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Autore: TsunamiZN    07/12/2023    6 recensioni
Aveva sempre evitato di prendere coscienza del fatto che, per diversi componenti della sua ciurma, la parola “morte” fosse legata a doppio filo con “sogno” e “sacrificio”.
Quella verità era talmente angosciante da toglierle il fiato, ma poiché lei stessa aveva vissuto la frustrazione che comportava l'impraticabilità nel perseguire il proprio sogno, come poteva ostacolare il loro?
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nami, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPTAIN’S ORDERS




 

Le si prospettava davanti l’ennesima notte da trascorrere insonne, turbata più dal decorso dei suoi pensieri che dalle correnti marine che si erano rivelate stranamente quiete quella sera. Viveva costantemente con l’orecchio teso, deformazione del suo passato di ladra, intenta a captare un qualsiasi cambiamento nel vento che avrebbe decretato un cambio nella rotta della nave. Erano cessati anche gli schiamazzi che di giorno pervadevano costantemente l’atmosfera della Sunny e adesso, a causa del silenzio piombato in quella camera, Nami non riusciva a prender sonno; l’inquietudine che quel pensiero angosciante aveva insinuato si faceva sempre più martellante e con l’avvicinarsi della fantomatica isola di Raftel, obiettivo del loro viaggio, s’interrogava sempre più spesso sullo One Piece e sul significato che avrebbe portato quel ritrovamento. 

 

<<Diventare Re dei Pirati!>> 

 

Quante volte aveva udito quelle parole che erano ormai parte della sua quotidianità, un’aspirazione che apparteneva al suo capitano ma in cui credeva ormai con la stessa convinzione. Mancava poco alla concretizzazione di quel sogno e lei non era mai stata tipo da attendere con trepidazione il momento dello sbarco su una nuova isola, ma per quella meta avrebbe fatto un’eccezione; elettrizzata dall’idea di attraccare in un luogo che solo in pochi avevano raggiunto, poiché sarebbe stata la prima persona a raffigurarla su carta, concretizzando quel mito. Eppure quella prospettiva non le sembrava adesso più così invitante come l’aveva a lungo immaginata, soppiantata dall’ansia che quel presentimento le aveva destato. Quali sarebbero state le implicazioni che avrebbe portato il ruolo di Re dei Pirati? Ricchezza, fama e potere: questo era ciò che aveva promesso Gol D. Roger poco prima di essere giustiziato sulla forca e, facendo leva sulla bramosia delle persone, le aveva spinte ad intraprendere il mare per soddisfare quella cupidigia che non apparteneva però al loro Capitano. Quella dello One Piece infatti, era per lui solo la scusa per inseguire quel sogno di libertà che rendeva la vita degna di essere vissuta, scoprendo il mondo senza saziarsi mai di avventura.

L’energia e gli ideali di Luffy avevano sempre influenzato positivamente le persone con le quali entrava in contatto e, grazie al suo aiuto che non veniva mai negato, spezzavano paure e vincoli, tornando a vivere la libertà. Nami stessa era stata beneficiaria di quella presenza, pertanto comprendeva benissimo la sensazione di calore che quel ragazzo riusciva a trasmetterti solo con un sorriso; non poteva rassegnarsi all’idea di perdere l’ennesima persona per lei importante, quella che le aveva restituito la voglia di inseguire il proprio sogno, ma quel titolo avrebbe comunicato al mondo intero che avevano conquistato le promesse di Gol D. Roger, rendendoli obiettivo principale di avventori alla ricerca di fama e, seppur nutrisse una cieca fiducia nella forza dei suoi compagni, non poteva esimersi dal temere che uno di loro sarebbe sceso dalla nave per non farvi più ritorno. Scosse la testa per scacciare quel pensiero indesiderato, cercando di riportare la concentrazione sulle carte nautiche che si era prefissata di terminare, attendendo di crollare per la stanchezza in un sonno privo di incubi. Quale metodo migliore per tenere impegnata la mente, che dedicarsi a ciò che più amava fare in assoluto? Il tempo aveva tutto un altro peso quando disegnava e le impediva di soffermarsi eccessivamente a riflettere sul fatto che, per diversi componenti della sua ciurma, la parola “morte” fosse legata a doppio filo con “sogno” e “sacrificio”. Quella verità era talmente angosciante da toglierle il fiato; esattamente quello che le mancava ogni volta che li vedeva stesi a terra attendendo solamente un sussulto dei loro corpi, sospesa, finché non si fossero rialzati per gioire insieme dell’ennesimo avversario sconfitto. Era con loro che voleva condividere il momento in cui avrebbe completato il suo sogno: disegnare la mappa del mondo che avrebbe dedicato a Bellmer, poiché aveva avuto l’intuizione di donarle quel nome “Nami”, come premonizione dell’amore che avrebbe nutrito per il mare. Rapita dai ricordi, si rese conto che la goccia d’inchiostro nero sul pennino si era ormai seccato, rivelando lo scorrere del tempo e le intenzioni poco serie che aveva sempre nutrito quella sera verso la conclusione della mappa.

