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Autore: robyzn7d    03/12/2023    4 recensioni
“Non rannicchiato, non accovacciato, non indifeso, ma seduto nella sua solita posizione di un custode, guardia, angelo protettore. Lo sguardo mai perso, ma inquieto, chiuso in una gozzoviglia di pensieri scuri che quella sera non volevano proprio lasciarlo andare. Lui lo sa, e se lo ripete, che “le anime più forti sono quelle temprate dalla sofferenza”. Perciò, non deve farsi logorare dalla paura di soffrire, né farsi dominare da alcun timore, e per nulla al mondo farsi sovrastare da uno sciocco e balordo batticuore.”
(…)
“Ma quella storia, la storia di quell’uomo, le aveva anche insegnato che le storie personali di ognuno sono fondamentali per capirne in profondità l’anima. Forse non per forza necessarie per voler bene, ma significative per imparare. “
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Avviso importante: SPOILER.
FF ispirata agli ultimi capitoli usciti del manga sulla saga di Egghead. Si tratta per lo più del Flashback di un personaggio importante.
Perciò, se non volete rovinarvi qualche piccola ma interessante rivelazione, consiglio di non leggere.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nami, Nico Robin, Orso Bartholomew, Roronoa Zoro, Z | Coppie: Nami/Zoro
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Lo spaventoso, straordinario e stridente potere di una storia 
- Se potessi fare un viaggio, dove ti piacerebbe andare? - 

Parte I 
 
 
 
 
 
 
Il sole era scomparso ormai da ore dietro alla coltre diventata nera a causa del mare che stava inghiottendosi ogni colore per fare spazio solamente all’oscurità e al silenzio. Sembrava come se tutto fosse ora coperto da un velo scuro, ma non che sembrasse un presagio di qualcosa di terribile che sarebbe dovuto ancora accadere, bensì come una forma di lutto. E lo erano tutti, in lutto, chiusi in un’impressione intricata e in un senso contorto. Si poteva esserlo anche per chi non si era potuto conoscere, se la sua storia aveva toccato anche le corde dei sentimenti più irrequieti. 
 
Alcuni membri della ciurma erano persi nell’orizzonte imperscrutabile, ma stavolta non per cercare una rotta da seguire. Il log pose a tre aghi veniva spudoratamente ignorato, l’acqua nera aveva portato via anche la voglia di navigare. 
C’era come una invisibile perturbazione a bordo, in cui una sensazione di smarrimento regnava indisturbata. Forse però si trattava più di un tremito violento, che li aveva tutti catturati in una morsa stringente. 
 
E, mentre altri stavano riuniti in cucina, come luogo caldo e accogliente, qualcuno non voleva distogliere lo sguardo dal mare, rimanendone imprigionata, sotto lo sguardo di un altro che ne stava seduto lontano, in disparte, a vivere il suo personale stato d’animo, osservato a sua volta da qualcun altra ancora, che invece, si aggirava per la nave indisturbata. 
 
Non rannicchiato, non accovacciato, non indifeso, ma seduto nella sua solita posizione di un custode, guardia, angelo protettore. Lo sguardo mai perso, ma inquieto, chiuso in una gozzoviglia di pensieri scuri che quella sera non volevano proprio lasciarlo andare.
Lui lo sa, e se lo ripete, che “le anime più forti sono quelle temprate dalla sofferenza”. Perciò, non deve farsi logorare dalla paura di soffrire, né farsi dominare da alcun timore, e per nulla al mondo farsi sovrastare da uno sciocco e balordo batticuore. 
 

Zoro aveva intuito che era lei ancora prima che la vedesse comparire alla sua sinistra con in mano una tazza ancora fumante di caffè. Dettaglio che gli aveva fatto ricordare che le ragazze in camera potevano prepararsi bevande calde senza dover necessariamente scendere in cucina, in una accortezza decisa dal cuoco alla quale nessuno avrebbe potuto opporsi. 
L’aveva seguita con la coda dell’occhio, cercando di capire dove fosse diretta, dal momento che lui, senza nemmeno pensarci, si era seduto fuori sul ponte in un piano e in un punto a caso - non ricordando affatto che quella dove era appoggiato era la parete della stanza delle due donne della ciurma. 

