“Dici che non ti faccio mai male*, e allora questi cosa sono? Cosa sono, Albus?”
Alzo i suoi polsi davanti ai nostri visi, voglio che anche lui li veda, i lividi esposti, la sua pelle vulnerabile segnata dalle mie dita. Voglio che anche lui veda cosa sto vedendo io: il male che gli faccio. Costante.
Scuote la testa. “Succede quando sogni, Scorpius. Non sei tu.”
Sono io a scuotere la testa, ora. “Lo dici sempre. Non riesco a capire come tu riesca ancora a crederci.”
“Io non ci credo, Scorpius, io ne sono sicuro. Lo sai invece in cosa credo?”
Non gli rispondo. Attendo.
“Credo in noi due. Solo noi due. Non mi serve altro.”
“Ti faccio del male, Albus. Chissà quant’altro male potrei farti, a questo punto… Ho paura di andare a dormire, sai?”
“Shhh,” sussurra, attirandomi contro il suo petto. Profuma di buono — di casa. “Non devi avere paura. Ci sono qui io.”
“Tu non puoi esserci sempre. Non ci sarai sempre.”
“Invece sì. Per tutto il tempo che mi vorrai qui.”
Non rispondo. Albus sa che il concetto di tempo è difficile, per me. Non misuro la mia vita in anni ma in ore. Lascio che scorrano, decido un po’ per volta — vivo, un po’ per volta.
Albus mi tiene al caldo, lentamente torniamo a dormire.
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NOTE: l'asterisco fa riferimento al capitolo 3 ; grazie per aver letto ♡