 

<< Non è questo il posto in cui morirò! >>

 

Una frase che non riusciva più a cancellare dalla testa, nata dagli accadimenti di due anni prima quando Luffy, catturato da una banda di pirati a Logue Town, aveva rischiato di essere giustiziato per vendetta. E quale miglior palcoscenico per quell’esecuzione, del patibolo che aveva visto morire Gol D. Roger? Metallico, freddo; simbolo inossidabile della fine di un uomo ma dell’inizio di un’Era. 

Era sempre stata convinta che il loro capitano si gettasse nelle battaglie senza esitare perché confidava ciecamente in se stesso e nella sua testardaggine, portandolo a prevaricare l’avversario anche quando altri avrebbero rinunciato; e se invece a muoverlo, fosse sempre stata la consapevolezza di non esser quello il luogo destinato ad ospitare la sua tomba? Quell’epilogo avrebbe decretato la fine dei momenti insieme e delle avventure vissute sotto l'emblema di quel Jolly Roger con il Cappello di Paglia. Anche se Luffy aveva promesso che al loro fianco non ci sarebbero più state lacrime, eccole scendere copiose e incontrollate, disorientata dall’eventualità di non poter più vedere quel sorriso luminoso come il Sole. Lui aveva illuminato quell’oscurità in cui stagnava da ormai troppi anni, spingendola sulla strada che l’avrebbe portata a compiere quella mappa che tanto desiderava; la stessa che stava rovinando in quel momento a causa delle numerose lacrime che scorrevano fin sulla pergamena stesa sul tavolo. Cercò velocemente di tamponarle per limitare i danni, ma rinunciò ben presto a quell’intenzione, consapevolmente convinta che quello non fosse il lavoro migliore di cui poteva fregiarsi; vittima della continua disattenzione che la permeava quella sera, decise di non concedere una seconda possibilità al suo lavoro, compiendo la finale esecuzione gettandola nel cestino. 
Nico Robin, con cui divideva la stanza, fingeva di dormire per non costringerla a dare spiegazioni circa i suoi pensieri che la tormentavano , consapevole che non fosse il momento giusto per cercare un confronto con la navigatrice. Nami la ringraziò mentalmente per quel riguardo nei suoi confronti, dirigendosi sul ponte per respirare quella boccata d’aria fresca che l’avrebbe aiutata a distrarsi, calmando l’inquietudine che la torturava. Il sibilo del vento che la investì appena varcata la porta della cabina, accompagnò il suono delle onde mentre s'infrangevano contro lo scafo, cullandola e quietando il suo animo; un metodo ormai collaudato legato all’infanzia, in cui si rifugiava ad ascoltare il mare dalla cima della rupe dietro casa dopo esser scappata via in seguito a piccoli litigi familiari. Si lasciò scivolare con la schiena sul prato della Sunny in una posizione a lei non familiare, godendosi la melodia del mare; da quanto tempo non aveva più avuto occasione di osservare l’immensità del cielo notturno, troppo presa dal susseguirsi di eventi che non aveva permesso loro nemmeno di respirare? Si concesse la visione di quella volta stellata, rischiarata da una luna crescente che mostrava metà volto. Sorrise, poiché gli ricordava lui.

<< Prendi.>> come evocato a spezzare la quiete notturna, Nami si girò in direzione della voce profonda che aveva appena parlato, venendo colpita in piena fronte da un mandarino, troppo disattenta dall’afferrarlo prontamente appena lanciato. 
<< Non ricordo di averti autorizzato a cogliere i miei adorati mandarini!>> lo provocò con tono ironico, scherzando con la figura che si manteneva nella penombra ma la cui sagoma familiare avrebbe riconosciuto tra un mille:
<< Era già caduto, sapevo non volessi andasse sprecato.>>

Nami sorrise in segno di assenso: non era un mistero il suo amore per quei frutti, specie per i compagni che l’avevano liberata dal dominio degli uomini pesce. Ne ispirò il dolce profumo legato ai ricordi della donna che l’aveva cresciuta, che divenne più intenso appena ne intaccò la buccia per mangiarlo.

