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Autore: stardust94    19/10/2023    1 recensioni
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Un libro, pieno di mistero sta per riaprirsi e svelare tra le sue pagine una nuova incredibile avventura.
Viziata, casinista, menefreghista, Karin scoprirà che il suo cuore, può accendersi della fiamma della determinazione per colui che ama, o il suo amore diverrà cenere spazzata dal imprevedibilità del destino funesto?
Fredda, distante, vive di solitudine senza conoscere la dolcezza del amore, Ayame, troverà un raggio di sole nel solitario shogun di Kuto, oppure verrà divorata dalla sua sete di potere?
Possono due ragazze così diverse, trovare la felicità, mentre il fato tesse una rete di intrighi e misteri intorno a loro?
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con, Tematiche delicate
Capitoli:
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Ritorno a casa e piccole gelosie

Il risveglio di Karin fu dei migliori che avesse avuto nei suoi sedici anni di vita. Dalla finestra aperta entrarono alcuni raggi di sole, caldo tepore la accarezzò sul bel volto delicato. Aprì gli occhi e con un sonoro sbadiglio si stiracchiò pigramente. Indossava una veste da notte bianca con preziosi ricami dorati, i capelli sciolti erano leggermente scompigliati, vi passò la mano delicatamente osservandosi attorno. Era in una bellissima stanza dai toni rossi e dorati, il letto a baldacchino e soprattutto la statua di una fenice con rubini al posto degli occhi, accolsero la ragazza ancora intorpidita. Lentamente Karin ricordò i fatti dei giorni precedenti, l'arrivo al palazzo dopo la rocambolesca fuga dalle guardie, l'incontro con l'imperatore che le aveva spiegato di essere la sacerdotessa di Suzaku, le ancelle che l'avevano ricoperta di attenzioni, vestiti dalle sete pregiate, oli e profumi tra i più costosi offerti in dono come se lei fosse una sorta di santa rinata in un essere umano. Al solo pensiero di possedere una tale autorità e potere, una risatina eccitata sfuggì dalle labbra della ragazza dai capelli rosa. Il pensiero che tutto quello che stava vivendo fosse reale, la fece sospirare lungamente. Chissà come stava suo fratello e suo padre?
Proprio mentre pensava a quello, una luce rossa la avvolse, le sfuggì un grido e chiuse d'istinto gli occhi. Quando li riaprì pochi secondi dopo, la ragazza si rese conto di indossare di nuovo la sua uniforme scolastica non più il delicato ed elegante pigiama che le era stato regalato a palazzo. Si guardò attorno era di nuovo nella biblioteca Nazionale e davanti a lei, vide il libro aperto. Lo Shijintenchisho era lì davanti a lei immutato esattamente dove lo aveva lasciato. Inizialmente e con grande delusione, la ragazza pensò che tutta la sua avventura, fosse stato un sogno a occhi aperti. Si avvicinò prendendo il libro e quando lesse una delle pagine sgranò sorpresa gli occhi.

-la sacerdotessa di Suzaku si era destata dal suo sogno. Nel letto lussuoso ed elegante, la fanciulla rifletteva su ciò che avrebbe dovuto fare. La candida veste bianca, le lenzuola profumate perfino i raggi del sole che penetravano dalla finestra, stavano schiudendo dinanzi a lei un nuovo mondo-


Incredula Karin voltò la pagina per leggere quello che era successo prima. Se davvero il sospetto che aveva era reale...


-al suo arrivo al palazzo imperiale di Konan, la sacerdotessa accompagnata dal coraggioso Tamahome, incontrò finalmente l'imperatore Hotohori. L'uomo le svelò il compito che l'attendeva-


Karin notò subito che oltre a descrizioni dettagliate delle sue azioni e del ambiente circostante, perfino le cose che lei e gli altri avevano detto era scritte nel libro, perfino i suoi pensieri. Quando lesse la parte dove aveva baciato Tamahome, le sue guance divennero rosse, poggiò due dita sulle labbra. Come poteva qualcosa di ancora così reale essere frutto di un racconto inventato? Una rabbia che mai pensava di poter provare si impadronì di lei, diede un calcio al libro e stringendosi le ginocchia contro il petto, cominciò a tremare.

“Karin eccoti! Dov'è Ayame? Ero preoccupato, sei sparita per due ore non rispondevi nemmeno al cellulare!”

La voce di Keisuke la fece sussultare. Si alzò e con uno scatto abbracciò il fratello in lacrime. Era confusa e triste, non era assolutamente possibile che tutto quello che aveva vissuto fosse solo frutto della mente, a questo punto malata di qualcuno. No. I sentimenti, la paura mentre correva scappando dalle guardie, il dolore di quanto si era presa la storta alla caviglia e la dolcezza del calore di Tamahome e del sorriso del imperatore, non poteva essere tutto un inganno una menzogna.

 

“Dai non fare così. Va tutto bene non sono arrabbiato. Su, non piangere.”

Keisuke confuso da questo pianto quasi disperato che ingenuamente, attribuì alla paura della sorella di averlo fatto arrabbiare. Le carezzò il capo e se la portò dietro facendola uscire dalla biblioteca. Solo in quel momento, calmandosi appena la ragazza si rese conto delle parole del fratello.

