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Autore: cartacciabianca    17/09/2009    8 recensioni
Desmond le viene strappato via all'improvviso e Giorgia non sa di che rispondere alle minacce dei misteriosi rapitori, i quali la costringono al silenzio attraverso una messaggistica segreta: e-mail, telefonate anonime, bigliettini nei posti più impensabili... Non resta alto che aspettare, aspettare che nessuno venga a prendere anche lei o minacci oltremodo di uccidere il suo ragazzo.
Otto mesi più tardi la sparizione del suo amato, gli stessi strambi tizi la contattano annunciandole che Desmond tornerà presto a casa.
Su di loro cadde un silenzio pieno di sottintesi. C’erano tanti punti da chiarire, tante domande da farsi prima di abbandonare le proprie speranze nelle mani altrui.
Desmond dipendeva da Altair e Altair dipendeva da Desmond. Ognuno nel tempo dell’altro, se la sarebbero vista con i problemi quotidiani di due vite l’una molto differente dall’altra.
-E così- rise Altair. –Me la ritrovo nuda, la tua ragazza…- bofonchiò.
Desmond sorrise. –Qualcosa mi dice che non ti dispiace affatto!-.
L’assassino condivise la sua gioia. –Vedrò di… trattenermi- fece malizioso.

Gli effetti collaterali al trattamento possono assumere diverse sfumature su ciascun paziente. Il soggetto 17 soffre di "sdoppiamento di personalità". La coscienza del suo antenato si capovolge alla propria nei momenti meno opportuni così da creare situazioni drammatiche ed imbarazzanti. Ma quando il gioco diventerà una triste realtà ci sarà un ultimo viaggio, e poi i tasselli del puzzle resteranno scambiati per molto allungo. Comincia la caccia ai farmaci che l'Abstergo custodisce nei suoi laboratori, unici medicinali che possono riportare tutto alla normalità. Giorgia, accompagnata dalla coscienza di Altaïr che ha preso piede nel corpo di Desmond, dovrà vedersela con un addetto alla sicurezza senza scrupoli e i suoi scagnozzi. Alex Viego farà di tutto per proteggere la segretezza del progetto, ma Giorgia lotterà con le unghie per riavere il suo Desmond. [CONCLUSA]
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altaïr Ibn-La Ahad , Desmond Miles , Lucy Stillman , Nuovo personaggio
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Epilogo, Dolci Quadri




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 .:}*{:.  Masyaf   .:}*{:.
.:}*{:.   Dicembre 1193 d.C.  .:}*{:.  
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La neve cadeva leggiadra sulla città, imbiancando i tetti delle case, le strade e le colline fuori dalla vetrata nella sala del Maestro. Alla vecchia scrivania sedeva un ragazzo il cui sguardo si perdeva oltre il candore e la brillantezza del cielo e della terra. Una leggendaria cicatrice sul suo labbro si mostrava, e gli occhi neri socchiusi, e la mente distante a giovani e futuri ricordi che allungo lo avevan tormentato. Egli vestiva di una casacca scura, lunga e abbastanza pesante che serbava in lui il calore necessario al suo cuore che ultimamente freddo era divenuto. Un gomito egli aveva poggiato sul ginocchio e l’altro adagiato sul tavolo ordinato di qualche antico libro e pergamena; la mano ospitava una piuma bianca il cui inchiostro ancora gocciolava dall’estremità, andando a macchiare un foglio di carta pregiata.
Linee sinuose e abili tratti precisi avevano disegnato su quel foglio la figura di una donna: i capelli castani e lunghi eran raccolti in una coda alta, dalla quale però sfuggivano alcuni piccoli ciuffi lisci che le ricadevano graziosi sul collo e sul viso bello. Ella aveva una mano che immortalata nel bel disegno mostrava lei che si portava una delle ciocche birichine dietro l’orecchio; un gesto abituale che lui, l’artista, le aveva visto fare tante volte e mai avrebbe dimenticato. La fanciulla sedeva su uno sgabello, e teneva le ginocchi strette, ma ciò che era davvero strano fu notare gli abiti diversi, di un’epoca che all’artista era differente. La magliettina e i pantaloni stretti, d’altri tempi davvero, lo facevano ridere al solo pensarci, e il ricordo di un buffo incontro nella mente del giovane cominciò a danzare; un ampio sorriso si stagliò sulle sue labbra, mentre metteva a riposo la penna e osservava commosso il suo operato.
Pareva solo uno schizzo, un abbozzo di quello che un giorno desiderava rincontrare e che già gli mancava; ora che i pezzi del puzzle erano tornati al loro posto, avvertiva un vuoto al cuore che giorno e notte lo faceva star male. Fare quel disegno, lavorarci ancora allungo, forse avrebbe acquietato il suo dolore, ma quanto ancora avrebbe dovuto aspettare per poter vedere di nuovo quella magnifica creatura nessuno poteva saperlo.
Sospirò il giovane, e lanciò un’ultima occhiata alla graziosa figura. Firmò il disegno con due nomi e due date, e in fine ripose tutto in un cassetto.
Si alzò dallo sgabello che sistemò sotto il tavolo e si avviò giù dalle scale; lasciò la sala, e camminò allungo per strade innevate e risa di bambini.

