti a questo, non è vero? >> continuò ella, con un tono di voce molto più cordiale << No… tu sei un conquistatore di mondi. Tu vuoi governare la galassia da cui provieni e sottrarla dalle mani del tuo maestro! Tu vuoi regnare su innumerevoli pianeti con il pugno di ferro… ma potrai riuscirci solo quando avrai rinunciato a tutto ciò che ti lega alla tua vecchia identità. >>
Vader deglutì a fatica.
Poteva davvero farlo? Dimenticare Padme, il loro bambino non ancora nato, il desiderio di salvarli… per il potere? La possibilità di portare a termine il progetto che si era prefissato fin da quando aveva scelto di unirsi a Palpatine? Con il potere fornitogli dal Graal, nemmeno il suo maestro sarebbe stato in grado di sconfiggerlo… ma era davvero disposto a sacrificare la sua amata ancora una volta, per ottenerlo?
<< Sembra che tu abbia molte cose su cui riflettere >> disse Malefica, interrompendo il suo rimuginare << Allora ti lascerò ai tuoi pensieri. Non vedo l’ora che avvenga la nostra prossima conversazione, Lord Vader! Spero che per allora avrai preso la giusta decisione. >>
E dopo aver pronunciato tali parole, la Fata scomparve in un turbinio di fiamme verdi, lasciando il Sith da solo con i suoi pensieri. Egli rimase completamente immobile per diverso tempo, il Lato Oscuro che turbinava attorno a lui, sussurrandogli le stesse parole pronunciate dalla fata, ancora e ancora. Fino a quando…
<< Volevo salvarla >> borbottò a se stesso << Credevo di volerla riportare da me… ma in verità, ero io che volevo tornare da lei. >>
Scosse la testa. << Per tutto questo tempo… lei mi ha controllato. Mi ha piegato. Mi ha condizionato! E nella mia cecità, ho dimenticato come mi aveva rinnegato… tradito e abbandonato! >>
La stanza cominciò a tremare.
<< No! Non sarò mai più schiavo di questi… sentimenti. Anakin Skywalker è morto… e tutto ciò che lo incatenava deve morire con lui! Padme Amidala deve restare… morta. >>
Alzò lo sguardo, consapevole che Malefica stesse osservando le sue azioni da lontano, attraverso mezzi che ancora non riusciva pienamente a comprendere.
<< Forse ha ragione >> ammise, mentre si lasciava annegare dal Lato Oscuro << La galassia da cui provengo… merita di essere dominata. Perché gli sciocchi, gli esseri inferiori che come formiche la brulicano con le loro misere esistenze, l’hanno inquinata. Per questo non devono fare altro che piegarsi e accettare le mie redini. Perché io sarò quell’ordine. Anche a costo di farla bruciare. >>
Ora… aveva un nuovo obbiettivo. E questa volta… niente e nessuno, neppure il suo Maestro, gli avrebbero impedito di raggiungerlo. Attraverso il Graal, se ne sarebbe assicurato.
 


