Capitolo 88: Calma
Rufy e Robin erano uno di fronte all’altro.
Il primo, orgoglioso della seconda
per aver avuto la capacità di fermarsi, le sorrideva.
Robin risposte al suo sorriso, ma questo pian piano svanì, man mano che
sentiva le sue forze venire meno.
Rufy l’afferrò e la tenne in piedi, offrendosi
come supporto.
Robin era ferita in vari punti. Nonostante la sua mole, molti colpi dei
marinai erano andati a segno e la donna non si era ancora ripresa dallo scontro
avuto precedentemente con Regina.
Con la sua perdita di forze, anche lo scudo che aveva creato per proteggere
la sua bambina si sciolse e la piccola fu nuovamente libera.
Ella, che era ancora rannicchiata su sé stessa, quando sentì i raggi del
sole sulla sua pelle, alzò la testa e rimase scioccata alla distruzione intorno
a sé.
Vide i marinai che si alzavano sorreggendosi l’un l’altro e una spiaggia
completamente devastata.
“Stai bene piccola?”
La bambina sussultò e guardando in alto, vide due donne accanto a lei.
Una con i capelli blu e l’altra con capelli arancioni. Riconobbe Nami, la quale insieme a Franky
si era diretta sulla spiaggia quando, insieme alla sparizione di Robin, erano
cominciate le urla, mentre l’altra era un altro membro della ciurma alla quale
sapeva apparteneva sua madre.
Annuì “Si, tutto bene. Qualsiasi cosa fosse quello strano scudo, mi ha
protetto!” disse guardando a terra. Non vi era più alcuna traccia di quelle
braccia se non il sangue che aveva creato un disegno circolare.
Nami le sorrise e disse “Non so bene cosa sia
successo, ma quella era opera di Robin”
La bambina sussultò a quel nome e guardò la donna in questione. Vide che la
fissava e quando i loro occhi si incontrarono, la vide addirittura sorriderle.
La studiò a fondo tra le tante ferite, vide quella al braccio sinistro, tale e
quale a quella che aveva visto sulle braccia della barriera.
Era confusa. Non si riusciva a spiegare perché la donna che l’aveva
abbandonata, l’avesse protetta.
Continuò a fissarla fin quando tra
di loro si misero in mezzo Zoro e Fujitora che
stavano ancora combattendo. Tale era la loro concentrazione da non accorgersi
che la calma era tornata.
“Zoro, fermati!” urlò Rufy “è tutto finito!”
L’uomo parò un colpo lanciatogli da Fujitora ed
entrambi alla voce del ragazzo si guardarono
intorno.
“Sembra che senza accorgercene, la tua compagna si sia calmata!” disse
l’ammiraglio della marina, rinfoderando la spada, seguito da Zoro.
“Meglio così. Sei un buon avversario. Mi sarebbe dispiaciuto farti troppo
male!” disse Zoro, sorridendo determinato.
Fujitora
scosse la testa a quell’affermazione, poi disse “Credo sia meglio per noi andarcene. Prima che qualcun altro decida di fare
qualcos’altro di avventato!” disse, vedendo il suo compagno Kizaru,
venire trascinato da Benn, della ciurma di Shanks.
Tutti rimasero sorpresi quando videro che l’ammiraglio della marina
non cercava di porre resistenza, ma con
un’occhiata in più poterono notare le manette di algamatolite
legate ai polsi.
Dallo sguardo dell’uomo si poteva vedere che stava già pensando a una vendetta
dolorosa verso coloro che lo avevano in catenato e che lo stavano umiliando
davanti a tutti.
Shanks si avvicinò a Fujitora
e disse “Da quello che ho visto, qui sei l’unico che ha un po’ di valore
morale, quindi consegno a te le chiavi delle manette. Fammi un favore,
andatevene e vedi di slegare il tuo amico una volta lontano da qui. Io e la mia
ciurma non siamo intervenuti più di tanto in questa battaglia, dato che
riguardava più che altro i Mugiwara, ma fate ancora
un passo falso e nessuno di noi si tratterrà più e non credo che con tutta la
tua flotta ammaccata, abbiate qualche possibilità di farcela contro tutti noi,
soprattutto dato che Akainu è fuori dai giochi!”.
Robin sentì la presa di Rufy farsi più forte,
mentre la teneva per un braccio. Lo guardò e vide che stringeva gli occhi si
mordeva il labbro. Capì che la frase sul non fare il suo stesso errore,
riguardava Akainu, anche se non sapeva in che modo.
