gemini moon
Mi sveglio e non è accanto a me. Il respiro infranto, il sudore mi cola lungo il collo e sul petto. Ho freddo. La finestra è aperta e sul cassettone c’è una foto. Sua. I capelli biondi pettinati, il sorriso che ricordo, il completo scuro. Gli occhi di cielo. L’ultima volta che li ho visti erano chiusi, le sue labbra serrate, il suo corpo composto in una bara troppo piccola. Mi passo una mano sul viso, cerco di placare i demoni che, ogni notte, da ormai un anno — da quando non c’è più — popolano i miei sogni. E i miei giorni. Camminano al mio fianco come spettri. Ma lui no. Tu non ci sei mai. Non riesco a vederti, Scorpius. Perché non riesco a vederti?
Mi sveglio ed è accanto a me. Il respiro infranto, il sudore mi cola lungo il collo e sul petto. Ho freddo. La finestra è aperta e sul cassettone c’è una foto. Nostra.
Mi sveglio ed è accanto a me. Un altro di quei sogni.
“Tutto bene?” mi chiede.
“Scusa, ti ho svegliato.”
“Non importa. Un altro sogno?”
“Sempre lo stesso.”
“Me lo vuoi raccontare?” chiede, un gomito appuntato sul materasso. Me lo chiede tutte le volte.
Scuoto la testa. E come potrei?
“Un giorno lo farai? Quando non ti farà più male?”
Non smetterà mai di farmi male. Solo, non posso dirglielo.
Mi giro e lo guardo. Gli sorrido. Riesco a distinguere il suo viso alla luce della luna. Gli accarezza una guancia.
“Ora dormi, d’accordo?”
Mi si fa vicino e annuisce. “Anche tu.”
♢
NOTE: non odiatemi, please, è stato (solo) un incubo, giuro.