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Autore: Carlos Shiny    12/11/2023    1 recensioni
Pokémon Grigio. E se Ash non avesse mai viaggiato ad Unima prima di ora?
Ash ora diciottenne e Campione del mondo, vuole fare un passo importante nel suo viaggio per diventare Maestro Pokémon. Non si tratta di partecipare di nuovo ad un Torneo della Lega Pokémon o di sconfiggere altri campioni, ma fare qualcosa di nuovo e totalmente diverso.
Era passato molto tempo dall'ultima volta che Ash si era recato in una nuova regione. Viaggiava spesso tra le regioni che aveva visitato in precedenza, Kanto, Johto, Hoenn, Sinnoh, Kalos, Alola e Galar e aveva ottimi amici da tutte queste regioni.
Anni fa aveva capito quale fosse uno dei passi fondamentali per diventare un Maestro Pokémon.
Dopo essersi a lungo interrogato sul significato di cosa volesse dire essere Maestro Pokémon, capì che solo un nuovo viaggio avrebbe potuto dargli la risposta che cercava. Riuscirà il nostro eroe a compiere questo importante passo nel suo viaggio? (AmourShipping AshxSerena) (ChiliShipping CarlosxAnita)
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ash, Nuovo personaggio, Serena
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
Capitoli:
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Prima di cominciare una piccola cosa. Ho una proposta per te. Ti piacerebbe aiutarmi nella scrittura di questa storia? In caso affermativo ci accorderemo sul da farsi e soprattutto sulle condizioni della storia. 



I nostri eroi hanno scoperto chi era realmente Carlos, un ragazzo che lavorava alla Palestra di Levantopoli come assistente e Capopalestra vicario.
Anita ha lottato contro Spighetto, ma senza successo, avendo perso contro il suo Pansage. La ragazza, convinta da Ash e Serena, ha deciso di ritentare.
Durante un allenamento speciale della sua Lillipup, presieduto dall’Incineroar di Ash, fanno conoscenza di Gilles, un allenatore che vive in quella città, reduce da una faida con il fratello gemello Didier a causa del fatto che il primo abbia voluto cambiare il suo primo Pokémon.


Una nuova amica


«La prima mossa spetta alla sfidante!» Dichiarò l’arbitro elettronico. «Cominciamo con Acquagetto!» Il Pokémon Lontra si rivestì d’acqua, e si lanciò rasoterra, in direzione dell’avversario. «Cerca di schivare!» Ordinò Spighetto. «Cerca di muoverti il più possibile!» ordinò Anita.  
Il Pokémon di tipo acqua obbedì, muovendosi a destra e a sinistra, rendendo molto difficile capire dove sarebbe giunto. Il povero Lillipup non riuscì a capire da dove proveniva l’avversario, e venne colpito in pieno, e scagliato in aria. Nonostante questo, Spighetto non si fece prendere dal panico. «Cerca di atterrare e attacca con Riduttore!» Ordinò il Capopalestra. Nel frattempo, Oshawott era atterrato e stava recuperando fiato.  
Appena Anita vide il Pokémon Cagnolino correre a grande velocità contro il suo Pokémon Lontra. «Cerca di difenderti con la Molloscosciabola!» il Pokémon eseguì, tendendo con le mani la sua conchiglia e utilizzandola come uno scudo.  Il piano della ragazza funzionò. Oshawott arretrò di alcuni metri, ma non subì grandi conseguenze.  
«Ora usa Pistolacqua!» Dalla bocca della Lontra uscì un potente getto d’acqua che colpì in pieno l’avversario, lanciandolo in aria. Anche in questo caso il Capopalestra non perse minimamente la calma. «Usa Cuordileone!» Il corpo del Pokémon Cagnolino si illuminò di marrone chiaro, e anche i suoi occhi fecero altrettanto.  
«Oshawott! Colpisci con Acquagetto!» Il corpo del Pokémon Lontra si rivestì d’acqua, diventando come una sorta di proiettile impazzito. «Forza, Lillipup, usa Riduttore!» Ordinò il Capopalestra. Il Pokémon Cagnolino sferrò un potente attacco, reso ancora più potente dalla forza di gravità. I due Pokémon si scontrarono a metà campo, generando una potente esplosione. Quando la polvere si depositò, il risultato della lotta era chiaro a tutti.  
«Lillipup non è più in grado di lottare. Vince Oshawott.» Dichiarò l’arbitro elettronico. «Ritorna, Lillipup. Hai fatto un grandissimo lavoro.» Spighetto richiamò il suo Pokémon. «Se vuoi puoi sostituire anche il tuo.» Le ricordò il Capopalestra. «Amico vuoi continuare o preferisci riposare un pochino?» Chiese al Pokémon. «Sha! Sha!» Rispose. «Bene, allora possiamo continuare!» Dichiarò il Capopalestra. «Pansage! Tocca a te!» Il Capopalestra mandò in campo la scimmietta elementale di tipo Erba. «La prima mossa tocca alla sfidante!» Dichiarò l’arbitro elettronico.  
«Oshawott! Usa Acquagetto!» Ordinò l’Allenatrice. Il Pokémon Lontra si rivestì d’acqua e si lanciò contro l’avversario. «Difenditi con Frustata!» Dalla testa del Pokémon spuntarono delle spesse liane. Le incrociò davanti a  sé per proteggersi. “Hei! Ma è la stessa tecnica che ha usato la Snivy di Ash!” Pensò. “Ma come posso contrastare una tecnica del genere?”
«E  ora lancialo!» Le liane, compresse dall’attacco, vennero rapidamente rilasciate e, come molle, lanciarono l’avversario al lato opposto della Palestra. «Oshawott non è più in grado di lottare. Vince Pansage!» Dichiarò l’arbitro elettronico.
Anita si affrettò a farlo rientrare nella Poké Ball. «Sei stato fantastico!» Si rivolse alla Poké Ball.
Spighetto era piuttosto perplesso. Perchè chiedergli nuovamente di lottare se, fino a quel momento, la lotta era stata identica alla precedente? Cosa aveva in mente quella ragazza?
«Molto bene! Lillipup! Mostriamogli quello che abbiamo imparato!» La ragazza sembrava sicura ed entusiasta, ma nonostante questo, il Capopalestra rimase impassibile.
«La prima mossa  tocca al Capopalestra!» Dichiarò l’arbitro elettronico. 
«Bene, Pansage! Usa Graffio!» Il Pokémon Scimperba si mise a correre contro l’avversario. Aveva una mano dalla forma acuminiata, con degli artigli che riflettevano la luce.
Per il momento il copione era identico alla lotta precedente, aumentando ulteriormente i dubbi del Capopalestra. Contrariamente all’altra volta, Anita appariva piuttosto tranquilla. 
Sembrava quasi che le andasse bene.
«Attacca con Rogodenti!» Ordinò la ragazza, accennando un sorriso. Si era tenuta l’arma segreta fino al momento in cui non era realmente necessaria.
La Pokémon si mise a correre in direzione dell’avversario, con la bocca rivestita di fuoco e i denti acuminati in bella vista. 
«Pansage! Schiva e rallentalo con Semitraglia!» Ordinò il Capopalestra, cosciente del fatto che un attacco di quel genere avrebbe potuto causare grandi danni al suo Pokémon.
La scimmietta di tipo Erba cominciò a sparare dalla bocca una grandissima quantità di semi colorati tra il giallo e il verde, che colpirono il terreno con forza, generando una gigantesca nuvola di polvere. Era impossibile vedere ad un palmo dal naso. La Lillpup era bloccata, incapace di reagire.
«Lillipup non è il solo Pokémon ad aver imparato delle nuove mosse. Anche Pansage l’ha fatto, non è così?» Chiese, retoricamente il Capopalestra, accennando, a sua volta, un sorriso.
«Pansage! Usa Rocciotomba!» Il Pokémon Scimperba, ancora sospeso in aria, grazie al precedente Semitraglia, generò dalle braccia un gigantesco masso, che scagliò contro il campo di lotta.
Poi un altro.  E un altro ancora.
Anita era consapevole di dover reagire, o avrebbe perso di nuovo. E aveva paura di quello che sarebbe potuto succedere. Si sarebbe meritata ancora la fiducia di Ash e Serena? Ma soprattutto si sarebbe meritata, nuovamente la fiducia dei suoi Pokémon?
Quei pensieri la bloccarono. Di nuovo.
«Forza! Dovete reagire! Potete farcela!» Carlos si alzò dal suo posto ed incoraggiò la sfidante.
Non era una cosa che era solito fare, ma in quel caso glielo doveva, dopo quello che era successo. Fare il tifo per lei, era un suo piccolo modo per sdebitarsi. 
Ha ragione! Non possiamo stare ferme” Pensò Anita. 
«Lillipup! Dobbiamo reagire! Cerca di muoverti il più veloce possibile, mandiamolo in confusione!» Ordinò la giovane Allenatrice.
Ormai la polvere si era diradata. La Pokémon era quasi totalmente circondata dalle rocce. Sembrava fosse in trappola. Vi era solo una via d'uscita e,  con tutta probabilità, si trattava di una trappola.
«Forza, Pansage! Completa l’opera!» Ordinò il Capopalestra. Il Pokémon Scimperba generò, con gli arti superiori l’ennesimo masso, e lo scagliò.
«Lillipup!» Si limitò a dire Anita, paralizzata. «Manca solo l’ultimo tocco!» Si limitò a dire il Capopalestra, mentre il suo Pokémon 
si apprestava a lanciare un gigantesco masso contro l’avversaria. Era chiaro a tutti cosa sarebbe accaduto se l’attacco fosse andato a segno.
Anita era disperata e la sua Pokémon riusciva benissimo a percepirlo. Aveva capito che, in quelle situazioni, se la sarebbe dovuta cavare da sola.
Ormai il gigantesco masso era a pochissima distanza. Sarebbe stata colpita.
Un enorme boato fece tremare l’intera Palestra. Il masso aveva colpito il centro di quella trappola. 
«No! Non di nuovo! Sono una totale incapace!» Si disperò Anita. Allargò le braccia e piegò le ginocchia, in preda alla disperazione. Nella Palestra era calato un silenzio irreale. 
«Aspetta, Ash, c’è qualcosa che non torna.» Commentò Serena, rivolgendosi al ragazzo. «Hai notato che ancora non è stato dato l’esito della Lotta?» Gli fece notare Serena. «L’altra volta, invece, l’avevano annunciato subito.» Aggiunse.