“Bonney sta riposando nella nostra stanza”

La mora manteneva la sua solita voce pacata e sicura, priva di fretta
“così ho pensato di lasciarle un po’ di spazio.” 
Continuava a sorseggiare il contenuto della tazza, mentre si appoggiava al muro di legno della Sunny, rimanendo alla sinistra del verde. Zoro la guardava ancora con la coda dell’occhio, chiedendosi mentalmente come mai lo stesse dicendo proprio a lui. 
“Capisco” 
le rispondeva, continuando a chiedersi nel privato se Robin stesse solo giustificando la sua presenza lì o se stesse cercando compagnia, per poi però ritornare a guardare davanti a sé, senza proferir altra parola. Ma lei aveva semplicemente sorriso, terminando, col suo fare flemmatico, di consumare la bevanda calda che evidentemente le regalava conforto.
E, mentre lei si ritrovava ad essere a suo agio, lui iniziava a sentirsi agitato.
Il suo istinto gli suggeriva che in quell’incontro notturno, o insolito avvicinamento, ci fosse dietro qualcosa. Ma con Robin non aveva da dubitare intenzioni macchiavelliche, perciò, nonostante il broncio, nonostante il suo istinto che lo metteva in guardia anche da quelle che non avrebbero mai potuto essere minacce, lo lasciò perdere. Ma la compagna non aveva poi esitato così tanto prima di fargli capire che qualcosa, sotto sotto, e in un certo senso, c’era. Tipico di lei, dopotutto. 
“Tu l’avevi già incontrata, non è vero? E lo avevi capito già all’ora che si trattava solo di una bambina?” 
Chiedeva senza preannunciare nessun tipo di emozione, se non che pura curiosità. Non c’era inquietudine in Robin, ne tormento o eccessiva pena, forse, piuttosto, una naturale apprensione. 
“E come avrei potuto saperlo!” reagiva svelto col suo fare perentorio, ma, sbuffando, poi si correggeva,  
“All’inizio l’ho creduto, che fosse una mocciosa rompipalle…ma poi aveva assunto sembianze adulte, perciò...” 
Zoro rimaneva immobile e rispondeva in un tono quasi annoiato, ma restando lo stesso attento, in ascolto del continuo. 
Ma Robin non si sconvolgeva troppo. Lo conosceva abbastanza da non aspettarsi certamente di avere vicino un perfetto interlocutore, ringraziandolo perciò per quel piccolo dettaglio aggiunto. 
“Non avresti potuto capirlo, é vero” 
si muoveva verso la ringhiera per guardare meglio Zoro in faccia e parlargli il più apertamente possibile 
“Però,” 
Zoro ne stava avendo conferma, del fatto che la compagna non fosse arrivata lì da lui per fare una semplice e casuale conversazione
“ho capito che la storia di quell’uomo ti ha turbato.”
Zoro sentiva l’istinto, o almeno, la sua coscienza, rimproverargli di aver abbassato la guardia. 
Non le rispose. 
Robin sapeva che il suo era solo un concordare taciuto. Non sapeva spiegarsi come, ma era convinta con certezza che fosse così; perciò continuava, senza esitare, e priva di alcuna perplessità. 
Ma prima di riprendere a parlare, si era voltata anche lei verso prua, seguendo la linea dello sguardo di lui che, fin troppo concentrato, era continuamente posato su una figura longilinea in piedi sul ponte dell’imbarcazione con i gomiti poggiati sulla balaustra umida della Sunny, mentre sembrava essere in ascolto di quel mare piatto e scuro, ipnotizzata dal silenzio notturno tutt’intorno. 
“Anzi” 
aveva aggiunto, 
“ha turbato tutti noi.” 
 
L’ancora era stata gettata qualche ora prima.
I membri più autorevoli della ciurma avevano preferito il non navigare durante la notte a causa degli umori sottosopra dopo l’ultimo folle scontro in cui si erano imbattuti. In cui erano venute a galla verità di ogni portata che avevano cambiato pareri, pensieri, coscienze. Non c’era spirito, quella sera, che non era rimasto intrappolato in quella storia. 
 
