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Autore: EmmaJTurner    13/10/2023    6 recensioni
Un'Abbazia infestata arroccata sul fianco di una montagna, rose benedette, orme di troll, cadaveri, spiriti, erbe e pozioni... e due tollerabili compagni di viaggio. Cosa stiamo aspettando?
“A che livello di rompitura di cazzo siamo?”.
Logan le scoccò un’occhiataccia. “Discreta”.
Meli alzò gli occhi al soffitto. “Se vuoi me ne vado, eh”. Un lampadario di bronzo si mosse e cigolò sopra di loro. A Meli parve di vedere un movimento di aria densa tra i ceri accesi e…
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cercasi Ammazzamostri'
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“Straordinarie Proprietà, Rischi e Utilizzi”

Jonah fece uno scatto indietro, come se si fosse scottato la faccia. Balbettò subito che era impossibile, e che non aveva nessun senso. 

Meli incrociò le braccia al petto. Anche lei era scettica. “Sono d’accordo con Jonah. Il demone straparla. Ci sta dicendo quello che gli pare solo per farsi tirare fuori dalla bottiglia”.

Logan non disse niente; rifletteva.

“Ve l’avevo detto che non mi avreste creduto!” berciò l’imp offesissimo, scattando in piedi.

“Ti crediamo” disse piano Logan. “Solo, ci servono delle prove”.

“Le prove ci sono. Perché pensate che abbia appeso questo morto qui davanti a tutti? Ma questi frati sono così stupidi che non ci sono ancora arrivati”.

Logan corrugò la fronte. “Il morto è la prova?”

“Sì. Le prove bisogna cercarle nei morti”.

Tirare giù il cadavere non fu facile, e il puzzo di decomposizione quasi li fece vomitare nella casa di Dio. 

Jonah aveva riacceso gran parte delle candele per vederci meglio ma, per quanto studiassero il morto, ribaltandolo e osservandolo da tutti i lati, non trovarono prove utili sul fatto che fosse stata proprio la Badessa ad ucciderlo.

“Potrebbe averlo avvelenato” propose Meli, essendo quello il suo campo di competenza.

“Ci sono veleni che provocano tosse, stanchezza, congiuntivite e febbre?”

“Mmh. Non che io sappia”.

“Se così fosse, anche il novizio che abbiamo visto a colazione potrebbe essere stato avvelenato” aggiunse Logan, ribaltando di nuovo il morto con la punta dello stivale.

“Potrebbe essere la prossima vittima” suggerì Meli.

“Ma con che scopo?!” si intromise Jonah. Abbassò la voce. “Non ha nessun senso che la Badessa avveleni i suoi confratelli…” disse, facendosi rapido il segno della croce.

“Demone. Non c’è nessuna prova qui che incastri la Badessa. Ci hai mentito?” chiese Logan.

“Io non mento. Siete voi che siete troppo stupidi per capire”.

“Se tu fossi più chiaro…” 

“Più chiaro! Vi ho detto chi è stato e voi non mi avete liberato. Non vi meritate nessun aiuto, bugiardi”.

Meli si passò le mani sulla faccia. Era esausta. “Perché hai appeso il cadavere? Perché volevi che i frati capissero chi sta compiendo questi omicidi?” chiese Meli massaggiandosi le tempie.

"Perché così avrebbero finalmente capito che io non c’entro niente!” sbottò il demone “E avrebbero smesso di mettermi alle calcagna fastidiosi ammazzamostri come voi. Io volevo solo starmene bello tranquillo a infestare l’Abbazia, suonare le campane, far cadere qualche quadro, e invece…” la sue voce scemò in una colorita serie di bestemmie.

Meli osservò la faccia rigida e tesa del frate morto ai suoi piedi, poi i volti nervosi e esausti dei suoi compagni. “Il demone è catturato” disse. “Ci meritiamo un po’ di riposo. Andiamo a dormire, e al resto ci penseremo domani mattina”.

***

Il mattino seguente il cadavere della chiesa venne fatto sparire con solerzia dai frati becchini, che rimisero il pianto confratello nella sua tomba di sonno eterno nel cimitero dell’Abbazia. Se qualcuno si chiese come mai lo spirito stavolta non li aggredì con la coppa della comunione, non lo si fece notare.

Logan ritenne più prudente non rivelare a nessuno della cattura dell’imp. Meli quindi aveva avvolto il demone in bottiglia in un panno scuro e lo aveva nascosto nello zaino. Questo non gli impediva, di tanto in tanto, di mugugnare il suo scontento.

“Inaccettabile… indecente bugiardi infami…” 

Meli si abituò in fretta ad ignorare quella cantilena. A colazione, seduta tra Logan e Jonah, ripercorse quello che sapevano.