Il ragazzo rifletté rapidamente. Effettivamente Serena aveva ragione. 
Da regolamento le persone che assistevano alla lotta non potevano intervenire, ma, a causa di un cavillo regolamentare,  nulla impediva ai Pokémon di farlo. 
Ash si girò verso Pikachu e gli sussurrò qualcosa all’orecchio. Il Pokémon, sentite le parole del suo Allenatore, scese dalle tribune e raggiunse Anita. Si mosse rapidamente e raggiunse la ragazza in pochi istanti.
«Ehi! Pikachu? Che succede?» Chiese la ragazza. Il Pokémon, sfruttando le sue doti attoriali affinate negli anni, si mise sulle zampe posteriori e, con gli arti anteriori tirò alcuni pugni in aria. «Pika?» Chiese.
«Mi stai parlando della lotta?» Chiese la ragazza. Il Pokémon fece un piccolo gesto di affermazione con il capo, quindi si sdraiò per terra con le zampe divaricate.
«Vuoi dirmi che la lotta non è finita? Ma Lillipup…» Pikachu, tornato sulle quattro zampe, si limitò a toccare il terreno del campo lotta con la coda. «Vuoi dirmi che è sottoterra? Ma Lillipup non conosce…» La ragazza non riuscì a terminare la frase. Il terreno iniziò a tremare. Non molto distante dalla trappola di rocce, Lillipup emerse dal terreno. 
«Hai ragione! Ha imparato fossa!» Si complimentò la ragazza. E, a quanto pareva, le sorprese non erano finite. Il corpo di Lillipup si stava illuminando di una luce bianca, tendente all’azzurro. 
«Si sta evolvendo!» Commentarono tutti i presenti. Il corpo della Pokémon crebbe di dimensioni, la peluria blu sulla schiena divenne più lunga, trasformandosi in una sorta di mantello, che ora rivestiva anche la coda.
Il pelo sulla faccia mutò di forma, trasformandosi, nella parte inferiore in una sorta di baffo, mentre nella parte superiore in una sorta di cresta a tre punte.
Nel complesso, l’espressione della Pokémon era diventata più seria e meno giocosa. Anita non perse tempo e scansiona l’appena evoluta Lillipup con il suo Smart Rotom. «Herdier, Pokémon Fedeltà, tipo Normale, esemplare femmina, evoluzione di Lillipup. È molto intelligente e si affeziona con facilità. Secondo alcune teorie sarebbe stato il primo Pokémon a diventare il compagno degli umani. Mosse conosciute Azione, Morso, Rogodenti, Fossa. Abilità Prepotenza.» Anita rimase alcuni istanti in silenzio.
«Cos’è l’abilità Prepotenza?» Chiese. 
Lo smart Rotom rispose immediatamente. «Prepotenza è un’abilità Pokémon che permette al Pokémon che entra in campo di rendere gli attacchi avversari meno forti.» Rispose il dispositivo.
Forte dell’evoluzione della sua Pokémon, Anita accennò un sorriso. Prima di riprendere la lotta, la ragazza si inginocchiò verso Pikachu e gli diede una carezza sulla testa.
«E grazie a te. Senza il tuo aiuto, sarebbe finita come l’altra volta.» Il Pokémon le sorrise. 
«La lotta può riprendere!» Dichiarò il Capopalestra. «Ora che Lillipup si è evoluta, possiamo finalmente metterla alla prova. Usa Graffio!» Il Pokémon Scimperba si mise a correre contro l’avversario. Aveva una mano dalla forma acuminiata, con degli artigli che riflettevano la luce.
Anita rimase attendista. Ora che Lillipup si era evoluta, era diventata più forte, anche fisicamente. 
Ormai la scimmietta era a un passo dall’attaccare Herdier. «Adesso! Attacca con Rogodenti!» Ordinò Anita. La Pokémon si girò di scatto e saltò sull’avversario, mordendogli una spalla con le zanne infuocate.
«E ora lancialo!» Oridnò. La Pokémon, grazie ai potenti muscoli del collo, mosse con foga la testa e scagliò l'avversario contro le barriere. Il rumore fu assordante e l’impatto fu talmente violento da creare un buco nella stessa. 
«Pansage non è più in grado di lottare. Vince Herdier. Di conseguenza si aggiudica la lotta la sfidante.» Dichiarò l’arbitro elettronico. Anita non voleva crederci.
«Abbiamo… abbiamo vinto?» Chiese, ancora incredula.
Nel frattempo venne raggiunta da Ash, Serena e Carlos. «Alla fine ci siete riusciti. Non era facile, ma avete fatto un lavoro straordinario.» Si complimentò Ash. «A dire il vero è merito vostro. Se non aveste fatto tutto quello che avete fatto…» Serena le sorrise. «Non dire così. Alla fine ad aver lottato siete stati tu e i tuoi Pokémon. Se avete vinto è solo merito vostro.» 
Nel mentre, Spighetto aveva recuperato la medaglia della Palestra.
«Questa è la Medaglia Tris, è la prova che tu e i tuoi Pokémon avete sconfitto questa Palestra. Ti restano ancora nove lotte in Palestra, prima di poter affrontare la Lega. E, ricorda, ogni volta che sfidi una Palestra, anche le lotte successive saranno più difficili.» Detto questo, il Capopalestra e la ragazza si strinsero la mano.
«Come sarebbe a dire che ad Unima ci sono dieci Palestre?» Chiese Ash. «Io sono sempre stato abituato ad otto.» Aggiunse. «Unima è una regione molto grande, con tante grandi città. Per evitare che ci fossero delle inutili rivalità, la Lega ha deciso di concedere ad altre due città di avere la loro Palestra. Anche un’altra città ha mandato la sua candidatura, ma non sappiamo se verrà accettata o meno.» Spiegò il Capopalestra.
Ash, sia pure un po’ perplesso, accettò la cosa. Quello che gli importava davvero era che Anita fosse stata in grado di vincere la sua prima medaglia.
Anita estrasse dalla sua borsa il portamedaglie, un dono della Professoressa Aralia. Era realizzato in metallo ed era dipinto di nero e rosa. Era leggermente più grande rispetto a quelli a cui Ash era abituato, e la cosa aveva senso, dato che doveva contenere dieci medaglie.
All’intero era rivestito da della gommapiuma nera, sagomata in modo da poter contenere le medaglie. 
Anita non fece in tempo ad infilarla, che subito venne richiamata dal Capopalestra.
«A-A-A, prima di metterla nel portamedaglie dobbiamo scattare la foto di rito.» La ragazza era un po’ spaesata. Di certo non si aspettava che il cerimoniale post lotta prevedesse anche questo.
Si avvicinò lentamente al Capopalestra, tenendo ancora in mano la Medaglia Tris appena vinta. 
«Carlos?» L’assistente comprese immediatamente. Si allontanò dal gruppo per precipitarsi in uno stanzino poco lontano. Aprì la porta e vi entrò per alcuni istanti. 
Tornò poco dopo con, appesa al collo una grossa macchina fotografica. Era realizzata da una nota azienda di Kanto.
Spighetto si avvicinò ad Anita e la invitò a mostrare in camera la medaglia appena vinta. 
Carlos scattò alcune foto da diverse prospettive, ma ad un certo punto si fermò.
«Credo che sarebbe giusto che anche i veri protagonisti di questa lotta, facciano parte delle foto, non credete?» Propose.
I due capirono al volo, mettendo mano alle loro Poké Ball.
«Venite fuori!» La ragazza ed il Capopalestra fecero uscire i loro Pokémon. Tanto i Pokémon del Capopalestra, quanto Oshawott, avevano ripreso i sensi, sebbene fossero ancora un po’ acciaccati.
«Sha?» Oshawott guardò la sua compagna di squadra, era cambiata… era cresciuta… 
Anita notò immediatamente la perplessità del suo Pokémon iniziale. «È sempre lei, solo che… si è evoluta.» Gli spiegò l’Allenatrice. «Un giorno o l’altro toccherà pure a te.» Gli spiegò con un sorriso. «Sha?» Il piccolo Pokémon era perplesso. Si trovava bene così. In quel momento non credeva di avere motivi per evolversi.
Carlos scattà delle altre foto, in cui erano presenti anche i Pokémon. «E ora, se non vi dispiace, vorrei immortalare anche voi.» Ash, Serena e Pikachu si avvicinarono alla coppia.
Scattate le ultime foto, finalmente i tre poterono uscire dalla Palestra. Era ancora presto per pranzare, sarebbero tornati lì più tardi.
«Hey, Ash! Visto che non avete molto da fare, cosa ne pensi di una lotta?» Gli propose Carlos. Certo. Si ricordava com’era andata l’altra volta, ma l’entusiasmo causato da quella lotta, gli aveva fatto venire voglia.
«Per me va bene. Se non vi dispiace, ovviamente.» Rispose il ragazzo, cercando l’intesa delle ragazze. A giudicare dalla loro espressione, sembrava non ci fossero particolari problemi.
Certo, Serena avrebbe preferito allenarsi in vista del primo Varietà, che avrebbe dovuto disputare da lì a breve, ma sapeva benissimo quanto Ash ci tenesse alle lotte.
Pikachu fece per scendere dalla spalla del ragazzo e per schierarsi in campo, ma venne fermato da Ash. «Mi dispiace, amico, ma questa volta vorrei che a lottare fosse qualcun’ altro.» Gli Spiegò il ragazzo. «Pika?» Il Pokémon era piuttosto deluso, ma decise comunque di accettare la decisione.
«Umbreon! È il tuo momento!» Carlos mandò in campo il suo fidato Pokémon. D’altra parte non aveva alternative, sebbene non volesse darlo a vedere.
«Snivy! Scelgo te!» Ash mandò in campo la nuova arrivata, scatenando la perplessità dei presenti, Carlos su tutti.
«Ma sei sicuro che…?» Gli chiese Carlos.
Tanto l’allenatore, quanto soprattutto la Pokémon lo guardarono con aria perplessa. Snivy era felice di essere stata scelta, significava che Ash si fidava di lei.
«Cominciamo o dobbiamo restare qui a guardarci negli occhi?» Carlos era impaziente di lottare. Già pregustava la sua vittoria, contro un'avversaria apparentemente semplice, nonostante l’esperienza del suo Allenatore.
«Cominciate pure voi.» Li invitò Carlos.