“Due ore? Come possono essere passate due ore? Sono passati due giorni, sono sicura!” Pensò la ragazza confusa

“Aspetta fratellone! Devo prendere una cosa che ho lasciato in biblioteca!” Disse al giovane correndo verso la porta.

“Va bene ti aspetto in macchina. Tetsuya ci accompagna a casa, credo voglia pure fermarsi a cena” le rispose Keisuke

“ Si okay! Arrivo subito! “ Gridò rientrando di corsa nella biblioteca.

Se una volta raggiunta la stanza dove si trovava il Shijintenchisho, il libro era ancora aperto a terra in un angolo della stanza, invece di infilarlo con una grande fretta nello zaino, Karin si fosse soffermata a leggere le pagine che non la riguardavano, forse avrebbe scoperto di non essere l'unica finita nel libro.

La ragazza prese lo zaino assicurandosi di non essere stata vista da nessuno, corse fuori scendendo velocemente i gradini per poi raggiungere il parcheggio dove si trovava l'auto del amico di suo fratello.

Kajiwara Tetsuya, era fuori appoggiato alla macchina, tra i denti teneva una sigaretta spenta, forse era sul punto di accenderla ma quando vide Karin correre verso la macchina se la ficcò in tasca. Tetsuya era un giovane universitario dai capelli neri e occhi che raramente si vedevano dietro le lenti degli occhiali dalla montatura scura. Sorrise facendo un gesto di saluto alla sorellina del suo migliore amico.

“Ehi piccola Karin! Dai entra sta piovendo ha dirotto!” Le disse invitandola a entrare e sedersi accanto a Keisuke.

Aveva cominciato a piovere davvero molto forte e in pochi secondi mentre usciva dalla biblioteca, la ragazza era finita per diventare un pulcino bagnato e tremante. Keisuke l'aveva avvolta nella sua giacca tenendola stretta. Secondo Tetsuya, lui era troppo protettivo e la viziava e vedendoli così ne aveva sempre più la certezza. Keisuke era come una mamma chioccia con il suo pulcino che in questo caso era Karin.

“Dov'è Ayame? Credevo foste insieme, non dovevate fare una ricerca per la scuola?” Le chiese il ragazzo castano

Karin pensò rapidamente a che cosa dire al fratello in merito alla scomparsa della sorella. Poteva dirgli la verità? Lui le avrebbe creduto se la ragazza gli avesse raccontato del libro e del potere che sembrava possedere? No. Non poteva contare su questo, figuriamoci se avesse creduto a qualcosa di tanto assurdo. Poggiò la testa contro la sua spalla si sentiva spossata nonostante la bella dormita al palazzo, l'aveva fatta davvero? Aveva dormito in quelle calde lenzuola cullata dal suono della pioggia leggera?

Pioggia...anche adesso stava piovendo ma era un vero e proprio temporale, simile alla tempesta di emozioni che lei stava provando dentro di se.

“ ...è da delle amiche per il fine settimana. Mi ero dimenticata di dirtelo”

La ragazza mentì principalmente per non farlo stare in ansia e anche perché non aveva alcuna idea di dove fosse la sorella. Improvvisamente si ricordò di che cosa il fratello si occupasse per la maggior parte del tempo nella sua università, ovvero studiare libri antichi. Forse conosceva quel libro, non per forza il suo vero potere, ma magari poteva avere qualche altra informazione.

 

“ fratellone...tu conosci un libro che si chiama Shijin...Shijinto...Shijintenchisho?” Fece non poca fatica a pronunciare quel nome ma alla fine ci riuscì.

Il ragazzo sembrò riflettere qualche secondo mentre imboccavano la via di casa, con il rumore del tergicristalli come unico sottofondo.
“ Non direi, non mi dice nulla. Ma sembra essere una parola molto antica. Credo possa essere tradotta come: “Universo dei Quattro Dei.” Di che genere di libro si tratta sorellina?”

Domandò con la curiosità di un bambino negli occhi. Karin scrollò le spalle quasi a dissimulare ciò che in realtà il libro era. Cercava di fingere disinteresse ma chiaramente, era delusa dalla risposta del fratello.

“È soltanto un vecchio libro, ne ho sentito parlare dal professore. Keisuke, cosa mangiamo questa sera? Voglio gli Yakitori!” Disse cercando di cambiare discorso
“ ma li abbiamo mangiati ieri! Preparerò la Zuppa di Miso, ho già comprato gli ingredienti. E poi Tetsu resta a mangiare con noi, vero?” Domandò il castano sporgendosi dal sedile di dietro verso quello del amico che stava guidando.
“ A me non dispiace la Zuppa di Miso però ammetto che sono d'accordo con la piccola Karin, gli Yakitori sono buoni!” Scherzò ridendo il corvino

“Ma non ho gli ingredienti! Smettetela di fare i bambini capricciosi voi due. La Zuppa di Miso fa bene ed è calda” replicò a sua volta Keisuke esasperato dal broncio che Karin aveva messo e dal sorrisetto di Tetsuya.