Fujitora annuì e disse a due dei marine ancora
abbastanza in forza, di afferrare Kizaru, per impedire che la mancanza di forze lo
facesse cadere a terra, ma prima che costui venisse condotto via, si rivolse a Rufy.
“Mugiwara, ora che la marina è a conoscenza della presenza della bambina su questa isola,
consiglio a te e a Nico Robin di portarla via. Non vi devo ricordare che appena
la notizia della sua esistenza si diffonderà, cosa potrebbe capitare
all’isola!” disse Fujitora.
“Un bustel call!” disse Nico Robin seria.
Fujitora annuì.
Zoro guardò attentamente il suo avversario. L’ammiraglio non era il tipo di
far sì che accadesse una tale tragedia su un’isola popolata da povera gente, ma
Kizaru si ed era lì in quel momento, ad ascoltare lo
scambio di battute fra Fujitora e il suo capitano.
Intuì cosa volesse fare il primo. Far dire a Rufy
che l’avrebbe portata via, così che Kizaru non si
mettesse in mente strane idee.
Rufy non lo deluse, anche lui comprese quello
che Fujitora aveva in mente.
“Quella bambina è stata sola troppo a lungo. Non permetterò che accada di
nuovo. È la benvenuta nella nostra ciurma e faremo in modo che non le manchi
più niente!”
La bambina sussultò a quelle parole e non riuscendosi a trattenere, alcune
lacrime le scivolarono dagli occhi.
Tashigi sorrise alle reazione della piccola e
abbassandosi alla sua altezza, le accarezzò una guancia, asciugandole una
guancia.
“Tranquilla non permetteremo a nessuno di farti del male!” la rassicurò,
ricevendo in risposta un lieve sorriso dalla piccola.
Fujitora fu soddisfatto della risposta e disse
“Bene, prepariamoci a salpare. Chi
riesce a stare in piedi, aiuti i feriti a salire sulle navi rimaste. staremo un
po’ stretti, ma ce la faremo!”
Tutti i marine annuirono e in men che non si dica, vi fu un gran via vai di
persone per la spiaggia.
Fujitora si avvicinò a Nico Robin, la quale rimase
sorpresa a quanto sentì uscire dalle sue labbra.
“Mi dispiace per quanto accaduto Nico Robin. Una bambina non dovrebbe
pagare per colpa delle sue origini e questo non vale solo per tua figlia!”
disse, riferendosi anche a lei.
La donna annuì in segno di ringraziamento, poi un’altra domanda le venne
posta.
“Tu eri al villaggio prima di giungere qui. Dimmi! C’è stato qualche danno
al villaggio?” chiese Fujitora.
“Diverse case distrutte, nessuna vittima per fortuna!” disse la donna.
“Capisco!” disse Fujitora, cominciando a cercare
qualcosa dalla sua giacca e sia Robin che Rufy
rimasero sopresi quando lo videro tirare fuori un libretto e una penna, per poi
porgerli alla donna. Le chiese di
scriverci una cifra sopra e di consegnare il foglietto al capo villaggio,
dicendogli di utilizzare quei soldi per rimettere in sesto il villaggio.
“Wow zietto, sono parecchi zeri!” disse Rufy,
afferrando l’assegno e osservare la cifra.
“Quella gente non centra niente. È giusto che chi ha sbagliato, paghi!”
disse Fujitora, rimettendo al suo posto il resto del
libretto e la penna.
“Per essere un marine non sei niente male. Se la marina fosse tutta come te
e Smoker, il mondo sarebbe migliore!” disse Rufy.
“Anche se i pirati fossero tutti come la tua ciurma!” disse Fujitora.
Rufy scosse la testa “Ho ucciso Akainu, non sono più il pirata che volevo essere!”
disse, abbassando la testa.
Robin sussultò a quelle parole, capendo tutto finalmente.
“Si, hai compiuto un gesto che da te non mi sarei mai aspettato Mugiwara. Hai sempre dimostrato grande rispetto per la
vita, non facendo mai del male in modo definitivo a qualunque tuo avversario.