Robin aveva ripreso a concentrarsi sullo spadaccino. Con una mano comparsa dal nulla aveva appoggiato la tazzina vuota sul pavimento, e con una manciata delle stesse si era creata una sorta di posto a sedere temporaneo - segnale che non preannunciava certo una imminente ritirata. Fissava ancora Zoro in volto con un’espressione enigmatica, così tanto da innervosirlo.
Lui non avrebbe voluto affrontare quel discorso, anzi, in realtà non ne era così sicuro di questo, ma nutriva sicuramente un certo sospetto sul dove Robin volesse arrivare. 
“Andiamo”,
le disse allora, ricambiandole finalmente lo sguardo,
“arriva al punto.”
Robin aveva allora sorriso. 
Sapeva di lui come il peggiore interlocutore, così come sapeva però che aveva un'ottima percezione che lo portava ad avere le giuste intuizioni. Ciononostante, ci volle giocare lo stesso, prendendo un po’ di tempo necessario per il giusto preambolo. 
“Il punto?”
rimarcava, divertita dalla fretta del verde, da quell’impazienza che lo contraddistingueva solamente in faccende più quotidiane, mentre si riservava il suo essere paziente in ben altre situazioni.
Zoro l’aveva guardata ancora un attimo prima di chiudere l’occhio, sapendo che la compagna ormai aveva qualcosa in testa e che l’avrebbe portata fino in fondo.
Non era arrabbiato con lei, sapeva perfettamente che Robin non era propriamente avvezza ai giochini, né con lui, né con gli altri. Anche se iniziava a sentirsi terribilmente in trappola, e questo non lo faceva sentire del tutto a suo agio. 
“Dimmi direttamente dove vuoi arrivare.” 
Ancora quell’impazienza che faceva sorridere l’archeologa di gusto, non trovandolo come un difetto, ma un tratto caratteriale che gli si addiceva. 
“Ti ho visto molto interessato a quell’uomo.” 
Robin non cambiava posa, e aspettava, con l’aria di una che aveva tutta la nottata davanti e nessuna fretta di dileguarsi. Contrariamente a lui. 
Anche Zoro rimaneva immobile, nella posizione che aveva assunto anche prima, incrociando però le braccia sul petto. 
“É così.” 
le rispondeva sincero, senza nulla da nascondere o argomento da evitare, ma, dentro di lui, né era sicuro, non era quella affermazione “il dunque” di Robin.
“Non riesco a frenare la mia curiosità” 
ugualmente sincera, la mora non ci provava nemmeno a fingere di voler sapere quell’informazione per altri motivi se non sfamare sé stessa. “É per quella volta a Thriller Bark o quando ci ha separati tutti a Sabaody?”
Zoro rimaneva inizialmente muto. Non regalava nessun segno del corpo, del viso, e, nonostante lei non si aspettasse una qualche reazione, avrebbe comunque voluto vederla. 
“Quell’uomo ci ha salvato la vita in entrambe le occasioni.” 
Era serio e leale, come Robin si poteva immaginare. Nonostante notasse solo in quel momento che, a Zoro, la voce non tremava mai. 
“Avrei davvero voluto avere la possibilità di porgergli i miei ringraziamenti.” 
Lei non può fare a meno di pensare a quella volta a Thriller Bark, vorrebbe chiedere di più su questo, sempre per colmare il suo interesse, ma non ha intenzione di infierire troppo su Zoro. Non dopo quelle recenti emozioni. E, ovviamente, voleva evitare di rivelare di essere a conoscenza di quello che lui aveva fatto per loro in quella delicata situazione di tanto tempo prima.
Era inevitabile paragonare le gesta di Kuma a quelle di Zoro. In questo caso, tutti loro, avrebbero dovuto ringraziarli entrambi. 
“Non fai più domande?” 
Chiedeva lui, interrompendole i pensieri, accortosi del suo stato quasi diventato meditativo. 
“Ho finito”
rivelava lei, con tono sereno e calmo, in quell’eleganza che la contraddistingueva sempre, anche nelle conversazioni più inaspettate.
Zoro aveva aperto l’occhio e l’aveva guardata, trovandola ancora a fissarlo, con adesso una strana malinconia unita a quella serenità che non l’aveva mai lasciata, costretto a ricambiare lo sguardo a lungo, come se, ad un certo punto di quella strana chiacchierata, si fossero entrambi compresi. E, forse, questo non era mai davvero successo prima di quel momento. 
“Ancora non sei arrivata al dunque, però.” 
Zoro non era mai stato uno stupido. Forse a volte non é capace di capire cose semplici, a causa di una educazione non propriamente esemplare, ma ha una grande capacità di afferrare certe situazioni o intuirne le profondità nascoste. 

