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Autore: Milly_Sunshine    28/10/2023    4 recensioni
PARODIA DEI GIALLI CLASSICI // Inghilterra, anni '50 - un vecchio bisbetico invita nella propria lussuosa dimora i parenti, tutti in attesa della sua dipartita per accaparrarsi l'eredità con la quale vivere di rendita per il resto dei loro giorni, con l'intenzione di comunicare loro di avere fatto testamento in favore della sua giovane moglie, recentemente sposata a loro insaputa. Quando Lord Pennington viene assassinato, Scotland Yard brancola nel buio, non riuscendo a comprendere il senso degli indizi abbondantemente sparsi sul luogo del delitto. Tutto sembra contradditorio, ma per fortuna interviene in loro soccorso Miss Crystal, la segretaria personale di Lord Pennington, che si cala nel ruolo di investigatrice per fare luce sul mistero.
Genere: Comico, Commedia, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ammetto che non è mia abitudine scrivere messaggi per i lettori all'inizio o alla fine dei capitoli, ma per questo racconto ho deciso di fare un'eccezione. Quindi saluto Swan Song, mia affezionata lettrice, la ringrazio per avermi fatto pensare a Don Matteo e a Roberto Giacobbo. Del primo si apprezza la bicicletta, del secondo la puntata di Voyager che vidi moltissimi anni fa, a proposito del calendario Maya e poi dei misteri dello spazio. Di Maya, in questi capitoli non ne troverete. In compenso ho fatto volare un satellite, il che non sarebbe stato possibile se l'ambientazione fosse stata anni '30!