Così come le si era avvicinato, silenzioso, Zoro si allontanò per farsi nuovamente inghiottire dalla dedizione dei suoi allenamenti e lei non potè fare a meno di osservare quel fisico scolpito sul quale stagliavano le numerose cicatrici evidenziate dai radenti raggi lunari, conseguenza di ferite che raccontavano però la sua storia. Anche se era stata guidata sul ponte dalla certezza di trovarlo sveglio, vogliosa di perdersi nel profumo dei suoi allenamenti e nel suono dei fendenti che tagliavano l’aria, s’impose di non seguirlo, bloccata dalla possibilità che quel timore fatto di morte potesse rivelarsi ritratto del futuro non solo di Luffy, ma anche dello spadaccino cui apparteneva la schiena larga e rassicurante che si trovava a fissare in quel momento. 

Si ritrovò a pensare ad un ricordo ormai così lontano nel tempo ma ancora così dannatamente fresco in lei, legato ad una dichiarazione d'intenti che era stato proprio Zoro a pronunciare, aprendole gli occhi sulla forte risolutezza che muoveva le persone di cui si stava circondando:

 

<< Sono disposto anche a morire, pur di diventare lo spadaccino più forte del mondo. >>

 

Sicuramente, quello fu il momento che diede inizio alla sua avversione per Sanji, poiché derise la sua ambizione ritenendola stupida, ma che spinse lei a prendere la decisione definitiva di lasciare quel gruppo di squinternati appena conosciuti, tornando a percorrere la vecchia, maledetta ma conosciuta strada che da otto anni conduceva ad Arlong che aveva deciso di servire. Bellmer diceva sempre di non perdere mai la forza di sorridere e lei se l’era concesso grazie alla loro presenza, rimandando la separazione, domandandosi se fosse giusto assecondare il desiderio di sentirsi libera per poterli fiancheggiare nelle loro avventure. Quelle parole avevano deciso per lei spingendola a scappare, terrorizzata all’idea di assistere all’ennesima morte di persone cui teneva, quei ragazzi che non esitavano a giocarsi la vita per i propri obiettivi, sarebbero stati le vittime perfette; ferire prima di essere ferita, separarsi prima di affezionarsi -troppo tardi- e tradirli come aveva sapientemente imparato a fare nel corso della vita, per non dar loro modo di perire nel tentativo di aiutarla.
Sua madre Bellmer le ripeteva continuamente di "Vivere senza arrendersi, perché ci sarebbero state anche cose belle ad aspettarle, nonostante le difficoltà.

Bastava solo stringere ancora un po’ i denti per racimolare la somma atta a soddisfare il patto stipulato con Arlong, in modo da proteggere sia il suo villaggio che la pelle di quei ragazzi. Ricordava ancora il battito che le venne a mancare quando si trovò davanti lo sguardo accusatore di Zoro, tradito, ritenendo improbabile la sua presenza in quel luogo maledetto che era Arlong Park. Non ci mise molto a comprendere che si trovasse lì perché influenzato dalla fiducia che riponeva in quel capitano che continuava a credere in lei, nonostante avesse rubato i loro tesori come movente per il suo addio. Eppure quello spadaccino così diffidente nei suoi confronti, compì quel gesto estremo che oltrepassava l’obbedienza verso il proprio capitano, scuotendola nel profondo dell’animo; profondo come il fondale di Arlong Park in cui decise di gettarsi, mani e piedi legati, per spingerla a reagire e trovare conferma della vera Nami che sapeva si celasse dietro le falsità che aveva edificato ad arte per tutti. Scommise quella cosa sacrificabile che riteneva fosse la propria vita per lei, accordandole quella fiducia che Nami stessa non riteneva all’altezza di meritare. 
Solitari, entrambi possedevano una naturale diffidenza verso gli altri, conseguenza dei trascorsi che evidentemente condividevano, finché la conoscenza di quel ragazzo dal Cappello di Paglia cambiò tutto, rendendoli compagni, alleati, uniti dal desiderio di rendere famoso ed immortale il nome di Monkey D. Luffy. La nascita di quel desiderio aveva acceso in loro la volontà di aiutarlo a compiere l’impresa di sedersi sul trono del Re dei Pirati ma adesso, inquieta pensando al vero destino a lui riservato, non poteva evitare di sentirsi usata nell’adempiere a un finale cui non avrebbero mai consapevolmente accettato di contribuire. Più volte aveva sentito Chopper redarguire Luffy per l’uso sconsiderato delle tecniche denominate “Gear” che, anche se atte ad aiutare gli amici più cari, sottoponevano allo stremo il suo fisico a causa dell’aumento di flusso sanguigno necessario per rafforzarsi. Che dire poi dei veleni con cui era entrato in contatto più volte? E le conseguenze dell’uso del potere di Ivankov di cui Robin le aveva parlato? Inoltre, quelle parole:
<< Io non morirò qui..>>  a supportare la possibilità che la sua paura potesse concretizzarsi, rendendo lei e suoi compagni complici di un amaro epilogo che lo avrebbe condotto al patibolo, intenzionato ad emulare le gesta di Gol D. Roger fino in fondo. Che fosse quello il suo destino, scelto tra tanti per adempiere alla volontà di un Dio che attendeva di reincarnarsi per riportare la libertà in quel mondo malato? Era l’unica della ciurma ad interrogarsi a tal proposito, oppure anche gli altri esitavano nell’esporre quel dubbio nato quando Nika sì era rivelato? Persino Zoro, che aveva più volte dichiarato di non credere in nessuno Dio ma che reputava più importante proteggere Luffy a discapito della vita, era consapevole di servire un entità superiore che usava la forza del suo sogno per immolare il suo migliore amico? 

