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Autore: inzaghina    16/11/2023    1 recensioni
L'adolescenza è quel periodo della vita in cui tutte le emozioni paiono amplificate e quasi sproporzionate; gli amori sembrano più totalizzanti, le amicizie più coinvolgenti e le delusioni decisamente più cocenti.
Tutto questo vale anche per i Malandrini e i loro compagni di corso, che cercano di vivere una vita normale, mentre fuori da Hogwarts inizia a imperversare una guerra sempre più cruenta.
[Storia partecipante alla challenge "Gruppo di scrittura", indetta da Severa Crouch sul forum feriscelapenna[
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fabian Prewett, I Malandrini, Lily Evans, Marlene McKinnon, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily, Sirius Black/Marlene McKinnon
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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- Questa storia fa parte della serie 'L’eredità di Lily e James - Promesse da mantenere '
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Osservando la luna ormai quasi piena illuminare il platano picchiatore, Poppy Chips si stringe nella veste troppo leggera per l’autunno ormai inoltrato, prima di accingersi a preparare il letto per quello che è ormai diventato il suo paziente preferito. La camminata che la conduce al limitare della Foresta Proibita poco dopo l’alba, è un rituale che è ormai entrato a far parte dei suoi doveri, un qualcosa a cui non era sicura che avrebbe potuto abituarsi. Ricorda con chiarezza il giorno in cui Silente ha convocato lei e tutti gli altri professori per comunicare loro che aveva intenzione di ammettere uno studente morso da un lupo mannaro, perché negargli un’istruzione per un qualcosa per cui non aveva alcuna colpa gli sembrava una punizione troppo crudele. Poppy rammenta l’espressione dubbiosa di Lumacorno, quella incuriosita di Kettleburn, quella severa e al tempo stessa comprensiva della McGranitt, quella contemplativa di Vitious e quella incerta, eppure commossa, di Pomona – la stessa che è sicura di aver avuto sul proprio viso mentre ascoltava il preside. Sa bene che, fuori da Hogwarts, pochi comprenderebbero la decisione di ospitare uno studente potenzialmente pericoloso, è per questo motivo che la scelta è rimasta un segreto condiviso da un ristretto gruppo di persone. Poppy si ritrova spesso a riflettere sulla vita che aspetterà Remus Lupin una volta diplomato: è consapevole che il ragazzo, pur se brillante, avrà pochissime possibilità di avere una carriera, specialmente in un momento come quello che stanno vivendo da qualche anno a questa parte. Tutto questo le sembra incredibilmente ingiusto e, anche se non può fare nulla per assicurare un futuro degno a Remus, sceglie comunque di alleviare il più possibile le sue sofferenze nel suo presente – sperando che possa essergli utile anche solo in minima parte. È proprio per questo che ama preparare un’area dell’infermeria dedicata a lui, nella quale il ragazzo possa rimettersi in sesto a seguito di ogni plenilunio; si rende conto che si tratta di un’infinitesimale goccia nel mare, ma è proprio dai dettagli più piccoli che si inizia a fare la differenza. 

 

9. What have I become? 

 

 

“Un vero amico è colui che resta con te,  

quando tutti gli altri ti abbandonano.” 
Walter Winchell 

 

 

 

 

Sirius cammina frettolosamente nei corridoi, la mappa stretta tra le dita della mano sinistra e la bacchetta nella destra. È la notte che precede il plenilunio e, per dare più forze a Remus, lui e gli altri sono soliti sgattaiolare nelle cucine per recuperare i suoi dolci preferiti. Peter è quello che ha i rapporti migliori con gli elfi domestici delle cucine; quindi, quello che riesce a farsi dare il numero più alto di leccornie, ma questa sera è stato messo in punizione da Lumacorno e Sirius ha dovuto prendere il suo posto.  