Ash non se lo fece ripetere due volte. «Molto Bene, cominciamo con Attrazione!» La Pokémon fece un occhiolino al bersaglio e scagliò contro lo stesso una grande serie di cuori.
«Umbreon! Cerca di resistere!» Lo incoraggiò Carlos, ma era troppo tardi. Ormai il suo Pokémon era stato colpito dall’attrazione avversaria. «Proviamoci comunque! Usa Attacco Rapido!» Umbreon rimase fermo, immobile. 
«Questa è una delle conseguenze dell’innamoramento.» Commentò Spighetto, rimasto ad assistere alla lotta. «Quando un Pokémon è innamorato, non può attaccare.» Spiegò.
«Bene Snivy, attacca con Vorticerba!» La Pokémon spiccò un salto e generò dalla coda un gigantesco tornado di foglie affilate, che scagliò addosso al bersaglio.
Umbreon venne avvolto da una potente corrente e sollevato in aria. Snivy ruotò su se stessa, dirigendo verso il basso la corrente d’aria, facendo scaraventare.
Infine la Pokémon atterrò delicatamente.  
Umbreon era un po’ frastornato, ma ancora in grado di continuare. 
«Vai con Palla Ombra!» Ordinò. Il Pokémon generò dalla bocca una sfera di energia oscura dal colore violaceo, vicino al nero. Viaggiava ad una grande velocità e, ben presto, avrebbe colpito il bersaglio.
«Respingila al mittente con Frustata!» Dalle protuberanze sulla schiena della Pokémon uscirono due lunghe liane, che colpirono la sfera di energia. 
Con un rapido movimento, ora la sfera di energia era in rotta di collisione contro Umbreon, senza che né lui né il suo Allenatore potessero fare nulla.
L’impatto fu inevitabile. L’esplosione che si generò tra l’attacco e il Pokémon fu piuttosto violenta, ma ancora Umbreon sembrava ancora in grado di lottare. 
Carlos stava iniziando a dare i primi segni di frustrazione. Non era ancora riuscito a toccare Snivy in alcun modo. 
«Magari con una mossa ravvicinata riusciamo ad attaccare! Prova con Attacco Rapido!» Umbreon si mise a correre contro l'avversaria, diventando quasi invisibile. 
«Chissà cosa si inventerà ora.» Si chiese Serena.
«Forza, Snivy! Rallentalo con Frustata!» Nuovamente dalle protuberanze sulla schiena della Pokémon uscirono delle lunghe fruste, che ben presto raggiunsero l’avversario, facendolo cadere di muso.
«Chiudiamola con Vorticerba!» La Pokémon spiccò un salto e generò dalla coda un gigantesco tornado di foglie affilate, che scagliò addosso al bersaglio.
Umbreon venne avvolto da una potente corrente e sollevato in aria. Snivy ruotò su se stessa, dirigendo verso il basso la corrente d’aria, facendo scaraventare.
Infine la Pokémon atterrò delicatamente, quindi, notando l’avversario riverso a terra, privo di sensi saltò di gioia. Era riuscita a sconfiggerlo. Aveva ripagato la fiducia che Ash aveva riposto in lei.
Umbreon cadde a terra, sconfitto. 
L’espressione sul volto di Carlos mutò, divenendo piuttosto delusa, ma con un pizzico di soddisfazione. Per la seconda volta, Ash aveva dimostrato cosa volesse dire essere un Campione.
«Sei davvero incredibile! Con una semplice Snivy sei riuscito a sconfiggere il mio Umbreon!» Carlos tentò di congratularsi.
Ash e la sua Snivy fecero la stessa espressione, erano entrambi abbastanza contrariati. 
«Oh… Lei non è una semplice Snivy. Lei è una Snivy che più di tutti desidera diventare più forte. E ci mette tanto, tantissimo impegno. Io semplicemente cerco di assecondare il suo desiderio.» Spiegò Ash, incontrando il favore della sua Pokémon. Carlos non capiva. Davvero bastava solo desiderare di diventare più forti per ottenere risultati del genere?
«Anch’io desidero diventare più forte. Io e Umbreon, anche quando era ancora un Eevee, ci allenavamo ogni giorno. Per migliorare. Siamo anche riusciti a sconfiggere degli sfidanti… ma voi siete proprio ad un altro livello!»
Il ragazzo si inginocchiò, quasi a pregare. 
Le ragazze si misero una mano davanti alla bocca per nascondere una risatina. Sembrava gli volesse chiedere di sposarlo.
«Posso diventare un vostro compagno di viaggio? Desidero più di ogni altra cosa diventare più forte e sono sicuro che tu sarai il maestro più adatto.»
L’espressione di Ash mutò. Per quanto si sforzasse, però, non riusciva a nascondere un sorriso. 
«Per me andrebbe anche bene… più siamo più ci divertiamo… ma non dipende solo da me. Lo sai.» Ash si voltò verso le ragazze. Notando come l’espressione delle due fosse rimasta imperturbabile, Carlos decise di sfoderare qualche freccia.
«Vi prometto che cucinerò io per voi… avete avuto modo di vedere che me la cavo piuttosto bene ai fornelli…» Niente. L’espressione delle ragazze non era cambiata di una virgola.
«Vi chiedo scusa se ho finto di essere il Capopalestra. Volevo solo rendere la vita più facile a Spighetto e agli altri. E così…»
Le due ragazze si scambiarono uno sguardo d’intesa.
«Sei dentro.» Lo accolse Serena. Carlos era entusiasta. Sapeva che avrebbero dovuto lavorare duramente, ma il fatto di avere come maestro il Campione del Mondo gli avrebbe dato una grande motivazione.
«Allora vado a prepararmi! Potremo partire dopo pranzo, cosa ne dite?» Propose Carlos. Non avendo altro da fare, Ash e le ragazze accettarono.
«Prima di partire, però dovremo fare un salto al Centro Pokémon, però. Meglio sempre assicurarci che tutto sia a posto prima di partire» Serena aveva appena finito di consultare il suo Smart Rotom.
Dopo pranzo, i quattro raggiunsero il Centro Pokémon della città. In quel momento il Centro era praticamente vuoto.  
A parte loro e l’Infermiera Joy, solo una donna.
Indossava un camice da laboratorio e aveva dei lunghi capelli blu scuro, tenuti fermi da un fermacapelli rosa a fiori. Aveva un paio di occhiali da vista.
Accanto a lei un piccolo Pokémon quadrupede dalla forma tondeggiante. Era principalmente di colore rosa. Sul suo corpo era presente una fantasia a fiori viola e rosa scuro. Sembrava levitare ed era circondato da una sorta di fumo scuro.
La donna stava parlando con l’Infermiera Joy, probabilmente riguardo al Pokémon che l’accompagnava.
Anita scansionò il Pokémon che accompagnava la donna con il suo Smart Rotom.
«Munna, Pokémon Divorasogni. Tipo Psico. Esemplare femmina. Quando Munna mangia i sogni di qualcuno, questi dimentica che cosa ha sognato. Galleggia costantemente in aria. Mosse conosciute: Ipnosi, Mangiasogni, Palla Ombra, Forza Lunare.»
La ragazza ripose lo Smart Rotom nella sua borsa. 
«Aspetta un attimo.» La fermò Carlos. «Ma nella foto del Pokédex è diverso.» Anita riprese il suo Smart Rotom e cercò ulteriori informazioni sul Pokémon.
«Qui dice che se emette del fumo scuro ha divorato degli incubi. Oppure se è molto preoccupato.»
I quattro si avvicinarono al bancone dell’Infermiera, per far controllare i loro Pokémon. Nel farlo sentirono parte della conversazione tra la donna e l'Infermiera.
«Escluderei il fatto che abbia mangiato degli incubi, se come mi hai detto è successo da questa mattina, allora è più probabile che sia preoccupata per qualcosa o qualcuno.» Spiegò l’Infermiera.
«Oh, scusate se vi ho fatto perdere tempo.» Si scusò la donna. «Ero preoccupata per la mia Pokémon e…» Ash le sorrise. «Non ti preoccupare. Anzi. Ti aiuteremo. Puoi dirci quello che è successo?» Le chiese Ash.
«Oh, scusate. Non mi sono presentata. Mi chiamo Zania. Sono una scienziata che lavorava al Cantiere dei Sogni. Prima che succedesse qualcosa che in questo momento non ricordo. Stavamo svolgendo alcuni esperimenti per poter ottenere energia pulita dal Fumonirico di Munna e Musharna. Mentre svolgevano alcuni studi, ci fu una gigantesca esplosione. Io ed i miei colleghi siamo stati soccorsi da un tizio che allenava un Hypno. A parte questo  non ricordo altro.» Spiegò.
«Ora scusatemi, ma devo andare. Il lavoro mi chiama!» La donna, scortata dalla sua Munna, uscì dal Centro Pokémon. La donna si allontanò e uscì dall’edificio.
«Ciao, ragazzi! Ora sono a vostra disposizione, volete che dia un’occhiata ai vostri Pokémon?» Dalla porta dietro al bancone fece capolino una strana creatura.
Era un Pokémon bipede e paffutello, di colore rosa e crema, a eccezione degli occhi, di colore azzurro. La parte superiore di testa e orecchie era rosa, mentre quella inferiore crema. Le orecchie ricadevano ai lati della testa. Nella parte inferiore della testa erano presenti due appendici che assomigliano a uno stetoscopio. Il torso era rosa sui fianchi e sulla schiena, mentre sul ventre era color crema. Le braccia, dotate di tre dita, invece, erano rosa. Le gambe erano corte e color crema, con due dita ai piedi, piuttosto corte. 
Anita scansionò la strana creatura con il suo Smart Rotom.
«Audino Pokémon Ascolto. Tipo Normale. Esemplare maschio. Questo Pokémon dal cuore tenero è in grado di percepire le condizioni fisiche e mentali di chi tocca con le antenne. Mosse conosciute: Ondasana, Salvaguardia, Protezione.»  
Ash e gli altri posarono le Poké Ball nel bancone, in modo che l'Infermiera potesse raccoglierle. Pochi istanti dopo, lo stesso Pikachu saltò sul bancone.
«Chiedo scusa se sono indiscreta, ma… qualcosa non mi torna.» L’Infermiera si fermò dal sistemare le Poké Ball sul carrello.
