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Autore: Ariadirose    10/11/2023    1 recensioni
Così presero ancora a baciarsi a lungo, potendo assaporare finalmente tutte quelle tenerezze che si erano negati, mentre lui le sussurrava il desiderio di averla tutta, non solo priva degli abiti, ma indifesa, dolce, disinibita nella maniera che lui sapeva possibile, nel congiungimento delle sue fantasie alla realtà, proprio ora che quella realtà aveva reso possibile il suo grande sogno d’amore.
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Erano trascorse le prime ore della notte, tra incessante passione alternata a momenti di tenerezza, per la nuova coppia di innamorati. Tutto appariva naturale, tanto che Oscar e André quasi stentavano a credere di trovarsi lì, insieme, in quel luogo dai poteri straordinari, convinti forse di vivere all’interno di un sogno. Gli era già capitato di condividere sensazioni confinate nel territorio del sonno, in giovinezza; ed evidentemente, insieme, su un suolo onirico, dovevano pur essersi già stesi per fare l’amore, se nell’intimità del bosco avevano ancora l’illusione di sognare.

“Asciugati pure per bene, André, e non occorre che ci rivestiamo. Ho pensato a portare più coperte con me. In acqua si stava bene, era caldo, ma ora comincia a essere più umido per trascorrere la notte. Prima che sorga il sole comunque potremmo riparaci un po’ in ufficio da me. In questi giorni lì io ho portato biancheria e coperte, prevedendo di dovermi fermare negli alloggi più del dovuto. E poi con i soldati, vedremo bene cosa fare e come equipaggiarci”.

“Pensa sempre a tutto il mio comandante”.

“Vieni, stendiamoci abbracciati, qui, in questa coperta calda, vuoi?”.

“Certo”.

“Non ho mai avuto un letto tanto accogliente, e la ragione è che finalmente stanotte io non vi ho dormito sola”.

“Non hai mai avuto un letto tanto accogliente perché tu, finalmente, stanotte non vi hai affatto dormito”. Sorrisero insieme. “Ah, la mia Oscar. Sapevo che eri una donna eccezionale, non mi sono mai sbagliato su di te. Ma che fossi anche tanto premurosa… chi se lo aspettava adesso...”.

“Invece che tu lo fossi… non potevi che essere... così, insomma, hai capito”. André si intenerì nel cogliere in lei quella pudica dolcezza, e ancora reagì baciandole la mano.

“Non posso più stare senza di te, sono pronta a seguirti ovunque. Sai, prima di lasciare il palazzo, ero già convinta che non vi avrei fatto più ritorno. E ho fatto capire a mio padre che, basta, ho chiuso con quella vita, con quel mondo”.

“Davvero Oscar?”.

“Ormai ho deciso. Quello che voglio è stare con te. E dalla parte giusta”.

“Ma io non chiedo tanto, non essere così drastica. Magari quando tutto questo sarà finito, tuo padre capirà le tue scelte, le nostre scelte. Lo sai che mi ha voluto parlare, prima che lasciassimo il palazzo insieme? Mi ha talmente inorgoglito… mi teneva per le spalle, quasi volesse stringermi… mi faceva capire che aveva stima di me, del mio amore per te… Non sai come mi ha fatto felice… che giornata, prima il generale, poi mi ritrovo questa splendida creatura tra le braccia…”.

“Che cosa sei André!”, sorrise lei di quel pensiero, e riprese a baciarlo e accarezzarlo. Premurosa, come l’aveva definita lui. “Cosa stavi dicendo? Ti ascolto”.

“E chi ci capisce niente con tutte queste merav… Ah, sì”, André cercava di ritrovare il filo interrotto, “dicevo di tuo padre”, mentre Oscar continuava a spargere baci su di lui. “Mi ha detto che sapeva che ti avrei reso felice, quasi anticipando quel che sarebbe successo tra di noi. E mi ha dato una specie di benedizione… Credo però che non si riferisse a tutto, ma proprio a tutto quello che è successo tra noi fino adesso e che, se mi vedesse a questo punto, non certo ‘benedizioni’ mi tirerebbe dietro…”.

Oscar proseguì scherzando: “Mai come se ti vedesse tua nonna, però!”

“Per carità, vieni qui sotto la coperta, amore mio, stringimi tutto tutto e nascondimi per bene, con il tuo corpo. Sarebbe capace di venirmi a scovare anche qui nel bosco e rincorrermi a mestolate: ‘Andreé, che cosa hai osato fare alla mia bambina!’… Ma che cosa ne sai tu, nonnina, della ‘mia’ bambina”, e sfiorò il suo profilo sulla guancia di lei, con provocante seduzione.