Poiché lei stessa aveva vissuto la frustrazione che comportava l'impraticabilità nel perseguire il proprio sogno, si tratteneva dal vivere quei sentimenti che sarebbero stati per lui una mera distrazione; ma ora non riusciva più a scorgere in Zoro quella convinta determinazione atta a soddisfare l'obiettivo per il quale si era fatta da parte, ritenendo il proprio sogno secondario rispetto a quello del loro Capitano, sostituito dalla volontà di agevolare Luffy nell’ascesa verso il ruolo che avrebbe ricoperto nel mondo, disponendo della propria vita per concretizzare l’obiettivo di un altro. Si sentì sciocca, poiché “quell’altro” era Luffy, la sua famiglia, una persona importantissima per la quale aveva pianto solo poco prima, lasciandosi sopraffare dalla paura di perdere il suo “Sole”. Non voleva assistere, inerme, alla morte di qualcun altro cui teneva, e Zoro, seppur pervaso da quell’aura di forte invincibilità che era capace di convincerti fosse immortale, aveva più volte incrinato quella certezza ogni qualvolta assisteva il suo corpo inerme faticare nel riprendersi. Sempre più spesso sfidava i propri limiti, facendola sentire inutile e smarrita all’idea di perdere quella presenza che aveva sempre ritenuto scontata, affidabile, naturale come la certezza che la notte si sarebbe susseguita al giorno ma che si rivelava invece mutevole come il volto della “Luna“, signora dell’oscurità, in cui lo immedesimava; lei influenzava i mari che tanto amava e le onde di cui lei portava il nome, ma lui l’avrebbe lasciata andare alla deriva una volta ceduto il passo alla concretizzazione dell’alba, -quella del nuovo mondo- per cui sarebbe stato disposto anche a sacrificarsi. Aveva sopravvalutato la sua assennatezza, che veniva invece a mancare ogni qualvolta si parlasse di sogni. Ma per lei, che viveva basandosi sugli insegnamenti di Bellmer, era naturale il desiderio di voler proteggere quelle vite che non concepiva venissero sacrificate per un “bene superiore“, nutrendo obiettivi decisamente più materiali.

In quel momento una luminosissima stella cometa attraversó l’oscurità della volta celeste, conducendola fuori dal labirinto dei pensieri grazie a quel regalo inaspettato che la notte le aveva concesso:
<< Vivi, vivi, vivi! >>

Anche se i destinatari di quel desiderio erano in realtà due persone, aveva condensato la sua speranza in quella corta parola per assicurarsi di riuscire a pronunciarla tre volte, formula magica che ne avrebbe assicurato la buona riuscita. Il sommesso grido di stupore che aveva involontariamente lanciato, bloccó Zoro sui suoi passi, facendolo voltare nuovamente nella sua direzione. Quel movimento, scorto con la coda dell’occhio, le rivelò la presenza dello spadaccino ancora nascosto dalla penombra, stupendosi della vicinanza che ancora teneva da lei; il filo dei suoi pensieri era stato talmente veloce da non dargli il tempo di allontanarsi oppure era stato lui stesso ad esitare nel percorrere da lei una maggiore distanza? Poteva illudersi e cercare in Zoro la volontà di restare al suo fianco, godendo quanto lei della familiarità infusa solo dalla sua presenza, sperando che esistesse anche in lui quel sentimento di cui sempre più spesso dubitava?

