gemini moon
Ho sempre associato Albus a dei rumori*. E a dei colori, anche.
Il nero non θ mai stato un colore felice, per me. Nere erano le tende drappeggiate del salotto dietro le quali mi nascondevo quando papΰ aveva bevuto troppo e il suo ritorno a casa mi sorprendeva fuori dalla mia stanza e non facevo in tempo a scappare via. Nero era quel tθ che mi preparavano per colazione, tutte le mattine, e che trovavo pronto in sala da pranzo e che era forte giω per la mia gola - non mi piaceva. Neri erano i vestiti che indossavano al funerale di mamma e tutti piangevano e mamma era vestita di nero, distesa nella cassa, e la bara era bianca ma la terra laveva sporcata.
Il nero ha cambiato colore, con Albus. Neri sono i suoi cappotti, lunghi fino ai piedi, e che appende allingresso quando viene da me la sera, e le cui tasche, profonde, contengono di tutto: caramelle, libricini di poesia, matite. Nere sono le sue mani quando lavora la terra nel suo giardino nelle giornate estive, ci fa crescere le ortensie verdi e viola, e le sue unghie sono scure e le lava sotto lacqua nel lavandino sul retro. Neri sono i suoi capelli sparsi sul cuscino, il corpo, nudo, disteso sul mio letto, e gli occhi chiusi, sereni, di chi dorme sognando.
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NOTE: l'* rimanda al capitolo 1, prompt fruscio