L’effetto del frutto, con l’apparizione di una moltitudine di mani, si stava esaurendo, così, decise di rimettersi in piedi. Si era affacciata alla ringhiera proprio vicina alle scale, riprendendo a scrutare quella figura che aveva davanti allo sguardo, alla fine del ponte, ancora ferma come l’aveva lasciata all’ultima occhiata. Si era appoggiata con delicatezza, smettendo di guardare Zoro in viso, per concedergli la sua privacy e non metterlo in imbarazzo per quello che stava per seguire. 
“Sentire di Bartholomew Kuma” 
aveva ripreso, catturando l’attenzione completa di lui,
“e della sua storia di sacrificio” 
aveva sospirato, 
“non é stato facile, e ci ha coinvolti e colpiti tutti quanti, in un modo che non si può dimenticare.” 
Sapeva che stava dicendo una ovvietà, e nonostante lei fosse brava ad arrivare velocemente al nocciolo, era sicura le servisse un po’ di introduzione per arrivare al messaggio che Zoro stava tanto aspettando.
“Franky é di là che piange come una fontana, se vuoi saperlo.” 
Aveva sorriso al pensiero di quella sensibilità, la stessa che lei non riusciva ad esprimere con gli stessi colori. Qualcosa che la rendeva senza dubbio più vicina a Zoro in quel momento piuttosto che al compagno cyborg a cui teneva tanto.
“Potevo fare a meno di sapere questo”  
rispondeva lui inorridito di quella sensibile mascolinità, senza mai però considerarlo meno uomo - forse qualcosa che un po’ lo rendeva inconsciamente geloso, poiché il suo compagno dai capelli blu era del tutto libero di esprimere i suoi sentimenti così come arrivavano, seppur lo trovasse lo stesso davvero esagerato! Rimaneva comunque concorde con la compagna per quanto riguardava i sentimenti di quel racconto avuto grazie all’accesso ai ricordi dello stesso protagonista. 
 
“Amare qualcuna in quel modo, così tanto da rifiutarla per proteggerla…”  
Robin a quel punto era convinta di star toccando corde pericolose, rischiando di farlo agitare e scappare via con una scusa, ma non le importava, ormai era arrivata fin lì…
"la stessa che poi non é riuscito a salvare.” 
Ormai non avrebbe più potuto tornare indietro con una bugia, lui lo avrebbe capito e lei non sarebbe stata capace nemmeno di farlo, dopotutto. 
“Kuma credeva di fare la cosa più giusta per lei, a costo di stare male lui stesso in prima persona…e invece l’ha persa lo stesso.” 
“Ehi!” lo sentiva finalmente protestare alle sue spalle “conosco la storia anche io, vuoi arrivare al punto sì o no?”
Robin sorrise ancora, poiché consapevole perfettamente di non essere vista. 
“Ti da così noia se ne parlo lo stesso?”
Lei non si offendeva, anzi, forse che invece aspettava proprio una reazione.
“Vuoi davvero sentire la verità?” 
Rispondeva un po’ duro nell’immediatezza, ma non in un tono rabbioso, né tanto meno antipatico, come avrebbe potuto essere. 
“Non mi aspetto altro, da te.” 
“Allora si” rispondeva retorico. 
Robin continuava a sorridere, sempre perché sicura che non la potesse vedere in faccia, mentre rifletteva sul come continuare.
“Le storie d’amore ti mettono così tanto a disagio, eh?”
Sentiva Zoro muoversi appena. Percependo adesso un po’ di nervosismo in lui, oltre che ancora quell’impazienza di finire, o forse, di sapere qualcosa, qualcosa che non avrebbe mai chiesto. 
“É più la storia di un’ingiustizia!” ancora quella voce che non trema nemmeno per sbaglio “Perpetrata da gente potente fin dall’inizio.” 
“Le storie in cui c’è in ballo l’amore in un certo senso sono anche storie di ingiustizia, non ti torna?” 
“Se lo credi tu” 
“Per via di tutti i cari perduti. E nel modo in cui spesso questo avviene.”
A Robin un po’ tremava la voce al ricordo di sua madre, e dei suoi affetti dell'infanzia. Iniziava a risentire dell’effetto di quella storia, molto più di prima, costatando che stavolta quella che avrebbe voluto ripiegare e lasciar perdere era proprio lei. Ma poteva ancora farcela. Poteva concludere. Consapevole che anime così piene, stridenti e penetranti, accanto a lei, avevano bisogno di un piccolo aiuto, di essere spinte ad esplorarsi. 
Ormai non aveva più paura di sfogare i suoi sentimenti davanti agli altri, ai suoi amici, lasciandosi cedere ad una libera lacrima preziosa di consapevolezza.
“Con la conseguenza di non sentirsi più liberi di dichiararsi al prossimo…e di proteggere qualcuno da lontano perché si ha paura di metterlo in pericolo… o di non poter proprio permetterselo, l’amore…”
La mora sapeva bene di dover battere ferro finché caldo, e sapeva anche che ormai avrebbe dovuto affrettare i tempi, per entrambi.
“Senti Ro - “
“Sai perché mi piacciono tanto le storie del passato” 
Zoro, che stava per tagliare la conversazione, si era ritrovato a dover zittirsi, intuendo perfettamente che quella non era propriamente una domanda. 
“Io credo che non esista privilegio più grande che imparare dalle sofferenze e sbagli altrui."
Robin, con più mani sbucate dal pavimento, raccoglieva la tazzina del caffè senza doversi inchinare, e, senza mai voltarsi verso Zoro, alzava una mano in aria in segno di saluto
“era solo questo il punto”, 
gli diceva, scendendo le scale per incamminarsi in cucina. 
“Tutto qua?”
sentiva arrivare dietro alla schiena, con tono ugualmente seccato e stupito. Ma, continuando a sorridere, lo ignorava, pur mantenendo la solita lentezza nei movimenti e la mano ancora alzata in segno di assenso. 
 
