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Autore: Delirious Rose    16/10/2023    0 recensioni
Ginny ha undici anni e presto andrà a Hogwarts.
Ginny ha un amico speciale che è sempre al suo fianco: la aiuta con i compiti, la tira su di morale, la sprona a inseguire i suoi sogni e a fare tutto il possibile per realizzarli.
Ginny ha un amico speciale che forse è diventato qualcosa di più.
Ginny, però, non sa che le rose fioriscono per morire.
{Questa storia partecipa al contest "E così, con un bacio, io muoio" di ielma.}
[15/12/2021: Capitolo 5 riscritto ed esteso, dato che ho ripreso in mano la storia per continuarla fino alla fine di CoS]
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Tom O. Riddle
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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«Sei sicuro?» sussurrò una voce di ragazza. «Se qualcuno ci scoprisse—»

«Oliver e Miranda non si faranno vivi fino al cambio di ronda, Penny…» rispose il ragazzo con un tono strano.

Ginny sgranò gli occhi. Non c’era ombra di dubbio, il ragazzo era Prefetto Perfetto Percy! Non avrebbe mai pensato di vederlo coinvolto in qualcosa di segreto! E poi Percy era troppo preso dai suoi doveri di prefetto per pensare alle ragazze, figuriamoci per le pomiciate. Strinse forte le labbra per non ridacchiare: Fred e George le avrebbero dato tutte le cioccorane e le api frizzole che voleva in cambio di un segreto così! E per renderlo ancora di più succoso, si sporse un po’ di più.

La torcia più vicina a loro era “curiosamente” spenta, ma le altre lasciavano abbastanza luce per vedere. Percy e la ragazza erano abbracciati stretti e (schifo!) si stavano baciando sulla bocca. Non un bacio a schiocco, ma come se si stessero mangiando la faccia!

Dopo un po’, Percy schiacciò la ragazza contro il muro e iniziarono a fare i versi, come quelli che certe notti Ginny aveva sentito venire dalla camera dei suoi genitori quando si svegliava perché aveva sete.

La ragazza piegò la testa all’indietro—non era una Griffyndor e la sua faccia era tutta corrucciata, la bocca aperta. Percy doveva farle molto male per avere un’espressione così dolorante! Al suo posto, Ginny avrebbe dato un pugno in faccia da un bel pezzo!

«C’è qualcuno!»

Ginny si irrigidì tutta, ma non appena incrociò lo sguardo della ragazza e di Percy, scattò verso il pianerottolo del secondo piano e corse più in fretta che poteva.

«Ginny! Ginny fermati!» la voce di Percy non era mai stata così arrabbiata, tanto che Ginny aveva paura di cosa sarebbe successo se l’avesse acciuffata.

Doveva nascondersi, in un posto in cui non l’avrebbe cercata…

Il bagno di Myrtle!

«Non… non dire a Percy che sono qui!» Ginny supplicò la fantasma, rintanandosi nel cubicolo in cui aveva nascosto il resto della pozione.

«E perché dovrei?» Myrtle rispose, con una punta di cattiveria.

Ginny si mordicchiò il labbro inferiore, sentendo la voce di Percy farsi più vicina. Strinse forte il diario, tappandosi la bocca per non far sentire i singhiozzi. L’odore della pozione le stava facendo girare un po’ la testa…

Il diario e la pozione!

Ginny pose il diario aperto sul pavimento e intinse un cucchiaino nel calderone.

«Ginny Molly Weasley, vieni fuori!» Il grido di Percy era stato così improvviso che la pozione cadde dal cucchiaino.

Ginny ne raccolse un altro po’ e trangugiò la pozione, grata che per lo meno Myrtle le stava facendo guadagnare tempo, ricordando a Percy che i ragazzi non avevano il permesso di entrare nel bagno delle ragazze.

Iniziò a sentire l’effetto della pozione quando Percy iniziò ad aprire le porte dei cubicoli. Ginny chiuse gli occhi, sperando di entrare nel diario prima che suo fratello la trovasse.

La vertigine e la sensazione di cadere la riconfortarono—sbattere di muso a terra un po’ meno.

«Gi-Ginevra?!» esclamò Tom sorpreso, nascondendo il libro che stava leggendo dietro la schiena. «Che cosa ci fai qui? Mi avevi promesso che non avresti mai più bevuto la pozione!»

Ginny si accovacciò, massaggiandosi la fronte. Poteva già sentire un bernoccolo gonfiarsi sotto le dita.