Nell’infermeria della base, Elsa si lasciò cadere sull’unica sedia nella stanza con un sonoro sbuffo, permettendosi finalmente un momento per riposare le membra e riprendersi dal folle susseguirsi di battaglie e situazioni stressanti a cui era stata sottoposta negli ultimi giorni.
Cercò di trattenere un sussulto dolorante mentre avvolgeva una garza attorno al braccio ferito.
La pallida fascia sembrò quasi confondersi con la sua pelle altrimenti immacolata, facendole dimenticare per un brevissimo attimo quanto fosse stata vicina alla morte fino a poche ore prima.
Era stata fortunata che Kozmotis non l’avesse ritenuta una minaccia abbastanza grande da finirla seduta stante, ma questo non fece altro che aumentare la sua irritazione.
Stava cominciando a perdere colpi… o più semplicemente, tutta questa missione aveva iniziato ad influenzarla in un modo fin troppo personale, e tutto a causa dell’ultima aggiunta alla sua squadra.
“Sarà stata una buona idea riportarlo qui?” non poté fare a meno di chiedersi, prima di rammentare a se stessa che, per quanto la situazione potesse sembrare assurda dopo il modo in cui aveva cercato di tradirla… Cold era forse il membro più potente dei Phantoms e l’unico che potesse effettivamente rivaleggiare con i poteri della variante di Pitch Black.
Avevano bisogno di lui… ma per quanto odiasse ammetterlo, non era questa l’unica ragione che l’aveva spinta ad offrirgli una seconda possibilità.
<< Quindici uomini sulla cassa del morto, yo-ho-ho, e una bottiglia di rum! La bottiglia e il Diavolo hanno pensato al resto, yo-ho-ho, e una bottiglia di rum!>>
“E quando parli del Diavolo…” pensò l’ex regina, mentre proprio l’esile figura di Mr Cold avanzava dall’entrata dell’infermeria con il bastone ritto sulla spalla a mo’ di fucile, marciando e imitando l’andatura barcollante di un ubriaco, canticchiando sguaiatamente la filastrocca e ridacchiando.
<< Per tutti gli inverni grigi, avrei proprio bisogno di ubriacarmi… >>
All’improvviso si bloccò, gli occhi sgranati, come se qualcuno di invisibile l’avesse appema schiaffeggiato in volto.
<< Cosa vuoi dire che il fumo e gli alcolici sono stati banditi dai cartoni animati!? Dannata censura moderna, fa sparire sempre le cose più divertenti! Perbenisti! >> sbottò indignato, borbottando sonoramente fra sé mentre riprendeva a camminare normalmente << Ah, che tempi bui! Ora un povero spirito non può nemmeno più cantare un grande classico! >>
Si fermò accanto ad Elsa e la guardò come se si fosse accorto solo in quel momento della sua presenza.
<< Ehilà, reginetta! >> la salutò, con un sorriso sornione << Oh, accidenti, sei ancora viva!? Be’, allora sono solo quattordici gli uomini sulla cassa del morto! Buon per te. Ma niente rum! Pare che sia diventato poco consono… >>
L’ex regina lo guardò stranita, come se gli fosse appena cresciuta una seconda testa.
Ormai pensava di essersi abituata alle stranezze dello spirito e ai suoi discorsi tutt’altro che ordinari... ma a quanto pare, Cold non si sarebbe mai tirato indietro da un obbiettivo che sembrava essersi prefissato fin dal loro primissimo incontro: farle perdere la sanità mentale, in un modo o nell’altro.
Trattenne uno sbuffo esasperato e continuò ad avvolgere le sue ferite.
<< Be’, come puoi vedere mi sono solo procurata qualche graffio... >>
Trasalì nel momento in cui cominciò a stringere la garza, << Niente che non si risolverà in un paio di giorni. E per quanto riguarda te? Ti è rimasta qualche ferita dalla nostra ultima battaglia? >>
<< Oh, no, nessuna! Sano come un pesce… per quanto surgelato! >> sghignazzò l’oscuro spirito << In realtà, credo proprio di essere già morto. Eccitante, non credi? Oh, questo mi fa venire in mente un altro fantastico pezzo! >>
Così dicendo prese un respiro e si rimise a cantilenare.
<< Non puoi certo uccidere chi è morto, bada bene, lui ritornerà! Lui non brama altro che il tumulto, per odio o noia lui distruggerà! Hey, ah-ho! Hey-ha ran de roh! Hey, ah-ho! Hey-ha ran de roh! >>
Si raddrizzò come punto da uno spillo, facendo scendere dalla spalla il bastone e roteandolo appena, poi tornò a guardare la giovane donna con occhi brillanti di delirio.
<< Non te l’hanno mai detto? È fantastico essere uno spirito! L’unico inconveniente sono tutte quelle persone che non ti degnano neppure di uno sguardo, un problema che ormai ho risolto da tempo. Una rigenerazione accelerata è semplicemente parte del paccetto! >>
Scrollò le spalle con falsa modestia, prima di mettere su un ghigno.
<< O magari ti stavi riferendo alle ferite mentali? >> domandò, allegramente << Perché quelle pizzicano come al solito! Anche se… penso di essermi procurata un nuovo aneurisma dopo la nostra amabile chiacchierata in terra draconica… >>
Sul volto della giovane donna si dipinse un’espressione a metà tra il colpevole e il turbato.
<< Non era mia intenzione riaprire vecchie cicatrici. Ero arrabbiata e avevo bisogno di aiuto... proprio come te >> rispose, dolcemente << Lo ammetto, non pensavo che mi avresti ascoltata per davvero. Ma in cuor mio? C’era una minuscola parte assolutamente convinta che non mi avresti voltato le spalle. >>
Le sue labbra si arricciarono in un sorriso ironico.
<< Immagino che sia vero ciò che dicono sulla speranza: quando sei sull’orlo dell’abisso, è sempre l’ultima a morire. >>
Cold liberò un respiro profondo, seguito da una nuvoletta di vapore gelido.
Si appoggiò al bastone, sembrando stranamente stanco ed esausto.
<< Dovevo immaginarlo che te ne saresti uscita fuori con un’altra delle tue idiozie >> sbuffò << Sappi che tutta la speranza che avevo in copro è morta tanto tempo fa, esattamente come il mio cuore congelato. >>
Scrollò di nuovo le spalle con falsa noncuranza.
<< Ma non ce l’ho con te! Come potrei biasimare un comportamento del genere? In fondo, hai fatto qualcosa di davvero FOLLE! Avrei potuto ucciderti in mille modi diversi… ma hai comunque deciso di farmi quell’offerta! È stato meraviglioso, dico sul serio. >>
Malgrado tutto, un sorriso divertito si dipinse sulle labbra di Elsa.
<< Ora mi fai pure dei complimenti? >> ribatté scherzosamente, sentendosi stranamente a proprio agio << Sei sicuro di non aver colpito la testa mentre stavamo combattendo... uff! >>
Aveva cercato di rimettersi in piedi, ma una fitta improvvisa al fianco la fece incespicare a terra.
Evidentemente, senza più l’adrenalina della battaglia ad inondarle il corpo, i lividi peggiori avrebbero cominciato a richiederle un pesante tributo.
All’improvviso sentì una salda presa serrarsi attorno al suo braccio sano e sostenerla senza alcuno sforzo.
La mano di Cold era gelida, poteva percepirla nonostante il vestito e il freddo che l’aveva sempre accompagnata. La fissò con uno sguardo indecifrabile, mentre la aiutava cautamente a rialzarsi e rimettersi comoda.
<< Perché voi eroi siete così fragili?>> sibilò, quasi in uno stizzito rimprovero.
Procedette a sedersi sul letto vuoto accanto a lei, continuando a squadrarla da capo a piedi come se volesse sezionarla.
<< Te l’ho già detto: non posso subire alcun tipo di danno fisico permanente, al contrario di te >> borbottò, appoggiandosi il bastone in grembo e agitando le gambe avanti e indietro, con le movenze di un ragazzino << E comunque, sei ingiusta! È da quando ci conosciamo che ti riempio di complimenti … Okay, lo ammetto, per lo più di apprezzamenti e commenti da te non molto graditi, ma non è questo il punto! >>
Si zittì nuovamente, imbronciandosi e fissando da tutt’altra parte, gli occhi persi nel vuoto.
<< Sei stata folle, e nella tua follia hai trascinato anche me >> sussurrò << e questo... mi ha dato da pensare. Soprattutto a quello che ci siamo detti. >>
Elsa inclinò appena la testa, guardandolo curiosamente.
Era quasi alieno il modo in cui si stava comportando. Oh, in lui c’era ancora quel luccichio di follia irriverente che aveva scorto nei suoi occhi fin dal loro primo incontro! Eppure, sembrava quasi... attenuato, come se una forza invisibile vi avesse calato sopra un velo, permettendogli di ragionare più lucidamente.
Non era un cambiamento sgradito, ma era certamente bizzarro.
<< Ovvero? >> gli chiese con tono indagatore.
<< Aiuterò te e la tua squadra delle meraviglie a sconfiggere Pitch, e mi impegnerò al massimo per portare la giustizia, sicurezza, o altre cose del genere. >>
Lo sguardo dell’oscuro spirito divenne molto più serio, gelido come l’inizio di una tempesta di neve.
<< Ma in cambio... dovrete lasciarmi libero su un pianeta lontano e dimenticato dalla vostra MVI. >>
Elsa assottigliò le labbra, mentre valutava attentamente le parole dello spirito.
<< Visto che hai scelto di aiutarci spontaneamente… >> rispose << potrei certamente organizzare un accordo con i miei superiori... purché tu prometta che non cercherai più di interferire con l’ordine naturale del Multiverso. Una volta trovato un mondo a tua scelta, non potrai più lasciarlo. >>
Prese un respiro profondo.
<< Tuttavia, vorrei chiederti... è davvero ciò che desideri? Vivere il resto della tua esistenza immortale su un pianeta dimenticato, da solo e senza legami? Ho visto quello che hai fatto nell’ultima battaglia... e SO che i tuoi poteri potrebbero essere usati per fare del bene, tu me lo hai dimostrato. >>
Il sorriso dell’ex regnante divenne molto più gentile.
<< Questa potrebbe essere la tua occasione per ricominciare... per essere il Guardiano che un tempo eri destinato a diventare. >>
<< Perché? >>
L’oscuro spirito le rivolse di nuovo quello sguardo indagatore con cui sembrava volerle scrutare perfino l’anima.
<< Perché insisti tanto con me, Elsa? >>
Non l’aveva mai chiamata direttamente per nome, non con quel tono diretto, senza sarcasmo e prese in giro.
La giovane donna distolse lo sguardo, sentendosi come se una stretta invisibile le avesse improvvisamente intrappolato il cuore in una gelida morsa.
<< Perché... una volta ero nella tua stessa posizione >> ammise, quasi con rassegnazione << Perché le nostre storie sono più simili di quanto potresti mai credere. Perché quando ero al tuo posto, mi fu data la possibilità di scegliere un cammino diverso... e io decisi di coglierla. >>
Calò il silenzio, rotto solamente dal respiro condensato di Mr Cold. Poi l’oscuro spirito fece una cosa assolutamente inaspettata: poggiò il bastone di lato, allungò le mani verso il cappuccio che teneva perennemente calato sul capo, e lo abbassò.
I capelli erano la stessa zazzera candida di Jack Frost, ma sembravano molto più brizzolati, più anneriti sulle punte, come neve macchiata da inchiostro. Elsa vide il suo volto scavato da ombre ingrigite, ma soprattutto i profondi cerchi neri che circondavano i suoi occhi, le cui iridi ormai da molto tempo erano di un verde sporco, giallo e azzurro mescolati assieme.
<< Che cosa ti è successo? >>
La sua voce era ancora graffiante, eppure più... roca, come se fosse semplicemente stanco. MOLTO stanco. 
E come se ne fosse stata colpita, Elsa cominciò a narrare…