<< Zoro…>> chiamó sottovoce per non svegliare tutta la nave, intenzionata a godersi quei momenti sempre più rari tra loro, rialzandosi in piedi per raggiungerlo a passo svelto << …non riesco a dormire.>> disse l’ovvio mimando poi il gesto del bere, invitandolo ad unirsi a lei.
<< Così come le altre sere…>> rispose passandosi un asciugamano sulla fronte tamponando il sudore, sfoderando una bottiglia della sua personale riserva di sakè di Wano, che si era procurato già prima di scorgerla sul ponte. Rimase colpita dal fatto di essere stata notata; mentre lei si era fatta bastare la sicurezza trasmessa da quella voce profonda, rubata a sua insaputa mentre scandiva le sequenze dei propri allevamenti, lui non aveva mai varcato quella porta per raggiungerla, colpevole e consapevole del dolore che le avrebbe inflitto a causa della sua devozione. Affrontarlo avrebbe significato concretizzare le proprie paure, temendo di trovare conferma del ruolo secondario che sentiva di ricoprire rispetto a quella promessa, limitandosi a sentirsi felice solo per la certezza di trovarlo in quel luogo quando ne avrebbe avuto bisogno. 

Si, ma per quanto ancora?

<< Zoro, hai intenzione di morire?>> domandò di getto Nami, ponendo fine alla sua codardia.
<< COSA??>> Sbraitò sorpreso, totalmente spiazzato da quella domanda <<...se è per via del mandarino che ho raccolto prima, sappi che la prossima volta lo lascio rotolare in mare!>>

La ragazza lo colpì con un pugno per punirlo della scemenza detta:
<< Si può sapere che ti prende? >> chiese furente, ottenendo solo un secondo pugno come risposta. Era stata l’occasione perfetta per sfogare la rabbia accumulata nei suoi confronti per aver autonomamente maturato quell’ulteriore decisione riguardante la propria vita, convinto che i suoi amici avrebbero compianto di lui solo la forza, ignorando invece lo spazio che ricopriva su quella nave e nel suo cuore:
<< Non era questo il nostro accordo!>> disse prendendolo per i due lembi dell’asciugamano che teneva posato sulle spalle.
<< Che accordo? Noi due non abbiamo nessun accordo!>>
<< Oh sì che lo abbiamo e non è previsto che si estingua con la tua morte.>> 
<< Non ho nessuna intenzione di schiattare solo per non ripagarti di un debito cui non ho ricordo, ma la mia vita è sempre stata messa sul piatto della bilancia, Nami, non ho altro da scommettere per il mio sogno.>> Zoro sostenne lo sguardo adirato della rossa, scorgendovi dentro un velo di inquietudine e preoccupazione che conferivano un senso allo strano comportamento della ragazza.
<< Lo so, solo che finora l’avevi scommessa per compiere il TUO sogno.>> sottolineò Nami confessando ciò che la turbava, educendolo che fosse consapevole della profonda devozione che nutriva per il proprio capitano, cui aveva promesso fedeltà finché ciò non avesse interferito con l’impegno stretto verso l’amica d’infanzia. E prendersi la sua vita, seppur inconsapevolmente, non sarebbe stato quello un valido ostacolo per l’adempimento di quel patto?

Nami si voltò dandogli le spalle, utilizzando la fluente chioma rossa per farsi scudo, nascondendo gli occhi lucidi che segnavano una bugia che non riusciva a celare: non avrebbe ritenuto abbastanza valido alcun motivo da farle accettare di buon grado la sua morte. Che senso aveva nascondersi per poi vivere di rimpianti dovuti a parole mai pronunciate? Ricordava ancora l’attesa, snervante, angosciante, di quei due giorni di veglia a Thriller Bark in cui aspettava solo di vederlo aprire gli occhi. 

 

Si ravvivó la speranza quando lo colse muovere lievemente la mano, fredda, che strinse prontamente cercando di trasmettergli il suo calore per tenerlo ancorato alla vita, rassicurandolo sul fatto che lo avrebbero protetto, come lui aveva sempre fatto con loro. Ma il sonno di Zoro continuò ancora per ore, percepite eterne in quell'attesa che assumeva già il sapore di rimpianto. Si era infine risvegliato, mostrando le pupille ancora velate dalla fatica del dolore di un accadimento cui non voleva dar spiegazioni, lo aveva accolto nuovamente tra i vivi sfoggiando il sorriso più sollevato e radioso di cui disponeva. Lo spadaccino chiuse nuovamente gli occhi, stringendo la presa che univa le loro dita come se cercasse conferma della sua presenza tra i non morti, rassicurato da quel contatto; fu solo quando si accorse delle poche, silenziose lacrime che caddero sulle loro mani strette, sollevate dalla prigionia dell’angoscia che l’aveva attanagliata fino a quel momento, che lo spadaccino sciolse la presa ritraendola lentamente; aveva capito, e aveva deciso anche per lei:
<< Cerca qualcun’altro a cui affezionarti, Nami…>> furono le prime parole che pronunciò; non le avrebbe consentito di avvicinarsi ulteriormente a lui, permettendo quella maggiore intimità che l’avrebbe devastata se fosse spirato per adempiere alla sua promessa. Si diede della stupida per aver abbassato la guardia, ma stremata da quella continua veglia aveva lasciato tracimare i propri sentimenti in una confessione silenziosa che l’aveva rivelata. Decise di parlare al suo cuore posando una mano su quel petto fasciato, cercando un contatto più ravvicinato, chiedendogli di mostrare coraggio non solo negli scontri, ma anche su quel terreno che era nuovo per entrambi. Testardo, irremovibile sulla sua decisione, Zoro si sottrasse a quella richiesta, ancor più consapevole della fragilità della vita che aveva appena rischiato e non volendogliela offrire accompagnata dalla certezza della sofferenza.

