ATTENZIONE PER CHI SEGUE
L’ANIME ITALIANO:
Ciau a tutti!!!
Allora, mi è stato detto
che in Italia l’anime è arrivato alla saga di Dressrosa. Molto indietro rispetto a quello che credevo, quindi
vi annuncio che per le idee che ho, sia in questo capitolo che nelle prossime
avventure che ho in mente, ci saranno cose che si potrebbero definire SPOILER,
che siano capacità o fatti che si vedono nell’anime. Ci saranno diversi
cambiamenti rispetto al manga, ma sempre spoiler sono.
Quindi spetta a voi
decidere se leggere o meno.
Se decidete di non chiudere la pagina…buona lettura e lasciatemi
sapere cosa ne pensate, se invece decidete di non andare avanti con la lettura,
vi ringrazio di essere giunti fino a qui.
Byeeee
Capitolo 87: Rabbia distruttiva
La bambina era rannicchiata su sè stessa. Aveva
sentito lo sparo e si era rannicchiata aspettando un dolore che non arrivò.
Alzò lo sguardo e non capì cosa fosse successo. Vide attorno a se qualcosa di
strano, uno scudo, una cupola fatta da braccia umane che la proteggevano a 360
gradi dal mondo esterno, se non per un piccolo lucernaio in alto per non
lasciarla completamente al buio.
Avvicinandosi, guardò questa barriera incuriosita, non capendo da dove
fosse spuntata, e la toccò
Sussultò quando sfiorandola, la sentì. Quello scudo non era composto solo
da qualcosa che sembravano braccia umane, ma erano braccia umane vere.
Era chiaro che appartenessero a una donna, ma cosa ci facessero lì, era un
mistero per lei. Solo continuando a studiare la barriera, notò delle gocce
rosse cadere tutto attorno a lei. Dovette spostarsi al centro dello scudo per
evitare di essere macchiata, da quello che capì immediatamente essere sangue.
Il colpo era stato realmente sparato verso di lei e quelle braccia avevano
preso il colpo al suo posto, rimanendo ferite, o almeno una di loro. Non aveva
sentito ulteriori spari e vedendo che solo metà degli arti sanguinavano nello
stesso medesimo punto, poteva ipotizzare che le braccia erano solo due, destra
e sinistra, ripetute in successione.
Si sedette a terra e si portò le ginocchia al petto, sconvolta del fatto
che qualcuno potesse desiderare la sua morte. Regina glielo aveva sempre
augurato, ma lei era una donna spregevole e un pirata, mentre colui che le
aveva sparato era un marine, una persona su cui lei avrebbe riposto la sua
fiducia, dato che considerava i pirati della
feccia, vedendo come erano stati trattati gli abitanti del villaggio in
quegli anni.
Ripensò alle parole che Rufy e Nami gli avevano detto quando si erano ritrovati sulla sua
casetta sull’albero. Le avevano detto di questa assurda regola che i figli dei
pirati, i più ricercati almeno, dovevano
morire in quanto una possibile
minaccia.
Non aveva creduto loro. I figli non erano i genitori, né dovevano essere
macchiati delle colpe dei genitori, quindi per lei era impossibile che una cosa
del genere, potesse accadere e purtroppo aveva constatato la verità quasi sulla
sua pelle. Si strinse le gambe con le braccia e vi appoggiò la testa. Non
voleva uscire da quella barriera. Si sentiva in un certo modo al sicuro li
dentro e soprattutto aveva paura che una volta fuori, quell’uomo avrebbe finito
il lavoro. Quindi rimase lì ad ascoltare
ciò che stava succedendo fuori. Niente di rassicurante in quanto poteva
percepire urla di paura e ordini di uccidere qualcuno… un mostro.
Nessuno comprese quanto fosse accaduto, né da dove si fosse alzata quella
coltre di sabbia.
Per un momento i Mugiwara pensarono a Rufy.
Il ragazzo era abile a entrare in scena in
modo spettacolare al momento giusto, ma sentirono una sensazione
spiacevole sulle loro pelle, dei brividi presero a correre lungo le loro spine
dorsali e una forza sinistra si poteva respirare nell’aria.
Tra un colpo di tosse e l’altra tutti riuscirono a percepire un ombra nera
gigantesca dalla quale si potè udire un urlo
arrabbiato. Molto arrabbiato.
“C-cosa diavolo è quello? “ chiese un marine spaventato, così come anche i
suoi compagni, prima che questi venissero colpiti da una mano gigante e fatti
volare.
Numerose urla si alzarono nell’aria, chi urlava per paura, chi per incitare
i compagni a lottare, chi per ordinare di sparare.
Era il caos.
L’ombra nera urlò nuovamente mentre la sabbia cominciava a posarsi a terra
e i Mugiwara non poterono credere ai loro occhi.
Mentre che la visibilità tornava normale, potevano vedere il corpo
gigantesco di una donna, con due paia di corna sulla testa, due ali simili a
quelle di pipistrello e con dei denti affilati come quelli degli squali.
Era spaventosa, tanto che sembrava un demone.
“R-R-Robin?” gridò Chopper incredulo.