                                                                                          * * *
 
Alcuni anni fa…

Il mondo era una patina di ghiaccio.

Lungo i confini del regno di Arendelle, sulla superficie cristallina di un lago congelato, infuriava la più grande tormenta mai testimoniata a memoria d’uomo. Fiocchi di neve cadenti sfrecciavano attraverso l’aria come milioni di pallidi proiettili, sferzanti e dolorosi per chiunque si trovasse nel mezzo di quel fenomeno innaturale… salvo una persona. Colei che era responsabile di questo Inverno, i cui poteri fuori controllo avevano generato increspature tanto grandi da alterare il clima stesso.
Un tempo era stata conosciuta semplicemente come la principess Elsa, l’erede al trono di Arendelle, da poco incoronata. Ora… tutti gli abitanti del regno che avrebbe dovuto ereditare la consideravano solo una strega, un mostro fuoriuscito direttamente dai loro incubi più grotteschi, un essere magico giunto da chissà dove per condannarli ad un gelo senza fine.

Vagava senza meta in mezzo alla tormenta, fino a quando una voce familiare non richiamò la sua attenzione.
<< Elsa! Non puoi fuggire da tutto questo! >>

Voltandosi, gli occhi blu cielo della giovane donna si posarono su una figura che arrancava a fatica in mezzo al nevischio. Ed ella non apparteneva ad una persona qualunque, bensì ad Hans, principe delle Isole del Sud e dodicesimo erede al trono per linea di successione.
Spaventata, Elsa compì un rapido passo indietro, le mani sollevate in un gesto al limite tra l’intimidatorio e il calmante.
<< Di’… di’ a mia sorella che mi dispiace >> disse con voce tremante << e prenditi cura di lei… >>
<< Tua sorella... è tornata dalle montagne debole e fredda! >> ansimò Hans, cercando di farsi udire all’interno del rombo della tempesta << Ha detto... che le hai gelato il cuore! Ho tentato di salvarla, ma era troppo tardi! La sua pelle... era di ghiaccio, i capelli bianchi! È... è morta, Elsa. Morta... per colpa tua. >>
Il cuore di Elsa mancò un battito.
"Morta". Sua sorella... l’unica famiglia che le era rimasta... la persona con cui aveva convissuto, riso e giocato da quando ne aveva memoria... era morta. MORTA! Per... per colpa sua. Era stata lei ad ucciderla... NO! Non poteva essere vero! Lei... non avrebbe mai ucciso sua sorella!
Anna stava bene, era tornata al castello con quella guida di montagna e... e…
"Ed è morta" sussurrò un pensiero maligno nel retro della sua mente.
<< No... >> borbottò, le mani strette attorno alla testa << Non è vero... non è possibile... >>
<< Davvero? Dopo tutto quello che hai provocato, ora questo ti stupisce!? >>
Il malvagio principe, della cui vera natura la regina era totalmente ignara, simulò un tono sdegnato e accusatorio, pregno di un falso dolore.
<< Tante altre persone sono morte prima di lei, Elsa! Non erano preparate, e questo inverno le ha uccise! L’inverno che tu hai scatenato, al quale io ho dovuto rimediare, quando avresti dovuto essere tu a proteggere i tuoi stessi sudditi! Perché non hai voluto ascoltarmi!? Avresti potuto salvarla! Potevi salvarci tutti! E non l’hai fatto! >>
<< Io... io non volevo >> balbettò Elsa, il cui battito era diventato così forte da risultare quasi doloroso, martellandole nella testa come un tamburo rapido e costante << Io... volevo solo essere lasciata in pace! Volevo che Arendelle fosse al sicuro da... da... >>
“Da me.”
<< Invece l’hai condannata >> sibilò Hans, implacabile << proprio come stai facendo adesso, hai condannato tua sorella a morte. Ovunque vai, è la morte che porti con te! Ho tentato di aiutarti… commettendo a mia volta un errore. >>
L’uomo si prese il suo tempo, prima di dare la stoccata finale, compiaciuto del proprio operato.
<< Alla fine, sei realmente il mostro che tutti credono. >>
Quelle parole colpirono Elsa con la stessa forza di una valanga. Sentì un peso invisibile che le cadeva sulla schiena, tanto possente da farla inginocchiare.
Calde lacrime cominciarono a scenderle dagli occhi, congelandosi nell’istante in cui entrarono in contatto con l’aria fredda della tormenta.
<< No >> sussurrò, mentre sentiva il cuore intrappolato in una morsa dolorosa << No... Anna... >>
La tormente crebbe d’intensità... e così fece il ghigno sul volto di Hans, la cui mano aveva già preso posto sul pomo della propria spada.
Cautamente si avvicinò ad Elsa, inconsapevole di ciò che stava accadendo alle sue spalle.
<< Lunga vita al re >> sussurrò il principe, mentre sollevava la lama. Si preparò a calarla, un singolo gesto che avrebbe posto fine alla dinastia di Arendelle e inaugurato una nuova era... e fu allora che un urlo squarciò il brusio prodotto dalla tempesta.
<< NOOOOOOOOOOOO! >> gridò Elsa, con tutto il fiato che aveva in corpo. E nello stesso istante, la magia di cui il suo corpo era pregno sembrò riversarsi all’esterno come un fiume in piena.
Il corpo di Hans si tramutò in una statua di ghiaccio nella frazione di un istante. Poco dopo, lo stesso destino toccò ad ogni singolo abitante del regno…