“Non ha detto che i morti sono le prove” stava ripetendo la botanica per l’ennesima volta “ha detto che le prove sono nei morti, come se dentro ci fosse qualcosa… per questo ho pensato ad un veleno. Forse dovremo tentare un'autopsia?".

Logan non rispose; guardava fisso un punto imprecisato davanti a sé, tenendo tra le mani la colazione del giorno: un’unica mela sgualcita. Jonah non parlava. Era di un brutto colorito grigiastro.

Meli, stufa di provare a risolvere quel mistero da sola, diede un morso alla sua colazione. Che sputò subito. “Blah. C’è un verme qui dentro” disse, pulendosi la bocca con la manica della camicia. 

Tutti e tre guardarono il vermicello dibattersi moribondo sul tavolo.

Nei morti” mormorò Logan. Nei suoi occhi si era accesa una luce febbrile. “La tosse, gli occhi gonfi…”. Si alzò di scatto. 

“Il novizio. Dobbiamo parlare con lui. E dobbiamo disseppellire il viandante”.

***

Il novizio suddetto si spaventò a morte nel ritrovarsi davanti la faccia truce e truccata di nero di Logan ad aspettarlo fuori dall’uscita laterale del refettorio. I suoi confratelli si dileguarono in fretta, lasciandolo solo in balia dell’ammazzamostri. Alla faccia della generosità della Fede.

“Cos-cosa volete?” balbettò il giovane, un ragazzo di forse diciotto anni con i capelli tagliati in un ridicolo caschetto a ciotola e una brutta acne sulle guance.

“Capire. Ci hanno detto che sei malato”.

“Sì”.

“Da quanto tempo?”.

“Da… una settimana”.

“E Yoris, il vecchio monaco, quando è morto?”.

Il giovane si fece un rapido segno della croce. “Da dieci giorni almeno”.

“Sei stato con lui?”.

“L’ho curato io, sì, nei suoi ultimi giorni”.

“E cosa facevi?”.

“In-in che senso?”.

“Cosa facevi per curare il moribondo?” lo incalzò Logan senza un minimo di tatto “Gli cambiavi il pitale? Lo imboccavi?”.

“Sì… sì”.

“Sì, cosa?”

“Sì, tutto” balbettò il poveretto.

Meli ebbe pietà di lui. “Logan, calmati; lo stai spaventando a morte”.

L’ammazzamostri si bloccò, si schiarì la voce e riassestò i suoi modi.

“Hai notato cambiamenti nel vecchio monaco, prima che morisse? Di voce, di carattere, di colore? Qualcosa fuori dalla norma per una comune malattia stagionale?” chiese l’ammazzamostri, molto più rassicurante e cordiale di prima. 

“Io… io non saprei, signore” rispose il ragazzo, titubante, ma più a suo agio.

“Aveva delle pustole sul viso?”.

“Pustole? No”.

“Aveva chiazze rosse sul corpo?”.

“No”.

“Aveva una tosse molto insistente, con perdite di muco bianco?”.

Meli capì dove Logan stava cercando di andare a parare. E non le piacque per niente. Sperò, fino all’ultimo, che il ragazzo dicesse…

“Sì. Sì, aveva delle perdite bianche, in effetti”.

Non era questa la risposta che si era augurata di sentire.

“Mel, hai per caso una lente, in quello zaino?” chiese Logan.

Si dava il caso che sì, Mel ce l’avesse una lente di ingrandimento. Logan la prese e con un sobrio “Posso?” si avvicinò al giovane che, terrorizzato, rimase immobile; tentò di dire di essere molto contagioso, ma Logan lo ignorò e studiò con attenzione gli occhi arrossati attraverso il vetro convesso della lente. Dopo qualche secondo si allontanò e allungò la lente verso Meli. “Guarda tu”.

Meli prese il posto di Logan. Gli occhi color nocciola del ragazzo avevano la cornea completamente rossa e irritata, e un pus giallo gli incrostava le ciglia. Non c’era niente di anormale. Era una comune congiuntivite. “Non vedo niente” disse lei, allontanandosi.

Ma Logan la bloccò. “Guarda bene… dentro. Occhio destro”.

Meli tornò a guardare con più attenzione dove le era stato indicato, dentro l’occhio destro del giovane monaco. E lì, le vide.

Meli le aveva studiate su un vecchio tomo di zia Liliana, un mattone color porpora dal nome Funghi e Parassiti: Straordinarie Proprietà, Rischi e Utilizzi. Ma Meli non ci voleva credere; abbassò la lente e si aggrappò al dubbio con ferocia. Era… troppo.

“Ma…” cominciò; Logan la interruppe.

“Grazie per il tuo aiuto” disse l’uomo al novizio, che non aspettava altro; il giovane fece un rapido cenno di capo e se la filò via veloce verso il chiostro.

“Ma non è possibile” bisbigliò Meli appena furono soli, rifiutando di credere a quello che aveva appena visto. 