«Lo so e ti chiedo scusa, Tom! Ma questa volta ho preso la pozione col cucchiaino!» E gli raccontò come aveva fatto per determinare quanto fosse un sorso piccolo usando il succo di zucca e i cucchiai misuratori che usava per le lezioni di Pozioni.

«Hai avuto un’ottima idea per determinare una quantità meno empirica. Ma hai pur sempre fatto qualcosa di molto pericoloso! Inoltre, è alquanto ineducato piombare in casa d’altri senza permesso,» la rimproverò Tom.

Al contrario di Halloween, non portava né maglioncino né tunica, ma solo una camicia un po’ ingiallita come le pagine del diario, i pantaloni dell’uniforme, e delle bretelle come quelle di Nonno Oratius, solo che erano a strisce verdi e grigio chiaro.

«Scusa ancora, ma non sapevo dove nascondermi… Percy è così furioso…» disse Ginny, sentendo le lacrime salire. Si odiava per aver rotto la sua promessa così facilmente e Tom aveva tutto il diritto d’essere arrabbiato con lei.

Tom sospirò, inginocchiandosi davanti a lei ed evocando una pezzuola che aveva un vago odore di medicina e carta vecchia. «Ma guarda, domani avrai un bel bozzo viola in fronte… mi prometti che andrai in infermeria appena ti svegli? Non so quanto possa essere efficace il ricordo di questa pozione,» disse, tamponandole delicatamente la fronte. Sospirò. «Che cosa hai fatto per far arrabbiare tuo fratello al punto di doverti nascondere? Hai combinato qualcosa durante la punizione?»

Ginny scosse la testa e gli raccontò quello che aveva visto. «No, cioè, capisco che Percy non voglia che si sappia della sua fidanzata, i gemelli non smetterebbero di sfotterlo e fare scherzi, ma non così tanto! Mi ha fatto davvero paura Tom!»

Gli raccontò che aveva preso la scala dei prefetti per fare prima, ma aveva sorpreso Percy che si baciava con una prefetto. Tom era tanto disgustato dal racconto quanto Ginny nel vedere la scena, e più lei aggiungeva dettagli, più lui era orripilato.

«Sei sicura di aver visto… bene?» le chiese quando Ginny gli aveva detto dei versi.

Lei scosse la testa. «La torcia vicino a loro era spenta. Doveva fare freddo, se erano abbracciati così stretti e con i mantelli che li coprivano dal mento fino ai piedi.»

Tom si accasciò sul fainting couch con un gran sospiro di sollievo, coprendosi gli occhi con una mano. «Promettimi una cosa, bocciolo di rosa. Fa’ finta di non aver visto nulla, e se tuo fratello ti confronta, digli solo che hai visto un bacio. Ma non proferir una sola parola su tutto il resto, o le conseguenze per lui e quella ragazza potrebbero essere terribili!»

Ginny sgranò gli occhi, coprendosi la bocca con le mani. «È perché Percy le stava facendo male?! Cioè, capisco che in quel caso lui debba essere punito, ma lei che c’entra—»

«Mio bocciolo di rosa, sei così… ingenua!» Tom si alzò e iniziò a camminare avanti e indietro. «Ebbene, se fossi stato io a scoprirli, indipendentemente che fossi di ronda o meno, secondo il regolamento scolastico dei miei tempi, avrei dovuto togliere loro cinquanta punti a testa, ovvero il massimo concesso a noi prefetti. Avrei dovuto denunziarli immediatamente ai rispettivi Capocasa, che avrebbero riportato al Preside, il quale avrebbe convocato i genitori di entrambi. Tuo fratello e la ragazza sarebbero stati retrocessi a semplici studenti, e considerato che sono venuti meno al loro dovere, sarebbero entrambi espulsi e ogni prospettiva di lavorare al Ministero o un’altra istituzione importante sarebbe distrutta. Senza contare la reputazione rovinata della ragazza!»

Se prima Ginny era sconvolta, adesso lo era mille volte di più! Prefetto Perfetto Percy aveva sempre blaterato della folgorante carriera che avrebbe avuto al Ministero della Magia, e che un giorno sarebbe diventato il primo Ministro Weasley della storia magica, Grande Mago, Stregone Capo del Wizengamot e addirittura Supremo Pezzo Grosso! Il Percy orgoglioso e perfettino che conosceva non avrebbe mai e poi mai rischiato l’espulsione da Hogwarts!