«Dimmi tutto… Serena, giusto?» Le rispose l'Infermiera. «Non capisco una cosa. Ma se la Professoressa Zania ha lavorato a stretto contatto con Munna e Musharna, non dovrebbe sapere come mai è circondata da del fumo scuro?» Chiese.
L’infermiera riprese il suo lavoro. «Non saprei dirvelo. Da un paio di giorni si presenta qui. Sempre allo stesso modo. Io cerco di rassicurarla. Alcuni mesi fa ci fu l’incidente al Cantiere dei Sogni, ma lei si comporta così solo da alcuni giorni.» Spiegò l’Infermiera. «Da allora, praticamente ogni giorno, Zania andava al Cantiere a prendersi cura di una colonia di Munna e Musharna che si era trasferita nelle rovine del Cantiere. Aveva spiegato di come, dopo l’esplosione, in quelle rovine, vi si fosse concentrata una strana energia che ha attirato diversi Pokémon. Per loro era un luogo sicuroe prottetto. Tra i vari Pokémon che si sono rifugiati vi sono molti esemplari di Munna e Musharna. Lei ed altri volontari se ne stavano occupando, almeno sino a qualche giorno fa.» Aggiunse. «Cosa ne dici? Potremo visitarlo?» Chiese Ash. «Si, ci mancherebbe. Prima mi occuperò dei vostri Pokémon, poi vi procurerò il necessario per visitare il Cantiere. È sicuro, ma per precauzione è meglio indossare delle protezioni. Sia mai che qualche calcinaccio decida di cadere!» Gli rispose l’Infermiera, mentre portava Pikachu e le diverse Poké Ball nel retro della postazione.
«A proposito… se volete andarci, potreste portare queste bacche?» L’Infermiera indicò un sacco dall’aria pesante posizionato poco lontano dalla porta.
I quattro raggiunsero l’area relax e si sedettero in uno dei divanetti messi a disposizione per gli Allenatori.
Di fronte al divanetto un tavolino con diverse riviste e dei giornali. Poco lontano tre distributori automatici, uno per le bevande calde, uno per snack e bevande fredde e uno dedicato al cibo per i Pokémon.
Ash, vedendo i distributori
«Volete qualcosa?» Chiese. «Scusa, ma abbiamo appena finito di pranzare! È possibile che tu abbia già fame?» Gli chiese Carlos. «No. Ci sono dei momenti in cui non ho fame. Quando dormo, ad esempio.» Gli rispose Ash, in tono scherzoso.
Dato il poco successo della sua proposta, il ragazzo si limitò a prendere un pacchetto di cornetti al formaggio per sé stesso.
Mentre Ash aveva aperto il pacchetto, diffondendo nell’aria un fetore non indifferente, Serena aveva preso uno dei giornali messi a disposizione degli ospiti. 
Era un giornale di informazione generale dedicato principalmente ai giovani allenatori. Presentava numerosissime rubiriche e articoli dedicati ai più variegati interessi.
Spaziavano dai consigli sull’allenamento al come curare al meglio i propri Pokémon, come per esempio quali prodotti usare per rendere il loro pelo più morbido e lucido, a dei consigli sul cosa dar loro da mangiare e simili.
Non mancavano inoltre interviste a celebrità del momento o Allenatori e Allenatrici che si erano particolarmente distinti.
Quello che però alla ragazza più interessava era un’altra cosa. 
Data e ora del primo Varietà che avrebbe dovuto affrontare ad Unima. 
«Eppure dovrebbe esserci…» La ragazza sfogliò nervosamente il giornale. «Ah-ha! Eccolo!» I tre guardarono la ragazza con 
aria incuriosita. «Cosa stavi cercando?» Le chiese Carlos.
«Ho deciso di viaggiare con Ash e Anita anche per partecipare ai Varietà di Unima. E, a quanto pare, il prossimo varietà si 
terrà a Eolea. Una piccola città che si trova tra Levantopoli e Zefiropoli. Sembra che verrà dedicato uno speciale alla vincitrice del Varietà!» Rispose la ragazza.
«Ma è fantastico! Non aspetto altro che vederti all’opera!» Le rispose Ash, guardandola con aria sognante.
Di ben altro avviso fu Carlos «Come sarebbe a dire “la vincitrice”? Sanno già che vincerà una ragazza?» Tutti lo guardarono come se fosse un alieno. «Sai, ai Varietà possono partecipare solo le ragazze.» Gli spiegò Serena. 
«A tal proposito… mi farebbe molto piacere se partecipassi anche te al Varietà, cosa ne pensi?» Anita rimase in silenzio.
Era una proposta che non si sarebbe mai aspettata di ricevere. 
«Non so. Ho paura che possa andare male. Ho paura di essere giudicata. E poi… non vorrei che questo pregiudicasse il motivo per cui avete deciso di viaggiare con me.» Rispose.
Ash, che nel frattempo aveva finito di mangiare e che aveva buttato il sacchetto nella spazzatura, si rivolse all’Allenatrice più giovane. «A volte distrarsi e prendersi una pausa è la scelta migliore. E poi non è mai tempo perso, quando stai accanto ai tuoi Pokémon. Anche se nei Varietà non si lotta.» Le rispose Ash.
«Ovviamente non ho esperienze dirette dei Varietà… ma ho partecipato ad alcune Gare Pokémon e posso dire che sono state illuminanti. Magari accadrà lo stesso per te con il Varietà» Le rispose Ash.
«Hai partecipato a delle gare Pokémon? Come mai non me lo avevi mai detto?» Gli chiese Serena. 
«Oh, beh… è stato davvero tanto tempo fa… pensa che ad Hoenn il campione era Adriano e non Rocco. E, nonostante siano state importanti per per affinare tecniche di lotta e per crearne di nuove, non ho mai particolarmente brillato… a parte un pareggio.» Serena lo guardò con aria dubbiosa. «Un pareggio? Ma solitamente se le gare finiscono alla pari, si va coi tempi supplementari, fino a quando non si ha un vincitore.» Ash fece un piccolo movimento con il capo, a conferma delle sue parole. «Quella era una gara semiufficiale. Non era direttamente gestita dalla Commissione Attività Pokémon. Per cui si applicavano delle regole diverse.» Il ragazzo si mise a rovistare nel suo zaino, fino a trovare un mezzo fiocco.
«Eccolo qui. È diventato un portafortuna. Mi chiedo se anche Vera lo custodisce ancora.» Serena lo guardò con aria stranita. «Non mi avevi mai raccontato del fatto che avessi gareggiato contro di lei.» Le rispose Serena. «Pensavo te lo avesse raccontato.» Controbattè Ash.
«I vostri Pokémon sono tornati in piena forma.»
La voce dell’Infermiera li ricondusse a quello che era l'obiettivo del giorno. I quattro si avvicinarono al bancone. Appena arrivati, Pikachu saltò immediatamente addosso ad Ash. 
«Si vede che sei davvero in forma eh!» Commentò il ragazzo, accarezzando il suo Pokémon. 
«Se volete visitare il Cantiere, vi serviranno questi.» L’Infermiera prese, da un angolo del bancone cinque elmetti da cantiere. Quattro di misura normale ed uno un po’ più piccolo.
«Il Cantiere è poco lontano da qui. Al massimo un quarto d’ora a piedi. Appena entrate, mi raccomando, indossateli. Fate passare le fibbie sotto al mento e chiudete. Almeno così non vi rischia di cadere.»
Congedatisi con l’Infermiera, il gruppo partì alla volta del Cantiere. Serena aveva impostato le coordinate sulla app delle mappe del suo Smart Rotom e aveva cominciato a guidare il gruppo verso la destinazione.  
Camminarono per diverso tempo, seguendo le indicazioni della ragazza.
«Siamo sicuri che sia la strada giusta? Stiamo camminando da non so quanto tempo… non è che intendeva quindici ore?» 
Si lamentò Ash. 
«Tranquillo… siamo praticamente arrivati.» Lo rassicurò Serena. 
Dopo un altro po’ di strada, finalmente i quattro giunsero al luogo indicato sulla mappa. Era un enorme complesso di edifici.
Sembrava fossero stati parzialmente distrutti da una violenta esplosione.
Gli edifici, nemmeno troppo tempo prima, fieri e maestosi, ora si ergevano come scheletri malmessi. Il vento che, nel frattempo si era sollevato, sembrava suonare una melodia macabra, passando per quelle che, un tempo, erano finestre. Attorno all’edificio erano presenti grandi quantità di vetri rotti, con tutta probabilità si trattava dei vetri che rivestivano l’edificio. La luce del sole gli faceva scintillare come se fossero dei piccoli gioielli.
La struttura, posizionata su una collina, sovrastava la città. Da quella prospettiva era visibile la cappa di smog che avvolgeva la città. 
«Ora che siamo arrivati, possiamo portare le bacche e iniziare ad indagare, che ne dite?» Si propose Carlos. «Sicuri di voler entrare? A me non sembra molto sicuro.» Mentre gli altri erano avanzati di alcuni passi, Anita era rimasta alcuni passi indietro. «Non pensi che se fosse veramente pericoloso, l’Infermiera Joy ci avrebbe semplicemente detto di non avvicinarci. Non credo che voglia prendersi questa responsabilità, non credi?» Carlos tentò di rassicurarla. 
La ragazza, sia pur non molto convinta, coprì la breve distanza che la separava dai tre. 
Di nuovo riuniti, i quattro indossarono i caschi dati loro dall’Infermiera. Sistemato il suo, Ash si occupò anche di Pikachu. finalmente i quattro poterono entrare all’interno del primo edificio.
«Però. Pensavo fosse messo molto peggio.» Commentò Serena, dando un rapido sguardo alla enorme stanza. Una stanza sostanzialmente vuota. 
Solo alcune librerie poggiate contro le pareti testimoniavano l’origine di quell’edificio. Appena i quattro entrarono, i numerosi Pokémon presenti all’interno li guardarono con aria sospetta. Non sembravano intenzionati ad attaccare, ma sembravano pronti a farlo.
Erano Pokémon di diverse specie, piuttosto differenti tra loro. Erano alcuni esemplari di Watchog, dei Patrat, alcuni Lillipup, dei Mareep, alcuni Zigzagoon, dei Rattata, alcuni Purrloin, delle Lilligant, alcuni Petilil, dei Minccino e dei Cinccino. 
Ash aprì il sacco e cercò con lo sguardo delle ciotole. Appena le trovò, cominciò a riempire. Pochi istanti dopo anche Serena, Anita e Carlos iniziarono ad aiutarlo.
