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Autore: Slane999a    22/10/2023    2 recensioni
Un mostro come tanti, vivere in una grotta al buio, con la sua famiglia. E a volte incrociare degli umani per i boschi, diventare umano e passare come loro. Ma Spid non lo è, può passare come loro, ma essere un ragno semiumano, non è semplice, sebbene le sue capacità con le tele, abbiamo attirato alcune attenzioni indesiderate, almeno secondo la madre che sembra non gradire, il fatto che Spid, provi fascinazione verso gli umani. Ma la sua fascinazione nonè a senso unico, anche gli umani si interessano alle capacità del giovane, così tanto che lo vogliono al loro villaggio. Ma perchè lui? Cosa offre al villaggio? E loro cosa vogliono ottenere?
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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"Angolo dell'autore" Scusate il ritardo, ma ho avuto problemi e ritardi. Gli ultimi capitoli potrebbero arrivare verso inizio novembre. Per il resto indicatemi se ci sono errori di grammatica o altro, ho problemi a risolverli, anche dopo un sacco di lettore, inoltre il tema della storia si sta capendo, oppure no? Sarei curioso di capire cosa ne state pensando, per il resto, grazie a chiunque legge e commenta, vi lascio alla lettura. Inoltre non so perchè ma le prime righe di questo capitolo, me le da attaccate, cercherò di risolvere
 

 
<< Ma perché quelle persone non vivono al villaggio? >> << Vivevano al villaggio, ma poi hanno deciso di andarsene. >> << Perchè? >> Barad sta in silenzio. Mi giro, quei quadri erano belli, perchè andarsene? Forse non le piacciono le persone come mamma. Vengo spinto in avanti, le mie mani si aggrappano ai lati del carro. Barad si gira verso di me, il villaggio. Siamo tornati finalmente. Scendo e andiamo a casa sua. Sua moglie tiene un abito rosso, è strappato nella parte superiore.

<< Ora dovremmo prendere un'altra, dovresti stare più attenta con queste cose. >> la moglie gira la testa, Barad balza.

<< Posso aggiustarlo. >> Barad mi rivolge la testa. Sorride.

<< Ho una stanza dove posso mettermi? >> mi porta in una piccola stanza, il letto è messo al nell’angolo, al centro un tavolo con una sedia. Mi siedo. Chiude la porta. Lo strappo ha distrutto i fili che collegano il tutto. Dalla punta delle dita creo la tela, abito rosso quindi… La tela prende il colore rosso. Piazzo le dita uno sul lato superiore uno su quello più basso. Unisco le tele, il filo si allaccia e chiudo il tutto. Lo alzo.

Barad entra nella stanza. Gli do il vestito.

<< Una stretta di mano? >> gli stringo la mano. Si stacca dopo un poco.

<< Abbastanza appiccicosa? Il lavoro con l’ago fa sudare? >> gli do le spalle e raggiungo la porta.

<< Non dimenticare la frutta. >>  corro  via dal villaggio. Lontano dal villaggio faccio uscire le zampe, getto la cesta. Ora devo essere naturale. Davanti la grotta mamma sta con le braccia incrociate.

<< Frutta fresca, di nuovo. >> le rivolgo un sorriso. La prende è ritorna dentro la grotta, mai una parola di ringraziamento. Una mano mi stringe la spalla, papà tiene un intera mucca dietro di se, bloccata nella sua tela.

<< Mamma è dentro. >> solleva la mucca.


<< Anche oggi frutta fresca? >>

<< Mamma non ne era contenta. >>

<< Lei lo è, ma è fatta anche così. Vedi che è fiera di te.>> allora lo dovrebbe dimostrare.
 
******
Esco fuori dalla grotta, il sole si sta alzando nel cielo.

<< Torna prima che il sole raggiunga il punto più alto. >> mi richiama mamma.

<< Si dice mezzogiorno. >> esco dalla caverna. Allontanato mi trasformo in forma umana. Arrivo al villaggio, devo trovare Barad. Nessuno fuori dalle case, sono arrivato troppo presto?

<< Spid. >> Bald sta davanti la porta di casa, tiene un ciocco di legno in mano.

<< Bald! Fai le tue sculture?  >> ferma il coltello a metà del ciocco.