A essere sinceri l’ha fatto piuttosto volentieri, visto che è giorni che cerca di capire se Rosier, Piton, Avery e altri stiano tramando qualcosa, le cucine sono abbastanza vicine alla sala comune di Serpeverde per permettergli di dare una sbirciata anche nei dintorni. È proprio per questo che si è fatto prestare la mappa da James, non certo perché temeva di incappare in qualche professore, si augura di leggere uno dei loro nomi a pochi passi da sé e riuscire a capire se ci sia davvero qualcosa che bolle in pentola. Una rapida occhiata gli comunica che il corridoio che porta alle cucine è fastidiosamente deserto, Sirius si decide a entrare per ottenere ciò che inizialmente lo ha spinto a lasciare la torre di Grifondoro. Gli ci vogliono pochi istanti per intortare una delle servizievoli creature che lavorano nelle cucine della scuola, così simili, eppure totalmente diversi, dalla stirpe di elfi che hanno abitato per secoli la sua casa di famiglia. 

Quando esce dalla cucina, ha le tasche piene di muffin ai mirtilli, torta alla melassa, brownies, Zuccotti di zucca, cioccolato, quadratini al caramello e biscotti misti; i suoi occhi però sono incollati alla mappa che riporta i cartigli con i nomi di Evan Rosier, Severus Piton e Hector Avery che camminano affiancati.  

Sirius scivola silenziosamente verso il corridoio verso cui i tre dovrebbero starsi dirigendo, maledicendosi per non aver chiesto a James anche il mantello; riesce a infilarsi dietro a un’armatura e rimane in paziente attesa, trattenendo il respiro. Passa una manciata di secondi, il silenzio continua a circondarlo e, per qualche attimo, Sirius si chiede se i tre non abbiano preso un’altra strada; si arrischia a tirar fuori la mappa giusto per il tempo di rendersi conto che i tre hanno ripreso a camminare nella sua direzione. Il Grifondoro scivola nuovamente dietro all’armatura, augurandosi che questa possa essere la volta buona, ha passato più tempo e pedinare Rosier e gli altri negli ultimi giorni, che a pensare a cosa organizzare per la luna piena incombente – e tutto questo non è affatto da lui. 

“Siete davvero sicuri di voler pubblicizzare questo gruppo?” domanda Piton, quando il gruppo è a pochi passi dall’armatura. 

“Beh, credo che sia giusto permettere anche ad altri di partecipare, no?” ribatte Avery, scrocchiando le dita. 

Piton gli lancia un’occhiataccia infastidita dal rumore delle sue articolazioni che scricchiolano, che l’altro non nota, troppo impegnato a osservare la reazione di Evan. 

“Ne abbiamo parlato, Severus,” interviene quindi il biondo, “se vogliamo che questo gruppo di allenamento funzioni, non possiamo limitarci ad incontri con un numero risicato di partecipanti.” 

“Credi davvero che invitare Crouch sia saggio?” insiste Piton. 

“Barty è un duellante eccellente,” fa notare Hector. 

“Ed è il figlio del capo del Dipartimento di Applicazione delle Leggi magiche,” sbuffa l’altro, in tono perentorio. 

“Barty non c’entra nulla con il suo vecchio, anzi, se possibile, l’insistenza con cui Bartemius Sr. dà la caccia ai seguaci dell’Oscuro Signore è servita ad avvicinare ancor di più il figlio alla nostra causa,” chiarisce Evan, orientando le iridi in quelle color pece del compagno di casa. 

Piton annuisce. “Come credete che dovremmo fare a comunicare la notizia al resto dei possibili partecipanti quindi?” 

“La cosa più semplice sarebbe partire dagli eredi delle Sacre Ventotto,” risponde Avery. 

Severus fa del suo meglio per celare il proprio disappunto, nonostante siano passati anni dal suo smistamento, certe volte percepisce ancora di non essere considerato abbastanza da alcuni dei suoi compagni. 

“Non si tratta di un biasimo nei suoi confronti, Severus... lo sai vero?” aggiunge Evan, lanciando un’occhiataccia a Hector. 