Ma sinceramente nei tuoi panni cappello di paglia, avrei fatto probabilmente la
stessa cosa. Uccidendo Akainu ti sei macchiato di una
colpa che ti perseguiterà a lungo, se non fino alla fine dei tuoi giorni, ma
quando ti sentirai sopraffare da quel dolore, pensa a quante persone hai
salvato. Migliaia…e non mi riferisco solo a quelle di quest’isola. Ho visto,
passatemi il termine, molte vite innocenti essere spezzate dal suo volere, solo
per accaparrarsi la vittoria su un criminale! Ora questo non accadrà più…o
almeno fino non comparirà qualche atro
che crede nella giustizia assoluta! Ricorda le mie parole ragazzo!”
Disse l’uomo voltandosi “Ah e un'altra cosa Mugiwara,
auguri per il tuo matrimonio!”
Rufy sorrise “Grazie zietto!”
Fujitora riprese a camminare e aiutò i suoi
sottoposti a prepararsi per partire.
La sera scese e i pirati di Shanks e i mugiwara avevano appena finito di curare chi ne aveva
bisogno e di mettere a posto, la
spiaggia.
Ora erano seduti tutti intorno a un grande falò, creato con la legna della
nave distrutta, con Sanji che alla bene in meglio,
aiutato anche dal cuoco di Shaks, preparava la cena
per tutti.
Il primo era un po’ preoccupato. La tecnica di Akainu,
aveva spaventato gli animali che erano scappati dalla parte opposta dell’isola,
non lasciando loro molto da cacciare. Avevano pescato un po’ di pesce, ma non era
il banchetto che gli sarebbe piaciuto preparare. Per di più tutto il cibo
preparato per il matrimonio di Rufy e Nami era andato sprecato a causa dell’assalto dei marine alla Sunny.
Rufy e Nami erano
seduti vicini su un tronco a mangiare quando Shanks gli si avvicinò.
“Mi dispiace che il vostro matrimonio sia andato in maniera così movimentato!”
Nami sorrise “Chissà perché non mi sarei
aspettata niente di diverso. Sarebbe stato troppo strano se fosse filato tutto
liscio. L’importante è che tutto sia andato bene e che alla fine, anche se per
un soffio, ci siamo sposati!”
“Ben detto!” disse Rufy dandole un bacio sulla guancia.
Shanks sorrise e sedendosi accanto al ragazzo
gli diede una forte pacca sulla spalla.
“Allora Anchor, come ci si sente da
spostati eh?”
Rufy lo guardò confuso “Mi sento come prima,
dovrei sentirmi in modo diverso? Qualcosa non ha funzionato?” chiese
preoccupato, guardando Nami, la quale rise.
“Ma no è un modo di dire. Non è che avrebbe dovuto crescerti un terzo
occhio o saresti dovuto crescere di mezzo metro, ma sarebbe stato carino dire
che ti senti felice, come lo sono io!” disse Nami,
restituendo il bacio sulla guancia di poco prima.
“Oh ma si, certo che sono felice, lo sono sempre quando sono con te!” disse
dandole un altro bacio.
Shanks rise e poi disse “Ok, qui la cosa sta
diventando un po’ troppo smielata!” Si alzò in piedi e alzando in alto il
calice che aveva in mano, disse “Un brindisi per gli sposi!”
Tutti appoggiarono il rosso e, alzando anch’essi il loro bicchiere, gridarono
“auguri!”.
Ma Usopp non si fermò lì e cominciò a urlare
“Bacio, bacio, bacio!”!
Chopper si unì al suo incitamento, cominciando a saltellare “Bacio, bacio,
bacio!”
E così uno ad uno anche gli altri si unirono al coro.
Rufy si alzò in piedi e porgendo la mano alla
sua amata, la sollevò per poi afferrarle i fianchi. Successivamente i loro visi
si avvicinarono sempre più, finendo poi per esaudire la richiesta dei presenti,
che gridarono felici.
Il bacio divenne un po’ più passionale e Usopp
intervenne ricordando loro che c’era una minorenne con loro.
Robin era l’unica a non gridare, ma si godeva lo spettacolo prima di
proseguire nel suo intento.
Si avvicinò a sua figlia che era anch’essa
vicino al fuoco, sebbene un po’ in disparte dagli altri, e le si sedette
accanto, mantenendo una certa distanza, pensando che la bambina l’avrebbe
gradito.
Le porse un piatto con un po’ di cibo e aspettò che la piccola lo
prendesse. Non aspettò molto, soprattutto dopo che il suo stomaco si era fatto
sentire.
Mangiò di gusto e Robin la osservò con il sorriso sulle labbra.