<< Non mi sento ispirato oggi. >>

<< Sono sicuro che lo farai, quelle che hai fatto erano stupende. Ne farai delle altre. >> gli sorrido, tiene il ciocco in mano e si lascia in una risata.

<< Ragazzo! Giusto a te stavo pensando. >> Barad attorciglia la mano intorno al mio collo.

<< Ho un lavoro per le tue capacità da sarto, e ho delle frutta se vuoi.  >> rivolge la testa verso Bald.

<< E per te, il sindaco vuole vedere le tue sculture più tardi. >> saluto Barad con la mano.

 Sorride e mi porta nella stanza di ieri, dei vestiti riempiono il tavolo.

<< Ho raccontato di come hai riparato il vestito di mia moglie, e gli abitanti mi chiedevano se potevi fare lo stesso con i loro. Posso contare su di te, giusto? >>

Afferro una delle camicie hanno vari strappi per tutta  la sua lunghezza. Sorrido e scuoto la testa, Barad lascia la stanza.  Mi siedo, posso farcela. Prendo una camicia, gli strappi sono sul lato sinistro, li ricucio, per quanti vestiti faccio il resto sembra non diminuire, devo sbrigarmi prima di mezzogiorno. Giro la testa a destra e sinistra, metto la sedia davanti la porta, se mi sbrigo non succederà niente.  Esco le due zampe superiori e modello, uno degli abiti lo cuccio con un altro, no ho sbagliato. Bussano alla porta, Barad entra, nasconde le zampe sotto il tavolo, gli punto davanti la camicia.

<< Scusami ho sbagliato. >> inclina la testa gli mostro la camicia, rimodernata. La prende, rientro la zampa.

<< Sai anche cucire nuovi vestiti quindi? >> non è arrabbiato?

<< Hai un talento per questo. >> un talento, sorrido. Io ho un talento, qualcuno lo riconosce finalmente.

<< Grazie, grazie mille! >> i miei occhi si inumidiscono

<< Ragazzo era solo un complimento. >>

<< Mia madre, non me lo dice mai. >>

<< Io te le l’ho dirò sempre dopo un buon lavoro come questo. >> mi poggia la mano sulla spalla. << Te li meriti, se tua madre non vuole riconoscere il tuo talento ci penso io. >> potrei iniziare a piangere, non qui. Vado nella stanza, una cesta di frutta mi aspetta sul tavolo, la afferro e scappo. Bald sta con un altro umano, non ho tempo per avvicinarmi meglio lasciarlo in pace.
Tornato dopo la frutta sul tavolo, mamma si siede davanti a me, papà gli sta accanto.

<< Un buon lavoro, figliolo. >> dice papà. Mamma troneggia da sopra di me, dando un rapido sguardo alla frutta.

<< Entriamo. >> un’altra volta, sorrido. Ma se Barad ha riconosciuto che ho un talento anche lei lo vedrà. Devo solo aspettare. I miei ragnetti stanno con le zampe alzate. Meglio che gli dia da mangiare, raccolgo le mosche, le poso sul tavolo. Mosche extra oggi.
*****
 Barad sta al limite del villaggio. Porta la camicia che ho finito ieri.

<< Ragazzo, sei arrivato! >> Barad mi mette la mano attorno al collo.

<< Certo che sì ! >>

<< Oggi niente lavoro, visitiamo la città c’è un sacco di gente che vorrebbe ringraziarti per l’aiuto. Anche alcune ragazze dopo la cucitura con le tue mani magiche. >> ringraziarmi? Impressionante. Mi metto a correre, le persone del villaggio. Mi salutano con la mano, sorridono. Arriviamo davanti una casa dalla porta rossa. La apre una donna sta girando attorno con un abito rosso. Ha i capelli gialli come i miei, l’abito sta abbassato verso il petto.

<< Tu devi essere il sarto che mi ha cucito ieri l’abito. >> mostra il dorso della mano. La prendo e la stringo, Barad e la donna si scambiano un occhiata.