L'espresso delle 15,45 era pieno stipato, sia nelle carrozze della prima classe, sia in quelle della seconda e della terza, con l'unica eccezione dell'ultima carrozza, riservata ai non fumatori. Miss Crystal salì a bordo del treno, ben lieta di non dovere aspettare quello successivo, e si sedette nello scompartimento quasi deserto. Vi erano soltanto altri due passeggeri, un uomo sui quarant'anni dai capelli rossi che recitava sottovoce il rosario e una donna avanti con gli anni, dall'aria rubiconda e dal desiderio innato di fare conversazione.
Miss Crystal conosceva quel tipo di persone e si aspettava di essere interrogata in lungo e in largo a proposito delle ragioni che l'avevano condotta a prendere quel treno all'ultimo minuto, quando ormai le innumerevoli carrozze destinate ai fumatori erano già interamente occupate. Avrebbe detto tutto ciò che bastava, ovvero che si era recata in visita a un'anziana zia e che si stava recando nella lussuosa dimora di Lord Archibald Pennington, nella quale prestava servizio come segretaria personale del bisbetico vecchio.
Purtroppo aveva perso la coincidenza, quindi aveva dovuto attendere ben tre ore alla stazione che giungesse il treno successivo. Sarebbe quindi giunta in ritardo, perdendosi il momento dell'arrivo di tutti gli ospiti, invitati da Lord Archibald, che intendeva fare loro un annuncio di primaria importanza.
La sua compagna di viaggio, tuttavia, non si interessò in modo smodato alla sua vita e anzi, la ignorò, mettendosi a sfogliare un quotidiano. Miss Crystal si mise quindi a guardare fuori dal finestrino quella cupa giornata autunnale, fatta di un intenso grigiore. All'incontrare altri treni che procedevano nella direzione opposta fantasticava, sarebbe stato bello assistere a un delitto per puro caso e avere a disposizione pochi secondi per riconoscere l'assassino.
Come a intercettare quei pensieri di ordinaria amministrazione, la signora di fronte a lei sbottò, all'improvviso, e con un forte accento americano: «Lord Boris aveva ragione! Guardate qui, signorina.»
Le sventolò davanti agli occhi una pagina con la raffigurazione di uno strano oggetto sferico.
«Cosa sarebbe quella cosa?» si informò Miss Crystal, giusto per non dimostrarsi del tutto disinteressata ai discorsi dell'altra donna.
«Si chiama Sputnik I, è il primo satellite artificiale a essere lanciato nello spazio, alcuni giorni orsono» chiarì l'americana. «Dieci anni fa, durante una vacanza nella Malesia, incontrai un giovane molto interessante, mentre contemplavo ammaliata dei fiori di ibisco. Una sera scoppiò un'accesa discussione tra noi: Lord Boris sosteneva che i primi a lanciare satelliti nello spazio sarebbero stati i russi, io affermavo che invece sarebbero stati gli americani. Poi, al culmine della nostra lite, lo baciai con passione. Per un attimo pensai seriamente che io, Miss Kimberly Jones da Chicago, sarei diventata Lady Kimberly Grozov. Tuttavia, mi ricordai di avere vent'anni più di lui e di possedere meno denaro rispetto a una certa Lady Sabrina della quale sia lui sia il suo caro amico Lord Mohamed si erano innamorati. Mi rassegnai, non avrei mai più visto Lord Boris... ma ora sarebbe felice di sapere dell'esistenza di questo satellite. Si sarebbe accontentato di poco, neanche avessero mandato l'uomo sulla Luna. Ne sono certa, quello lo faremo noi, God bless America.»
Miss Crystal non aveva la più pallida idea della rilevanza di quella storia. L'uomo dai capelli rossi, invece, si fece molto interessato. Lasciato da parte il rosario, dopo essersi presentato come Patrick Callahan, domandò: «Quindi non vedeste più il giovane Lord Boris?»
«Eccome, se lo vidi!» esclamò Kimberly Jones. «Fu due mesi dopo, in Costa Azzurra. Ero a una cena con un vecchio signore che sognava di sposarmi, ma poi finì in bancarotta e tutto andò a monte. Quella sera sia Lord Boris sia Lord Mohamed chiesero Lady Sabrina in moglie, la quale con aria del tutto indifferente non fu nemmeno spiazzata quel minimo da mandare giù di traverso il fumo della sigaretta dalla sigaretta che stava aspirando. I due giovani, quindi, decisero di sfidarsi a duello.»
Miss Crystal realizzò che le sarebbe piaciuto assistere alla scena. Un duello era pur sempre più rispettabile di un delitto che avveniva su un treno in corsa.
«Chi vinse il duello?» domandò, quindi, con un certo interesse.
«Già, chi vinse?» chiese Patrick Callahan.
«Nessuno dei due, terminò in condizioni di parità» li informò Miss - non doveva avere preso marito, alla fine - Jones. «I due, quasi in contemporanea, si ferirono a vicenda. Roba da niente, Lord Mohamed aveva un taglietto su un polso, mentre Lord Boris un lungo graffio su una guancia. Il duello sarebbe dovuto terminare... e infatti terminò: i due, del tutto inaspettatamente, stramazzarono entrambi a terra, morti stecchiti.»
Callahan si fece il segno della croce ed esclamò: «Che Nostro Signore li accolga nel Regno dei Cieli!»
«Questo sarà sicuramente accaduto molto tempo fa, sono trascorsi dieci anni da allora» ribadì Miss Jones. «Lady Sabrina rimase molto scossa dal triste avvenimento. Ebbe un'improvvisa vocazione religiosa, si liberò dei propri beni materiali e si fece monaca, rinunciando sia ad aspetti secondari come trovare marito, sia ad aspetti di vitale importanza come viaggiare per il mondo a spese altrui.»
«Anch'io avevo una profonda vocazione religiosa» raccontò Callahan. «Mi sarebbe piaciuto diventare parroco e, nel tempo libero, andarmene in giro in bicicletta per aiutare Scotland Yard a risolvere casi di omicidio, ma poi mi innamorai di una ragazza, lasciai il seminario e mi sposai.»
«Oh, siete sposato!» esclamò Miss Jones. «Non l'avrei mai immaginato.»
«In realtà» ammise Callahan, «Non ho più una moglie, ma non voglio ammorbarvi con questi discorsi.» Si rivolse a Miss Crystal: «Voi, invece, come mai siete su questo treno?»
Finalmente Miss Crystal raccontò della coincidenza perduta e del viaggio di ritorno presso la dimora di Lord Archibald Pennington, per il quale lavorava come segretaria.
«Oh, il mondo è proprio piccolo» decretò l'americana. «Lord Archibald Pennington è proprio il cugino di Lady Sabrina!»
Miss Crystal annuì, facendo due più due: «Lady Sabrina, ora Badessa del convento di Keyboard Hill.»

