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Autore: Onda nel silenzio    26/10/2023    8 recensioni
"Ammettilo" Sanji si gira completamente verso di lui, coprendogli così la visuale sul tizio col fucile impegnato in una strascicata improvvisazione canora, "a te lei piace."
Lo spadaccino gli restituisce un'occhiata impassibile. "Lei chi?"
"Quella signora laggiù con quattro menti e i bicipiti più grossi dei miei e dei tuoi messi insieme" replica Sanji con un pungente, falso sorriso cordiale, "ma come chi, idiota?'" aggiunge poi, mutando espressione di colpo, "parlo di Nami."

Storia ambientata tra la fine della prima stagione del live-action e l'inizio della seconda.
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro, Sanji | Coppie: Nami/Zoro
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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"Sei proprio un imbecille." 
Zoro non fa una piega a quel commento, continua a fissare il boccale poggiato all'altro lato del bancone che il locandiere ha appena riempito per uno scorbutico carpentiere sbronzo. 
"Una vera testa di cazzo" infierisce Sanji in tono mordace, sorridendo fintamente gioviale all'omone ora intento a occuparsi delle loro ordinazioni. 
"Cosa c'è che non va, cameriere, ti sei forse preso una cotta per me?" 
Una fitta ondata di fumo di sigaro misto a sudore investe entrambi al passaggio di un nuovo arrivato, un uomo alto dalla barba incolta e scuri abiti trasandati che si sfila di spalla la fondina del suo fucile e lo sbatte di malagrazia sul bancone, in un chiaro gesto a essere servito prima di chiunque. 
Fermi a pochi passi di distanza da lui, i due pirati si limitano a scambiarsi una breve occhiata seccata, mentre il locandiere decide saggiamente di accontentare lo scocciatore di turno. Sanji e Zoro sanno di dover mantenere un basso profilo, devono evitare di 'combinare casini' – ordini di Nami, seduta a un tavolo nell'angolo più remoto del locale insieme a Rufy, Usopp e altri improbabili commensali adescati per chissà quale losca mira delle sue. 
"Non sono io quello che si è preso una cotta per qualcuno" riprende il discorso il cuoco, decidendo di ignorare il tizio col fucile. 
"Ah, no?" ribatte lo spadaccino retorico, lo sguardo che vaga con fare apparentemente distratto da una parte all'altra del locale. 
"Già, e se continui così..."
L'aria di quel posto è densa, appesantita da una cappa di fumo di sigaretta misto a odore di fritto e sudore, ma la sua luce bassa è perfetta per riposare gli occhi stancati da molti giorni trascorsi a navigare in pieno sole – e l'ideale per chi, come lui, vuole essere osservato e disturbato il meno possibile. 
"... te la soffieranno da sotto il naso." 
"Uh?" 
"Non fare il finto tonto, so che hai capito benissimo di cosa sto parlando."
"Ma non ero un emerito imbecille?" 
Sanji lo ferma nell'atto di allontanarsi dal bancone dopo che il locandiere è finalmente riuscito a occuparsi delle loro ordinazioni. Zoro gli sferra un'occhiata tagliente, intimandogli silenziosamente di togliere la mano dal suo braccio. Il cuoco esegue, ma gli restituisce di rimando un altro muto messaggio che lo spinge a fermarsi al bancone con un sospiro infastidito. 
"Si può sapere che vuoi?" 
"Ammettilo" Sanji si gira completamente verso di lui, coprendogli così la visuale sul tizio col fucile impegnato in una strascicata improvvisazione canora, "a te lei piace." 
Lo spadaccino gli restituisce un'occhiata impassibile. "Lei chi?" 
"Quella signora laggiù con quattro menti e i bicipiti più grossi dei miei e dei tuoi messi insieme" replica Sanji con un pungente, falso sorriso cordiale, "ma come chi, idiota?'" aggiunge poi, mutando espressione di colpo, "parlo di Nami." 
Zoro non batte nemmeno le palpebre, fissandolo come se gli avesse appena detto che ha una coda di maiale attaccata al culo in grado di sparare petardi colorati. "Sei fuori strada." 
"No." 
"Sì." 
"No." 