“ Va bene mamma, facciamo i bravi bambini”

Scherzò la rosa e in quel momento quella sensazione di calore di famigliarità la fece sorridere. Forse era stato davvero tutto un sogno, magari doveva soltanto dimenticarsi di tutto. Una volta tornata a casa la ragazza raggiunse la sua camera per cambiarsi. Aprendo la porta e guardandosi attorno, percepì tutto come semplicemente naturale. Quella era la sua stanza da letto, le sue cose disposte sulla scrivania, i suoi abiti nel armadio. Eppure perché sentiva che qualcosa non era più come prima? Si levò i vestiti bagnati e indossò qualcosa di più comodo poi asciugandosi i capelli con l'asciugamano, prese dallo zaino lo Shijintenchisho. Quel libro che l'aveva trasportata a Konan, possibile fosse stato tutto un sogno o una allucinazione? Senza più pensare a nulla si portò il libro contro il petto stringendolo, le sembrò così di poter percepire il calore di Tamahome. Tamahome, al inizio pensava fosse antipatico ma ora voleva rivederlo e non solo lui. Voleva parlare di più anche con Hotohori e vedere il suo regno, Konan.

Proprio in quel momento mentre la sua mente vagava a quei ricordi, una luce cremisi la avvolse, ancora una volta serrò gli occhi ritrovandosi subito dopo sul letto dalle lenzuola pulite e immacolate. Aveva indosso il pigiama ma era quello che le avevano dato a palazzo e quella, era la stanza nella quale aveva dormito. Si era tornata era davvero tornata nel libro.


Lo Shijintenchisho non era lì probabilmente era rimasto nel suo mondo in camera sul suo letto. Con uno scatto rapidissimo la ragazza andò verso la porta e quando con il fiato corto la aprì, si trovò davanti la faccia di Tamahome decisamente con un espressione interrogativa.

“Buongiorno. Stai bene?” Le chiese il ragazzo confuso dal fiatone e l'espressione quasi sconvolta di lei.
“Tamahome! Tamahome!” Gridò la ragazza abbracciandolo forte.

Karin aveva il cuore che batteva al impazzata e si stringeva con forza a lui agitata e tremante. Tamahome confuso e sorpreso fece un piccolo sorriso, le poggiò la mano sul capo accarezzandola in modo affettuoso credendo che la ragazza avesse avuto un incubo o qualcosa di simile.

“ Ehi...calma. Hai fatto un brutto sogno? L'imperatore mi ha detto di venire a chiamarti, a quanto pare abbiamo un indizio per il prossimo Seishi” le disse il giovane attendendo che si calmasse.

Karin sorpresa scosse il capo staccandosi da lui. Si sistemò i capelli con una mano quasi in modo goffo, come se non sapesse esattamente che cosa dire. Quando si rese conto di cosa aveva appena detto Tamahome sembrò riscuotersi dalle tante emozioni che stava provando.

“ Oh! Ti riferisci a quella cosa della sacerdotessa? Insomma io non ho ancora accettato!“ si lamentò la ragazza

Tamahome incrociò le braccia al petto osservandola. Non era arrabbiato ma sembrava molto più serio quasi severo dopo aver sentito quelle parole.

“ Ah si? Ma non eri tu a dire che volevi vitto e alloggio, credevi fosse gratis? E comunque dovresti andare dal imperatore a dirlo, visto che ha già fatto preparare i cavalli e detto a tutti che la sacerdotessa di Suzaku è arrivata nel regno” disse il ragazzo

Karin aveva decisamente sottovalutato la “devozione” del imperatore. Si passò la mano sulla fronte con un lungo sospiro esasperato prima di parlare nuovamente con Tamahome.

“ E se non fossi io la persona che aspettavate? Come fa l'imperatore a essere sicuro che sono la sacerdotessa di Suzaku?” Domandò un po giù di corda

Tamahome le si avvicinò ora lo sguardo era meno severo. Le poggiò la mano sulla testa scompigliandole un po i capelli e fece un sorriso rassicurante alla ragazza.

“ Se è questo il problema, non fartelo. Non sei sola ci saremo noi sette a proteggerti. Se l'imperatore dice che sei la sacerdotessa, forse lo sei davvero. Quindi non avere paura fai solo quello che puoi” le disse il ragazzo stavolta facendole una piccola carezza alla guancia, veloce e fugace.

Eccola, la sensazione di tepore che provava tutte le volte che Tamahome le dava forza e coraggio come stava facendo in quel momento. Karin si sentì subito meglio, come rassicurata. E iniziò a pensare sul serio a come si era comportata.

Forse era davvero la sacerdotessa, dopo tutto doveva essere una ragazza di un altro mondo. Non sapeva ancora se voleva esserlo ma iniziava a pensare di non avere poi così tanta scelta. Avrebbe voluto scusarsi per la scenata ma il suo orgoglio glielo impedì. Alla fine ritornò nella sua stanza si vestì con un abito rosso e bianco dalla gonna più ampia di quello che si aspettava. Calzò le ballerine nere e si sistemò i capelli con un cerchietto con un fiore attaccato su un lato. Si guardò allo specchio un ultima volta prima di raggiungere la sala del trono.

Poco prima di entrare nella stanza, Karin afferrò il polso di Tamahome, la ragazza si voleva scusare per la scenata di poco prima ma no riusciva a trovare le parole giuste da dire. Non era mai stata brava a scusarsi. Non ne aveva mai trovato un senso in effetti, ma ora, era certa di doverlo fare. Tamahome la osservò curioso ma non si allontanò ne si sottrasse al suo tocco.
Le mancò il coraggio per dire quello che provava o forse era l'orgoglio a parlare. Abbassò il capo e quando sentì avvicinarsi qualcuno corse dentro la sala del trono per evitare lo sguardo di Tamahome che confuso, la seguì a ruota.
Hotohori sembrava parecchio provato forse a causa dei suoi compiti di imperatore, ma quando vide arrivare Karin tutta la stanchezza sembrò scomparire dal suo volto e accolse la giovane con un sorriso.