Terminato di riempire le ciotole, i quattro si allontanarono lentamente. «Mangiate pure, sono per voi.» Li inviò Ash.
I Pokémon, non appena i quattro si allontanarono, cominciarono a mangiare.
Lo stesso accadde anche negli altri edifici. Rimaneva solamente l’edificio centrale. Il più grande e anche quello più malmesso. Ash si posizionò davanti a tutti, voleva assicurarsi di essere il primo ad entrare.
Il suo senso di responsabilità gli imponeva di assicurarsi che fosse tutto a posto.
«Aspettate. Non ho un bel presentimento.» Ash fece cenno agli altri di fermarsi. «Questo posto non mi piace per nulla.»
Aggiusne. «Penso che tu possa stare tranquillo. Se fosse pericoloso, l’Infermiera non ci avrebbe mai permesso di venire qui, se non fosse sicuro, non credi?» Gli rispose Carlos.
«Ash ha viaggiato in lungo e in largo per il mondo, penso che dovremmo ascoltarlo.» Controbattè Anita. «Ma cosa credi che possa succedere!» Il ragazzo fece alcuni passi avanti, superando tutti.
«Vedete… è tutto perfettamente sicuROOOOOOOOOOOO!» Il ragazzo venne catturato da una rete dall’aria robusta.
«Presto Pikachu, liberalo, rompi la rete con Codacciaio!» Il Pokémon scese dalla spalla del ragazzo e spiccò un salto. Con un violento colpo della coda tagliò rapidamente la rete.
Il ragazzo cadde a terra di faccia. Si alzò e si scrollò la polvere di dosso. «Forse avevi ragione. Ma… cosa ci fa una trappola qui?» Il ragazzo prese in mano la rete. «Devono esserci dei bracconieri in giro. Non è una buona notizia.» Commentò Ash.
«Credi che si tratti del Team Rocket?» Chiese Serena.
«Non penso. Loro avrebbero usato delle reti più resistenti… a prova di Pikachu!» Le rispose Ash, in tono ironico. «Non possiamo scherzarci più di tanto. Team Rocket o meno ci sono delle persone pericolose in giro e non possiamo permettere che facciano del male ai Pokémon.» Aggiunse.
«E quindi… cosa vorresti fare?» Gli chiese Carlos. «Andiamo ad avvisare l’Agente Jenny? Le portiamo questa rete e le raccontiamo di quello che abbiamo visto. Così possiamo finalmente partire.» Propose.
«Non credi che sia da irresponsabili? E se, nel mentre noi siamo via, arrivano e riescono a catturare dei Pokémon?» Gli chiese Serena. «Non sarebbe accettabile. Hai ragione. Ma allora cosa proponi di fare?»
«Visto il tuo grande talento nel cacciarti nei guai, potresti far scattare le altre trappole. Magari così, vedendo che le trappole sono scattate…» Propose Ash.
«No. Io non ho voglia di sbattere di nuovo a terra. Una volta mi basta e avanza.» Gli rispose. 
«Non preoccuparti. Prima dovevamo liberarti in fretta e abbiamo agito d’istinto. Questa volta saremo più preparati.» Il ragazzo prese una delle sue Poké Ball dallo zaino.
«Però vi chiedo di fare attenzione… il suo modo di mostrare affetto è piuttosto… soffocante» Serena cercò di non ridere. Lei aveva potuto provarlo in prima persona e non era sicura di volerlo ripetere.
«Dragonite! Ho bisogno del tuo aiuto!» Dalla Poké Ball del ragazzo si materializzò un Pokémon draconico bipede dal colore arancione. Era alto e massiccio.
Non appena uscita dalla Poké Ball, Dragonite si avventò contro Anita e Carlos, stringendoli in un forte abbraccio. «Aiut«Aiutoh! Non respiro!» Si lamentò Carlos.
Dello stesso avviso fu Anita. «Dovete perdonarla.» Si scusò Ash. «È sempre entusiasta di fare nuove amicizie… ma non sempre riesce a dosare la sua forza.» Alla fine  la Pokémon mollò la presa sui due malcapitati.
«Beh… ora si che mi sento al sicuro. Tra cadere faccia a terra e rischiare di venire stritolato non so cosa sia peggio!» Il ragazzo, sentendo addosso la pressione dei presenti, cambiò rapidamente idea.
«E va bene! Ma non crediate che possa davvero trovare le trappole… è stata solo FortunAAAA!» Dopo pochi passi il ragazzo venne catturato dalla seconda trappola.
Pochi istanti dopo il ragazzo venne soccorso da Dragonite. La Pokémon tenne la rete con una delle braccia, mentre, sfruttando i suoi artigli affilati, riuscì a tagliare la corda che teneva la rete.
Riuscì a far atterrare Carlos in tutta sicurezza.
«Grazie.» I tre non riuscirono a non ridere. Carlos aveva proprio un talento naturale per cacciarsi nei guai.


«Molto bene! Sembra che le trappole siano scattate. Potremo mettere le mani su di un ricco bottino!» Un uomo di circa quarant'anni, aveva appena ricevuto diverse notifiche sul suo dispositivo.
«Scusa se te lo dico, fratello, ma non credi che sia un errore? Sappiamo bene che si tratta di Pokémon notturni! Non credi che sia un falso allarme? Magari qualche altro Pokémon, magari qualche ragazzino incauto…» Gli rispose un altro uomo più o meno della stessa età. «Se si tratta di qualche ragazzino, gli daremo una lezione che non dimenticherò facilmente… se si tratta di un Pokémon, noi non facciamo distinzioni. Qualsiasi Pokémon può fruttarci dei bei soldi!» Lo spronò l’altro.
«Allora andiamo, prima che cambi idea. Sai bene che il capo  non ne sarebbe affatto contento»
I due scesero dal retro del loro furgone e uno dei due si sedette al lato del guidatore. Il mezzo partì dopo un po’ di insistenza. 


Nel mentre, al Cantiere dei Sogni apparentemente Carlos era riuscito a beccare tutte le trappole. I quattro fecero per andarsene, quando, ad un certo punto, qualcosa attirò l’attenzione di Anita.
«Avete sentito anche voi?» Un suono basso e lontano stava cominciando a diffondersi. «Ho paura che siano quelli che hanno messo queste trappole… cosa facciamo?» Chiese, piuttosto intimorita.
«Li affronteremo. Non abbiamo altra scelta.» Le rispose Ash. «Sei sicuro? E se fossero armati? E se ci tendessero un’imboscata?» La ragazza era sempre più preoccupata.
«Stai tranquilla, non è la prima volta che affrontiamo dei bracconieri. Anzi. Non c’è stata regione in cui abbiamo viaggiato in cui non abbiamo avuto a che fare con dei bracconieri… Purtroppo.» Rispose Ash.
«E tu li hai sempre affrontati senza preoccuparti dei rischi? Ci vuole davvero tanto coraggio!» Si congratulò Anita.
«Non ho mai fatto nulla da solo. Da solo fai poco o niente.» Rispose il ragazzo.
Pochi istanti dopo, il rumore si arrestò.
«Forse sono arrivati.» Commentò Carlos. 
I due erano scesi dal loro furgone. Uno di loro aveva aperto la porta scorrevole del mezzo e aveva passato al suo collega uno sparareti. «Almeno così non torniamo a mani vuote.» Commentò.


«E cosa vuoi prendere? Dei Lillipup? Così il capo ci riderà davvero in faccia!» Gli rispose il collega. «Vedremo strada facendo. Devo ricordarti che se siamo qui, è tutta colpa tua.» Controbattè l’altro.
«Che importa? Ora siamo qui e dobbiamo stare attenti o potrebbero scoprirci.» Gli rispose l’altro, facendo sbuffare il collega. Sistemate le loro armi, cominciarono a dirigersi verso uno degli edifici. 
Il primo dei due tirò un calcio alla porta, la quale si aprì senza protestare.  I Pokémon lì presenti rimasero tranquilli. «Bene, bene, bene… quanti bei Pokémon abbiamo qui!» Commentò uno dei due, senza scatenare alcuna reazione.
«Direi che possiamo procedere! Hypno! Usa Nube!» Uno dei due uomini aprì una delle sue Poké Ball e la lanciò, facendo uscire dalla stessa un fascio di luce dal colore bianco-azzurro.
Quest’ultimo, in pochi istanti si trasformò in una creatura dal colore giallo e dall’aspetto umanoide. Il collo era coperto da una folta pelliccia bianca. 
Aveva un grosso naso, delle grosse orecchie appuntite e degli occhi piccoli.  Teneva con una delle mani un pendolo legato da una cordicella. Appena entrato generò dalla bocca una grossa nuvola dal colore scuro.
I due uomini indossarono delle maschere, per proteggersi dal gas.
In pochi istanti la stanza si riempì di un fumo nero. L’aria divenne irrespirabile. Diversi Pokémon cominciarono a tossire e a  respirare con fatica. Si udirono diversi fischi in rapida successione. 
«E ora tocca a Te!» Gridò l’altro, lanciando la sua Poké Ball. «Mandibuzz! Usa Scacciabruma!» Dalla Poké Ball dell’uomo uscì una Pokémon dall’aspetto simile ad un rapace. Il suo piumaggio era di colore marrone. Nel suo corpo erano presenti diverse ossa, come sulla cresta o nella parte inferiore del corpo. L’osso sulla parte inferiore del corpo ricordava una sorta di mascella. «Crah!» Gridò la Pokémon. Prima di mettersi a sbattere ripetutamente le sue ali, facendo rapidamente scomparire la nube.
I due uomini sorrisero quando videro lo spettacolo che si palesò dinanzi ai loro occhi. 
I Pokémon che ritenevano più preziosi, ossia le Lilligant, i Minccino e i Cinccino, erano stati rinchiusi in delle spesse reti, con gli altri Pokémon rimasti impassibili dinanzi allo spettacolo che si era palesato. 
Troppo spaventati per poter agire. 
«E ora usa Psichico!» Ordinò l’allenatore di Hypno. Questi, muovendo il suo pendolo, creò un’onda che sollevò tutti i Pokémon imprigionati nelle reti. «E ora portali al furgone!» L’Hypno seguì il comando, spostando i Pokémon con i suoi poteri. 
Li condusse e li scagliò con violenza nel retro del mezzo. 
