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Autore: NowhereBoy    08/11/2023    2 recensioni
Ennis è un giovane ragazzo gay, appena trasferito a Napoli da Chicago, per scappare da un passato non troppo remoto. Ha comprato un appartamento ad un prezzo decisamente basso, e ben presto ne scoprirà la ragione.
La casa, infatti, è infestata da cinque spiriti eccentrici. Riuscirà Ennis a convivere con loro e con i ‘suoi’ fantasmi?
Genere: Comico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Ennis Pierce stava vagando per le strade di Napoli con il telefonino in mano, cercando di seguire il GPS che, era convinto, lo stava portando lungo la strada sbagliata. Cotrollò nuovamente sul sito dell’annuncio dell’agenzia immobiliare e ricalcolò il percorso. Mancavano cinque minuti da quaranta, ormai. E stava cominciando a perdere ogni speranza. 

Pensò al povero agente immobiliare, nell’ androne del palazzo e storico, ad aspettarlo invano. Sarebbero passati gli anni, sarebbe invecchiato, magari morto e diventato polvere, mentre Ennis ancora vagava in cerca di quella casa, che aveva già pagato. 

So,at least the weather holds (Beh, dai, almeno il tempo regge) pensò. E fu come una maledizione, perchè dal cielo, già nuvoloso, comiciò a cadere una fitta pioggerella, di quelle che non riconosci immediatamente ma che fanno enormi danni alla cervicale. Ennis maledì qualche divinità in tutte le lingue che conosceva e si guardò intorno, in cerca di un riparo. Typical si disse Why on earth do you hope that something will go right? (perchè mai speri che qualcosa vada per il verso giusto?)

L’unico negozio aperto che vide, fu un piccolo bar dall’insegna luminosa mezza spenta. Doveva esserci scritto BAR, un tempo. Ma la A si era spenta da anni incalcolabili, per cui, nella penombra, si leggeva soltanto BR. Ennis vi corse all’interno, senza porsi altre domande. 

Ad essere onesti, era un posticino piuttosto carino, oltre che incredibilmente piccolo. C’era spazio per appena quattro tavoli da due posti, decorati da un vaso con un’essenza diversa per ognuno, così come il colore delle sedie, tutte differenti. Dietro il bancone, che correva lungo tutta la parete di fronte l’ingresso, c’era una donna sui cinquant’anni, capelli ricci biondi e un sorriso amichevole.

Ennis entrò trascinandosi dietro la valigia. Dalle casse proveniva il dolce suono di piano bar jazz, che per un momento lo fece sentire come a casa.

«Buongiorno!» lo accolse la donna. «Come posso aiutarla?» 

«Salve! Per caso saprebbe indicarmi la strada per questo indirizzo, per favore?» rispose Ennis. Ma la signora restò immobile a fissarlo, con un sorriso sbilenco sul viso, parecchio interdetta. Effettivamente, Ennis era convinto di aver detto quello. In realtà, dalla sua bocca era uscito un maccheronico «Salora! Indico casa cerca strada, por favia?» E naturalmente, la sigora non aveva capito un ciufolo di nulla. 

Restarono a fissarsi per un momento lunghissimo, con due sorrisi imbarazzati stampati sul volto. Poi lei disse «Uajo’, do you want a coffee? (lo vuoi un caffè?)» in inglese. E allora lui accettò, accomodandosi al bar, rassegnandosi all’idea che non fosse il caso di parlare italiano. 

«I still have to practice, sorry. I just arrived (Devo ancora fare pratica, mi scusi. Sono appena arrivato.

«Don’t worry, boy. Are you on holiday? (Non ti preoccupare, ragazzo. Sei in vacanza?)» domandò la barista, dandosi da fare con la macchina dell’espresso alle sue spalle. Ennis la guardava compiere quei gesti fluidamente, quasi rapito. Sembrava danzasse, mentre compiva quei gesti in maniera sicura, precisa, con arte. 

«No, I actually moved for work. In fact, I wanted to ask you if by any chance you could...

 (No, mi sono trasferito per lavoro. Anzi, volevo chiederle se per caso può…)»

«After, boy. Now drink the coffee. I made it special, ‘cause it’s your first italian coffee. And I’ll also take you a pizzetta, you look  hungry (Dopo, ragazzo. Ora beviti il caffè. Te l’ho fatto speciale, perchè è il tuo primo caffè italiano. E ti porto pure una pizzetta, che mi sembri affamato.)» e la signora sparì nella porta della cucina. 