“Buongiorno mi auguro che tu abbia dormito bene. Stavo controllando gli indizi che abbiamo a nostra disposizione per la ricerca dei Seishi”

Disse l'imperatore con calma accogliendo entrambi nella sala del trono, lui sedette sullo scranno imperiale i due ragazzi si misero in ginocchio davanti ad Hotohori.

“ Per cominciare dovrei mostrarvi qualcosa di molto importante”

Disse l'uomo facendosi portare un oggetto avvolto da un tessuto color rosso, quando lo scostò, dentro Karin si rese conto che esso, era uno specchietto con l'immagine di una fenice finemente decorata. Sorrise aprendolo e osservò il suo riflesso sistemandosi i capelli. Ma quando, sentì ridacchiare l'imperatore, lo chiuse subito e lo appoggiò di fronte a se.

“ Quest'oggetto è uno specchio speciale, creato dal dio Taitsukun del monte Taikyoku. Secondo le sue parole usando questo specchio magico è possibile individuare i Seishi di Suzaku” spiegò Hotohori
“quindi ci basta girare senza meta e possiamo trovarli? È davvero così facile?” Si chiese Tamahome scettico ma l'imperatore si apprestò subito a dare una buona spiegazione al giovane

“ Non esattamente. Lo specchio ci mostrerà l'ideogramma del Seishi e una parola ad esso collegato. Purtroppo non è molto ma saranno due punti di partenza. Inoltre, lo specchio può essere usato solo da voi sacerdotessa”

Spiegò poggiando la mano su quella di Karin che arrossendo afferrò lo specchietto aprendolo. La superficie trasparente rifletteva solo il suo volto, ma dopo pochi minuti sulla superficie dello specchio apparve una serie di ideogrammi.

“ Salice, guerriero e nobiltà?” Disse Hotohori pensieroso

“Quindi che cosa significano? Davvero non capisco come possiamo trovare una persona con solo tre parole per giunta che non hanno senso! “ Sbottò Karin sospirando chiudendo lo specchietto.

Hotohori sembrava estraneo a quelle preoccupazioni. Si era fatto distratto e pensieroso, non stava ascoltando il farneticare della ragazza che sembrava alquanto infastidita e nervosa.
Tamahome al contrario si era alzato e stiracchiandosi pigramente come un gatto si era limitato ad andare verso l'uscita.

“Va bene. Quando avrete un indizio chiamatemi imperatore, io ho da fare adesso” disse uscendo
“ma dove vai?! Aspetta!”

Gridò la ragazza ma improvvisamente, si sentì un colpo di tosse, era l'imperatore che stava cercando di attirare l'attenzione della ragazza. Il suo sguardo sera calmo, sorrideva ma Karin sentiva chiaramente che le stava “ordinando” di restare lì e non seguire Tamahome per il momento.

“ Immagino che ci sia qualcosa che mi vuole chiedere sacerdotessa di Suzaku. Non dovete avere paura, anche se questo non è il vostro mondo l'intero regno di Konan è grato che siate nata e che ci abbiate raggiunto. Voi...siete un fiore prezioso”

Le disse l'uomo prendendo le mani piccole e sottile della ragazza nelle sue più grandi ma altrettanto gentili e calorose. La ragazza un po in imbarazzo abbassò lo sguardo. Troppe domande le ronzavano in testa senza avere una risposta ma sopratutto, un senso di disagio la stava avvolgendo impedendole di essere sincera con se stessa quanto gli altri. Tutte quelle responsabilità, salvare un intero mondo, proteggere gli altri, riuscire a essere la speranza di chi riponeva fiducia in lei la stavano schiacciando e le portavano dei ricordi spiacevoli alla mente.

“ Io non posso...semplicemente non posso essere la sacerdotessa di Suzaku! Voi vi sbagliate...tutti quanti, siete degli stupidi! ”

Disse cupa allontanandosi di scatto. Afferrò il tessuto della lunga gonna stringendolo a disagio prima di fuggire dalla stanza correndo lungo il corridoio, uscita dal palazzo corse verso la città. Era tutto diventato così doloroso e faticoso, tutti le stavano dando un sacco di responsabilità, ma non era quello a ferirla e intristirla di più. Bensì era la sensazione di essere considerata un altra persona e quella di non avere più alcun controllo sulla sua vita e le sue decisioni.

Con un sospiro tirato la ragazza si avviò lungo la strada principale del regno. In quel momento quando Hotohori le aveva detto di essere un fiore prezioso e che l'intero regno era grata della sua nascita, aveva riportato alla mente un ricordo che Karin aveva sempre cercato di dimenticare, un trauma sopito nel suo animo fin dalla sua tenera infanzia.

 

Ricordava la stanza poco accogliente, l'atmosfera decisamente pesante che si respirava le rendeva praticamente impossibile entrare, era buia e fredda. Ricordava di essere stata per tutto il tempo in piedi davanti alla porta guardandola.