“Lo so bene, del resto anche lo stesso Oscuro Signore non ha avuto la fortuna di natali nobili come i tuoi, Evan...” 

L’altro annuisce in silenzio: da anni conosce la storia di quello che si fa chiamare Lord Voldemort, visto che era uno dei compagni di scuola del padre, ai tempi di Hogwarts. 

“Mio padre mi ha ripetuto più volte di quanto la convinzione nel perseguire la causa sia più importante del cognome che i suoi seguaci portano,” commenta, rassicurando l’altro. 

“Facile per te a dirsi, con il cognome che porti.” 

“Amico, sarai decisamente più utile tu di quel coglione di Yaxley,” fa notare Hector, assestando una pacca sulla spalla a Piton. 

L’altro annuisce, stupito dall’esternazione del compagno. 

“Come mai Back non è con noi?” domanda poi Severus, sentendo la necessità di cambiare argomento. 

“Stasera è di ronda,” spiega Evan, “lo aggiornerò non appena sarà di ritorno, non saremmo qui se non fosse per lui...” 

“Ha avuto davvero una fantastica idea,” si entusiasma Hector, ansioso di dimostrare il proprio valore, al pari del fratello diplomatosi pochi mesi prima. 

“Ma lui e Crouch sono pur sempre due quindicenni, siamo sicuri che sia il caso di coinvolgere entrambi?”  

“Ne abbiamo parlato, Piton,” sbuffa Hector. 

“Lo so, lo so... è che non vorrei che blaterassero con altri ragazzini.” 

“Regulus non è il tipo che va in giro a spiattellare segreti, tantomeno se si tratta di un gruppo per allenarsi nell’arte delle arti oscure,” dichiara con fermezza Evan. 

Piton annuisce lentamente. 

“E nemmeno Barty lo farebbe,” aggiunge il giovane Rosier dopo una breve pausa. 

“Ti rendi conto che hanno solo un anno meno di noi, vero? Rilassati, amico!” ghigna Hector. 

“Rosier, sei davvero convinto di coinvolgere lui?” domanda quindi Severus, rivolgendosi all’altro compagno. 

Evan si lascia sfuggire una risata e ricomincia a camminare verso la sala comune, seguito dagli altri due.  

 

Sirius lascia passare qualche secondo, prima di lanciare un’occhiata alla mappa e correre a perdifiato verso la torre rosso-oro. Tra tutte le cose a cui aveva pensato, un gruppo di allenamento per futuri seguaci del Signore Oscuro non gli era nemmeno passato per la mente, e sapere che a dare forma all’idea abbia contribuito il fratello lo fa sentire anche peggio di quanto già non si sentisse. 

James e Remus sicuramente saranno in grado di aiutarlo, in questo momento non crede di essere in grado di pensare lucidamente, l’unica cosa su cui riesce a concentrarsi è la necessità di salvare Regulus che si fa sempre più impellente. Riesce ancora a sentire Piton richiamare l’attenzione degli altri due sull’età di Regulus, ricordandogli quanto lui abbia fallito come fratello maggiore e riuscendo a ricordargli un passato non così lontano in cui aveva promesso di esserci sempre per lui. 

 

* 

 

Severus si è chiuso in biblioteca alla fine delle lezioni, ansioso di terminare il tema di Trasfigurazione e rimettersi a lavorare agli incantesimi offensivi a cui sta cercando di dar vita da settimane, speranzoso di poterne sottoporre almeno uno al Signore Oscuro durante le vacanze natalizie. 

“Hey, Piton...” 

“Che c’è, Mulciber?” domanda, senza nemmeno sollevare lo sguardo dai propri appunti. 

“Hai già fatto il tema per Lumacorno?” 

Severus orienta le iridi in quelle del compagno, un sorriso freddo che gl’increspa le labbra. “Non credo che tutto questo ti riguardi.” 

Avery, accanto all’altro ragazzo scuote la testa ghignando divertito, “vuoi proprio farlo penare, eh Severus?” 

“Devi prendere spunto anche tu?” domanda Piton, concentrandosi su Hector. 