«Ma ha preso una pluffa in quel capoccione che si ritrova? Gli hanno fatto una fattura o cosa?! »

Tom scosse la testa, sospirando. «Purtroppo, a volte i ragazzi pensano con… un’altra parte del corpo invece che il cervello», disse storcendo la bocca disgustato. «Per favore, non chiedermi quale. È qualcosa di così… basso che mi viene il voltastomaco al solo pensarci. Non ne nego l’utilità, ma dovrebbe essere usata solo per una funzione fisiologica indispensabile.»

Ginny si accigliò, cercando di capire di che accidenti Tom stesse parlando. Le sembrava di aver sentito una volta Charlie sfottere Bill su qualcosa del genere…

«Vuoi dire il pisello?» chiese, grattandosi il mento. Non aveva senso, ma Tom. Non era uno scemo. Era anche più intelligente di Percy e forse pure di Bill! «Come fate voi maschi a pensare con il pisello? E serve davvero a fare qualcos’altro che la pipì?»

«Ginevra Molly Weasley, una strega per bene non dovrebbe parlare di certe cose!» La rimproverò Tom ancor più disgustato. Si passò le mani sulla faccia, prendendo dei respiri profondi. «Ginevra, capisco che le cose possono essere cambiate di molto negli ultimi cinquant’anni, ma mi imbarazza parlare di certe… cose. Spero che anche tu comprenda il mio punto di vista.»

Ginny annuì, sentendo la faccia tutta calda. Forse il problema era lei. Dopotutto, per tutta la sua vita era stata circondata da maschi; a parte dei brevi periodi con le sue cugine, non aveva mai passato tanto tempo con delle altre femmine. Spesso le sue compagne di dormitorio la guardavano in modo strano quando parlava o di comportava come quando era a casa sua—le aveva sorprese più di una volta a chiamarla “troll”.

Si strinse le ginocchia al petto, rimuginando su quello che le aveva detto Tom, su Percy, e su come non era riuscita a spiccicar parola con Harry Potter. Aveva sempre preso in giro sua cugina Mafalda, che passava tutto il tempo davanti allo specchio o a leggere Teen Witch, ed era più interessata a quanto fossero fighi i giocatori di Quidditch che a quanto fossero bravi. Ma forse a Harry Potter potevano piacere le ragazze tutte imbellettate come Mafalda, invece che i maschiacci come lei.

No! Harry Potter non poteva essere così superficiale! Ginny doveva solo dare il meglio di se stessa e prima o poi lui avrebbe visto che persona eccezionale era—proprio come Tom.

Fu più per togliersi quei pensieri dalla testa che altro, che Ginny chiese: «Allora, che cosa devo fare con Percy? Devo denunciarlo alla McGonagall o—»

«Santissimi numi, no!» la interruppe Tom. «Se tuo fratello Percy è davvero come me lo hai descritto, direi che sia uno Slytherin mancato! Tu non dire niente a nessuno. Anzi, se tuo fratello ti fa domande, fa finta di niente, e se proprio non puoi far altro che confessare, limitati a dire che hai visto che si baciava. Tutto il resto, come abbracciava quella ragazza, i versi, devi cancellarli dalla tua memoria, sono stato chiaro?»

Ginny si sentì un po’ offesa dall’opinione di Tom a proposito di Percy. Sì, Tripla P era ambizioso e orgoglioso, ma non tanto quanto uno Slytherin! E poi il Cappello Parlante non si sbagliava mai! Perfino con Tom, che forse era un Natobabbano, era ambizioso! Ma la sua era un’ambizione buona, perché era un orfano che non sapeva da dove veniva eppure si era impegnato tanto per dimostrare che quella storia del “sangue magico puro” era una gran bella babbanata! Come diceva la mamma, il troppo stroppia.

Ma forse Tom era solo preoccupato che Percy si arrabbiasse con lei e non le prestasse più il suo gufo per mandare le lettere a mamma e a papà.

«D’accordo Tom. Non lo dirò a nessuno. Neanche ai gemelli che, ne sono certa, saprebbero come rimetterlo in riga con un bello scherzo.»

La faccia di Tom si rilassò un po’. «Me lo prometti? Perché, credimi Ginevra: non c’è nulla di più pericoloso di una bestia senza via di fuga.»

«Te lo pro—»

Un’improvvisa vertigine si impossessò di Ginny. Tutto sembrava vorticare intorno a lei.

Tutto tranne le mani di Tom che la tenevano saldamente.

   
 
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