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Autore: Mirwen    16/09/2009    5 recensioni
“Hogwarts è casa.Hogwarts è il luogo sicuro, dove ognuno di noi cresce, studia, s’innamora, piange, ride, vive …. Hogwarts è l’unica sicurezza che abbiamo. Ho paura di lasciarla perché so che quando saremo la fuori saremo da soli nell’oscurità". Enif Aurora Icecrow
“Un’ultima cosa… ciò che abbiamo visto temo sia solo la punta di un immenso iceberg, ci aspettano tempi oscuri, MA non dovete disperare… dovete trovare la luce nell’oscurità… continuate a stare uniti e solidari come avete dimostrato di essere ieri e nessuno potrà fermarvi… non lasciate che la paura si ponga tra voi e i vostri amici… ricordate: non siete mai da soli… dev’esser questa la nostra forza. “ Dal cap. 3
“Comunque… qualcuno deve essere stato…insomma prima il padre di James, poi Emily, adesso questo signor Greathead… e solo perché sono amici di Silente” Dal cap. 6
“Io ti trovo splendida” Dal cap. 9
 “Lo dirò una sola volta… prova a tradirmi e il mondo magico e quello Babbano messi assieme non saranno abbastanza grandi per nasconderti…”" Dal cap. 12
Era quello l’avvertimento: se non la vedete come noi non vedrete altro. ” Dal cap. 15
Storia vincitrice del Best WIP, Best Original Character e Best FF Monica's Choise dei Never Ending Story Awards
Genere: Romantico, Drammatico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini, Nuovo personaggio, Sirius Black | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Le lacrime della Fenice' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Capitolo 15

Safely for the last time.

 

 

Luna's Tears, yantotzkie, deviantart

 

Capitolo 17: Moonlight

Il sole sembrava non voler riscaldare quel 24 gennaio, nascosto com’era nella lattiginosa nebbia del mattino.

In una delle torri del castello alcuni ragazzi si stavano svegliando. Remus Lupin si stiracchiò sentendo la sua schiena protestare sonoramente, gemette appena mentre i muscoli si rifiutavano di collaborare.

 “Ehi, Lunastorta come va?” chiese James uscendo dal bagno con i capelli bagnati.

“Sopporterò… Frank e Samuel?”

“Sono appena scesi…” disse Peter

“Ce la fai?” chiese Sirius avvicinandosi all’amico

“Si, riuscirò a seguire le lezioni, almeno stamattina…”  sorrise il licantropo.

“Sicuro di reggere doppie pozioni e trasfigurazione?” chiese James preoccupato.

“Cercherò di non vomitare nella pozione…”sorrise Remus alzandosi e raggiungendo il bagno misurando i suoi movimenti. Si guardò allo specchio: occhiaie bluastre gli cerchiavano gli occhi, eppure in un angolo quegli occhi brillavano, si chiese se stesse cominciando ad accettare il lupo, sicuramente se lo stava facendo era solo merito dei Malandrini.

“Dove andiamo stasera?” chiese Sirius a James, Remus scosse la testa rientrando nella stanza.

“Intanto pensiamo ad arrivarci a stasera!” rise il ragazzo spingendoli lontani dal suo letto.

 

♦♦♦

 

“A me sembrano strani…” sussurrò Enif a Lily guardando i ragazzi parlare tra loro.

“Staranno combinando una delle loro..” disse rassegnata scuotendo la testa Lily.

“Non ti pare che Remus sia pallido…”

“Più del solito, in effetti…”

“Credi che…” cominciò Enif

“Non tirerai fuori quello che ti ha detto tuo padre, vero?” l’ammonì Lily. Enif restò in silenzio, continuando a guardare i ragazzi. In effetti si sarebbero spiegate le strane sparizioni di Remus, le sue cicatrici, solo era troppo terribile per poter essere vero, Remus non poteva avere una vita così.

Nonostante Lily cercasse di non pensarci il dubbio cominciava ad assillare anche lei, dubbio che si intensificò con la sparizione di Remus nelle lezioni del pomeriggio.

Enif e Lily si ritrovarono alla fine sole a cena, con una decina di domande per la testa.

“Se lo fosse davvero Sirius e gli altri non sarebbero spariti a loro volta, no?” cominciò Enif salendo le scale.

“Non credo sarebbero così pazzi…” Lily sembrò pensarci su “eppure era proprio perché sparivano una volta al mese, che Severus aveva cominciato con le sue teorie…”

“Magari coprono Remus… lo proteggono…”

“O magari stiamo facendo di un arrosto un incendio…” scosse la testa Lily

“Remus stava male, su questo non ci piove…” insistette Enif mentre raggiungevano la Sala Comune.

“Aspettiamoli…” propose Lily guardando alcuni ragazzini studiare “Ci mettiamo qui e aspettiamo che ritornino… torneranno, no?”

“Va bene!” sorrise Enif “Vado a prendere gli appunti di Erbologia per domani!” disse salendo nel loro dormitorio.

Lily sbirciò la luna che brillava nel cielo di gennaio, sospirò sperando davvero che si stessero sbagliando.

 

♦♦♦

 

La torre si stava svuotando per la cena quando i Malandrini scivolarono inosservati nel loro dormitorio.