"Sì, cazzo." L'enfasi seccata con cui Zoro rimarca quella risposta è seguita da un rutto del tizio col fucile che conclude così la sua performance canora. Sanji lo fissa con un sopracciglio inarcato, l'aria da damerino saputo che lo istiga soltanto a schiacciargli la faccia contro al bancone. 
"Anche se fosse" continua allora lo spadaccino, "non sono affari tuoi." 
"Quando vedo una lady come Nami alle prese con un deficiente della tua specie" Sanji enfatizza l'epiteto additandolo con la sigaretta che ha appena estratto dal pacchetto, "lo sono eccome." 
"Credo che il tuo fegato da damigella di corte non abbia retto il mezzo goccio di vino che hai bevuto, perché stai dicendo un mare di stronzate." 
Il cuoco non si lascia convincere dall'ostinato distacco dello spadaccino, lo guarda trangugiare il suo rum con espressione irremovibile. "Poco fa ti sei comportato da vero cafone nei suoi confronti." 
"Ancora? Dacci un taglio con Nami!" Zoro ultima la frase sbattendo il boccale sul ripiano di legno con più forza del dovuto. 
Quel gesto attira l'attenzione di alcuni uomini intenti a gozzovigliare al lato adiacente del bancone. Anche se in mezzo a loro non ci sono né cacciatori di taglie né marine, il pirata sceglie comunque di celare loro ogni traccia della propria irrequieta irritazione. Tra la Baroque Works che continua a corteggiarlo e Rufy che si sta facendo un nome nel Mare Orientale, gli conviene rendersi invisibile e al tempo stesso non abbassare mai la guardia. Certo sarebbe in grado di dare il benservito a qualunque scocciatore del caso, ma non vuole rovinare la serata ai compagni di viaggio.
Alle sue spalle, come ha modo di constatare gettando una rapida occhiata all'ultimo tavolo sulla destra del locale, Rufy, Usopp e Nami stanno ancora facendo festa con l'improbabile combriccola di isolani unitisi a loro. 
"D'accordo" lo punge ancora la voce del cuoco, "vorrà dire che aspetterò che tu trovi il coraggio di ritornare a sederti con gli altri." 
Zoro espira l'aria dalle narici in un mezzo sbuffo tra l'incredulo e il beffardo. "Mi sono alzato solo per prendere da bere. E perché quel Fargan puzzava" aggiunge, cercando di pensare che no, non era stata la gelida espressione di Nami al suo ultimo commento a fargli venire voglia di allontanarsi da lì. 
Lei gli aveva chiesto se lui le avrebbe offerto da bere. E Zoro, con un tono in netto contrasto con la scherzosa leggerezza di lei – forse per la sua indole irrimediabilmente sprovvista di senso dell'umorismo – l'aveva freddata all'istante, non tanto per quello che le aveva detto – credo tu abbia già abbastanza uomini da sfruttare per i tuoi comodi –, ma per il modo in cui l'aveva fatto. Con secca sufficienza. Serio, pungente, altero. 
Il perché le avesse risposto così non lo sa nemmeno lui. 
"Tu, piuttosto" insiste rivolto al cuoco, "perché ti sei attaccato a me come i pidocchi?" 
"Di certo non per fare un favore a te." Sanji espira una nuvola di fumo verso l'alto, fissando pensieroso il soffitto, la testa leggermente inclinata, una mano in tasca. "Non posso restare a guardare certe cose senza intervenire. Sei una vera frana con le donne, hai davvero bisogno-" 
"Che ne sai e cosa te ne frega?" 
"... di qualche dritta comportamentale."
"Dritte da te? Preferirei cagare palle di cannone acuminate a vita." 
Il cuoco arriccia le labbra schifato, bloccandosi nell'atto di prendere un'altra boccata di fumo. "Ecco, il tuo linguaggio è decisamente una delle prime cose su cui dovresti lavorare." 
"E tu dovresti lavorare sul tuo cervello. Non capisco perché tu voglia 'aiutarmi'" Zoro mima delle virgolette in tono di scherno, "se sei tu quello che ha un debole per Nami." 
"Perché a lei, per qualche oscura ragione che non comprendo" scandisce Sanji lentamente, come se avesse a che fare con una persona dotata di scarse capacità cognitive, "piaci tu."
Lo spadaccino fissa la grossolana figura del locandiere intento a spadellare senza rendersi realmente conto di quello che vede, lancia una breve occhiata al cuoco, poi torna a guardare al di là del bancone, tra i vapori e i fumi che impregnano l'aria. "Cazzo ti sei bevuto?" 