Le gambe di Usopp erano gelatina. Robin era
abbastanza inquietante e spaventosa quando faceva certe uscite macabre, ma
quella Robin era a tutt’altro livello.
“Che cosa…” disse Zoro con l’occhio sgranato, indeciso sul da farsi.
“Come può essere Robin quell’essere?” chiese Tashigi,
facendo un passo indietro.
Sanji non aveva parole a quanto vedevano i suoi
occhi, ma se quella era Robin poteva ben comprendere cosa l’avesse portata ad
assumere una forma del genere e a comportarsi come una pazza scatenata.
Non si immaginava che l’archeologa possedesse un tale potere e poteva scommettere che anche i suoi compagni ne fossero all’oscuro. Se avesse imparato questa tecnica durante i due anni di separazione, non lo sapevano, nè si era resa necessario l’utilizzo di un tale potere fino a quel momento. Vedendo come si agitava Sanji prese in considerazione che la donna non avesse voluto usarlo, perché non del tutto in sé in quella forma.
Infatti stava colpendo chiunque le capitasse a tiro.
Anche se fino a quel momento aveva colpito solo la marina, non sapeva dire se era perché era stato
solo il nemico ad attaccarla o se perché
in fondo riconoscesse i suoi alleati.
Sperava che fosse lucida, ma sinceramente aveva paura di scoprirlo. Se non
fosse stata in sé, avrebbero dovuto attaccarla, con il rischio di ferirla, per
farla tornare normale.
Quella sua forma e la foga con cui aveva preso a colpire i nemici, gli
ricordava molto Chopper quando anni a dietro, dopo aver preso le rumble ball, si trasformava in
una renna gigante, non in grado di riconoscere i suoi amici.
“Cosa facciamo?” chiese Zoro agli altri. Aveva sguainato le spade per ogni
evenienza, ma non sapeva esattamente come agire in quel frangente. La marina se
l’era cercata con il tentato omicidio di sua figlia, ma non per questo poteva
colpire tutti i marine con una tale brutalità, soprattutto perché quelle
persone avevano accettato la resa e non consistevano più una minaccia.
Era Kizaru il problema.
Zoro vide l’uomo buttarsi nella battaglia, volteggiando di qual e di là, apparendo e scomparendo in
un fascio di luce continuo, per confondere Robin.
Sembrava una mosca fastidiosa e Robin cercò di acciuffarlo più volte
inutilmente, finchè sembrò decidere di lasciar
perdere.
La donna afferrò una nave della marina e quando si pensò che l’avrebbe
lanciata contro i marine sparpagliati per la spiaggia e sugli alleati, tanto che Fujitora
estrasse la sua spada per contrattaccare, il galeone venne usato come mazza da
baseball, colpendo Kizaru e mandandolo a sbattere
contro una montagnola di rocce che, sgretolandosi, finirono addosso all’uomo.
Successivamente la nave venne
realmente scaraventata sulla spiaggia sia Zoro, sia Fujitora,
sia Shanks, si mossero per smantellare il più
possibile la nave.
Zoro intervenne con le sue spade, insieme a Shanks,
che fece ricorso alla sua sciabola Gryphon, immersa
di haki.
La ridussero in centinaia di pezzi e successivamente Fujitora,
usando il suo frutto del diavolo zushi zushi, annullò la gravità che influenzava i rottami della
nave, in modo tale che essi fluttuassero in aria, per poi ammucchiarli tutti insieme in un lato della spiaggia, vicino a dove
sorgeva la pineta.
“Dobbiamo fermare Robin!” disse Shanks.
“E come? Vorrei evitare di farle del male!” disse Zoro “Infondo ha tutte le
ragioni per essere incavolata!” disse lo spadaccino.
“Ragioni o meno, ora è un pericolo per tutti! Anche se avevo dichiarato la
resa, ora mi vedo costretto a intervenire!” disse Fujitora.
Impugnando la sua spada.
“Cosa hai intenzione di fare?” chiese Zoro,
guardandolo male.
“Lo vedrai!” disse Fujitora, ma non potè fare niente che lo spadaccino impugnando la sua spada verso di lui disse “ Ero io il
tuo avversario. Non ti lascerò muovere un dito contro di lei, sono stato
chiaro?”
“Essia!” disse Fujitora,
riprendendo lo scontro che poco prima aveva interrotto contro Zoro.
Nel frattempo gli altri membri della ciurma di Mugiwara,
provarono a far ragionare la loro compagna.
“Oi Robin. Devi fermarti!” disse Usopp urlando,
ma il frastuono della battaglia, gli spari, i suoni della spada, le urla, e
rocce che si frantumavano, coprirono la sua voce.
Prese Kabuto e carico l’arma con semi al pepe e,
puntandoglieli al viso, glieli lanciò.
Una nube nera si sparse intorno al viso della donna. La quale si fermò dal
suo agitare gambe e braccia, perché colpita da forti starnuti.
Successivamente si sentì avvolgere da delle piante arrampicanti, ma queste
erano già spezzate ancor prima che questa la imprigionassero completamente.