 
Cold rimase in silenzio, un’azione che già di per sé era piuttosto fuori dal personaggio.
<< Eh… lo ammetto, sono un po’ sorpreso >> confessò << Le nostre storie hanno effettivamente delle similitudini... e non poche. >>
Scosse il capo.
<< Poi... cos’è successo? >>
La ragazza fece un sorriso amaro.
<< Quello che succede sempre quando compare un mostro che minaccia la vita e la sicurezza degli esseri umani >> rispose stancamente << Cominciarono a darmi la caccia. Da ogni regno o paese conosciuto, a centinaia giunsero entro i confini di Arendelle per trovare e abbattere la Regina delle Nevi, colei che aveva condannato un intero regno ad un inverno eterno. >>
Le sue mani si strinsero a pugno.
<< Alcuni riuscivo a evitarli. Altri erano molto più persistenti... e quando mi trovavano io... io... >>
Deglutì a fatica, sentendosi la gola improvvisamente secca, << Ero costretta a difendermi... con ogni mezzo necessario. >>
<< Lo so. >>
Fu una risposta decisamente strana, ma molto più eloquente di mille parole… perché mille erano le cose che voleva sottintendere. Ironia della sorte, Elsa si ritrovò quasi confortata da una simile reazione. Non c’era giudizio nel suo tono di voce o nei suoi occhi, solo una sincera... accettazione, come se riuscisse davvero a comprendere le ragioni che l’avevano spinta a compiere simili atrocità. Ma a differenza di altri che le avevano rivolto la stessa espressione... non vi era simpatia o pietà, un cambiamento decisamente apprezzato.
<< Alla fine... >> riprese << ero stufa di continuare a nascondermi. Così decisi di abbandonare il mondo degli uomini e cercare rifugio nella leggenda. >>
Chiuse gli occhi, lasciando che la sua mente tornasse ai ricordi di allora.
<< Fin da quando ero bambina, avevo sentito parlare di una foresta incantata che sorgeva ad alcuni giorni di cammino dai confini di Arendelle. Un luogo isolato, pieno di magia e separato dal resto del mondo grazie ad una fitta coltre di nebbia. All’epoca non sapevo se si trattasse o meno di una semplice favola per bambini... ma ero stanca e disperata, e così decisi di accertarmene di persona. >>
Aprì di nuovo gli occhi.
<< E con mia grande sorpresa... la trovai. >>
 
Elsa non aveva mai visto una foresta prima d’ora, se non nei libri del castello.
Di sicuro non aveva mai avuto l’occasione di esplorarne una, alla ricerca di... be’, non era neppure sicura nemmeno lei di che cosa avrebbe trovato. Ma dopo aver attraversato il banco di nebbia, era rimasta decisamente meraviglia.
La cosa più incredibile di quel luogo… erano i suoni: le acque dei ruscelli, dei torrenti e dei laghetti, il vento che scuoteva le fronde, gli uccelli cinguettanti e i versi degli animali nascosti fra le radici e fra i tronchi. Odori di muschio, di corteccia, di pelliccia degli animali... la giovane regina si sentiva quasi assuefatta e, allo stesso tempo, euforica.
Quel luogo emanava un’armonia tale da farle dimenticare ogni preoccupazione. Il sole filtrava tra le chiome, tranciando a metà l’ombra calante dalle foglie, e non potendo resistere la ragazza cercò di toccare la luce proiettata sulla corteccia, ridacchiando come una bambina. Quel logo… la stava chiamando, e non riusciva a spiegarsene il motivo.

Fu così che, troppo immersa nel contemplare quella ritrovata felicità, non si accorse delle ombre che la scrutavano al di là degli alberi, in silenzio.
La giovane donna rimase in quella posizione per diversi minuti, prima che un forte scricchiolio alle sue spalle la costringesse a voltarsi. Ormai addestrata da quasi un anno passato a combattere i cacciatori di streghe, reagì all’istante e puntò le mani verso il punto da cui era partito il suono... e fu allora che i suoi occhi incontrarono quelli sospettosi e guardinghi di un gruppo di persone vestite con pelli di animali.

<< Chi sei? >> sbottò la più anziana del gruppo, una donna dai folti capelli argentati << Come sei arrivata fin qui? La Foresta Incantata dovrebbe essere preclusa agli abitanti del mondo esterno... >>
Elsa abbassò i palmi appena, con un’espressione confusa. Forse non volevano farle del male, non ancora, e forse poteva convincerli a non fargliene. Il primo passo, sicuramente, sarebbe stato dire la verità.
<< Io... non lo so >> ammise << Ho semplicemente seguito il sentiero e poi... sono entrata nel banco di nebbia. >>
A quelle parole, gli indigeni - poichè Elsa era abbastanza sicura che fossero i nativi di questa terra - cominciarono a scrutarsi e a borbottare tra loro, visibilmente sorpresi dalla sua spiegazione. La stessa anziana che le aveva parlato compì un cauto passo avanti, gli occhi assottigliati in evidente sospetto... ma anche ricolmi di qualcos’altro: sincera curiosità, e forse... speranza?
<< Qual è il tuo nome, straniera? >> domandò inquisitoria << Chi sono i tuoi genitori? >>
La ragazza si impettì con la schiena dritta, un’abitudine presa dalla sua educazione che sembrava alquanto restia a morire.
<< Sono Elsa di Arendelle, figlia dei reali Agnarr e Iduna. >>
<< Iduna >> sussurrò l’anziana, e subito il chiacchiericcio dei nativi divenne ancora più forte, come se quel nome avesse risvegliato qualcosa nei loro ricordi << Tu... sei davvero la figlia di Iduna? >> << Potrebbe essere un trucco! >> esclamò un uomo nelle retrovie << Come possiamo essere sicuri che non ci stia mentendo?! >>
<< Un momento... >> si intromise Elsa, sbigottita << voi... conoscevate mia madre!? È... è stata lei a raccontarmi di questo posto. Mi raccontava della sua magia, di come fosse nascosto al mondo... >>
<< Questo non mi sorprende >> disse l’anziana, il suo cipiglio improvvisamente sostituito da un sorriso appena accennato << Dopotutto... Iduna era una di noi, una Northuldra... il popolo della Foresta Incantata. >>
Compì un altro passo avanti e allungò una mano, posandola sul viso di Elsa. << E tu sei sicuramente sua figlia... sì, ora lo vedo chiaramente. Hai i suoi lineamenti... e i suoi occhi. Sarò anche vecchia, ma non potrei mai dimenticare il volto di quella ragazza. >>
Lei deglutì a fondo, abbassando lo sguardo. Il solo udire la parola "figlia" le ricordò il suo crimine più orrendo... la morte di Anna.
 Cercò di dissimulare il tutto manifestando il suo sincero stupore.

