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Autore: Milly_Sunshine    27/10/2023    4 recensioni
PARODIA DEI GIALLI CLASSICI // Inghilterra, anni '50 - un vecchio bisbetico invita nella propria lussuosa dimora i parenti, tutti in attesa della sua dipartita per accaparrarsi l'eredità con la quale vivere di rendita per il resto dei loro giorni, con l'intenzione di comunicare loro di avere fatto testamento in favore della sua giovane moglie, recentemente sposata a loro insaputa. Quando Lord Pennington viene assassinato, Scotland Yard brancola nel buio, non riuscendo a comprendere il senso degli indizi abbondantemente sparsi sul luogo del delitto. Tutto sembra contradditorio, ma per fortuna interviene in loro soccorso Miss Crystal, la segretaria personale di Lord Pennington, che si cala nel ruolo di investigatrice per fare luce sul mistero.
Genere: Comico, Commedia, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un cordiale ringraziamento a Swan Song, anche se non posso promettere che ci saranno Don Matteo e Roberto Giacobbo, come da lei richiesto.
Buona lettura a tutti! *-* Vi avverto fin da subito che questa non sarà una storia seria, ma il mistero partirà da basi serie. Per intenderci: ci sarà davvero un delitto, ci saranno delle indagini e ci sarà la soluzione del delitto. Però ci sarà modo di ridere degli stereotipi da giallo classico.