“Sir controlla la mappa…” disse James sbrigativo, aprendo il suo baule.

“Non ci staremo mai tutti e tre sotto il mantello, James…” disse titubante Peter.

“Infatti… Sir, sta arrivando qualcuno?” chiese James

“No, nessuno…”

“Peter, trasformati ed entra nella tasca…”

“Dici?”

“In due forse ci stiamo…”

Davanti agli occhi di James il corpo cicciottello di Peter si rimpicciolì: un secondo dopo fissava con un sorriso un piccolo topo.

“Forza Wormy…” sorrise raccogliendo l’Animagus che gli si sistemò in tasca.

“Andiamo Paddy… Moony ci aspetta…”

“Andiamo!” sorrise Sirius, facendosi calare il mantello dell’invisibilità sopra la testa.

I due ragazzi camminarono in silenzio e rapidamente, evitando i corridoi trafficati e ben presto si trovarono all’aperto. Abbandonando la prudenza e corsero attraverso il parco, un osservatore attento avrebbe potuto notare due paia di scarpe muoversi sui prati innevati, ma a quell’ora nessuno guardava il parco.

Il Platano Picchiatore si presentò davanti a loro nella sua inquietante nodosità. Pochi erano quelli che al castello sapevano il segreto che si celava dietro l’albero e tra questi erano quasi certi di essere i soli studenti a conoscere la storia, o almeno la vera storia: Severus Piton sapeva solo ciò che voleva sapere…

Controllando la mappa James tolse il mantello.

“Speriamo di non essere in ritardo…”disse guardando distrattamente il cielo.

“La luna non è ancora sorta…” constatò Sirius. James frugò con una mano in tasca lasciando uscire il piccolo Peter.

“Allora Wormy, è il tuo momento!” sorrise James appoggiandolo a terra. Il topolino si mise sull’attenti, facendo un piccolo saluto militare. Sirius ridacchiò delle movenze umane in forma animale dell’amico. Peter squittì divertito, correndo poi verso la base del Platano. La neve gli impediva di correre come doveva ed infatti dopo aver premuto il nodo che immobilizzava l’albero ruzzolò malamente giù per il tunnel assieme alla neve che ne copriva l’imbocco.

“Andiamo?” chiese Sirius.

“Abbiamo lasciato un sacco di impronte…” sussurrò James guardando il parco alle loro spalle

“Non preoccuparti… forza non voglio lasciare quel lupo spelacchiato più solo del previsto!” disse Sirius sorridente, sembrava un bambino pronto per la gita primaverile… ma chi lo conosceva bene sapeva che stava solo cercando di alleggerire la situazione.

“Vabbeh… spero nevichi…” sussurrò James scuotendo la testa, e seguendo gli amici giù per il tunnel.

Lo stretto passaggio si snodava tortuoso sotto il parco, Peter, in forma di topo apriva la strada, mentre James e Sirius lo seguivano le bacchette alzate per farsi luce.

“Una volta non era così stretto…” bofonchiò Sirius mentre una ciocca di capelli gli si impigliava in una radice.

“Da Prongs ho sempre avuto dei problemi…” confermò Potter, Sirius sbuffò innervosito.

“Va bene, ho capito!” disse fermandosi e mettendo via la bacchetta. James sorrise guardando l’amico rimpicciolire, se così si può dire, in un grosso cane. Padfoot scodinzolò felice di non aver più radici che gli si impigliassero al pelo e continuò tranquillo a camminare nell’angusto passaggio.

Dopo un bel pezzo i tre si trovarono davanti ad una botola.

“Così avete lasciato il lavoro a me, eh?” sospirò James guardando Padfoot e Wormtail che lo aspettavano seduti sotto il passaggio. Il ragazzo alzò la botola e Sirius con un balzo saltò dentro. Abbaiò felice sparendo alla vista di James.

“Sali Wormtail…” disse Potter allungando la mano per permettere a Peter di salirci, depose dolcemente il topolino oltre la botola e poi si issò a sua volta. Chiuse la botola dietro di se, sapeva quanto Remus era pignolo in fatto di sicurezza. Appoggiò il mantello dell’invisibilità su un mobiletto li a fianco e si trasformò.

I capelli neri si ritrassero nel cranio, mentre delle maestose corna cominciarono a crescere dalla testa che andava ad allungarsi. Il corpo si ingrandì e di piegò a quattro zampe mentre una morbida peluria castana lo ricopriva. Il cervo si avviò verso la direzione presa dai due amici.

Quando oltrepassò la porta della stanza più grande della casa, Prongs si fermò in ascolto. Wormtail si era arrampicato su un tavolo sgangherato in attesa, mentre Padfoot si era accucciato a terra, tranquillo. Remus era seduto a terra, vestito solo di una coperta.

“Ci siete tutti… immagino che neanche stasera riuscirei a convincervi che è una cattiva idea stare con me, vero?” disse stancamente.

Wormtail squittì, doveva essere un no. Remus sorrise.

“Sono fortunato… ci siete voi con me…” disse piano, poi guardò il cielo che si intravedeva dalle finestre sbarrate della Stramberla.

“Non fatemi fare nulla di terribile…” sospirò agli amici mentre sentiva la luna alzarsi da sopra i monti.