Nami era una caparbia artista della truffa, pertanto non credette neppur per un istante a quelle parole che sapevano di falsità a chilometri di distanza, intuendo quali fossero gli affanni che avevano portato Zoro a generarle; l’avrebbe lasciato crogiolare nell’illusione di averla rifiutata, rassegnandosi a vivere i momenti insieme nel modo in cui lui aveva deciso per loro. Lasciarlo libero, essere libera di attendere. Poteva contare sulla sua assennatezza, giusto? Dopotutto lui era più calmo e riflessivo rispetto a Luffy, soppesava ogni gesto con freddo controllo e l'integrità della sua indole non avrebbe permesso a niente di scalfirlo; eppure le sue certezze avevano iniziato a  vacillare, spezzando l’aura di invincibilità di cui lo credeva ricoperto finché non sparì sotto ai suoi occhi a Sabaody, rabbrividendo a quel destino che era infine sopraggiunto ma che sperava avrebbe concesso loro almeno il tempo di far evolvere quei litigi, in silenzi che sapevano di casa.

Quei due anni di separazione l’avevano resa inquieta, e seppur sollevata dalla possibilità che ai compagni fosse stata riservata la sua stessa sorte, non poteva evitare di chiedersi se quella lontananza li avrebbe portati a cambiare le proprie priorità, decidendo di non tornare a condividere la stessa nave. Poi la foto di Luffy sul giornale e la notizia della morte del fratello avevano fatto scomparire in lei ogni timore, ricordandole l’obiettivo per cui la ciurma si era formata: restare al fianco di quel ragazzo per farlo diventare Re dei Pirati.

 

<< Sapevi che volevo tutto, eppure mi hai detto di non desiderare troppo e attendere il coronamento del tuo sogno! Riportare insieme quella spada bianca sulla tomba della legittima proprietaria, ma non puoi chiederci di ereggere anche la tua lapide al suo fianco.>>
<< Non ricordo di averti mai chiesto di aspettarmi, voglio proteggerti dalle insidie che potrei trovare sul mio cammino. E dalla sofferenza. >>
<< La vera sofferenza è guardarti mentre testardamente ti privi della felicità, ritenendo di poterla ottenere solo dal legame che hai con quella spada. Chi erediterà la tua volontà se muori?>> gli chiese nuovamente Nami.
<< Non ho alcuna intenzione di morire!>> le confermò Zoro, la voce pervasa dalla solita sicurezza che lo faceva sorridere con spavalderia.
<< Eppure le tue intenzioni non corrispondono ai tuoi gesti…sei un pessimo bugiardo…>> si voltò verso di lui elargendogli un sorriso forzato poi, sospinta dal vento, la ragazza azzerò la distanza tra loro con quell’unico passo che la portó a rubare un casto bacio da quelle labbra che sapevano di salsedine e liquore; ora poteva depennare almeno una voce dalla lista dei rimorsi. Preso alla sprovvista con la guardia scoperta, lo spadaccino balzò indietro ad una velocità tale che i capelli di Nami ondeggiarono nel vento generato da quel gesto atto a riappropriarsi dello spazio che riteneva consono mettere tra loro:
<< Suvvia Roronoa, puoi sempre farti un bagno freddo per allontanare i pensieri mondani!>> lo canzonò alla vista del rossore che pervadeva il viso del compagno. 

Era cresciuta tra le menzogne maturando un istinto naturale nel riconoscerle, ma i pensieri del compagno le apparivano come un libro aperto anche senza doversi appellare alla sua capacità acquisita; quella promessa era solo una scusa per proteggerla tenendola lontana, sopportando da solo il peso di quell’affetto che andava ben oltre il limite dettato dall’essere compagni di ciurma, cercandolo continuamente nello sguardo della navigatrice solo per sincerarsi che avesse riportato il suo cuore sulla distanza consentita dall’amicizia. 