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.:}+{:.   Firenze   .:}+{:.
.:}+{:.   Maggio 1486 d. C.   .:}+{:.
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Il sole di una limpida primavera specchiava i suoi raggi sulla città madre dell’arte e della cultura italiana. I tetti di Firenze eran così pieni di piccioni che svolazzavano in grossi stormi per il cielo azzurro, solcando nuvole, comignoli spenti e ampie piazze. La gente in festa per le strade era chiassosa, i nitrii dei cavalli e i suoni di una città che nella domenica il silenzio dimenticava.
Sulle piastrelle del tetto di una vecchia casa s’issò con grazia un giovane dal volto coperto di bianco; la sua nobile veste dai colori sgargianti e dal tessuto pregiato si muoveva al vento che lassù tirava forte; sorrise il ragazzo, scivolando lesto sul balcone vicino. La finestra era aperta, ed egli entrò silenzioso nel buio della cantina, piegando le ginocchia e richiudendosi i vetri alle spalle. Prese un gran respiro e si calò il cappuccio via dal viso, finalmente al sicuro in casa di amici.
Si avviò giù per delle fragili scalette in legno e giunse in un ampio salone i cui profumi di olio e tempere riempivano i polmoni. D’un tratto una melodia fischiettata attirò la sua attenzione, ed egli congelò le labbra in un nuovo sorriso. Era un motivetto allegro che proveniva dallo stanzino tondo lì affianco. Mosse un passo avanti, guardandosi intorno circospetto e lanciando un’occhiata dentro il salottino.
-Leonardo- chiamò. –Siete in casa, Leonardo?- domandò avanzando ancora.
E il motivetto proseguì, almeno fin quando gli occhi neri del giovane non si fermarono sulla figura eretta di un buon uomo seduto su un alto sgabello. I capelli lunghetti e la barba lasciata crescere, era lui che fischiettava allegro mentre un suo braccio stava alzato e una sua mano impugnava delicatamente un fino pennello, la cui abilità stava tracciando le ombre di un dipinto.
Il vecchio interruppe il suo allegro fischiettar. –Ezio, vieni pure avanti- disse lui senza distoglier attenzione all’arte. –Attendevo la tua visita, ragazzo- pronunciò gioioso.
Ezio si avvicinò a Da Vinci con piccoli passi incerti. –Cosa ritraete, maestro? Questa d’opera vostra mi è nuova- commentò con un filo di voce.
-Dici bene, ragazzo mio- sospirò l’anziano smontando dall’alto sgabello. Ripose il pennello assieme agli altri lì di fianco, su un mobile, e s’asciugò le mani su uno straccio. –Vedi, la scorsa settimana lasciasti sbadato a me questo disegno, che cascò dalle tue tasche prima che te ne andasti, Ezio- disse egli afferrano un vecchio taglio di carta, che poi porse al giovane.
Auditore non ebbe neppure bisogno di guardare lo schizzo di donna che vi era ritratto sull’antico trancio di pergamena. –Ebbene?- domandò confuso.
-È mia intenzione rivisitare quel bel disegno- confessò Leonardo. –Guarda- esultò indicando la tela alle sue spalle.
Il volto dalla pelle chiara era di una ragazza giovane, dagli occhi verdi e graziosi. Il corpo snello e bello sedeva su una pila di grossi tomi dalle tante pagine; le ginocchia composte, un braccio stretto attorno al ventre e l’altro tenuto alto mentre la mano portava una ciocca dei lunghi capelli dietro l’orecchio. Le guance un poco arrossate, indossava un vestito leggero e delicato, con una spalla scoperta e di un tessuto bianco candido primaverile. Lo sfondo non era altro che il bianco della tela sulla quale era ritratta, ma solo una parte di un pavimento dalle grosse tegole di legno appariva attorno alla sua figura. La luce, si capiva bene, veniva dalle spalle di lei che lo sguardo basso tendeva.
