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Autore: Nina Ninetta    19/10/2023    3 recensioni
La vita è fatta di scelte. Noi scegliamo, ogni giorno, cosa mangiare, cosa indossare... ma, ci sono decisioni che ci cambieranno l'esistenza e ci condurranno per una strada o per un'altra. Eppure, ci sono cose destinate ad accadere, qualsiasi sia la via che sceglieremo di percorrere. Elisa, giovane adolescente, sta per scoprirlo a sue spese: accettare o meno l'invito del suo beniamino? Ne vale davvero la pena abbandonare la sua migliore amica?
Questa storia partecipa alla challenge "Tra bivi e porte scorrevoli" indetta da Ashla sul forum "Ferisce la penna"
Genere: Drammatico, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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RISOLUZIONE 1 - Elisa accetta l’invito di Max


 
«Sono incinta, Giò-Giò!»
Giorgia spalancò gli occhi castani, acconciandosi le lenti da vista con due dita, un gesto che negli anni era diventata un’abitudine. Un vezzo, per meglio dire.
«Ma che cazzo dici, Eli?!» Quasi ringhiò fra i denti, sporgendosi in avanti sul piccolo tavolino rotondo del bar.
«Neanche io potevo crederci all’inizio. Ma ho fatto ben due test di gravidanza e sono usciti entrambi positivi!»
Giorgia si fece indietro con la schiena, incredula. Non sarebbero mai dovute andare a quel cazzo di concerto tre anni prima. Mai! In quel preciso istante, quando Elisa le aveva lasciato la mano – letteralmente e metaforicamente – per andare a incontrare il suo – il loro – beniamino Max, il destino si era spaccato in due, creando una sorta di biforcazione delle proprie esistenze.
Elisa, che la conosceva bene, non poté non notare il disappunto impresso sulla faccia dell’amica.
«Che c’è? Non sei contenta per me?»
Giò-Giò abbozzò un sorriso cinico, poi aggiunse:
«E come potrei essere contenta per te, quando stai gettando al vento la tua vita?»
«IO starei gettando la vento la MIA vita? Dovresti conoscermi e sapere che sono felice con Max.»
«Proprio perché ti conosco so che stai sprecando i tuoi anni migliori, Eli!» Giorgia si trattenne dall’urlare. «Avevamo dei sogni, dei progetti, cazzo! Tu saresti diventata un medico e io un’insegnante di italiano, te lo ricordi?»
«Le cose cambiano…» Elisa chinò il capo, incupendosi.
«Sei tu che decidi di farle cambiare, non accadono per caso. La scelta è sempre e solo tua…»
«E io ho deciso di fare questo bambino e altri cento con Max, ok?!» L’aggredì Elisa e Giorgia mostrò i palmi sollevando le spalle.
«Fa come vuoi. Io la settimana prossima comincio i corsi all’università.»
«Allora te ne vai?» Elisa accennò un ghigno mesto. «Mi abbandoni…»
«No, sei stata tu ad abbandonarmi anni fa, al concerto.»
Elisa sgranò gli occhi, colpita e affondata. Giò-Giò aveva ragione, dannazione! Ma allo stesso tempo non capiva le emozioni che l’avevano travolta, né quello che aveva dovuto sopportare per restare al fianco di Max fino a quel momento. D’altronde, non avrebbe potuto comunque comprenderlo, poiché non le aveva mai raccontato nulla. Provava vergogna, troppa.
E cosa avrebbe dovuto confidarle, precisamente?
Che Max all’inizio era stato tanto carino e gentile, offrendole una bevanda azzurrognola e assicurandole che fosse analcolica e che invece si era risvegliata il giorno dopo in una squallida roulotte con scritto “staff” sulla fiancata, senza neanche le mutandine addosso? Che la sua prima volta era perciò stata con il suo idolo: sogno proibito di milioni di adolescenti nel mondo, ma un vero incubo per lei? O delle percosse che suo padre le aveva dato quando era rincasata, definendola in mille modi diversi e tutti offensivi?
Due settimane dopo, però, l’agente di Max era ricomparso davanti scuola e l’aveva invitata a salire a bordo della bellissima e grandissima macchina scura dietro di lui. Elisa lo aveva seguito, perché nonostante tutto aveva sperato che Max si facesse vivo. Nella stanza di un hotel a cinque stelle le aveva offerto un nuovo cocktail e di nuovo si era sentita intontita dopo averlo bevuto, ma almeno questa volta era riuscita a non perdere completamente i sensi. Era andata avanti così per quasi un anno, incontrandosi in gran segreto, solo la sua Giò-Giò ne era a conoscenza. Più volte l’aveva consigliata di smetterla di vederlo, che quella storia le stava facendo del male, era una relazione tossica.
Elisa aveva preso anche a fumare e non solo semplici sigarette… quando Max partiva per una tournée e stava fuori per mesi interi, cadeva in una sorta di trance depressiva. Giorgia temeva che non fosse solo una conseguenza della mancanza di lui, ma anche di qualche sostanza di cui il corpo non riusciva più a farne a meno. Poi il cantante tornava e il circolo senza fine riprendeva.
«Giò-Giò, aspetta, io…» Elisa vide la compagna alzarsi e lasciare qualche euro sul tavolo per pagare i caffè che avevano consumato. Gli ultimi insieme, con ogni probabilità.
«Offro io» disse, senza riuscire a guardarla in faccia. I suoi bellissimi riccioli aranciati si erano trasformati in quattro peli spelacchiati; il viso tondo e in salute era ormai smunto, grigio, con occhiaie perenni sotto agli occhi, dalla pupilla sempre un po’ troppo dilatata. Della sua amica non era rimasto niente.
«Buona fortuna, per tutto» furono le sue ultime parole, prima di allontanarsi senza voltarsi indietro.
 