"Nami si è preoccupata molto per te quando hai deciso di affrontare quello spadaccino, e ti ha vegliato a lungo dopo che lui ti aveva ridotto in fin di vita" insiste Sanji, apparentemente sordo alla sua reazione, "si vede che tiene particolarmente a te, e tu a lei, eppure la tratti con la simpatia di uno a cui hanno ficcato un manico di scopa su per il retto."
"Sei completamente suonato."
"Al contrario, ci vedo lontano." 
"Ah, sì? E dimmi" ghigna Zoro, portandosi il boccale alle labbra, "visto che è così" si gira verso il tavolo sulla destra alle loro spalle, ammiccando in direzione della navigatrice intenta a ridere e scherzare della grossa con tutti i commensali, "ti sembra che lei ci sia rimasta male per quello che le ho detto?" 
Sanji scuote la testa, alzando gli occhi al cielo. "Sta solo fingendo di fregarsene, è fatta così." 
"Tu non la conosci" – una replica pronta, aspra, categorica. La stessa che lo spadaccino gli aveva riservato poco tempo prima, quando Nami era tornata da sola al suo villaggio e quell'idiota aveva provato a supporne le ragioni – e che adesso, per chissà quale motivo, porta proprio il suddetto idiota a stirare le labbra in un mezzo sorriso vittorioso. 
Un sorriso che non gli piace, che rende lo spazio circostante improvvisamente più stretto e l'aria più soffocante. 
Zoro si gira completamente verso di lui, appoggiando un braccio al bancone. "Ho proprio voglia di farmi due risate, perciò sentiamo" afferra il suo boccale, beve schioccando la lingua, lo ripone energicamente sul ripiano, "che 'dritte' darebbe l'esperto in questione per fare colpo?" 
Il sorriso vittorioso e saccente che si espande lentamente sul volto del cuoco glielo fa sembrare più stupido. 
Nonché più adatto per essere preso a calci. 
"Primo" la sua espressione cambia di colpo non appena riapre bocca, facendosi mortalmente seria, "lavati più di una volta a settimana." 
Tsk.
"Secondo" Sanji beve un goccio di vino con snervante, raffinato esibizionismo, "indossa qualcosa di pulito ed elegante almeno una buona volta, tipo... una camicia come le mie." 
"Non ho camicie." 
"Terzo: comprati una camicia!"
"Col cazzo, è roba da damerini."
"Vuoi continuare a farti vestire da Nami come un bambino? Oppure preferisci farti svestire?" Sanji si accende un'altra sigaretta, sospirando. "In caso non l'avessi notato sceglie lei cosa devi indossare proprio per questo, perché ti manca il senso dello stile." 
Zoro si limita a fissarlo con la fronte corrugata e le palpebre assottigliate – il volto contratto nella stessa perplessità con cui occhieggerebbe un vecchio che se ne va in giro a parlare da solo dei pericoli mortali dovuti all'ingestione di acqua frizzante. "Primo: 'avere stile' non rientra nei miei obiettivi; secondo: non me ne frega niente di quello che pensa la gente su come mi vesto." 
"Ma ti piace essere guardato..."
"Direi che di stronzate ne ho sentite abbastanza stasera." 
"... soprattutto da Nami." 
"Ancora, che palle!" 
"Ti interessa molto sapere la sua opinione a riguardo." 
Lieto di aver fatto colpo – le prime parole che le aveva rivolto. 
Se non ti piace quel che vedi guarda da un'altra parte – quelle che le aveva detto tempo dopo, quando lei lo aveva ripreso perché si era messo a poltrire sulla Going Merry. 
Era vero, dunque? Gli interessava piacerle, sapere cosa ne pensasse lei del suo aspetto? Ovvio che no, i suoi erano stati soltanto dei commenti sarcastici, nulla di più. È quel deficiente di un biondo affetto da un inguaribile tic all'occhio che glieli sta facendo tornare in mente proprio ora, lui e i suoi insensati viaggi mentali privi di fondamento. 
Zoro non si spreca nemmeno a dargli ancora retta, ordina un altro giro di rum, fingendosi sordo. E il cuoco, forse attirato dall'ingresso di una ragazza dai capelli azzurri nel locale, smette di assillarlo. 
 