 

♦♦♦

 

“John va tutto bene?” la voce di Erik Swan fece riscuotere l’uomo mentre salivano stancamente la collina che portava a casa Lupin.

“Si, Erik, scusa… solo sai… non sono mai tranquillo quando c’è il Pleniluvio…”

“Remus è a Hogwarts, John… starà bene…” cercò di tranquillizzarlo l’uomo.

“Lo so, ma ho sempre l’impressione che possa succedere qualcosa di terribile nelle notti di luna piena… e dopo ciò che è successo a Natale, voglio tornare da Helen prima che sorga la luna…” disse serio il più giovane.

“Non useranno due volte lo stesso metodo…”disse Swan, guardandosi però attorno, quella sera era strana.

“Lo spero…” disse soltanto John, sistemandosi meglio il fucile in spalla.

“Ti ringrazio per l’aiuto che mi dai per il fienile…”

“Non preoccuparti Erik… se c’è da fare qualche lavoro alla Babbana sai che non mi tiro mai indietro… mi sembra di tornare bambino…” sorrise Lupin.

“Non devi aiutarmi perché ti senti in colpa, non sei responsabile di ciò che è successo a Natale…”

“No… ma mi sento comunque responsabile… Grayback dovrebbe essere un problema solo mio.”

“John, riguardo a questo sai…”

“Erik, no… tu non potevi sapere… all’epoca nessuno di noi sapeva…”

“Avrei potuto salvare Remus, quella notte…” sospirò Erik Swan “sai che avrei potuto farlo, John!”

“Lo so, Erik… ma non possiamo piangere sul pentolone versato… tu sei stato il primo a capire, sei stato il primo ad aiutarci… e questo né io né Remus lo dimenticheremo mai… ricordatelo!” sorrise tristemente il signor Lupin.

“Ora è meglio smetterla di parlare di queste cose, Helen si turba così facilmente in questo periodo…” scosse la testa aprendo la porta.

“Helen , sono io! Tesoro, c’è anche Erik…” John Lupin non ottenne risposta, guardò Swan preoccupato. Non era da Helen non rispondere.

“Helen? Dove sei?”

“J..John!” la voce di sua moglie arrivò dalla cucina, era flebile, come spaventata.  I due uomini si avvicinarono velocemente, Erik estrasse la bacchetta mentre John impugnò il fucile. La casa era in ombra se non fosse stata per la cucina illuminata, ma quello era normale quando Helen era sola a casa. Ma c’era qualcosa che non andava, John lo respirava nell’aria.

Entrò in cucina, bloccandosi sulla porta. Swan si fermò qualche passo dietro di lui. I vetri della finestra infranta giacevano a terra, accanto ai piedi di due persone: Helen era stretta nella morsa di un uomo alto e magro che la bloccava stringendole il braccio destro dietro la schiena. La mano sinistra di lei era abbandonata sul fianco a causa di una ferita alla spalla. Fra i capelli annodati che scendevano fin sugli occhi, le pupille dell’uomo brillarono quando vide John. Un sorriso gli increspò le labbra lasciando vedere dei denti giallastri e appuntiti, un sottile rivolo di sangue gli scese sul mento.

“Buonasera John!” rise.

“Fenrir…”

 

♦♦♦

 

Padfoot gli afferrò l’orecchio trascinandolo più in basso. Moony ringhiò divincolandosi, il lupo sapeva che era un gioco: il cane lo mordeva delicatamente, lo lasciava andare, correva un po’ per la stanza e lo guardava scodinzolando. Il lupo però non sapeva perché lo faceva. L’umano che lo imprigionava sembrava lasciarlo uscire tranquillamente quando c’era quel cane, e stava li a guardarlo sorridente. Odioso. Lui poteva vivere ogni giorno mentre lui usciva una volta al mese. Eppure quando c’erano quegli animali lui stava lì tranquillo, non gli diceva di calmarsi, era seduto in un angolo della sua anima attendendo di tornare in se stesso, perché il lupo sapeva che aveva poco tempo: una notte, una notte appena e poi sarebbe stato lui quello rinchiuso in un angolo.

Il suo odiato umano… sì, suo eppure odiato: suo perché suo era il corpo che lo lasciava uscire, odiato perché lo rinchiudeva da sempre. Il suo odiato umano doveva conoscere quel cane, perché a volte lo sentiva sussurrare un nome: “Padfoot”. Era strano quando c’erano il cane, il cervo e il topo si dimenticava della fame e si sentiva bene. Forse era quello il suo branco? E i lupi che ululavano la fuori? Forse loro non c’entravano nulla con “Il” branco.

Il lupo ricordava ancora quando aveva cercato di mangiare quel piccolo topo, l’odioso umano, lui l’aveva supplicato. “Wormtail è qui per farti compagnia, non mangiarlo, è qui per noi, per aiutarci…” era stata la prima volta che l’umano aveva parlato al lupo come se fossero la stessa cosa, ed era cominciato a diventare meno odioso…

Il cane continuava ad istigarlo al gioco, il lupo stava per accettare: si era alzato e si stava sgranchendo le zampe, quando il cervo morse la coda al cane. Se un lupo avesse potuto ridere, lo avrebbe fatto. Il topolino sgusciò da sotto un mobile arrampicandosi sulla testa del cervo, il cane ringhiava arrabbiato ma divertito.