 
Zoro aveva sbuffato. 
E, con l’occhio sempre aperto, era nuovamente fisso sul soggetto delle sue attenzioni, che per tutto il tempo era stata come lontana, assente e del tutto inconsapevole di quella conversazione appena avvenuta. Zoro pensava che se vi avesse partecipato chissà cosa avrebbe avuto lei da dire sull'argomento…se fosse capitata in un altro momento, in un’altra giornata, probabilmente, e ne era certo, si sarebbe intromessa senza fare complimenti. 
La storia di kuma li aveva davvero colpiti tutti, destabilizzati alcuni, commosso altri. E poi c’era lui, che si sentiva turbato. 
Non avrebbe voluto ammetterlo, ma qualcosa di quella storia gli era rimasta incastrata dentro. Ma, finché non non era stata Robin a nominarla, non avrebbe mai definito quelle memorie come una storia d’amore. Ora si sentiva uno sciocco per non averlo nemmeno pensato, perché in effetti la compagna aveva avuto dannatamente ragione, quella lo era eccome, e lo era a tutti gli effetti. Anche per come quell’uomo incredibile si era poi preso cura di quella bambina pirata, sacrificando la sua vita e coscienza, in ricordo dell’amica e donna amata. 
Ma questo però che cosa aveva a che fare con lui?
Non era sicuro di aver capito dove Robin avesse voluto arrivare con tutte quelle parole, ma era certo che lei non giocasse con lui, e non gli desse ordini. Quelle frasi erano state più come un suggerimento. La compagna voleva fargli arrivare qualcosa, qualcosa che lui non riusciva a vedere. O forse sì.
In uno strampalato presentimento, era sicuro che la risposta fosse proprio davanti ai suoi occhi. 
 
Come uno stupido continuava ad avere pensieri che non avrebbe dovuto avere. Non sapeva spiegarseli. Dava la colpa al clima cupo della serata, in quello stato di malinconia e sconforto che li aveva colpiti, con le emozioni e trepidazioni date dal potere di una storia capace di farlo sentire soggiogato. Come aveva fatto Robin, ad intuire che era rimasto anche lui vittima, proprio come loro, di quella vicenda? 
Sentiva come di soffrire di un inusuale – specie per lui – stato di ipocondria, poiché, anche cercando di controllarsi, stava vivendo delle normali e tristi emozioni con eccessivo trasporto, e con un’intensa e malata paura che non gli apparteneva. Tutto così troppo oltre per uno come lui. 
Aveva scosso la testa. 
No
si ripeteva,
quella dannata e triste storia stava annebbiando i cuori di tutti.
Avrebbe dovuto dormirci sopra, anzi, avrebbero dovuto tutti dormirci sopra! Ma questo ultimo pensiero in particolare continuava a farlo indugiare sulla ragazza, a causa della preoccupazione che nutriva per lei, nel sentirla, anche a distanza, così provata. 