Il resto del viaggio proseguì in condizioni di tranquillità. Mentre Patrick Callahan recitava nuovamente il rosario, Miss Kimberly Jones si addormentò. Miss Crystal scrutò il suo volto rilassato, era probabile che stesse sognando qualcosa di bello, come contemplare fiori d'ibisco nella Malesia in compagnia di un giovane affascinante.
Miss Crystal non era mai stata nella Malesia, così come non era mai stata in Costa Azzurra e nemmeno a Chicago, però in un'occasione era stata in Scozia, mentre per ben due volte si era recata in Galles. In più occasioni, inoltre, aveva avuto modo di visitare Londra. Era figlia di un piccolo commerciante e, nella sventura di non essere nata ricca, aveva avuto quantomeno la fortuna di non essere nemmeno povera. Così, invece di essere mandata a lavorare nei campi o in un filatoio, aveva potuto studiare dattilografia e divenire segretaria. Durante gli anni di studio non aveva disdegnato nemmeno la geografia, tanto che avrebbe saputo collocare su una cartina geografica tutti i luoghi che aveva sentito nominare quel giorno.
Nel frattempo il grigiore di quel giorno d'autunno si trasformava nel nero della sera. Giunta alla stazione più vicina alla dimora di Lord Pennington, Miss Crystal scese dal treno recando la propria valigia e stringendosi nel soprabito, ormai troppo leggero per il freddo dell'autunno. Un puntino rosso nell'oscurità le fece pensare a una sigaretta accesa e infatti le venne incontro l'autista di Lord Archibald Pennington. Il vecchio bisbetico detestava le automobili, tanto che per lungo tempo aveva insistito che si continuassero a usare mezzi trainati da cavalli. Tuttavia, dopo un viaggio nelle Americhe, e precisamente nel Texas, aveva dedotto che i cavalli erano stati creati per affiancare i rozzi mandriani del Far West e non certo i distinti Lord inglesi, seppure i distinti Lord inglesi li utilizzassero come animali da traino e non per cavalcarli, se non durante le partite a polo o le battute di caccia alla volpe.
Lord Archibald Pennington detestava anche il polo e la caccia, specie perché quelle attività non potevano essere svolte bevendo tè nel frattempo, e peraltro si rendeva difficoltoso anche l'accendersi una sigaretta o un sigaro mantenendo l'equilibrio. Se c'era qualcosa che Lord Archibald Pennington non detestava affatto erano, appunto, le sigarette e i sigari, mentre solo occasionalmente si concedeva di fumare la pipa. Apprezzava anche il tè, non solo alle 17.00 in punto, i superalcolici, il bridge, il poker e occasionalmente giocava a scacchi, ma avrebbe tranquillamente rinunciato a tutto ciò in nome di ciò che adorava più di ogni altra cosa: rinfacciare ai propri parenti che erano dei nullafacenti senza il minimo interesse per gli affari, che era stanco di mantenerli e che li avrebbe diseredati tutti, nessuno escluso.
Miss Crystal era molto dispiaciuta dal non potere assistere al primo incontro tra il Lord e i suoi invitati, i quali erano, precisamente:

- Lord Colin Pennington, nipote che risiedeva nel Texas, cinquantenne, si era sposato quattro volte e altrettante volte aveva divorziato, ma nonostante gli innumerevoli matrimoni aveva generato un unico figlio - non svolgeva alcuna professione, ma era noto per essere un incallito giocatore d'azzardo;

- Lord Christopher, figlio di Lord Colin, aveva ventidue anni e risiedeva a sua volta nel Texas, non aveva ancora preso moglie e non sembrava darsi da fare in tal senso, trascorreva i giorni al poligono per esercitarsi a sparare e sognava o di comprarsi un ranch, oppure di diventare sceriffo;

- Lady Perla Pennington, vedova Chevalier, di circa quarantacinque anni, viveva a Parigi, amava l'arte e il canto, era stata una cantante d'Opera e a seguito dal suo ritiro dalle scene, in concomitanza con il matrimonio con Monsieur Chevalier, si era dedicata alla pittura;

- Mademoiselle Pauline Chevalier, figlia diciassettenne di Lady Perla, esattamente come la madre sognava di diventare una cantante d'Opera;

- Lady Clarissa Pennington, sessantenne, moglie del defunto fratello minore di Lord Archibald, si dedicava alle attività di volontariato partendo spesso come missionaria in luoghi esotici - abitudine che per Lord Archibald derivava dalla volontà di viaggiare a spese altrui;

- la Badessa del convento di Keyboard Hill, cugina di secondo grado di Lord Archibald, di lei si sapeva poco - almeno fino a qualche ore prima, quando la sua storia era stata casualmente raccontata a bordo del treno espresso delle 15,45.

Mentre veniva condotta a casa, Miss Crystal pensò che ci sarebbe stato da divertirsi, nelle settimane seguenti, ma che Lord Archibald non avrebbe dovuto tirare troppo la corda. Nonostante la veneranda età di ottant'anni, che presto sarebbero stati ottantuno, godeva ancora di ottima salute e non mostrava alcuna intenzione di passare a miglior vita. I suoi parenti, la maggior parte sempre a caccia di denaro, non vedevano l'ora che levasse le tende, in modo da potere entrare in possesso del suo patrimonio e delle numerose rendite di dubbia provenienza che gli consentivano di vivere nel lusso.
In più sarebbero stati senz'altro spiazzati nello scoprire che Lord Archibald si era sposato in gran segreto, e non con una donna ricca, ma con una contadina che in passato aveva lavorato per lui come cameriera - non era ben chiaro come avesse fatto colpo sul vecchio, era difficile notare una domestica, quando il personale di servizio era composto da una trentina di elementi, tra cuochi, aiuto-cuochi, governanti, maggiordomi, autisti, giardinieri e quant'altro. La cameriera Katherine, divenuta Lady Katherine Pennington, non sarebbe stata vista di buon occhio dai parenti del bisbetico vecchio, per una serie di ragioni, di crescente importanza: 1) era di origine povera, 2) era molto più giovane del marito, 3) nello specifico aveva trentotto anni, il che significava che, pur non essendo più da tempo in età da marito, avrebbe ancora potuto generare figli, ovvero eredi diretti del patrimonio a cui tutti ambivano. Sarebbe stato un trauma per tutti loro. Miss Crystal aveva più volte suggerito al bisbetico datore di lavoro di guardarsi bene dai tè corretti all'arsenico e dai flûte di champagne allungati con il cianuro.
 
   
 
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