Il lupo sentì l’umano parlargli, la nella sua testa.

“Loro sono nostri amici…”

Era ciò che gli ripeteva ogni notte e il lupo sapeva che quei tre avrebbero giocato con lui, senza paura dei denti, come in un branco.

 

♦♦♦

 

“Buonasera John!”

“Fenrir…” sussurrò l’uomo puntando il fucile sul licantropo.

“Attento John… c’è tua moglie qui…” sorrise Greyback manipolando con mano artigliata la testa di Helen come fosse una bambola.

“Sono 9 anni che li conservo per te…” disse John rabbioso.

“Proiettili d’argento immagino… banali questi umani…”

“Fenrir, finiscila… ti sei divertito abbastanza, vattene fuori prima che sorga la luna…” Erik si voltò, cinque figure incappucciate erano spuntate dal corridoio e li stavano spingendo all’interno della stanza. Con un sol movimento di bacchette disarmarono i due uomini, il fucile cadde di mano a Lupin finendo ai suoi piedi.

“Yaxley, non dirmi cosa devo fare! E poi ho una questione in sospeso con questi due…” ringhiò il lupo

“Non mi interessano i tuoi affari… l’Oscuro è già stato abbastanza misericordioso da permetterti di agire stanotte…”

“Mi hanno tolto il ragazzo. Avrei potuto farne un buon lupo, era un bambino avrebbe ascoltato attentamente… avrebbe odiato gli umani, sarebbe stato perfetto… anche per voi…” disse rabbioso il licantropo.

“Greyback non ti ho detto di andare? Erano questi gli accordi, no? Hai tutta la campagna da sterminare se vuoi…” disse noncurante il Mangiamorte, puntando la bacchetta sugli ostaggi.

“Neanche un altro morso, eh? Va bene, se non sbaglio c’è una bambina in quella casa in fondo alla collina…”

“Non osare…” Erik strinse i pugni sentendosi impotente.

“Pensi di potermi fermare?” rise malignamente lasciando la signora Lupin.

Fu un attimo: John si lanciò verso il fucile afferrandolo e sparando, Yaxley lanciò una maledizione. Nello stesso istante in cui il proiettile d’argento colpì la spalla di Greyback, John Lupin giacque a terra: morto.

“JOHN!” La voce disperata di Helen venne coperta dal grido di dolore di Greyback, la ferita bruciava e andava a infettarsi rapidamente a causa dell’argento.

“Imbecille…” sbottò Yaxley avvicinandosi a Greyback e trascinandolo fuori dalla casa. “Pensate agli altri due…” ordinò ai compagni mentre faceva si che una passaporta portasse Greyback il più lontano possibile da loro.

Due sole parole echeggiarono nella notte sopra le grida di Helen Lupin “Avada Kedavra”… e nella notte fu silenzio.

I cinque Mangiamorte uscirono dalla casa.

“Dove l’hai spedito?” chiese uno a Yaxley.

“Nottingham… e appena in tempo, oserei dire…” disse osservando la luna alzarsi nel cielo.

Ma accanto a lei quella notte brillò un'altra luce su Chideock, e quella luce era tutto fuorché dolce.

 

♦♦♦

 

Lily ed Enif erano sedute su un divano della Sala Comune, era quasi l’alba e dei Malandrini non c’era traccia.

“Forse ci siamo addormentate…” disse sbadigliando Enif.

“No…impossibile…” disse Lily stiracchiandosi “Aspetta guarda!” esclamò sottovoce indicando la porta aprirsi.

“Ahia… ahia…” si lamentò una voce dal nulla. Le due ragazze si guardarono.

“Padfoot non fare la lagna adesso…”

“Io la lagna? Sei tu che mi hai infilzato, Prongs!”

“Sirius?” chiese Enif riconoscendo la voce del ragazzo. Il ritratto si chiuse ma fu silenzio. Enif guardò Lily dubbiosa. La rossa si alzò facendo qualche passo verso il ritratto.

“Potter? Cos’è un altro segreto del vostro successo?” Chiese tastando l’aria davanti a se. Di conseguenza sentì qualcosa sbattere contro la parete.

“Black, Potter non siamo sceme…” James intuì molto bene quella frase, se avessero continuato a fingere di non esserci Lily si sarebbe davvero arrabbiata ed in più non poteva mettere a rischio il rapporto che era appena nato tra Sirius ed Enif. Sfilò lentamente il mantello dalle loro teste. Osservò gli occhi sorpresi di Lily. Un mantello dell’invisibilità proprio non se lo aspettava.

“Come puoi aver…” chiese la ragazza senza neanche rendersene conto.

“Un mantello dell’invisibilità? Me lo diede mio padre per il mio dodicesimo compleanno…” disse con una punta di orgoglio.

“Hai quella roba dal primo anno?”

“Si…”

“Si spiegano molte cose…” annuì la rossa, ora tutti i pezzi andavano a posto: gli scherzi di quegl’anni, il fatto che molte volte fossero restati impuniti.

“Allora non siete così geniali…” sorrise maliziosa.

Sirius scosse la testa zoppicando avvicinandosi alla sua ragazza. Enif lo fissava da quando era apparso sotto il mantello, lo sguardo preoccupato.