“Perché mi fissi in quel modo? Ho qualcosa sulla faccia?” chiese la
bambina, accorgendosi del suo sguardo.
Robin scosse la testa, ma sempre con il sorriso sulle labbra “Mi sto solo
accertando che tu stia bene!”
La piccola batté gli occhi e poi disse “Non sono io quella fasciata dalla
testa ai piedi!”
“Oh non è niente, solo qualche graffio!” disse la donna “Poteva andare
peggio”.
La bambina abbassò lo sguardo sul suo piatto mezzo mangiato e disse “Grazie
per avermi salvato!”
“Non ce di chè!” risposte Robin.
“Perché l’hai fatto? Insomma non eri tenuta a farlo!” disse la bambina.
Robin sospirò “Solo perché non ti ho cresciuto, non vuol dire che non tenga
a te. Ti ho pensato tutti i giorni da quanto ti ho allontanato da me,
chiedendomi come stavi e che aspetto avessi! Quindi non potevo non salvarti!”
“Bhe dato che assomiglio a te tanto che anche chi
non mi conosce, sa chi è mia madre, direi che se ti sei vista abbastanza allo
specchio da bambina, puoi immaginare che aspetto avessi crescendo!” disse
alzando le spalle.
“Si, credo di si. Ora posso immaginare che aspetto avessi, ma non so ancora
il tuo nome!” disse Robin curiosa.
“Olvia!” disse la piccola, sorprendendo la donna.
“Non pensavo che Regina ti avrebbe chiamato con il nome che le avevo
suggerito!”
Fu il turno della bambina di essere sorpresa “Vuoi dire che sei stata tu a
scegliere il mio nome?”
“Si, era il nome di mia madre!” disse semplicemente la donna.
Olvia si sorprese “Oh e come era?”
“Non me la ricordo molto. Mi ha lasciato dai miei zii all’età di due anni e
lo incontrata per pochi minuti all’eta di otto anni,
poco prima che venisse uccisa”
Olvia sussultò.
“Ci somigliava molto, ti farò vedere il suo manifesto appena possibile!”
“Quindi anche lei era un pirata?” chiese la bambina curiosa.
“No, era una archeologa di Ohara. Aveva una
capacità che per il governo mondiale è una minaccia, per questo lei e stata
uccisa e io sono ricercata da quando avevo otto anni, avendo anche io quella
capacità!
Olvia annuì, abbracciandosi “Quindi è vero che
mi hai lasciato per proteggermi!”
Robin annuì e poi aggiunge “Mia madre aveva anche un’altra particolarità,
aveva dei bellissimi capelli bianchi!”
La bambina spalancò la bocca “Davvero? Questo spiega tutto!”
Robin la guardò con curiosità.
“Bhe ecco…io veramente mi tingo i capelli…cioè
non tutti. I miei capelli sono neri, ma sul lato sinistro ho sempre avuto una
ciocca bianca, che ho pensato di nascondere per non sembrare strana!”
Robin sorrise “Non vedo perché una ciocca bianca ti faccia strana.
Piuttosto ti rende particolare!”
Olvia sorrise poi, guardando a terra chiese
“Allora è vero che verrò con voi?”
“Questo in realtà dipende da te. Vuoi venire? L’alternativa sarebbe che io
rimanga qua!” disse Robin.
“Lo faresti davvero?” chiese Olvia speranzosa.
Robin annuì.
“Ma non ti mancheranno i tuoi amici?” chiese la piccola
“Molto, ma capiscono e poi non è detto che non ci rivedremo mai più!”
Olvia li guardò tutti. Erano tutti strani e anche
matti secondo il suo punto di vista, ma li trovava divertenti e poi non poteva
far finta di non aver udito il discorso che quell’uomo della marina aveva
fatto. Non aveva capito cosa sarebbe successo all’isola se lei fosse rimasta
lì, ma sapeva che qualcosa di molto brutto sarebbe potuto accadere alle persone
che vi abitavano.
“Va bene! Vengo!” disse determinata.
Robin la guardò sorpresa.
“I tuoi amici sembrano simpatici e sinceramente sono un po’ curiosa di
vedere il mondo!”
“Sarà pericoloso!” disse Robin.
“Anche rimanere qui!” disse Olvia “Quindi
partiamo!”
Robin sorrise alla piccola, molto felice in cuor suo di non dover
abbandonare l’unica famiglia che aveva conosciuto.