15 ANNI DOPO

 
Il telefono di casa squillò alle prime luci dell’alba, ma Giorgia era già uscita da un pezzo. Le piaceva fare una corsetta con l’aria fresca: poiché alle otto di mattina il termometro segnava già 28°C, la sua sveglia era impostata diverse ore indietro. Quando rientrò, l’accolse il consueto scalpiccio dei passi di Cocò sul pavimento. Si chinò a salutarlo e il cagnolino – un meticcio di piccola taglia che aveva adottato da diverso tempo al canile municipale – scodinzolò felice. Poi mise a fare il caffè e consultò l’orario scolastico: aveva lezione alla seconda ora, perfetto, aveva ancora un po’ di tempo per sé. Solo allora notò la lucina rossa della segreteria telefonica che lampeggiava. La fissò per qualche secondo, interdetta, mentre una sensazione di paura le attanagliava lo stomaco. Niente di buono era in arrivo, se lo sentiva. Pensò all’anziana nonna o a quella zia operata al femore il mese scorso. Pigiò il tasto con il triangolo verde e rimase in attesa.
Ciao Giò, sono la mamma. Ti chiamo per dirti una cosa davvero triste” sospiro profondo. “Elisa non c’è più”.
Giorgia si lasciò sprofondare nel divano, le mani davanti la bocca e gli occhi già pieni di lacrime.
È stata ritrovata ieri notte, nel suo appartamento, dopo giorni che nessuno la vedeva” altra pausa. “Dicono che sia morta di overdose. Sua madre è distrutta, poverina. So che non vi sentivate più da un pezzo, ma siete state tanto amiche, sarebbe carino se passassi per il funerale. Ciao. E chiamami appena puoi”.
Il nastro si interrompeva con un click, ma subito dopo partì una seconda registrazione:
Giorgia, sono sempre io. Ovviamente, se te la senti di venire, non sei obbligata. È solo che la mamma mi ha sempre chiesto di te in questi anni e forse le farebbe piacere salutarti” di nuovo quel click di chiusura, questa volta definitivo.
Giorgia piangeva convulsamente, le spalle scosse da tremiti e il respiro corto. Sapeva che la vita di Elisa era stata un inferno, sua madre non mancava occasione di informarla sulle ultime vicende che la riguardavano. Probabilmente, lo faceva perché sperava che si riavvicinassero, per aiutarla, ovvio, ma non aveva mai osato chiederglielo direttamente, siccome conosceva già la risposta.
Giorgia si era sentita abbandonata dalla sua migliore amica, non una, ma per ben due volte. Ed era una sensazione che non augurava a nessuno, fatta di solitudine assoluta e straniamento verso il mondo. Non era un caso se poi non era più stata capace di intessere rapporti duraturi con le altre persone e, a quasi quarant’anni, viveva da sola con un cane, senza amici né fidanzati. Non si fidava del prossimo, ecco tutto.
Elisa era stata costretta ad abortire la prima volta che era rimasta incinta, cioè all’età di 19 anni, giacché l’agente di Max aveva detto a quest’ultimo che un figlio e un’eventuale compagna non avrebbero giovato all’immagine della band, e ancor meno all’aura di mistero che vorticava intorno al suo personaggio e che tanto piaceva alle teenager.
«Un uomo impegnato e con un figlio non intriga nessuno» aveva asserito.
La loro storia clandestina, però, era continuata. Max le aveva comprato un bilocale dove tenerla segregata, in pratica, facendole visita quando voleva e poteva, per farsi una scopata comoda e sballarsi, senza l’agente che si raccomandava di non esagerare. Elisa, quindi, era rimasta incinta di nuovo, ed essendo questa volta più grande e coscienziosa si era opposta all’aborto con tutte le sue forze, decisa a tenere quel bambino e a crescerlo con amore. Peccato che durante il quinto mese l’avesse perso a causa di un’emorragia.
Secondo la mamma, sua figlia non si era più ripresa dallo shock, il colpo era stato così violento che era andata in depressione. Ricoverata in una clinica di igiene mentale, ne era uscita solo poche settimane fa, per scoprire dalla pagina di una rivista scandalistica che il cantante dei Beat Busters sarebbe diventato papà per la fine dell’anno. Nell’intervista, con tanto di foto allegate, lui e la sua compagna – un’ex showgirl che, stando al giornalista, presto sarebbe diventata sua moglie – non vedevano l’ora di conoscere il loro piccolino.
L’autopsia sul cadavere di Elisa avrebbe rivelato il giorno più o meno preciso della sua morte, ma Giorgia non aveva dubbi che avesse deciso di farla finita dopo aver letto l’articolo.
Si sentiva in colpa Giorgia per averla lasciata sola?
Sì, assolutamente sì.
Era una sensazione lacerante, come se tutti i tessuti del suo corpo stessero andando in brandelli, strappati a morsi da una belva feroce. Ed era una sensazione che non sarebbe scomparsa mai più, semplicemente l’avrebbe accompagnata per il resto della vita, simile a una malattia silente, invisibile all’occhio umano.
Il loro “Insieme, XSempre” si era rivelato una mera menzogna e nulla più.
 


Fine

Risoluzione 1
 
  
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