“Nah, io l’ho finito insieme a Evan ed Eleanor...” 

“Va bene, Mulciber, siediti che non ne posso più di vedere quell’espressione da cane bastonato,” sospira Severus, cercando tra le pergamente nella sua tracolla. 

I due prendono posto alla sua destra. 

“Grazie davvero, il vecchio Luma mi metterà in punizione se consegnerò un altro pessimo tema,” spiega Edgar, recuperando una pergamena pulita. 

“Non che tutto questo sia affar mio, ma ecco a te,” ribatte Piton, consegnandogli il proprio tema. “Non c’è bisogno che ti specifichi di non copiarlo parola per parola, vero?” 

L’altro scuote frettolosamente la testa, iniziando a leggere il testo scritto fittamente nella calligrafia piccola e ordinata di Severus. 

“Tieni anche il mio,” aggiunge Hector, “così hai un altro testo dal quale prendere spunto.” 

Per qualche minuto, i tre lavorano in silenzio, Severus concentrato sui propri appunti, Hector sulla lettura per Incantesimi ed Edgar sul primo paragrafo del proprio tema. Una volta terminato il capitolo da leggere, Hector si rende conto che l’amico sia ancora ben distante dall’essere a buon punto con il proprio tema e così, annoiato, comincia ad occhieggiare i fogli sparpagliati davanti a Severus. 

“Di che si tratta?” 

“Sto cercando di creare un incantesimo offensivo, ricordi che ne abbiamo parlato l’altra sera...” 

“Sì, ma non credevo che fossi a buon punto.” 

“Non sono convinto di esserlo, infatti.” 

“Mi sembra che tu abbia anche trovato il giusto movimento da fare con la bacchetta, invece...” 

“Credo di sì, però bisognerebbe provarlo per esserne certi; ho intenzione di perfezionarlo per mostrarlo al nostro incontro di dicembre,” spiega in un sussurro. 

“Potremmo provarlo nel primo incontro fissato per la prossima settimana,” mormora in rimando Hector. 

“Si tratta di un incantesimo volto a far molto male, come potremmo fare se non riuscissimo a fermare l’emorragia? Non mi sembra di buon auspicio per il nostro gruppo, non se inizieremo a ferire i partecipanti.” 

“In effetti ci vorrebbe la cavia giusta...” 

“Oh, ma io lo so bene chi sarebbe quella perfetta,” ribatte Severus, gli occhi attraversati da una sfumatura crudele che Hector non è solito riscontrarvi. 

“Chi avevi in mente?” 

“Quel maiale di Potter, con la sua espressione tronfia, quei suoi capelli spettinati ad arte e quel suo sorriso idiota! Quanto sarebbe bello strapparglielo da quella sua faccia ebete!”  

Hector inarca le sopracciglia, “temo che non sarà molto facile avvicinarsi a Potter di soppiatto e attaccarlo con il tuo incantesimo...” 

“Purtroppo no,” bofonchia l’altro in risposta, nonostante abbia immaginato più volte di farlo. 

“Ci verrà in mente un’alternativa,” lo rassicura Hector, alquanto inquietato dalla vena spietata del compagno. 

“Sì, per esempio quel finto santarellino di Lupin,” propone Severus, consapevole che quella notte ci sarà la luna piena e che, se i suoi sospetti sono corretti, è sicuro che il giorno dopo il Prefetto non sarà a lezione. 

“Potter e Black ti farebbero a pezzi, se solo ci provassi...” 

“Bene! Così avrei l’occasione di usarla anche su loro due e ottenere la mia vendetta, una volta per tutte!” 

“Non conoscevo questo tuo lato vendicativo, Severus, ma devo dire che mi intriga molto e credo che ti permetterà di far colpo anche con l’Oscuro signore,” mormora compiaciuto Hector. 

“Tutto questo non servirà a nulla se non riuscirò ad approntare le modifiche finali a uno degli incantesimi, è inutile che io mi crogioli nell’idea di utilizzarlo prima del tempo.” 