Costa Azzurra, 1947

Era una meravigliosa serata di settembre e, dopo la cena, si alzava dai tavoli un gran vociare. L'odore di fumo s'innalzava prorompente nel terrazzo con vista sul mare. Uomini e donne conversavano, senza mai abbassare il tono, per sentirsi al di sopra della musica suonata da un'orchestra jazz. Vi erano volti privi di tensione, mentre signore in abito da sera aspiravano boccate di fumo da affusolate sigarette. Alcuni signori, in smoking e papillon, si stavano accendendo la pipa, mentre altri erano alla ricerca dei loro sigari. Qualcuno, uomini e donne indistintamente, portavano alla bocca flûte di champagne oppure bicchierini di superalcolici. Sembrava non ci fosse spazio per l'infelicità, quella sera, eppure vi era un uomo che sedeva solo, talmente perso nei propri pensieri da non rendersi conto di essere l'unico che, in quel preciso momento, non stava fumando né una sigaretta, né un sigaro, né la pipa.
Bevendo l'ultima sorsata di cognac, il gran visir Lord Mohamed lanciò una struggente occhiata a Lady Sabrina Remington, seduta a tre tavoli di distanza, la quale non si curava minimamente di lui, nonostante le promesse d'amore che si erano scambiati tempo prima. Si erano conosciuti l'anno precedente nelle Indie Orientali, laddove entrambi stavano svolgendo brevi vacanze, di durata semestrale quella di Lady Sabrina, di appena cinque mesi quella di Lord Mohamed. Al termine di essa sarebbe dovuto rientrare in servizio presso l'Emiro del Qatar, ma durante quella breve esperienza nelle Indie aveva maturato una saggia decisione, quella di proseguire il proprio viaggio alla scoperta della bellezza del mondo in compagnia di un giovane conosciuto a Nuova Delhi, con il quale aveva stretto un forte legame di amicizia.
In quell'ultimo anno, Lord Mohamed aveva finalmente avuto ben chiaro il senso ultimo della vita e aveva compreso che il proprio desiderio di lavorare era totalmente inesistente, nonché inversamente proporzionale all'interesse per lo sperperare denaro, di conseguenza non aveva alcuna intenzione di rientrare presso il proprio paese natale, riprendere servizio ed essere soggetto alle rigide leggi di derivazione religiosa che impedivano il consumo di alcolici. Era stata proprio Lady Sabrina, una giovane donna inglese di venticinque anni, di iniziarlo al vino e ai liquori e Lord Mohamed gliene sarebbe stato grato per sempre. Aveva bella presenza, lunghi capelli castani che in genere acconciava in una treccia che sporgeva dai suoi ampi cappelli in tinta con i suoi abiti da sera di ottimo taglio.
Lady Sabrina Remington era la giovanissima cugina di secondo grado di Lord Archibald Pennington, un settantenne bisbetico finanziatore delle vacanze della ragazza, il quale quella sera, anziché recarsi a cena, stava senz'altro presenziando a un qualche torneo di poker. Oltre all'ozio, agli alcolici e a Lady Sabrina, anche il poker era una delle passioni di Lord Mohamed, il quale tuttavia si rendeva conto di dovere fare qualche piccola rinuncia in nome delle proprie finanze. Il denaro guadagnato negli anni al servizio dell'Emiro iniziava a scarseggiare e, se voleva continuare a condurre il proprio tenore di vita, doveva assolutamente prendere in moglie una donna ricca. Si vociferava che Lady Sabrina Remington fosse l'erede universale del patrimonio di Lord Pennington, il che la rendeva infinitamente più attraente.
Purtroppo negli ultimi tempi i rapporti tra i due si erano raffreddati e in quel momento Lady Sabrina stava ridendo e scherzando insieme a Lord Boris Grozov, il giovane conosciuto a Nuova Delhi. Lord Boris aveva molto in comune con Lord Mohammed: la voglia di lavorare assolutamente nulla, il millantare il titolo di Lord nonostante non fosse un aristocratico inglese e, soprattutto, l'attrazione per Lady Sabrina.
In altri momenti, Lord Mohamed non si sarebbe preoccupato che l'amata preferisse l'amico a lui, ma per il bene delle proprie finanze doveva assolutamente convincere Lady Sabrina a sposarlo. Riflettendo sul da farsi, ordinò un altro cognac e, dopo esserselo scolato, partì alla carica. Si alzò dalla propria postazione e si diresse verso il tavolo dei due. Lord Boris stava indicando a Lady Sabrina il firmamento stellato, vaneggiando a proposito del giorno in cui l'umanità avrebbe conquistato lo spazio. Lady Sabrina lo ascoltava ammaliata, il che fece inorridire Lord Mohamed, il quale sbottò: «Sempre questi discorsi inconcludenti, Lord Boris? Che cosa ve ne verrebbe in casa, se un giorno l'uomo dovesse andare nello spazio?»
Si davano del voi, pur essendo grandi amici, perché dopotutto erano dei Lord e non certo dei contadini squattrinati - anche se, Lord Mohamed non ne dubitava, presto o tardi entrambi si sarebbero ritrovati senza un solo centesimo. Era quella la ragione per cui entrambi cercavano di darsi da fare, sposare Lady Sabrina avrebbe significato procacciarsi un futuro.
«Li chiamate discorsi inconcludenti?» Lord Boris spense un mozzicone di sigaro sul posacenere. «Proprio voi, che non fate che vaneggiare assurdità! Io penso a scoperte importanti per la scienza, voi pensate a gruppi di undici uomini in mutande che inseguono un pallone, e aveste addirittura l'indecenza di proporre al vostro datore di lavoro l'Emiro di organizzare tornei calcistici nella sua nazione!»
«Fu una proposta troppo ardita e futuristica» ammise Lord Mohamed, «Ma ne valse la pena. Mi anticipò il trattamento di fine rapporto affinché potessi prendermi una breve vacanza di cinque mesi nelle Indie per schiarirmi le idee. E, ve lo assicuro, me le sono schiarite eccome!» Si rivolse a Lady Sabrina. «Vorrei che mi faceste l'onore di divenire la mia legittima consorte.»
«Ehi, ma questo è giocare sporco!» sbottò Lord Boris. «Prego, mettetevi in fila, tocca prima a me fare la proposta di matrimonio a Lady Sabrina!»
«E perché mai?» obiettò Lord Mohamed. «Come vi permettete di auto-attribuirvi questo diritto?»
«Vogliate scusarmi, Lord Mohamed, ma sono io che ho invitato a cena la signorina, stasera» puntualizzò Lord Boris, «Quindi credo di averne assoluto diritto. E se la cosa non vi sta bene, vi sfido a duello. Il vincitore sposerà Lady Sabrina.»
Lord Mohamed lanciò un'occhiata a Lady Sabrina, la quale era tuttavia impegnata a giocherellare con un portasigarette d'argento. Ne sfilò una e se la portò alle labbra, guardandosi bene dall'intervenire nella loro discussione. Era chiaro che, per lei, era indifferente sposare l'uno o l'altro, quindi, a maggior ragione, un duello era necessario, perciò Lord Mohamed accettò.
Lord Boris non sembrava più dello stesso avviso: «Siete forse impazzito anche voi, Lord Mohamed? Non avrete esagerato con gli alcolici? Forse dovreste tornarvene nel Qatar a ubriacarvi con l'acqua di rose!»
Era un momento drammatico, ma al tempo stesso solenne. Nessuno aveva mai accusato Lord Mohamed di non reggere l'alcool, né si era mai rivolto a lui con un simile tono. Lord Boris aveva tuttavia rotto quel muro inviolabile che separava gli autoproclamati Lord dalla rissa da bar. Ciò significava che, del tutto inaspettatamente, era consentito passare dal voi al tu.
«Ma vacci tu in Qatar, testa di cazzo!» replicò, quindi. «Sempre che tu riesca a reggere le alte temperature del deserto arabo. Secondo me ti trasformeresti subito in sabbia.»
«Come osate rivolgervi a me con questo tono insolente?» ribatté Lord Boris. «Tutto ciò non si addice a una persona del vostro rango.»
«Me ne fotto del mio rango e dovresti fare la stessa cosa anche tu» rispose Lord Mohamed. «Come cavolo ti viene in mente di sfidarci a duello? Si vive una volta sola e bisogna viverla in tutte le sue sfumature: viaggi, cene, alcolici, fumo, partite a carte... tu rischieresti di morire per una proposta di matrimonio?»
«Ma no, idiota, non voglio morire per una proposta di matrimonio» mise in chiaro Lord Boris, mettendo a sua volta da parte le formalità. «Il duello finirà non appena uno di noi resterà lievemente ferito.»
Era una proposta già più legittima e meno campata in aria. Lord Mohamed era sicuro di sapere maneggiare bene la spada, quindi della propria vittoria, ma preferiva essere comunque accorto. Anche se fosse stato sconfitto, preferiva di gran lunga fare uno sforzo e sedurre un'altra fanciulla ricca che potesse un giorno mantenerlo, invece che finire sotto quattro metri di terra.
«Ci sto» decretò. «Domani mattina all'alba.»
Lady Sabrina intervenne per la prima volta da quando era uscita fuori l'idea del duello.
«Come all'alba? Non si potrebbe fare alle otto e mezza, nove?»
«Assolutamente no» concluse Lord Mohamed. Era giunto il momento di tornare a intrattenere rapporti civili con il proprio avversario, quindi tornò a usare il voi. «Domani mattina all'alba, nel cortile dell'albergo. Procuratevi una spada.»
I due si congedarono, preparandosi a ritrovarsi l'indomani per lo scontro. Venne addirittura Lord Archibald Pennington, cugino della futura sposa, a complimentarsi con i due per la saggia scelta. Ammise che avrebbe preferito che sua cugina sposasse un aristocratico di sangue inglese, ma che anche un arabo o un sovietico avrebbero potuto meritare la sua mano, se avessero combattuto con maestria e dignità.
Si erano fatte ormai le nove di sera quando Lord Mohamed andò a dormire, in vista dell'indomani. Non poteva immaginare che quanto sarebbe accaduto avrebbe avuto ripercussioni sul futuro dell'intera famiglia Pennington.