Seduta a una sedia una bellissima donna osservava il panorama fuori dalla finestra, lunghi e lisci capelli rosa che incorniciavano un volto dai lineamenti delicati, se li accarezzava lentamente in un continuo delicato movimento delle dita tra di essi la donna aveva lo sguardo perso, fisso nel vuoto.

La bambina si avvicinò, titubante con il suo corpicino fragile ed esile e i codini anch'essi rosati. Sapeva perfettamente di non dover essere in quel luogo. Il padre l'aveva sempre ammonita, non le era permesso di incontrare la madre, se l'avesse saputo sarebbe sicuramente stata punita.

Quei ricordi nella sua mente si fecero improvvisamente più confusi, la donna sussultando si alzò e lei con le mani rivolte verso quest'ultima ebbe il desiderio e l'impulso di chiedere ciò che mai sarebbe da negare a un bambino: affetto e dolcezza.

Ma ciò che ricevette, lo ricordò come un fulmine che squarciava una nuvola, fu uno sguardo pieno d'odio, uno schiaffo che la fece ruzzolare a terra e il bruciore sulla guancia, il sangue che colava e nel suo campo visivo la donna che stringeva un coltello, ansimante e furiosa.
“Non saresti mai dovuta nascere! Muori!”



Lacrime rigavano il volto di Karin, si era fermata e toccandosi le guance aveva cominciato a strofinare il braccio su gli occhi per cercare di smettere di piangere. Inutilmente cercò di reprimere i singhiozzi che però uscivano come le lacrime in un fiume in piena. Si accovacciò coprendosi il volto con le mani, quando una voce le fece alzare la testa.

“ Certo che sei davvero una piagnucolona tu. Dovevi restare con l'imperatore”

A parlare era stato Tamahome, da prima il ragazzo era rimasto sorpreso nel vederla accovacciata stava anche per fare una delle sue battutine quando aveva visto le lacrime scendere dai suoi occhi e la tristezza dei suoi singhiozzi, aveva evitato. Frugandosi nelle tasche le porse un fazzoletto così da potersi asciugare gli occhi. Ma la ragazza quasi come se si sentisse imbarazzata, abbassò lo sguardo restando comunque accovacciata.

“ Non avevi da fare? Guarda che sto bene se devi preoccuparti per me, solo perché sono la sacerdotessa di Suzaku, allora smettila! Non ho bisogno di te, perché dovrei fare affidamento su un pezzente che pensa solo ai soldi!?”

 

-no...no, no! Non era questo che volevo dirti! La verità le vere parole che volevo dirti sono altre! Smettila, taci, stai zitta, finirai per...per perdere anche lui per farti odiare!-


Pensò la ragazza sentendosi terribilmente in colpa ma pur pensando quelle parole era come se la sua voce non uscisse. Guardò Tamahome e quando l'espressione di lui si vede più dura quasi seccata, sgranò gli occhi, si rimise in piedi e allungò la mano per afferrare quella di lui.

“ Ho capito. Sei davvero una ragazzina viziata. Stai tranquilla smetterò di preoccuparmi per te, dal momento che non ne hai bisogno! “ Le urlò contro iniziando a camminare dandole le spalle.

Karin rimase lì senza riuscire a fermarlo, le parole che avrebbe voluto dire veramente erano bloccate in gola, mentre camminando cercava di raggiungerlo ma ormai il ragazzo era sparito oltre una strada lasciandola completamente sola.

La ragazza crollò sulle ginocchia si coprì il volto e non smise di singhiozzare fino a quando non ebbe pianto tutte le sue lacrime. Non era in una strada trafficata ma alcuni uomini si erano fermati a osservarla. Ora vestiva gli abiti tipici del regno di Konan ma i suoi capelli rosa sicuramente non passavano inosservati. Quando la ragazza passò accanto a loro il gruppo di cinque persone la bloccò su entrambi i lati, li riconobbe subito erano i banditi che Tamahome aveva sconfitto al loro prima incontro, solo che stavolta ne erano arrivati altri che non conosceva

“ Ma guarda guarda, chi non muore si rivede, dove credi di andare?!”

Le gridò contro uno di loro afferrandole in malo modo il polso, tirandola avanti verso di lui. Karin che si stava inutilmente dimenando per riuscire a ribellarsi da quella presa, lo riconobbe subito era il bandito smilzo. La ragazza cercò in tutti i modi di liberarsi ma gli uomini ormai la stavano accerchiando, era spacciata. Istantaneamente pensò a Tamahome avrebbe voluto gridare per chiamarlo quando la litigata di poco prima e sopratutto le parole di lui, le bombardarono la mente. Lo aveva sicuramente ferito e ora lui la odiava, non cera alcuna possibilità che il ragazzo tornasse indietro per lei. Abbassò lo sguardo e smise di combattere.

“ Brava ragazza. Stai tranquilla ti faremo stare bene, vedrai ti divertirai anche tu!”

Rise un altro uomo il capo dei banditi che le afferrò il mento avvicinandosi nel tentativo di baciarla. Ma in quel esatto momento, un enorme masso si schiantò a pochi passi da loro facendoli distanziare da Karin che crollò sulle ginocchia, alzando piano lo sguardo.