“Cosa vorresti dire?” chiese James

“Se vi hanno beccato nonostante questo…” disse con ovvietà, lo stava prendendo in giro, ma James notò che non c’era malizia nella sua voce.

“Non l’abbiamo sempre sfruttato… solo per i colpi più importanti…” ma i due non poterono continuare perché Enif spinse con forza Sirius sul divano.

“Sta seduto!”disse autoritaria

“Ma…piccola…”

“Ma un corno! Stai sanguinando! E immagino tu abbia fatto anche tutti i gradini!”

“Abbiamo usato un paio di passaggi segreti per salire…” James si schiaffeggiò una mano sulla fronte, non era possibile che il suo migliore amico si fosse rincitrullito a tal punto. Ok, Enif era preoccupata, ma già che c’era poteva dirgli direttamente che erano stati fuori dai confini.

Enif guardò il fidanzato con rimprovero, per poi voltarsi verso il suo compare.

“Che gli hai fatto?” Chiese mentre si chinava a guardare la caviglia di Sirius. Sul lato interno spiccava una grossa ferita, sembrava come se qualcosa avesse cercato di trapassare la gamba, ma per  fortuna aveva ferito solo la parte superficiale senza toccare tendini o nervi.

“Io?”

“Sirius ha detto che lo hai infilzato…” disse seria non staccando gli occhi dalla ferita.

“Era uno scherzo, è stato un incidente…” parlò Sirius, accorgendosi solo in quel momento quanto Enif stava in pensiero per lui, e si rese anche conto che quel giorno a Weston non l’aveva convinta, sennò loro due non sarebbero state lì.

Enif non disse nulla, mormorò un paio di incantesimi.

“Perfortuna non è stato reciso nulla se non la carne… Con cosa l’hai colpito…”

“Non l’ho…” James non sapeva cosa dire, Lily continuava a fissarlo.

Enif mormorò qualcosa.

“Brucia…” si lamentò Sirius.

“Sto disinfettando la ferita… tra un po’ dovrebbe cominciare a richiudersi…” disse la ragazza osservando gli strati di pelle tendersi lentamente sulla carne viva. “Non sono in grado di richiudere totalmente la ferita… sarà un punto delicato per un paio di giorni. Credo dovresti fasciarla…” disse più rivolta a se stessa che a Sirius. Si guardò attorno, poi mise una mano in tasca estraendo il suo fazzoletto, era seta, lo ingrandì appena con un colpo di bacchetta e fasciò con quello la ferita semi rimarginata di Sirius.

“Ma il tuo fazzoletto…”

“Non è un problema…” disse evitando lo sguardo di Sirius.

“Eny?” la voce di Lily la fece sussultare, la rossa si avvicinò mettendole una mano sulla spalla, si vedeva che non stava bene. “Che c’è?”

“Nulla…” quel tono, quella voce… anche Sirius la riconobbe.

“Enif…” la chiamò appena, quando la ragazza lo guardò, Sirius ebbe modo di vedere che aveva gli occhi lucidi. Odiava le sue lacrime, lanciò uno sguardo preoccupato a James.

“Piccola… che c’è?”

“Nulla… una sciocchezza…”  disse scuotendo la testa.

“Dov’eravate?” Chiese Lily, non avrebbe lasciato che Enif parlasse da sola… si erano preoccupate tutte e due, per tutti.

“In giro…” rispose James vago, Sirius aveva tratto a se Enif facendola sedere e abbracciandola. Enif gli nascose lo sguardo.

“Dove sono Remus e Peter?” continuò Lily

“Staranno dormendo…” cominciò Potter

“Non sono saliti… e non eravate a cena…”

“Erano già in dormitorio… Remus si sentiva poco bene…”

“Abbi almeno la decenza di non dirci una balla stratosferica, Potter…” James rabbrividì Lily aveva di nuovo il tono che aveva sempre odiato. Wormtail si mosse convulsamente nella sua tasca.

“Cos’hai la sotto?” chiese, era sicura di aver visto la tasca di James muoversi.

“Niente…” Lily sembrò un attimo addolorata…

“Lily, lascia stare… dai andiamo a dormire… sono tornati interi, no?” disse Enif alzandosi, si sporse baciando dolcemente Sirius sulle labbra. Qualcosa scivolò sulla guancia del ragazzo.  “Buonanotte…” così dicendo la ragazza salì velocemente le scale del dormitorio.

Lily osservò Sirius portarsi una mano alla guancia, scioccato.

“Era preoccupata a morte… lo eravamo in effetti… per voi, per Remus… tu sai quello che sa… almeno lei meriterebbe un po’ di sincerità…” disse Lily, guardò James “Sono felice di vederti tutto intero… buonanotte…”  così dicendo la rossa fece per salire le scale ma James la fermò prendendola per un braccio.

“Aspetta…” la guardò negli occhi, nel verde il ragazzo vi lesse delusione, nel castano la ragazza vide tristezza “non possiamo… Evans, capisci… non possiamo…. Non è un segreto solo mio e di Sirius ma anche degli altri… di Remus… noi non…”

“Non ci conosci abbastanza per capire che anche se Remus fosse davvero un licantropo il fatto di non saperlo ci renderebbe solo più preoccupate? Ciò che il padre di Enif ha detto non si può cancellare… ogni plenilunio saremo qui o in camera a preoccuparci… perché Remus è una persona eccezionale, perché tu… voi siete eccezionali…” la vide abbassare lo sguardo quando disse quel tu, un po’ imbarazzata.