-È una bellezza che incanta, maestro…- mormorò Ezio senza altre parole.
-Sì, questa era più o meno la reazione che mi aspettavo da te, mio giovane, o meglio: quella che mi aspetto da chiunque guardi quest’opera- ridacchiò Leonardo.
-… Che nome darete a quest’opera?- chiese colpito il ragazzo, mentre con le dita carezza la grezza pergamena di un antico schizzo.
Leonardo ci rifletté allungo. –Il disegno che hai tra le mani è molto rozzo, e sta sbiadendo. Voglio che questo dipinto resti integro e bello nel tempo, assicurando ad altri, magari i figli dei tuoi figlii, carissimo Ezio, di godere di tale bellezza così come oggi stai facendo tu- arrise. –Per quanto sta al nome che intendo darle, bhé… guardala tu stesso, e regalami il tuo primo pensiero- gli sorrise felice.
-Sono confuso, maestro… perché…- fece per chiedere.
-Consideralo come un dono per te da parte mia, Ezio- sorrise Leonardo incrociando le braccia. –Anche un ceco vedrebbe nei tuoi occhi quello che sto vedendo io- si beffò.
-E cioè?- domandò curioso il giovane ripiegando il vecchio schizzo e portandoselo in una tasca del pantalone.
-L’amore- disse il saggio Leo.
-Vi sbagliate, io…-.
-Ho come l’impressione che conosci già questa fanciulla, sai?- pronunciò pensoso Leonardo camminando attorno al ragazzo. –Come se l’avessi già incontrata da qualche parte, in qualche tempo…- blaterò.
-Sciocchezze. È solo molto bella, e come l’avete ritratta voi…- s’interruppe. –Lo è ancora di più-.
Leonardo si strinse nelle spalle. –Come preferite. Ma mi auguro che un giorno tu abbia l’occasione di rincontrarla-.
-È frutto della fantasia di un pazzo- sbottò Ezio voltandosi. –Quella donna non esiste- eruppe severo. –E il disegno non io lo feci. Non conosco questa donna-.
-Contento per te che ne sei così certo, vorrà dire che darò il quadro come pegno di fortuna a qualcun altro-.
-No!- si girò di colpo.
Leonardo inarcò un sopracciglio. –Dite- fece calmo.
-Il quadro, vi prego, datelo a me. Apprezzerei moltissimo- sorrise il ragazzo.
-Dammi il tempo di finirlo- prese fiato il vecchio tornando seduto. –E sarà tuo- dichiarò.
-Vi ringrazio- chinò la testa.
-Non ringraziare me- rise l’anziano. –Ma il pazzo che il disegno creò!-.
Ezio si avviò fuori dallo studio tondo. Ma una volta sulla porta, si fermò. –Mastro Leonardo- chiamò voltandosi.
-Dite- proferì disponibile, dando una nuova fina pennellata al quadro.
-Timidezza- disse Ezio.
Leonardo aggrottò la fronte. –Fate riferimento al dipinto?- chiese.
-Sì, maestro- sorrise lui. –Timidezza, ella trasmette timidezza, per parer mio-.
-E “Timidezza” sia, dunque- gioì il vecchio. –Fate posto sulla bianca parete della dimora vostra, Auditore-.
-Una tale rarità non andrebbe messa alla mercé di vani occhi, mio signore- ridacchiò il giovane calandosi il cappuccio sul volto.
-Ezio- chiamò prima che potesse mettere un solo piede fuori dall’uscio di casa.
-Sì?-.
-A voi questo dipinto non piace- eruppe l’anziano.
Il ragazzo stette interdetto. –Perché dite questo?…-.
-Voi ne siete del tutto innamorato!-.
-Vecchio pazzo…- borbottò Ezio lasciando lo studio e chiudendosi la porta alle spalle.
Da Vinci scoppiò allora in una fragorosa risata.
Il dipinto fu pronto pochi mesi più tardi, ma alla morte dell’artista, dopo che Ezio lo tenne con sé allungo, non venne più ritrovato.