<< Io... non ne avevo idea >> ammise, incredula << Be’, in realtà ci sono così tante cose che sfuggono alla mia comprensione. Sono qui perché ho bisogno di aiuto. Perché... perché io... >>
Non ebbe la forza di proseguire oltre, così pensò che sarebbe stato meglio mostrare. Aprì una mano… e materializzò tra le dita un fiocco di neve.
Il sussulto che prevedibilmente seguì quell’azione si diffuse a macchia d’olio, accompagnato da sussurri ancora più forti che si accavallarono gli uni sugli altri. Uno in particolare, tuttavia, riuscì a distinguersi rispetto agli altri, attirando l’attenzione di Elsa.
 “È una benedizione degli spiriti…”

<< Silenzio! >> urlò l’anziana donna, sbattendo la punta del bastone sul terreno con tanta forza da frenare qualsiasi conversazione. Poi, con grande sorpresa dell’ex regina di Arendelle, non fu un’espressione spaventata a disegnarsi sul suo volto rugoso… bensì una piena di sincera meraviglia.
<< Tu… hai poteri arcani >> sussurrò << Una benedizione degli spiriti! >>
<< Spiriti? >>
Aveva ricevuto tanti insulti e appellativi nel corso delle sue fughe dalle persecuzioni dei cacciatori di streghe, ma quello non l’aveva mai udito prima. Poi, la ragazza si rese conto che la donna non le si era rivolta con fare sprezzante e spaventato.
Aveva parlato di "benedizione", e poteri arcani. Era meravigliata. Erano tutti meravigliati! Loro non pensavano che fosse un mostro. Per la prima volta dopo un tempo fin troppo lungo… sul volto di Elsa si disegnò un largo sorriso.
Allora la donna - che si presentò come Yelana, leader dei Northuldra - le raccontò di come per molto tempo lei e il suo popolo avevano vissuto in pace e comunione con gli Spiriti della Foresta, incarnazione dei quattro elementi della Natura... prima dell’arrivo degli Arendelliani e del loro sovrano, Re Runeard, padre di Agnarr.
Le spiegò di come la pura del sovrano per il legame tra il suo popolo e la magia lo aveva reso paranoico e timoroso di ciò che avrebbero potuto fare al suo regno, e di come questa paranoia lo aveva spinto ad assassinare a tradimento l’allora capo dei Northuldra e realizzare una diga con cui spezzare la fiducia tra umani e spiriti. E poi le raccontò di come questi avevano creato la barriera di nebbia per tenere separati i loro mondi, intrappolando i Northuldra nella Foresta Incantata.
<< Tua madre e tuo padre fuggirono da questi boschi prima che il varco venisse chiuso per sempre >> continuò Yelana << Ma nella loro fuga, sembra che siano riusciti a portare con loro qualcos’altro... il retaggio di un’epoca passata in cui umani e spiriti erano uniti da un legame indissolubile. Un potere latente, rimasto nascosto per molti anni, sviluppatosi dentro di te... la prova che quel legame, per quanto debole, esiste ancora. >>
 
<< Fammi indovinare >> la interruppe Cold a << hai trovato una nuova casa e una nuova famiglia, o, quantomeno, un posto in cui ti sentivi accettata, dove appartenevi a qualcosa che non fossero solitudine, tristezza e rammarico. >>
Gli occhi di Elsa si spalancarono appena. << Io... sì, in verità >> ammise, portandosi le mani in grembo << Era la prima volta che incontravo un gruppo di persone che non avevano paura di me. Al contrario, mi consideravano una parte della loro famiglia, anche se non mi conoscevano... >> Sorrise dolcemente al ricordo. << E così, per un brevissimo momento, pensai di aver trovato finalmente il mio posto nel mondo... un posto in cui avrei potuto passare il resto dei miei giorni in pace e al sicuro, senza più il rischio di fare del male ad altri. Ma naturalmente... la pace non era mai stata un’opzione. >>
Sul volto di Cold si disegnò un’altra espressione a dir poco scorcentate… Un sorriso triste. Molto triste, quasi comprensivo.
<< No >> concordò << certo che no. Che sciocco sono stato a pensarlo. >>
Elsa lo guardò con la coda dell’occhio, quasi si aspettasse che avrebbe elaborato quell’affermazione. Quando ciò non avvenne, riprese il racconto.
<< Scoprii che i Northuldra non erano stati gli unici esseri umani a rimanere bloccati nella Foresta Incantata >> rivelò << Ce n’erano altri... soldati che un tempo avevano combattuto per Re Rueneard, e che avevano continuato a farlo anni dopo la sua morte. Ormai tenuti in vita solo dal desiderio di continuare l’opera del loro sovrano defunto... >>

Erano ormai tre mesi che Elsa si era insediata nel villaggio dei Northuldra, costruendosi una propria quotidianità.
Ogni mattina, si recava alla tenda di Yelana per apprendere il più possibile sulla storia del suo nuovo popolo, mentre durante il resto della giornata veniva istruita sulle tradizioni e i modi di vivere del villaggio, dalla caccia alla tessitura, lavori manuali che per tutto questo tempo aveva sempre lasciato alla servitù del suo castello.

