“Albus, aspettami.”
Mi affanno sulle mie gambe corte, sono più basso di Albus, e più magro. Nonna Narcissa mi porta sempre cose buone da mangiare e mi dice “mangia, tesoro mio, è buono”, e io amo le cose che mi porta la nonna, sono le mie preferite. A volte la mamma si dimentica di dire al cuoco cosa preparare e non mangiamo niente. Però Thomas - il cuoco, appunto - mi chiama in cucina poco prima di andare a dormire, quando la mamma si è già ritirata e ha preso le sue pillole e papà ronfa sulla poltrona in salotto con la televisione accesa sulla BBC News, e mi fa trovare una tazza di latte e biscotti, mi fa segno di fare silenzio e io ridacchio, e lo ringrazio. “Non bisognerebbe andare a dormire con la pancia vuota,” dice sempre.
“Albus, non correre.”
Albus si volta e mi aspetta. Ha il fiatone anche lui, non solo io. Mi sorride. “Quando arriviamo in cima ci aspetta il pasticcio della mamma,” dice. So che ce l’ha nello zaino, e immagino Ginny Potter, i lunghi capelli rossi sciolti sulla schiena come una sirena delle favole, che gli mette il pezzo di pasticcio nello zaino e gli dice “dividilo con Scorpius, d’accordo?” Mi piace casa Potter, è sempre calda e accogliente. E profuma di buono. Mi piace soprattutto quando Albus mi invita a dormire e dormiamo nello stesso letto anche se Harry, suo padre, mi prepara una brandina che sembra anche molto comoda, e io lo ringrazio tanto, proprio come mi hanno insegnato, “ringrazia sempre, Scorpius”. Dormiamo insieme e ci svegliamo insieme, e il profumo della colazione arriva fino a noi e scendiamo ancora in pigiama (io non posso, a casa, i Malfoy si vestono sempre per scendere ai pasti) e Ginny ed Harry stanno finendo di preparare, insieme, e ci sono i pancakes, e James e Lily, i fratelli di Albus, scendono dietro di noi, anche loro in pigiama, assonnati.
“Vieni,” sussurra Albus. Mi tende una mano e io la prendo. È calda, ed è grande, più grande della mia. Non la lascio andare quando sono al suo fianco. La conservo nella mia. “Guarda che spettacolo,” aggiunge.
Da lì in cima si vede tutta la valle e anche le guglie di Cambridge all’orizzonte. Il cielo è limpido e terso, l’autunno è intorno a noi, le foglie scricchiolano sotto i nostri piedi.
“Un giorno studieremo lì,” aggiunge Albus sedendosi per terra e tirandomi giù con lui. Io mi lascio cadere con un sospiro. “Sarà bellissimo.”
“Pensi già a quando andremo all’università?” ridacchio.
Albus scrolla le spalle, lo zaino ancora addosso. “Sogno che faremo tutto insieme, Scorp.”
“Tu vuoi fare tutto con me?” chiedo timidamente. Mi sembra ancora strano che Albus Potter abbia scelto di essere proprio mio amico, tra tutti.
Lui annuisce. “Tutto, sì. Sei il mio migliore amico.”
“E tu sei il mio,” rispondo subito.
“Siamo come fratelli.”
Non so se voglio essere suo fratello. Forse preferisco solo essere suo amico. Ma non glielo dico. Non capisco bene neanche io il perché.
“Allora, questo pasticcio?”
♢
NOTE: ho cercato di scrivere questa storia dal punto di vista di uno Scorpius bambino, spero che abbia reso anche solo vagamente l'idea. Grazie per aver letto sin qui ♡