Rimasto solo, Ennis guardò la tazzina contenente quel liquido scuro. Era estremamente poco. Certo, sapeva che gli italiani prendessero il caffè molto ristretto, ma non pensava così. A malapena sporcava la tazzina. Con una smorfia prese la tazzina la portò alle labbra. 

«Shit! (Merda!)» esclamò, ripoggiandola, quasi lanciandola, sul piattino. 

«Che c’è? T’ si appicciat’?» domandò la barista, ricomparendo dal nulla con un piattino con una pizzetta fumante, dall’aspetto decisamente invitante.  

Ennis non aveva capito esattamente cosa intendesse la donna, ma le sorrise, ringraziandola quando gli porse il piatto. Quella pizza aveva un aspetto piuttosto diverso da quelle cui era abituato, quando viveva a Chicago. Ma aveva un profumo assolutamente invitante. «Coffee is a break that should be enjoyed little by little. You seem lost to me. Get some rest. (Il caffè è una pausa che va gustata poco alla volta. Mi sembri spaesato. Riposati un po’.)»

Il ragazzo pensò all’agente immobiliare. Era in ritardo all’appuntamento di almeno mezz’ora. Lui odiava fare tardi. C’era poco campo e fuori aveva cominciato a cadere una tempesta. Era incredibile come fosse cambiato il tempo in così poco. 

Mandò un messaggio all’agente. E tornò a sorridere alla donna. 

 

Ci vollero dieci minuti di chiacchiere per far bere quel caffè ad Ennis. Amaro come il peccato originale. Scendeva a fatica, ma cazzo se era buono. A vedere le sue smorfie, la signora rideva di gusto. Nel frattempo, se ne era fatto uno pure lei, per tenergli compagnia. Era mercoledì, gli aveva detto, ed era una giornata fiacca perchè l’università lì di fianco era chiusa. 

Parlarono del più e del meno. L’americano raccontò che aveva preso posto come traduttore presso una casa editrice. Quel lavoro era l’occasione giusta per cambiare vita. Ne aveva assolutamente bisogno. Dopotutto, aveva quasi trent’anni, poteva permettersi di girovagare ancora un po’, no? Ennis le disse di parlare sei lingue. 

«Not italian, I think! (Ma l’italiano no, mi sa’)»

Lui si finse offeso «Seniora, io benissimo parlare. Lei poca capire. Onestà sicura di sei italiana?» e risero entrambi. 

Ennis cominciava a sentirsi più a suo agio. C’era un clima decisamente piacevole in quel posto. E quando assaggiò la pizzetta, il suo cuore aveva già deciso che sarebbe stato il bar preferito. 

Le cose cambiarono, tuttavia, quando ricevendo la risposta dell’agente immobiliare, l’americano si ricordò che doveva andare a prendere le chiavi di casa. 

«Pardon miss. It's all really delicious, but I have to go now. They are waiting for me for the keys to the apartment. Do you happen to know where this address is located? I'm a little lost (Scusi, signora. È tutto davvero buonissimo, ma ora devo andare. Mi aspettano per le chiavi dell’appartamento. Per caso sa dove si trova questo indirizzo? Mi sono u po’ perso)» e, ridendo, le porse il cellulare con l’annuncio. 

L’espressione della donna cambiò improvvisamente. 

«Ma… perchè hai preso questa casa? (But… Why do you take this house?)»

«Honestly? It was very cheap and I needed accommodation. Why? It’s ugly? It falls apart? (Onestamente? Costava pochissimo e io avevo bisogno di un alloggio. Perchè? È brutta? Cade a pezzi?)»

«No, no, on the contrary. It's a couple of houses down. Go, don't worry. You've made us wait long enough. (No no, anzi. Si trova a un paio di case più giù. Vai, non ti preoccupare. Hai fatto aspettare già abbastanza.» allora Ennis, piuttosto confuso, fece per prendere il portafogli per pagare la sua consumazione. Ma la donna lo fermò. «Don't dare, you offend me. This time it's on me. Welcome to Naples, giovanotto! (Non ti permettere, mi offendi. Questa volta offro io. Benvenuto a Napoli, giovanotto!)»

Ed Ennis era già uscito dal BR, per poterla sentire aggiungere. «E buona fortuna, che ne avrai bisogno.»


ANGOLO AUTORE:
Ciao a tutti! È iniziata così questa nuova avventura.
Vi presento il mio primo racconto, fatemi sapere cosa ne pensate. Ogni commento (soprattutto le critiche costruttive) è ben accetto. Non sono un traduttore, quindi le parti in lingua potrebbero essere sbagliate (se così fosse, fatemelo notare, che provvedo a correggere)
Grazie mille per essere arrivati fin qui.
Un abbraccio e buona giornata.
NowhereBoy

   
 
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