Stolto. 

Più matura e controllata rispetto a due anni prima, Zoro non avrebbe scorto niente se non volontariamente deciso da lei nel farlo trapelare, rispettosa di quel cammino che non prevedeva deviazioni e in cui era convinto di poter governare i sentimenti con la stessa abilità con la quale maneggiava le spade.

 

<< Sei una stupida! >> si rivolse a lei con rabbia, confuso da quel bacio e dall’affetto della compagna che credeva terminato molto tempo prima.
<< Solo io posso darmi della stupida, poiché sono io che l’ho deciso.>> mimò le sue parole lasciandolo di stucco, riesumando quel ricordo dalla memoria.
<< Come fai a saperlo…tu non c’eri>>. Nami sorrise furbamente nella sua direzione, lasciandogli intravedere il segreto che aveva sempre custodito e che la collocava in quel luogo poco prima di prendere la decisione di scappare. << Non possiedo niente che per te abbia valore, ti avevo detto di lasciarmi perdere già anni fa!>>
<< Mi credi davvero così superficiale da cercare solo i soldi nelle persone, unendomi a voi solo per potermi arricchire grazie allo One Piece?>> adirata, lo incalzò puntandogli un dito accusatorio sulla fronte spingendolo a retrocedere, scossa dal vedersi in quel modo attraverso i suoi occhi.
<< I soldi sono sempre stati la tua priorità , come in passato.>>   

Nami non riuscì a trattenere le lacrime al pensiero di essersi sempre ingannata su di lui; truffata da quei sentimenti che non l’avevano mai fatta abbandonare la speranza di potersi perdere un giorno nel suo abbraccio, dato senza l’imbarazzo che non le permetteva ora di compiere quel gesto. 

Si rannicchiò sulle proprie gambe nascondendo il viso al giudizio del compagno, logorata dall’insicurezza instillata in lei anche dalla principessa di Wano, che era riuscita a vedere oltre la facciata distaccata dello spadaccino, trovandovi le stesse qualità di cui anche lei si era innamorata.

 

<< Ohi, Nami…>> cercò di fermare quel pianto che lui stesso aveva provocato per spingerla a mettere la parola “fine” a quel sentimento che riteneva sbagliato, lacerandosi colpevole più di quello che credeva. 
L’unica persona che aveva instillato in lui quei sentimenti, era morta prima che potessero maturare a tal punto da riuscire a chiamarli con il proprio nome e quel dolore che aveva provato segnando la sua completa vita, l’aveva spinto a lasciare la familiarità del dōjo per una nuova carriera che non avrebbe altresì intrapreso. Nami aveva già sofferto così tanto nella vita che non meritava di passare ancora momenti difficili a causa della sua determinazione, risoluto nel voler preservare quel sorriso dolce, seducente e malizioso al quale soccombeva inesorabilmente tutte le volte. Malediva Kuina che l’aveva scosso a tal punto con le sue lacrime da non sapere come gestirle quando solcavano il viso di una ragazza, inesperto nel campo delle emozioni che trovava sempre più difficile gestire quando Nami era coinvolta. Si stupiva lui stesso della rabbia impulsiva che lo pervadeva quando qualcuno si azzardava a toccarla, spogliandolo dalla cinica freddezza che vantava possedere per dar spazio agli impulsi omicidi.

Le lanciò l’asciugamano pulito che portava sulle spalle, intimandole di usarlo per togliersi dal volto quelle lacrime che non meritava versasse per lui, abbassandosi nella sua direzione per porgerle la bottiglia di liquore come gesto riappacificatore; era stato più volte testimone dei gesti altruisti che la ragazza non aveva esitato a compiere, ponendo l’amicizia davanti al vile denaro.
<< Ho esagerato nell’usare quelle parole…ero orgoglioso di quel muro che avevo eretto per te. Ma forse mi sbagliavo, perché adesso che riesco a vedere nuovamente dall’altra parte, mi sento felice nel trovarti sempre lì. >>
Nami alzò leggermente lo sguardo verso il sakè continuando testardamente a nascondere gli occhi arrossati dal pianto dietro la barriera di capelli rossi, accogliendo l'invito in direzione della bottiglia; strinse la presa sulla mano di Zoro che usò per attirare a sé rubandogli un secondo bacio, più profondo e intenso, mentre gli posava una dolce carezza sul viso. L’aveva ingannato fingendo di piangere, approfittando della debolezza che nutriva per lei e che gli faceva abbassare le difese, canzonandolo con un malizioso sorriso vittorioso per quell'inganno perfettamente riuscito. Prese poi la parola in uno sfogo di cui sentiva l’urgenza esternare:
<
< Perché ritieni che la vita possa riservarti solo UNA cosa bella?>> sottolineò << Non sei abbastanza avido, dovresti prendere esempio da me. Potrai continuare ad ingannarti quanto vorrai ritenendomi una debolezza, ma il tuo cuore sarà sempre vincolato a me così come il tuo sguardo. Sei l'uomo più forte che conosca, otterrai il titolo onorando la promessa di non perdere mai più; sarai al suo fianco quando diventerà Re dei Pirati e faremo parte del suo vero sogno che ci confidò col sorriso sulle labbra. E vogliamo parlare di questo bel pezzo di figliola?>> si indicò facendogli maliziosamente l’occhiolino, portandosi poi una mano al petto frugando all’interno del reggiseno in un gesto che fece arrossire d’imbarazzo lo spadaccino. 