Sempre sfruttando i suoi poteri, fece scattare la serratura. Ora, per i Pokémon sul retro, era veramente impossibile fuggire. Poco dopo, il Pokémon tornò dai due. «Benissimo, ora che siamo sicuri di non aver fatto un viaggio a vuoto, possiamo pensare al motivo per cui ci hai fatto venire qui.» I due abbandonarono l’edificio e si diressero verso l’edificio centrale.


I quattro erano rimasti dentro all’edificio, in silenzio. Sapevano che erano arrivati degli estranei, ma non sapevano nulla sul loro conto. Era l’idea migliore, per non mettere in pericolo Carlos e Anita. 
Ma ora sembrava che il piano si fosse sgretolato. Dei passi pesanti si stavano dirigendo verso l'edificio. «Eccoli che arrivano!» Commentò Serena. 
«Ce ne occupiamo noi!» Si offrì Ash. «Voi mettetevi al sicuro!» Anita e Carlos si allontanarono, entrando in una piccola stanza, che, in origine, era utilizzata da chi lavorava come sala svago.
«Io resto con te. So che te la cavi benissimo da solo, ma non voglio che tu corra rischi inutili.» Spiegò Serena. «Va bene, ma fai attenzione. Non sappiamo a cosa veniamo incontro.» Le ricordò il ragazzo.
Serena si limitò ad annuire.
Ormai il tempo era poco. I passi si erano fatti vicinissimi. 
Un potente calcio sfondò la porta e, pochi istanti dopo, entrarono due uomini, seguiti da un Hypno e da una Mandibuzz. I due uomini squadrarono Ash e Serena, e i due fecero altrettanto. 
«E voi cosa ci fate qui?» Chiese il ragazzo. «Siamo degli…» Uno dei due iniziò a parlare, ma si interruppe dopo poche parole. «Addetti alla manutenzione…» Rispose l’altro. Cercando di risultare credibile.
«E ci stavamo assicurando che fosse tutto a posto.» Aggiunse l’altro.
«E per farlo avete bisogno di fucili che sparano delle reti?!?» Chiese Ash, facendo finta di credergli. «Secondo te?» Rispose uno dei due uomini. «Hypno! Usa Palla Ombra!» Ordinò! «E Tu Mandibuzz! Usa Etetrelama!» Ordinò il secondo.
«Pikachu! Usa Fulmine! E tu, Dragonite, vai con Tifone!» Ordinò Ash.
Serena non fece in tempo a prendere una delle sue Poké Ball dalla borsa. I Pokémon dei due allenatori erano riversi a terra, sconfitti.
Sul corpo di Mandibuzz erano ancora visibili delle piccole scintille.
«Ora non ci resta che…» Iniziò uno. «Darcela a gambe!» Continuò l’altro. «Non così in fretta!» Il tono di Ash si fece serio. «Andiamo! Non possiamo lasciarli agire indisturbati.» Ash invitò Serena a seguirlo.
Nel frattempo, i due uomini si erano allontanati e avevano raggiunto il loro furgone. Pochi istanti dopo, il mezzo partì. 
«Cosa facciamo con Anita e Carlos?» Chiese Serena. «Adesso li inseguiamo. Poi, appena arrivati, li contattiamo, in modo da far arrivare l’Agente Jenny» Rispose il ragazzo. «Va bene. Spero solo che non si preoccupino troppo.» Aggiunse la ragazza.
«Forza, inseguiamoli!» I due salirono in groppa a Dragonite e seguirono il mezzo. Quest’ultimo, dopo alcuni giri per strade principali, passò ad una stretta strada di campagna. 
Ad un certo punto, il furgone si arrestò, su di una strada in leggera pendenza.
«Bene, ora possiamo scendere.» Dragonite atterrò e Ash e Serena scesero. I due uomini erano scesi dal furgone e uno di loro aveva preso un mazzo di chiavi.
Appena i due scesero dal mezzo, il furgone incominciò  a muoversi verso indietro, producendo un suono inquietante. 
Lentamente il mezzo iniziò a muoversi verso indietro. Inizialmente nessuno sembrò accorgersene.
«Dragonite! Vai con Tifone!» Ordinò il ragazzo.
La Pokémon obbedì, lanciando contro di due una potentissima corrente d’aria contro i due uomini, che vennero scaraventati contro un albero.
L’impatto dei due corpi contro il grosso albero fu molto violento. Diversi esemplari di Sewaddle calarono dai rami dell’albero, appesi tramite la loro bava collosa.
I Pokémon Coleottero non ci pensarono due volte ad attaccarli con il loro Millebave, legandoli al tronco dell’albero, rendendo impossibile la loro fuga. 
«Il Furgone!» Gridò uno dei due uomini. «Idiota! Hai dimenticato di tirare il freno!» Lo riprese. Il furgone si stava muovendo sempre più velocemente verso la discesa.
«Cosa fate lì impalati? Se davvero tenete a quei Pokémon, cercate di salvarli!» Si lamentò uno dei due uomini.
Con uno scatto felino, il ragazzo tentò di raggiungere il furgone, che, ogni istante che passava, acquisiva maggior velocità. Pikachu dovette stringere la presa per evitare di cadere.
Raggiunto, con fatica il mezzo, il ragazzo si appese al finestrino, fortunatamente rimasto abbassato e riuscì ad entrare. Pikachu si era accomodato sulla panca a due posti accanto al sedile di guida.
«E questo coso come si ferma?» Il ragazzo si grattò la testa. Aveva individuato i principali organi di comando, ma non il freno a mano.
A complicare ulteriormente le cose, il furgone aveva colpito un grosso sasso e aveva cambiato traiettoria, rischiando di cadere in una scarpata.
Questo non fece altro che peggiorare la situazione. Il ragazzo non aveva la benché minima idea di dove potesse essere il freno e, ormai, mancava davvero poco.
Il ragazzo, fortunatamente ebbe un’illuminazione. Pensò alla macchina di sua madre. Anche quella aveva tre posti davanti. 
E il freno era tra il sedile del guidatore e la portiera.
L’intuizione del ragazzo si rivelò corretta e riuscì ad arrestare il mezzo prima che fosse troppo tardi. Il mezzo si arrestò con uno scossone, ma il maggiore pericolo era scampato.
Dopo alcuni istanti, Ash e Pikachu scesero dal furgone e vennero raggiunti da Serena e Dragonite. 
Il ragazzo provò invano ad aprire la porta scorrevole. «Dannazione! È chiusa!» Si lamentò il ragazzo. 
Provò anche con le porte posteriori, senza successo. Serena, vedendolo in difficoltà, si avvicinò. «Tutto bene?» Chiese.
«Per nulla. Dei Pokémon sono rinchiusi qui dentro e questo coso è chiuso a chiave.» La ragazza gli sorrise.
«Beh, posso fare un tentativo.» La ragazza incominciò a cercare freneticamente qualcosa all’interno della sua borsa, fino a quando non trovò delle sue forcine.
«Speriamo funzioni.» Commentò a bassa voce, mettendosi a lavoro. 
Dopo diversi minuti, finalmente, la ragazza riuscì nel suo intento, aprendo le due porte. I Pokémon all’interno del furgone rimasero fermi e silenziosi. Sembravano terribilmente spaventati. 
Ash e Serena si accorsero di come, nonostante la porta fosse aperta, nessun Pokémon sembrava intenzionato a scendere.
«In fondo un po’ li capisco.» Commentò Ash. «Sono appena stati rapiti da dei malintenzionati e ora hanno paura delle persone.» Spiegò Ash. «Forse dovremo allontanarci e lasciare che facciano da soli.» Propose.
«E se arrivassero di nuovo quei tizi? O dei loro colleghi?» Serena era piuttosto dubbiosa. «Non ti preoccupare. Ci allontaniamo, ma restiamo nei paraggi. Così, se le cose dovessero mettersi male…» Spiegò il ragazzo. 
Serena non rispose, limitandosi a seguirlo. Per essere più discreto, il ragazzo richiamò la sua Dragonite nella Poké Ball. «Grazie, hai fatto un ottimo lavoro, ora riposa.» 
Inizialmente, l’intuizione del ragazzo non sembrò rivelarsi corretta. Nessun Pokémon sembrava intenzionato ad uscire dal furgone. 
Per una buona mezz’ora tutto rimase invariato.
Serena ne approfittò per mettersi in contatto con Anita e Carlos. Anita rispose alla chiamata quasi immediatamente.
«Pronto? Va tutto bene?» Chiese Anita, in tono preoccupato. 
«Più o meno.» Rispose Serena. «Quelle persone che sono arrivate erano dei bracconieri e hanno rapito diversi Pokémon. Siamo riusciti a fermarli, ma non so per quanto ancora…» Spiegò.
«Ma è terribile! Cosa posso fare?» Chiese, cercando di non farsi rapire dalle emozioni. «Chiedi all’Agente Jenny. Ti mando la nostra posizione.» Rispose la nativa di Kalos. Dopodiché chiuse la chiamata, per inviare il messaggio.
Passò dell’altro tempo e, finalmente vi furono i primi, timidi tentativi di fuga da parte di alcuni Pokémon. Dei Cinccino. Si guardarono intorno e, non notando pericoli, scesero. 
Poco dopo vennero raggiunti dalle Lilligant. 
«Visto?» Commentò Ash. «Dovevamo solo essere pazienti.» Serena si limitò ad annuire. L’intuizione del ragazzo si era rivelata corretta. 
Ash fece per fare un passo in avanti, quando notò che i Pokémon, che prima erano usciti dal furgone, ora stavano tornando indietro, portando, tra le zampe, diverse bacche.
«Forse hanno deciso che questa sarà la loro nuova casa.» Commentò Serena. «Non lo so. Forse cercano solo un posto sicuro dove mettere le loro bacche.» Rispose Ash. «Magari potremo aiutarli, portandone qualcuna anche noi.» Aggiunse. 
«Buona idea» Rispose la ragazza.
I due si misero alla ricerca di alberi di bacche, non un’impresa difficile, in aperta campagna. Avevano ancora con loro i sacchi che avevano utilizzato per portare le bacche al Cantiere, perciò trasportarle non era un problema.
Non ci volle molto prima che fosse completamente pieno. Fatto questo, i due aspettarono che i Pokémon, che avevano, a loro volta avevano portato delle bacche, si allontanassero. Appena il gruppo di Pokémon si allontanò, i due si avvicinarono al furgone, con tante, gustose bacche. 