 
 
 

 
**
 
 
 
 
"Zoro?"
"Che c'è?" 
"È il tuo turno di fare il bucato."
Seduto sul ponte della nave con le braccia incrociate dietro la testa, lo spadaccino continua a crogiolarsi sotto al sole, senza riaprire gli occhi. "Chiedilo a quella."
L'ombra della persona ferma davanti a lui non si sposta di mezzo millimetro. "Quella?"
"Sì, la nuova arrivata a bordo, visto che non ha ancora-" 
"Non chiederemo a Bibi di fare il bucato solo perché tu non vuoi scomodarti, cretino."
Zoro riapre gli occhi. Quelli di Nami, in piedi di fronte a lui a braccia incrociate, sono già fissi nei suoi con rimprovero. Eppure gli comunicano anche qualcos'altro, un'indecifrabile, sospetta scintilla conciliante. Forse lei sta per dirgli che gli chiederà del denaro come forma di risarcimento per il mancato svolgimento del suo compito. Che lo facesse pure, risolve lui tranquillo, richiudendo gli occhi, l'importante è non farsi guastare quel momento di pace. 
Neanche a farlo apposta, le voci dei due idioti riuniti a prua salgono di volume. 
"Sopra la panca la capra canta sotto la panca la capra precra – ahà!, ce l'ho fatta!" 
"Ma cosa dici? Hai detto 'precra'!" 
"Eh, appunto, non faceva così?" 
"No, è una parola senza senso!" 
"Comeee? Credevo fosse tipo un verso che fa la capra!"
"Bela, capitano, la capra bela." 
Mentre Rufy e Usopp sono impegnati in quella profonda riflessione, Nami rimane esattamente dov'è, come gli testimoniano prima l'ombra offertagli involontariamente dalla sua presenza, e poi il dito con cui gli picchietta la spalla. 
"Senti, addebitami la cifra che ti pa-" 
Quando riapre gli occhi per la seconda volta lo fa solo per capire che razza di oggetto gli sia finito sulla gamba – niente di pesante o molesto, aveva pensato a un cartoncino leggero, e difatti è quello che trova –, ma rimane senza fiato. 
Quella è una foto di Nami che Sanji le ha scattato a Whisky Peak. Ed è circondata da un cuore.
Zoro alza lo sguardo su di lei, lanciandole un'occhiata di traverso. "Che dovrei farci?" 
Nami flette morbidamente le ginocchia per abbassarsi alla sua altezza. "Tanto per cominciare" – si sta forse trattenendo dal ridere? – "non lasciarla qui in mezzo" e a quelle parole accompagna il gesto di tendergli uno dei suoi haramaki, che lui non prende. 
Ma per favore.
"Ci è finita per sbaglio. Sai bene che, a parte i tuoi, i nostri vestiti sporchi sono nello stesso-" 
"Era cucita sul tessuto della fascia." 
Il sangue gli affluisce al volto, provocandogli un vago senso di calore, mentre quello di Nami si apre a un sorriso malandrino, celato nelle labbra, ma visibile dietro le ciglia. 
"Tre tigri contro tre tigri tre trighi contro tre – aaaah!, sei un infame, Usopp, questo è troppo difficile!" 
"Yuhuu!, sono il numero uno degli scioglilingua!" 
"Col cavolo, ora ci riprovo e ti faccio vedere io! Tre tigri contro tre tigri tre trighi contro tre trighi tre trighi..." 
Zoro fa vagare lo sguardo sul ponte della nave, dove il cuoco, in procinto di entrare in cucina, gli lancia un sorrisetto bastardo prima di annunciare innocentemente "Sarà meglio che vada a controllare la zuppa sul fuoco!" 
Figlio di un 
 
 
 
 








 
 
Note
Pubblico questa fanfiction come completa perché non sono ancora sicura di espanderla, ma l'intento c'è, come dimostra il titolo che è stato pensato più per una serie di storie concatenate che per una singola OS. Forse ne scriverò altre dopo la seconda stagione del live-action, in ognuna il denominatore comune saranno le figuracce che farà Zoro per colpa di Sanji. Secondo me il Sanji del live-action si presta bene per questo ruolo di "aiutante" (sempre a modo suo, ovvio), perché lì mi dà più l'idea di un provolone a cui piacciono tanto le donne, più che di un morto di f*** disperato come quello volutamente esagerato del manga e dell'anime, e devo dire che se già prima era il mio preferito nonostante tutto, di questo passo potrebbe arrivare a piacermi ancora di più! P.s la battuta sul comprare una camicia è una reference al “Comprati una giacca!” che Barney dice a Ted in How I Met Your Mother per dargli consigli su come rimorchiare, ma in ogni caso Zoro non ha nulla in comune (per sua fortuna) con il caro Scemosby.
Comunque intanto spero di avervi strappato un sorriso con questa storia. Un saluto! 
 
 
 
  
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