 

Durante quelle lunghe ore d’insonnia che precedevano l’incontro con Zoro, si era diretta in cucina prima di uscire sul ponte, decisa a concedersi un bicchiere di liquore al mandarino per conciliare il sonno. Non si stupì affatto di imbattersi in Luffy a quell’ora della notte, intento a studiare il frigorifero cercando una soluzione creativa per concedersi uno spuntino notturno. Stranamente ben disposta e intenerita nei suoi confronti dai pensieri che l’assillavano, Nami assecondò il ragazzo offrendosi di aprire il lucchetto usando la combinazione di cui solo lei, Sanji e Robin erano a conoscenza, mettendo in tavola gli avanzi della cena sui quali il capitano si avventò senza remore. Rimase in sua compagnia, servendosi un goccio di quel liquore che gustò divertita mentre osservava il proprio capitano trangugiare di gusto un piatto dal complicato e fantasioso nome francese, finchè si rattristò al pensiero di non poter più godere di quei momenti insieme nel caso si fossero avverati i turbamenti legati all’imminente arrivo a Raftel. 
<< Devi essere più forte Luffy, ho bisogno di questa sicurezza. >> gli chiese schiettamente accasciandosi sul tavolo, sorprendendo il capitano che rimase con il boccone bloccato in attesa di deglutire.

<< …. Non potrei mai lasciar portare via il tuo tesoro, Nami.>> La ragazza gli sorrise, meravigliandosi che proprio lui fosse riuscito a scorgere la verità attraverso la maschera che nascondeva il suo amore urgente, disperato, per Zoro.

 

<< Ecco!>> Dall’incavo del seno Nami sfoderò un biglietto stropicciato, porgendolo allo spadaccino dai capelli verdi che riconoscendo la scrittura infantile e frettolosa tipica di Luffy, lo dispiegò per leggerlo:

“Non sacrificare la tua vita per me, è un ordine del tuo Capitano.”

Nami sorrise furbamente al pensiero di ciò che aveva ottenuto in cambio di alcuni miseri avanzi della sera precedente.

<< Ora, se rivuoi le tue spade devi darmi un bacio.>> gli sorrise compiaciuta, mostrandogli le tre katane oscillare pericolosamente fuori dalla balaustra della Sunny, ma capì immediatamente l’inutilità quell’ennesimo ricatto, poiché lo spadaccino l’aveva già raggiunta per stringerla a sé.







 

Angolo dell’autrice:

 

Sono stata lontana da One Piece per almeno nove anni, ma è un amore che ritorna ciclicamente e che mi travolge ogni volta ♥︎

È stato veramente difficile tornare a parlare di Zoro, Nami e dei Mugiwara in una fanfiction; ho dovuto riprendere le redini dei personaggi, ricordarmi i loro caratteri e come si erano evoluti con la trama… è stato veramente uno studio, ma avevo voglia di cimentarmi nuovamente nella scrittura e quindi ho fatto questo tentativo. DOVEVO pubblicarla per non continuare a metterci sopra le mani correggendola, ma fare un punto e accettarla così com'è uscita (e corretta nelle dieci riletture successive XD)

Vorrei ringraziare Rolochan che mi accoglie sempre calorosamente in quella casa che per me era il Midori Mikan e RobyZN che inconsapevolmente, si è rivelata per me preziosissima per gli aggiornamenti dei momenti tra Zoro e Nami. E naturalmente Terepalmi, che mi ha fatto da beta editor, facendomi snellire un bel po’ di frasi superflue e mi ha suggerito il titolo! XD

Un sentito grazie va naturalmente a tutte le autrici di fanfiction Zonami, che allietano le mie serate con i loro scritti, alimentando la sete romantica che nutro tra sti due ♥︎♥︎♥︎

 

A presto!

  
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