Successivamente fu il turno di Chopper, il quale assunse la sua forma da
renna gigante e cominciò uno scontro fra due creature mostruose che
stringendosi le mani a vicenda, sembravano quasi ingaggiare una lotta di sumo,
dove il più forte avrebbe vinto.
Chopper era svantaggiato, non tanto perché si sentisse più debole rispetto
alla donna, anzi poteva affermare che in quella forma Robin uguagliava la sua
forza, ma dietro di lui vi era il mare. Bastava che la sua compagna di ciurma
lo spingesse in acqua e per lui sarebbe stata la fine.
Si soprese di quello che successe. Accadde in fatti quello che temeva. Finì
con le gambe in acqua e subito tornò alle sue dimensioni naturali, ma Robin non
ne approfittò per gettarlo al largo. Lo prese per le corsa e lo pose vicino a Sanji,
il quale non si era mosso dal suo posto.
“Ha semplicemente cercato di mettermi fuori combattimento senza farmi del
male!” disse Chopper incredulo.
“Questo è positivo, vuol dire che ci riconosce!” disse Sanji,
provando per la decima volta ad alzarsi per poter fare qualcosa, ma aveva perso
molto sangue e non riusciva a sostenere il suo peso sulla gamba sparatagli da Kizaru.
Chopper non potendo più essere utile per calmare Robin, approfittò del momento
per curare Sanji.
Usopp stava cercando di ragionare per trovare
uno stratagemma per calmare Robin e disse “Brook,
addormentala con una canzone!”
“Non posso. Se uso la mia melodia per farla addormentare allora si
addormenterebbero tutti e nel caso il mio potere non avesse effetto su di lei,
appurato che ci riconosce, la marina non farebbe una bella fine.
“Sono nemici, ma dubito che vorremmo una strage di esseri umani e neanche
Robin se solo fosse un po’ più lucida!” disse Brook.
Usopp di guardò in giro in cerca di qualche
altra idea. A parte Shanks non aveva visto nessuno della ciurma del
rosso fare qualcosa e si domandò perché. Li vide fermi seduti sulle rocce che
erano crollate su Kizaru e capì che a modo loro
stavano dando una grande mano.
Si era stranito del fatto che Kizaru non fosse
più intervenuto in battaglia, infatti l’uomo non poteva essere stato sconfitto
semplicemente da un colpo sferratogli, anche se con una nave della marina.
Ma la presenza dei pirati di Shanks sul luogo
dove lui doveva trovarsi, doveva inibire i suoi poteri, infondo tutta la ciurma
era una grande utilizzatrice di haki, chi di una
tipologia chi dell’altro, ma questo poteva certamente bastare per tenere fermo Kizaru.
Non conosceva la reale potenza della ciurma di suo padre, ma Shanks non poteva essersi guadagnato il titolo di
imperatore dei mari così alla leggera e Kizaru sapeva
bene con chi aveva a che fare, quindi
probabilmente lui stesso se ne stava buono.
Gli piaceva anche pensare che Robin lo avesse messo realmente ko.
Tornò a concentrarsi sulla battaglia. Ormai vedeva la marina sfinita con
solo pochi uomini ancora in piedi e Robin non sembrava calmarsi.
Strinse gli occhi sperando in un’idea dell’ultimo secondo, ma un urlò
familiare riaccese la speranza.
Alzò lo sguardo e vide Rufy, sfoggiando il suo gear 4 ,“volare” verso Robin.
Lo vide pompare aria nelle braccia
che divennero gigantesche come quelle della compagna, e quando Robin si preparò a usare entrambi le
mani per schiacciare gli ultimi marine rimasti, questa se le ritrovò entrambe
racchiuse all’interno dei pugni di Rufy.
“Ora basta Robin!” disse il ragazzo con tono duro.
Robin guardò il suo capitano e disse “Hanno quasi ucciso mia figlia, non
posso….non posso fargliela passare liscia!”
“Hai detto bene…quasi. Non è stata uccisa. L’hai protetta Robin, sta bene.
È viva grazie a te. Questo può essere un punto da cui partire per avvicinarvi,
ma se le fai vedere questa parte di te, la perderai per sempre. È questo che
vuoi?” chiese Rufy
serio, continuando a calciare l’aria sotto di sé, per rimanere
all’altezza del viso di Robin.
“Guardati intorno. La marina è stata sconfitta, hai pestato Kizaru, cosa che viene difficile anche a me, Zoro e Sanji. Sei stata fantastica e questo tuo potere è
sorprendente, ma deve essere usato nel modo migliore, non per vendetta. Non
fare qualcosa di cui ti pentirai. Non fare il mio stesso errore!”
Robin non comprese le ultime parole di Rufy, ma
non potè dargli torto. Si era impegnata tanto perché
potesse essere migliore. Non avrebbe mandato tutto in frantumi.
Sua figlia era salva. Poteva ancora vederla all’interno dello scudo da lei
creato. Era questo quello che contava.
Tornò a guardare Rufy e annuì.
Sciolse la sua trasformazione, così come anche il suo capitano.
Rimpicciolirono sempre più fino a ritrovarsi ad altezza umana, uno in piedi
davanti all’altra.