Le sue gambe erano state più veloci e determinate dei suoi pensieri.
Non si era reso conto di essere arrivato già alla fine delle scale. 
Voleva fermarsi. 
Voleva provare a dimenticare. 
Ma le parole di poco prima della compagna più grande, in qualche modo a lui sconosciuto ed inspiegabile, erano state un contraccolpo, contribuendo ad alimentare quell'effetto maledetto di inquietudine e malinconia che quella storia aveva già permesso di manifestare in lui, alimentando la sua già inaccettabile e incontrollabile reazione.
Perché, prima che potesse metabolizzare le sue azioni, 
era già arrivato da Nami. 
 
 
 
 
 
 
 
Note dell’autrice__________________
Che dirvi, 
parto col puntualizzare che il recente flashback di Orso, seppur non ancora concluso, sinora è stato a dir poco meraviglioso, in perfetto stile onepieceniano, doloroso e devastante, da sciogliere anche i cuori più duri e gli animi più stoici. Vero, Zoro? (certo, mi riferisco a quello della mia FF).
Mi ha fatto malissimo, lo ammetto. Per un attimo mi è sembrato di tornare ai flashback del pre time skip, che, per gusto soggettivo – sia chiaro - non sentivo forzati per il gusto eccessivo di impietosire chiunque (io non sono super fan, per esempio, del flashback di Oden, non sono affascinata come succede a molti da quello di  Senor Pink, ma, soprattutto, detesto e non tollero per niente, il secondo flashback di Sanji). 
 
L’origine di questa FF? 
Dopo i primi due capitoli del flashback di Kuma, ho immediatamente pensato a Zoro e Nami, non so ancora perché, ma li ho visti dentro a piccoli dettagli. Come, per esempio, quando Ivankov riparte dal regno di Sorbet, e Ginny e Orso rimangono a vivere insieme, prendendosi cura uno dell’altra. Magari però è solo perché io voglio vedere dei collegamenti a tutti i costi, e magari questi non esistono. Però è stato quasi immediato, farli immedesimare. Se succedesse qualcosa a Nami, lo vedrei molto bene Zoro nei panni di Kuma (spoiler prossimo capitolo della FF, ehehe), ovviamente col suo carattere e tutto il resto, ma investito di quella bontà d’animo e spirito di sacrificio in un dolore incontenibile. L’idea di immaginarli nello stesso modo di quella dichiarazione d’amore, così com’è avvenuta, mi spezza il cuore. Ecco perciò spiegata questa piccolissima, e nuova di zecca, storia. Scritta in qualche ora durante la notte per via di un’ispirazione arrivata bruscamente mentre stavo per addormentarmi, e colta alla svelta. È nata come one shot, ma adesso, invece - anche perché devo ancora revisionare il seguito - ho deciso di frazionare in due, massimo tre, capitoli, che saranno decisamente corti, ma che aggiornerò abbastanza velocemente. Tanto per ripartire e dosare i sentimenti e lasciare un po’ d’aria. 
Specifico che si, probabilmente i Mugi non verranno mai a sapere tutta questa storia di kuma, non nel modo in cui l’ho pensato io qua; quindi, per tanti versi potrebbe risultare un po’ “fantascientifica” (be, vista la saga, ci sta). Ancora non sappiamo cosa succederà, ma non mi andava di aspettare così tanto. Alla fine, si tratta comunque di FF, possiamo sorvolare. Come sempre, se vi va di condividere pareri, emozioni, e one piece, io sono qua. 
Se qualcuno che legge/segue il manga e volesse condividere un'emozione su questo flashback incredibile, è sempre bene accetto. 

Al prossimo capitolo. 
 
*
"
Le anime più forti sono quelle temprate dalla sofferenza” é una frase di K. Gibran, non mia.
   
 
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