Tra gli abitanti, era riuscita ad instaurare un buon rapporto di amicizia con due giovani in particolare: i fratelli Ryder e Honeymaren. Nel breve tempo passato in questo luogo incantato erano rapidamente diventati i suoi migliori amici.
<< Ancora non riesco a credere che tu ti sia unita a noi da soli tre mesi >> commentò la Northuldra, mentre i tre erano impegnati a lavorare la muta di una renna << Sei un talento naturale nel realizzare vestiti! Un vero peccato che quelli creati usando i tuoi poteri non durino a lungo se non rimani nei paraggi... >>
Elsa ridacchiò nervosamente, stringendosi nelle spalle.
<< Suppongo di avere ancora molto da imparare sulla mia magia. >>
<< Sono solo io a chiedermi come mai sei così brava a creare abiti, mentre i tuoi poteri sono principalmente incentrati sul ghiaccio? >> fece Ryder, grattandosi la testa perplesso.
La regina lo guardò, come se non ci avesse mai pensato prima.
<< Non saprei >> ammise, intrigata da quella conversazione << sapete, credo che in fondo mi piaccia. Tessere, cucire, ricamare... ma non ho mai avuto la possibilità di fare davvero abiti tutti miei, quando ero una principessa. Avevo ben altri obblighi e doveri. Yelana mi ha detto che a volte la magia può riflettere i tuoi desideri. >>
<< Quindi non sei mai stata una reale, ma una sarta in divenire >> la stuzzicò Honeymaren, con un sorrisetto << O forse una menestrella, visto quanto ti piace cantare. E non negarlo, lo fai ogni volta che provi a cucinare! >>
<< Oh, ma smettila! >> protestò la ragazza, arrossendo di imbarazzo << Quando ero piccola, avevo l’abitudine di canticchiare tra me e me! È semplicemente rimasta... >>
<< Dai, non fare la modesta! >> la incalzò Ryder, sorridendo, mentre appoggiava un braccio sulla spalla della sorella << Penso che Hon abbia ragione, hai una bella voce! Potresti entrare nel coro del villaggio, sai? Credo che potremo mettere tutti e due una buona parola con Yelana. >>
Honeymaren sembrava pronta a condonare le parole del fratello... quando i suoi occhi si spalancarono all’improvviso, come se avesse appena realizzato qualcosa.
L’espressione sorridente sul suo viso lasciò il posto ad un cipiglio pieno di sospetto, e questo mise subito Elsa in allerta.
<< Qualcosa non va? >> le chiese, mentre lo sguardo della ragazza vagava rapidamente verso il bosco alle loro spalle.
<< Credo di aver sentito qualcosa >> borbottò, la mano che vagava lentamente verso la sua lancia << Sembrava quasi un urlo… >>
<< Ragazze >> le richiamò Ryder, un po’ teso << non c’è il villaggio da quella parte? Vedo del fumo... >>
Prima che il fratello potesse completare la frase, Honeymaren si alzò in piedi e cominciò a correre a tutta velocità in direzione dell’accampamento.
Elsa e Ryder si guardarono brevemente l’un l’altro, preoccupati, poi si affrettarono a seguirla.
Man mano che si avvicinavano, il puzzo di fumo e ceneri divenne sempre più evidente anche all’ex regina di Arendelle, la cui mente venne subito invasa da uno spiacevole presentimento.

Finalmente, giunsero al confine della foresta, laddove gli alberi incontravano le capanne del villaggio... e fu allora che uno scenario raccapricciante si materializzò di fronte al trio.
Il villaggio era in fiamme, con le persone correvano in ogni direzione o tentavano di spegnerle. Ma non fu questo ad attirare l’attenzione di Elsa... bensì gli uomini e le donne con le uniformi di Arendelle che combattevano contro coloro che ormai aveva imparato a considerare la sua nuova famiglia.

<< Per il re! >> urlò uno di loro, mentre sollevava la sua spada contro un bambino << Per Arendelle! >>
 
<< Il tuo regno, se non sbaglio >> osservò Cold, guardingo.
La ragazza annuì cupamente.
<< Soldati del regno in cui ero cresciuta, di cui sarei dovuta diventare regina... persone che non avevano mai abbandonato il loro odio per gli abitanti della Foresta Incantata e per la magia... uomini un tempo leali e coraggiosi, trasformati in mostri dal loro isolamento e dallo scorrere del tempo. >>
Chiuse gli occhi, il corpo tremante.
<< Giunsero da ogni dove, incuranti per la loro vita, desiderosi solo di portare morte e distruzione ai loro nemici... e così fecero >> sussurrò << Nessuno venne risparmiato, malgrado i migliori sforzi dei nostri guerrieri di resistere. Anche i miei amici... loro... >>
Si fermò di colpo, trattenendo a mala pena un sussulto al ricordo di ciò che vide.

<< No... no, no, no... che cosa avete fatto!? >>
Elsa si inginocchiò accanto ai corpi dei due fratelli Northuldra. Si erano scagliati contro gli aggressori del loro popolo, questi avevano alzato le lame e... e…
<< PERCHÉ? >> gridò la regina, osservando la devastazione che veniva perpetrata intorno a lei << BASTA! FERMATEVI! >>
Uno dei soldati le rivolse uno sguardo perplesso, una spada già puntata nella sua direzione.
<< Chi sei? >> disse, ignorando le sue suppliche << Indossi i loro vestiti... ma non sembri una Northundra... >>
<< Forse era loro prigioniera >> si intromise una donna, mentre la scrutava da capo a piedi << Quei selvaggi sarebbero capaci di tutto... >>
<< Selvaggi? >> ripeté Elsa, incredula << SELVAGGI!? >>
Strinse i pugni così forte da affondare le unghie nella carne, mentre, lentamente, la neve cominciava ad accumularsi sotto i suoi piedi, a roteare attorno alla sua figura come un tornado.
<< ERANO LA MIA FAMIGLIA! >> tuonò, fuori di sé << Finalmente avevo UNA CASA! Ero felice E NON PIÙ PERSEGUITATA! E POI VOI SIETE ARRIVATI! LI AVETE UCCISI! L’AVETE BRUCIATA! ASSASSINI! DISTRUTTORI! ARRIVATE SEMPRE A ROVINARE TUTTO, A ROVINARMI LA VITA! VI ODIO! >>
Pronunciò quelle parole con tutto il disprezzo e la rabbia velenosa che aveva in corpo. In quel momento, per lei non erano più soldati di Arendelle… ma solo gli ennesimi cacciatori giunti in quella terra per distruggere la felicità che aveva cercato di costruirsi.
Urlò con tutto il fiato che aveva in gola e la tempesta di neve che si scatenò urlò con lei, riversandosi in un’esplosione di puro ghiaccio. Per la prima volta in tutta la sua vita… desiderava cancellare qualcuno dalla faccia della terra.