“Posso darti una mano se vuoi e sono certo che anche Evan lo farebbe...” 

“Grazie, Hector, fammici lavorare un altro po’ e poi approfitterò della vostra disponibilità.” 

L’altro annuisce, recupera il libro di Trasfigurazione e inizia a rileggere l’argomento trattato nella lezione precedente, consapevole che non sia il caso di disturbare il compagno. 

 

Appoggiato alla parete posta di fronte al tavolo a cui sono seduti i tre Serpeverde, Sirius stringe con rabbia entrambe le mani a pugno, sconvolto che Piton si dichiari disposto ad utilizzare magie oscure, non ancora testate, su di lui e sui suoi amici. Sa bene che in alcuni momenti hanno esagerato con lui, ma non aveva alcuna idea che il ragazzo potesse rivelarsi così crudele: la sola idea che possa attaccare James, o Remus, lo sconvolge ancor più di sapere che il fratello stia per iniziare ad allenarsi per diventare Mangiamorte. 

Osserva distrattamente il libro che ha tra le mani, quello che ha passato dieci minuti buoni a cercare nello scaffale riferitogli da Madama Pince, il libro che dovrebbe utilizzare per terminare il proprio tema di Pozioni, il libro per cui ora ha perso ogni interesse.  

Fa ritorno al tavolo in cui sono seduti i suoi compagni, con le nocche delle mani completamente sbiancate e il battito del cuore che gli rimbomba nelle orecchie, nelle vene, nella gabbia toracica. 

Prende posto accanto a James, intento a scrivere freneticamente, che gli lancia un’occhiata in tralice. “Tutto bene? Sembra che tu abbia visto un fantasma...” 

Sirius scuote la testa, consapevole che non sia il caso di tirare fuori un simile discorso in questo momento, con James già concentrato sugli allenamenti che inizieranno dopo poco più di un’ora; con il resto della squadra che conta sulla lucidità del proprio capitano. Sirius non ci sarà all’allenamento, essendosi fatto mettere in punizione per aver litigato con Piton, a causa dell’assenza di Remus. James non si è nemmeno arrabbiato con lui, maquesto non significa che Sirius ritenga che si ail caso di mettere tutto a repentaglio per raccontare a James che il Serpeverde aspira a colpire tutti loro con incantesimi oscuri. 

Sospira, prima di scuotere la testa, “c’è quel deficiente di Piton,” sussurra quindi, facneod una smorfia. 

“So che ce l’hai ancora con lui per il fatto che Lumacorno abbia messo in punizione solo te, ma lascia perdere, per cortesia... già ti perderai l’allenamento di oggi, non aggravare la situazione,” lo prega James in tono concitato. 

Sirius si limita ad annuire. 

“Sentiremo la tua mancanza al campo,” dichiara Gideon, sperando di stemperare la tensione. 

“Mai quanto la sentirò io nella sala de trofei,” ribatte Sirius, roteando gli occhi. 

“Poteva andarti peggio,” lo consola Fabian. 

“Mpf,” Sirius si limita a bofonchiare qualcosa di incomprensibile che suscita una risatina nel resto dei presenti. 

“Peccato che Remus non sia qui, avrebbe sicuramente risolto i miei dubbi di Difesa,” dice Mary, rompendo il silenzio che era tornato a crearsi. 

“Quel compito è per l’inizio della prossima settimana, hai tutto il tempo di confrontarti con lui,” le fa notare Lily. 

“E siamo certi che Remus non veda l’ora di concederti tutto il suo tempo, Mary,” ghigna Sirius, concentrndosi sul fatto che gli incantesimi di Piton non siano ancora pronti e decidendo che sia inutile preoccuparsene in questo momento. 

La ragazza gli rivolge un’occhiata a metà tra lo stupito e lo sconvolto, le gote che si cloriscono a poco a poco. “Di che parli?” 