“Oh cielo! Sono davvero mortificata, non volevo certo colpirvi”

Una voce interruppe il gruppo prima che uno dei banditi afferrasse Karin. Era una donna incantevole nel suo abito signorile ed elegante, lunghi capelli violetti erano raccolti in una complicata ed elaborata acconciatura, era truccata in modo impeccabile sul bel volto dai lineamenti delicati ed eleganti.
Karin rimase senza parole nel vederla afferrare un enorme masso a mani nude sollevandolo come se fosse una piuma per poi lanciarlo dritto verso di loro. La ragazza si levò immediatamente dalla traiettoria quasi scivolando di lato, mentre i banditi urlando corsero verso la donna che con una abilità decisamente notevole schivò l'attacco nemico.

“Non è con me che dovete vedervela!” Disse rivolta alle due figure alle sue spalle.

“Sono decisamente d'accordo. Fatevi sotto idioti vi sconfiggerò tutti!”

Disse Tamahome con un ghigno palesemente divertito mentre con colpi di karate affrontava quattro banditi. L'altra figura si avvicinò a Karin che non fece troppa fatica a riconoscerlo. Hotohori era accanto a lei, le si era inginocchiato vicino e con gentilezza le aveva sorriso aiutandola a rialzarsi, indossava abiti molto meno vistosi e i capelli erano fieramente liberi, il vento li scompigliava come se fossero la criniera di un fiero leone.

 

“ Non era mia intenzione mettervi a disagio, Karin. Siete ferita?” Le chiese l'imperatore poggiandole una mano sulla guancia.

La ragazza scosse il capo, non era stata colpa di Hotohori e nemmeno di Tamahome. Si sentiva così stupida e al tempo stesso, fortunata. Tamahome che le aveva gridato contro di non volerla più aiutare, nonostante tutto quello che lei aveva detto, era lì per lei per proteggerla. La ragazza sarebbe di nuovo scoppiata a piangere, se non fosse stato per il fatto di non averne più da versare. Proprio in quel momento la bellissima donna che l'aveva salvata si avvicinò ai due, ma stranamente non degnò di uno sguardo Karin
“vi ringrazio per aver soccorso la sacerdotessa, voi fate parte del harem reale?” Domandò Hotohori rivolgendosi alla donna.

Quest'ultima accostò con una certa eleganza un ventaglio decorato al bel volto e fulminò con lo sguardo Karin. Non capendone la ragione la ragazza incrociò le braccia al petto un po indispettita.

“ Si maestà. Mi chiamo Korin, servo nel Gineceo. Ho sentito della confusione e ho trovato la Venerabile Sacerdotessa in difficoltà” disse
“ oh capisco. Allora ti ringrazio Korin” rispose il castano con un sorriso

Nel frattempo, Tamahome aveva terminato di affrontare i banditi e strofinandosi le mani si era avvicinato sorridendo al imperatore. Karin non lo stava guardando non ne aveva il coraggio e quando Korin notò questa cosa, sul suo volto comparve un piccolo ghigno.

“ Oh che coraggioso! Sei proprio forte Tama caro!” Disse la viola prima di afferrare le spalle di Tamahome baciandolo sulle labbra.
Alla vista di quella scena, se Hotohori finì per arrossire per l'imbarazzo nel vedere Tamahome venir baciato da quella donna, al contrario stavolta il rossore sulle guance di Karin, era pura rabbia e nervoso.

“ Ma che stai facendo?! Staccati!”

La giovane dai capelli rosa allontanò la viola con uno scatto seccato. Fulmini passavano tra gli sguardi delle due mentre il povero Tamahome confuso osservava Hotohori che sospirando scosse il capo.

“ Venerabile sacerdotessa, non credo che vi riguardi cosa faccio o chi decido di baciare” le disse Korin con un certo astio mascherato da un tono elegante

“ Mi riguarda eccome! Tu...tu come hai osato!? Ti farò tagliare la testa! “

Le rispose Karin in preda alla rabbia per poi fermarsi e sussurrare al orecchio di Hotohori avvicinandosi al imperatore.

“Così per sapere...lo posso fare? Intendo c'è la pena di morte in questo mondo?” Domandò la ragazza la risposta di Hotohori, molto sorpreso da quella domanda non tardò ad arrivare. L'uomo, fece un piccolo sorrisetto a disagio e si passò la mano tra i capelli sospirando.

“Non hai potere giuridico e solitamente, la pena di morte è per crimini molto più gravi di un bacio. “Le disse
“ ma questo è un crimine gravissimo! Quella...quella...quella donna gorilla ha baciato Tamahome!” Sbottò la giovane lamentosa.
“ Venerabile sacerdotessa, chi avreste chiamato donna gorilla?!” Rispose Korin con un velato ringhio. Alla fine le due continuarono a litigare mentre tornavano a palazzo sotto lo sguardo di Tamahome e di Hotohori, il primo tenuto a braccetto da Korin contro la sua volontà.

“ Bene adesso te ne puoi tornare nel Gineceo. Non ci servono i tuoi servigi men che meno a me! “

Karin e Korin erano l'una davanti al altra, la prima seccata aveva le mani sui fianchi e sembrava un gattino che era stato bagnato con uno spruzzo d'acqua diventando una belva. La seconda al contrario faceva gli occhi dolci a Tamahome che suo malgrado voleva soltanto tornare in camera ma non aveva il coraggio di contraddire Korin, visto come poco prima la donna aveva letteralmente lanciato macigni pesanti contro i banditi.