Diedero, di sfuggita, uno sguardo all’interno del mezzo, notarono una strana creatura appoggiata contro la paratia che separava la cabina di guida dal vano di carico.
Era a malapena illuminata, ma, anche solo guadandola, si vedeva che qualcosa non andava. Sulla parte inferiore del corpo, sembrava esserci un taglio.
«È ferita.» Riuscì a commentare Ash, prima di venire colpito in pieno petto da una palla dal colore violaceo. Il colpo fu abbastanza violento da farlo indietreggiare.
«Noi vogliamo solo aiutarti!» Provò a convincerla Serena, senza successo. Per fortuna Pikachu saltò in tempo dalla spalla di Ash, neutralizzando il secondo attacco con un potente Codacciaio.
«Cercare di convincerlo così è inutile.» Commentò Serena. «È ferito e attacca d’istinto. Forse so chi può aiutarci.» La ragazza mise mano ad una delle sue Poké Ball.
«Sylveon! Ho bisogno del tuo aiuto!» Appena uscita dalla Poké Ball, la Sylveon si avvicinò immediatamente alla sua Allenatrice. 
«Dentro quel furgone c’è un Pokémon ferito. Ha paura e attacca. Forse tu potresti riuscire a calmarlo.» Le spiegò. «Veon!» rispose la Pokémon, avvicinandosi al mezzo e salendo a bordo.
Cercò di apparire il più naturale possibile. Probabilmente quel Pokémon non aveva mai incontrato un Sylveon in vita sua, per cui sapeva di apparire come un’estranea. Nonostante i suoi timori, si avvicinò alla creatura ferita, senza venire attaccata. 
Le si avvicinò delicatamente. Non appena vide la sua ferita rabbrividì.
«Veon! Eon! Sy!» (Sei ferita! Vieni con me! La mia Allenatrice può aiutarti!) «Gant? Li!» (Allenatrice? Ho paura delle persone! Sono cattive!) «Eon! Eonnn!»(Lo pensavo anche io, ma lei è una ragazza speciale!) «Lill! Li!» (Va bene! Ma se non è così te ne pentirai!)
La Pokémon provò ad alzarsi e a fare un passo, ma cadde immediatamente. Stremata, perdipiù proprio sulla ferita. «GAAANT!» Gridò di dolore. Sylveon cercò, con le sue antenne, di avvolgerla per il busto e di sollevarla, ma senza successo.
Senza dire nulla saltò dal mezzo e corse verso Serena, tirandola a sé. «Ho capito!» Rispose la ragazza. «Arrivo subito». La ragazza saltò sul furgone e vide la Pokémon riversa a terra, dolorante. 
Ash era poco lontano, seminascosto, per non impaurire ulteriormente la Pokémon ferita.
Capendo la situazione, anche la ragazza provò a sollevare la Pokémon, senza successo. «Da sola non ci riesco, ho bisogno di aiuto, ma non preoccuparti. Anche lui è buono!» Disse, uscendo dal mezzo. «Syll!» Tradusse la Pokémon.
Pochi istanti dopo, schivando il grosso mucchio di bacche, entrò anche Ash. Sollevarla in due era decisamente più facile e meno rischioso.
Appena la portarono fuori dal mezzo, la aiutarono a rimettersi in piedi. 
Per lei non era affatto facile. Il dolore era enorme. Ma ora era alla luce del Sole. Raccolse le sue ultime energie. Il fiore sulla testa si illuminò di arancione.
«Ehi! Ma quella è Sintesi!» Commentò Ash. «Sintesi?» Chiese Serena, non avendola mai sentita. «Sintesi è una mossa che conoscono molti Pokémon di tipo Erba. La usano quando sono stanchi o feriti per recuperare energia.» Spiegò.
La ragazza non rispose, rapita da come la brutta ferita della Pokémon si fosse rimarginata.
Pochi istanti dopo, la Pokémon si diresse verso il furgone, prendendo alcune bacche dal suo interno. Quindi, molto timidamente, si avvicinò alla ragazza e alla sua Sylveon.
«Sono per noi?» Chiese la ragazza, con un sorriso. «Gant!» Rispose la Pokémon. «Sei davvero gentile.» Si congratulò Serena.
Dopo alcuni istanti, la Pokémon si allontanò dai due. 
Non per molto. Piano piano, davanti ai due, si palesarono numerosi esemplari di Cinccino, alcuni Minccino, delle Lilligant e delle Petilil. Molti di più di quelli che erano stati rapiti.
La Pokémon sembrava stesse parlando con il gruppo di Pokémon che si era radunato. 
Dopo alcuni istanti, la Pokémon si allontanò dal gruppo e si avvicinò alla nativa di Kalos. La toccò delicatamente con una delle braccia, simili a foglie.
«Vuoi venire con me?» Chiese la ragazza. La Pokémon fece un piccolo cenno di sì con il capo. Serena prese una Poké Ball vuota dalla sua borsa, ancora una di quelle che le aveva donato il Professor Platan all’inizio del suo viaggio, e la porse alla Pokémon.
Quest’ultima toccò delicatamente il pulsante d’apertura, venendo assorbita in un fascio di luce.
La Poké Ball oscillò prima una, poi due, quindi tre volte. Alla quarta emise un piccolo rumore, confermando che la cattura era avvenuta con successo. La ragazza si chinò per raccogliere la Poké Ball. «Evviva! Ora ho una nuova amica!» Gioì. «E ora vieni fuori! Lilligant!» La ragazza fece uscire dalla Poké Ball la sua nuova amica.
Nemmeno il tempo dei convenevoli che subito, un rumore fece spaventare i Pokémon presenti, compresa Lilligant, che si nascose Dietro la sua Allenatrice.
Pochi istanti dopo passarono quattro auto della polizia. Tutte uguali, delle anonime berline marroni. Appena il polverone che sollevarono si diradò, Ash e Serena, seguiti dai loro Pokémon, ripercorsero il tratto di strada che li aveva condotti fino a lì. Sarà per il fatto di aver cercato quelle bacche, o per il fatto che ora la strada era in salita, ma la fatica fu parecchia.
Appena i due giunsero a destinazione, non solo incontrarono le quattro poliziotte, che avevano appena liberato dal Millebave i due bracconieri, unicamente per arrestarli, elencando loro i diversi capi d’accusa, ma con loro vi erano anche Anita e Carlos.
«Vedo che state bene.» Esordì Carlos. «Anita era preoccupatissima per voi.» Aggiunse, mettendo la castana piuttosto in imbarazzo. «Voi siete le sole persone che credete in me e non vorrei perdervi per nessuna ragione.» Spiegò la ragazza.
Ash e Serena sorrisero, mentre i due bracconieri vennero chiusi nel retro della berlina, mentre un’altra poliziotta filmava l’arresto. «Se volete possiamo darvi uno strappo fino al Centro Pokémon di Levantopoli» Li invitò una delle poliziotte. «Dopo quello che avete fatto, ve lo meritate.» Aggiunse.
Ash e Serena non se lo fecero ripetere due volte. Raggiunto il Centro Pokémon, fecero scendere i ragazzi e proseguirono verso il commissariato.
Giusto il tempo di far controllare i loro Pokémon, che sul televisore lì presente, diedero il notiziario. Tra notizie più o meno di rilievo, ne spuntò una veramente imortante.
«Due bracconieri, membri di una nota banda criminale specializzata nel commercio illegale di Pokémon rari sono stati arrestati quest’oggi grazie al contributo del Campione del Mondo Ash Ketchum e alla nota performer di Kalos Serena Gabena. Al momento non hanno rilasciato dichiarazioni a riguardo, speriamo di poter sentir presto le loro dichiarazioni, il servizio, dal Commissariato di Levantopoli.» Lo schermo mostrò una giornalista sulla quarantina, in piedi davanti al commissariato di polizia. «Stando alle ricostruzioni, sembrerebbe che i due bracconieri avessero tentato di rapire i Pokémon al Cantiere dei Sogni, poco lontano da Levantopoli. Non abbiamo idea dei numeri, dal momento che, all’arrivo delle agenti, i Pokémon erano fuggiti dal mezzo. Si stavano dirigendo verso il loro covo, ma sono stati interrotti ed intercettati da Ash e Serena che, grazie all’aiuto dei loro Pokémon, sono stati in grado di fermarli e permettere alle forze di Polizia di arrestarli.» Spiegò la donna.
«Stando alle nostre fonti, ora dovrebbero trovarsi al Centro Pokémon di Levantopoli, potremo parlare con loro molto presto, e conoscere la loro versione dei fatti.» Il servizio terminò e ne partì un altro. 
«A quanto pare sembra proprio che non ci sia modo di abbandonare Levantopoli!» Commentò Carlos, in tono ironico. «Ancora  non abbiamo capito cosa è successo alla Professoressa Zania. Mi…» Si aggiunse Anita. 
«Fammi pensare.» La fermò Serena. «Aveva detto che era stata aiutata da una persona che aveva con sé un Hypno. Uno dei bracconieri che sono stati arrestati aveva un Hypno…» Spiegò.
«Quindi pensi che sia stato il loro Pokémon a ipnotizzarla e a convincerla che le cose siano andate diversamente…» Le rispose Carlos. «Esattamente.» Rispose la nativa di Kalos. «Poi, sicuramente non si aspettavano di trovarci e, invece di tentare di ipnotizzarci, ci hanno attaccato.» Aggiunse. 
«Si…» Anita stava scorrendo le voci del suo Pokédex. «Hypno è noto per i suoi poteri psichici. Mi chiedo se ci sia un modo per farla cessare» Chiese, piuttosto preoccupata.
«Scusate se mi intrometto, ma ora è tutto chiaro.» Li interrupe l’Infermiera. «Ma se quello che dite è vero, aiutare Zania è più facile di quanto sembri.» Accennò. «Ora che mi ricordo, la sua Munna emanava del fumo nero. Come se Zania stesse vivendo un incubo.» Spiegò. «Potete restare qui anche domani?» Chiese. «Potrete accompagnarla a Cantiere dei Sogni e, magari questo le potrebbe far tornare la memoria.» 
I quattro si limitarono a sorridere. Per loro non era un problema restare in città un giorno in più. Tantopiù con quell’intervista… 
E poi era ormai quasi ora di cena, quindi, la partenza sarebbe stata rimandata ugualmente.