***

Regno di Elisabetta II, 1957

Erano le 17.00 in punto quando una giovane cameriera fece il proprio ingresso trionfale nello studio di Lord Pennington. Recava con sé un'enorme teiera, che depose sul tavolo al quale l'ottantenne si era seduto. Attese che la cameriera se ne andasse, poi riprese a parlare con la propria segretaria.
«Dunque, Miss Crystal, mi pare che le lettere siano state compilate tutte a dovere.» Rievocò tutte le missive dettate nelle ultime ore. «L'invito per mio nipote Lord Colin e suo figlio Lord Christopher, che vivono negli Stati Uniti d'America, è stato regolarmente dattiloscritto. Poi c'è mia nipote Lady Perla, che vive in Francia insieme a sua figlia Mademoiselle Pauline. Inoltre vi è la consorte del mio defunto fratello, Lady Clarissa. Mi pare che non manchi nessuno. Quindi, Miss Crystal, bevete anche voi una tazza di tè. Credo che questa giornata di duro lavoro possa considerarsi ormai terminata.»
«Oh, no, affatto» replicò Miss Crystal. «Avete dimenticato un'invitata, la Badessa del convento di Keyboard Hill.»
Lord Archibald Penningon ebbe un sussulto.
«La Badessa» mormorò. Poi ebbe un mancamento.
   
 
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