“ Temo di dovervi deludere venerabile sacerdotessa. Io sono Korin ma sono anche...Nuriko dei Sette Seishi di Suzaku”
Se qualcuno avesse chiesto a Karin le tre cose che in quel momento le avrebbero potuto far saltare i nervi, al primo posto ci sarebbe sicuramente stata la notizia della vera identità di Korin che altri non era se non Nuriko dei Sette Seishi di Suzaku.

 

***


Nakago era nelle stalle intento a sellare il suo cavallo, a breve sarebbe partito alla volta di Tenryo, cittadina della provincia di San, nel regno di Kuto. Le sue spie avevano riportato al biondo generale la presenza di un guerriero di Seishi proprio in quella cittadina e naturalmente, Nakago aveva deciso di indagare personalmente. Proprio mentre accarezzava la criniera del suo destriero dal manto nero, un dolce profumo di lavanda si levò nel aria e l'uomo, notò una figura nascondersi dietro la porta delle stalle. Quel profumo era raro e inconfondibile.

“ perchè vi trovate qui Ayame? Dovreste riposare”

Senza farlo notare l'uomo fece un lieve e accennato sorriso. Era composto ed elegante, indossava la sua armatura e teneva l'elmo sotto braccio. Si avvicinò alla porta dalla quale sbucò la testa di Ayame. La fanciulla bazzicò un piccolo sorriso timido.

“ Non volevo disturbare. Ho sentito dalle domestiche che eravate in partenza. Voglio venire con voi” disse la ragazza

“È fuori discussione Ayame. Sarà un viaggio lungo e pericoloso, non posso mettere in pericolo la Sacerdotessa di Seiryu.” Le rispose il biondo serio
“ lo so ma sarò prudente. Nakago ti prego, lasciami venire con te. Se sono la Sacerdotessa è mio compito trovare i Seishi” rispose la fanciulla insistendo

Nakago sembrò soppesare eventuali scelte. Se si fosse portato dietro la ragazza sicuramente lei lo avrebbe potuto rallentare. Ma la sua vista avrebbe anche potuto rendere più ragionevole il Seishi che stava cercando dopo tutto era la sacerdotessa era quasi impossibile che il Seishi che stavano cercando si rifiutasse di servirla.

“ Va bene. Verrete con me, partiamo tra poco se volete portare con voi qualcosa. Cercate di viaggiare leggera”

Ayame annuì sorridendo grata al generale. Si aspettava che lui fosse così contrario da rifiutarla ma a quelle parole tirò un sospiro di sollievo. Lieta che Nakago avesse compreso il suo desiderio, la ragazza andò a prepararsi e quando finalmente fu il momento di partire, si fece aiutare dal biondo a salire a cavallo. Una mantella bianca le copriva la testa e mentre galoppavano fuori dal cancello del palazzo lungo la strada che portava a Tenryo la giovane ripensò al sogno che aveva fatto la notte precedente e che era il motivo del suo desiderio di trovare personalmente i Seishi.

“Qualcosa vi preoccupa Ayame?”

Le sussurrò Nakago alle sue spalle mentre portava il cavallo da un galoppo serrato a un trotto più tranquillo. La ragazza che inizialmente stava per restare in silenzio, decise di fidarsi del biondo shogun e rivelargli ciò che aveva sognato la notte prima.

“ A dire il vero, ho fatto un sogno molto strano. Credo avesse a che fare con i Seishi di Seiryu, forse addirittura con quello che stiamo cercando” iniziò la ragazza.

“ Raccontatemi se lo desiderate. Potrebbe esserci d'aiuto nella ricerca”

Le disse Nakago. Non che fosse particolarmente curioso in merito a questo sogno, ma avrebbe potuto rivelarle qualcosa di interessante e utile inoltre, rifiutarsi di ascoltarla l'avrebbe fatta allontanare da lui mentre compiacendola era certo di fare un ulteriore passo avanti con lei.

“ ...una cascata e qualcuno che suonava il flauto. Era una melodia così ammaliante e quasi ipnotica ma...sembrava anche così triste” disse la ragazza con una espressione alquanto dispiaciuta.

Nakago restò in silenzio riflettendo sulle parole della fanciulla e così fece per il resto del viaggio fino al arrivo nella cittadina. Dopo aver trovato ristoro a una locanda, i due cominciarono a cercare informazioni in città. Scoprire ciò che volevano non fu difficile, fu detto loro che nella cittadina vivevano due ragazzi che forse erano le persone che stavano cercando. Nakago e Ayame si fecero dare le giuste indicazioni per trovare questi due giovani e raggiunsero il bosco fuori dalla cittadina fino a trovarsi di fronte una enorme cascata.

“Una cascata come nel mio sogno!” Fece notare Ayame

“ Significa che probabilmente siamo vicini. Provate a chiudere gli occhi, l'aura dei vostri Seishi è richiamata dalla vostra. Se vi concentrate dovreste poterla sentire “le spiegò lo shogun

Ayame annuì portò le mani giunte in preghiera e chiuse gli occhi. Lo scrosciare della cascata, il vento che soffiava tra le foglie dei pochi alberi che non erano ancora spogli, il suono della natura circostante e poi qualcosa di diverso, completamente estraneo. Non erano parole ma il suono di un flauto in lontananza, le sembrò di vedere come da una telecamera che zoomando mise in evidenza una figura, era un ombra circondata da una sorta di aura azzurra. Le fu subito chiaro chi fosse, il Seishi di Seiryu. Ayame aprì gli occhi di scatto e cominciò a correre, tenendo con una mano un lembo del ampia gonna del abito elegante che indossava. Nakago sorpreso le corse dietro seguendola fino a un meraviglioso prato con dei fiori bianchi. I due ragazzi di fronte a lei erano due gocce d'acqua eccetto che per i vestiti e gli sguardi.
Il primo quello che stava suonando il flauto, aveva lo sguardo gentile, vestiva di viola con una veste leggera e aveva una bandana blu come quella del ragazzo al suo fianco che al contrario, vestiva di arancione e blu e aveva uno sguardo più serio ma molto deciso.