“Eravate qui tutta la notte?” chiese James, Lily annuì. James le lasciò andare il braccio, ma Lily non si spostò, guardò Sirius. “Ti ama molto… non farla preoccupare…” disse lasciando la stanza.

James guardò Sirius: il moro si prese la testa fra le mani… Wormtail uscì dalla tasca di James, il ragazzo lo appoggiò a terra. Peter ritornò se stesso davanti a loro.

“Dobbiamo parlare con Remus, vero?”

“Credo proprio di si…” gli rispose James per poi voltarsi verso Sirius “Paddy… non preoccuparti… metteremo a posto questo pasticcio…”

 

♦♦♦

 

 

“Enif?”

“Lily, lascia stare…”

“Siamo tutti stanchi, facciamoci queste due orette di sonno in pace e vediamo come andranno le cose domattina…” disse raggiungendo la bruna che seduta sul suo letto accarrezava distrattamente il cuscino.

“A volte mi sento così stupida…”

“Perché?”

“Perché mi sento in colpa…” Lily la guardò non capendo “noi… e come se volessimo scoprire qualcosa di cui non dovremmo essere nemmeno a conoscenza… forse non avremmo dovuto…” Lily la abbracciò. “E’ solo che sono stata in pena tutta la notte…e…”

“Lo so, lo so… la tua è preoccupazione… e preoccupata lo sono stata anche io… e lo saremo sempre temo…dei ragazzi normali non ce li potevamo trovare, no?” disse cercando di farla sorridere

“Lily… stai ammettendo di considerare James il tuo ragazzo?” la rossa non rispose…

“Andiamo a dormire su…”

Enif sorrise… la solita Lily….

♦♦♦

 

 

“Ehilà…” lo salutò  James entrando in infermeria, Remus guardandoli si rese conto che erano arrivati presto quella mattina… di solito arrivavano dopo colazione.

“Ti abbiamo portato qualcosa dalla cucina…” sorrise Peter

“Avreste dovuto dormire piuttosto che preoccuparvi per me…” li rimproverò il licantropo.

“E tu non dovresti preoccuparti se non di rimetterti in piedi in fretta…” disse Sirius, incupendosi subito dopo “Anche se c’è qualcosa di cui dovremmo parlarti…”

“Ho fatto…”

“Remus diventa un po’ meno egocentrico…” gli disse ironico James sedendosi sul suo letto. Il ragazzo lo guardò non capendo.

“Abbiamo un problema…” cominciò Peter

“Vi hanno beccato a rientrare?” chiese il licantropo

“Si e no…” cominciò James “Lily ed Enif ci hanno aspettato in Sala Comune…” Remus guardò Sirius.

“Il padre di Enif sa di te… e nel tentativo disperato di sottrarcela glielo aveva detto… pensavo di averla convinta… ma si vede di no…”

“Glielo avete detto?” chiese Remus guardando le lenzuola.

“No, ma non c’è ne è bisogno… sono letteralmente sicure oramai…” disse James .

“Erano preoccupate… non spaventate, sia chiaro…” aggiunse rapidamente Sirius.

“La Evans ha detto che saranno preoccupate ancora di più non sapendo la verità, perché… com’è che ha detto James?” cominciò Peter

“Perché sei una persona eccezionale, Remus. Hanno accettato il fatto di non sapere nulla da noi perché le ho detto che non è un segreto solo nostro, però…”

“Parlerò con loro… è giusto… mi stupisce il fatto che Frank e Samuel non ci siano ancora arrivati…” disse Remus.

“Sono sicuro non ti abbandoneranno, Remus…” disse Sirius sicuro “erano ferite perché pensavano di non essere all’altezza di sapere… per loro non cambia nulla…” cercò di convincerlo.

In quell’istante la porta si aprì leggermente, i ragazzi si voltarono verso la porta. Enif e Lily entrarono lentamente nella stanza.

“Avevamo immaginato di trovarvi qui, quando abbiamo visto che in dormitorio non c’eravate…” disse leggermente Lily.

“Ti abbiamo portato un regalino…” disse Enif ancora più imbarazzata avvicinandosi al letto di Remus e allungandogli una confezione di Cioccorane “per scusarci di quanto siamo impiccione… ma sai, deve essere un difetto di fabbrica di noi donne…” sorrise sincera.

Remus guardò prima la confezione di Cioccorane e poi le due ragazze, gli sorridevano entrambe. Sorrise appena.

“Grazie…” disse “credo proprio che avremo un po’ di cose da parlare… ma non ora, voi dovete andare a lezione e io se non dormo un altro paio d’ore vengo sbranato da Poppy…” disse sorridendo.

“Remus…” cominciò Lily avvicinandosi e prendendogli una mano, Enif fece lo stesso  “non cambia nulla, ok? Non ci importa cosa sei, ma chi sei… E sei una delle persone più fantastiche che conosciamo…”

“Quindi se non volete dirci più di quanto abbiamo intuito, non fa nulla… aspetteremo l’alba per vedervi tutti interi…” aggiunse Enif “Anzi onestamente mi sento un po’ incolpa di avervi beccato ieri sera…” finì la bruna, guardando Sirius.