<< Vorrei ringraziarti personalmente, per questo bellissimo lavoro, sembra come nuovo. Dove hai imparato a fare il sarto? >> il suo odore mi brucia il naso, tossico, questa è lavanda. Lontano da lei, le mie zampe spingono per uscire fuori, gli occhi si schiudono, li nascondo con le mani, scatto fuori dalla casa. Barad mi arriva da dietro e mi mette una mano sulla spalla.

<< Scusami, odio la lavanda. >> la donna esce di casa, devo essere sembrato pazzo. O peggio, sono un idiota.

<< Scusami, non mi piace la lavanda. Mi dà… Brutte sensazioni ecco. >> mi sorride. Un sorriso caldo piacevole, diverso da quella di mamma, gocce di sudore mi scivolano dalla faccia. Nella mia spalla sbatte una mano.

<< Andiamo, lei non l’unica ragazza che deve ringraziarti. >> vengo portato in altre case del villaggio.

<< Grazie per i vestiti dei miei figli, stanno sempre fuori e li strappano come se fosse niente. Avremmo proprio bisogno di una persona come te. >>

<< Come ho detto, potrei venire al villaggio ogni giorno. >> Barad mi prende e mi porta in un posto dove ci sono radunati altri uomini. Mi siedo con loro.

<< Prendi un boccale e bevi con noi, vogliamo ringraziarti a modo nostro. >> mi passano un boccale c’è l’acqua gialla dell’altra volta.

<< Forza, bevi con me. Hanno fatto bella figura con le loro mogli con i vestiti riparati. Vogliono dirti grazie. >> sollevano i boccali in aria. Li sbattono contro di loro.

<< Alla tua ragazzo! >> l’acqua scivola, ha un sapore aspro, la schiuma rimane attaccata nella mia bocca. Sputo piccole parti d’acqua.

<< Non il mio tipo di acqua. >> si mettono a ridere. Vengono portati dei piatti.

<< Suvvia, mangia un poco. Dobbiamo ringraziarti per tutto l’aiuto fatto. >> mangio e mangio. Il sole arriva nel suo punto massimo, mangio l’ennesima coscia.

<< Sindaco! Venga a conoscere questo giovane sarto. >> dice Barad. La mano del sindaco si mette sulla mia spalla, è calda e mi stringe la spalla.

<< Hai talento giovane. Barad mi ha parlato della tua famiglia, loro potreste venire a vivere qui .  >>

<< Non penso sia possibile. >>

<< Sicuro le tua abilità, tornano utile a tutti qui. >> utile a tutti? Non utile alla mia famiglia però. Non posso accettare questa offerta, non credo neanche mamma accetterebbe. Il sindaco sta dietro il sole dietro di lui, sta calando, sta calando. Scatto via verso la grotta, il sole si abbassa sempre di più scomparendo mamma troneggia davanti a me.

<< Spid! >> chino il capo. La testa non ha la forza di rialzarsi, le mie gambe vorrebbero cedere a terra.

<< Spid! >> degli umani urlano il mio nome.

<< Loro ti conoscono? >> avvicina lo sguardo su di me, tutti i miei peli si rizzano.

<< Da loro prendevi la frutta è così? >> annuisco.

<< Andiamocene, parleremo a casa della tua punizione. Mi hai deluso. >> no, non stavolta. Tanto è sempre delusa da me. 

<> Non voglio vederla, non voglio vederla ora. Mi guarda sempre in quel modo, e io l’ho delusa.  Scappo, mi riparo dietro un albero, devo smetterla, lei non mi apprezza, non conta ciò che faccio per lei… Ma è mia madre, forse mi sbaglio dovrei tornare. Tornare per essere punito, avere lei che dubita di me, ma avrei papà. Che devo fare? Cosa devo fare?

<< Ragazzo? >> alzo lo sguardo. Barad?

<< Io… Non so dove andare. >>

<< Ragazzo, potresti stare al villaggio. Magari bere qualcosa di caldo no. >> mi rannicchio nelle mie gambe, neanche mi conosce e mi tratta bene.

<< E se non avessi ancora dove andare, al villaggio ci serve qualcuno come te. Potresti vivere con noi. >> gli umani sono gentili, mamma si è sempre sbagliato su di loro. Mi alzo. Questa è la cosa giusta, andare da persone che mi apprezzano.
   
 
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