La reazione dei soldati fu istantanea.
Intuendo che proprio quella ragazza fosse la causa del fenomeno, uno di loro gridò: << È una maledetta strega! >>
<< Uccidiamola! >> si unì un altro, e così entrambi si lanciarono con le spade sguainate verso di lei.
Elsa vide rosso.
Improvvisamente, il paesaggio e le persone attorno alla giovane donna scomparvero, sostituite da una gelida patina di nevischio e ombre... corpi che meritavano di essere fatti a pezzi, ed ecco che la sua magia reagì a quel pensiero.
Spuntoni di ghiaccio s’innalzarono dal suolo e impalarono la coppia di soldati, dipingendo di rosso il terreno della foresta.
<< Per gli dèi >> balbettò la stessa donna che aveva dato ai Northundra dei selvaggi.
Il suono della sua voce richiamò l’attenzione di Elsa, la cui mano scattò subito verso di lei, evocando una frusta di ghiaccio e avvolgendola attorno alle sue gambe.
<< No... no! >> urlò la sventurata, mentre veniva trascinata sempre più vicina alla reale. Ma a nulla servirono i suoi tentativi di liberarsi, e neppure l’affondare le mani nel terreno ebbe qualche risultato.
Elsa la portò davanti a sé, ed ecco che la soldatessa si ritrovò a fissare un paio di occhi glaciali... e spietati.

<< Chi di voi ha dato l’ordine? >> le domandò, con voce profonda, dall’eco macabro come un cadavere resuscitato.
La donna deglutì a fatica, mentre uno strato di ghiaccio si diffondeva rapidamente su di lei, intrappolandola in una coperta raggelante.
<< E-era l’ultimo ordine del re >> balbettò << Lui... ci aveva detto di conquistare la foresta a qualsiasi costo! Quei selvaggi... ugh! >>
La frusta che la teneva bloccata si strinse, mozzandole il respiro.
<< Non... chiamarli... selvaggi >> le sibilò l’ex regina, facendola impallidire.
<< P-perdonatemi >> squittì l’altra << Non volevo offendervi! Io... io stavo solo eseguendo gli ordini, lo giuro! Tutti noi stavamo semplicemente eseguendo il volere di Arendelle! >>
<< Oh, ma certo, è comprensibile. Chi mai rifiuterebbe l’ordine di uccidere un intero popolo? >>
Elsa le rivolse un largo sorriso condiscendente.
<< Sono già stata vittima di persone che eseguivano ordini >> replicò, mentre il suo volto diventava pietra << Non ho intenzione di esserlo mai più. >>
E continuò a guardarla impassibile tutto il tempo, mentre il ghiaccio la ricopriva da capo a piedi, insensibile alle sue urla e alle sue suppliche.
Il resto dei soldati rimase completamente immobile, scioccato da quell’orribile scena. Elsa rivolse i suoi occhi su di loro, illuminati da un bagliore accecante.
<< Volevate il mostro? Volevate la strega!? >> sussurrò freddamente << Allora... la avrete! >>
E prima che gli Arendelliani potessero anche solo provare a fuggire, il mondo attorno a loro si tinse di bianco...
 
Il racconto di Elsa si affievolii in un sussurro, mentre sulle sue mani si diffondeva un sottile strato di brina.
<< Io... li ho uccisi tutti >> gracchiò << Dal primo all’ultimo... non risparmiai neppure quelli che mi supplicarono. Li massacrai come se non fossero altro che delle bestie... >>
A quel punto, alzò lo sguardo, incontrando quello impassibile di Cold. Con sua sorpresa, rimase in silenzio, come se la stesse considerando seriamente per la prima volta.
<< Ebbene? >> continuò amaramente << Nessun commento spiritoso? Un arguta replica su quanto le mie azioni siano state divertenti? >>
Gli angoli della bocca dell’oscuro spirito si sollevarono verso l’alto: di nuovo le mostrò quel sorriso triste, esausto e stanco, quasi alieno.
<< No >> rispose, scuotendo il capo << Questa storia l’ho già sentita... e non la trovai divertente neppure la prima volta. >>
Elsa non riuscì a trattenere un sussulto, intuendo il significato dietro alle parole dello spirito. Ironicamente, questo eterno adolescente dalla bocca fin troppo larga... era forse una delle pochissime persone in tutto il Multiverso che potesse davvero comprendere la sua situazione.
<< E poi cosa è successo? >> le chiese, distogliendola dal suo rimuginare.
Un sorriso triste tornò ad arricciare il volto di Elsa. << Quello che succede a pochissime e fortunate persone quando perdono la strada. Qualcuno scelse di tendermi una mano... >>
 
Il villaggio dei Northundra era diventato una landa desolata. Elsa si trovava nel mezzo, circondata dai corpi congelati dei soldati di Arendelle, i volti contorti da espressione disperate. Erano morti. Lei... li aveva uccisi tutti, senza mostrare il minimo accenno di pietà. Non era la prima volta che si macchiava le mani con il sangue di un nemico... ma mai prima d’ora lo aveva fatto in un modo così brutale, provando sincera gioia ed euforia al pensiero di ascoltare i rantoli orripilati di queste persone. Quando quella consapevolezza la raggiunse, cadde in ginocchio e si portò una mano alla bocca per trattenere un conato di vomito, mentre calde lacrime le indugiavano sui bordi degli occhi. E così cominciò a piangere. Pianse fino a quando le sue guance non furono completamente ricoperte da strisce congelate, per un tempo che le sembrò interminabile. Finché...
<< Perché sei triste, bambina? >> disse una voce sconosciuta alle sue spalle.
Era un ometto basso, dai tratti rotondi e teneri, quasi come un bambino paffuto che però aveva ormai raggiunto l’età adulta.
Indossava un completo color crema che sembrava farlo brillare di luce propria. I suoi occhi erano brillanti sferette color del miele che sembravano tanto calorose e accoglienti nella viva preoccupazione mostrata; ma il dettaglio più stravagante era il lunghissimo ciuffo dorato che se ne stava lì, ritto nel suo calvo capo, arricciandosi verso l’alto e formando una larga mezzaluna.