“Lei si sente in colpa…” borbottò Sirius portandola a se “Lei, non io che l’ho fatta piangere…” disse scoccandole un bacio sulla guancia. Lei arrossì.

“Sai che sono fatta strana…”

“E ora andiamocene, lasciamolo riposare!” disse Lily, facendo alzare James.

“Lily, adesso ci butti fuori?”

“Si, mi preoccupo per Remus…” disse spingendolo verso la porta “Riposati, ok? Ti vogliamo tutti in piedi entro domani, mi raccomando. Passiamo dopo” e con una ultima spinta Lily lanciò James fuori dalla porta. Gli altri quattro la imitarono.

“Riposati. A dopo” Remus sorrise guardando la porta chiudersi, ora avrebbe potuto riposare sereno.

“Evans potevi essere anche più delicata, non trovi?” disse James guardandola serio.

“Scusa, non sapevo fossi così delicato…” scherzò lei. “Andiamo dai… muoio di fame.” James sorrise. Era così bella quando rideva.

Erano seduti a colazione quando la posta giunse puntuale come sempre. Il gufo della gazzetta atterrò davanti ad Enif, la ragazza pagò il giornale stendolo davanti a lei con una fetta di pan tostato in bocca. Quando i suoi occhi osservarono le immagini in prima pagina si immobilizzò.

“Ehi, cosa ci raccontano di tragico oggi?” chiese Sirius sporgendosi a guardare la prima pagina.

La pagina era occupata dalla foto di un parco, una decina di corpi erano riversi a terra, mentre alcuni maghi si aggiravano incerti tra loro. Il titolo al di sopra recitava: “Strage a Nottingham, lupo mannaro sbrana dieci Babbani”.

“Questo non lo dobbiamo far vedere a Remus…” sussurrò Sirius, mentre anche Lily, James e Peter osservavano la prima pagina.

“C’è scritto chi è stato?” chiese Peter che dall’altro lato del tavolo non riusciva a leggere l’articolo.

Enif lo scorse velocemente, leggendo infine una frase: “Secondo l’undicesima vittima, unico superstite dell’attacco, ora ricoverato al San Mungo, il grande lupo che lo ha assalito aveva la schiena argentata oltre ad una fila di denti invidiabili…” scorse ancora avanti “questa descrizione fa pensare alle autorità che si tratti di Fenrir Greyback, noto licantropo che ha al suo attivo numerosi attacchi a discapito della comunità magica, soprattutto ai danni di bambini…

“Greyback…” sussurrò Sirius tra i denti, Enif si voltò a guardarlo. “Fu lui a mordere Moony…” disse a bassa voce.

I ragazzi pensarono che la notizia in prima pagina fosse la peggiore, ma furono le poche righe in quinta pagina (le prime quattro erano incentrate su Greyback) a raggelarli.

“Marchio Nero appare nel cielo di Bridport!”

Sirius si trovò a leggere ad alta voce senza nemmeno rendersene conto, e ogni parola letta suonava agli amici come un macigno nel petto.

Sono ancora sconosciute le dinamiche che hanno portato all’assasinio di Erik Swan e di John e Helen Lupin, senza dubbio ad opera di ignoti Mangiamorte. I tre corpi sono stati ritrovati nella cucina dei Lupin da Dorian Swan, figlio maggiore del defunto, giunto sul posto pochi istanti dopo che il Marchio Nero era apparso nel cielo nelle prime ore della sera. Il signor Swan si è rifiutato di rispondere alle nostre domande riguardo ad eventuali minacce e agli oggetti sospetti trovati nella cantina dei Lupin…” Sirius smise di leggere “Oggetti sospetti?! In cantina c’erano solo…” si fermò, mentre le parole gli morivano in gola.

“Le catene di Remus…” sussurrò James

“Che diavolo vogliono intendere, i genitori di Remus non centrano nulla con i Mangiamorte…” cominciò Peter.

“Sai che alla Gazzetta piace trovare i colpevoli prima del Ministero…” sospirò pesantemente James prendendosi la testa fra le mani…

“E adesso?” disse leggermente Lily “Cosa accadrà a Remus?”

 

♦♦♦

 

Quando Remus si svegliò fu sorpreso di trovare il preside seduto accanto a lui.

“Professor Silente…” salutò con voce impastata

“Remus, come stai figliolo?”

“Bene, meglio…” solo dopo aver risposto si rese conto di come l’aveva chiamato il professore e lo fissò dubbioso. Silente lo guardò tristemente.

“Non amo essere portatore di brutte notizie…” disse lentamente. Remus sentì i muscoli contrarsi, cosa stava dicendo?

“La scorsa notte i Mangiamorte hanno teso un agguato ai tuoi genitori…” Remus spalancò gli occhi fissando il vuoto, incapace di parlare.

“Purtroppo sia loro che Erik Swan sono stati uccisi…” il vecchio Preside appoggiò una mano sulla spalla del ragazzo “Mi dispiace Remus…”

“Chi…” balbettò Remus tremante, non riusciva ancora a credere, non riusciva ancora a capire.