“Dico solo che sicuramente Remus sarà felice di studiare Difesa con te,” le risponde, tentando di rimanere serio, ma incarcando allusivo le sopracciglia. 

Lily sbuffa sonoramente, lanciando un’occhiataccia a Sirius, che simula innocenza, guardando intorno a sè.  

“Quanto sei scemo, Sirius!” lo apostrofa Marlene. 

“Ma perché ce l’avete tutti con me?” 

“Forse perché hai la stssa delicatezza di un buldozer?” lo rimbecca Lexie. 

Sirius si stringe nelle spalle, “io ho parlato chiaramente solo di studio, siete state voi fanciulle a farvi strane idee...”  

Lily scuote nuovamente la testa, tornando a chinarsi sul libro di Incantesimi. 

"Mary, ti sembra che io abbia alluso a qualcosa?” insiste Sirius. 

La ragazza scrolla le spalle, “mi sembra che tu stia parlando di qualcosa che non esiste,” commenta poi, tornando a leggere il proprio tema. 

“Hai la stessa delicatezza di un buldozer,” gli fa notare Lexie. 

“Mhmm, credo che ti sia stata troppo leggera, Lex,” rincara la dose Marlene. 

“Non credevo di aver detto nulla di nuovo...” 

James gli fa segno di darci un taglio, mentre Lily continua ad indirizzargli occhiate di fuoco. 

“E comunque nemmeno so che cosa sia un bulldozer.” 

“È un mezzo meccanico che si utilizza per spostare la terra,” gli risponde laconicamente Lily. 

“Ma è in ogni caso più delicato di te,” aggiunge Lexie. 

Sirius si decide a lasciar perdere, intercettando un’occhiata carica di rimprovero di Marlene, seguita da un sorriso grato quando Sirius si decide ad aprire il libro che ha scovato nel reparto di Pozioni. 

 

* 

 

Più tardi quella sera, Sirius sta correndo verso la sala trofei pronto per passare le prossime due ore a lucidare trofei senza magia. Tra tutte le persone con le quali non vorrebbe proprio trovarsi ad avere a che fare, si ritrova davanti alla nemesi a cui ha pensato per tutto il pomeriggio. 

Severus Piton gli sorride tronfio dalla cima delle scale che sta risalendo e il suo ghigno si allarga alla vista dello stravolgimento sul viso del Grifondoro. 

“Passato una bella serata, Black?” 

“E a te che te ne importa?” 

“Beh, mi chiedevo se sei abbastanza in forze per raggiungere Lupin, recandoti al suo capezzale...” 

“E questo ti interessa, perché?” 

“Perchè sappiamo tutti che non si trova affatto in infermeria, come volete farci credere,” ribatte Piton in tono di sfida. 

“Ah sì?” 

“Già... ma se vuoi continuare a portare avanti questo teatrino fai pure,” insiste Piton. 

“Davvero brami di scoprirlo?” 

“Mi stai forse sfidando?” 

“Voi Serpeverde non siete molto rinomati per il coraggio, che ne dici?” 

“La stupidità l’abbiamo lasciata tutta a voi, in effetti...” 

“Se ci tieni tanto, perché non vai al platano picchiatore e tenti tdi dimostrare il tuo valore? Basta che tu prema il nodo alla sua base per evitare che i rami ti colpiscano...” 

Piton non gli dà nemmeno il tempo di concludere la spiegazione, cominciando a scendere frettolosamente le scale e lasciando dietro di sé un Sirius che si rende conto di aver commesso il peggiore degli errori. 

Non ha il tempo di provare a fermarlo a si guarda intorno alla ricerca di qualuno che possa avvertire James al suo posto – con la disperazione che si fa strada nelle sue viscere. 

 

 


 

Nota dell’autrice: 

Ritorno a questa storia, dopo una breve pausa e inizio a raccontare il momento in cui le distanze iniziano ad allargarsi, in maniera sempre più insanabile. 

Faccio sempre fatica a scrivere di Piton, ma spero di essermela cavata abbasdtanza bene. 

   
 
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