“Eppure ci sono” disse Logan con tono definitivo. “E se vogliamo la conferma di come sono arrivate, dobbiamo disseppellire il viandante”.

“Ma… com’è potuto succedere? Non se ne vedono in queste zone da…” si bloccò. Da quanto non si vedevano le strigi in estate? E un nekorai, chi l’aveva mai visto? Quindi sì, era possibile. E, maledizione, quelle piccole cosine bianche disgustose che si dibattevano erano una prova non indifferente.

“Non ne ho idea” rispose Logan in tono lugubre. 

Meli ci pensò su. “Bè. Alla Badessa di sicuro non piacerà”.

Logan non cambiò espressione, ma soffiò fuori l’aria dal naso in quella che, con un positivo slancio di interpretazione, avrebbe potuto essere una risata.

***

La richiesta di Logan di dissotterrare il cadavere del viandante sollevò non poco sdegno nei corridoi e nelle cellette dell’Abbazia del Roseto. E quando la voce giunse alle orecchie della madre Badessa, lui e Meli furono richiamati a colloquio urgente nel capitolare.

La Badessa, seduta dietro una cattedra di legno, non era sola. In piedi alla sua destra c’era lo stesso frate grasso che li aveva accolti il giorno prima; alla sua sinistra un vecchio frate alto e magro, con la barba grigia e gli occhi stretti in due fessure diffidenti. Dietro di loro, un manipolo di novizi e novizie pregava in silenzio. 

La Badessa appoggiò le mani giunte sulla cattedra e li osservò con espressione severa. “Gira voce che desiderate disturbare i morti in questa terra consacrata. Perché?” chiese la religiosa. Come previsto, non era affatto felice. 

“Per confermare una teoria” rispose Logan con un’arroganza nonchalante che, Meli era certa, non sarebbe piaciuta alle orecchie della religiosa.

La Badessa fece un’abbaiante risata di scherno. “Una teoria? Si viola il sonno eterno dei defunti, per una teoria?”.

Logan non perse un colpo. “Se la mia teoria è corretta, madre Badessa, vi trovate tutti in grande pericolo. E il mio prezzario si alzerà parecchio. Ma preferisco esserne certo, prima di gettare il vostro ordine nel panico”.

“È sempre qui che si cade, con voi ammazzamostri” borbottò la vecchia donna. “Vile sporco denaro. Avanti, mercenario, sono in ascolto: quale è la tua teoria? Quale carissimo e orrendo mostro ci sta facendo penare tanto e attenta alla nostra vita?”.

“Il mostro che vi fa penare e il mostro che vi mette in pericolo sono due creature distinte” disse Logan, serio. “C’è di certo un fantasma o un piccolo demone che infesta questa abbazia”.

L’imp in bottiglia, nascosto nello zaino ai piedi di Meli, borbottò un’imprecazione. La donna diede un calcio allo zaino.

“Ma non ha mai ucciso” continuò l’ammazzamostri. “C’è qualcos’altro che ha ucciso i vostri confratelli, e che potrebbe uccidere ancora”.

Un mormorio incredulo si levò dal loro piccolo pubblico.

La Badessa fece roteare il polso, gesto di impazienza che in quella regione indicava “vai avanti”.

“La mia teoria, madre Badessa… è che un Parassita sia entrato nell’Abbazia”.

Il mormorio si fece più intenso. Un dubbio mostruoso si fece largo negli occhi grigi della religiosa. “Un… Parassita? Non è possibile. Sono stati debellati tutti anni fa”. 

“È un’accusa non da poco!” disse il frate alto con la barba. “Quali sono le prove?”

“Le prove, madre Badessa, sono due: una si trova seppellita nel vostro cimitero: è il viandante che avete accolto, mi dicono, due mesi fa, e che è morto nel sonno prima di dirvi il suo nome”.

“La seconda prova si trova negli occhi di un vostro novizio che al momento soffre di quella che, a tutti gli effetti, sembra un attacco di congiuntivite. Potete farlo chiamare ora, e controllare voi stessa”.

Emmanuel il novizio fu chiamato e avvisato dell’imminente ispezione. Il giovane vi si prestò con la faccia di uno che avrebbe preferito buttarsi giù dal belvedere dell’Abbazia.

Logan porse alla Badessa la lente di ingrandimento e le disse dove osservare gli occhi arrossati del novizio. La religiosa, dopo aver fatto apparire un fazzoletto bianco dalla tasca e premendoselo contro la bocca e le narici, si sporse verso il giovane monaco che pareva sull’orlo dello svenimento. 

Bastarono pochi secondi di ispezione. La Badessa fece un respiro tremulo e la lente le scivolò di mano, cadendo a terra con un suono di cristallo.

Meli non la biasimò; sapeva cosa aveva visto. 

Dentro la cornea del ragazzo si agitavano, viscide e minuscole, numerose larve bianche.

   
 
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