 << Chi... >> La ragazza restò per qualche istante a fissarlo, talmente sbigottita e meravigliata da dimenticare a tratti la paura << Chi siete? >>
Lo sconosciuto le sorrise dolcemente.
<< Sono solo un viaggiatore >> disse, mentre le si avvicinava con movimenti tutt’altro che minacciosi << A volte un osservatore... un consigliere per alcuni. Sono conosciuto con molti nomi… ma coloro i cui cuori sono gentili  e sinceri preferiscono chiamarmi semplicemente Manny. E con chi, se posso chiedere, ho il piacere di parlare? >>
L’ex regina deglutì a fatica.
<< Nessuno >> gemette << solo... solo un mostro... >>

<< Un mostro? >> ripeté il presunto Manny << Che brutta parola... non certo adatta alla persona che mi trovo di fronte. >>
Scosse la testa e si sedette accanto a lei.
<< Quello che vedo... è solo una ragazza triste e spaventata. Qualcuno che certamente non prova gioia per ciò che ha appena fatto, qualcosa di cui un vero mostro andrebbe fiero. >>
<< Ma io... io l’ho fatto comunque! >> esclamò Elsa, inorridita, sbarrando gli occhi << Ero così furiosa... volevo punirli tutti! Li ho odiati! Volevo farlo… volevo farlo! >>

Singhiozzò ancora, serrandosi una mano fra i capelli.
<< Volevo farlo… >> ripeté ancora, orripilata da se stessa << volevo farlo… >>
<< E per quale motivo volevi ferirli, bambina? >> continuò Manny, il volto adornato da un’espressione sorprendentemente placida << Per dimostrare il tuo potere? Perché odi coloro che non hanno la magia? Perché ti piace fare del male agli altri? O forse... perché erano stati loro a farne a te? >>
Elsa lo scrutò con la coda dell’occhio.
<< Che importanza ha? >> sputò, ma il sorriso dell’uomo non accenno a scomparire.
<< Potrebbe averne >> le rispose, sempre in modo gentile e cordiale << perché questo potrebbe essere il momento più importante di tutta la tua vita, giovane ragazza. Proprio ora, di fronte a te si trovano due strade: una che potrebbe trascinarti in un’esistenza molto più incerta, una in cui sarai certamente potente.... ma probabilmente temuta e odiata da molte altre persone. Oppure, una strada che ti permetterà di fare ammenda con l’oscurità che ha cominciato a germogliare dentro di te... ma solo se lo vorrai. >>
Si alzò in piedi, lo sguardo che indugiava sui corpi congelati nel villaggio.
<< Io posso solo fornirti queste due opzioni... ma la scelta di quale strada intraprendere sarà solamente tua. >>
La ragazza ammutolì, sopraffatta da quelle parole e dalla prospettiva di fronte ad una qualsiasi di quelle scelte.
Se avesse intrapreso la prima strada… la sua vita non sarebbe stata altro che dolore e solitudine, ormai lo sapeva. Ma se possibile, la seconda opzione sembrava altrettanto spaventosa: non voleva guardare di nuovo dentro di sé, non voleva vedere quell’oscurità che inevitabilmente era nata dopo gli atti terribili che aveva compiuto… ma al tempo stesso, non avrebbe voluto fare altro che liberarsene e riappacificare il suo cuore.
Tuttavia, era anche qualcos’altro a farla esitare.
<< Vorreste aiutarmi? >> sussurrò sospettosa << E perché mai? Chi siete voi veramente? >>
Il sorriso di Manny divenne improvvisamente triste.
<< Qualcuno che ha perso la propria casa, proprio come te >> rispose << Qualcuno che ha giurato a se stesso che nessun altro avrebbe più dovuto patire una simile pena... non se potevo fare qualcosa per impedirlo. Sono giunto in questo mondo puramente per caso, durante uno dei miei innumerevoli viaggi... ma forse, il nostro incontro era predestinato. Forse, ti ho trovato per una ragione. >>
Allungò una mano verso di lei, il palmo aperto in attesa.
<< Quale sia la ragione dietro a tutto questo... vorrei che mi aiutassi a scoprirla. E se davvero desideri fare ammenda per i crimini che hai commesso, io ti darò i mezzi per farlo. Questo posso giurartelo sulla mia vita... e sulla memoria dei miei genitori, morti per salvarmi quando ero solo un bambino. >>
Elsa rimase in silenzio per un altro po’. Fissò l’arto teso, quasi temendo che toccandolo ne sarebbe rimasta bruciata. Poi, dopo quello che le sembrò un tempo senza fine, allungò la propria mano e…


<< Ovviamente hai accettato. >>
L’interruzione di Cold fu così brusca e inaspettata da cogliere Elsa completamente di sorpresa.
<< Quel pomposo egocentrico è sceso direttamente dalla diavolo di Luna per te… per voi… per questo posto. >>
<< Non è così >> ribattè Elsa, duramente << Il nostro incontro fu una mera coincidenza, tutto qui. Ma è proprio questa la cosa che più mi spaventa, sai? La consapevolezza che, se non fosse stato per una mera casualità... io sarei diventata proprio come te. >>
Lo sguardo sul volto dell’ex regina si fece molto più risoluto.
<< Ecco l’unica differenza tra noi due: un semplice caso... niente di più. Entrambi avevamo le stesse probabilità di essere come coloro che ci hanno portato via tutto... ma solo io ho avuto qualcuno disposto a mostrarmi una strada migliore. Ecco perché non ti abbandonerò. >>
Allungò una mano verso di lui.
<< So che Jack Frost ha sempre avuto il potenziale di fare grandi cose. Di essere un Guardiano capace di mostrare la luce a coloro che fuggivano dall’oscurità... e sebbene ora tu ti faccia chiamare con un nome diverso, quel potenziale è ancora dentro di te. Io ne sono convinta! Quindi ti prego... permettimi di aiutarti, come Manny fece con me. Permettimi di mostrarti... che non hai più bisogno di essere solo. Per favore... >>
Ancora una volta, lo spirito rimase in assoluto silenzio, fissando quella mano tesa come se non sapesse bene cosa farci. E rimase in quella posizione per quasi un minuto buono… prima di scuotere la testa, il volto contratto da un’espressione tesa e sofferente.
Con il cuore in gola, Elsa non tentò di fermarlo quando uscì correndo dalla stanza, lasciandosi dietro una patina di ghiaccio.


 

Ed ecco svelato l’artefatto di questa variante di Elsa. Il punto di convergenza del suo universo è molto semplice: i poteri di Elsa reagiscono molto più violentemente alle parole di Hans, congelando istantaneamente tutto il regno di Arendelle e i suoi abitanti, Anna compresa (prima che possa tentare di fermare Hans). Da lì in poi, le cose precipitano… e abbiamo per la prima volta uno scorcio della vera Regina delle Nevi come immaginata da Andersen, spietata e sanguinaria. Poi arrivò la variante dell’Uomo della Luna che creò la MVI… ma il suo intervento sarà stata davvero una coincidenza?
Per chi se lo stesse chiedendo, sì, questo è proprio il suo aspetto nei libri.
Nel frattempo, Stitch è in pericolo di vita… e Vader ha un’illuminazione grazie a Malefica. Inutile dire che amiamo scrivere questi due cattivoni, specie quando li facciamo interagire tra di loro.
Nei prossimi capitoli esploreremo un sacco di nuovi universi alla ricerca del Graal! Provate a indovinare quali… 
  
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