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.:}*{:. THE .:}+{:.
.:}+{:.    END     .:}*{:.
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Quando immaginai questa storia (ovvero quando pensai a come e cosa avrebbe fatto e combinato Altair nel futuro come assassino e uomo medievale) pensavo di trarne qualcosa di comico e assolutamente meno sentimentale ed esplicito. Ma fin dai primi capitoli, ho riscontrato delle cosiddette difficoltà nel plasmare i due protagonisti delle vicende (Giorgia e Desmond) in modo meno romantico e serio, tramutandoli in qualcosa di più spiritoso. Alla fine non ci sono riuscita, ma non nego affatto che i risultati sarebbero stati dei migliori, anzi! Un’altra delle ff che mi hanno accompagnata nel terzo anno di medie volge al termine, e senza avvertire nessuno questa volta! X°°°°D Forse non sarei dovuta essere così crudele, chissà quanti di voi si aspettavano che sarebbe durata di più. Personalmente pur io immaginavo di poter continuare, di poter approfondire qualcosina sulla permanenza di Giorgia nei laboratori dell’Abstergo, ma come mio solito, mi è sembrato giusto terminare così, con un finale emozionante nel presente, ma ancora di più nel passato!
Sì, insomma…
<.<
Quanti di voi hanno capito che la ragazza che ritrae Altair è Giorgia? E quanti di voi hanno capito che il disegno si è tramandato nei secoli fino ad arrivare ad Ezio, così da poter sicuramente assicurare un sequel a questa ff? Quanti di voi, avanti? X°°°D
Il finale è davvero poco esplicito e romanzato al massimo, e questo mi duole, ma a parte il fatto che anche il ricordo di Altair che aveva per Giorgia si è tramandato fino ad Auditore de Firenze, bhé… Sembra un po’ assurdo, ma insomma, avanti, si è capito che Altair era innamorato di lei, no? Ecco.
Volevo chiarire questo punto soltanto, ammettendo le mie e le colpe dell’assassino OOC che ho creato: sì, lui l’amava, ma non l’avrebbe mai e poi mai strappata al suo pro-pro-pro nipote in un modo a tal punto egoista. Questo è il motivo per il quale questa storia si conclude così, ma ribadisco: il sequel ci sarà, e questa volta a creare pasticci non sarà niente popò di meno che…. Ooooooh! E vabbé, sì, lui, Ezio! XD
Quindi possiamo concludere dicendo che il finale lascia pensare a male!XD Molto male!
La mia fantasia già va avanti per conto suo da quando scrissi questo capitolo in Grecia, una 30 di giorni fa. La stessa sera dell’arrivo mi sono messa subito all’opera per questa storia, avendo già in mente di finirla in tale modo. Ovviamente me bastarda non ha detto nulla a nessuno! XD Ma meglio così.
Ora i ringraziamenti, e poi attenderò paziente le vostre recensioni, sperando che questi ultimi due capitoli siano stati (non esaurienti: 4 pagine ciascuno -.-‘) ma… belli, ecco.

È stato bello scrivere questa storia.
E sarà bello continuare a scriverne delle altre.
Un abbraccio a tutti!

  Elika95


   
 
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