Dopo cena, qualcuno suonò al campanello del Centro Pokémon. Non era una cosa strana. I Centri Pokémon erano aperti fino alle 23. Riaprivano poi il giorno dopo, alle sette del mattino.
Restava, tuttavia, la possibilità di far visitare i Pokémon dalla guardia medica, in caso di urgenza.
L’infermiera aprì la porta tramite un pulsante e, dalla porta entrarono un uomo ed una donna. L’uomo, sulla cinquantina era piuttosto tozzo, reggeva una grossa telecamera, con tanto di microfono. La donna era la stessa che aveva condotto il servizio del notiziario.
«Buonasera!» Si salutarono. «Eccovi qui!» Esordì la donna. «Non è stato difficile trovarvi…» Aggiunse. «Ti devo ricordare per cosa siamo qui?» La esortò il cameramen. La donna disse qualcosa a bassa voce, senza che nessuno potesse sentirla. 
«Se volete posso accompagnarvi in un posto più tranquillo.» Li invitò l’Infermiera.
«Qui va benissimo!» Rispose l’uomo, in tono scocciato. Era evidente che volesse impiegare il suo tempo in altro modo.
L’uomo accese la telecamera. E la puntò verso la donna, che, nel frattempo, si era seduta tra Ash e Serena.
«Ed eccoci qui, dal Centro Pokémon di Levantopoli, con i due eroi che hanno permesso l’arresto dei pericolosi bracconieri, Ash da Biancavilla e Serena da Borgo Bozzetto. L’Allenatore più forte del mondo e una delle Performer e Coordinatrici più famose del mondo.» La ragazza si sentì in leggero imbarazzo. 
«Raccontateci com'è andata, come siete riusciti a farli arrestare?» Chiese la donna. «Siamo arrivati al Centro Pokémon di Levantopoli e l’Infermiera ci ha chiesto se potevamo andare al Cantiere dei Sogni a portare delle bacche ai Pokémon che ci vivono, perché la persona che se ne occupava di solito non era disponibile.» Esordì il ragazzo. «Non sappiamo cosa le sia successo, ma, dalle parole dell’Infermiera, sembrava che non sapesse quello che era successo al Cantiere.» Aggiunse Serena. «Siamo andati al Cantiere con dei nostri amici e abbiamo portato le bacche ai Pokémon. Mentre eravamo lì, la nostra amica si è accorta di qualcosa che non andava. E, infatti, poco dopo, sono arrivati nello stesso edificio dove eravamo noi e…» La donna fece un piccolo gesto con la mano, per interromperlo. «Quindi non eravate da soli?» Chiese la donna. «Esattamente.» Rispose Serena. «Sono stati i nostri amici, Anita e Carlos, ad avvisare le autorità. Noi li abbiamo solo inseguiti.» Aggiunse. «Poi, immagino vi sia stata una lotta e, appunto li abbiate sconfitti e…» Tagliò la donna. «A dire il vero sono stati dei Pokémon selvatici ad imprigionarli.» Rispose il ragazzo.
La donna, non capendo la sua affermazione, cambiò decisamente argomento.
«Appena è uscita la notizia, c’è stato un comunicato del Team Plasma. In poche parole, da una parte si congratulano per il vostro gesto, ma dall’altra parte vi accusano di essere incoerenti. Dopotutto siete degli Allenatori e per loro schiavizzate i Pokémon.» Raccontò la donna.
«Noi non lo abbiamo fatto per quello.» Rispose il ragazzo. «Noi siamo Allenatori e, in quanto tali, teniamo al benessere dei Pokémon più di chiunque altro. Poco importa che siano selvatici o che siano dei nostri. Anche io avrei qualcosa da dire al Team Plasma. Se voi lottaste contro chi veramente sfrutta i Pokémon per guadagnarci, come i bracconieri, io sarei il primo a combattere con voi. Ma voi guardate dalla parte sbagliata.»
Con queste parole si concluse l’intervista e, come erano arrivati, il cameraman e la giornalista se ne andarono.
Era ormai quasi ora di andare a dormire. Domani si sarebbero dovuti alzare presto. Probabilmente avrebbero incontrato Zania, e ormai avevano promesso che avrebbero tentato di aiutarla.
Il giorno seguente, i quattro si alzarono presto, nonostante fossero piuttosto stanchi dal giorno prima. Dopo colazione, i quattro si sedettero nelle panche destinate agli Allenatori, intanto che aspettavano l’arrivo di Zania.
La previsione si rivelò azzeccata. 
La donna dai lunghi capelli blu scuro giunse al Centro Pokémon , accompagnata dalla sua Munna, che, come il giorno prima, era avvolta da un fumo scuro.
La donna si avvicinò al bancone dell’Infermiera, per far controllare la sua Pokémon. L’Infermiera decise di stare al gioco.
«Escluderei il fatto che abbia mangiato degli incubi, se come mi hai detto è successo da questa mattina, allora è più probabile che sia preoccupata per qualcosa o qualcuno.» Spiegò l’Infermiera.
«E così voi siete i ragazzi che avete salvato quei Pokémon dai Bracconieri? Vi vorrei fare i miei complimenti, Unima ha davvero bisogno di persone come voi.» Si congratulò la donna.
«Oh, scusate. Non mi sono presentata. Mi chiamo Zania. Sono una scienziata che lavorava al Cantiere dei Sogni. Prima che succedesse qualcosa che in questo momento non ricordo. Stavamo svolgendo alcuni esperimenti per poter ottenere energia pulita dal Fumonirico di Munna e Musharna. Mentre svolgevano alcuni studi, ci fu una gigantesca esplosione. Io ed i miei colleghi siamo stati soccorsi da un tizio che allenava un Hypno. A parte questo  non ricordo altro.» Spiegò.
«Ora scusatemi, ma devo andare. Il lavoro mi chiama!» La donna, scortata dalla sua Munna, cercò di uscire dal Centro Pokémon. «Scusa… Zania… Ti dispiacerebbe far fare una visita al Cantiere ai ragazzi?» Chiese l’Infermiera. «Ma non è pericoloso?» Chiese la donna. «Non ti preoccupare, li posso prestare dei caschi, così saranno al sicuro.» L’Infermiera ridiede ai quattro i caschi prestati il giorno prima.
«Se volete seguirmi…» Li invitò la donna. I quattro la seguirono fino al Cantiere, aiutandosi con le mappe dello Smart Rotom. Dopo una lunga camminata, il gruppo giunse al Cantiere.
«Mi chiedo come mai Joy abbia voluto che mi accompagnaste fino al rudere del Cantiere… mi chiedo come mai» Si chiese la donna, mentre osservava gli edifici ormai in rovina.
«Certo che sono davvero messi male.» Commentò la donna, in tono stupito. «L’esplosione è stata molto violenta, ma non credevo che avesse causato così tanti danni.» Aggiunse poco dopo.
Dopo aver esplorato i diversi edifici, finalmente giunsero nell’edificio centrale, dove tutto aveva avuto inizio. 
La Munna della donna cominciò a gridare sempre più forte. Sembrava quasi stesse piangendo.
«Stai tranquilla, va tutto, tutto bene.» La donna cercò di rassicurare la Pokémon. «Sapete, siamo diventate amiche diverso tempo fa, proprio qui, al Cantiere dei Sogni. Per questo lei è molto legata a questo posto.» Spirgò. «Credo sia molto dispiaciuta per le condizioni in cui si trova ora.» Aggiunse.
La Pokémon continuò con il lamento, un grido triste  e disperato. 
Alcuni istanti dopo, da un’entrata secondaria, si palesò una strana ombra dalla forma tonda. Pikachu saltò d’istinto dalla spalla di Ash per mettersi in posizione d’attacco, qualora fosse stato necessario.
La strana figura si era avvicinata. «State tranquilli!» Li rassicurò la donna. «È Musharna. L’evoluzione di Munna. Magari sentendo la mia piccola, si è preoccupata e voleva sapere come stava.»
Anita prese il suo Smart Rotom e cercò Musharna nell’applicazione del Pokédex. «Musharna Pokémon Dormiveglia. Tipo Psico. Esemplare femmina. Riesce a materializzare i sogni mangiati. Il fumo che gli esce dalla fronte prende la forma di ciò che appare nel sogno. Mosse conosciute: Psichico, Palla Ombra, Ipnosi, Mangiasogni.» 
L’aspetto della Pokémon era abbastanza simile a Munna. Ricordava anche lei una sorta di tapiro, dal colore rosa e viola. Aveva gli occhi chiusi e assumeva una posa rannicchiata su se stessa. 
Sembrava stesse levitando in aria. Senza emettere alcun rumore si avvicinò fino alla donna. La sfiorò leggermente con la testa. Di colpo anche il fumo emesso da Musharna divenne di colore scuro.
Quest’ultima dovette allontanarsi e scagliare lontano l’energia oscura.
Ora la donna era piegata in avanti, in una strana posa, come se fosse stata privata di tutte le sue energie. Fortunatamente, il pochi istanti, si riprese. 
«E voi… chi siete? Cosa ci facciamo qui?» Chiese. Ash e gli altri le raccontarono tutto quel che sapevano, dalla loro prima visita al Cantiere all’arresto dei bracconieri, con la donna che ascoltò attentamente ogni loro parola.
«Quindi la persona che credevo che mi avesse salvato… in realtà aveva chiesto al suo Pokémon di tenermi lontana?» I quattro fecero un piccolo gesto affermativo.
«Non so come ringraziarvi, dico davvero. Grazie anche a te, Musharna! Ma ho ancora bisogno del tuo aiuto. Anche altre persone sono in questa condizione. Non abbiamo tempo da perdere.» 




La scrittura di questo capitolo, che come potete notare è più breve, ormai ho deciso così, di fregarmene della lunghezza dei capitoli. Preferendo ad un capitolo lungo, un capitolo godiblie. Non è una gara. 


In ogni caso, stavo dicendo, questo capitolo ha richiesto più tempo del necessario perché, contrariamente ai capitoli precedenti e a buona parte dei capitoli futuri (Nella mia testa, questa fanfiction avrà attorno ai 60 capitoli, forse qualcuno di più, forse qualcuno di meno) è stato totalmente improvvisato, contrariamente ad altri che, invece partono da delle idee di base. In più ero abbastanza indeciso se far catturare o meno Lilligant a Serena. 


E, spoiler, non sarà l’unica cattura che farà in questa fanfic. 



   
 
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