“Non lo sappiamo… Se ne sta occupando Alastor…” disse Silente ben intuendo che non era ciò che voleva sapere Remus.

“Io… dove…” Remus riuscì a malapena a deglutire “voglio andare da loro… io… voglio andare a casa…”

“Sono qui per questo… vuoi aspettare di riprenderti o …”

“No, sto bene, andiamo subito…”

“Vuoi andare senza avvisare i tuoi amici?” chiese Silente

“No, certo… ma…”

“Partiremo per pranzo, non abbiamo fretta… ti aspetto nel mio ufficio per quell’ora, a dopo Remus…”

Non abbiamo fretta… non… certo che non abbiamo fretta, non c’è nessuno ad aspettare, si disse amaramente lanciando uno sguardo vuoto fuori dalla finestra.

 

♦♦♦

 

Silenzio, regnava solo quello in quella casa oramai. Silenzio, opprimente. Il funerale era stato breve e veloce, pochi intimi, gli Swan, i Crossbridge e Remus. Non aveva voluto che i ragazzi lo accompagnassero… non potevano perdere giorni di scuola per lui… sarebbe tornato domenica pomeriggio, cos’erano quattro giorni? Ce l’avrebbe fatta da solo per quattro giorni. Era questo quello che gli aveva detto salutandoli, ma ora a poche ore dal ritorno a scuola non si dava pace. Come poteva tornare indietro come nulla fosse. Come?

Si guardò attorno, la cucina era rimasta così come l’avevano lasciata gli Auror, fino a quel momento non aveva avuto il coraggio di entrare, di vedere. La finestra rotta, i vetri a terra… mosse la bacchetta e il vetro ritornò intatto. Rialzò le sedie abbandonate a terra. Cancellare le tracce, cancellare il dolore. Prese il fucile di suo padre tra le mani, lo appese lì dove era solito appenderlo John. Tutto nell’ordine normale, tutto come se fosse normale, era tutto normale. Nemmeno si accorse di star cancellando delle tracce di sangue… di chi erano? Di sua madre? Dell’uomo a cui suo padre aveva sparato? Non importava dovevano sparire, e allora tutto sarebbe tornato al suo posto, a quello giusto.

Remus si guardò attorno, ora era tutto come lo era sempre stato, come ricordava da sempre. No, non era così, non c’era sua madre ai fornelli mentre cucinava alla Babbana, non c’era suo padre seduto su una sedia mentre puliva il fucile. Non ci sarebbe stato più l’abbraccio dolce di sua madre quando era preoccupato di qualcosa, non ci sarebbe stato più lo sguardo orgoglioso di suo padre mentre gli raccontava dei suoi amici. Non avrebbe più sentito l’odore di miele di sua madre, non avrebbe più visto gli occhi di cioccolato di suo padre. Si alzò tremante e impotente.

Non avrebbe più sentito la voce calda di sua madre che lo consolava, non avrebbe più percepito la presa salda delle mani di suo padre quando l’aiutava a rialzarsi.

E il dolore venne, più forte e più intenso di come lo avesse immaginato. Tutto il corpo, tutti i suoi sensi sentivano la mancanza di quei gesti, quelle piccole cose che avevano riempito le sue giornate in quella casa.

E con il dolore vennero le lacrime, copiose, incessanti. Senza rendersene conto si trovò nella stanza dei suoi genitori, crollando sul letto e nascondendo il volto nell’incavo dei cuscini, lì al centro del letto dove si era spesso rifugiato da bambino dopo un’incubo, e pianse, pianse fino a che pensò di non aver più lacrime. Respirò quei profumi, quello dolce della madre, quello più deciso del padre che i cuscini ancora emanavano cercando di imprimerli nel profondo della sua anima, lì dove nulla avrebbe potuto scalfirli.

Fu così che lo trovò Silente.

 

 

Voi non sapete quanto mi è costato questo capitolo. Adoro John e Helen Lupin e doverlo scrivere è stato un massacro. Ma dal prossimo capitolo si alza un po' il morale della storia, almeno credo. Ed ora passiamo ai commenti!

 

 

 

hermy101: Non poteva non essere forte e coraggiosa la madre di un Potter XD Grazie della recensione, spero anche questo capitolo, seppur triste ti sia piaciuto

Alohomora: Come ti ho raccontato, in separata sede, rivedremo casa Icecrow. Come ti ho detto con questo capitolo mi sono pugnalata da sola, e so già che lo stesso accadrà più avanti visto che in modo o nell'altro anche gli Evans e Dorea Potter ci lasceranno...

PrincessMarauders: Taliesin si è nascosto alla tua "minaccia" di torturargli le guance, Rhodelia gliele stacca di solito XD Lily ed Enif stanno entrando nella rete oscura dei malandrini XD Spero che il capitolo ti sia piaciuto a presto.

glumbumble: ti ringrazio per la pazienza! e per la lettura in un giorno XD Come vedi sono tornata, alla fine pubblico quando ho finito di scrivere un capitolo, questa volta il 20 così ho sempre 3 di scorta in caso da pubblicare al mese, quindi magari qualche volta spunterò prima ;P. Spero anche questo capitolo ti piaccia e di aver accontentato la tua vena tragica.

 

 

   
 
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