“Sei come quando eri bambino, un bambino bellissimo… non fai che scherzare… E direi che scherzi proprio bene… sì, tu sai scherzare decisamente bene”, contraccambiò lei con la stessa audace ironia, carezzando, rapita, le labbra morbide di lui. “Lo credo bene”, rispose André. Mentre lei si girava di fianco, e si faceva avvolgere tutta, intrecciando le sue dita con quelle di lui, seguitò a parlare: “Io ti ho intravisto mentre eri con mio padre, in verità. Questo mi ha molto toccato, davvero. ma non mi stupisce, perché lui ha sempre avuto stima di te. Persino mio padre si è reso conto di tutto ciò di cui sei capace”.

“Ed è lui che mi ha portato a te, non posso che essergliene grato. Ti aiuterò io con lui, e chissà che non ti conduca davvero fino a me all’altare, tra qualche tempo. Sarebbe una gioia immensa e un grande onore, averti in sposa da lui. Ma ad ogni modo, averti è già molto più di quello che osassi sperare”.

A quelle parole Oscar si voltò di nuovo guardandolo intensamente. E quello stato di grazia risvegliò anche una leggera malinconia, che faticava a trovare spazio in mezzo a quella gioia, ma era come presente in lei. André immediatamente la colse.

“È per tuo padre? La ragione per cui adesso leggo un po’ di tristezza nei tuoi occhi? I tuoi occhi, i tuoi occhi sempre limpidi per me. Luminosi, chiari, non mi ingannano mai, e mostrano tutto oltre quella cornice splendida delle tue ciglia. Non la durezza, l’impenetrabilità che vedono gli altri, ma solo il bisogno d’amore”.

“Amore mio”.

“Mi piace che mi dici così”, si emozionò anche lui sentendosi chiamare come era successo a lei per prima.

“Tu mi parli dei miei occhi, quando in verità io stavo pensando proprio agli occhi tuoi, così afflitti e malconci. Mi fa tanto male pensare che tu abbia tenuto tutto questo dentro”.

“Spero non arrivi poi tanto presto il giorno in cui non potrò più vederti”.

“Oh André…”, si sollevo su di lui.

“Però sappi che sono molto felice, enormemente felice, immensamente felice di poter avere te anche senza più riuscire a guardarti, che continuare a vedere senza poterti avere”.

“Ti amo, ti amo così tanto… ti chiedo scusa per averti lasciato tanto solo...”.

“Dai non piangere, non piangere più, ti prego non piangere. Ora che siamo finalmente insieme non torturarti, non è giusto. Anche tu hai diritto di essere felice, sai Oscar, tu meriti di essere felice. Hai idea di quanto sei bella? Ecco, sorridi, sorridi così, vieni, fatti guardare… Hai idea di come è bello vederti godere? E questi capelli, sciolti sul tuo seno. Sei così eccitante… un po’ ti nascondi e un po’ sei fiera di mostrarti”.

Lei annuì timidamente: “Un po’ hai ragione, l’istinto mi porta a tenere un po’ più segreto qualcosa di me… forse il ruolo che ricoprivo, non so…”, e si abbassò su di lui, come per un abbraccio.

“No, questa cosa tu non la perderai, sei così. Ed è anche per questo che sei tanto bella. Ed è per questo che adoro come sei donna”.

Lei si ritirò su, guardandolo nel volto: “Mi rendi così felice. Questa notte non la dimenticherò mai”.

“Neanch’io”.

“E tutto il tempo trascorso ignara di quello che provavo per te, è come se mi fosse appartenuto da sempre, ora che ho compreso di amarti”.

“Adesso però non esageriamo, mio comandante. Non è che possiamo pareggiare tutto quello su cui siamo tanto indietro. Diciamo che, dato che sono ben disposto a collaborare, puoi mostrarmi da subito come intendi recuperare, e bada bene mi risulta vi siano parecchi, parecchi ammanchi”.

“Mi sembra giusto”.

“Avendo premura di soffermarci su tutti i particolari, ovviamente”. 

“Sei sempre meticoloso, lo so”.

“Allora vieni qui e senti che ne pensi di questa proposta che ho da dirti”, la fece nuovamente rotolare su di sé, sussurrando qualcosa molto gradito all’orecchio di lei.

   
 
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