“ Voi...voi due siete...i Seishi?” Domandò Ayame

I due ragazzi si scambiarono uno sguardo restando in silenzio, proprio mentre Nakago affiancava Ayame, il vento aveva cominciato a soffiare con più forza. A rivolgersi alla sacerdotessa di Seiryu, fu proprio il ragazzo vestito di viola che stava suonando il flauto poco prima

“Il mio nome è Amiboshi lui è il mio gemello Suboshi “le disse con un tono di voce calmo e molto gentile
“ noi siamo Seishi di Seiryu tu invece sei la sacerdotessa?”

Se Amiboshi aveva un tono gentile, al contrario suo fratello Suboshi sembrava gelido e molto più solitario. Stavolta però a intervenire fu Nakago che con un passo deciso avanti si rivolse ai due giovani prendendo le redini della situazione.

“ Io sono Nakago Seishi di Seiryu e shogun di Kuto. Mentre la fanciulla di fronte a voi è Ayame la sacerdotessa di Seiryu alla quale dovete ubbidienza e fedeltà.”

Per la prima volta da quando lo aveva incontrato, Ayame si era resa conto di quanto Nakago fosse incredibile. Lo aveva già intravisto da come in paese era riuscito a farsi dire tutto quello che voleva da parte dei popolani, ma ora con quel tono secco e serio e il suo portamento, le sembrava così distante e così potente e in un certo senso le metteva un po di timore stargli accanto.

“ Chi deve fedeltà a chi?! Io non devo niente a nessuno! “Ringhiò Suboshi seccato.

Improvvisamente, sulla fronte di Nakago apparve un ideogramma che brillava di una luce blu luminosa. L'ideogramma era quello di Cuore

“ Silenzio. I sette esistono per proteggere la sacerdotessa. Non hai ragione per opporti a questo. Ma forse...devo punirti?” Disse Nakago con un ghigno poco rassicurante.

Amiboshi intervenne prontamente e poggiando una mano sulla spalla del gemello, tentò subito di calmarlo. Il ragazzo aveva percepito chiaramente la vera natura di Nakago e benché ne fosse terrorizzato, aveva intenzione di proteggere Suboshi come lui fin da bambino lo aveva sempre protetto.

“ Mio fratello si scusa. Vi prego di perdonarlo maestro Nakago. E naturalmente chiedo perdono anche a voi venerabile sacerdotessa” disse Amiboshi con il suo solito tono da cucciolo.

Al contrario Suboshi aveva incrociato le braccia e distolto lo sguardo, Ayame si era limitata a poggiare la mano sul braccio di Nakago annuendo, come a dirgli che andava bene e che aveva già dimenticato la “scortesia” di Suboshi. In silenzio i quattro erano tornati verso la cittadina partendo quasi subito dopo per il palazzo di Kuto.

***
 

la frusta schioccò a terra per poi fendere l'aria per l'ennesima volta andando a impattare violentemente sulla schiena di Suboshi. Il ragazzo strinse i denti mentre le catene che tenevano bloccati i suoi polsi e le caviglie tintinnavano. Il sangue con il suo forte odore ferroso, aveva cominciato a scivolare sulla sua schiena levigata dalle profonde ferite.
Nakago era davanti alla schiena del ragazzo, gli sferrò un altra frustata e poi un altra, senza sosta continuò a colpirlo fino a farlo crollare in ginocchio, ansimante. L'uomo biondo appoggiò la frusta sporca di sangue sul comodino poi si avvicinò e sollevò la testa di Suboshi con la mano afferrando e stringendo i suoi capelli color lime.
“ Spero tu abbia imparato la lezione. Senti questo dolore, imprimilo nella tua anima. Non provare più a contraddirmi o sarà costretto a punirti di nuovo” gli disse Nakago mollando i suoi capelli.

Suboshi sudato, sporco di sangue e pieno di ferite, con i vestiti praticamente a brandelli, alzò lentamente il capo. Imprimendo quei crudeli e sadici occhi blu nella sua mente, quello che era certo è che non li avrebbe mai dimenticati. Avrebbe chiuso il suo orgoglio in una scatola, congelato la sua rabbia e ricacciato la sua frustrazione, fino al momento giusto...

 

 

Angolo di Nakago (ho rubato l'angolo a quella autrice)

Salve a tutti coloro che seguono la nostra storia. Stardust94 vi ringrazia per il continuo sostegno e si impegna a scrivere in modo migliore la storia mia e di Ayame. Continuate a seguirla e ricordatevi di non mettervi mai contro di me, non volete fare la fine di Suboshi dopo tutto.
Ci vediamo nel prossimo capitolo.

KORIN ALIAS NURIKO



SUBOSHI E AMIBOSHI

  
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